Safari parchi del Nord

Ore 05.30 del mattino arrivo all’aeroporto del Kilimangiaro. Appena sbarcati dopo un viaggio durato quasi 1 giorno non ci rendiamo neanche conto di essere arrivati in Africa, compiliamo il certificato d’ingresso in Tanzania e…strano i bagagli ci sono tutti, cosa che proprio speravamo vivamente. La perplessita’ e speranza di aver...
Scritto da: Stefano Tarroni
safari parchi del nord
Partenza il: 23/07/2004
Ritorno il: 01/08/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Ore 05.30 del mattino arrivo all’aeroporto del Kilimangiaro.

Appena sbarcati dopo un viaggio durato quasi 1 giorno non ci rendiamo neanche conto di essere arrivati in Africa, compiliamo il certificato d’ingresso in Tanzania e…Strano i bagagli ci sono tutti, cosa che proprio speravamo vivamente.

La perplessita’ e speranza di aver trovato i bagagli all’arrivo deriva dal fatto che a Milano prima di imbarcarci ci siamo imbattuti in un personaggio alquanto romanzesco…Una specie di Livingstone moderno…Baffi e capelli bianchi abbigliamento da safari e aria da esploratore, il quale ci ha riferito che erano gia’ diverse volte che viaggiava con Etiophian e i ritardi e problemi con i bagagli erano all’ordine del giorno! Bhe’! Come inizio non c’e’ male, una bella prospettiva.

Comunque alla fine fortunatamente le previsioni di Livingstone non si sono realizzate. Anzi, si sono parzialmente avverate ma a sue spese, tra i 200 e passa passeggeri in attesa di essere imbarcati per Abdis Abeba, l’unico bagaglio ad essere momentaneamente perso era proprio quello di Mr. Livingston Usciamo felici e storditi dall’aeroporto, e’ ancora notte fonda; ci presentiamo cosi’ di fronte ad una schiera di tranquilli driver che pacifici-pacifici stavano aspettando i loro clienti. Ci guardiamo in giro, leggiamo i cartelli, chiediamo e scopriamo che del driver dell’Ebony Safari non c’e’ nessuna traccia … poi , in tutta fretta, vediamo arrivare una jeep, e’ la nostra guida, scende e ci corre incontro con il cartello riportante i nostri nomi.

Si chiama Levis (come i jeans e si pronuncia proprio cosi) ci accoglie subito con il loro saluto ufficiale: “Jambo Karibu” che vuol dire “Benvenuto” Carichiamo i nostri bagagli sulla jeep e partiamo alla volta di ARUSHA.

Siamo davvero spaesati e non sappiamo neanche esattamente che ore sono ed io subito con il mio spirito di adattamento faccio una delle classiche domande che in Africa non bisogna mai fare : “scusa ma che ore sono?” (ma questo lo si capisce solo se si e’ stati in queste zone dove vige il motto del “Pole pole” cioe’ “ piano piano” “tranquel-tranquel”)

Lungo la strada asfaltata che porta ad Arusha ci appaiono le prime persone a piedi, consideriamo che sono appena le 6 del mattino ed albeggia appena…E la domanda nasce spontanea nella mente di un europeo…”ma dove vanno a piedi a quest’ora?”

Da turisti alla prima esperienza in Africa si apre davanti a noi una realta’che a tratti spaventa l’occhio di chi non e’ abituato a vedere la poverta’ cosi’ da vicino…Baracche di lamiera e terra che non so proprio in base a quale criterio riescano a stare in piedi non si capisce se siano case abitate o disabitate, negozi o cos’altro…Poi vedi le persone che escono proprio da quelle baracche per cui presumi che vivano li’, incontri i piu’ fortunati in bici e gli altri a piedi, sempre a piedi.

Arrivati ad Arusha facciamo una prima tappa all’ Hotel Mezzaluna gestito da italiani Adriana e Raffaele.

In realta’ solo noi facciamo una tappa mentre Levis riprende la jeep e ci dice che sarebbe tornato tra circa 2 ore in quanto doveva fare i rifornimenti per il campeggio.

Dunque…Non ci sarebbe stato niente di male a lasciarci li, ma tralasciavo un piccolo particolare, l’hotel a quell’ora era ancora chiuso…Per cui noi ci siamo praticamente accampati sui tavolini al di fuori dell’albergo sotto la sorveglianza di un vigilantes che durante la notte controlla la zona…

L’altro particolare e’ che i nostri bagagli sono tutti sulla jeep di Levis.

