San Francisco – giro parchi – Los Angeles on the road e New York

S. Francisco - giro parchi - Los Angeles ON THE ROAD e- New York perfetta luna di miele
Scritto da: divino
san francisco - giro parchi - los angeles on the road e new york
Partenza il: 12/05/2008
Ritorno il: 31/05/2008
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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…Basta, mi sono deciso, voglio raccontare anche io il bellissimo viaggio in terra americana che ho fatto in occasione del viaggio di nozze, dopo aver letto diversi racconti ho capito come meglio raccontare questa esperienza. Anche se sono passati quasi 2 anni le 2450 foto e le 7 ore di filmati che ho fatto mi aiuteranno a scrivere una più che dettagliata recensione di quello che abbiamo visitato io Alessandro e mia moglie Simona. Si perché eravamo in viaggio di nozze, wow sposi il 10 maggio e partiti il 12. Siamo partiti da Milano Malpensa in piena crisi Alitalia quando fino all’ultimo non si sapevano le sorti della nostra compagnia di bandiera e questo diciamo che è stato un bel cruccio fino al giorno della partenza con ripetute telefonate all’agenzia di viaggio per chiedere conferma dei voli… Comunque. Sveglia la mattina alle 05:00 per affrontare il viaggio che ci porterà a Milano Malpensa il volo è previsto per le 11:00 ma volendo schivare il traffico milanese del lunedì mattina e tenuto conto di ogni eventuale inconveniente, partiamo con largo anticipo. Dopo quasi un’ ora dalla partenza facciamo un altro controllo per vedere se abbiamo preso tutto giusto per ingannare il tempo e per scaramanzia e cosa viene fuori ???? mi sono dimenticato la carta di credito e l’ indirizzo della zia d’America !!!!!!. Si perché anche io ho la famosa “zia d’America” (che sarebbe poi la cugina del mio ormai defunto nonno). Penseremo poi una volta arrivati a destinazione come affrontare il problema soldi anche perché abbiamo già pagato tutti i pernottamenti ,che sono la spesa maggiore. Il trasferimento procede benissimo, se non fosse che giunti a Busto Arstizio sbaglio l’ uscita per il parcheggio presso il quale abbiamo prenotato la sosta della macchina durante il viaggio. Nessun problema, telefonata al titolare del parcheggio che come un TOM TOM mi guida dritto al cancello d’ ingresso. Salutiamo la nostra Punto che rivedremo solo fra 19 giorni e carichiamo armi e bagagli sullo shuttle del parcheggio che ci porta all’aeroporto. Sbrigato il check-in con enorme anticipo, ci perlustriamo palmo a palmo l’ aeroporto e dopo il secondo giro ed un’abbondante colazione, ci concediamo anche un po’ di relax sulle poltroncine dotate anche di poggia gambe. Mentre Simona dorme io ripasso un po’ le varie tappe del viaggio on the road che ci aspetta.

S. Francisco Yosemite Park Death Valley Las Vegas Zion Canyon Red Canyon Bryce Canyon Monument Valley Grand Canyon Los Angeles New York

Viene chiamato il nostro volo e ci dirigiamo verso l’imbarco dove carichi come molle (anzi, come delle molle in viaggio di nozze) saliamo sul bus che ci porterà all’ aereo. Durante il check-in riusciamo ad ottenere i posti vicino al finestrino e riesco a scorgere le nostre valige sul nastro trasportatore che vengono caricate nella pancia dell’aereo. Partiamo puntuali alle 11 e nonostante il periodo travagliato che sta passando Alitalia ,la cortesia e il buon servizio del personale è davvero eccellente. Subito dopo il decollo dopo esserci stabilizzati all’altitudine e velocità di crociera, viene servito il pranzo di qualità discreta. Simona non riesce a gustarsi gran che perché le è rimasta sullo stomaco la colazione perciò ne approfitto io. Durante tutto il viaggio viene comunque lasciato attivo il servizio bar potendo accedere a bibite e snack, servizio gradito visto che il volo fino a New York, dove effettueremo lo scalo prima di arrivare a S. Francisco, durerà 6 ore durante le quali guardiamo un paio di film dai comodi monitor collocati nei poggia testa dei seggiolini di fronte a noi. Ogni tanto lo sguardo cade anche sul monitor dove viene fatta vedere la rotta che seguirà l’ aereo e il punto in cui ci troviamo per rendersi conto di dove si è e mi rendo conto che la strada che faremo sarà tanta. Ecco che scorgo la costa atlantica del continente americano dal finestrino e intravvedo Manhattan, ci siamo, stiamo atterrando….atterraggio perfetto siamo a New York, evviva !!!!! Il tempo è pessimo piove e c’è la nebbia ma noi dobbiamo solo aspettare 3 ore per la coincidenza con S. Francisco e ne approfittiamo,dopo aver sbrigato tutte le procedure di registrazione che comprendono la registrazione dell’identità con tanto di foto digitale e rilevamento delle impronte digitali, per fare un giro dell’immenso aeroporto JFK. Appena mettiamo il naso fuori da una delle porte di accesso la prima cosa che vediamo è uno dei mitici TAXI gialli che provvedo prontamente a fotografare. Ci dirigiamo verso le partenze dei voli nazionali ed è impressionante vedere quanta gente c’è ma poi pensando che in America prendono l’ aereo come noi prendiamo la corriera ti rendi conto che qui è normale vedere anche ragazzi relativamente giovani viaggiare da soli. Durante l’ attesa ci viene attaccato bottone da una coppia di sessantenni, i quali ovviamente appena apprendono che siamo in viaggio di nozze “honeymoon” ci fanno le congratulazioni e ci dicono di esser stati in Italia diverse volte. Ecco, ci siamo, ci imbarchiamo sul volo per S. Francisco, ancora una volta ho il posto vicino al finestrino e precisamente in corrispondenza del vano bagaglio dove riesco a scorgere le nostre valige che vengono caricate nella stiva da tre possenti omoni di colore. Ci tengo a controllare dove siano le valige perché, sentendo da amici che viaggiano spesso, a volte è capitato di avere problemi di ritardi nelle consegne dei bagagli. L’aereo comincia a rullare e ci accodiamo ad altri venti aerei, via tocca a noi, si decolla, riesco a scorgere e fotografare diversi campi da baseball e le nubi che ricoprono New York. Cala il sole e il cielo ci regala un bellissimo tramonto. Atterriamo a S. Francisco che ormai è sera, ritiriamo i bagagli e prendiamo un taxi…. Un mega taxi, un gippone con cambio automatico che è impressionante sentire come il motore sembri un motore elettrico tanto è silenzioso. Arriviamo al nostro hotel il Whitcomb su Market Street, prenotato da noi su www.octopustravel.com, e ci rechiamo in camera, una bella matrimoniale con un lettone enorme e la moquette ovviamente dappertutto. La prima notte è lunga e corta nello stesso modo ovvero, causa il fuso orario, si prende sonno tardi e ci si sveglia presto inoltre siamo attratti dalla mitiche sirene della polizia che avvertiamo in lontananza ma che ti fanno sentire come in un film….. Si questo viaggio sarà tutto come essere dentro ad un bellissimo film americano!

13 maggio S Francisco

Come detto la sveglia è di prima mattina e partiamo subito alla conquista della città, appena usciamo però veniamo calati in una realtà un po’ diversa da come ci aspettavamo ovvero sui marciapiedi sono presenti un sacco di senza tetto barboni homeless clochard …. In poche parole persone disperate che dormono per strada durante la notte e che durante il giorno vagano a rovistare i cestini in cerca di qualcosa da mangiare e di lattine di latta che una volta portate alla discarica frutteranno qualche dollaro. Proseguiamo un po’ titubanti anche perché siamo quasi da soli su questo stradone che è uno dei principali della città e che la taglia completamente. Non facciamo neanche 1 miglio ( siamo in America e ci adeguiamo alla loro unità di misura diversa dal nostro metrico decimale e che equivale a circa 1600 metri) e vediamo un capolinea delle mitiche CABLE CAR, tram-carrozze che vengono trainate tramite lo stesso principio delle funivie a sganciamento automatico se non fosse che il cavo di traino è affogato nell’asfalto e che lo sganciamento viene effettuato manualmente dai corpulenti manovratori che azionano anche il freno a pattino per arrestarle. Essendo un capolinea vediamo anche come vene eseguita la rotazione della CABLE CAR, la carrozza termina la sua corsa su di una grossa piattaforma dotata di binari e appoggiata su di una grossa ralla, l’operatore da solo o aiutato da un collega , spinge a la carrozza che compie così una rotazione di 180 gradi ed è pronta a ripercorrere al contrario il percorso appena effettuato E’ impressionante vedere come si inerpicano per le mitiche strade tutte sali e scendi ed è impressionante pensare che stiano ferme sia in salita che in discesa con il solo utilizzo di un pattino attivato dall’operatore. La cosa bella delle CABEL CAR è che sono tutte aperte e puoi fotografare e riprendere in tutta comodità tutto lo splendore della città detto fatto compriamo il biglietto valido per più giorni avendo visto quanto costa la corsa singola (5 dollari)facciamo un po’ di strada .La sensazione di stare in piedi su di una passerella a sbalzo è davvero insolita se si pensa che quando si incrocia un’altra vettura bisogna stare attenti a non sporgersi per evitare di urtare gli altri passeggere. Scendiamo dopo un po’ per visitare a piedi la città, il tragitto compiuto c’è servito per arrivar in cima alla collina perchè come saprete il centro è attraversato da una zona collinare che percorrere a piedi ti lascerebbe subito senza energie. Entriamo in un negozio di alimentari per rifornirci un po’ di bevande e cibarie varie anche perchè nonostante sia maggio e alla mattina si c’è un po’ fresco, verso le 10,30 la temperatura si è alzata notevolmente. Le dimensioni delle bottiglie da oltre 2 litri e le confezioni di snack enormi ci ricordano per l’ennesima volta di essere nel paese dove tutto è grande. Attraversiamo il chinese district (quartiere cinese) dotato anche di una porta di accesso completo di dragoni che fungono da guardiani. La perlustrazione del quartiere ci porta alla centrale/museo delle CABLE CAR ovvero là dove i cavi di traini sono motorizzati e sembra di essere in un impianto di risalita dove enormi pulegge, a rotazione verticale invece che orizzontale,ruotano generando tutto sommato anche non troppo rumore. Appese ai muri ci sono diverse bacheche che riassumo la storia delle CABLE CAR create appunto in passato perchè i cavalli facevano fatica a scavalcare con i carri carichi di materiale,la zona collinare .Risaliamo sulla CABLE CAR ed arriviamo sulla mitica FISHERMAN WARF la passeggiata del pescatore. Siamo assaliti da odori e rumori tipici della zona del lungomare, facciamo una lunga passeggiata tra artisti di strada turisti e negozi che vendono souvenirs arrivando fino al famoso PIER 39 (molo 39) dove è presente una discreta concentrazione di negozi, punti ristoro e una simpatica giostra a cavalli e l’hard rock cafè S Francisco. C’è però un’ altra cosa che attrae la nostra attenzione…. È uno strano rumore e nello stesso tempo un forte fetore di pesce marcio… Scorgiamo in lontananza delle zattere galleggianti sopra alle quali oziano moltissime otarie che se la spassano a prendere il sole mentre folle di turisti le fotografano, davvero un bello spettacolo se non fosse stato appunto per il forte odore ma che vuoi fare. La nostra passeggiata prosegue lasciandoci alle spalle il PIER 39 ed arriviamo alla zona di imbarco per i battelli che portano alla mitica ALCATRAZ !!!! Ci avevano consigliato di prenotare dall’Italia i biglietti ,per essere sicuri di trovare posto, ma la dea bendata è dalla nostra parte, ci avviciniamo alla biglietteria e riusciamo a prendere gli ultimi due biglietti a disposizione per quel turno ( il prossimo ci sarà tra 2 ore) così non dobbiamo perdere neanche un minuto per visitare uno dei miei miti americani tante volte vista per televisione. Si perchè sono praticamente nato a pane e film made in USA soprattutto western (ma di questo ne parlerò più avanti).Il viaggio dura quindici minuti e più ci avviciniamo più sale la frenesia di visitare il posto che una volta era un carcere di massima sicurezza e che ha ospitato gente del calibro di Al Capone. Il dito preme frenetico sul pulsante della macchina fotografica quando ancora il battello sta effettuando la manovra di attracco. Ecco siamo sulla mitica isola/prigione. Prendiamo le comodissime audio guide in italiano che passo passo ti spiegano dettagliatamente ogni ambiente e come si svolgeva la vita all’interno della prigione. Visitiamo il corridoio delle celle, la sala mensa, il cortile, il posto di guardia e arriviamo alle celle dove erano detenuti coloro i quali sono riusciti ad evadere e vediamo la riproduzione delle teste fantoccio che avevano utilizzato per ingannare le guardie. Fantastico, sembra di essere proprio nel film “Fuga da Alcatraz” interpretato dal mitico Clint Eastwood. Prima di ritornare sulla terra ferma passo (anzi il passaggio è obbligatorio,non gli devi insegnare niente a sti americani) dal punto souvenirs e mi compro una fedele riproduzione della ciotola di acciaio che usavano i detenuti per mangiare e bere con su inciso ALCATRAZ US PENITENZIARY. Tornati sulla terra ferma ci fermiamo, SEMPRE AL PIER 39 a mangiare qualcosa e su consiglio della mia insegnante d’inglese, Sara, ci mangiamo una squisita zuppa di granchio ed altri crostacei serviti in una ciotola ricavata da una pagnotta di pane svuotata della mollica,davvero molto succulenta. Riprendiamo a passeggiare seguendo quelle che sono le indicazioni dateci dalla nostra comodissima guida che ci siamo presi in biblioteca prima della partenza. Apro una piccola parentesi per un consiglio che può sembrare ovvio ma che è bene ricordare, se intendete fare un viaggio e avete bisogno di una guida del posto ma non avete particolare interesse ad acquistarne una o ne volete semplicemente diverse ,servitevi delle biblioteche con un discreto anticipo perchè anche noi ne abbiamo girate diverse. Prossima tappa RUSSIAN HILL dalla quale si gode un’ ottima vista della città accentuata anche dalla presenza di una torre dalla quale abbiamo fatto bellissime foto. Per arrivarci c’è da fare una lunga scalinata che Simona non è riuscita ad affrontare in un solo colpo, colpa anche del fatto che oggi c’è davvero caldo .Ripartiti ed arrivati quasi alla sommità ci accorgiamo di aver dimenticato la nostra guida sulla panchina della sosta …Noooooooooooo!!!!! cosicchè parto in discesa a vedere se , con poche speranze, ritrovo la guida visto che senza saremmo stati persi e con mio sommo piacere la ritrovo li ad aspettarci nonostante siano passate diverse persone .Chissà se sti americani sono così onesti o se una guida in italiano non faceva gola a nessuno??? fa niente, contento come una pasqua mi rifaccio per la seconda volta tutta la scalinata e raggiungo Simona che mi aspetta nel parcheggio ai piedi della torre dove è presente anche la statua di Cristoforo Colombo. La giornata di oggi è stata molto intensa e il fuso orario incomincia a farsi sentire perciò decidiamo di ritornare in albergo a darci una rinfrescata. Dopo un sonnellino usciamo per la cena anche se Simona è ancora stanca morta e la trascino a fatica (prendendomi molti insulti causa stanchezza )a vedere un miniconcerto in un locale il cafe du nord dove sempre la mitica Sara come regalo di nozze ci ha pagato il biglietto. Il locale è davvero carino stile americano in un sotterraneo anche se gli spettatori oltre a noi due e ai gestori si riducono a una decina. Dopo una birra e una coca ,leggendo implorazione negli occhi di Simona ci facciamo una camminata di venti minuti che ci riporterà all’albergo dove sprofondiamo in un pesante sonno.

