San Francisco e i parchi dell’Ovest

San Francisco, volo interno su Phoenix e tour in auto lungo i parchi fino a Las Vegas
Scritto da: ndam
san francisco e i parchi dell’ovest
Partenza il: 12/06/2011
Ritorno il: 22/07/2011
Viaggiatori: 6
Spesa: 2000 €
Introduzione

E’ sempre difficile la scelta del ‘prossimo viaggio’. Ad essere sincero mia moglie ed io non avevamo niente di particolare in programma per quest’anno, se non la consapevolezza di non poter lasciar passare i nostri 20 anni di matrimonio senza organizzare qualcosa che lasciasse un ricordo carico di emozioni. Insieme ad un’altra famiglia di amici che si trovavano nella stessa nostra circostanza abbiamo quindi ideato e realizzato questo viaggio nel lontano West. Naturalmente abbiamo dovuto tener conto anche delle necessità dei nostri rispettivi 2 figli di 11 e 12 anni, cercando un qualcosa che li potesse attrarre ma nello stesso tempo che non li stancasse eccessivamente con lunghi tragitti o orari estenuanti. Insomma, qualcosa di avventuroso, emozionante ma anche rilassante. Il percorso scelto è stato un volo su San Francisco per una breve visita di questa città (tre giorni), un volo interno da San Francisco a Phoenix per risparmiare 1000 Km di auto, ed una macchina spaziosa che tenesse 6 persone più 6 valigie e che ci accompagnasse per 1600 Km, da Phoenix a Las Vegas, dove ci attendeva il volo di ritorno. La scelta dei voli è caduta su Lufthansa per l’andata e United Airlines per il volo interno su Phoenix ed il rientro da Las Vegas. Il tutto per una somma di circa 780€ a persona. Se potete evitare United Airlines, fatelo! L’auto l’abbiamo noleggiata con Alamo, non il più economico ma sicuramente uno dei più affidabili. Un occhio di riguardo per l’assicurazione sanitaria. Globy Rosso della Mondial Assistance è una delle poche che non vi limita con massimali di copertura. Non si sa mai cosa possa succedere e l’idea di un massimale in un paese dove la sanità ha costi enormi ci spaventava. Non abbiamo fatto la patente internazionale in quanto la stessa Alamo al telefono mi ha garantito che non serviva. La patente plastica italiana è più che sufficiente. 13 giorni sono veramente pochi ma se ben organizzati vi garantiscono un tour eccezionale. Ecco il nostro programma:

1° giorno – Milano-San Francisco (CA)

