Santorini: la fiaba della piccola sub nella Caldera
La mia Santorini settembrina
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C’era una volta una piccola sub milanese che voleva immergersi nel cratere di Santorini
Partì quindi dal castello di Malpensa con un volo Aegean delle 11, con un’ora di ritardo, non arrivando in tempo ad Atene per prendere la coincidenza delle 15.10; la compagnia le bloccò subito un posto sul volo successivo, ma l’aereo oltre a essere alle 17.15, quindi due ore dopo, oltre ad essere in ritardo di un’ora, era persino in overbooking (416,34 € con extra valigia da 23 kg, per attrezzatura sub, e assicurazione medico-bagaglio).
Arrivo finalmente all’aeroporto di Firá-Thiras, perdendo per un soffio il bus per Firá (orari al sito www.ktel-santorini.gr).
C’era un bus ogni ora, quindi chiese per una corsa a un taxista, che le propose la cifra spropositata di 40€ per 20 minuti di strada. Basta favole! Sono stanca e affamata, rientro in aeroporto e c’è un servizio transfer per Perissa a 12€, ma bisogna essere almeno 4 persone, così la signorina del desk mi dice di stare lì e aspettare che arrivi il prossimo aereo; mentre le navette per Firá e Oía si riempiono subito, arriva un’altra signora che deve andare a Perissa. Dopo un’attesa di 1 ora e mezza decidiamo di dividere il costo un transfer privato da 40€, nel frattempo sarei potuta andare con il bus, ma ero talmente stanca e il pensiero di prendere due bus, non mi allettava. La signora puzzava sensibilmente di alcool e continuava a bere da una bottiglietta, che nascondeva furtivamente nella propria borsetta. La signorina del desk, vedendola in difficoltà, le aveva gentilmente organizzato il pernottamento in hotel per la notte, dato che per il forte vento i traghetti per l’isola di Ios, dove doveva andare, non funzionavano; per lo stesso motivo anche l’aereo aveva ballato fortemente sia su Atene che su Firá. La signora è veramente strana, continua a dire che ha paura (ma di che cosa?) e mi invita anche a salire in camera sua, una volta arrivate al suo hotel e diventa imbarazzante respingere un invito del genere, non mi è mai successo con una donna! Arrivata al rent rooms Ágios Antonios di Perissa (8 notti senza colazione, con wi-fi, 364€), la signora che lo gestisce fa letteralmente il mazzo all’autista, perché non si può portare una persona dopo 2 ore dall’arrivo dell’aereo! La camera è essenziale, piena di sabbia a causa del forte vento, ma dormo alla grande. Nei giorni seguenti la troverò invece sempre pulita.
Voglia di immersione
La mattina dopo, il diving mi cancella definitivamente l’immersione per vento; per fortuna mi avevano già avvertito il giorno prima, che ci poteva essere questa eventualità, così seguo il piano B, che mi ero preparata nella lunga attesa all’aeroporto di Atene. Proprio nelle vicinanze dell’alloggio, sulla strada principale, c’è la fermata del bus Perissa-Ágios Antonios, chiedo ad un passante qual è la direzione per Firá, in quanto non è indicato sulla pensilina. Inizio a scartabellare tra i miei appunti di viaggio, mi vola via un foglio importantissimo e inizio a corrergli dietro… Gli astanti mi fanno il tifo, ognuno nella propria lingua, e quando non lo vedo più, un signore mi grida “here, here!”.
Insomma questa vacanza si prevede scoppiettante! Con 2,40 € arrivo a Firá, dopo esserci fermati a fare il pieno, esco dalla stazione dei bus e, tenendo la destra e proseguendo dritto, arrivo alla cattedrale ortodossa di Ypapánti, con Gesù pantocratore al centro della cupola: purtroppo è parecchio buia per poter apprezzare pienamente gli affreschi. Dal piazzale antistante, si gode di una vista pazzesca sulla caldera del vulcano. Scendo dalla stessa strada da cui ero arrivata, piena di negozietti, e giro a sinistra, dove si trova l’entrata al museo della preistoria. Purtroppo non sono ferrata in materia, ma i reperti mi sembrano ottimamente preservati ed esposti. Il museo è piccolino, ma vale la pena visitarlo per la sua collezione di divinità della fertilità, per i vasi a forma di uccelli e soprattutto per gli affreschi provenienti da Akrotíri. All’entrata (3 €, tutti i gg 9-16) si può scegliere se acquistare il biglietto cumulativo (14 €), che dura 4 giorni e include anche Thira antica e Akrotíri.
