Sant’Agata festa barocca

Catania è famosa al mondo per le celebrazioni religiose e folcloristiche in onore di Sant'Agata, patrona della città, che richiama ogni anno nei primi giorni di febbraio centinaia di turisti.
Scritto da: nunzio79
sant'agata festa barocca
Partenza il: 03/02/2010
Ritorno il: 06/02/2010
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
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Catania è una città bellissima, seconda città della Sicilia dopo Palermo, famosa per le sue specialità gastronomiche, per la movida notturna, perchè patria di grandi personaggi come: Vincenzo Bellini e Giovanni Verga. Catania è conosciuta anche per le celebrazioni che annualmente si svolgono ai primi di febbraio in onore alla patrona Sant’Agata vergine e martire, da buon catanese voglio descrivervi in maniera dettagliata questo evento, che ricordo ha il suo clou nei giorni che vanno dal 3 al 6 febbraio, consiglio a chiunque volesse assistere alla festa di prenotare con anticipo un albergo o un bed and breakfast in centro città, considerando che nei giorni di festa questi saranno pieni di turisti e sicuramente i prezzi lieviteranno un pò. La festa inizia ufficialmente il 3 febbraio a mezzogiorno con una grande processione detta della “luminaria” o semplicemente “offerta della cera”, in questa occasione le autorità (sindaco e assessori) si presentano a bordo di due settecentesche berline del senato catanese, una vera attrazione perchè traianate da bellissimi cavalli e perchè precedute da un corteo di paggi del comune, che indossano abiti settecenteschi e curiose parrucche bianche. Il corteo si snoda dalla Piazza Stesicoro, dove troviamo l’anfiteatro romano sino in cattedrale in piazza Duomo. Alla processione partecipano tutte le associazioni religiose e civili della città, i gonfaloni di comune, provincia e ateneo. Chiudono undici grossi cerei dette “candelore” portate a spalla da un numero di uomini “portatori” che varia a seconda del peso e della grandezza da un minimo di 4 ad un massimo di 12, questi fanno eseguire alla “candelora” una tipica danza popolare, che prende nome di “annaccata”. Le candelore sono di straordinaria bellezza, tutte in stile barocco con legno intagliato e ricoperte da statue, nastrini, bandierine. Ogni candelora rappresenta il cero che le varie corporazioni cittadine offrono alla santa, abbiamo, quindi: il cereo dei pescivendoli, il cereo dei macellai, quello dei fruttivendoli, dei fiorai, dei salumieri, dei pastai, dei vinaioli, dei panettieri (la candelora più pesante) ect. I giorni che precedono le festa queste candelore vanno in giro per i quartieri della città, ma soprattutto dove ci sono i mercati popolari al seguito di bande musicali popolari, che intonano motivi carnascialeschi per attirrare l’attenzione della gente e raccogliere qualche offerta in denaro. Insomma una festa dentro la festa, che affascina da tempo immemorabile. La sera del tre febbraio alle 20 nel bellissimo scenario barocco di piazza del duomo all’ombra del mitico “liotru” l’elefante in pietra lavica simbolo della città e sotto il settecentesco palazzo municipale addobbato a festa,si svolge un evento molto atteso per la città lo spettacolare fuoco pirotecnico della “sera tre”, che negli ultimi anni è ancora più bello di intensità, colori e musica perchè abbinato a concerti di musica classica.Lo spettacolo di fuochi secondo la tradizione serva a svegliare la santa che dorme in modo tale che è già pronta per i 2 giorni a seguire quando hanno luogo le processioni con la patrona. La mattina seguente prestissimo, infatti, alle 5 del mattimo la piazza è gremita di fedeli, che indossano una tradizionale veste bianca e capo coperto da berretto nero, che è il cosiddetto “sacco votivo”indossato per grazia ricevuta o per devozione alla santa, secondo la leggenda ricorda l’episodio del ritorno in patria delle reliquie, dopo che erano state trafugate dal generale Giorgio Maniace come bottino di guerra, la notte del 17 agosto 1126 al suono miracoloso delle campane che avvertirono i cittadini del ritorno di Agata, non persero tempo a vestirsi e correre cosi come si trovavano in camicia da notte. La cattedrale è piena zeppa la gente aspetta con ansia di vedere il volto roseo e sorridente di Agata, che tutto l’anno rimane chiuso nella cappella a lei dedicata. Il momento tanto atteso è arrivato il busto reliquiario di Sant’Agata coperto da ogni sorta di gioiello (tra cui la corona donata da Riccardo cuor di leone) esce nel tripudio generale tra pianti, applausi e grida di “Cittadini tutti devoti tutti, Viva Sant’Agata”, che sarà la colonna sonora della processione, il busto