San Francisco, la più europea delle città americane, la città delle ripide colline, dei Cable Car, della musica e della tolleranza. Partenza da Milano via Francoforte con Lufthansa alle 6:45 (così ho risparmiato anche i fastidiosissimi 40€ a testa di marca da bollo), destinazione San Francisco Int. Airport. In realtà ero molto indeciso se inserire o no questa meta nel viaggio, ma data la particolare posizione di questa città, non so se ci sarei tornato, di sicuro non di passaggio! Viaggio fantastico, 13 ore tutte di giorno in un aereo fantastico. Stupenda la vista sopra la Groenlandia, sul Canada e sulla baia di San Francisco. Arriviamo al San Francisco International Airport alle 12:20 ora locale. In questo periodo ci sono ben 9 ore di fuso orario rispetto all’Italia. Appena fuori dal Terminal principale, ma comunque sempre all’interno della struttura aeroportuale, si trova la Bart Station, dove con 8,10$ prendiamo il trenino che ci porta direttamente in centro in 25 minuti, a Powell Station, a pochi metri dal nostro albergo. Con un taxi ci avrei impiegato il doppio e speso almeno 45$. Alcune precauzioni e informazioni generali. Anche se San Francisco non è pericolosa come altre città americane, i quartieri cambiano considerevolmente da un isolato all’altro. Guardate sempre i dintorni. Una delle zone che il Visitor center sconsiglia di sera è il quartiere di Tenderloin, vicino al municipio. Per quanto riguarda le mance generalmente sono già incluse nel conto, sotto la voce ‘gratuity’ e sono del 15/18 %. Anche per i taxi la mancia è il 15% della corsa. La corrente è a 110 V. Gli alimentatori per i telefoni o per i PC sono progettati per funzionare ad entrambi i voltaggi, ma portatevi una riduzione dalla presa italiana a quella piatta americana. L’albergo da noi scelto è il Metropolis Hotel, tra la Market e la Mason Street. Albergo pulito e con un rapporto qualità prezzo più che accettabile per la media americana. La posizione è ottima dal punto di vista dei mezzi pubblici ma ha lo svantaggio di avere molte camere che si affacciano sulla Market Street, strada rumorosissima sia di giorno che di notte, quindi se potete, evitatele. Nonostante l’area centrale dell’hotel in questa zona si trovano molti senzatetto, diciamo più che dalle altre parti, ma state tranquilli. Nemmeno vi guardano. Noi siamo rientrati anche in orari tardi senza alcun problema. Powell Station, oltre ad essere sede del Visitor Center, è anche un punto di collegamento nevralgico di mezzi pubblici, la Bart, la MUNI, i Cable car e molti bus. Consigliatissimo il biglietto cumulativo dal prezzo di 14$ al giorno o 29$ di 3 giorni. Tenete presente che una sola andata con il Cable Car costa 6$… esultanza Dopo aver preso possesso delle camere prenotate per una doccia ristoratrice, siamo partiti per il nostro primo tour. Prima tappa un grande magazzino, in quanto non ci aspettavamo uno sbalzo termico simile. Di giorno al sole ci si scotta ma la sera sale un vento parecchio freddo che richiedeva l’uso di una buona felpa. Niente di meglio che il Westfield, a pochi passi da noi, dove si trova qualsiasi cosa a qualunque prezzo. La città di San Francisco è abbastanza piccola rispetto ad altre grandi metropoli americane. Le strade sono generalmente perpendicolari e i punti più interessanti della città sono facilmente raggiungibili a piedi o con i mezzi pubblici. La maggior parte delle passeggiate consigliate partono da Union Square, dove si trovano la maggior parte degli alberghi e di mezzi pubblici per non parlare di grandi magazzini quali Macy’s o Levi’s. A proposito presso la Levi’s abbiamo acquistato degli ottimi jeans a prezzi stracciati, meno del 50% rispetto all’italia. Due isolati ad Est e si entra in China Town, una delle comunità cinesi più grandi fuori dai confini asiatici. La strada principale è Grant Avenue. Sembra davvero di entrare in una città cinese, con i suoi templi e i suoi negozi di polveri e cianfrusaglie. Il top sono state le anatre laccate esposte in vetrina di una rosticeria. Infina siamo stati a North Beach, quartiere italiano confinante a china town. Il centro del quartiere è Washington Square. Se sentite la necessità di un espresso, venite qui. Alla sera abbiamo cenato in quello che a mio avviso è il quartiere più bello e più vivo della città, il Fisherman’s Wharf. Originalmente era un porto per i pescherecci ed un mercato del pesce. Negli ultimi 40 anni si sono aggiunti centri commerciali caratteristici ricavati dai vecchi magazzini in disuso. Ricavato da un molo in disuso e ricostruito, il ‘Pier 39’ è uno dei posti più visitati della città. Alla sua sinistra si può ammirare una colonia di leoni di mare. Da non farsi mancare una visita al mitico Bubba Gump Shrimp, ristorante ispiratosi all’0monimo film di Forrest gump. Fra il Pier 39 e il Cannery si susseguono una serie di ristoranti di pesce che offrono specialità del posto, tra cui il famoso granchio della baia o la zuppa alle vongole. Ormai è tardi e torniamo in hotel, prendendo un cable car che passa proprio da li.

