SALVADOR DO BAHIA 2007: il carnevale e i pipoca

A Rio De Janeiro e Salvador si tengono le due manifestazioni carnevalesche più famose del mondo. Ma mentre a Rio il carnevale è da “vedere”, cioè si assiste, nel Sambodromo (uno stadio non ovale ma rettilineo, dove sfila il corteo), ad una enorme, spettacolare, meravigliosa sfilata di carri e maschere, a Salvador si partecipa al carnevale,...
Scritto da: Pietro
salvador do bahia 2007: il carnevale e i pipoca
Partenza il: 14/02/2007
Ritorno il: 17/03/2007
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
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A Rio De Janeiro e Salvador si tengono le due manifestazioni carnevalesche più famose del mondo. Ma mentre a Rio il carnevale è da “vedere”, cioè si assiste, nel Sambodromo (uno stadio non ovale ma rettilineo, dove sfila il corteo), ad una enorme, spettacolare, meravigliosa sfilata di carri e maschere, a Salvador si partecipa al carnevale, ballando in strada. Anche se ho saputo che da alcuni anni a Rio stanno rimediando a questa mancanza istituendo nelle due spiagge principali, la settimana di carnevale, tante feste con balli.

Qui a Salvador le parole chiave del carnevale sono: “blocos”, “trio eletrico” e “camarote”. I “blocos” (24 quelli ufficiali, più alcuni più piccoli indipendenti) sono grandi gruppi di persone (di solito alcune centinaia ma talvolta fino a 3000) che, delimitati da una grossa croda sostenuta dai “cordeiros” (persone che controllano che nessun altro entri dentro e che tutto fili liscio), sfilano cantando e ballando nei tre circuiti cittadini del carnevale, due dei quali (i maggiori, Barra e Campo Grande, lunghi 4 e 6 km), molto distanti fra loro. Al centro dei blocos ci sono da 1 a 3 enormi camion che avanzano lentamente, pieni zeppi di grandi altoparlanti che sparano musica ad altissimo volume, suonata dal vivo dagli artisti che stanno in cima al camion. A chi è dentro il bloco viene fornito cibo e bevande a volontà durante le 5-8 ore della sfilata del bloco (la sfilata complessiva di tutti i blocos invece dura più di 12 ore ogni notte).

Una soluzione più comoda è quella dei “camarote”, grandi locali riservati, ubicati nei punti con vista migliore del circuito, dove anche qui si balla, mangia e beve ma dove ci si può anche sedere. Quando passa un bloco, la musica interna del camarote si spegne e tutti si affacciano per vedere il bloco. Poi di nuovo musica con deejay. Ma… in tutta questa grandiosa organizzazione c’è un problema: i costi. Per poter partecipare ad un movimentato bloco o al più comodo camarote bisogna acquistare una maglietta (che costituisce il biglietto d’ingresso) che costa da 250 R$ (90 €) a 2000 R$ (750 €)! E vale un giorno solo. E allora? E allora c’è una terza possibilità per partecipare, che è poi la più gettonata e che anche io ho scelto, alla quale i fantasiosi brasiliani hanno dato il simpatico nome di “pipoca” (“pipoca” in portoghese significa “popcorn”). Si va in strada, “aggratis”, e si partecipa al carnevale unendosi (fuori dalla corda) ai vari blocos che passano, anziché seguire un solo bloco come fa chi compra la maglietta. Un po’ qui, un po’ lì, saltando da una parte all’altra. Come i popcorn! Infine, oltre ai due grandi circuiti dove sfilavano i blocos, nel centrale “Pelourigno” c’erano tutto il giorno gruppi musicali (sempre a base di percussioni) che andavano su e giù nelle strette viuzze, concerti, qualsiasi cosa riproducesse musica. Un’altra grande differenza con il carnevale di Rio è infatti che mentre in quest’ultima città sono più importanti i costumi, ricchi e coloratissimi, qui a Salvador è più importante la musica, e i costumi sono quasi sempre poco appariscenti.