14 maggio S Francisco

la sveglia suona prestissimo come sempre anche perchè le cose da visitare oggi sono sempre moltissime. Usciamo dall’hotel e ed entriamo nel bar che comunica con l’ ingresso dell’albergo e siamo travolti dalla popolazione multietnica della città, asiatici, gente di colore, indiani (dell’India) ecc…finita la pasta prendiamo con noi il comodo bicchierone di caffè annacquato da passeggio e iniziamo il nostro tour e ci imbattiamo nel mercato di frutta e verdura in prossimità del municipio (civic center plaza)che sembra la basilica di S. Pietro in scala ridotta. Prima però dobbiamo risolvere il problema dei soldi perchè è vero che abbiamo già tutti gli alberghi pagati ma dobbiamo anche magiare e comprare suovenirs e visto che i pochi contanti che ci eravamo portati dietro stanno finendo, Simona nei giorni scorsi ha contattato la banca che ci farà avere un congruo trasferimento tramite la wester union. Ci rechiamo dunque in uno degli uffici W U che dista poche decine di metri dal nostro hotel Withcom sulla Market Street e ci mettiamo in attesa con altre persone che decifriamo dopo un po’ essere barboni che probabilmente ritirano il sussidio, che si andranno a bere da qualche parte con la solita bottiglia di birra coperta dal sacchetto di carta. Si perchè a differenza di noi in Europa, in America è vietato bere alcolici al di fuori dei locali tranne se la tieni coperta, ed ho provato direttamente la cosa quando ho acquistato una bottiglia di birra che mi è stata data dentro ad una bustina di carta e il negoziante mi ha proprio fatto capire di tenercela. L’ ufficio, simile alle nostre poste, è composto da diverse casse e noto che i vetri sono molto spessi probabilmente anti proiettile e la presenza di ben 3 telecamere ci fa capire che da queste parti non scherzano. Prendiamo i nostri soldi e con fare disinvolto ci allontaniamo dall’ufficio fuori dal quale non mancano mai alcune facce losche. Torniamo al mercato e con nostro stupore vediamo che a S F si possono vendere le galline vive, che vengono messe tranquillamente dentro ad una busta di carta chiusa con due punti di graffettatrice…. Senza parole.(va detto che il banco è gestito da cinesi e la lunga fila di acquirenti è composta solo da cinesi ).Ci dirigiamo verso la JAPANTOWN PLAZA su Geary BLV dove troviamo un angolo di Giappone racchiuso in un piccolo centro commerciale a due piani affiancato da una torre in puro stile nipponico. I vari sushi bar presenti nel centro commerciale sono ancora quasi tutti chiusi essendo le 09,00 del mattino e chiudendo molto tardi. Dopo aver visto il visitabile e fatte le solite dozzine di foto, prendiamo l’ autobus in direzione UNION SQUARE e notiamo che quasi tutti gli autobus sono dotati di porta biciclette nella zona anteriore. Puoi perciò farti caricare dal conducente, che scende appositamente per te, la bici e tu intanto sali sul mezzo di trasporto, inoltre sono quasi tutti dotati di rampa per disabili. Giunti in UNION SQUARE ci mangiamo un succulento hot dog e notiamo che il prezzo varia a seconda dei venditori e di dove ti trovi se in un punto più o meno turistico. Entriamo in uno dei tanti centri commerciali a sette piani ma non ci facciamo distrarre dalla mercanzia in vendita e puntiamo subito all’ultimo piano dal quale grazie alla parete di vetro, possiamo fare delle foto dall’alto della piazza. E’ ora di pranzo e decidiamo di provare una delle tante rosticcerie cinesi attratti dai colori strani delle loro pietanze e anche dall’economicità della spesa (avremo tempo di strafogarci di Mc Donalds più avanti).Anche le bevande sono davvero molto strane e l’acqua è aromatizzata con tutti i frutti della terra .Io opto per una specie di chinotto aromatizzato e ne lascio li più di metà ( premetto che sono uno a cui non fa schifo niente ma a tutto c’è un limite) Ci dirigiamo ancora una volta verso il FISHERMANS WARF dove decidiamo di noleggiare un tandem per andare alla conquista del mitico GOLDEN GATE che abbiamo visto da lontano anche ieri. Il noleggio comprende l’affitto del caschetto, che essendo un po’ sudicio consiglio di metterci sotto un cappellino, e una cartina con diversi percorsi. Partiti……. Io davanti a pedalare e Simona dietro addetta alle riprese e alle foto. Il viaggio dura mezz’ora, lungo una ciclabile che costeggia la baia, con diverse soste per foto e rabbocco acqua visto che oggi fa davvero molto caldo. Giunti sul ponte lo spettacolo è davvero molto bello, si è colti dalla brezza della baia e dalla salsedine con la visuale della città dove si possono vedere le strade che si inerpicano sulla zona collinare. Attraversato il ponte ci dirigiamo verso SAUSALITO un grazioso paesino sulla collina che affaccia sulla baia. Dopo una breve perlustrazione prendiamo il traghetto che ci riporterà al Fishermans Warf per riconsegnare il tandem. Tornati sulla terra ferma facciamo un bel giro per i negozi di ghift ( cianfrusaglie e souvenirs ) prima di dirigerci in albergo a darci una rinfrescata e dirigerci poi all’aeroporto a ritirare la macchina che ci farà iniziare, nella giornata di domani, il viaggio ON THE ROAD in direzione YOSEMITE PARK .prendiamo la metro che ci porta fino all’aeroporto e al bancone della HERTZ ci dicono che la nostra macchina non è disponibile e che se vogliamo ce ne propongono una di fascia più alta ma dobbiamo pagare la differenza. L’alternativa è quella di aspettare un ‘ora e noi ci accomodiamo sulle poltroncine vedendo sfilare diversi clienti finchè non ci comunicano che è pronta la nostra e ci mandano nel garage sotterraneo dove è parcheggiata una flotta immensa di automezzi tra qui la nostra una splendida Toyota Corolla tre volumi che da noi non è neanche mai apparsa sulla rivista Quattro Ruote. Montiamo in macchina e io e Simona ci guardiamo con il punto interrogativo stampato sulla faccia dopo aver visto la presenza del mitico cambio automatico presente su tutte le macchine americane dalla utilitaria al gigantesco suv. No panic, vado a chiamare un addetto alla gestione del garage e mi faccio spiegare e mimare il funzionamento del cambio e dopo il segno della croce ci mettiamo in macchina e proviamo ad uscire dal parcheggio. Tooooogo il cambio automatico, dopo pochi chilometri e incroci ci prendiamo la mano o oserei dire il piede visto che ti devi abituare a non usare il piede sinistro per la frizione. Gironzoliamo un po’ per il centro e decidiamo di percorrere il GOLDEN GATE by night fino a SAUSALITO dal quale facciamo alcune foto in notturna della città. Tornando indietro, sempre percorrendo il GOLDEN, ci accorgiamo che l’ ingresso in città è soggetto ad un pedaggio di cinque dollari .Decidiamo di andare a cena in uno dei locali del FISHERMAN’S WARF che ci sembra il modo migliore per salutare S.F. E ci mangiamo un buonissimo granchio (craab) gigante dandoci anche una mossa perchè siamo arrivati alle 21,30 e qui che è ancora bassa stagione, i locali chiudono alle 22,00 e non come da noi che tengono aperto fino a tardi. Finito di cenare andiamo in albergo essendoci una temperatura abbastanza bassa che ci fa desistere dal fare una passeggiata inoltre la zona a quest’ora è abbastanza deserta e i locali chiusi.

15 maggio S Francisco

Sveglia di prima ora, chiudiamo le valige e sbrighiamo la procedura di check out dall’hotel, carichiamo le valige in macchina e facciamo colazione in bar “ammirando” i barboni che iniziano a svegliarsi dai marciapiedi e che rovistano nel bidone subito fuori dal bar a cacci di avanzi per fare colazione anche loro stessi. Decido che oggi non mi porterò dietro il bicchierone di caffè/latte (che tanto non finirei mai) e decido di lasciarlo sul bidoncino a disposizione di qualche povero disperato. Prendiamo la macchina e ci dirigiamo verso LOMBARD STREET la via più tortuosa del mondo resa tale per sormontare una grande pendenza anche se adesso è percorribile solo in discesa ed ha acquistato principalmente un valore turistico più che funzionale. Foto di rito con sfondo la mitica strada e dell’ottima visuale dall’alto della città, ripercorriamo il GOLDEN GATE in direzione SANTA ROSA per trovare la zia d’ America senza prima aver ammirato per l’ ultima volta i mitici camion della nettezza urbana con carico frontale del cassone che tanto hanno caratterizzato diversi film polizieschi ambientati a SF. Impostiamo la via sul navigatore satellitare, che abbiamo fortemente voluto sulla nostra macchina e vivamente consigliatoci da Stefania la nostra tour operator dall’Italia, e dopo circa un’ora di viaggio percorrendo la Napa Valley con un caldo micidiale, arriviamo a destinazione dritti dritti nel residence dove abita la zia più che ottantenne. Percorrendo la free way ( autostrada ) a sei corsie vediamo i mitici camion americani che non finiscono mai e i Pick up con ruote gemellari che trainano roulotte lunghe sei metri e dietro magari anche il carrello con le mitiche HARLEY DAVIDSON. Suoniamo al campanello e rispondiamo in italiano alla frase che ben poco interpretiamo. Si è lei è la prima volta che la vedo però sono colto dalla stessa emozione che potrei avere nel rivedere un parente caro e conosciuto dopo tanti anni e ci dilunghiamo una lunga chiacchierata. Che bello vedere dal vivo una casa americana con la moquette dappertutto. Ci aspettano otto ore di viaggio per arrivare a YOSEMITE e salutiamo caldamente la zia visto che sarà la prima e ultima volta che ci vedremo. Percorriamo la strada a ritroso e facciamo il BAY BRIDGE il ponte a due piani che è dalla parte opposta della baia di SF rispetto al GOLDEN. Ci mettiamo un po’ ad uscire dal centro abitato si SF perchè nonostante le sei corsie il traffico è molto intenso. La macchina oltre al cambio automatico è dotata anche del cruise control ovvero di un dispositivo tramite il quale puoi impostare la velocità di crociera e con una leva puoi aumentarla e diminuirla. Guidare così è tutta un’ altra cosa e ti stanchi molto meno che a fare 150 chilometri delle nostre autostrade. Giunti a circa un paio d’ ore dalla meta ci troviamo praticamente in mezzo al niente e il paesaggio comincia a mutare nel classico paesaggio con flora collinare, e dato l’ orario ,circa le 18, siamo solo noi in giro per strada quando improvvisamente la mia attenzione ricade su di una spia colore ambra che si accende nel cruscotto della macchina…… Niente panico !!!!! Simona rovista nel vano porta documenti ed estrae il libretto di uso e manutenzione che ci affrettiamo a leggere e quando leggiamo che “ SE SI ACCENDE LA SPIA RIVOLGERSI IMMEDIATAMENTE AD UN’OFFICINA”….. Ok panico!!!! siamo in mezzo al niente o quasi e dove la troviamo una benedetta officina, l’allegria che ha caratterizzato il viaggio fino ad ora si tramuta in un silenzio quasi religioso e i nostri occhi sono sempre rivolti verso il cruscotto a fissare quella maledetta spia quando dopo circa mezzora si spegne…. MA VIEEENIIII… L’umore cambia di nuovo, sembra quasi che abbiamo vinto lo lotteria di capodanno e se avessimo avuto una bottiglia di spumante l’avremmo stappata. Ci faremo l’ abitudine a vedere la spia accendersi e spegnersi più volte durante il nostro viaggio on the road. Calano le tenebre e arriviamo al 9972 Yosemite Cedar Lodge sulla 140 Hwy e ci godiamo la serata nel vicino ristorantino dove non si mangia niente male e anche i lettoni queen size sono davvero molto comodi. Buona notte America!