2° giorno – San Francisco (California)

Dopo una lauta colazione al mitico Loris Diner, catena di locali ispirata ai mitici anni 50 con Jukebox colorati e parti di auto appese ai muri, partenza per il molo 33, dove alle 10:30 ci attendeva la barca per il tour di Alcatraz, prenotata dall’Italia. In 20 minuti circa si raggiunge l’isola. All’ingresso è disponibile l’audioguida in lingua italiana, compresa nel biglietto di ingresso: assolutamente da non perdere. Fra il ’34 e il ’63, quando venne ufficialmente chiuso, furono incarcerati alcuni dei criminali più famigerati d’America, tra i più famosi, ricordo Al Capone. Emozionante ascoltare alcune delle voci originali raccontare la vita all’interno del più famoso carcere di sicurezza del mondo, le sue rivolte interne e i tentativi di fuga. Vi consiglio di prenotarvi il biglietto da casa su www.alcatrazcruises.com, così non dovrete fare lunghe file per il biglietto ma potrete accedere direttamente alla windows call. Un ora e mezza è sufficiente per una buona visita e alle 12:30 abbiamo ripreso il traghetto di ritorno per il Pier 33. Pomeriggio dedicato ad una visita generale della città con uno dei tanti pulman di un tour operator locale. Questo ci ha permesso di conoscere luoghi che altrimenti non avremmo visto, come le spiaggie del Sunset District, il Golden Gate Park, le Twin Peaks, ecc. Stupendo dall’esterno anche la Science Academy of California, ma non potevamo permetterci di passare un giorno al suo interno a causa del tempo ridotto. Alle 18:00 siamo rientrati in albergo, in tempo per una doccia e per prepararci alla notte Blues che ci attendeva. Se vi piace questo genere musicale non perdetevi assolutamente una cena o un drink al Biscuit & Blues (meglio prenotarsi prima). Ascoltare dal vivo musicisti e cantanti di fama internazionale, come Sista Monica Parker, esibirsi a pochi metri dal tuo tavolo è un emozione che ti segna dentro. Consultate il programma su internet prima di prenotare. Rientro in albergo verso mezzanotte.

3° giorno – San Francisco

Giornata libera. Tra le cose viste, la famosissima Lombard Street, Haight Ashbury il quartiere degli hippies, il Golden Gate Park, il Financial District, il Golden Gate Bridge, e Castro, il quartiere dei Gay. Non fatevi mancare l’esperienza di un Cable Car, i famosi tram di Los Angeles. E’ possibile percorrere le sue numerose e ripide colline appesi all’esterno. State però attenti agli incroci con altri cable car. Loro seguono le rotaie e non possono spostarsi… vi conviene farlo voi! Un consiglio per le coppie. Su www.gocartours.com è possibile prenotare una visita della città su macchinette gialle due posti, dotate di GPS ed audioguida in lingua italiana. Potrete spostarvi da una parte all’altra seguendo un percorso consigliato e decidendo voi stessi quanto e se fermarsi. Serata a base di ‘fritto misto’ e poi a nanna. Sarebbero serviti altri tre giorni a mio avviso, uno per una visita a Monterey, ex capitale della California sotto il dominio spagnolo e un paio per lo Yosemite National Park ma non avevamo abbastanza tempo.

4° giorno – San Francisco-Phoenix-Sedona (Arizona)

