Santorini e Creta… non solo mare
Indice dei contenuti
L’idea di rimettere piede su terra ellenica mi è venuta al mio rientro dalle vacanze estive 2014 quanto, valutando gli impegni lavorativi e finanziari (acquisto auto nuova in primis) per i 12 mesi a venire, ho dovuto ridimensionare il budget per le vacanze estive 2015. Ed è quindi sorta spontanea la domanda: dove vado?
In un posto di bel mare certamente; raggiungibile in modo low cost indubbiamente; dai prezzi molto economici sicuramente e dove poter compiere anche interessanti escursioni ovviamente. Ed ecco che all’orizzonte mi appaiono le due isole greche. Detto fatto e la decisione è presa.
A Novembre ho la fortuna di poter prenotare già i voli aerei così acquisto con Easyjet la tratta Malpensa – Santorini (partenza il 27/8) e con Aegean Airlines la tratta diretta Heraklion – Malpensa (partenza il 10/9 che poi mi sarà modificata senza alcun addebito in Heraklion – Atene – Malpensa per l’11/9 poiché il diretto sarà spostato a due giorni più tardi, rendendomi difficile il rientro nel fine settimana).
Poiché già ci sono, pianifico anche i soggiorni quindi decido di trascorrere dal 27 al 31 agosto le vacanze visitando Santorini e dal 31 agosto fino alla fine Creta. Prenoto su Booking i pernottamenti vagliando prezzi e recensioni e le scelte sono i Markakis Studios di Fira (5giorni/4notti) e gli EMI Apartments (11 giorni/10 notti con una notte aggiunta poi sul posto) ad Ammoudara, località ad ovest di Heraklion.
Passano così l’inverno e la primavera ma a Giugno inizio a preoccuparmi di come raggiungere Creta da Santorini: i traghetti greci effettuano la tratta più volte al giorno con due navi veloci e allora prenoto i posti con la Hellenic Seaway che, in poco meno di due ore, unisce i due porti.
Con la carta di credito ancora calda, prenoto presso la Europcar l’auto che conto di utilizzare per un giro di escursioni a Creta, optando per una comoda Panda da guidare in quattro giorni: direi di aver sistemato tutto e che possiamo anche iniziare a preparare la valigia.
27 agosto
Dopo l’alzataccia notturna e l’aver lasciato l’auto presso il Park to fly di Malpensa, partiamo alle 7 precise con il volo Easyjet per Santorini che, dopo due ore e trenta minuti e un fuso orario in più, ci lascia all’aeroporto dell’isola. Ritirato il bagaglio in una hall che sembra più un magazzino (per giunta chiuso!), prendiamo un taxi fino a Fira (18€ in due) e raggiungiamo gli appartamenti, situati a pochi minuti di cammino dal centro.
Non essendo ancora pronto il nostro, lasciamo i bagagli e raggiungiamo l’agenzia di viaggio Pelikan Tour, dove cambiamo le prenotazioni del traghetto in biglietti e acquistiamo per 23€ a persona la crociera nella caldera, che faremo domani.
Facciamo un breve giro d’orientamento e poi rientriamo in albergo per prendere possesso del nostro studio, dall’aria leggermente retrò ma molto funzionale.
Disfatte parzialmente le valige, mangiato al volo qualcosa e fatto un riposino ristoratore (svegli dalle 3, dopo un po’ la palpebra cala), ritorniamo in centro e percorriamo le strade interne ed esterne, ammirando gli splendidi panorami e i magnifici scorci che si aprono in ogni angolo.
La strada esterna che dà sulla caldera ci coglie ammaliati in ogni dove e passeggiare al sole calante cullati dal grido dei gabbiani ammirando il cielo terso, il mare blu e le bellissime falesie nere che si gettano a precipizio nel mare e su cui si arroccano le tipiche case bianche fanno giustamente di Santorini un luogo splendido e affascinante.
Ammiriamo, all’altezza dell’Apiron bar, il tramonto e poi ci rechiamo da Stani Tavern Restaurant per la nostra prima cena greca (ed è un successo: cibo buono; moussaka squisita e prezzo abbordabile). Più tardi, una tranquilla passeggiata al chiaro di Luna e il leggero venticello conciliano il sonno e il relax.
28 agosto
Sveglia ben riposati e colazione abbondante per poi discendere i ben 525 scalini che collegano Fira al vecchio porto e che sono percorsi da pittoreschi asinelli in entrambi i sensi. Siamo giù per le 11 in quanto aspettiamo il battello con guida italiana che verrà a prendere noi e tutti gli altri italiani in attesa di imbarcarsi per la crociera prenotata ieri.
Con un po’ di ritardo, dunque, saliamo su una specie di nave pirata e partiamo per le due isolette poste al centro della caldera, Nea Kameni e Palea Kameni, e facenti parti di un Parco Nazionale sotto tutela conservativa e di interesse scientifico. La traversata dura una quindicina di minuti e attracchiamo al piccolo molo di quest’isola per un’escursione che durerà poco più di un’ora.
Pagato il biglietto di 2€, la guida ci porta in giro per l’isoletta, composta di una serie di piccoli vulcani ancora fumanti che ne testimoniano la storia geologica: come si sa, la caldera di Santorini si è formata dallo sprofondamento dell’enorme vulcano sovrastante durante un’eruzione avvenuta nel 1630 a.c. e dall’invasione del mare nell’enorme bocca a causa del franamento delle parenti, che provocò un enorme tsunami e la scomparsa della civiltà minoica.