16 maggio YOSEMITE PARK

Pronti via, sveglia alle 7, colazione al bar della reception con l’ inseparabile bicchierone di caffè e via dentro la Yosemite Valley passando dal “casello” dove il cordialissimo ranger ci fa pagare il pass e ci da del materiale informativo. Mi sento come in un film, il classico film ambientato nei boschi americani dove ci sono i campeggi e la gente si ritrova intorno ad un falò a raccontarsi storie assurde di esseri mostruosi sono talmente eccitato che appena vedo una sequoia, neanche tanto enorme ma comunque di dimensioni ragguardevoli, parcheggio di traverso giù di strada e corro ad abbracciarla. Questo è quello che ho sempre desiderato e che mi sono sempre limitato a vedere per televisione: TANTA NATURA WILD LIFE. Foto di rito e riprendiamo il percorso con l’ auto fino al centro informazioni dove ci confermano che il Tioga Pass è chiuso per neve e dovremmo fare un bel giro per andare alla DEATH VALLEY. Vediamo diverse cascate e alberi, enormi, tutto intorno a noi e l’ half dome, una parete granitica che si staglia in verticale , palestra di roccia molto frequentata e finalmente facciamo conoscenza dei mitici cip e ciop ovvero gli scoiattoli che ritroveremo in diversi parchi fino a Central Park di NEW YORK. La nostra escursione a piedi prosegue fino al Mirror Lake dove un monte si specchia sulle acque limpide del lago facendo un effetto specchio davvero molto bello e decidiamo di pranzare al sacco proprio in quel posto incantevole avendo fatto la spesa nel market vicino al centro informazioni. A farci compagnia abbiamo l’ immancabile scoiattolo al quale di tanto in tanto allunghiamo piccoli pezzetti di pane ma senza esagerare perchè il regolamento del parco è severo e vieta di dare da mangiare a qualsiasi animale e a tenere ben sigillati gli alimentari per evitare che gli orsi possano annusarne gli odori e provocare dei seri problemi alla salute dei campeggiatori. All’interno del punto informazioni tutte queste regole sono ampiamente esposte con tanto di video dove si vede appunto un orso che distrugge un’ auto alla ricerca del mangiare che qualche campeggiatore ha mal confezionato il cui odore lo ha attratto. Anche i bidoni sparsi lungo i percorsi sono a prova di orso in quanto blindati e saldamente ancorati al suolo. Quasi alla fine del pranzo al sacco vediamo un cervo femmina che ci delizia della sua presenza tuffandosi letteralmente in un’ ansa del lago al fine di refrigerarsi ed abbeverasi. Proseguiamo il nostro giro risalendo il fiume che transita per la valle con alcuni punti caratterizzati dal fragore delle rapide ed altri con una calma e silenzio degni di un film muto, fino a raggiungere un ottimo punto di vista dal quale godere la vista di alcune rapide e cascate e rabboccare le scorte di acqua che stanno calando dato il discreto caldo. Ciò e possibile grazie ai diversi punti WC disseminati qua e la lungo il parco dotati anche di abbeveratoi alimentati con acqua di fonte, tenuti davvero in modo molto egregio grazie al lavoro dei gestori del parco e dall’educazione dei turisti che colti da così tanta bella natura sono portati a non sognarsi nemmeno di rovinare un così bel paesaggio. Prossima tappa è il campo indiano allestito magistralmente dietro al visitor center ad ingresso gratuito dove si posso ammirare degne ricostruzioni di capanne indiane e sembra di entrare dentro al film balla coi lupi quando verso la fine del fil gli indiani si rifugiano all’interno di una valle che sembra essere proprio quella della Yosemite…. Mi viene ancora la pelle d’oca al sol pensiero. Ci dirigiamo ora al market per fare un po’ di acquisti di souvenirs e rifocillare le nostre scorte alimentari ampiamente ripristinate grazie alle moltitudini di leccornie che mette a disposizione il market. Torniamo alla macchina e ci dirigiamo verso l’hotel senza prima fermarci di tanto in tanto a fare le ultime foto ed ammirare il sole che tramontava dietro alle montagne regalandoci colori davvero emozionanti. Anche un cervo viene a salutarci ovvero, si è trovato per caso a brucare l’ erba senza dar troppo conto alla fila di turisti che si fermavano lungo la strada attratti da un degno rappresentate di wild life. La serata trascorre tra al ristorantino del resort e il solito giro digestivo, all’interno del negozietto di souvenirs, per poi coricarci nei comodi lettoni. Domani sveglia all’alba perché ci aspetta un lungo trasferimento per la DEATH VALLEY.

17 maggio DEATH VALLEY

La sveglia suona prestissimo e dopo la colazione,fatta all’interno della camera dotata di riscaldatore d’acqua caffè e latte in polvere (cosa che ritroveremo in diversi hotel)siamo in macchina alle 5,30 giusto per festeggiare la prima settimana di matrimonio, e come regalo ci concediamo 9 ore di viaggio durante le quali vediamo il variare di continuo del paesaggio che passa dalla ricca vegetazione fino al deserto della DEATH VALLEY. Anche se l’ ho già detto voglio ripeterlo<< la guida con il cruise control è davvero una figata !!!>> perché , visto che tutti rispettano i limiti , ( pena anche una notte in cella ) è rilassante non doversi preoccupare di quello che ti sta davanti e di quello che ti sta dietro….. Non ci si raggiunge mai per ore e ore di viaggio. Sosta nel classico Mc Donalds al quale abbiamo devoluto gran parte delle nostre finanze… Questo negozio però, probabilmente perché siamo in un paesino di passaggio, ci riserva una sorpresa gradita…. All’atto della consegna del vassoio con tutte le nostre ghiotte schifezze ci viene chiesta la taglia del bicchiere e ce lo danno vuoto facendoci un cenno ed indicandoci il distributore di bibite che si trova , non dal lato degli inservienti come siamo abituati a vedere qui da noi, ma bensì nella sala ristorante quindi ti servi da solo Io e Simona ci guardiamo un attimo negli occhi e quasi all’unisono diciamo << seeee una cosa così in Italia sarebbe impossibile !!!!!!>> è forse è vero, da noi la gente ne approfitterebbe a dismisura. Noi comunque, ben istruiti da alcuni ragazzetti dotati come noi del bicchierone da quarto di gallone ovvero da un litro, dopo aver bevuto per consumare il normale pasto riempiamo il bicchierone di coca e ghiaccio perché il viaggio è ancora lungo e la temperatura è già molto alta. Naturalmente la macchina è dotata di un vano porta bicchierone di giusta misura che sulle nostre auto sarebbe inappropriato. Riprendendo il viaggio incontriamo sulla strada quello che mi sono ripromesso diventerò un giorno da grande …. Un motociclista che cavalca una HD con casco a scodella bandana con il teschio stampato e vestito completamente di jeans con le frange di cuoio legate alle manopole…. Scusate ma anche io insieme a Simona siamo due motociclisti che hanno passato fino ad oggi le vacanze estive on the road su di una moto,e il solo vedere la cosa ci ha stuzzicato la fantasia. Siamo sempre più vicino alla meta e il paesaggio è diventato davvero desertico la temperatura all’esterno della macchina è davvero alta anche se secca, siamo solo noi in mezzo alla strada e leggendo la guida impariamo che lungo la strada si possono trovare delle cisterne per il rifornimento dell’acqua per i radiatori perché poco più avanti inizierà una zona di saliscendi abbastanza impegnativi che mettono a dura prova i motori delle macchine e dei camper che di tanto in tanto abbiamo incrociato in direzione opposta alla nostra . Questi tipi di problemi si possono avere soprattutto nei mesi da giugno ad agosto perché caldissimi però nonostante siamo a metà maggio il caldo è davvero insistente quindi onde evitare problemi , e ripensando alla spia che ci si è accesa qualche giorno fa, attraversiamo la zona incriminata facendo attenzione a non far sforzare troppo il motore anzi spegnendo il climatizzatore prima delle salite più lunghe. Giungiamo nei pressi di un avamposto di mezzi di soccorso dove leggiamo la storia della death valley chiamata così da un gruppo mormoni ricercatori d’ oro diretti ad ovest i quali un volta riusciti ad attraversare la valle con temperature altissime ,dissero << per fortuna siamo riusciti ad uscire da questa valle della morte >>. Poco dopo sembra di essere davvero in un deserto perché fanno la loro comparsa le dune di sabbia, che si sono formate con l’ accumularsi delle sabbie trasportate dai venti, e la sensazione è davvero singolare. Intanto ci fa da sfondo come paesaggio una grande fabbrica dove si estrae e lavora il borace. Il borace viene usato ampiamente in detergenti, addolcitori d’acqua, saponi, disinfettanti, e pesticidi e può essere anche facilmente convertito in acido borico o borato. In farmacopea l’acido borico si usa come leggero antisettico per la pulizia degli occhi. Questo minerale era estratto manualmente e veniva trasportato su enormi vagoni trainati da diverse coppie di muli ed è ed era l’ unica fonte di guadagno della zona. Sul bordo della strada compare un cartello indicante la scritta sea level (livello del mare) ed è segno che siamo già entrati nella zona depressionale, la Death Vallley si trova infatti in una depressione di meno 86 metri sotto il livello del mare. Inutile dire che tutti questi dettagli sono ampiamente ripresi e fotografati. Finalmente arriviamo a Furnace Creek visitor center, l’ingresso della death valley e mentre ci informiamo leggiamo la temperatura del termometro posto in zona d’ombra ovviamente e segna 44°C anche se essendo secchi sono difficilmente percepibili, che è il pericolo maggiore perché rischi di disidratarti senza rendertene conto. Giungiamo al furnace creek ranch dove abbiamo prenotato per il pernottamento e subito dopo facciamo un giro per il ranch dove troviamo i resti di tutti quelli che erano i dispositivi di trasporto del borace di una volta come carri e calessi di legno con ruote enormi ( probabilmente perché la conformazione del terreno era tale da dover impedire al carro di piantarsi in mezzo ai sassi ) e tutta una serie di ricostruzioni di unità abitative proprie dei villaggi visti nei film western. Saremmo tentati di fare un tuffo in piscina ma dato l’ orario, circa le 16, abbiamo paura di scottarci. Non riusciamo più a trattenerci, prendiamo la macchina e ci dirigiamo a bad water a vedere il punto più profondo della depressione indicato anche questo con un bel cartello dove tutti i turisti, noi compresi, fanno la foto ricordo. La zona è tutta circondata da colline e su di una di queste è stato messo un cartello abbastanza visibile con scritto livello del mare per potersi rendere conto così direttamente di quanti metri ci si trovi sotto il livello. Il terreno è ricoperto da una spessa crosta di sale perché qui una volta, milioni di anni fa , c’era il mare mentre adesso rimane una piccola pozza d’ acqua dentro la quale con nostra grande meraviglia vediamo piccole forme di vita che si sono adattate ella salinità dell’acqua e alle alte temperature. Il paesaggio è davvero lunare con i diversi crateri che si formano sulla crosta di sale dello stesso colore di cui appare la luna stessa. Il sole sta calando e andando a morire dietro le colline regala colori fantastici che ci godiamo anche mentre rientriamo alla base a rinfrescarci un po’ prima di andare a cena nel ristornate del ranch. Durante il tragitto vediamo anche una macchia verde che sembra un’ oasi ma ci rendiamo conto e leggiamo che è un campo da golf da 18 buche… No dico, vi rendete conto, un campo da golf perfettamente innaffiato nel posto più proibitivo di tutti gli USA ??? Il ristorante è dotato di due sale dove in una si mangia carni alla brace o piastra e dall’altra ristornate normale. Noi optiamo per la carnazza ma essendoci un po’ di attesa il gestore ci da , a noi come a tutti gli altri che aspettano, un cerca persone con il quale sei libero di non dover sostare in mezzo alla sala di transito ma ti puoi permettere di gironzolare per tutto il ranch e quando tocca il tuo turno vieni chiamato… Ne approfittiamo per fare un salto nel negozio di souvenir di fianco e lo sbalzo di temperatura quasi ci toglie il fiato ma qui è normale sentire ancora di più la presenza dell’aria condizionata. Il nostro cerca persone ci chiama, tocca a noi ci gustiamo dell’ottima carnazza con il solito bicchierone di acqua e ghiaccio e poi via a letto che domani ci aspetta un altra trasferta verso LAS VEGAS.