Dopo la solita succulenta colazione e mattinata dedicata alle ultime spese, partenza per l’aeroporto dove ad attenderci c’è un volo della United Airlines diretto a Phoenix, capitale dell’Arizona. Con nostro disappunto, nonostante il largo anticipo del checkin, ci danno 6 posti completamente separati. Abbiamo chiesto di avere almeno due posti vicini per i bambini ma ci rispondono che l’aereo è pieno e non era possibile. In tanti viaggi fatti negli ultimi 20 anni, non mi è mai successo. Cosa strana, sul volo abbiamo incontrato altre famiglie completamente separate; al che è partito uno scambio di posti in maniera autonoma tra i partecipanti al volo, nonostante l’insistenza della hostess a non procedere senza il suo consenso. Il volo è durato circa 3 ore. Appena si esce dall’aeroporto si è colti da un ventata di calore quasi insopportabile. Pochi secondi sono sufficienti per dimenticare il freddo di Frisco. Abbiamo scelto di non fermarci in questa città per dedicare più tempo ai parchi, quindi dopo aver preso possesso dell’auto prenotata, una mitica Chevrolet Suburban che non avrei mai voluto restituire, ci siamo diretti verso Sedona. Attenzione, il Noleggio auto è esterno all’aeroporto. Appena fuori trovate uno shuttle bus gratuito che vi porta in pochi minuti al vostro noleggiatore. Da Phoenix a Sedona sono circa due ore di strada (traffico in phoenix permettendo) lungo distese sterminate e colline coloratissime. Tentiamo una visita a Montezuma Castle, ma come tutti i parchi chiude alle 17:00 e non ci permettono di entrare. Arriviamo a destinazione verso l’ora del tramonto e Sedona ci lascia senza fiato. Il suo deserto con i suoi canyons e le sue roccie rosse erano i paradisi degli indiani Yavapai e Apaches che una volta frequentavano queste terre sante per edificare “ruote della medicina” e per celebrare i “pow Wow”. Per gli Apaches il deserto di Sedona é una terra magica: ai quattro angoli segreti ci sono “vortici” d’energia mistica, fonti elettromagnetiche oggi più comunemente conosciute come Vortex. Quello di Bell Rock é in cima ad un montagnone rosso dove dimora la Dea della Terra. La straordinaria bellezza della natura, il clima, l’aria, l’acqua di una purezza cristallina, le sue casette mimetizzate nel paesaggio, i suoi resort, i suoi silenzi, Sedona ti dona un senso di pace interiore incomparabile. Tutto questo fa di Sedona la seconda attrazione turistica dell’Arizona in ordine di popolarità. Troverete possibilità di escursioni a cavallo e molti sentieri che vi portano all’interno delle sue montagne. Alla sera pernottamento al Poco Diablo Resort, residence stupendo, con piscina, campi da tennis, campo da golf, ecc. Peccato non averlo sfruttato per quel che merita.

5° giorno – Sedona-Grand Canyon (Arizona)

Dopo la solita abbondante colazione, questa volta al Blue Moon, partenza da Sedona verso il Grand Canyon. Ci aspettano circa 2 ore e mezza di strada. Poco più avanti decidiamo però una sosta di un paio d’ore allo Slide Rock State Park. 20$ di ingresso per l’auto con sei persone. Si tratta di un parco situato sul fiume che si snoda nell’Oak Creek Canyon, tra le sue famose rocce liscie dove poter lasciarsi scivolare nelle sue acque ghiacciate. In effetti ci vuole una certa dose di coraggio bagnarsi in queste acque; solo Brian ed Iris, nell’incoscienza dei loro 12 anni, sembrano non farci caso, ma dopo qualche tuffo vediamo la resa. Verso le 12:00 decidiamo di partire per il Grand Canyon in quanto l’ingresso al parco chiude alle 17:00 e non vogliamo certo perderci il tramonto. Ci dirigiamo verso l’East Entrance Station del Gramnd Canyon, dove paghiamo i 25$ di ingresso al parco, pass valido per 7 giorni. Da li parte una strada, la Desert View Drive, che costeggia una serie di splendidi view point, dal Desert View al Navajo, al Lipann, fino al famoso Mother Point. Impossibile perdersi. Ultimo punto raggiungibile in auto è il Bright Angel, dove si può però parcheggiare e proseguire con un bus gratuito (red line) che passa ogni 15 minuti e che vi porterà fino all’Hermits Rest. Noi abbiamo scelto come destinazione finale l’Hopi Point, consigliatici per la sua spettacolare vista al tramonto, ma non penso gli altri punti panoramici siano stati da meno. La notte abbiamo pernottato al Grand Canyon Plaza Resort, posto accettabile situato nel Grand Canyon Village. Non conosco lo standard di questa zona, ma comunque è l’Hotel peggiore di tutto il viaggio. Di fronte ci sono alcuni localini dove mangiare qualcosa, ma comunque uno standard molto inferiore ai luoghi visitati fino ad ora. Un informazione aggiuntiva. Dalla cittadina di Williams, a sud del paco, è possibile prendere un vecchio treno ristrutturato, che parte ogni mattina, il Grand Canyon Railway, e arriva al South Rim. 65 miglia di paesaggio che va dal deserto alla foresta Ponderosa. Noi non abbiamo avuto il tempo per provare questa caratteristica avventura, ma potete avere dei dettagli aggiuntivi dal suo sito, www.thetrain.com