Fumarole, colate di lava raffreddate con odore di zolfo pervadono il posto e la guida ci spiega a ogni tappa la storia della nascita delle due isolette.
Ritornati alla nave, in pochi minuti raggiungiamo la dirimpettaia Palea Kameni ma la nave resta ferma in rada perché qui non si attracca: chi vuole raggiungere la piccola baia ricca di sorgenti calde e fanghi ribollenti salutari, deve lanciarsi e arrivarci a nuoto. Noi ci godiamo il sole beatamente e ammiriamo da lontano la piccola chiesetta e il mare color rame.
Da qui poi, con un viaggio di quasi venti minuti, arriviamo a Thirasia che è ora di pranzo: chi ha già mangiato, può fare un’escursione al paese arroccato sulla caldera (salendo un bel po’ di gradini) o un bel bagno sulle spiagge dell’isola; chi ha fame, ci sono deliziosi e cari ristorantini sulla piccola passeggiata che lambisce la spiaggia. Su consiglio della guida ci fermiamo da Capitan John, un ristorante stile mensa con una balconata sul mare: per due souvlaki di pesce, due insalate greche, une bottiglie d’acqua e un piatto di verdure cotte spendiamo 42€.
Passeggiata sul piccolo lungomare fino al mulino e poi re-imbarco e partenza per Oia, dove molti lasciano il battello per visitare la cittadina e assistere al tramonto. Noi e il resto, invece, ritorniamo al vecchio porto di Fira lambendo l’alta scogliera e ammirando i paesi abbarbicati su di essa.
Al porto prendiamo la moderna cabinovia (5€ a tratta e a persona) e risaliamo al paese, rientrando in albergo per un riposo e per la cena.
Durante la serata ci aggiriamo per le viuzze del centro e ci godiamo poi il venticello seduti davanti all’Hotel Atlantis.
29 agosto
Nella mattinata ci rechiamo in un vicino rent a bike e noleggiamo per due giorni uno scassatissimo Ducato che ci porterà in giro per l’isola, pagando in tutto 46€ e rifiutando categoricamente i due caschi offerti (in Grecia non è obbligatorio portarli) a causa delle cattive condizioni igieniche.
Comunque, fatta anche un po’ di benzina, andiamo di filato a Imerovigli, seguendo il primo itinerario che abbiamo progettato. Trovato parcheggio, ci incamminiamo tra i vicoletti della piccola città, angolo di quiete a pochi chilometri da Fira e collegato a essa da una passeggiata che lambisce la caldera e che, per la vista mozzafiato che offre, è conosciuta come “la terrazza di Santorini”.
Percorriamo le piccole viuzze tra le case bianche dalle imposte azzurre fino a una piccola ma deliziosa chiesa ortodossa che si affaccia sulla caldera e da cui si possono ammirare le rovine della fortezza di Skaros, poste su una collina rocciosa a picco sul mare e raggiungibili con un ripido sentiero. Facciamo tantissime foto perché il panorama è stupendo e ogni angolo offre scorci meravigliosi, resi tali anche dalla bellissima giornata e dal caldo sole.
Dopo un giro che ci ha portato fino alla Chiesa di Panagia Malteza, proprio al centro del paese, ritorniamo al parcheggio e partiamo per Oia seguendo però la strada esterna, quella che tocca le spiagge nord dell’isola.
Ci fermiamo a Kouloumbos giusto per ammirare la stretta e nera spiaggia, lambita da un mare molto mosso, e poi giungiamo a Oia, parcheggiando direttamente nella piazza del bus terminal.
Una breve scalinata ci conduce alla piazza in cui sorge la Panagia Platsani, una delle tante chiese del villaggio, e da dove si può ammirare lo splendido panorama che si apre. Seguendo questa passeggiata e procedendo verso il centro, passiamo davanti ai tanti negozi che ne costeggiano i lati e ammiriamo sempre gli scorci che si profilano, tra cui quello celebre della chiesa di Agios Nikolaos con la sua cupola blu.
Giungiamo così alle rovine del Castello, oggi restaurato, da cui si spazia su tutta la caldera: foto con riprese video si sprecano visto davvero quale magnificenza di spettacolo offre il posto.
Ritorniamo indietro passando per i mulini e la Agios Ekaterini e andiamo a pranzare da Blue Sky, un ristorante dietro la Panagia Platsani; dopo seguiamo l’altro lato della passeggiata fino al complesso di chiese della Agios Georgios, sul limite occidentale: al fresco delle sue mura ci concediamo un riposino e una sosta dalla calura, rinfrescati dal lieve vento che soffia al momento.
Ritorniamo poi tra i vicoletti e le scalinate per un altro giretto e rientriamo a Fira seguendo la comoda strada tra i due villaggi.
In serata, dopo la cena consumata allo studio, ci godiamo la città illuminata da migliaia di luci e da una bellissima Luna piena.
30 agosto
In mattinata ci rechiamo verso il sud dell’isola in sella sempre al nostro scooter, facendo una prima sosta a Megalochori, un pittoresco villaggio tradizionale con le case in stile neoclassico, i vicoli e chiese bianche di calce, la torre dell’orologio che forma un arco sotto il quale passare, e la piazza centrale con qualche taverna e la chiesa principale del villaggio, la chiesa di Nostra Signora, purtroppo chiusa alla visita.