18 DEATH VALLEY-LAS VEGAS

Ci svegliamo presto perché prima di prendere la strada per Las Vegas vogliamo percorrere la ARTIST DRIVE una singolare strada che si districa in mezzo ad una zona caratterizzata da tantissime tonalità di giallo, marrone e rosso dove la strada sembra disegnata con un pennello in mezzo a collinette di rocce e sabbia. Lasciamo la macchina in un parcheggio e percorriamo a ritroso un piccolo canyon per meglio immergerci nei colori ma senza troppo dilungarci perché dobbiamo affrontare ancora diverse ore di viaggio. Riprendendo la strada maestra che ci porta a ZABRISKIE POINT, scenario del film di Antonioni ,e anche qui lo spettacolo è davvero da lasciarti senza parole anzi, la presenza delle panche è fatta proprio per mettersi a meditare in presenza di tanto silenzio. Tornati al parcheggio troviamo un paio di motociclisti con le loro Harley dotati persino di un carrello che trainano tramite un gancio tipo quello della macchina…. Mai visto prima ma d’altronde se decidi di farti un viaggio lungo tipo coast to coast ti serve molta roba dietro per affrontare i continui cambi climatici, inoltre qui è anche possibile guidare senza casco e si vedono molti centauri guidare in maniche corte perché il caldo è davvero molto molto intenso. Il viaggio prosegue tranquillo tanto che Simona si decide di guidare e constata anche lei che è davvero molto semplice guidare per le autostrade americane soprattutto quelle in mezzo al niente hi hi hi. Oltrepassiamo la zona collinare che racchiude la death valley ed iniziamo ad intravvedere LAS VEGAS che appare come un’ oasi nel deserto e si distinguono molto bene i confini con il deserto circostante. Arrivati nella prima periferia facciamo la conoscenza degli uomini pubblicità ovvero ragazzi dotati di grosse frecce colorate sulle quali sono indicati i nomi delle attività che pubblicizzano che vengono agitate per la strada per attirare l’attenzione dei passanti. Il navigatore ci guida fino all’autostrada che attraversa la città e una volta giunti in prossimità della strada principale”the strip”, la imbocchiamo e siamo attratti da tutti i giganteschi hotel casinò che rappresentano ognuno un tema ben preciso. Il nostro è il Luxor a forma di piramide tutta di vetri neri dove le camere sono disposte solo nella zona esterna della struttura per permettete ad ogniuna di essa di avere una finestra che dia sull’ esterno, mentre tutto il resto della struttura è vuota formando cosi la hall più grande del mondo. L’ingresso è ben sorvegliato dalla riproduzione della sfinge e l’ insegna posta sopra ad un obelisco. Tutto l’ arredo è in stile egizio con una moltitudine di statue raffiguranti le diverse divinità e anche la stessa reception non è da meno con i suoi 30 banchi che smaltiscono in breve tempo l’enorme serpentone di turisti tra i quali ci siamo anche noi. L’ arredo delle camere non è gran che, ma qui si sa la gente non viene per dormire anzi è proprio di notte che la città si anima ma noi per ora ne approfitteremo per visitare gli hotel più caratteristici come l’Excalibur, che confina con il nostro ed ha un accesso diretto pedonale tramite un enorme corridoio, il Paris con la riproduzione della Tour Eiffel per metà all’interno della struttura e l’ altra metà esterna sulla cui sommità c’è un rinomato ristorante, il Bellagio con il suo lago artificiale e le sue fontane che regalano spettacoli mozzafiato, l’ MGM con all’interno una enorme gabbia dalle pareti di vetro con all’interno due leoni giocherelloni che un ammaestratore fa giocare con grosse palle di gomma colorate. Prima di partire all’avanscoperta di questo enorme luna park per adulti decidiamo di darci una rinfrescata nella piscina dell’hotel anche perchè il caldo è davvero molto intenso che sembra quasi di essere ancora nella Death Valley…. Avreste mai pensato di farvi un bagno e gustarvi un cocktail all’ombra di una piramide ???? fantastico!!!!! Rimaniamo in piscina fino alla chiusura a goderci l’ atmosfera e a vedere il lavoro frenetico dei ragazzi addetti a risistemare gli sdrai e a raccogliere i teli sparsi qua e la; sono davvero tanti e molto rapidi. Sulla guida leggiamo che si calcola una media di 4 addetti per ogni turista e se si tiene conto che qui sono presenti 10 tra i più grandi hotel del mondo si capisce che tutta la città vive intorno ai casinò. Giunta ormai sera partiamo alla scoperta della città che sembra esplodere nelle moltitudini di suoni e luci e la strada, a tre corsie per senso di marcia,che era deserta, diventa come la l’ autostrada del sole il primo di agosto , un vero fiume da auto, moto, limousine di ogni genere che vanno avanti e indietro con il solo scopo di fare pubblicità. Finalmente arriviamo nei pressi del Bellagio ed essendo le venti assistiamo al primo dei tanti spettacoli delle fontane che ogni mezzora animano il lago e la strip. Lo spettacolo è ancora più emozionante perchè come canzone di fondo c’è la canzone di Bocelli “con te patirò” che da buon italiano mi fa venire la pelle d’oca e a stento riesco a tenere ferma la telecamera mentre assisto in silenzio, come tutti i turisti assiepati intorno al laghetto, fino alla fine finchè un fragoroso applauso rompe l’ atmosfera e ci fa ritornare alla realtà. Decidiamo di visitare anche l’hotel ma rimaniamo delusi perchè lo stile è molto pacchiano e pomposo quindi dopo aver cenato nel solito Mc Donalds all’interno, proseguiamo per il nostro tour ad arriviamo al CAESAR tutto in stile romano e anche qui la pacchianità la fa da padrona, ovvero intendiamoci è tutto davvero ben fatto ma si tratta pur sempre di imitazioni e se non hai mai visto l’ originale ti può anche piacere. Una cosa è davvero impressionante, sono gli ambienti davvero enormi ricavati all’interno degli hotel all’interno dei quali sono riprodotte piazze con abitazioni chi vi si affacciano e il celo è pitturato sul soffitto con luci che cambiano al variare dell’ora come fosse luce naturale. Siamo stanchi decidiamo di rientrare in albergo anche se sembra che la vita inizi solo adesso ma per noi oggi è stata una giornata piena di emozioni e decidiamo di goderci l’ ultima prima di entrare in albergo ovvero ammirare il Luxor di notte con il suo faro posto in cima alla piramide che è il più potente al mondo tanto che dicono,sempre la nostra guida, si possa vedere persino dalle navicelle che orbitano attorno alla terra in mezzo allo spazio. Prima di arrivare alla camera capiamo sulla nostra pelle quello che è stato lo sforzo degli architetti in in fase di realizzazione dei vari hotel casinò. Qui tutti i corridoi sfociano nelle enormi sale da gioco tanto che se arrivi dal parcheggio e vuoi andare alle camere passi per le sale da gioco e così pure se vieni dalla piscina o devi andare alla reception o vuoi uscire a piedi dall’hotel… Devi comunque sempre passare dalla sala da gioco e sei perciò sempre tentato di spendere anche un misero quarto di dollaro. Decidiamo di farci tentare anche noi e giochiamo i nostri primi e ultimi due pezzi da 25 cent naturalmente senza vincere niente .Buona notte Las Vegas, domani sarai ancora nostra!! …