reliquiario fu costruito nel 1300 da un senese il Di Bartolo l’interno contiene il cranio della santa e la mandibola, mentre il resto del corpo si trova nello “scrigno” un altra preziosissima cassa reliquaria. Alle 7 inizia il giro esterno la processione del 4 febbraio che abbraccia i quartieri periferici della città, dove in ogni angolo è uno straordinario scenario di fede e folclore a tutte le ore del giorno e della notte, tra zucchero filato, bancarelle, palloncini colorati e carne alla brace che viene arrostita e accompagnata da qualche bicchere di vino, questo per rifocillare il corpo dopo la fatica di tante ore in processione. Il momento culminante del 4 febbraio è il passaggio della santa dai luoghi del martirio, secondo la pietà popolare, il volto di Agata diventa triste a ricordare i tormenti subiti in vita. Sant’Agata fu uccisa perchè cristiana e subì il martirio alle mammelle ecco perchè è invocata contro le malattie al seno, un dolce tipico della festa sono i cosiddetti “minni di sant’aita” le cassatelle di ricotta, che vengono preparate a forma di seno, vogliono ricordare questo tremendo supplizio applicato per mano del proconsole Quinziano alla giovinetta catanese. Un altro dolce molto noto sono le olivette verdi di pasta reale, anche questa nata per causa di una leggenda, quando fu arrestata, si fermò per allacciare un sandalo in quello stesso luogo fiorì un albero d’ulivo, i cittadini raccolsero i frutti di quell’albero (ancora oggi visibile ai piedi della chiesa di Sant’Agata al Carcere, nei luoghi del martirio) e li conservarono come reliquia. Il 5 febbraio al tramonto ha luogo la processione del “giro interno” nel centro storico catanese lungo la Via Etnea salotto di Catania, un atmosfera indescrivibile, che si può provare solo vivendola, fa di questa manifestazione popolare una vera festa barocca, la Santa è posta sulla “vara” un fercolo d’argento bellissimo, che viene trainato da migliaia di cittadini con il “sacco bianco” agitando continuamente i fazzoletti in segno di giubilo e preceduti dal corteo luminoso e unico delle candelore. Vista dall’alto è di straordinaria bellezza, un pittore non riuscirebbe ad immaginare uno scenario cosi straordinario. La processione inizia intorno le 18, ma è facile pensare che tra fuochi d’artificio, che illuminano la notte catanese, preghiere, fermate per scaricare l’enorme quantità di cera offerta alla santa per grazie ricevute (più grosso è il cero più la grazia è stata grande) l’incedere è lentissimo, alle 4 del mattino il fercolo raggiunge la Piazza Cavour a nord della città detto “il borgo” perchè qui si trova la chiesa di Sant’Agata al borgo e assonati, stanchissimi per l’enorme fatica si riscende la Via Etnea sino all’incrocio con i quattro canti, per un appuntamento pericoloso e suggestivo: “la salita di Via San Giuliano” una salita ripida, che tocca anche il 10% di pendenza e che la si deve affrontare di corsa, che diventa fondamentale secondo la tradizione per le sorti della città, infatti, è segno di buona annata se la corsa viene effetuata tutta di tirata senza fermate, mentre è cattivo aspicio quando la “vara” si ferma o qualcuno cade rischiando di essere calpestato dall’immensa folla. Ovvio che in caso di pioggia la strada resa viscida renderà ancora più problematica l’ascesa, che deve compiersi per completare il giro e ritornare poi in cattedrale. Il suono della campanella del “capo vara” da il via tutti “i devoti” ascoltano e tirano il pesante fercolo, che carico di cera arriva anche a 17 quintali, la fatica è enorme, la folla segue tutta di un fiato l’incedere della macchina votiva, che arriva all’angolo di Via Crociferi, è fatta! la vara ha compiuto senza incidenti la salita ora scoppia l’applauso liberatorio, i devoti si abbracciano e gridano ancora con l’ultimo filo di voce rimasta “Viva Sant’Agata”. Sono le 8 del mattino del 6 febbraio. Prima di rientrare in chiesa il fercolo d’argento si ferma dinanzi la chiesa dei Benedettini sulla Via Crociferi per l’omaggio delle clarisse, che intonano dei canti di grande commozzione tant’è che vengono ascoltati in assoluto silenzio. Quando ormai è giorno pieno Sant’Agata ritorna in chiesa per essere deposta nella cappella, la festa è finita il devoto malinconico torna a casa perchè dovrà aspettare un anno prima di rivederla ma allo stesso tempo è contento di aver trascorso due giorni e due notti con la sua amata patrona, adesso può iniziare davvero il nuovo anno, si il nuovo anno perchè a Catania l’anno civile inizia il 6 febbraio perchè il vero capodanno catanese è rappresentato dalla festa di Sant’Agata.


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