Proseguiamo poi per Akrotiri e girando poco prima dell’ingresso al paese verso gli scavi, il cui ingresso è situato lungo la strada che conduce alla Red Beach.
L’ingresso costa 5€ e permette l’accesso agli scavi archeologici di quella che è definita la Pompei della Grecia e che non è altro ciò che resta dell’omonimo villaggio che qui sorgeva poco prima della famosa eruzione del 1460 a.c..
Tutelato da un moderno tetto termico, si può visitare uno dei siti archeologici meglio conservati in tutta la Grecia grazie al materiale vulcanico emesso che, paradossalmente, ha preservato l’antico insediamento e soprattutto le sue pitture murali. Tramite una serie di pannelli descritti, scopriamo che la città era attraversata da strade strette e tortuose che delineavano complessi di palazzi e edifici. I restanti spazi formavano delle piazze dalle quali s’irradiavano le strade coperte con pietre consistenti, sotto alle quali correvano le fogne, connesse con le case attraverso tubi di argilla incorporati nelle mura.
Gli edifici privati e pubblici erano tanti e si possono vedere i resti dell’edificio Alfa, composto di almeno due piani e in cui sono stati ritrovati molti vasi di ceramica; dell’edificio Beta, dove vi sono state ritrovate giare per l’immagazzinamento e pentole da cucina e nel primo piano si trovavano due o più stanze decorate con pitture; dell’edificio Delta, composto di più di venti stanze; della “Casa delle Signore”, famosa per una serie di affreschi raffiguranti donne e piante di papiro, e delle Xestè, una serie di edifici costruiti con pietra combinata al legname, che fungevano da luoghi per cerimonie pubbliche.
Lasciati gli scavi, ritorniamo verso Akrotiri e ci fermiamo in una delle tante piazzole situate lungo la strada, che ci permette di ammirare l’isola da sud abbracciando un ampio panorama. Dopo le consuete foto di rito, riprendiamo la strada per Pirgos e il Monastero Prophitis Ilias, sito sul punto più alto dell’isola: dopo essere giungi inerpicandoci su una salita erta e piena di tornanti, davanti all’ingresso del Monastero (purtroppo chiuso, data l’ora meridiana) possiamo guardare davvero tutta l’isola al di sotto e immaginare come poteva essere enorme prima dell’evento catastrofico.
Da qui parte anche una passeggiata che porta, scendendo, agli scavi della vecchia Thira ma, vista l’ora e il caldo, decidiamo di raggiungere sempre in scooter la cittadina di Kamari per cercare un po’ di riposo e di cibo. Partiamo ridiscendendo per la via già percorsa e giriamo per Exo Gonia, fino poi a immetterci nella moderna strada che ci conduce a un ampio parcheggio in Kamari.
Kamari si presenta come un luogo prettamente balneare: una lunga passeggiata lambisce i lidi sorti sulla spiaggia nera e su di essa si aprono ristoranti, locali e molti alberghi. Ne scegliamo uno e mangiamo un buonissimo panino in un ristorante adiacente alla spiaggia, godendo del fresco venticello e della risacca del mare. Dopo, satolli e soddisfatti, percorriamo la passeggiata in tutti i sensi, e riposiamo su una delle panchine collocate a ridosso della spiaggia fino a che non decidiamo di rientrare a Thira e consegnare lo scooter.
Poiché è l’ultima sera, ci concediamo una lauta cena di nuovo da Stani e poi l’ultimo giro ad ammirare l’isola illuminata.
31 agosto
Dopo aver lasciato i bagagli alla reception del nostro aparthotel, dedichiamo la mattinata a un giro più accurato per Fira e a un po’ di shopping vacanziero.
Se si vuole visitare la cittadina, punto di partenza principale è la Cattedrale Ortodossa sita alla fine della Ipapantis o Gold street, la via che taglia in due Fira e che costeggia la caldera: una rampa di scale scende proprio davanti alla chiesa e conduce alla Agios Ioannis e alla Agios Minas, due piccole chiese affacciate sul mare; andando invece più avanti, dopo una serie di locali e di gioiellerie e subito dopo le uniche gelaterie dirimpettaie, sulla destra un’altra rampa di scale porta verso la discesa al porto. A questo punto, proseguendo dritto, ci s’inoltra nel cuore commerciale di Thira (fatto di negozi di vario genere, locali, ristoranti, pub e bar) e si arriva fin la piazzetta antistante il Museo Archeologico, in cui è possibile visitare i reperti storici ritrovati negli scavi dell’isola.
Prendendo a destra, si arriva all’incrocio dove sorgono la Chiesa Cattolica di San Giovanni (molto carino l’interno), il Convento dei Domenicani e il Gizy Museum, nel cui cortile interno c’è un’esposizione di oggetti artigianali molto carina.
Tagliando per la strada sita tra questi due edifici, si sbuca sulla Agios Ioannou: se si prosegue a destra, si percorre la via che porta a Firostefani e a Imerovigli (lunga circa 2 km); se si svolta a sinistra, si passa davanti la stazione della funivia e si ritorna al Museo Archeologico.
Svoltando a destra e proseguendo per poche centinaia di metri, non solo si arriva a un belvedere che da’ su tutta la cittadina ma anche a un’altra rampa di scale: scendendo questa, si prosegue ritornando verso Thira e giungendo all’altezza dell’inizio delle scale per il porto (facilmente riconoscibili per la sosta degli asinelli).