Ora…Noi questo Levis non lo conosciamo per niente: mettiamo il caso che fosse scappato con la nostra roba…Come avremmo fatto?? La stanchezza ci annebbiava il cervello… Situazione poco piacevole ma finalmente si apre la porta dell’hotel e riusciamo ad entrare dentro dove la signora Adriana ci accoglie offrendoci un caffe’, decisamente un toccasana per noi in quel momento.

Stiamo circa 2 ore in compagnia di Adriana spiegandogli un po’ il nostro itinerario e facendogli tutte le domande che ci venivano in mente, nel frattempo vediamo la strada davanti all’hotel che piano piano comincia ad animarsi di gente che passa, saluta, ti guarda ridacchiando incuriosita.

Poi verso le 9.00 del mattino ritorna Levis e facciamo conoscenza con Ebraim il nostro cuoco.

Salutiamo Adriana confermandogli che saremo di nuovo di ritorno al Mezzaluna al nostro rientro dal safari dopo 10 giorni.

Ci organizziamo sul da farsi e come prima cosa Levis ci accompagna cambiare qualche soldo in Scellini Tanzaniani.

Io sempre molto furba sono la sola a restare in jeep mentre loro scendono per effettuare il cambio…Non lo avessi mai fatto! Come un branco arrivano tutti e si affacciano alla macchina per cercare di venderti qualsiasi cosa…Anche se sono molto gentili io un po’ resto diffidente perche’ sono veramente troppi! Per quanto siamo riusciti a vedere dal nostro giro in cerca delle ultime vettovaglie, Arusha sembra un paese abbastanza grande con una miriade di persone per strada e tutti fanno qualcosa, anche il non far niente diventa fare qualcosa.

Non aspettavamo altro che abbandonare il paese ed iniziare questa meravigliosa avventura del safari: direzione sud TARANGIRE N.P.

La jeep e’ veramente micidiale, certamente quando non si dorme da quasi 1 giorno si e’ per forza stanchi…Ma il movimento della jeep e’ esageratamente conciliante al sonno .

Stiamo attraversando la strada cha da Arusha porta a Dodoma e si incontrano solo case in terra dal tetto di paglia e tantissimi bambini che salutano le auto.

Dopo circa 2 ore arriviamo al nostro primo campeggio Kigongoni campsite nel Tarangire National Park., a prima vista molto spartano, ma del resto non avevamo un’ idea precisa di come fossero organizzati i campeggi in Africa.

Il campeggio si risolve in una serie di strutture in muratura per quanto riguarda i minimi servizi di bagno( un buco ) e doccia ( un po’ fredda ma non troppo!) e una tettoia comune dove si mangia tutti insieme.

Iniziano a preparare per il pranzo, anche quello spartano ma molto saziante.

Partiamo subito per il primo game view all’interno del parco,anche se l’ora le 14.00 del pomeriggio non e’ proprio l’ideale in quanto essendo caldo non c’e una grossa affluenza di animali…Comunque credo che siamo stati molto fortunati.

Il Tarangire e’ un parco molto vario paesaggisticamente parlando pieno di sentieri difficili da seguire ma che ti da la possibilita’ di passare da un ambiente all’altro semplicemente girando da una curva all’altra, non e’ affollato come il Serengeti e il Ngorongoro ma ne consiglio assolutamente la visita.

Il Re incontrastato di questi scenari bellissimi sicuramente e’ il BAOBAB, l’albero che domina ovunque in questo parco poi si passa ai torrenti con le zebre e gli elefanti, cespugli con gazzelle e gnu, giraffe , struzzi, scimmie ed infine anche lui …Il leopardo sull’albero.

Proseguiamo per l’intero pomeriggio all’interno del parco incontrando tantissimi animali fino a quando comincia a scendere la sera ed e’ questo il momento piu’ suggestivo…La savana al tramonto quando tutto il cielo si colora di rosso…Davvero spettacolare.

Usciamo pienamente soddisfatti dal parco e ci prepariamo ad affrontare la nostra prima notte in tenda immersi nella savana africana, purtroppo non riusciamo a godere a pieno di questa notte perche’ eravamo talmente stanchi da crollare subito.

Il secondo giorno si parte molto presto direzione : LAGO NATRON al confine con il Kenya.

Oggi ci aspettano quasi 7 ore di strade sterrate in condizioni pessime.

