Saludecio, una capitale antica sulle colline della Romagna

Terra di Santi e murales dipinti, la magia del borgo di Saludecio delizia la vista e il palato
Scritto da: lara_uguccioni
saludecio, una capitale antica sulle colline della romagna

Appollaiato su di un poggio che degrada dolcemente verso il mare, si trova uno dei borghi più interessanti del panorama della bassa Romagna. Sto parlando di Saludecio, un Comune italiano di poco più di 3200 abitanti, tanto antico da risultare fondato già nell’epoca pre-romana. Ci troviamo nella Valle del Conca, a pochi chilometri dal mare di Cattolica, la cittadina dove sono nata, quindi possiamo dire che questa volta gioco in casa.

Questa parte di Romagna vanta un territorio costellato di castelli come pochi se ne vedono, impregnato di storia, leggende e dimora di diversi casati nobiliari. Tutto questo è possibile respirarlo tra le pesanti mura del piccolo paese di Saludecio ed è facile che da queste parti, la fantasia porti indietro in un tempo vissuto da cavalieri e soldati in armatura.

Pillole di storia

Saludecio è stata una roccaforte malatestiana, dominio della nobile famiglia Malatesta, casato tra i più importanti del Medioevo italiano. Questa dinastia dominò per secoli sulla signoria di Rimini, territorio autonomo esistito dalla fine del 1200 al 1500. Come dicevo, Saludecio è al centro di una corona di castelli difensivi, ultimo baluardo riminese contro la vicina Urbino, terra dei nemici storici: i Montefeltro. Il borgo si trova nel così detto bacino della Valconca, un’area geografica che si estende tra la provincia romagnola di Rimini e quella marchigiana di Pesaro-Urbino. Il Santo da cui il paese prende il nome veniva al tempo chiamato San Laodicio, o come lo chiamavano i compaesani, San Laudezzo, uomo giusto ma che in realtà non fu mai canonizzato dalla Chiesa Cattolica. Non vi è traccia di lui infatti, nei libri della Biblioteca Sanctorum, è quindi evidentemente stato acclamato come tale solo dal popolo del posto e dai suoi fedeli.

Nel 1524 lo Stato della Chiesa estese definitivamente il suo controllo anche su Saludecio, quando i Veneziani restituirono al Papa il territorio dopo un breve potere su di esso. Se il 1500 sarà per il borgo un periodo di assestamento, il 1600 lo vede fiorire sia dal punto di vista economico che da quello artistico. Infatti, l’intensa produzione letteraria e politica di Saludecio, ha lasciato un segno incisivo sul panorama culturale della zona. Passarono per queste terre umanisti, letterati, artisti di valore: uno tra tutti Guido Cagnacci, pittore nativo di Santarcangelo di Romagna, vicino artisticamente al Guercino.

La tappa al Museo di arte sacra del Beato Amato, incorporato alla Chiesa a lui dedicata, è da non farsi scappare. Qui ho potuto ammirare i primi quadri di questo interessante pittore, oltre diversi ex-voto, suppellettili come candelieri, lampade, reliquiari ed arredi, stendardi e paramenti donati, nel corso dei secoli, dai fedeli del Beato.

Una terra di santi

Per entrare nella storia e nella vita di ogni luogo ho sempre pensato fosse necessario conoscerne gli avvenimenti e il museo è proprio il luogo giusto. Entrata nelle mura del paese da Porta Marina, di origine quattrocentesca, incastonata nel maschio della cinta muraria, si è aperto davanti a me uno scenario che mi ha riportato magicamente indietro nei secoli. Sono nella piazza su cui si affaccia la Chiesa di San Biagio, una delle più belle architetture settecentesche del Riminese, nota anche come la piccola cattedrale”. Questa deve il suo benevolo soprannome alla ricchezza di opere d’arte e oggetti di culto che ne rivestono gli interni.

Fra essi spiccano una tela del Veronese e due del Cagnacci, oltre alle spoglie del Santo Amato Ronconi. Sì perché Saludecio è terra di Santi, infatti Amato Ronconi nacque proprio qui, da una ricca famiglia intorno al 1225. Rimasto presto orfano, trascorse la sua giovinezza con la famiglia del fratello Giacomo, ma crescendo decise di vivere secondo il Vangelo. Abbandonò quindi le sue ricchezze e si dedicò in un primo tempo all’accoglienza dei poveri e dei pellegrini, costruendo per loro l‘Ospedale di Santa Maria di Monte Orciale. Questo era un ricovero per pellegrini e malati a due passi da Saludecio che, in quella lontana epoca, si portavano per devozione in pellegrinaggio a Roma, sfidando pericoli continui e l’ignoto. Amato morì nel 1292 all’età di sessantasei anni e Papa Pio VI ne confermò il culto nel 1776. Il 9 ottobre 2013, Papa Francesco ha riconosciuto le virtù eroiche del Beato Amato e lo ha infine canonizzato il 23 novembre 2014.