Dopo aver fatto tutto questo giro con annesso shopping, visite e ultime foto al panorama, ci concediamo un buonissimo panino da Yogi Giro (pita da min. 4€) nella piazzetta pedonale della 25is Martiou e poi ci rifugiamo nel nostro albergo, in attesa che il taxi prenotato ci trasporti al porto di Athinios.
Alle 16.30 puntuale, il taxi pagato 25€ (tariffa standard) ci prende e ci porta nel giro di una ventina di minuti al nuovo porto, dove attendiamo più di un’ora l’arrivo ritardato dell’Highspeed 4, la nave veloce della Hellenic Seaways.
Fatto l’imbarco, nelle comode poltrone della nave assistiamo alla partenza e vediamo allontanarsi l’isola pronta per un nuovo tramonto da incanto.
Le poco meno di due ore di navigazione passano tranquille fin quando, all’imbrunire, inizia a profilarsi da lontano la figura di Creta, la nostra prossima tappa.
Un quarto d’ora prima dell’arrivo ci prepariamo sulle scale per la discesa e il recupero delle valige poi, con nave attraccata e portellone aperto, usciamo sulla banchina e ci dirigiamo immediatamente a prendere un taxi, per farci portare ad Ammoudara presso gli Emi apartments: un tragitto di venti minuti; una spesa di 15€ e giungiamo alla struttura alberghiera, accolti dalla famiglia che la gestisce. Tra le tante chiacchiere, scopriamo che la figlia dei proprietari vive a Perugia e che loro, chiuso l’albergo, ogni anno si fanno il loro giretto italico.
Comunque, c’è assegnato un monolocale molto ampio, ben attrezzato e con un balcone bello grande. La spiaggia è davvero a pochi metri di distanza. Cena e tassativo riposo in casa.
1, 2 e 3 Settembre
Questi tre giorni sono trascorsi nel più completo ozio: il bar Frank offre lettini e ombrellone al prezzo di una qualsiasi consumazione, un’ottima rete wi-fii anche sulla spiaggia e la sosta illimitata.
La spiaggia di Ammoudara è bella e ben attrezzata ma solo fino ad un certo punto perché alla fine le antiestetiche torri della centrale elettrica ne smorzano la natura. Il mare è bello e pulito e il sole brilla per tutta la durata dei tre giorni, consentendoci di avere una buona abbronzatura.
La sera il paesino è tranquillo con alcuni bar, un paio di gelaterie, molti ristoranti e taverne e una piacevole passeggiata.
4 settembre
Con l’autobus n. 6 partiamo alla volta dell’aeroporto per ritirare l’auto prenotata dall’Italia, visto che la sede della Europcar è situata proprio sul viale principale che conduce agli ingressi: nel giro di un’oretta, compiute le formalità, entriamo in possesso di una comoda Polo e partiamo subito per Knosso, dove ci sono le rovine di uno dei più famosi palazzi della storia.
Percorsa la E75 e usciti a Irakleio/Knosso, arriviamo in breve tempo ai parcheggi adiacenti agli scavi, in cui entriamo pagando il biglietto di 5€.
Il percorso di visita ci fa ammirare l’ingresso, la spianata del Re, la sala del trono e gli appartamenti della Regina. Buona parte degli affreschi famosi sono in visione presso il Museo Archeologico di Heraklion, che contiamo visitare quanto prima.
Dopo la visita, pranziamo con una classica insalata greca in uno dei ristoranti di fronte l’ingresso e poi partiamo per Festo, seguendo il percorso che ci riporta a ritroso fino la E75. Imboccata la strada in direzione Rethimno, usciamo per Timbaki e proseguiamo lungo la 97 fino all’incrocio che porta agli scavi, situati su una piccola collina nella piana della Messarà, a qualche chilometro dal mare. Il biglietto costa 4€ e permette di accedere ai resti di un primo palazzo, costituito da un ingresso monumentale, che conduce alla corte rettangolare chiusa da un colonnato, e da magazzini e sale di servizio. Il successivo palazzo si articolava su terrazze intorno al cortile centrale, sul quale si affacciavano gli appartamenti regali, le sale di rappresentanza e i quartieri di servizio.
Da Festo a Matala il percorso è pari a una quindicina di minuti così arriviamo in questa piccola deliziosa città sita alla fine di una rada aperta sul Mar Libico: la spiaggia è grande; il piccolo centro pieno di negozi e ristoranti e le falesie che incombono sulla rada sono piene di anfratti e grotte, tali da rendere suggestivo il paesaggio.
Dopo la breve visita rientriamo ad Ammoudara, fermandoci giusto il tempo di comprar qualcosa al Carrefour sito fuori il paese: ci rendiamo così conto anche dei prezzi in vigore qui, pari quasi a quelli dell’Italia.
5 settembre
L’escursione di oggi la organizziamo per visitare il centro dell’isola quindi partiamo alla volta di Moni Arkadiou, famoso monastero situato nell’entroterra cretese.
Percorriamo la E75 in direzione Rethimno e usciamo a Sfakaki dopo un’ora abbondante di viaggio. Da qui si prende la strada che porta al monastero, ma bisogna far attenzione perché non ci sono molti cartelli indicativi e le strade sono a una corsia e non in ottime condizioni: infatti, ci perdiamo sulle colline e solo grazie ad un cartello posto nel villaggio di Asteri troviamo la strada tutta tornanti che arriva fin lì.