Lasciamo la strada principale ed imbocchiamo la strada che porta a MTO WA MBU e li ci fermiamo solo per pochi istanti per i rifornimenti; Levis e Hebra ci lasciano all’ingresso di un campeggio dicendoci che sarebbero tornati dopo 10 minuti; dovevano fare acquisti e “petrol”. Noi ne approfittiamo per impratichirci con la pratica della contrattazione e proviamo a slanciarci nei primi acquisti di qualche pezzo di artigianato locale.

La strada per Natron si presenta proprio brutta , in realta’ non e’ una strada vera e propria ma si passa un po’ a casaccio ovunque la jeep riesca a proseguire.

Devo ammettere pero’ questo percorso fatto in questo modo ( a parte che a noi piace fare del fuoristrada) ti fa comunque pensare che questa zona deve essere veramente poco turistica…Ma secondo me ti permette di assaporare l’Africa nel suo significato piu’ vero.

Si apre davanti a noi un paesaggio splendido in una gola molto ampia tra catene montuose (Rift Valley) e la savana all’interno.

Poche sono le jeep che incrociamo per la maggior parte gia’ di ritorno dal Natron, cosa che noi non faremo perche’ non ritorneremo per la stessa strada ma entreremo direttamente nel Serengeti da Nord.

Proseguendo si incontra il casello di pedaggio per entrare nella zona del lago la quota e’ una concessione particolare per non so quale fondazione.

Ci fermiamo per il pranzo su di un’altura chiamata PIT OF GOD con di fronte il mitico OLDOINYO LENGAI montagna sacra dei Masai.

A proposito di Masai… nel bel mezzo del niente.. Usciti dalla jeep e posizionati per il pic-nic si vede arrivare un gruppo formato da donne e bambini Masai che ci corrono incontro.

Sono rimasti a fianco a noi incuriositi , poi finito il pranzo siamo riusciti ad avvicinarli e naturalmente abbiamo scattato qualche foto con loro…Non certamente gratis! Dovete sapere che i Masai sono un popolo gentile, disponibile al dialogo, curioso forse un tantino cocciuto ed insistente, ma non provate mai a scattare loro delle foto pensando di andare vai senza pagare qualcosa…E’ impossibile! Finalmente arriviamo al nostro campeggio e come se fossimo caduti nella calce …Impolverati come dei mugnai… ci accolgono i ragazzi che lavorano al campeggio e mentre loro ci preparano la tenda, Levis si dilegua (non si sa mai dove vada!), Ebraim si attiva subito come un robot per la cena, noi decidiamo di scendere al ruscello per rinfrescarci e fare un po’ di bucato.

Il campeggio ( strutture minime con bagno e doccia alimentati dall’acqua di un ruscello) e’ situato in una posizione bellissima, direi quasi fiabesca, da un lato siamo ai piedi dell’ OLDOINYO LENGAI, dall’altro c’e’ il lago Natron e in mezzo scorre il ruscello che scende direttamente dalle montagne della Rift Valley.

Non credo che ci siano parole, almeno io non riesco a trovarle, tali da poter descrivere quello che si vede e l’atmosfera magica che si respira.

In primo luogo questo monte LENGAI, per chi non lo avesse mai visto, e’ un cono perfetto altissimo nel bel mezzo di una piana, nel vederlo dal vivo la cosa piu’ spontanea e’ quella di dire che nient’altro ci potrebbe stare in questo punto se non questo monte, sembra veramente calato appositamente qui.

In secondo luogo le persone, i Masai, che abbiamo incontrato in questi 2 giorni sono quello che piu’ di cordiale e abbia mai conosciuto.

I loro colori, insieme a quelli dell’ambiente si mescolano e interagiscono creando uno scenario particolarmente suggestivo.

Dopo la prima alba a cui abbiamo assistito non ne abbiamo persa neanche una per cui sveglia sempre sulle 6.00 del mattino.

Durante questi giorni oltre alla visita del lago vero e proprio con i fenicotteri rosa abbiamo fatto anche una bellissima passeggiata fino ad arrivare ad una cascata (che sembra quella del film Laguna Blu) accompagnati da un ragazzo, David, di appena 16 anni ma gia’ guida masai.

Credo che anche grazie alla presenza della nostra guida, Levis, il tipico personaggio da bar, sempre pronto a fare “baracca”, conoscendo da ogni parte un sacco di gente ci ha dato l’occasione ad esempio di gustare un birra in un vero “bar”, in un vero villaggio masai…Non quei villaggi dove fanno fermare i turisti appositamente per la visita a pagamento.