19 LAS VEGAS

Ci svegliamo con comodo tanto oggi nessuno ci corre dietro visto che staremo a Vegas fino a domani mattina. Facciamo colazione al solito Starbuks presente all’interno dell’hotel e poi via si parte zaino in spalla con le scorte d’ acqua, macchina fotografica, telecamera e un golfino per contrastare lo sbalzo di temperatura che siamo costretti a subire tutte le volte che si entra in un casinò. La prima tappa è il New York New York con la ricostruzione molto fedele di tutti i principali grattacieli per non dimenticarsi del ponte di Brooklin e la stata della libertà lo studiamo ben bene anche perché ci fermeremo a New York durante il viaggio di rientro verso l’ Italia. La peculiarità di questo hotel è la presenza di una montagna russa che passa dentro intorno e fuori all’ hotel stesso. Prossima tappa è l’ MGM con i famosi leoni all’ interno della gabbia di cristallo che destano la curiosità di molti turisti richiamati dal ruggito, finto, amplificato dagli altoparlanti. Siamo attratti ,anche se non è proprio l’ orario, dal famoso buffet che per 15 dollari ti fa mangiare tutto quello che il tuo stomaco è in grado di contenere. Passiamo il primo quarto d’ ora a fare il giro dei banchi per vedere che cosa offre la casa e, come spesso accade, prendiamo tante cose solo perché attratti dai colori più che dai sapori. Qui ,come del resto in quasi la totalità dei ristoranti americani, l’acqua con abbondante ghiaccio, è sempre compresa nel prezzo del coperto e te la vengono a rabboccare tutte le volte che vuoi. Anche il banco dei dolci è ben fornito e Simona decide di fare incetta di diversi tipi mentre io faccio il bis con le succulente carni, alcune preparate anche sul momento. Dopo una sana abbuffata facciamo un giro per i vari negozi che svariano da abbigliamento ai gioielli e infine incappiamo in una cappella adibita ai matrimoni. Qui infatti è possibile sposarsi con una semplicità spaventosa basta solo prenotarsi e scegliere dal listino che tipo di matrimonio si vuole. Nel listino c’è proprio di tutto puoi scegliere quanti testimoni avere,il coro, i partecipanti,la musica le damigelle ecc ecc…. Usciamo e lo sbalzo termico ci lascia senza fiato per un attimo ma è sempre meglio passare da un ambiente freddo ad uno caldo almeno per non incappare negli effetti lassativi che il contrario spesso provoca. Passiamo per il Bellagio che visto di giorno ha comunque il suo fascino anche perché si può meglio apprezzare la ricostruzione del paesino di Bellagio posto sul lago di Como da cui prende il nome l’ hotel stesso. Unica pecca è il fatto che si può vedere l’ impianto delle fontane poste sul fondo del lago che rovina un pò la cornice ma dopotutto i miracoli non li fanno nemmeno qui. Finalmente entriamo al VENICE che come ingresso ha la riproduzione di piazza San Marco con il campanile che svetta di fianco al ponte di Rialto. Non mancano neanche le gondole che sono motorizzate ad elica e “guidate” fino all’ interno dell’ hotel, dove è presente un canale navigabile, da gondolieri che intonano la canzone “oh sole mio” come se nessuno gli avesse spiegato che la canzone è napoletana ,ma tanto il turista straniero mica lo sa. I soffitti sono tutti decorati in stile italiano e anche qui ci sono diverse riproduzioni di piazzette con case che vi si affacciano e il soffitto è un celo colorato. Tanto per avere la conferma vediamo passare una gondola sopra alla quale si sta svolgendo un matrimonio con gli sposi il prete e il cameraman. Forti questi americani. Subito dopo è la volta del PARIS dove è stato riprodotto anche il tipico pavimento a ciottoli della capitale francese e dove l’ arco di trionfo la fa da padrone nella zona antistante l’ ingresso. Anche qui il dettaglio è veramente esasperato tanto che se non fai mente locale quasi ti dimentichi di essere a diciottomila chilometri dall’ Europa. Entriamo poi nel MIRAGE dove è presente un’ enorme serra che ospita palme alte sette metri naturalmente collegata con la sempre presente sala da gioco. Anche qui notiamo come nessuno fa caso alla differenza di pubblico. Si passa dal giocatore accanito che magari è rimasto al tavolo da gioco tutta la notte al turista che è appena stato o si sta recando in piscina e che transita per la sala da gioco in costume o da chi parte o arriva che passa con valige e trolley al seguito. Per oggi abbiamo camminato abbastanza e decidiamo di ritornare in hotel a goderci ancora qualche ora di piscina in sano relax perché dopotutto siamo pur sempre in viaggio di nozze quindi costume, sdraio,birra e il gioco è fatto con di tanto in tanto tappa nella vasca idromassaggio. Vediamo che è possibile noleggiare anche delle postazioni, delimitate da una piccola recinzione ,dotate di frigo bar tv 32 pollici lcd nebulizzatore di acqua rinfrescante e separè per isolarsi dal resto della gente. Cala la sera e ci prepariamo per tuffarci ancora una volta nella movida notturna in abbigliamento prettamente estivo data la temperatura anche se molta gente sfoggia completi e abiti da sera degni di galà ma noi eravamo vestiti così solo nove giorni fa per il matrimonio quindi abbiamo già dato. La camminata di tanto in tanto è rallentata dalla presenza di qualche cantiere che ristringe il marciapiede. Sono diversi infatti gli hotel in costruzione di cui si fa fatica a capire come saranno da finiti perché hanno sagome singolari e irregolari e a differenza dei nostri cantieri non viene esposta l’ immagine di come saranno una volta terminati. Posso solo dire che le strutture in calcestruzzo e acciaio sono davvero imponenti. Qui facciamo la conoscenza di un’ altra figura professionale che da noi non ho ancora visto:l’ uomo stop. Fate conto di vedere un individuo vestito con tutti i criteri antinfortunistici :casco, occhiali,scarpe e giubbino alta visibilità che all’ occorrenza si piazza in mezzo alla strada e con il suo enorme lecca lecca/ paletta con la scritta STOP si piazza in mezzo alla strada per far passare i mezzi del cantiere. Proseguendo siamo attratti come ipnotizzati dal negozio di quattro piani delle m&m’s dove e presente ogni tipo di gadget per non parlare della parete di otto metri di dosatori di caramelle di ogni gusto dove decidiamo di prendere un assaggino di diversi gusti che qui da noi non ho mai trovato, come quelle al gusto ciliegia, che io e Simona decretiamo il gusto ufficiale del viaggio. Anche se un po’ stanchi decidiamo di andare comunque a fare un salto alla STRATOSPHER TOWER che si trova alla fine della strip e che con i sui 180 metri sovrasta tutta la città. Il trasferimento lo facciamo con il metrò che mette in comunicazione diversi hotel e ci risparmiamo un bel po’ di fatica. Arriviamo al capolinea e ci mettiamo un po a trovare il passaggio giusto per l’ ingresso della torre e ci imbattiamo in un vicolo degno del migliore/peggiore film di polizia: negozi chiusi, probabilmente perché falliti,un faro giallo che illumina uno spiazzo, macchine scassate la macchina della polizia che passa con le luci spente come se cercasse qualcuno…. << oh ma dove simo finiti >> mi chiede Simona e come finisce di formulare la domanda veniamo investiti da uno sciame di piccole cavallette che faceva da tappeto e che la luce gialla aveva mimetizzato. Ecco a questo punto ci aspettavamo che apparisse il solito teppista armato e rapinandoci di tutti i nostri averi , ma per fortuna riusciamo a trovare la strada giusta e saliamo nella torre. La vista da quassù è davvero mozzafiato e si possono vedere tutti gli alberghi con le loro luminarie accese inoltre sull’ estremità vi sono diverse attrazioni tra cui una giostra che è una sorta di mini montagna russa che ha un troncone di binario sul quale scorrono un paio di vagoncini percorrendo un paio di metri di corsa a sbalzo nel vuoto una volta che il binario si inclina verso il nero della notte arrestandosi contro ad un tampone ammortizzatore .Il tutto e visibile da noi comuni mortali che siamo rimasti dentro alla sala della torre tutta di vetri e anche l’ audio è ben percepibile dato che la gente si lascia andare in urla disperate. Dai anche se abbiamo perso qualche giorno di vita per arrivare fino a qui ne valsa la pena. Dopo bellissime foto e riprese by night riprendiamo la comodissima metrò che ci scarica all’ MGM e tramite il cavalcavia pedonale attraversiamo le sei corsie della strip che nonostante l’ orario sono ancora molto trafficate. Ultimo sguardo alla città di notte e via a letto, domani ci aspetta un’ altra trasferta per il BRICE CANYON e ancora non sappiamo che meraviglia ci aspetta.

20 BRICE CANYON

Chiudiamo la valige e facciamo il ceck-ut automatico, che consiste nel lasciare la chiave elettronica dentro ad un raccoglitore, qualora non si debba pagare altre consumazioni effettuate in camera. Andiamo a prendere la nostra fidata corolla dal parcheggio attraversando per l’ ultima volta la sala da gioco e impostiamo la destinazione nel navigatore facendoci guidare fuori dalla città della perdizione destinazione BRICE CANYON passando per lo ZION e il RED CANYON. Siamo accolti all’ ingresso dello Zion dal solito ranger al quale paghiamo il Pass e questa volta riusciamo addirittura a fargli una foto. Lo Zion è un canyon percorribile solo grazie ad un bus navetta che procede a passo non troppo spedito e ti da il tempo di osservare il paesaggio tutto intorno a te. La prima sensazione che ho e di aver visto migliaia di volte questi paesaggi e colori nei film western e mi aspetto che da un momento all’ altro spunti dalla sommità del canyon qualche pellerossa. Di tanto in tanto la navetta si ferma e ti da modo di scendere e di percorrere sentieri a piedi che ti portano al fiume che nei secoli ha scavato il canyon stesso. Uno dei percorsi porta ad una singolare parete di roccia dalla quale trasuda acqua a che gli agenti atmosferici hanno modellato ricavandoci una lunga conca tipo half pipe da snow board, che offre uno spettacolo degno di una cartolina. Foto e riprese di rito e riprendiamo il viaggio passando per una conformazione rocciosa che sembra sia stata “colata”, sembra infatti che la roccia sia stata colata come una fosse una pasta densa e si notano tutti gli strati delle diverse colature . Naturalmente il colore che la fa da padrone è il rosso con tutte le sue sfumature fino ad arrivare all’arancio e all’ ambra. Torniamo alla macchina e proseguiamo per il poco distante RED CANYON che altro non è che una zona caratterizzata dalla presenza di rocce prevalentemente rosse e che ci impegna non più di mezzora. Percorriamo ancora le mitiche strade che corrono dritte per diverse miglie con i loro sali e scendi che ad ogni scollinamento ti regalano un paesaggio spettacolare fino ad arrivare al RUBY’S IN HOTEL nei pressi del BRYCE CANYON dove parcheggiamo in fretta e furia la macchina per dirigerci verso uno spettacolo che mai ci saremmo aspettati. Rimaniamo a bocca spalancata e senza parole perché fino all’ ultimo, dal parcheggio alla camminata che costeggia la passeggiata panoramica, non vedi niente finché non sei colpito da questo spettacolo della natura che forma un enorme anfiteatro. Centinaia e centinaia di pinnacoli scolpiti dal vento e dalle piogge che i pellerossa definiscono, secondo le loro credenze, guerrieri trasformati in pietra, di un colore che va dal rosso della base al bianco delle sommità. Sono presenti diversi punti di osservazione raggiungibili a piedi o anche con piccoli trasferimenti in auto. C’è la possibilità di poter fare un giro in mezzo a questa meraviglia percorrendo un antico percorso indiano che richiede un paio d’ore la cui parte iniziale si perde all’interno di un canyon. La scarsa presenza di turisti ci fa vivere la cosa così intensamente che sembra di essere dentro ad un film quando giunti in fondo al canyon vediamo quello che è stato lo sfondo probabilmente di tanti film di indiani e cow boys. Leggiamo che la zona fu scoperta da un mormone che allevava bestiame, il quale però si stancò di dover cercare le proprie mucche che spesso si perdevano in mezzo le guglie e decise perciò di abbandonare la zona. Restiamo fino al tramonto a goderci il variare della luce e di conseguenza il colore delle guglie che passano da un arancio intenso al marrone e il variare dei colori fa quasi sembrare tutte le volte il paesaggio diverso dal precedente. Torniamo al parcheggio per riprendere la strada del ritorno e vediamo altre moto HD con il carrello e improvvisamente fa la comparsa un piccolo scoiattolo simile ma più piccolo rispetto a quelli visti allo Yosemite. Prima di andare a cena facciamo quattro passi nella piccola ricostruzione della cittadina di Bryce che è sita difronte al nostro hotel dove si possono vedere la prigione , il saloon, un emporio, il mulino ecc ecc il tutto davvero molto ben ricostruito. Ceniamo nel ristorante del complesso, anche questo in stile country con gli arredi e interni tutti di legno grezzo. Dopo cena solito giro digestivo all’ interno del negozio di souvenir che è enorme e vende di tutto dove è impossibile non comprare qualcosa tanta è la scelta anche se a volte ci sono cose molto pacchiane. Subito dopo andiamo a letto perché la stanchezza inizia a farsi sentire e la cosa comoda è che il negozio è collegato con la struttura dell’ albergo e tramite un corridoio ci troviamo nella zona delle camere cosicché da non dover uscire dallo stabile. Prima di addormentarci io e Simona ci ripetiamo all’ infinito che bellissimo spettacolo abbiamo visto nella giornata di oggi finché Morfeo non ci cattura.