Una volta uscita, procedo sulla stessa via verso il museo archeologico (2 €, mar-dom 8-15) che invece è tralasciabile, ma anch’esso compreso nel biglietto cumulativo. Si trova fra le stradine tipiche che portano alla funicolare, ben indicato. Sono circa le 11, quando esco dal museo, attraverso la piazzetta antistante e prendo la stradina a sinistra dove si trovano le due vie che permettono di raggiungere il porto vecchio, la più comoda funivia (lun-dom, 6.30-22) e la famosa scalinata percorsa dagli asinelli (587 gradini). Scelgo quest’ultima, perché più suggestiva, e in 35 minuti arrivo al porto, niente di che, ma la vista che si gode percorrendo la scalinata, vale la pena. Ovviamente, invece di farla a piedi, si poteva percorrerla a dorso di mulo. Per tre motivi non ripercorro la scala in salita: 1 è mezzogiorno e fa veramente caldo, 2 l’odore degli escrementi degli asinelli è terrificante sotto il sole, ma soprattutto 3 quando avevo programmato questa giornata pensavo di partire prima, ma la comunicazione della cancellazione dell’immersione mi era arrivata relativamente tardi, quindi per non rischiare di perdermi qualcosa, decido di provare i 5 minuti di funivia a 6€.
Arrivata in cima proseguo a destra, per la stradina da cui avevo preso la scalinata e mi trovo già sulla panoramica che da Firá porta a Oía. Assolutamente da fare, anche se percorrerla tutta, porta via una giornata intera, in quanto costeggia la Caldera. Cerco il Santozeum, elogiato sulla mia guida (Santorini della Dumont, con comoda cartina staccabile), dove dovevano essere conservate le riproduzioni degli affreschi minoici di Santorini, ma scopro che è stato chiuso. Arrivo a Firostefáni intorno alle 13 e in un localino vendono coni da asporto con insalata, patatine e pesce fritto a scelta: abitualmente in vacanza non pranzo, ma non posso resistere al profumo e opto per i calamari. Proseguo nella stretta via centrale, piena di negozi, che è una naturale continuazione di quella di Firá. Arrivo al monastero Ágios Nikólaos, non visitabile. La vista è sempre più incredibile.
Raggiungo Imerovígli, qui ci sono gli ultimi negozietti, dove rifornirsi di acqua. All’altezza del ristorante Blue Note percorro la scalinata che scende alla Rocca di Skáros. Se avete tempo (una mezz’ora almeno a passo sostenuto) e fiato, è assolutamente da fare, ma con scarpe da trekking. Arrivo fino alla chiesetta di Ágios Geórgios, il panorama è spettacolare e ritorno sulla strada indicata come 09.
Appena più avanti la strada termina, allontanandosi dalla Caldera. Si attraversa una piazzetta con un monumento ai caduti, si incontra un mulino, quindi ci si ritrova nella natura brulla. Mi sorprende quante lucertole ci siano e tutte di piccole dimensioni. Costeggio il Santorini My Spa e mi colpiscono le mura con incastonati detriti lavici e le pareti delle alture vicine a strati di diverso colore. Continuando sulla 09 arrivo alla cappella di Ágios Markós. Poco dopo un cartello per Oía indica un sentiero stretto e scivoloso da cui si gode però di una vista perfetta sulla Caldera. Appena terminato questo sentiero, ci si trova sulla strada principale con le macchine e una roulotte che funge da punto di ristoro (la Kantína). Sono ormai le 15 e cammina cammina, si arriva alla chiesa di Timios Stravós a 270 m s.l.m. Proprio davanti alla chiesa parte un sentiero per il Megálo Vounó (390 m s.l.m) da cui si ammira la splendida silhouette dell’isola, di entrambe le coste, quella a strapiombo sulla Caldera e quella che degrada dolcemente con le spiagge; inoltre solo ora, mi rendo conto di tutta la strada percorsa da Firá, senza tappe e deviazioni, sono circa tre ore di cammino di buon passo. Scendo da questa piccola altura e riprendo la strada che mi porterà nel centro di Oía.