Un vero villaggio Masai, e qui ci siamo tranquillamente seduti al “bar” e sotto lo sguardo incuriosito di tutti ci siamo bevuti la nostra birra, poco dopo sono arrivate le donne Masai che rientravano dal campeggio dove quotidianamente si recano per cercare di vendere qualche collana o braccialetto.

Tra di loro abbiamo conosciuto anche la nonna di David il quale non appena ci ha visto ha detto alla nonna che essendo noi suoi amici ci doveva regalare qualcosa…E cosi’ e’ stato e il bracciale che lei stessa mi ha messo lo conservo ancora.

Anche se questo circuito non e’ dei piu’ facili e poco turistico, io consiglio vivamente la visita.

Il giorno successivo siamo ripartiti con un po’ di malinconia perche’ ci dispiaceva moltissimo lasciare quel posto ma d’ altro canto avevamo anche voglia di vedere finalmente le grandi distese del Serengeti e il famosissimo Ngorongoro.

Diretti a nord per una pista in salita fino alla cima delle montagne piano piano ci siamo lasciati alle spalle il Lago Natron e il maestoso Lengai, il nostro scopo era quello di entrare nel parco del Serengeti da Klein’s gate e subito dopo dirigerci a Lobo.

Anche questa e’ stata una mattinata lunga e faticosa per il percorso dissestato che abbiamo fatto ma siamo stati largamente ripagati non appena entrati nel Serengeti.

Il Serengeti e’ il parco della Tanzania piu’ grande e famoso ( avete presente i filmati di Licia Colo’?) ed e’ caratterizzato da sconfinate pianure…E quando dico sconfinate vuol proprio dire esageratamente sconfinate! Levis ci ha detto che per girarlo tutto occorrerebbero almeno 9 giorni e accompagnati da una guida (a parte la modestia come lui! ) molto esperta dei vari sentieri in quanto c’e il rischio di girare e rigirare sempre nelle stesso punto senza accorgersene… Il Serengeti offre la possibilita’ di osservare vari aspetti della natura animale compresa la migrazione dei grandi erbivori.

Alla fine della stagione delle piogge si assiste ad un vero e proprio esodo ed e’ famosissimo per questa ragione l’attraversamento del Grumeti River attraverso il Western Corridor.

Noi abbiamo scelto un mese, quello di luglio/agosto, dove la stagione secca non ti permette di vedere tutto questo, infatti Lives ha detto che se per caso tornassimo laggiu’ nel periodo delle piogge non riconosceremmo il posto tanto e’ diverso! Comunque il parco offre opportunita’ infinite per l’avvistamento di tutti gli animali, in qualsiasi stagione.

Questa notte alloggiamo al Lobo lodge una struttura davvero ultra elegante ma neanche troppo invasiva per l’ambiente in quanto si mimetizza tranquillamente con le rocce circostanti.

Sembra impossibile riuscire a creare delle costruzioni simili nel mezzo del niente! Il lodge ha una bellissima terrazza che da interamente sul parco, per cui si puo’ anche stare tranquillamente seduti a guardare gli animali che passano …Oppure si puo’ assistere al tramonto indisturbati.

La cosa che piu’ non ci e’ piaciuta dei lodge, in generale, la terribile atmosfera “turistica” e le persone sono talmente servizievoli che ad un certo punto ti danno perfino noia…Sono ambienti dove purtroppo l’informalita’ non e’ di casa.

Levis e Ebraim ci hanno lasciato all’entrata del lodge dopo di che non li abbiamo piu’ visti fino alla mattina seguente…E’ assolutamente proibito per loro stare con noi “turisti” durante il nostro soggiorno in lodge.

Ci sono perfino due strutture separate adibite agli alloggi, uno per “noi” e uno per “loro”…

La partenza prevista per la mattina seguente e’ alle 6.00 del mattino…E cosi’ ne abbiamo approfittato anche qui per assistere all’alba… Scendiamo dopo la colazione e troviamo gia’ Levis pronto a partire…Ma abbiamo subito notato che Ebraim al contrario aveva qualcosa che non andava perche’ si presenta con un fazzoletto sulla bocca… Saliamo in jeep e noi gli chiediamo subito se per caso stesse male…La risposta che ci ha dato ci ha fatto traballare sul sedile…”Probabilmente si tratta di malaria”.