6° giorno – Grand Canyon – Monument Valley

La strada che da Canyon Village ci porta alla Monument Valley ci fa ripercorre un tratto di Grand Canyon, così ne approfittiamo per fare le ultime foto. Ci attendono 300 km, circa 3 ore di strada. Lo scenario è meraviglioso dall’inizio alla fine del percorso; sulla sinistra si aprono dei nuovi canyon ad altezza della strada. Il territorio appartiene ai Navajo e in alcune zone di sosta hanno creato dei view point con ingresso a donazione volontaria. La prima cittadina che si incontra è Tube City ma a parte un museo delle tradizioni Navajo non c’è altro da vedere. La prossima tappa è Kayenta, città d’ingresso per la Monument Valley. Passata la cittadina ci dirigiamo verso la nostra meta. Farete una strada che non scorderete più. Dritto verso di voi queste rocce di arenaria che spaccano il cielo. E’ impossibile non fermarsi a fare delle foto. Ci dirigiamo al Goulding’s Lodge, dove il primo americano, Mr. Goulding, eresse un piccolo albergo. In seguito fu utilizzato da famosi registi e attori come base per girare i più famosi film western. In questo posto è possibile ammirare la cabina di John Waine, vedere abiti originali usati nei film e così via. L’alloggio è pulito e molto bello. Gode di un ottima vista sulla valle. Abbiamo atteso il tramonto dalle finestre del ristorante interno poi con l’auto ci siamo avventurati in una prima visita all’interno del parco. I colori del sole che tramonta conferisce alle rocce un rosso vivacissimo e rende lo scenario quasi irreale.

7° giorno – Monument Valley – Page

La mattina successiva dobbiamo essere pronti alle 9:00 in quanto abbiamo prenotato un tour di 3 ore e mezza all’interno della riserva con un indiano Navajo. Da non perdere assolutamente. Loro possono accedere a zone proibite ai turisti. Portatevi un fazzoletto per la bocca e dell’acqua, in quanto sono strade sterrate e piene di polvere. Inoltre è una zona abbastanza ventilata e vi troverete facilmente all’interno di turbini di polvere. Vi porteranno a vedere dei graffiti e delle rocce particolari con aperture azzurre dove il cielo contrasta con il rosso dell’arenaria. Alle 12:30 ci riportano al resort dove occupiamo di forza i bagni pubblici per risciacquarci dalla terra rossa. Alle 13:00 siamo di nuovo in auto. Ci attendono 200 Km, circa 2 ore e mezza per raggiungere Page. Page è una cittadina piccolissima nata con la creazione della diga intorno al 1960, comunque ben fornita di tutto il necessario. Dopo aver lasciato i bagagli al Best Western Lake Powell, ci siamo diretti verso ‘The Dam’, la diga, un infrastruttura enorme che ha creato il Lake Powell. Per darvi un idea della dimensione del lago che vi si è creato, fate conto che in caso di siccità potrebbe rifornire d’acqua le città di Phoenix e Los Angeles per ben 10 anni! Sotto la diga è possibile un tour di 45 minuti che vi mostra le turbine e il loro funzionamento. Purtroppo nel nostro caso non è stato possibile in quanto era una giornata troppo ventilata. Alle 18:15 avevamo comunque prenotato da casa sul sito lakepowell.com una mini crociera sul lago Powell, all’interno del Glam Canyon. Partenza dal resort Marina Wahweap. Vi consiglio vivamente di effettuarla nell’ora del tramonto, quando i contorni si colorano di rosso e giallo. Dura circa 1 ora e mezza. Con l’audio guida in italiano si può capire come si è formato quel paesaggio e molti altri dettagli e curiosità sul posto. Alla sera cena all’ottimo Big John’s Texas BBQ, una vecchia autopompa ristrutturata a ristorante con musica dal vivo all’esterno. Si entra, si ordina al bancone prima di sedersi e si paga il conto, poi ci si accomoda al tavolo e qualcuno ti porta quanto ordinato. Di un piatto di carne, fagioli, patate e cavolfiori si paga circa 18$.