Circa 20 minuti dopo, intorno alle 16, vedo dall’alto la chiesa di Ágios Georgios, che però è chiusa. Cerco di scendere verso il porto di Arméni, ma la strada è sbarrata, forse per il pericolo di caduta massi. Proseguo sulla pedonale in marmo bianco e cerco la torre dell’orologio, ma la vedrò solo al ritorno. Arrivo esattamente fino alla fine di Oía e visito i quattro ruderi del castello veneziano di Lóntza, da cui si gode una bellissima vista, quindi scendo al grazioso porto di Ammoúdi (290 gradini). Risalgo con il fiatone e con il dubbio di cosa fare nell’ora che mi separa dal famoso tramonto di Santorini, che oggi sarà intorno alle 19. Così gironzolando per i vicoli mi compro uno yogurt gelato e, in una via laterale, un paio di sandali in cuoio fatti a mano. Vado poi a prendere posizione per il tramonto, sembra che tutta l’isola si sia riversata qui per l’occasione. La fermata del bus si trova dietro alla chiesa cattolica. Dopo il tramonto si forma una lunga e ordinata fila, di coloro che vogliono prendere i bus di linea che portano tutti a Firá. Salgo sul secondo e mi accoglie “Life is life” a palla e mi viene d’istinto cercare un posto camminando a ritmo e vedo che tutti salgono sculettando nello stesso modo: è stata una scena veramente esilarante! Il bus da Oía a Firá costa 1.80 € e, come sempre, si paga direttamente all’autista. Sono cotta e decido di cenare in camera dopo essere passata al supermarket vicino all’alloggio e aver comprato pane e formaggio a prezzi assurdi.
La mia immersione nella Caldera
Ore 10.10 arriva a prendermi Martin, un signore inglese inviato dal Santorini Dive Center (info@divecenter.gr), taciturno alla guida, ma una volta sul posto, molto competente, mi ha insegnato diversi trucchi, nonché generoso, perché alla fine dei tre giorni di immersioni, mi ha regalato un logbook, forse mosso da pietà, perché avevo dimenticato di comprare delle pagine nuove al mio. Le immersioni nei tre giorni, saranno sempre le stesse negli stessi punti, cioè “House Reef” e “Three Rocks”, ma forse perché non mi oriento granché, o più probabilmente perché il mare è vivo e quindi non si vedono mai le stesse cose, non mi sono sembrate per nulla ripetitive (170€ pacchetto da 6 immersioni).
Il fondale presenta vaste aree ricoperte di posidonia, tra cui si nascondono pesci di ogni tipo e con un po’ di fortuna, uno può scovare anche un pesce flauto dello stesso colore, perfettamente mimetizzato. Certo la fortuna si chiama Dimitri ed é l’istruttore che per 6 volte mi guiderà alla scoperta di questi fondali, con professionalità e quella simpatia tipicamente greca. Le prime quattro immersioni le farò anche con un blogger tedesco, dotato di una macchina fotografica che credo costasse più della mia auto, che certo mi ha obbligato ad andare più piano, ma forse grazie a questo, ho potuto curiosare in ogni angolo e anfratto del reef con un’illuminazione d’eccezione. Una volta giù non ci si rende conto di essere in una caldera, ma ogni tanto guardavo nel blu con l’idea che il vulcano dormiente si potesse risvegliare, cercando tracce di lava e bollori strani, ma per fortuna ho visto solo squadre di barracuda.