Bene…Momento di silenzio tra me e Stefano, entrambi eravamo senza parole ed un attimo di terrore lo abbiamo passato senza dubbio…Pensavamo “ ma la malaria non e’ contagiosa…Si prende solo direttamente dalla puntura della zanzara…Ma lui e’ il nostro cuoco…Maneggia il nostro cibo…”poi ci siamo un attimo ripresi e abbiamo valutato il da farsi.

Visto che Stefano non aveva iniziato la profilassi antimalarica, ma aveva con se’ il LARIAM, questo lo si puo’ utilizzare anche come medicinale in caso di contagio.

Stefano ha dato il Lariam a Ebraim e per fortuna gia’ alla sera sembrava stare meglio, loro che vivono nelle zone endemiche corrono il rischio di prendere la malaria piu’ volte anche in forma lieve per cui sono parzialmente immuni.

A parte questo piccolo inconveniente … la mattinata si e’ rivelata una splendida avventura …

Per prima cosa abbiamo avvistato il nostro primo ghepardo ma era solo in lontananza, poi proseguendo c’e’ stato l’incontro che tanto speravamo…Due leonesse tutte per noi pronte ad essere fotografate da ogni lato.( credo che avremo scattato un 20/25 foto solo qui) Quando ci dissero che gli animali li avremmo visti sicuramente vicini…In realta’ non immaginavo cosi’ vicino…E’ una sensazione bellissima…Sei a fianco di un predatore nel bel mezzo del suo habitat naturale e tu stai li seduto sul tettuccio aperto della tua jeep …Non ci metterebbe neanche due secondi a saltare su e assalirti…Invece sono tranquilli si affiancano incuriosi e vanno per la loro strada…

Dopo questo incontro abbiamo proseguito per l’intera mattinata fino ad arrivare in uno dei pochi luoghi dove puoi scendere dal veicolo e fare una piccola passeggiata: siamo all’HYPPO POOL.

Si tratta di una delle tante pozze d’acqua dove gli ippopotami stanno immerso durante il giorno per via del caldo, qui oltre ad una quarantina di hyppo abbiamo trovato anche tanti coccodrilli e babbuini.

L’ippopotamo (che tutti ricordiamo nella famosissima pubblicita’ della Pampers) a prima vista cosi’ tranquillo e sornione, in realta’ ci dice Levis che e’ uno degli animali piu’ pericolosi anche per l’uomo ma solo se si trova fuori dall’acqua e vicino a canne da zucchero di cui e’ goloso ( e detto tra noi …Fa una puzza allucinante…).

Ci siamo fermati qui e dopo aver pranzato con il solito lunch box ci siamo spostati sempre a piedi in un punto piu’ lontano rispetto a dove ci si ferma per osservare gli hyppo ( e non si potrebbe!) Levis ci ha mostrato un esemplare di coccodrillo enorme lungo quasi quattro metri.

Nel primo pomeriggio e subito dopo aver ingurgitato questo mitico lunch box che ti si pianta nello stomaco quasi con un macigno…E in piu’ accompagnati dal conciliante movimento sussultorio della jeep, si fa proprio fatica a non a addormentarsi…Comunque si e’ talmente presi da quello che si potrebbe trovare lungo la strada che non ti vuoi perdere neanche un minuto del viaggio.

Arriviamo nel tardo pomeriggio al nostro campeggio Baboons Camping dove ci passeremo due notti consecutive.

Il campeggio sembra in buone condizioni e le doccie qui sembrano anche abbastanza funzionati (quando si trova l’acqua) e ci facciamo subito il bagno prima che arrivi altra gente e l’acqua terminasse.

Dopo cena le varie guide hanno consigliato il comportamento ideale per chi avesse bisogno di uscire dalla tenda durante la notte.

Essendo campeggi “aperti” cioe’ senza nessuna recinzione…E’ logico pensare che e’ assolutamente proibito gironzolare di notte per il campeggio …Ci ricordano che attorno ci potrebbero essere i leoni! Effettivamente non avevo considerato questo aspetto! Naturalmente, se si avesse bisogno del bagno e’ opportuno uscire dalla tenda almeno in due…Poi guarda un po’ le porte dei bagni danno direttamente sulla savana! Uno spettacolo stanotte! Infatti me lo immaginavo che come succede sempre in questi casi…L’inevitabile “cagozzo da turista” ti viene sempre in queste gratificanti situazioni! E cosi’ e’ stato! Superata la notte ci siamo alzati sulle 05.30 e dopo colazione siamo subito partiti per il game vieuw per poi ritornare al campeggio verso pranzo.

Abbiamo incontrato tantissimi animali, da gazzelle di ogni genere,gnu, leoni, elefanti, giraffe, zebre, e anche il ghepardo.