21 MONUMENT VALLEY la sveglia suona di buon ora perché anche oggi ci aspetta una bella trasferta, si va alla MONUMENT VALLEY. Dopo aver caricato la macchina con i bagagli ci aspetta una ricca colazione e subito dopo facciamo rifornimento di carburante. La pompa fa sempre parte dello stabile ed è bello pagare 0,8 euro al litro la benzina. Per fare rifornimento devi avvisare il gestore che è all’ intero dei locali e poi dopo aver fatto benzina, vai a pagare(un’ altra cosa difficile da realizzare in Italia ). La strada del trasferimento ci fa passare per il lago Powell che altro non è che un canyon trasformato in bacino tramite diverse dighe. Quella vicino alla quale passiamo e ci fermiamo noi non è la principale, la mitica Damm anch’essa apparsa in diversi film, ma comunque è di dimensioni ragguardevoli. Durante la sosta Simona necessita del bagno ( si dice restroom e non toilette in USA ) e ci fermiamo nello stabile di fianco alla diga capeggiato dal sempre presente pennacchio con la bandiera americana che quasi tuttI gli edifici e case pubbliche hanno esposta proprio perché in America il senso del patriottismo è molto forte. Ci fanno però non poche storie, a noi come a tutti gli altri turisti, perché è vietato entrare con borselli e zaini in quanto viene considerata zona sensibile. Diciamo che dopo l’11 settembre gli americani sono diventati un po’ paranoici ma se dovessero fargli saltare una diga di queste diciamo che verrebbe a meno una delle principali fonti di energia elettrica della zona. Mentre aspetto Simona noto che fuori dall’edificio c’ è esposta una copia di impronte fossili di dinosauro che sono state ritrovate in zona. Riprendiamo il nostro trasferimento e il lontananza vediamo una grossa centrale elettrica probabilmente e gasolio. Dai suoi tre enormi comignoli, fuoriescono colonne di fumo nero e ci viene spiegato in un attimo il perché gli USA non hanno firmato i patti di Chioto sull’inquinamento. Il navigatore ci indica che mancano un paio di ore a Kayenta, la cittadina dove pernotteremo, e decidiamo di fermarci per pranzo e di variare la nostra dieta che per oggi non sarà a base di hamburgher di Mc Donald ma vogliamo provare il KFC ovvero Kentuchi fried ciken (pollo fritto del Kentuki ) giusto perché un mio amico che era stato negli USA qualche mese prima di noi me ne aveva parlato come un’ esperienza strana ma da provare almeno una volta nella vita. Tutta la zona è considerata riserva indiana infatti basta guardarsi intorno e si capisce che gli unici uomini bianchi sono i turisti in transito. Entriamo nel KFC e notiamo che effettivamente la scelta non è molto ampia ,ali di pollo fritte,cosce di pollo fritte,bocconcini di pollo fritti… Alla faccia della dieta sana ma dopotutto sono molto noti i motivi per cui molti americani soffrano di obesità e ne abbiamo la riprova subito quando vediamo entrare tre famiglie di indiani,nativi d’America, dove sia gli adulti che i bambini sono abbondantemente in sovrappeso. Bisogna dire che questo tipo di alimentazione è molto economico perché noi stessi con sette dollari riusciamo a mangiare e vediamo le famiglie di indiani presentarsi con dei veri e proprio secchielli di cose da mangiare. Alcuni sono pieni di pagnottine di pane altri di ali di pollo altri di cosce ecc… Proviamo un po’ di compassione nel pensare che i nativi d’America siano stati costretti a vivere in riserve e spesso a campare con i pochi soldi dei sussidi che lo stato gli passa, e a ridursi a mangiare cibi di questo tipo. Rabbocchiamo il solito bicchierone di coca cola e riprendiamo il viaggio che dopo poche ore ci porta al Holiday Inn di Cayenta, una piccola località completamente abitata e gestita da pellerossa. Sbrighiamo le procedure di registrazione presso la reception e impostiamo il navigatore per dirigerci verso la MONUMENT anche se c’è un forte vento che alza un sacco di polvere e sabbia rossa. La distanza da percorrere non è tanta e in circa venti minuti arriviamo a destinazione anche se il vento è aumentato con conseguente aumento di sabbia in sospensione che riduce a poche decine di metri il campo visivo e come se non bastasse il cielo si sta scurendo sempre più. Sono preso un po’ dallo sconforto perché abbiamo a disposizione solo oggi per vedere questo spettacolo della natura a cui tengo tantissimo ma sembra che proprio non possiamo godercelo. Proseguiamo lo stesso e arrivati all’ingresso del parco incrociamo un’ altra macchina che ci da i suoi pass per entrare perché date le condizioni climatiche rinunciano a proseguire il giro all’ interno del parco pur avendo pagato l’ ingresso. Li prendiamo per educazione ma decidiamo di pagare la nostra quota lo stesso visto che si tratta di 5 dollari a persona e questa gente ne ha bisogno. Arriviamo al centro accoglienza visitatori dove aspettiamo una buona mezzora prima che si calmi il vento e che ci possa far vedere qualcosa, nel mentre giriamo per il negozio di souvenir dove sono presenti molti manufatti creati dalle abili mani dei nativi. Ad un certo punto mi sento chiamare da Simona che mi invita a guardare fuori dalla parete di vetro che da sulla vallata. Il vento si è calmato e come d’ incanto appare davanti ai nostri occhi lo splendore della MONUMENT VALLEY, sono pervaso da una forte eccitazione e usciamo subito sulla terrazza per ammirare i fantastici monoliti di colore rosso che hanno fatto da set naturale ad un’ infinità di film western. Io con la macchina fotografica e Simona con la videocamera, incominciamo ad immortalare questo bellissimo paesaggio con decine di foto e diversi minuti di riprese. Lo spettacolo è reso ancora più bello dal fatto che il cielo nuvoloso lascia passare di tanto in tanto dei raggi di luce che illuminano alternativamente i vari monoliti come fossero dei fari di luce artificiale, dandogli colori diversi dal marrone all’arancio. Dopo aver placato la nostra fame di foto saliamo in macchina e percorriamo il percorso che si snoda dentro la vallata. E’ possibile farlo anche a bordo delle jeep guidate dagli indiani che ti possono portare in zone dove ai turisti normali è vietato l’ ingresso, ma per noi basta e avanza poter vedere da vicino la maestosità di questi monoliti. Il maltempo che c’ era in precedenza ha fatto si che solo alcuni temerari, come noi, sono rimasti e ci troviamo perciò in poche macchine all’interno del percorso in modo da non darci fastidio l’ un l’ altro e di poter godere in silenzio il paesaggio che regala sempre diversi monoliti una volta che se ne aggira uno. Il percorso richiede circa quaranta minuti di interminabili emozioni e soste per meglio godere i vari scenari, finché non giungiamo al punto di partenza. Ci giriamo indietro l’ ultima volta e salutiamo i monoliti che rivedremo la prossima volta solo in qualche film e ci dirigiamo verso il Gouldin’s Lodge che è l’ insediamento dello scopritore della Monument completamente conservato con tutti gli arredi originali risalenti all’ inizio del 1800. Ritardiamo l’ ingresso di circa quaranta minuti perchè appena arrivati al parcheggio ci accoglie una grandinata abbastanza intensa e non ci va di inzupparci quindi attendiamo in auto osservando che nei dintorni ci devon essere i proprietari delle due HD,anche questa volta con carrello, parcheggiate di fianco a noi…..poveracci. Placata la pioggia entriamo e scopriamo che qui vi soggiornò anche John Waine durante le riprese del leggendario film “ombre rosse” con tanto di dediche appese alle pareti e di una sua riproduzione di cartone in scala reale con la quale mi faccio una foto ricordo. In una sala sono esposte le locandine di tutti i film più celebri che furono girati nella Monument a partire da quelli del regista Ford che contribuì a far conoscere al mondo intero la memorabile zona. Sembra di essere dentro alla casa del film “la casa nella prateria” con ancora la stufa a legna il letto con il materasso di lana il lavatoio appoggiato sul mobile della camera da letto e dove al piano terra è presente anche un piccolo emporio. Uscendo vediamo la targa commemorativa intitolata a Harry Gouldin dove sono riprodotti in modo fedelissimo i pinnacoli così come li si vedono da questo punto e intanto il cielo ci sta regalano gli ultimi effetti “luci ombre “ su di essi. Torniamo all’hotel convinti di aver visto qualcosa di indimenticabile e anche durante la cena non facciamo altro che parlare della fantastica giornata che abbiamo avuto e delle bellissime cose che abbiamo visto. Forse è proprio il fatto di avere la mente altrove che non ci fa rendere ben conto di quanto abbiamo ordinato per la cena. Ordiniamo una cosa assomigliante ad una pasta di pizza vuota, delle tortillias con salsine varie, che ci saziano quasi, e quando vediamo arrivare la carne che abbiamo ordinato, una braciola e delle costine che sembrano di un dinosauro, siamo costretti a lasciare parecchia roba. Ci dispiace davvero molto aver sprecato così tanta roba da mangiare. Il fatto è che da queste parti il mangiare non costa tanto e le porzioni sono molto abbondanti. Andiamo a letto senza prima aver riguardato alcune foto scattate oggi sul seppur piccolo monitor della macchina digitale che però ci fanno addormentare con il sorriso. Buona notte Monument e preparati GRAND CANYON stiamo arrivando.

22 maggio GRAND CANYON

ci alziamo presto anche oggi e facciamo colazione in camera con il solito preparatore di bevande, anche qui immancabile, e poi via in macchina per la trasferta verso il GRAND CANYON una elle sette meraviglie del mondo. Il viaggio trascorre tranquillo lungo le infinite autostrade che tagliano le pianure ma anche le montagne, qui infatti non si sono fatti troppi problemi e hanno tagliato tutto quello che si interponeva davanti alle strade . Facciamo una piccola pausa in un distributore per rabboccare la benzina e i liquidida bere, che dato il caldo insistente, stanno scarseggiando e anche qui vediamo le solite harley che sono tante quanto le moto giapponesi da noi anche perché qui più che altrove avere e guidare una HD è interpretare uno stile di vita. Arriviamo in prossimità del GRAND CANYON e più precisamente sulla sponda sud (perché è possibile accedere su entrambe le sponde) e vediamo che la strada comincia a salire anche se essendo così larga e priva di tornanti, non ci fa rendere conto che siamo arrivati a 2500 metri. Ce ne rendiamo conto solo quando arrivati all’ingresso del parco e dovendo pagare il pass al ranger, abbassiamo il finestrino e percepiamo la temperatura che accusiamo ancora di più perché eravamo in bermuda e maglietta. Passato l’ ingresso parcheggiamo vicino ad una antica torre di avvistamento e prima di uscire ci vestiamo alla meglio cercando di raccimolare qualche felpa e la giacca, compiendo anche il cambio dei pantaloni all’ interno della macchina sembrando degli acrobati circensi. Tutto questo mentre ha cominciato a scendere qualche fiocco di neve. Usciti dalla macchina siamo accolti da un paio di corvi più o meno grandi di una gallina che sembrano ammaestrati tanto sono abituati alla presenza dell’ uomo tanto che quasi non ci considerano. All’interno della torre è ricavato un piccolo museo con pitture murali e salendo fino in cima si ha la possibilità di ammirare tutta l’ immensità della voragine che costituisce il GRAND CANYON anche se il maltempo impedisce di avere una giusta profondità visiva. Non riusciamo infatti a quantificare i 1500 metri di profondità e i circa tre chilometri di larghezza perciò dopo un po’ di foto e riprese imbocchiamo l’ unica strada che corre lungo la sponda e che ci porterà all’albergo. Durante il tragitto ci fermiamo nelle diverse terrazze che permettono di guardare il canyon da diversi punti e finalmente la nebbia si dirade riuscendo a vedere ed apprezzare la maestosità di questa bellezza… È davvero enorme e rimaniamo a bocca aperta nell’ammirarla e nel vedere tutte le tonalità della roccia che scandiscono le varie età geologiche della terra e là in fondo vediamo il fiume Colorado che scorre a tratti tranquillo a tratti formando alcune rapide. Facciamo fatica a pensare e credere che sia stato proprio lui il fiume Colorado a scolpire nei millenni questa profonda ferita sulla terra ma dopotutto è così. Riprendiamo la strada verso l’ albergo e il tempo cambia ancora iniziando prima a piovere poi a grandinare e poi a nevicare…. Siamo in mezzo ad una fitta nevicata ma è normale a questa altitudine però per non saper né leggere né scrivere noi ci accostiamo e lasciamo sfilare la lunga fila di camper e jeep che ci stava usando come apripista sperando che puliscano un po’ la strada. Nel mentre ci godiamo la nevicata e vediamo in lontananza, nel bosco che circonda la strada, alcune alci e noi ne approfittiamo per fare qualche autoscatto sotto la neve visto che ne siamo davvero innamorati tanto che anche in Italia appena nevica ci precipitiamo in strada a goderci il silenzio ovattato che spesso produce questo evento. Riprendiamo la strada e arriviamo all’albergo nel piccolo paesino posto poco prima della fine del parco e subito dopo ci dirigiamo nel solito McDonald per il pranzo e assistiamo ad una vera e propria bufera di neve. Finiamo il pranzo e un pò a fatica ritorniamo in albergo dove resteremo per tutto il pomeriggio visto il tempo pessimo e aspettiamo la sera passeggiando all’ interno della hall dell’albergo con annesso negozio di souvenir. Durante la cena decidiamo di tentare di ritornare l’ indomani mattina sulla sponda del canyon per cercare di cogliere qualche scorcio di vita selvaggia se il tempo lo permetterà. Nella speranza che il nostro desiderio si possa esaudire, ce ne andiamo a letto a ricaricarci le batterie.