Nella seconda immersione vengo sorpresa da una murena che, un metro sotto di me, se ne va a spasso nella posidonia: mi è sembrato così strano vederla fuori dalla tana, così sinuosa. Tantissimi groupers (non ho ancora capito come si chiamino in italiano!), ricci, donzelle, pesci pappagallo, pesci scorpione, nudibranchi, spirografi che mi piace “spaventare” e dulcis in fundo, nell’ultima immersione vedo un polpo enorme.
Dopo le prime due immersioni, mi faccio portare all’ufficio del diving a Perissa, perché solo lì si può pagare con la carta e torno a casa a piedi, esplorando un po’ questa cittadina che mi ospiterà per una settimana. Doccia e cena da Thireos, sulla via principale di Perissa, opto per un maiale al sesamo e miele e purè di fave con birra e caffè 18.10€. Tutto molto buono, tranne il caffè che è terribile. Mi offrono anche uno yogurt gelato alla cannella. Scopro che a Santorini, spesso offrono un dolcetto alla fine, proprio come a Rodi offrivano la frutta.
17.09
La seconda sera, dopo le immersioni, termino la giornata in spiaggia a Perissa; per la cena, decido per il Ristorante Poseidon sulla spiaggia, consigliatomi da Martin e prendo insalata, moussakà, birra e caffè. Buono, ma la moussakà era chiaramente riscaldata (17,40€) e anche qui mi offrono un dolcetto, tipo un mini gelato Magnum.
18.09
Dopo le ultime immersioni, vado all’aeroporto in bus (2.40€ fino a Firá e 1.80 da Firá all’aeroporto); ho la fortuna di aspettare entrambi veramente poco, così in poco più di un’ora arrivo alla Europcar, dove la sera prima via internet ho prenotato un’auto piccola (Nissan Micra) per 4 giorni a 91,83€ + 50€ di assicurazione che copre tutto, tranne gli pneumatici.
Questa scelta è stata dettata dal fatto che non ci sono bus al mattino presto per l’aeroporto e il mio volo parte alle 6, inoltre altri posti dove volevo andare, tipo old Thera, sono raggiungibili solo con ore a piedi o taxi, ma il costo dei taxi qui è folle. Ho provato anche ad affittare un quad, ma non so perché mi hanno fatto un sacco di difficoltà.
Ritiro l’auto e alle 17.15 esco dall’aeroporto, giro subito a destra e due minuti dopo, mi trovo sulla spiaggia di sabbia nera di Monolithos, carina, con alle spalle una costa calcarea di 30 m, ma ogni 5 minuti parte un aereo e lo si sente benissimo. Passo qui un paio d’ore e rientro a Perissa.
Doccia e vado a cena da Xondros Kai Lygnos a Emborió per 22,50€ prendo antipasto di polpette di pomodoro, pollo alla salsa di feta, Coca e caffè. Tutto buonissimo, ma porzioni esagerate. Sarei dovuta andare a Megalochóri, ma il ristorante consigliatomi dalla signora della camera, non aveva tavoli per una persona.
19/09
Sveglia ore 7.00. Oggi ho intenzione di vedere diverse cose e di farmi qualche ora di spiaggia. Inizio la giornata andando da Perissa a fare un sopralluogo alla spiaggia di Kamári. Prima però devio verso Panagía Episkopí, del 1100, che secondo la mia guida è sempre aperta, mentre in realtà apre alle 9. Fino alla conquista dell’isola da parte dei crociati, era la chiesa più importante di Santorini. All’interno si trovano affreschi pregevoli del 1200. Proseguo quindi per la spiaggia di Kamári, simile a quella di Perissa, infatti sono divise solo da uno sperone roccioso. La cosa carina è che ci sono molti più locali e la passeggiata sembra più curata. Ritornando sulla strada principale, ci sono già le indicazioni per Ancient Thera e all’entrata rifaccio il biglietto cumulativo, dato che il mio ormai è scaduto.