8° giorno – Antelope canyon-Horsebend-Bryce Canyon

Ci siamo svegliati con calma, avevamo programmato un bagno rilassante nella piscina del Best Western ma era chiusa per lavori, così in attesa del nostro appuntamento per la visita dell’Antelope Canyon, abbiamo approfittato per fare un giro della cittadina di Page. Tempo sprecato, ci sarebbero state molte cose più interessanti da fare, come un trail alla Cathedral Wash o un bagno nel lago. A proposito, circa 100 mt prima di arrivare alla diga, sulla destra c’è un sentiero sterrato che può essere percorso in macchina e che porta ad un piazzale poco sopra il lago. Da quel punto partono dei sentieri oppure si possono raggiungere dei posti adatti per fare un bagno nel lago. Ovviamente a vostro rischio dato che non sono presenti bagnini a soccorrervi in caso di problemi. Purtroppo come vi stavo dicendo, la cittadina non offre niente all’infuori di qualche piccolo negozio di souvenir per lo più made in china e qualche ristorantino tipico. Interessante da percorrere la parte alta di Page, dove sono concentrate almeno una decina di diverse chiese di culti diversi. Alle 11:20 siamo andati all’appuntamento per la visita all’Antelope Canyon, prenotato da casa su www.antelopecanyon.com Questo canyon è consigliabile farlo verso mezzogiorno in quanto il sole è perpendicolare alle fessure alte del canyon e crea giochi di luci fantastici. Se siete appassionati esiste anche il tour fotografico. Questo tour costa qualcosa in più ma avete la precedenza su tutti gli altri gruppi, in quanto dovrete essere al posto giusto nel momento giusto. Il canyon è fantastico e merita da solo la fermata a Page. Andate a guardarvi delle foto sul web per rendervene conto. Come tutti i posti portatevi dell’acqua e se soffrite la polvere, anche una mascherina, dato che la strada che porta all’ingresso è per lo più su sabbia e voi sarete su un fuoristrada all’aperto. Terminata la visita siamo partiti per L’Horseshoe Bend, un meandro del fiume Colorado, situato a pochi chilometri da Page. Profondo circa 100 metri, è a forma di ferro di cavallo, da cui prende il nome. Decidete bene se fare questa escursione in quanto dal punto in cui parcheggerete l’auto avrete da percorrere circa 1,5 miglia a piedi nel deserto, sotto un sole infernale. I ranger consigliano di portare con se almeno 2 litri di acqua a testa e indossare scarpe adatte. Alla fine partenza per il Bryce Canyon, con destinazione Best Western Ruby’s Inn. Sono circa 3 ore di strada. Si tratta di una struttura enorme a cira 1 Km dall’ingresso del parco. Nonostante le dimensioni è un albergo perfettamente vivibile, suddiviso in location in legno di due piani sparse in un area ai due lati della strada. Le camere sono spaziose e pulite, dotate di tv, frigo e forno a microonde. Ad ogni piano ci sono distributori di bibite e le immancabili distributrici di ghiaccio. Comincio a credere che se non esistesse il ghiaccio e la Pepsi , non esisterebbe l’America. La reception è una struttura enorme stile western, con tanto di negozi di artigianato e gadget vari, di ristorante e pompa di benzina. Dopo aver messo i nostri bagagli in camera siamo andati a cenare da Ebenezer’s, all’altro lato della strada. Si tratta di un mega locale stile western dove si può mangiare dell’ottima carne accompagnata da uno spettacolo di musica country dal vivo. Il gruppo che suonava era davvero in gamba, sia come strumentisti che come voci. Andateci però appena apre alle 19:00. Se andate alle20:00 rischiate di trovare solo ‘chicken’. La serata è finita in maniera ottimale, breve passeggiata e ritorno nelle rispettive stanze.