Comunque il parcheggio è ampio e il sito si presenta come il classico monastero ortodosso orientale, al cui accesso si pagano 2,50€ a biglietto.
Spulciando la mia guida leggo che il monastero era un luogo noto per lo studio della scienza e dell’arte e aveva una scuola e una ricca biblioteca, ma la sua posizione su un altopiano e l’essere circondato da un muro spesso e alto, lo presentavano anche come una fortezza: ecco perché, durante la rivolta di Creta nel 1866, 943 greci, per lo più donne e bambini, vi cercarono rifugio. Infatti, dopo tre giorni di battaglia e sotto gli ordini dell’abate del monastero, i Cretesi fecero esplodere i barili di polvere da sparo, scegliendo di sacrificarsi piuttosto che arrendersi. Il monastero è diventato così il santuario nazionale in onore della resistenza cretese e l’8 novembre è il giorno di commemorazione.
Visitiamo l’interno, dove ci sono la casa dell’igumeno (l’abate), le celle dei monaci, il refettorio, i magazzini, la polveriera e l’ospizio lungo tutto il perimetro mentre al centro dell’ampio cortile sorge la basilica, ricostruita dopo il famoso incendio: della sua parte originale resta solo una croce, due angeli di legno e un passaggio di risurrezione di Cristo.
Molto belli sono i giardini pieni di fiori e di ulivi (ne resta uno solo originario) ma la parte più toccante è la polveriera, sita nella parte meridionale dell’interno: è larga 21 metri di lunghezza e 5,40 metri di larghezza ed è stata distrutta completamente durante l’esplosione nel 1866, con l’eccezione di una piccola porzione della volta nella parte occidentale della stanza.
Dopo questa bella visita, ritorniamo verso la costa e seguiamo le indicazioni che ci riportano sulla E75 per arrivare, in scarso mezz’ora, a Rethimno. Parcheggiamo l’auto proprio in centro, davanti ai giardini municipali, e facciamo una breve sosta da Yum…me, un bar-pizza al taglio in cui ci rifocilliamo con un trancio di pizza e una bottiglia d’acqua.
Poi ci inoltriamo nel centro storico tramite il Guora Gate, l’ingresso principale delle mura venete che proteggevano la città, e percorriamo la Antistaseos, la via che taglia in due il centro: negozi e locali sono semivuoti data l’ora quindi facciamo un po’ di shopping con calma.
Il primo monumento che incontriamo è la Chiesa di San Francesco, purtroppo chiusa, poi c’è la scuola “turca”, un imponente edificio neoclassico costruito nel 1796 per ospitare una scuola per ragazze, il cui ingresso avviene tramite una porta veneziana esterna decorata con una rappresentazione di un pergolato di vite, di rilievi di leoni e simboli dell’Impero Ottomano.
Superata questa porta, si entra nella Mikrasiaton square, su cui sorge la Moschea Neratzes o di Pasha Gazi Housein, la più grande moschea in Rethymno dominata da un imponente minareto, costruito nel 1890.
Teniamo la sinistra e percorriamo i vicoli del centro storico, contraddistinti da case colorate, balconi di legno e piccole verande fiorite e sbuchiamo davanti Il Santo Tempio di Maria Maddalena o Signora degli Angeli, piccola chiesetta bianca situata in una minuscola piazza.
Torniamo indietro e arriviamo alla Fontana Rimondi, una bella fontana ornata da capitelli corinzi e costruita nel 1626 per coprire parte del fabbisogno acqua della città: ci troviamo ora nella piazza Platanou, che era allora il centro della città veneta.
Imbocchiamo Messolongiou è in breve tempo arriviamo alla fortezza veneziana, che si erge su un promontorio a ovest del porto. Il cancello centrale si trova sul lato est della fortezza, tra i bastioni di St. Paul e San Nicola, direttamente collegato alla città e costituito da un lungo porticato che passa attraverso i muri e che sbuca davanti la biglietteria, dove paghiamo l’ingresso di 4€ per la visita: la simpatica bigliettaia ci da’ anche una breve descrizione del luogo (in inglese, purtroppo) da cui scopriamo che fu costruita tra il 1573 e il 1582 e che al suo interno vi sono vari edifici tra cui la cattedrale di San Nicola, trasformata successivamente in moschea.
Fa caldissimo ma riusciamo a vedere il bel panorama che si sorge dai bastioni e che da’ sia sul centro storico sia sul sottostante mare nonché a visitare sia la Moschea di Ibrahim Han, ex chiesa di San Nicola, sia il Palazzo del Consiglio, un edificio a due piani che ospita il laboratorio di restauro delle icone bizantine, sia i bastioni difensivi che danno sul porto e sono pieni di feritoie e di casematte.
Discesi dalla Fortezza, andiamo verso il Porto veneziano, che durante la dominazione fu di grande importanza strategica: oggi gli edifici del porto sono stati trasformati in piccole e pittoresche taverne di pesce.
Ritornando verso il centro, incontriamo la Loggia Bizantina, un edificio eminente del centro della città punto d’incontro dei nobili per discutere questioni politiche ed economiche: oggi ospita un mercato di copie d’arte archeologiche.
Fatto questo bel giro, prendiamo un piccolo rinfresco nel centralissimo Cafè Galero e poi ritorniamo al parcheggio, per far rientro ad Ammoudara.