  Vita da Pipoca   Ma la vita da pipoca non è semplice ed ha alcune controindicazioni: è molto più pericolosa! Io e i simpatici amici giapponesi ce ne siamo accorti proprio la prima notte del carnevale, quando eravamo ancora dei pipoca novellini e ingenui. Passa un bloco, passa un altro, tutto ok. Siamo a Barra, la zona più affollata, e stiamo ancora osservando tutto per capire come funziona. Fra l’altro i primo blocos sono mezzo vuoti, con dentro gente che sembra non si diverta poi tanto. Quasi tutti bianchi, come sempre accade quando c’è un prezzo alto da pagare, i più camminano tranquilli anziché ballare. Ma i primi blocos hanno cantanti poco famosi e quindi meno gente al seguito. Dopo alcuni di questi blocos sottotono arriva quello di “Os mascarados”, con la qui famosa Margareth Menezes, e iniziano le difficoltà per i Pipoca! La strada dove i blocos sfilano è larga, ma la corda che li delimita forma un grande quadrato che occupa quasi tutta la carreggiata, lasciando un metro circa di spazio libero ai due lati. In questo metro si concentrano: pipoca stranieri (pochi), pipoca brasiliani (migliaia), venditori di bibite, venditori di panini, venditori di cento altre cose, polizia, transenne, etc.

Noi siamo fermi in un posto fisso ma appresso al bloco che sta arrivando c’è una folla enorme di pipoca che lo circonda. Arriva il bloco, come un grande mostro impazzito che travolge ogni cosa, e una marea di persone ci investe. Tutti spingono tutti, cercano di passare dove ormai spazio non ce n’è, c’è chi balla, chi canta e… chi ruba. Nella calca sento tante mani che frugano ogni mia tasca: una ad una le prendo, le strappo via dalle mie tasche e le restituisco ai loro proprietari i quali a volte fanno finta di niente come per dire “Oh, è la mia mano? Che strano, non me ne sono accorto!” e a volte facevano un occhiolino, come per significare che loro ci avevano provato e che quello era il loro compito. Faccio appena in tempo a nascondere i soldi nell’unico posto sicuro, le mutande, prima che le mie tasche vengano accuratamente perquisite. Fra gli altri amici, chi ha calze e scarpe li nasconde sotto le calze mentre le ragazze hanno una terza possibilità, il reggiseno. Quella notte ho perso solo carte varie, appunti e depliant sul carnevale che avevo in tasca, mentre ad un israeliano che era con noi rubarono 30 R$ e invece al giapponese Ken, che reagì ad una spinta datagli da un brasiliano, arrivò un pugno in faccia che gli provocò un taglio in un labbro.

Quella prima notte è stata per lo più negativa, il nervosismo era tanto e anche la paura ogni volta che arrivava un nuovo bloco. Qualche volta ho avuto la tentazione di girare le dita a qualche mano che si intrufolava nelle mie tasche ma per fortuna ho lasciato perdere, se no avrei fatto la fine di Ken.

Il peggio però passò proprio quella prima notte, mentre le altre cinque notti filò tutto liscio, senza problemi. E’ stato come un battesimo del carnevale salvadoregno, quasi inevitabile ma che poi ci insegnò come muoverci nella folla. Solo strade molto larghe e lontano dalla strada quando passa il bloco. E da venerdì in poi ci siamo solo divertiti.

Un altro momento delicato però c’è stato alcuni giorni dopo, a “Campo Grande”, quando abbiamo conosciuto l’altro problema del carnevale da Pipoca: le risse. Quando passano i blocos e la calca aumenta, non tutti evitano di reagire alle spinte e ogni tanto inizia una rissa. Quel giorno a Campo Grande se le sono date di santa ragione e noi (io e i giapos) siamo riusciti ad evitare di essere travolti arrampicandoci su una postazione della polizia che era momentaneamente vuota. Proprio quando la polizia se ne andò si moltiplicarono le risse. Infatti poi abbiamo scoperto che lo stare vicino ai poliziotti evitava qualsiasi problema. E perché? Perché la polizia, quando interveniva per sedare una rissa, ci entrava in mezzo letteralmente a gamba tesa. Prima sferrava calci e pugni dove capitava, poi prendeva uno qualsiasi, lo pestava ben bene e infine gli chiedeva cosa era successo. Così facendo era molto temuta e rispettata.