9° giorno – Bryce Canyon

Questa giornata inizia con un escursione a cavallo di 90 minuti, partendo dal nostro alloggio, percorrendo una zona di foresta e costeggiando per pochi minuti una piccola parte del Bryce Canyon. Se non siete degli esperti cavallerizzi o avete dei bambini, è il giro che fa per voi. I cavalli sembrano addomesticati e seguono la fila indiana per tutto il percorso. Naturalmente organizzano anche dei tour più intensi, alcuni di 10-12 ore, ma bisogna avere il fondoschiena preparato e soprattutto saper andare a cavallo. Alcuni iniziano direttamente dall’interno del parco, presso il ‘Bryce Canion Lodge’, della durata di due ore e mezza. Io ne ho percorso un pezzo a piedi e vi assicuro che sono stupendi, niente a che vedere con quello fatto da noi! Appena terminato il nostro giro a cavallo ci siamo diretti con la nostra auto all’interno del parco Bryce. Se non avete fatto il National Park Passes, dovete pagare 25$ per auto ( opp. 12$ a persona) e potete accedervi per 7 giorni. Appena entrate sulla destra, si trova l’immancabile Visitor Center, dove potete reperire del materiale anche in lingua italiana. Se non volete usare la vostra auto, c’è un servizio di shuttle bus che collega i vari punti panoramici alla base. Inoltre se conoscete bene la lingua inglese i Ranger organizzano dei tour a tema all’interno del parco; ci sono tour di geologia, astronomia, wildlife stories e programmi per bambini. Similmente al Grand Canyon, ci sono 14 view point che interrompono le 18 miglia di scenic drive. Fermandosi in tutti i view point servono circa 4 ore per fare tutto il giro. Personalmente consiglio di iniziare dalla fine e tornare indietro, lasciando i più belli alla fine con la luce della sera. Da non mancare l’Inspiration Point, il Bryce Point e il Sunset Point. Il parco è famoso anche per i suoi numerosi Trail. Se potete non accontentatevi di una semplice foto dall’alto. I trail si suddividono in tre categorie, Easy, che possono fare benissimo tutti e con durate massime di due ore, ‘Moderate’ e Strenuous. Se avete a disposizione una sola giornata, non dovete assolutamente mancare il Navajo Loop. Si tratta di un sentiero che parte e arriva al Sunset Point e vi conduce all’interno della montagna, all’interno del famoso anfiteatro. Facendolo con calma e fermandovi a fare le vostre foto impiegherete circa 2 ore a completare il giro. Io l‘ho fatto dalle 18:00 alle 20:00 per gustarmi i giochi di luce del sole mentre tramonta dentro le fessure del Bryce. Indimenticabile. Mentre io percorrevo questo trail immerso nel più assoluto silenzio, famiglia ed amici erano a gustarsi il rodeo che si stava svolgendo vicino al Ruby’s Inn. Non si tratta di un vero rodeo, ma di una demo delle varie discipline americane. Penso sia stato molto interessante per chi ha dei figli o per chi è semplicemente attratto da queste discipline. Se siete appassionate di escursioni a piedi dedicate a questa parte di America almeno 2 giorni interi. Ricordo che all’interno vivono numerosi animali. E’ facile incontrare delle antilopi, un po’ meno dei cani della prateria e ancora più difficile incontrare degli orsi o una specie di puma locale. Ma non dovete preoccuparvi; tra il materiale che vi verrà fornito, troverete un piccolo breviario su come comportarvi in caso di incontro fatale, con tutto quello che dovete fare e non fare nel caso vi trovaste tête à tête!

10° e 11° giorno – Zion’s Park-Las Vegas (Nevada)