6 settembre
E’ Domenica e non c’è giornata migliore per proseguire il giro dedicato ai luoghi affascinanti dell’isola: si parte per raggiungere la lontana penisola di Akrotiri e la città di Chania, la seconda in grandezza di Creta.
Percorriamo di nuovo la E75 ma all’altezza di Souda usciamo in direzione aeroporto internazionale anche se, appena all’inizio del viale d’ingresso, imbocchiamo la strada che conduce al Moni Agia Triada Tsangarolon, il primo monastero greco ortodosso che intendiamo visitare: il suo nome significa “Santa Trinità” e fu costruito nel 17° secolo.
Pagato il biglietto di 2,50€, entriamo nel cortile, accolti dalla chiesa principale dedicata appunto alla Santissima Trinità. Piccoli giardini pieni di fiori colorati e palme, un orto, e il campanile posto sull’ingresso fanno da cornice alla piccola ma originale chiesa.
Lasciato quest’ameno posto e seguendo le indicazioni, prendiamo la direzione per il Monastero di Gouvernetou, seguendo una strada che ben presto diventa quasi sterrata e che corre tra tornanti e burroni su per le adiacenti colline.
Finalmente arriviamo davanti all’ingresso del monastero (dall’aspetto di una fortezza veneziana) ma sia il giardino adiacente sia tutto il complesso sembrano disabitati: sbirciando da una finestra, notiamo che ci sono dei lavori in corso e solo furtivamente riusciamo a fare alcune foto e una breve ripresa video. Dal Gouvernetou parte poi un sentiero che porta in dieci minuti alla Grotta dell’Orso e alla piccola cappella dedicata alla Madonna dell’Orso, sentiero che sembra perdersi tra le colline brulle in direzione del mare.
Ritorniamo al parcheggio e partiamo per Chania, seguendo a ritroso la strada fino quasi l’aeroporto, poi proseguiamo in base ai cartelli e ci ritroviamo al parcheggio gratuito antistante al Bastione Sabbionara, completamente costruito in mare e sul cui frontone l’emblema circolare del leone veneziano di San Marco è ancora conservato.
Mangiamo un’insalata greca (con la feta più buona che io abbia assaggiato) in uno dei ristoranti presenti vicino al bastione e poi entriamo nel porto veneziano, formato da due darsene separate da un molo: sul bacino orientale si trovano gli arsenali veneziani utilizzati per la costruzione delle galere mentre la darsena occidentale a forma di mezzaluna è oggi nulla più che un luogo turistico, circondato da ristoranti con tavoli all’aperto dove s’incontrano di sera turisti in passeggio e studenti locali. Il faro all’ingresso del porto è una costruzione moderna eretta dagli egiziani sulle fondazioni dell’antico faro veneziano ed è conosciuto appunto come faro egiziano.
Al centro del porto troviamo la piccola moschea dei Giannizzeri o Giali Tzamisi (è l’unica moschea conservata della città) mentre il resto della darsena è occupato da ristoranti e locali dove rinfrescarsi dal caldo pomeridiano. Prima però facciamo un giro per il quartiere di Topanas, che è situato alle spalle della fortezza Firka (ora Museo Marittimo): proprio tramite un vicoletto adiacente arriviamo sulla Theotokpolou, la via principale su cui si affacciano i bei palazzi colorati, i negozi, le boutique e le gallerie d’arte che danno un tocco bohemien al posto. Proseguiamo lungo la Zabeliou e ci perdiamo tra gli adiacenti vicoletti, alla ricerca di piccoli caffè, giardini fioriti e negozietti di souvenir o artigianato. Sbuchiamo quindi sulla Venizelou Square e ci concediamo da Gallini, un bar sul porto, la meritata sosta dopo la bella passeggiata.
Prima di andar via, facciamo un salto alla Cattedrale ortodossa e poi, tramite la Kanevaro, attraversiamo il vecchio quartiere marinaro di Kastelli, dove troviamo alcuni resti della vecchia città di Kydonia. Da lontano, ammiriamo il minareto della Chiesa ortodossa di San Nicola, che svetta un po’ su tutto il centro storico.
Dal parcheggio, riprendiamo la strada per il ritorno e, nel giro di un paio d’ore, siamo di nuovo ad Ammoudara, accolti da un magnifico tramonto.
7 settembre
E’ l’ultimo giorno di noleggio dell’auto, e ne approfittiamo per andare verso la parte orientale dell’isola, sia per visitare la zona sia perché ho letto notizie interessanti sull’isola di Spinalonga.
Stavolta ci dirigiamo sulla E75 verso l’aeroporto e poi proseguiamo fino all’ingresso di Agio Nikolaos: all’unico semaforo che s’incontra bisogna girare a sinistra, poi subito a destra seguendo le indicazioni e viaggiando dritti fino a Elounda, il porto da cui partono i battelli per Spinalonga.
Parcheggiata l’auto in uno spazio libero (al porto è molto difficile ma a pochi minuti di camminata ce ne sono alcuni gratuiti), facciamo il biglietto di 10€ alla rivendita sita di fronte la fontana al centro della piazza e partiamo poco dopo per l’isoletta: la traversata dura circa venti minuti e si percorre il tratto di mare azzurro sito tra la costa e l’isola di Kalydon.