A parte questi due aspetti negativi del carnevale (furti e risse), il resto era un vero spettacolo. Lo stare in mezzo a migliaia di persone che sprizzavano felicità da tutti i pori e cantavano in coro a voce alta insieme ai loro cantanti più famosi era uno spettacolo unico. Ricordo in particolare quando passò il trio eletrico dei Chiclete Com Banana, il gruppo più in voga attualmente a Bahia, e cantò il loro singolo più famoso. Ogni tanto spegnevano l’audio e si sentiva il boato della gente che cantava. Veramente emozionante.

Troppo divertenti poi erano gli approcci dei brasiliani, durante gli spettacoli, verso il gentil sesso. Tecnica. Passa una bella ragazza, la osservano per 2 secondi e, quando è vicina, cercano: A) di abbracciarla; B) di baciarla in bocca; C) se va male, almeno nella guancia. La ragazza il più delle volte si divincolava e, sorridendo, sfuggiva alla presa, ma ogni tanto cedeva e si lasciava andare a ciò che in Brasile vale poco più di una stretta di mano: il bacio in bocca. Spesso infatti dopo un paio di minuti tutto finiva e chi s’è visto s’è visto. Ciò principalmente avveniva con le ragazze compatriote ma a volte, soprattutto se i capelli erano biondi, anche verso le “gringhe” (straniere).

E i numeri anche questa volta hanno premiato il carnevale di Salvador: 2 milioni i partecipanti ogni giorno in strada, di cui 100.000 stranieri (io c’ero! :- ) ) e il resto brasiliani. Dopo i 2 milioni di persone con le quali ho passato il capodanno a Rio, ormai mi sto abituando e se ce ne son di meno non vado alle feste! :- ) Qualche altro numero meno piacevole lo sento dalla TV a carnevale finito: quello del 2007 è stato il carnevale più violento di tutti i tempi: 24 omicidi nei 6 giorni di festa di cui 2 durante le sfilate (una bambina per un proiettile vagante e un poliziotto), 1000 feriti e qualche decina di migliaia di arresti. Ma è anche vero che quando si muovono 2 milioni di persone è impossibile che vada tutto liscio, qui in Sud America in particolare.

  Lo scrivo o non lo scrivo? Ma si, dopotutto è un ricordo legato a quelle notti.

Un “dietro le quinte” curioso delle nottate del carnevale furono… i fiumi di urine! Tutti gli ettolitri di birra bevuti dalla gente (e anche qui… io c’ero! 😉 ) solo nelle prime ore degli spettacoli trovavano sfogo nei bagni pubblici sistemati lungo il percorso. Poi la gente iniziava a stancarsi delle file e iniziava prima a farla all’aperto nei vicoli più lontani, poi in quelli più vicini finché, oltre metà nottata, bastava un angolo qualsiasi del muro più vicino o anche l’ombra di un palo di un segnale stradale per aprire la braghetta (le donne invece andavano nella spiaggia o nei posti più nascosti). Addirittura una volta ho visti un “cordeiro” che camminava al centro della pista tenendo con una mano la corda e con l’altra urinando tranquillamente di fronte a centinaia di persone che assistevano alla sfilata. E se i primi giorni ha piovuto spesso durante la notte, lavando tutto, il resto della settimana con il forte caldo gli odori salivano forti!   Finché arriva il mercoledì delle ceneri. Ore 5.00 di mercoledì 21, molto lentamente inizia il rientro in ostello dopo l’ultima notte di carnevale. La “quarta feira da cinzas” (in portoghese il mercoledì delle ceneri) segna, per ora (durerà?), la fine di 2 mesi di festa ininterrotta, iniziata poco prima del capodanno a Rio, proseguita ad Arraial e conclusasi con il carnevale di Bahia. Ora riposo. Amen.

Pietro www.Travelbaila.It



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