23 maggio

Il nostro desiderio è esaudito, ci svegliamo con una bellissima giornata di sole e dopo la colazione in camera self-service ci mettiamo in macchina, salutando la lepre che ha fatto capolino nel giardino dell’albergo, e percorriamo a ritroso il percorso di ieri facendo un sacco di foto visto che quelle del giorno precedente erano state di scarsa qualità dato il cielo coperto. Lungo la strada incappiamo in un rallentamento e capiamo il perché quando vediamo anche noi che al bordo della strada sta passeggiando un coyote che sembra abbastanza indifferente alle macchine. Io mi sporgo dalla macchina per fotografarlo e riprenderlo con Simona che mi grida << stai attento che ti può mordere >> ma dall’espressione che ha non mi sembra molto aggressivo comunque meglio non darci troppa confidenza visto che dovremmo stare in giro ancora diversi giorni e sarà meglio non cercarsi problemi. Abbiamo già caricato i bagagli in macchina e possiamo riprendere la strada per LOS ANGELES visto che ci aspetteranno molte ore di viaggio attraverso le pianure sconfinate. Arrivati sulle colline che circondano la città, siamo accolti da un forte temporale che ci fa procedere, noi come tutti gli altri automobilisti , a velocità molto lenta. Senza che ce ne accorgiamo ci troviamo nell’autostrada a sei corsie per senso di marcia che taglia tutta la città e qui incominciamo ad apprezzare il nostro navigatore che ci porta dritto dritto al nostro hotel nella prima periferia della città dove la maggior parte delle persone è di origine ispanica tanto che sembra di essere arrivati in Messico. Prendiamo possesso della camera e subito dopo una veloce rinfrescata ci dirigiamo subito in strada per fare conoscenza con la città ma la prima impressione non è delle migliori perché ci sentiamo molto spaesati per via del fatto che, essendo in periferia, non c’ è gran che da vedere. Decidiamo di affidarci ancora una volta alla nostra guida che ancora un a volta,scusate la ripetizione, si dimostrerà affidabile e ci eviterà di perdere tempo a girare a casaccio, calibrando bene i tempi e i luoghi da vedere. Parcheggiamo la macchina nel parcheggio della Union Station, la stazione centrale, con un’ enorme ed alta sala d’attesa dove si possono trovare ancora le vecchie poltrone di legno e cuoio a misura di americano medio che potrebbero ospitare me e Simona solo in una tanto sono larghe. Tappa successiva è El Pueblo de Los Angeles situato di fronte alla Union Station dove sorge un mercatino permanente e dove è forte e radicata la cultura messicana e sudamericana con annesse le loro cucine. Ci accorgiamo che poco distante c’ è un ‘altro parcheggio dove si paga 15 dollari per la sosta dell’intera giornata mentre noi pagheremo 5 dollari per sole due ore quindi d’ora in poi guardarsi meglio in giro prima di parcheggiare perché come ci accorgeremo in seguito, la segnaletica c’è, bisogna solo stare più attenti se si vuole risparmiare un po’ con le tariffe dei parcheggi che sono le spese extra più elevate. Continuiamo a camminare seguendo un ben preciso percorso che ci porta di tanto in tanto ad ammirare e conoscere palazzi, luoghi, strade, ecc, che cono apparsi in film famosi. Uno di questi è il Grand Central Market un mercato coperto dove si è accolti da una moltitudine di odori, sapori e colori che noi cogliamo molto bene in quanto giungiamo ad ora di pranzo e tutte le piastre sono accese. Alcune cucinano pesce altre carne fino alle verdure e altre facciamo fatica a capire cosa, il tutto naturalmente mentre la gente mangia intrattenuta da un gruppetto di musicisti in costume messicano che cantano canzoni tipiche e uno di esso sembra il sergente Garcia di Zorro. Proseguiamo nel nostro percorso all’interno del centro tra grattacieli con tutte le pareti a vetri e passiamo davanti al museo d’arte contemporanea senza però entrare perché richiederebbe troppo tempo e anche perché non è che la capiamo molto. Arriviamo al bellissimo Opera un teatro tutto in stile modernissimo, anch’esso visto diverse volte nei film, e visto dal vivo fa davvero una bellissima impressione. La passeggiata ci porta in un’ enorme biblioteca che è ricavata in un palazzo di cinque piani all’interno del quale vi sono tantissime sale di lettura dotate di computer con collegamento gratuito ad internet tanto che vediamo anche dei presunti home-less ( barboni ) intenti a navigare in rete. A proposito di barboni anche qui sono molto numerosi e alla mattina presto o verso il primo calare della luce li si possono trovare raggruppati nelle pensiline delle fermate degli autobus dove il primo che arriva meglio alloggia, se così si può dire,ma almeno hanno un tetto sulla testa. Arriviamo alla little Tokio dove forte è ovviamente la presenza di asiatici e forte è anche la nostra fame finchè non troviamo una locanda giapponese che serve piatti tipici e più precisamente i mitici spaghetti alla Zenigata ( il mitico ispettore del cartone Lupin il principe dei ladri). Aspettiamo una mezzora buona ma alla fine si libera il nostro tavolo e possiamo riscaldarci un po’ all’interno del locale visto che la giornata è abbastanza fresca, e ordiniamo i nostri spaghetti in brodo con aggiunta per me di carne e verdure e per simona pesce e verdure. Sarà che erano ormai le due del pomeriggio e che camminavamo dalla mattina alle nove,sarà stato il brodo caldo che ci riscaldato le ossa, ma il pranzo è stato davvero molto buono e ci ha dato la carica per proseguire nel pomeriggio.Il locale per dovere di cronaca si chiama Mr Ramen e con una ricerca in google maps è facile rintracciare il suo indirizzo. Torniamo al parcheggio della Union Station e ci dirigiamo ad HOLLYWOOD dove questa volta parcheggiamo un po’ più furbamente senza farci spillare troppi soldi e, ancora grazie al nostro mitico navigatore, arriviamo dritti dritti nella walk of fame dove si possono ammirare le stelle delle celebrità adornare i marciapiedi della camminata che termina davanti al Chinese Teater di fronte al quale ci sono i calchi delle mani e dei piedi dei più grandi come anche i nostri Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Fuori dal teatro ci sono personaggi in costume che ripropongono alcuni personaggi mitici come Batman, Jak Sparrow, l’ Uomo ragno ecc… Che cercano di arrotondare facendosi fare le foto dai turisti ed è quantomeno singolare vedere che cenerentola sta mangiando in un locale poco distante un hamburger visto che probabilmente è in pausa pranzo. Vicino al teatro sorge un centro commerciale dove è possibile farsi una foto da una passerella, con la mitica scritta HOLLIWOOD che sorge sulle poco distanti colline dove sono ancora visibili i segni lasciati dai recenti roghi. Ci sarebbe la possibilità di fare il giro con un autobus aperto per visitare , da fuori ovviamente, le ville degli attori famosi sulle poco distanti colline di Beverly Hills ma non siamo interessati anche se la spesa non è importante e anche gli actors studio non ci attirano più di tanto. Per oggi basta girare e ci dirigiamo al nostro albergo aspettando l’ ora di cena che consumeremo nel solito Mc Donald che se anche si trova dietro l’ angolo, nel vero senso della parola era infatti svoltato l’ angolo dello stabile del nostro albergo, decidiamo di andarci in macchina perché ancora non ci fidiamo di girare a piedi di notte. Dopo una bella abbuffata con il nostro ormai consueto menù a base di un doppio cheese burger + patata + coca, riprendiamo la macchina e ci ritiriamo nella nostra comoda camera dopo aver salutato i gestori cinesi alla reception.

24 maggio Los Angeles

La tappa di oggi prevede di andare a Venice Beach ma prima mi compero una mappa della città in un distributore di benzina perché non sono ancora riuscito a quantificare la dimensione della città, venendo da diversi paesini microscopici dove c’ erano quasi solo le strutture alberghiere, Los Angeles sembra davvero enorme e ne ho la conferma consultando appunto la cartina. Il mio unico confronto fino ad ora era solo con S. Francisco. La cartina mi serve anche per dare una destinazione il più precisa possibile al navigatore. Arrivati a VENICE questa volta riusciamo a parcheggiare senza pagare, lungo una traversa e dopo pochi isolati arriviamo in quella che sembra un riproduzione, anche se molto in piccolo, della città di Venezia ovvero ci sono una serie di canali, con neanche mezzo metro d’ acqua, che si intersecano tra di loro e sulle sponde sorgono delle belle case di stili completamente diverse le une dalle altre. La zona, leggendo la solita guida, è abitata da artisti e lo si può capire bene proprio dagli stili di realizzazione. Passiamo da un canale all’ altro attraversando i ponti che mettono in comunicazione i canali e dopo pochi passi arriviamo alla spiaggia dove troviamo le postazioni dei famosi Bay Watch ( la versione californiana di Gino il bagnino) con tanto di jeep gialla parcheggiata di fianco alla torretta e il famoso salvagente rosso appeso. Lungo la spiaggia è presente una pista ciclabile frequentata da passanti, venditori ambulanti, negozi, artisti di strada e non mancano anche qui gli sbandati ma siamo tranquilli perché la presenza della polizia è massiccia sia a piedi che in bici che in auto. Passiamo davanti alla famosa palestra all’aperto di body building frequentata in tempi ormai passati, anche da Arnold Skfarzenegger, anche se però è deserta dato l’ orario e la temperatura che è un po’ proibitiva. Sono presenti i gazebo di tutte le forze armate che fanno propaganda e reclutamento . Mangiamo in un locale che affaccia sulla spiaggia e nel mentre possiamo goderci lo spettacolo dell’artista di turno che intrattiene il pubblico con gag che hanno per vittime i passanti stessi. Dopo pranzo ci riposiamo sulla spiaggia riscaldati da un tiepido sole che ha impiegato tutta la mattina ad uscire dalle nuvole tanto che devo smettere giacca e felpa per mettermi in maglietta. Riprendiamo la macchina, dopo un paio d’ ore, e ci dirigiamo al molo di Santa Monica dove è presente in pianta stabile il luna park con un grande parcheggio. Facciamo due passi lungo la passeggiata che affaccia sull’oceano pacifico e decidiamo di attendere il tramonto che ci regala uno spettacolo fantastico e romantico. Per la cena decidiamo di andare a mangiare nel ristorante Bubba Gump proprio quello del celebre film Forrest Gump. All’interno ci sono particolari che richiamano diverse scene del film e sopra al nostro tavolo c’è una bacheca con le scarpette della nike e la tenuta da corridore usate da Tom Anks quando decide di fare il coast to coast di corsa e arriva proprio sul molo di Santa Monica. Ovviamente qui il menù è tutto e solo a base di gamberi e noi non possiamo fare altro che assaggiarne nelle maggiori salse possibili. Dopo cena facciamo spesa nel negozio di souvenir che vende ogni tipo di gadget marchiato Bubba Gump ed io mi compero una maglietta con il logo e pago la franchigia ( anzi l’ avevo già pagata e non me la faccio restituire) per tenermi il bicchierone di birra anch’ esso con il logo. La giornata è stata molto intensa e abbiamo visto e fatto molte cose quindi ci dirigiamo verso il nostro hotel Clarion dove ci tuffiamo nel comodo lettone dopo una doccia che ha effetto soporifero.

25 maggio Los Angeles

Oggi decidiamo di prendercela con calma tanto non è che dobbiamo vedere chissà ché perciò dopo una solita abbondante colazione che ci permetterà di posticipare di parecchio l’ orario del pranzo, ci dirigiamo in macchina a Beverly Hills che giriamo in lungo e in largo e dalla quale si ha una vista stupenda sul centro città e sull’ oceano essendo appunto situata su di una zona collinare ( hill in inglese significa collina ) ma tutte le ville dei vip sono protette da siepi alte sei metri e cancelli che non ti danno la possibilità di sbirciare oltre. Notiamo che più saliamo e più le case e le macchine sono lussuose. La strada che percorriamo è stata anch’essa teatro di diversi film dove si sono verificati diversi inseguimenti spettacolari. Leggiamo che ultimamente i cittadini si sono però stufati di tutti i problemi che spesso porta il dover girare delle scene direttamente in città perchè questo provoca spesso grossi disagi soprattutto nei trasporti. Attraversata Beverly e passati per Bel Air , un’ altro posto da ricconi dove anche Willy Smith ha ambientato una seri intitolata “ Il principe di Bel Air”, si arriva alla UCLA University California Los Angeles la più famosa università della costa ovest costituita da un ‘ ateneo enorme dove gli edifici sono immersi nel verde e compaiono anche qui gli onnipresenti scoiattoli. Restiamo in giro per più di due ore anche se molti locali sono chiusi perchè oggi non ci sono le lezioni e probabilmente è il motivo per cui è quasi deserta. Unico rammarico è il fatto che il negozio che vende gadget firmati UCLA oggi è chiuso perciò niente ricordino. La prossima tappa è tutta dedicata a Simona, ci dirigiamo verso two rodeo drive dove passiamo a vedere l’ albergo del celebre film Pretty Woman. Parcheggiamo la macchina in un parcheggio coperto di un negozio di alimentari dove già intuiamo lo sfarzo dalle macchine parcheggiate e ne approfittiamo per fare anche noi un po di rifornimento di viveri e vi troviamo all’interno sia delle donne che devono essere le classiche cameriere che delle appariscenti signore tirate di tutto punto. Uscendo dal negozio leggiamo il cartello che dice di non lasciare la macchina parcheggiata per più di un’ ora altrimenti potrebbe essere rimossa ma non c’è tanto via vai di gente e tentiamo di lasciarla li giusto il tempo di vedere l’ albergo e tornare indietro anche perchè non abbiamo visto tanti parcheggi in giro. Simona rimane a bocca aperta quando entriamo nella hall dell’albergo, dove l’ ingresso è libero, e può ammirare dal vivo gli ambienti. Parte un piccolo tour guidato improvvisato sa Simona che mi spiega per filo e per segno,con anche le battute, che cosa è successo nel film nei diversi luoghi. Con la promessa che appena torniamo in Italia guarderò il film, riesco a convincerla a proseguire. Lungo il viale principale sono presenti le migliori marche italiane di abbigliamento e rimaniamo allibiti nel vedere i prezzi di alcuni abiti che richiederebbero diversi stipendi per il loro acquisto. Non poteva inoltre mancare il figlio di papà con la sua Ferrari cabrio che fa avanti e indietro con la biondina sedutagli di fianco gusto per passarsi la giornata. Nel pomeriggio ritorniamo a Venice a crogiolarci al sole visto che l’ esperienza di ieri ci è piaciuta e rimaniamo fino a sera quando parte un mini concerto improvvisato con tutti i vari artisti di strada tanto da richiamare molta gente. Qualcuno brucia anche sterpaglie che hanno un odore molto assomigliante alla marjuana ma il fatto che i molti poliziotti presenti non intervengano è segno che è qualcosa di legale. Tanto per cambiare cena in un fast food e poi a nanna.

