San Pietroburgo nel cuore
Esco dal surriscaldato ingreso e mi prendo un pugno ghiacciato sulla testa, il generale inverno qui è a -26°C e subito capisco che il berretto non è solo un sinonimo di appartenenza locale, ma un mezzo di sopravvivenza.
Riesco a prendere un taxi per il mio albergo e subito mi accorgo del traffico dominato da automobili vecchissime, tra le quale, ogni tanto, spunta qualche fuoriserie all’ultimo grido, tanto per specificare bene che i ricchi qui, lo sono fino in fondo, in tutti i sensi.
San Pietroburgo mi piace da subito. L’atmosfera ti rapisce e ti riporta ai racconti di Dolstoevskij, della grande madre russia e capisci all’istante che la città è cultura, con l’Hermitage (il secondo Museo più grande del mondo) fedele testimone, e che la gente è solare e socievole (almeno con me che sono straniero), molto più di quella vagonata di zombie che in Italia vivono di luoghi comuni, uno dei quali descrive i russi come un popolo depresso e triste.
I ponti sulla Neva fanno sognare gli innamorati, venditori ambulanti cercano nemmeno troppo convinti di venderti la loro mercanzia, un barbone a destra chiede incessantemente l’elemosina nella sua litania in un russo mischiato alla vodka, povera gente all’ingresso della metropolitana (peraltro ogni stazione è un piccolo capolavoro d’arte) e in mezzo a tutto la bellezza delle donne sovietiche, un misto di eleganza e sensualità avvolto nel mistero che trapela fuggendo da occhiate a volte simpatiche, a volte maliziose ma troppo spesso malinconiche.
La Prospettiva Nevskij, la grande arteria cittadina, descritta alla perfezione anche da Battiato in una sua canzone, ti immerge nella russia moderna, in negozi occidentali e in contrasto con la periferia staliniana dove vive la stragrande maggioranza delle eprsone, con il grigiore dei suoi palazzoni e le vie poco illuminate della sera, con l’orologio che rallenta al ritmo della neve che incurante di tutto, continua a cadere.
Giro per la periferia in compagnia di Viky, una ragazza che da allora e per 2 anni successivi sarà la mia compagna di viaggio prima e di vita dopo.
Le cupole d’oro delle chiese ortodosse fanno da contrasto ad un cielo grigio e cupo che raramente permette al sole di affacciarsi,. La cattedrale di San Pietro e Paolo,quella di San Isacco e poi tutto il resto.
Un viaggio che ti riamne nel cuore, che ti permette di amare e odiare questa città.
Me ne vado con la nostalgia forte della sua austerità, la malinconia ti assale e ti preme il cuore con una voglia di tornare che è paragonabile alla febbre d’africa. San Pietroburgo ti rapisce, ti entra negli occhi e si deposita, in silenzio, nel tuo cuore.
Di lì a poco visiterò anche Mosca, ma nessuna città al mondo mi donerà mai il fascino immenso dlla città degli Zar.
Grazie San Pietroburgo, do svidanija.