All’attracco, scendiamo e compriamo i biglietti per l’accesso al sito, che costano 2€: ora possiamo visitare l’isola. Iniziando a salire lungo le mura e sotto un cocente sole, leggo dalla guida che l’isola fu di grande importanza militare ai tempi della Repubblica di Venezia, di cui si conservano ancora le imponenti vestigia che l’hanno resa una fortezza inespugnabile in mezzo al mare. La capitolazione al dominio turco avvenne nel 1715 e l’isola fu trasformata in fortezza ottomana e tale restò fino all’inizio del XX secolo, quando i Turchi furono a loro volta cacciati da Creta. Fu allora che si decise di sistemarvi le persone colpite dalla lebbra a Creta e il lebbrosario, l’ultimo in Europa, si trovava nel forte veneziano, restaurato dai lebbrosi stessi che vissero qui fino al 1957.
Seguiamo il percorso antiorario, passando davanti alle possenti mura e agli enormi bastioni che danno sul mare aperto e che permettevano di difendere l’isola da attacchi nemici.
L’enorme torrione che sovrasta la punta nord e che si affaccia su un meraviglioso mare invitante, ci indica che stiamo iniziando a percorrere la parte occidentale dell’isola, comprendente i resti della cittadina costruita durante le dominazioni straniere e poi ristrutturata dalla comunità di lebbrosi come un qualsiasi villaggio greco: visitiamo la chiesa ortodossa, il forno, l’infermeria, i magazzini e il porto, da cui arrivavano sull’isola.
Visitata l’interessante struttura, ritorniamo all’attracco e rientriamo a Elounda per riprendere l’auto e recarci ad Agios Nikolaos, una delle principali città dell’isola.
Parcheggiamo in centro e ci inoltriamo per le strade che circondano il piccolo porto fino a sbucare sul lago Voulismeni, una piccola insenatura rotonda circondata da locali e ristoranti (in uno dei quali ci fermiamo a pranzare con una buona insalata di mare e della calda pita). La città, infatti, è molto turistica e offre poche cose da vedere: facciamo un giro per i negozi sul lungomare e poi ci riposiamo davanti alla piccola chiesetta dei pescatori sul lago prima di rientrare ad Ammoudara e trascorrere la serata in una gelateria.
8 settembre
E’ giorno di riconsegna dell’auto quindi la riportiamo alla sede Europcar dell’aeroporto: dopo il controllo di routine, l’addetto ci segnala che è tutto ok e quindi possiamo andare. Visto che ci manca solo la principale città da visitare, dalla fermata dell’autobus sita di fronte prendiamo il numero 6 che ci lascia, dopo venti minuti, alla fermata di Liberty square proprio davanti all’edificio che ospita il Museo Archeologico. Quest’ultimo custodisce preziosi reperti degli scavi di Cnosso, Festo, Archanes, Zakros e molto altri siti archeologici dell’isola, dall’epoca Neolitica passando per il periodo Minoico e fino ai nostri giorni.
Scendiamo lungo la Dikeossinis fino a girare sulla sinistra nella 1866, giungendo così in pieno centro: la strada è pedonale e ricca di negozi e ristoranti. La percorriamo tutta, fermandoci a guardare bancarelle e vetrine, fino a Kornarou square, che troviamo in piena ristrutturazione.
Proseguiamo allora sulla sinistra fino alla piazza in cui si ergono le tre principali chiese di Heraklion: la Cattedrale di San Minas, la piccola chiesa di S. Minas e la chiesa di Santa Caterina.
La nuova cattedrale di San Minas si trova accanto alla piccola chiesa dedicata allo stesso santo, che è il patrono e protettore della città, ed è una delle chiese più grandi e più imponenti della Grecia. La piccola la troviamo chiusa ma la Cattedrale invece è aperta e ne visitiamo l’interno: si presenta davvero come una bella chiesa tipica ortodossa e l’interno si rivela molto ampio e alto.
Dietro a queste due c’è l’ex chiesa di Santa Caterina, costruita nel periodo bizantino e convertita in moschea sotto i Turchi: ora pare sia un centro culturale.
Ritorniamo indietro per vicoli e vicoletti fin di nuovo sulla 1866 e la percorriamo ora all’inverso, giungendo all’incrocio con la Dikeossinis che attraversiamo scansando il flusso incessante d’auto: siamo ora nel pieno del centro storico in quella che una volta era la Ruga Maistra, l’arteria principale della città nel periodo veneziano ora conosciuta come via 25 agosto. Allora come oggi univa la porta alla piazza principale della città e su di essa si allineano i più begli edifici dell’epoca ossia la Loggia, il Palazzo Ducale e il Palazzo del Capitano.
Appena entrati nella strada, troviamo la Fontana Morosini o dei Leoni, la più conosciuta a Heraklion e uno dei più bei monumenti della città: è ornata con rilievi di scene tratte dalla mitologia e dalla vita marina, come i tritoni e delfini, con stemmi e, sopra la vasca, ci sono quattro leoni dalla cui bocca scorreva l’acqua.
Proprio di fronte, la chiesa cattedrale di San Marco dei Veneziani, oggi sede della Pinacoteca Comunale: fu la prima chiesa costruita dai veneziani e ovviamente dedicata al Santo.
Più avanti c’è il più importante edificio pubblico dai tempi dei veneziani, la Loggia: considerata uno dei più bei monumenti architettonici di quel periodo, oggi ospita il municipio.