Appena uscita dalla piccola cattedrale mi sono diretta sulla destra dove, a pochi passi, si trova una curiosa Cappella detta Olmo del Beato. Dentro è conservato un secolare albero che la tradizione fa risalire ad un miracolo del Ronconi. Si narra infatti che un giorno il Beato piantò nel terreno il suo bastone da passeggio e come per incanto, questo si trasformò in un rigoglioso olmo. Ma dopo tutta quest’arte è doveroso fermarsi per un pit stop al bar del paese dove, seduta ad un tavolino esterno con il mio caro amico Mauro, ho potuto respirare un po’ di aria medioevale e tra caffè e risate, riposarmi prima di andare verso un’altra tappa alla scoperta del borgo di Saludecio.

La poesia dei muri dipinti

Proprio come un tempo, quando il paese era terra di un’intensa produzione letteraria e artistica, ancora oggi Saludecio è luogo d’arte ed ingegnosità. Camminando tra le strette vie del centro storico ci si imbatte in murales stupendi, tutti con un messaggio da raccontare. 50 opere di “street art” realizzate dagli artisti ARPERC, arte per comunicare di Castellabate, sono qui impresse sui muri e dedicate alle invenzioni del 1800. Si tratta di un percorso artistico all’aria aperta, una vera galleria d’arte sotto il cielo azzurro, che si snoda tra i vicoli e le piazzette del centro contribuendo a vivacizzare il borgo donando modernità. A partire dal 1991, queste opere vengono dipinte quasi ogni anno, in occasione dell’ 800FESTIVAL. Gli artisti dipingono a diretto contatto con il pubblico le loro composizioni che vanno ad aggiungersi a quelle degli anni precedenti.

Per la tradizione artistica del “muro dipinto”, Saludecio è stata iscritta a pieno titolo nell’Associazione Italiana dei Paesi Dipinti, continuamente visitata dagli appassionati di fotografia e street art come me. Tra i disegni raffigurati nei murales ci sono la nascita del cinema, della fotografia, dell’ecologia, della lametta, dei fiammiferi, del fumetto. Ed ancora l’invenzione delle bomboniere, della pizza Margherita, del tutù e non mancano i brand più famosi come Coca-Cola, i jeans Levi’s, la Violetta di Parma e il cappello Borsalino. Uno di quelli che mi ha più affascinato per la storia che vi è dietro, è la nascita della Prima fabbrica di Candele Steariche, datata 1859 di Giuseppe Garibaldi e l’inventore Antonio Meucci. Una storia di passione, devozione e amicizia, che dall’Italia viaggia verso l’America, per poi fare ritorno in patria.

Da non perdere – Le sagre di paese

Se passate da queste parti a metà aprile, fermatevi per la festa di paese chiamata Saluserbe, un evento annuale dedicato all’ambiente. Nata nel 1988 questo evento “green” inaugura la stagione calda, offrendo occasioni di spettacolo, mercatini, performance di artisti di strada, passando dal teatro per arrivare alla musica. Ottime ricette, create con i prodotti del circondario, mettono al centro della festa la tradizione culinaria romagnola, mentre ogni angolo del borgo risplende di un colore diverso, celebrando tutte le sfumature della nostra Madre Terra. La piazza del Beato Amato e il Palazzo Comunale si illuminano di un bianco lunare, quello della notte e del cielo stellato d’estate. Il blu del mare è invece il colore di Porta Marina, uno degli ingressi al paese, mentre le mura brillano della potente atmosfera del nero della notte.

I colori dell’arcobaleno ci sono tutti, così come le tradizioni millenarie che qui rivivono ogni anno, portando lo spettatore in un’epoca antica, come quella celtica, che fa anch’essa parte della terra di Romagna. Altra grande occasione d’incontro è l’appuntamento con 800 Festival la prima settimana d’agosto, una grande festa di meraviglie, musica, teatro, mostre, mercatini che fa rivivere, nelle vie del paese, l’atmosfera allegra e spensierata delle operette ottocentesche. Questa “sagra di paese” se così la vogliamo chiamare, è da tempo entrata nella top list degli eventi più quotati della Signoria dei Malatesta e dei Montefeltro, cioè dell’entroterra della Provincia di Rimini. Ha raccolto apprezzamenti non solo in ambito regionale, ma è diventata importante anche a livello nazionale, per l’accuratezza delle riproduzioni storiche e per il suo cartellone di spettacoli che va dalle piece teatrali alle rassegne di musica classica e lirica.