Il percorso di visita è “obbligato” e davanti alle rovine principali, c’è la spiegazione in inglese. Fondata intorno al 900 a.C. dai Dori, venne abitata fino al 726 d.C. quando venne distrutta da un’eruzione vulcanica. Oddio, per i non addetti ai lavori è un po’ difficile riconoscere le parti di questa antica città: l’agora, il santuario di Afrodite, il teatro, il ginnasio e la caserma sono appena accennati, ma le spiegazioni sono utili per comprendere com’erano in origine. Mi colpisce particolarmente il Témenos di Artemidoro, con i suoi rilievi raffiguranti un leone, un delfino, etc.
La posizione in cui si trova è scenografica. Nonostante abbia maledetto la discesa, fatta tutta in prima, in salita ho ringraziato di avere avuto a disposizione un’auto, perché è una strada con numerosi tornanti e tutta a ciottoli, veramente impegnativa da fare a piedi, sotto al sole. Ritorno a Panagía Episkopí, che nel frattempo ha aperto ed è visitabile.
Decido quindi di andare verso Pirgos, il paese più alto di Santorini. Parcheggio lontano dalle mura, ma è bello percorrere i vicoli dai muri bianchi che portano al kastro. Faccio un giro intorno alla fortificazione, arrivando all’entrata del castello, una musica d’altri tempi mi accoglie, suonata con una lira greca. Vado al museo delle icone (mar-dom, 10.30-15), incluso nel cumulativo, che è una semplice stanza, piacevole da visitare, con un custode molto gentile. Proseguo verso Emborió, che deve il suo nome all’attività commerciale che lo contraddistinse in passato e che avevo letto essere uno dei villaggi più belli delle Cicladi: anche qui ci sono i resti di un kastro, i vicoli sono intonacati di bianco e tra le tante chiese, si distingue la piccola chiesa di Ágios Nikólaos Marmarítis, perché non essendo intonacata, ha ben visibili i sei strati di marmo con cui è stata costruita.
In lontananza il dorso della montagna è punteggiato da mulini a vento, che ricordano che questo era il granaio dell’isola. Mi rimetto in auto verso il faro di Akrotíri, dal mio punto di vista, il miglior punto panoramico dell’intera isola: approfitto della splendida vista, per sedermi e mangiare il sandwich preparato in camera. Davanti a me, a 120 km c’è Creta, ma non è abbastanza limpido per poterla vedere. Proseguo verso l’antica Akrotíri; il parcheggio costa 5€, ma superandolo, sulla strada ci sono posti gratuiti. Akrotíri è interamente coperta da tettoie, per proteggere i resti della città dell’età del bronzo. L’entrata costa 12 € (lun-dom, 8-20). Credo che sia una cosa meravigliosa pensare che una città del 3000 a.C. sia ancora lì ai tuoi piedi, perché un’eruzione vulcanica nel 1645 a.C. l’ha sepolta e preservata. Per garantire una migliore conservazione, specie degli affreschi, gli oggetti più belli sono conservati al museo di Firá, in quanto a contatto con l’aria, legno e colori si sono irrimediabilmente rovinati.
Uscita, mi dispiaccio di non aver avuto un’audio guida che mi spiegasse, ma purtroppo c’erano solo guide per gruppi. A circa 6 km, c’è White Beach, chiamata così per l’alta parete di tufo alle sue spalle. La spiaggia è piccola e tranquilla e ci passo tutto il pomeriggio, in completo relax. Per cena vado da Apollon sul lungomare di Perissa, con 23.50 € prendo funghi alla crema, moussakà, birra e caffè.
20/09
Verso le 9.30 arrivo a Red Beach. L’accesso alla spiaggia non è semplicissimo, in quanto bisogna scavallare uno sperone di roccia e il terreno è sdrucciolevole; la montagna rossa alle spalle e la spiaggia di ciottoli rossi e neri rivelano la natura vulcanica dell’isola. L’unica cosa che non ho gradito molto erano le decine di barche di tour organizzati che facevano tappa qui, il tempo di un bagnetto e se ne andavano, e il traghetto che ogni mezz’ora veniva chiamato a gran voce, che funzionava come un bus di linea. All’unico stabilimento prendo un lettino e ombrellone a 15 €, è caro, ma è la più bella e famosa spiaggia di Santorini; per fortuna avevo portato maschera e boccaglio: essendo una baia, il mare è tranquillo e l’acqua pulitissima e si riesce a vedere qualche pesciolino.