Proprio alle spalle si erge la chiesa di San Tito, che ospita la testa del santo primo vescovo di Creta: per i cretesi è un posto sacro ma lo è anche per gli ortodossi, vista la lunga coda di gente dell’est in attesa per baciare la reliquia.
A questo punto ci concediamo un giro anche tra le vie pedonali di questa zona per poi, dopo aver costatato che ci sono gli stessi negozi di una qualunque città europea, incamminarci verso il porto, che raggiungiamo con una breve passeggiata.
Attraversiamo la trafficata via e arriviamo sotto un sole cocente al Castello a Mare eretto dai veneziani: sulla porta d’ingresso, due grandi leoni di San Marco ricordano la potenza di Venezia nel Mediterraneo nel 1500.
Purtroppo non è visitabile poiché in restauro ma la sosta ci permette di ammirarne la potenza e la maestosità e, soprattutto alla sua ombra, di godere il fresco della brezza marina.
Visto che è ora di pranzo, decidiamo di rientrare ad Ammoudara per trascorrere il pomeriggio sulla spiaggia così prendiamo il n. 6 dalla stazione bus sita proprio di fronte l’ingresso del porto: per raggiungerla, passiamo davanti alle rovine dell’arsenale.
L’autobus ci impiega scarsi venti minuti per lasciarci alla fermata dell’albergo e noi, dopo aver fatto rifornimento di frutta all’appartamento, andiamo in spiaggia per trascorrere un piacevolissimo pomeriggio tra il relax e il refrigerio del mare.
9 – 10 settembre
Le ultime giornate si trascorrono nel più tranquillo far niente: tanto sole, tanto mare e tanto riposo. La sera si fa il classico giretto per la piccola cittadina balneare e acquisto dei soliti ninnoli da portare a ricordo per amici e parenti. L’unico momento degno di nota è che l’ultima sera ci siamo concessi una cena greca da Kritiki Spiti, una taberna situata sulla Andrèa Papandreou, la strada principale di Ammoudara: si mangia davvero benissimo e si spende poco (17€ per una cena con moussaka, fricassea d’agnello, antipasti, insalate, vino e dolci tra le portate scelte).
11 settembre
Sono le 04 del mattino quando il taxi prenotato dal nostro concierge la sera prima ci attende già fuori all’ingresso principale: un tragitto di appena venti minuti tra le strade deserte con una spesa di 20€ e siamo davanti la zona partenze dell’aeroporto di Heraklion.
Il check-in automatico è celere, così come il drop-off della valigia poi, dopo i controlli e l’attesa, decolliamo puntuali alla volta di Atene. Il breve volo ci permette di ammirare l’alba sulle isole greche e di apprezzare il buon cornetto e il caldo caffé offertoci a bordo.
Ad Atene abbiamo giusto un’ora di transito ma solo dopo aver effettuato i controlli ci accorgiamo che la zona duty shop è situata fuori da quella degli imbarchi così, per la fretta di giungere al gate e convinti che dopo avremmo trovato dove comprare dolci e vino, siamo restati fuori dal far compere. Inoltre sbagliamo gate e all’ultimo minuto ci accorgiamo di esserci approssimati a un cancello errato: per fortuna la corsa a quello giusto ci porta al momento che l’imbarco è appena iniziato quindi saliamo sull’aereo in tempo e decolliamo alla volta di Milano, giungendovi dopo più di due ore di volo.
Ritirata l’auto e proseguito per casa, diamo termine alla nostra trasferta greca e alle vacanze.
Costi
Ricapitolo le spese effettuate:
Il volo Easyjet è costato 91€ mentre il volo Aegean Airlines è costato 98 € a persona, entrambi con un bagaglio da stiva (20 kg la prima e 23 kg la seconda);
Le 4 notti ai Markakis Studios di Thira sono costate 400€ mentre le 11 notti agli Emi Apts di Ammoudara ci sono costate 539€ per un totale di 939€ pari a 470€ a persona.
Il passaggio in nave tra le due isole ci è costato 60€ a persona (piccolo lusso: abbiamo viaggiato in prima classe, vista la poca differenza di prezzo con la seconda) e il noleggio dell’auto a Creta 230€ (inclusa la benzina) da dividere in due: a conti fatti, abbiamo speso a persona in totale poco più di 800€ per 16 giorni di vacanze che, con gli extra, sono lievitati ad un massimo di 1.200€.
Riflessioni
Due splendide isole, diverse nella morfologia e nella storia.
Santorini deve la sua fama alla megacatastrofe avvenuta più di 4.000 anni fa, che allora la ridusse in briciole e fece scomparire la civiltà minoica: ora i resti permettono di far prosperare l’isola grazie ai suoi meravigliosi panorami, agli scavi emersi e ai villaggi cicladici tradizionali appollaiati sulla cornice della caldera.
E’ un’isola che si può visitare con tutti i mezzi anche se i prezzi sono più alti in confronto ad altri posti greci: le sue strade sono buone; i suoi alberghi ben tenuti e, con un po’ di accortezza, si può cenare a prezzi abbastanza modici.
Creta anche si presenta come un’isola ben servita e ben strutturata: le sue strade sono scorrevoli anche se talvolta mancano di un po’ di segnaletica più precisa ma portano ovunque; la ricettività alberghiera è per tutte le tasche; i trasporti sono efficienti e i prezzi contenuti.
Consiglio vivamente una vacanza in questi posti, volendo anche combinandoli come ho fatto io.