Durante l’800 Festival c’è la mappa gastronomica detta dei Cibi e Delizie ottocentesche, servite nelle osterie ricreate per l’evento tra le mura del vecchio paese. Io ho assistito a più di una edizione ed ogni volta ho trovato la novità e la ricchezza di varietà nei menù offerti, ma anche nelle idee e nelle decorazioni che fanno di questo Festival uno dei più attesi della stagione estiva.

Saludecio, il paese delle stelle

Certo che in Romagna le sorprese non mancano, infatti se si vuole passare una serata diversa dal solito, soprattutto nel periodo estivo, a Saludecio si può. Tra le dolci colline romagnole c’è un luogo magico, è l’Osservatorio Nicolò Copernico centro di divulgazione della scienza astronomica munito di due telescopi. Da quassù è possibile vedere la luna e i suoi crateri, i pianeti con nebulose come Giove o anelli come quelli di Saturno e naturalmente, le stelle. Una curiosità, chissà se del tutto casuale: il Santo Amato Ronconi di cui vi ho parlato, era chiamato proprio “il pellegrino delle stelle”.  A lui è stata dedicata un’opera musicale moderna ed originale composta pochi anni fa, che recita lo spirito di questo uomo giusto: “con gli occhi rivolti al cielo ad ammirare le stelle, e non solo a ciò che si calpesta.”

È possibile prenotare all’Osservatorio, una serata “tra le stelle”, perché la struttura è aperta al pubblico così come l’osservazione guidata della volta celeste. Con un telescopio newtoniano da 41 cm di diametro posto sotto una piramide, ho potuto vedere comete e galassie davanti ai miei occhi, nella profondità del sistema solare che fa venire i brividi osservandolo così da vicino. Inoltre si svolgono qui corsi di astronomia e pomeriggi rivolti ai bambini e alla didattica a loro dedicata. E’ sempre presente una guida pronta a spiegare anche i fenomeni più complessi e c’è una ricca biblioteca all’interno che ospita libri e riviste specializzate e consultabili. L’Osservatorio di Saludecio è un luogo molto particolare, dove chi ci lavora lo fa con passione dedicando la propria vita alla scienza e alla scoperta.

Dove mangiare

Per chi ha voglia di fermarsi a Saludecio per pranzo o per cena, sono due i posti che vi consiglio nei paraggi. Il primo è in centro storico, a due passi dalla “piccola cattedrale”, si chiama Osteria Gatta e Gazzoia, un gioco di parole che nel nostro dialetto significa pressappoco “sbornia e baldoria”. È un luogo intimo ed accogliente, ma allo stesso tempo rustico e alla mano che offre un menù di piatti della tradizione classica romagnola accostati ad alcuni più ricercati. In estate si può mangiare anche all’aperto, mentre in inverno la sala ha un favoloso camino a legna che mi ha fatto sentire come a casa. Per chi invece vuole provare l’ebbrezza del vero rustico romagnolo, non c’è altra scelta che prendere l’auto e andare a pochi km dal centro, precisamente da La Venerina, locale storico dell’entroterra.

Si trova in un casolare di campagna in mezzo a delle splendide colline ed è uno dei ristoranti più conosciuti della zona per i suoi piatti del folclore di Romagna. Non aspettatevi il tappeto rosso, qui non c’è un menù, viene tutto decantato a voce da cameriere sorridenti e ruspanti e in genere non sono mille le scelte, ma questo fa della Venerina sinonimo di freschezza e garanzia. Io sono un’affezionata, grigliata ottima e cappelletti buoni, per me ha già vinto!

Come arrivare a Saludecio

Quassù si arriva in auto, da Cattolica ci vogliono circa 20 minuti abbondanti, passando per San Giovanni in Marignano e proseguendo per Santa Maria Del Monte.

Il percorso è semplicissimo e ad ogni svincolo ci sono i cartelli d’indicazione, non è possibile perdersi. Se non altro vale la pena di passare una giornata lontani dalle spiagge affollate della Riviera per tuffarsi nel verde scuro della campagna, tra il giallo del grano e il blu del cielo infinito di una terra autentica e sincera come la mia Romagna.

Alla prossima viaggiatori!

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