Siamo ormai verso la fine del nostro viaggio, stanchi ma pieni di entusiasmo. Questa sera dobbiamo essere a Las Vegas. Lungo la strada però decidiamo di passare all’interno dello Zion’s Park. Pareti scoscese, stretti canyon ed una verde vallata che costeggia il Virgin River, sono la caratteristica principale di questo parco, il cui nome è stato dato da uno dei primi coloni nel 1863, un Mormone di nome Isaac Behunin che credeva di aver identificato in quel luogo la Sion Biblica. A differenza dei precedenti questo parco è molto più verde, grazie alla presenza di molta più acqua. Anche se la nostra visita non prevedeva una sosta all’interno del parco, esistono dei Lodge provvisti di stanze, suite o casette di legno. Una delle cose da prestare attenzione oltre ad animali selvatici, che però non avvicinano l’umo, sono le piene improvvise causate da temporali che avvengono anche a molti chilometri di distanza. Se percorrete canyon stretti fate attenzioni ai possibili indizi, quali peggioramenti delle condizioni atmosferiche o innalzamento del livello dell’acqua. In questi stati la sicurezza è una vostra responsabilità! Con la vostra auto potete arrivare solo al Visitor Center, dopodiché potrete proseguire solo con lo shuttle gratuito che vi porta all’interno. Per escursioni di più giorni dovete richiedere dei particolari permessi ai Rangers. Per gli appassionati di arrampicata esistono delle pareti molto belle, ma confrontatevi sempre con i Rangers per gli eventuali permessi. Il Virgin River ha scavato una gola spettacolare nella parte superiore del parco, chiamata Narrow, 26 Km di lunghezza, profondità di quasi 600 metri ed una larghezza che a volta arriva a 5-10 metri. Un escursione in questo posto significa camminare per il 60% guadando le gelide acque del fiume e non è per tutti dato che potrebbe servirvi tutto il giorno. Anche questo parco si contraddistingue per una serie di trail suddivisi in facili, medi e difficili. Tra i posti consigliati si trova il ‘Temple of Sinawava’ che è l’ingresso ai Narrow, il ‘Big Bend’, un’ampia ansa del Virgin River tra pareti maestose e il ‘Weeping Rock’ dove l’acqua del fiume crea dei giardini pensili. Noi ci siamo concessi solo una breve sosta presso l’Emerald Pools Trail, dato che avevamo solo due ore di tempo. Se potete e se vi piace camminare, dedicate a questo magnifico Canyon almeno due giorni. Verso le 15:00 ripartiamo per Las Vegas, altre 3 ore di viaggio, breve sosta lungo la strada per riempirci lo stomaco in uno dei numerosi Buffalo Grills, e verso le 19:00 arriviamo al mitico Luxor. Rimaniamo tutti senza parole. Il parcheggio libero si trova nella parte posteriore della struttura. Se vi fermate davanti sarete raggiunti dal personale dell’Hotel che vi prenderà le valigie e ve le porterà direttamente in camera. Vi daranno un biglietto con un numero. Quando sarete in camera dovrete chiamare al Bell Desk per avvisare che siete arrivati e ve le consegnano. Fuori, lungo la strip, nome che identifica la Las Vegas Boulevard, si trovano i più famosi alberghi al mondo, l’MGM, il Bellagio, il Venetian, il Cesar Palace e così via, strutture immense dove si può giocare, acquistare, mangiare, dormire e anche sposarsi. Si trovano anche gli immancabili Hard Rock Cafè, e simili. Ci sono dei trenini che collegano alcune catene di hotel e che vi fanno risparmiare molta strada. Gli eventi notturni sono tutti segnalati nelle varie guide che troverete in camera. Una cosa che mi sento di segnalare sono i due outlet a Nord e a Sud della Strip chiamati Las Vegas Premium Outlets. Io in quello nella zona sud ho acquistato delle scarpe Converse per mio figlio a 35$ e delle Timberland per me a 50$, il 70% in meno che in Italia. Ottimi i prezzi esposti su tutti i marchi Americani, quali Wrangler, Vans, Levis, ecc. Naturalmente occhio al peso complessivo delle vostre valigie.

Consigli che mi sento di condividere

Portarsi sempre molta acqua. Noi ci fermavamo nei McDonalds, riempivamo i loro mega bicchieri di ghiaccio e acqua e li tenevamo i macchina.

– Attenzione ai colpi di calore. Portatevi una crema per il sole e bevete molto.

– Se volate con United Airlines preparatevi ad aereomobili vecchi e ad essere seduti nei posti più disparati. Anche nel rientro in Italia non sono riuscito ad avere dei posti vicini.

– Acquistate un bilancina da viaggio per pesare le valigie da portare con voi. Sono molto severi sui 23 Kg e anche mezzo chilo in più non lo fanno passare. Ad una coppia davanti a noi hanno chiesto 150$ per un eccesso di 1 Kg in quanto fanno un forfait.

– Attenzione ai limiti di velocità. Se vi fermano non fatevi venire in mente di scendere dall’auto. Attendete lo sceriffo in macchina con le mani sul volante.

– La benzina si paga sempre prima. Posizionate l’auto davanti a una autopompa, entrate a consegnare i soldi riferendo il numero di pompa e poi potrete fare il pieno.

Buon Viaggio e spero di essere stato utile a qualcuno.



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