26 maggio trasferimento a New York

oggi dovremo salutare la costa ovest per dirigerci verso quella est alla volta di NEW YORK. Portiamo dunque la macchina al deposito della hertz dove salutiamo la nostra compagna di viaggio con la quale abbiamo percorso ben 2480 miglia circa 3700 chilometri. La navetta ci porta all’aeroporto dove dopo una breve attesa ci imbarchiamo e percorriamo il volo di 6 ore più 3 di fuso orario e atterriamo circa alle venti. Da segnalare che l’ aereo per passare dal terminal alla pista di decollo percorre un cavalcavia che passa su di una strada sotto alla quale il traffico scorre tranquillamente…. Che roba!!!! Il JFK ,aeroporto di new york, è davvero grande e anche qui c’è una piccola metro che ti porta da un terminal all’altro. Arriviamo alla metro dove abbiamo subito una testimonianza diretta della cordialità degli abitanti di New York tanto abituati ai turisti, infatti veniamo aiutati da una guardia per prendere il biglietto della metro da un distributore automatico. Arriviamo alla nostra fermata 34th street PENNSYLVENIA STATION e appena risaliti sulla superficie siamo accolti dalla sagoma illuminata dell’EMPIRE STATE BUILDING da una parte dal PENNSYLVENIA hotel ( il nostro albergo ), e di fronte a quest’ultimo il Madison Square Garden WOW io e Simona siamo si stanchi ma anche molto eccitati quindi sbrighiamo le procedure di registrazione della camera e ci tuffiamo nella grande mela dove siamo accolti subito da un ‘azione di polizia degna di un film con svariati automezzi della polizia, pompieri, ambulanze oniuna con le sue lucciole lampeggianti e con tanto di nastro di CRIME SCENE DO NOT CROSS . Facciamo un altro piccolo giro dell’isolato prima di coricarci a letto visto che domani ci aspetterà una lunga giornata. Premetto fin da subito che l’ albergo non è un gran che soprattutto la nostra camera con il soffitto tutto rovinato da una perdita della camera al piano superiore e dal’ arredo molto trascurato come anche l’ impianto elettrico con i fili che fanno fatica a stare attaccati al muro. Dopotutto era il più economico a Manhattan che ho trovato sul sito octopustravel.com.

27 maggio New York

Facciamo colazione in uno dei tanti starbuks e cartina alla mano ci dirigiamo verso il Rockfeller center dove abbiamo modo di vedere i famosi coni posti sopra ai tombini dai quali fuoriesce il fumo poi passeggiamo per una buona ora con il naso all’insù per ammirare i grattacieli che si stagliano uno più alto di quell’altro fino ad arrivare a Times Square che dal vivo è molto più piccola di come siamo abituati a vederla dalla tele. Facciamo un rapido giro all’interno dell’ hard rock cafè che affaccia proprio sulla piazza per poi concederci una pausa con un classico hot dog che anche qui non poteva mancare. Anche a New York si possono trovare ad ogni angolo un’ infinita varietà di chioschi che vendono da hot dog a spiedini di carne a panini ecc ecc e che per l’ ora di pranzo si riempono di persone che possono essere l’ operaio o l’ impiegato in giacca e cravatta. Decidiamo di pranzare al Central Park e dopo aver preso il solito Mc Donald, questa volta da asporto, ci dirigiamo verso il parco e abbiamo modo di vedere che il parco macchine è costituito dalla maggior parte di taxi gialli. Arrivati ci sistemiamo al sole che non è troppo caldo e ci godiamo la cornice che fanno i grattacieli tutto attorno al parco stesso mentre gente studia, riposa o mangia sul prato. Dopo il pranzo ci appisoliamo un poco per poi partire in una lunga passeggiata all’ interno di questo parco enorme dove possiamo vedere il laghetto con le barche visto in qualche film fino ad arrivare al lago intitolato a Jaklin Kennedy. Ci fermiamo ad assistere ad una partita di baseball tra ragazzi ed ho così modo di spiegare quel po’ di regole che conosco a Simona visto che la sera prima avevamo visto una partita dei New York Yenkees alla tele e Simona non è che ci avesse capito gran che. Verso il tragitto di ritorno abbiamo modo di vedere il mosaico con la scritta IMAGINE dedicata a Jhon Lennon e anche i suoi campi di fragole ( strawberry fields ) e poco più avanti si po’ ammirare la casa dove abitava e dove fu ucciso da un suo ammiratore. Con la metro ci trasferiamo al Grand Central terminal la stazione centrale dei treni dove possiamo ammirare il possente atrio sul cui soffitto sono rappresentati i segni zodiacali e la via lattea e dove i passeggeri sembrano formiche agitate dato il traffico di via vai. La nostra permanenza all’ interno di essa però non può prolungarsi troppo perché all’ interno di essa ci sono i poliziotti che chiedono i documenti alla gente che fotografa o riprende all’ interno ed io proprio oggi ho lasciato il passaporto in albergo quindi onde evitare di avere dei problemi usciamo ci dirigiamo al ponte di Brooklin che collega appunto Manhattan a Brooklin e ne leggiamo la storia della sua realizzazione su delle targhe di bronzo apposte su uno dei piloni. Da qui si ha una magnifica visuale di Manhattan e in lontananza si vede anche la statua della libertà che non andremo a vedere perché non ci si può salire sopra, si può solo fare un giro sull’ isolotto. Per cena c’è l’ imbarazzo della scelta visto che qui si possono trovare tutte le cucine del mondo essendo una città multietnica e riusciamo a trovare anche qui un ristorante cinese che fa le fettuccine alla Zenigata ma senza saperlo sono molto piccanti e non riusciamo a finirle. Prima di andare a riposarci ci concediamo un giro a times square di sera dove la luce dei diversi neon fa acquistare un fascino particolare alla zona ben diverso dalla versione diurna. La temperatura è così gradevole che posso sfoggiare un bel paio di infradito. Riprendiamo la Subway e ci dirigiamo al nostro hotel dove nonostante il traffico molto intenso e rumoroso, la nostra stanza al 12 piano ci pare isolata da tutto questo.

28 maggio New York

sono riuscito a convincere Simona a tornare sul ponte di Brooklin per fare delle foto visto che il giorno prima avevamo il sole contro, dato l’ orario, e il risultato è molto soddisfacente ( cosa non farebbe una moglie in viaggio di nozze ????? ). Subito dopo ci dirigiamo a piedi verso il World trade Center dove notiamo l’ immenso vuoto lasciato dalle torri gemelle e proviamo ad immaginarci quel fatidico 11 settembre quando crollarono. La tappa successiva è wall street dove possiamo ammirare la borsa di N.Y. Con l’ enorme bandiera stelle e strisce e poco distante troviamo la statua in bronzo del toro che è simbolo dell’ economia galoppante. Dicono che toccare i testicoli di questa statua porti fertilità e devo dire che io li ho toccati e Simona in ottobre è rimasta incinta di Federico che adesso è nella sua camera che dorme…. Vedete voi. Ci dirigiamo verso l’ imbarco dei traghetti che portano alla statua della libertà e vediamo che la fila è interminabile ma come detto in precedenza il gioco non vale la candela quindi ammiriamo la statua dalla terra ferma grazie anche alla videocamera digitale che dispone di un potentissimo zoom ottico. Riprendiamo la metro ( qui si dice subway) e ci dirigiamo a China town dove sembra davvero di essere in Cina e dove anche le insegne di Mc Donald e Burgher King sono in cinese. Qui possiamo ammirare i classici palazzi con le scale antincendio sulle quali si sono svolte parecchie scene cinematografiche a detta della guida stessa. Naturalemte consumiamo il nostro pranzo in un Mc Donald all’ interno del quale si po’ entrare con le bici tanto che ne vediamo una appoggiata al muro mentre il suo proprietario consuma il pasto comodamente seduto. Passeggiando notiamo che la presenza di motorini o scooter è molto limitata e i pochi che circolano sono per lo più delle Vespa e ciò poco prima di arrivare a Little Italy il quartiere abitato in passato da emigrati italiani che adesso si è notevolmente ridimensionato data l’ espansione di quello cinese. I ristoranti riportano tutti nomi italiani e anche le facce dei vari camerieri sembrano italiani doc con quel non so che che caratterizza l’ immigrato. Tornando nella metropolitana per dirigerci all’ Empire State Building incappiamo in un gruppo di musicisti molto interessanti che fanno musica molto accattivante e lo si capisce dal drappello di gente che gli si forma intorno. Arrivati all E.S.B. Prima di salire facciamo rifornimento di alimentari in un negozietto vicino perché decidiamo di ammirare la città dall’ alto sia di giorno che di notte godendoci anche il tramonto. Questa tattica fa si che all’ingresso non ci sia molta ressa perché ormai è pomeriggio e molta gente salirà per la visione di notte. Cosa che tengo segnalare è che è vietato portare cavalletti per macchine fotografiche in cima al grattacielo ma io ho quello piccolo e non ci sono problemi. Arrivati in cima lo spettacolo è davvero bellissimo con la vista, dall’ alto, di molti altri grattacieli e quando arriva il tramonto rimaniamo tutti in adorazione davanti a questo,scusate se mi ripeto, SPETTACOLO. La vista di notte regala un’ infinità di luci che si stendono fino all’ orizzonte e le file di macchine descrivono fasci di luce gialla e rossa creando dei serpenti animati. Ceniamo con le cibarie comprate in precedenza sul tetto dell’ E.S.B. Con una vista che,non me ne vogliano gli amanti del genere, neanche la tour Eiffel può proporti. Sazi di così tante bellezze decidiamo di tornare alla base e dopo una doccia ci cacciamo a letto.

29 maggio New York

la prima tappa di oggi è il quartiere di harlem che ci porta via poco tempo perché non è che ci sia troppo da vedere. Eravamo solo curiosi di vedere quello che una volta era il peggior quartiere della città che è però molto migliorato dopo la cura di tolleranza zero messo in atto dal sindaco Giuliani. Passiamo tutto il resto della giornata a gironzolare per la città cercando di evitare i posti già visti. Pranziamo in uno dei tanti piccoli parchi presenti con un pasto take away preso in una delle tante rosticcerie e facciamo compagnia a tanta altra gente come turisti ed impiegati in pausa pranzo. Dopo il solito riposino troviamo una gradevole passeggiata lungo la sponda del fiume Udson che passa dietro al world trade center e che termina nella zona di partenza dei traghetti per la statua della libertà. La zona è poco frequentata e c’è molta tranquillità quasi da non sembrare di essere nel cuore di una delle città più movimentate del pianeta. Per cena riusciamo a trovare dopo diversi tentativi STARDUST un localino che sembra essere uscito da Happy Days tutto in stile anni sessanta con i camerieri vestiti a tema che intrattengono il pubblico con canzoni classiche degli anni sessanta, dove possiamo mangiarci l’ ennesimo hamburger gigante . Smaltiamo la cena con una passeggiata notturna in times square dove la vita non manca mai a qualsiasi ora del giorno e della notte anche se ho appreso di recente che diventerà zona pedonale. Buona notte N.Y.

30 maggio New York

oggi è il nostro ultimo giorno sul suolo americano e passiamo la mattinata a fare compere per i vari ricordi e notiamo che l’ abbigliamento, non di marca ovviamente, ha dei prezzi abbordabili, un esempio? una felpa con scritto new york solo 10 dollari che con il cambio favorevole che abbiamo avuto noi è come se l’ avessimo pagata 8 euro. Il resto della mattinata la trascorriamo a spasso a piedi per ammirare per l’ ultima volta la grande mela e per pranzo decidiamo che sia doveroso concludere come iniziato ovvero con Mc Donald che ora mai mi ha fatto perdere la linea perfetta che avevo tanto faticosamente raggiunto prima del matrimonio. Incappiamo in un temporale che dura per fortuna pochi minuti e che non da particolare fastidio tanto ora mai dobbiamo dirigerci all’aeroporto con la solita subway che conclude il suo tragitto appena fuori dal centro, in superficie in modo da poter vedere la periferia di NY. Nell’attesa della chiamata del volo Alitalia per Milano Malpensa , ci concediamo l’ ultimo spuntino da Sturbucks fino a che saliti sull’aereo aspettiamo in coda ad altri venti, contati, prima di decollare. Durante il viaggio dovremmo dormire per non risentire del fuso orario del ritorno ma non ci riusciamo e posso così assistere ad un sorpasso tra aerei. Proprio così guardando dal finestrino noto che sotto di noi c’è un aereo che procede a velocità inferiore e che perciò sorpassiamo, roba da non credere mi è toccato vedere anche questo. Atterriamo il 31 maggio che è un sabato e siamo un po’ storditi dal fuso orario che però combattiamo con un buon caffè italiano che mi da la carica giusta per arrivare fino a Modena.

Conclusioni: ci siamo ripromessi più volte che ritorneremo prima o poi a fare un viaggio in America per visitare i suoi spazi sterminati la sua natura selvaggia che hanno lasciato un segno indelebile dentro di noi. Se penso che subito volevo andare in Asia per il viaggio di nozze e mi sarei perso questa bellissima esperienza non mi resta che dire grazie Simona che hai avuto la lungimiranza di convincermi e che sei stata e sarai un’ ottima compagna di viaggio.



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