Prima di rientrare a Perissa, approfitto dell’auto per tornare a fare un giro per i negozietti di Oía, così faccio una scappata dall’altra parte dell’isola (45 min). Il parcheggio costa 7€, ma con un po’ di pazienza ne trovo uno libero. Vedo la famosa libreria Atlantis, che è un gioiellino architettonico, che non ero riuscita a trovare il primo giorno. Per la cena ritorno (e mi riconoscono) da Apollon sul lungomare di Perissa, con 25.30 € prendo funghi all’aglio e seppia alla griglia, birra e caffè.
21/09
Sono indecisa se passare questa seconda giornata di ozio sulla spiaggia di Vlicháda o su quella di Perívolos. Dato che sono entrambe vicine a Perissa, vado in perlustrazione a Vlicháda: la spiaggia è molto bella, ma dato che è a ridosso della montagna, temo che al pomeriggio, l’ombra arrivi prima e dato che mi voglio godere fino all’ultimo minuto, opto per Perívolos e trovo un piccolo stabilimento balneare, davanti al ristorante Ta Kavouriaka, che con 5 € mi da lettino con ombrellone per tutto il giorno, parcheggiando praticamente in spiaggia.
La signora dell’hotel mi aveva detto che quella sera ci sarebbero stati i fuochi d’artificio sul Vulcano, ben visibili da Firá, che simulavano un’eruzione. Così, tornata dalla spiaggia, mi preparo e vado a Firá. Arrivo un’ora prima e già c’è il mondo. Parcheggio l’auto comodamente in un parcheggio semivuoto, girando a destra rispetto alla stazione dei bus. Mi viene il dubbio che non vada bene, ma forse è solo perché la gente non vuole fare due passi in più, dato che non è vicinissimo al centro. Si rivelerà una scelta azzeccata anche per il rientro, non trovandomi imbottigliata nel traffico del centro.
Sul piazzale della cattedrale c’è un concerto, le note di canzoni pop inglesi aleggiano nell’aria. Faccio in tempo ad acquistare gli ultimi souvenirs e prendo posto. Pensavo che si sarebbero visti in alto, invece l’isola su cui ricreano la lava è in basso e piuttosto lontana, quindi è stato un bene essere vicina alle balaustre.
Lo spettacolo inizia alle 21, finisce alle 21.30 e alle 22 sono già di ritorno a Perissa. Vado a cena da Poseidon e con 11.80€ ceno con souvlaki, cioè uno spiedone di carni miste, e birra. Ultima veloce passeggiata sul lungomare e torno alla stanza, perché devo ancora fare la valigia. Riesco ad andare a letto a mezzanotte e mezzo e ho la sveglia alle 3, l’aereo parte alle 6.25, ma ho mezz’ora di strada e devo riconsegnare l’auto. In realtà Europcar è chiusa a quell’ora, ma mi avevano dato istruzione su come renderla se avessi trovato l’ufficio ancora chiuso. Il check-in apre non prima di due ore rispetto al volo, così mi metto in un angolo in attesa. A differenza dell’andata i voli Aegean sono in perfetto orario: partenza ore 6.25, cambio ad Atene ore 8.35, arrivo a Malpensa ore 10.10. Recupero i bagagli e vengo prelevata dalla navetta di Ceria Malpensa, il parcheggio nei pressi dell’aeroporto, dove ho lasciato l’auto per 9 giorni a 39 €.
Santorini mi ha sorpreso per i paesaggi mozzafiato, per la storia ancora così viva e per la duplicità delle sue coste, da una parte la vitalità di città come Firá e Oía, a picco sul mare e dall’altra la tranquillità delle spiagge, lontane dalla caldera.