Purtroppo la nottata non aveva finito di fare danni perche’ ritornati al campeggio, Stefano aveva 38.5 di febbre ed io invece no.

Siamo rimasti a riposare in tenda e per fortuna i farmaci che avavamo con noi sono stati utili, e verso le 15.00 del pomeriggio Stefano stava un po’ meglio ma la febbre era ancora alta…Levis preoccupatissimo ha deciso di portarci a Seronera il luogo piu’ vicino dove si poteva trovare un medico.

In Africa quando hai la febbre pensano subito che sia malaria, ma noi sapevamo benissimo che era sicuramente un problema di intossicazione alimentare e poi era troppo poco tempo che eravamo in Africa in quanto ci sono diversi giorni di incubazione, ma nonostante tutto Levis ha voluto che Stefano facesse il test per vedere se aveva contratto la malattia. Fortunatamente e’ andato tutto bene e tutto si e’ risolto al meglio, comunque per me vedere Stefano con la febbre cosi’ alta lontano da casa nel mezzo del niente, non e’stato facile! La mattina dopo tutti e due eravamo quasi al pieno delle forze e abbiamo lasciato il campeggio verso un ultimo giro all’interno del Serengeti prima di abbandonarlo per raggiungere il cratere del Ngorongoro.

Ci siamo fermati a lungo al gate, in quanto anche in uscita ci sono diverse formalita’ da sbrigare, per cui ne abbiamo approfittato per fare un giretto e siamo stati fortunati nel ripescare una coppia di italiani che avevamo incontrato sull’aereo dall’Italia con i quali abbiamo scambiato diverse opinioni di viaggio sulle tappe che avevamo fatto in Tanzania.

Salutati i nostri amici abbiamo ripreso la strada che conduce verso il cratere del Ngongoro fermandoci a meta’ strada per visitare la gola di OLDUVAI famosa per le importanti scoperte nel campo antropologico sull’evoluzione umana dove grazie alle condizioni geologiche del terreno (stratificazioni di depositi vulcanici) si sono rinvenuti fissili di ominidi addirittura con le loro orme. Arrivati sul posto c’e’ da visitare il piccolo museo mentre non e’ possibile fare escursioni direttamente nella gola se non dotati di parcolari autorizzazioni. Non e’ strano, come dopo aver visitato questo posto e visto le varie ricostruzioni, che ti venga in mente di immaginare la vita dei nostri antenati ominidi in questi luoghi…E voltando la sguardo a questo paesaggio e’ come se li vedessi camminare in gruppo diretti da qualche parte nella savana. Per la prima volta ho avvertito la sensazione in quale maniera di essere anche io parte di questo processo di evoluzione…

Verso tardo pomeriggio entriamo nel Cratere, piu’ esattamente sul cratere in quanto tutte le strutture ricettive si trovano in alto lungo il perimetro del bordo.

Il cretere del Ngongoro e’in pratica un grandissimo vulcano collassato su se stesso con un diametro di circa 20 km ( fate finta di vedere una ciotola dalle alte pareti) dove all’interno si possono trovare diversi habitat che interagiscono tra loro, la savana, la foresta, il lago, la prateria ecc… E dove una miriade di specie animali le piu’ famose di tutta l’Africa vivono insieme, chi e’ particolarmente fortunato puo’ avvistare anche il rinoceronte che in Tanzania si trova solo qui.

Questa sera alloggiamo nel lussuoso Wildlife Lodge che ha una magnifica terrazza che da direttamente sul cratere e le stanze hanno tutte al posto di una normale finestra una vetrata a parete che permette una vista spettacolare! Anche qui, l’ambiente molto formale, ci fa rimpiangere le bellissime serate passate in campeggio all’aria aperta in mezzo alla savana, dove si cena a lume di lanterna si chiacchera e si ascoltano i rumori della natura.

La mattina successiva lasciato il lodge abbiamo iniziato la discesa nel cratere, questa volta non prestissimo in quanto qui essendo ad una altitudine maggiore fa piu’ freddo e gli animali comunciano ad uscire verso meta’ mattina quando il sole riesce ad entrare bene all’interno.

Percorrendo la ripida discesa che ti porta sul fondo abbiamo incontrato subito due ghepardi che ci hanno attraversato la strada e che poi abbiamo seguito nel loro itinerario per un bel pezzo per poi perderli, del resto quando cominciano a corre…Chi li segue piu’? Ci siamo imbattuti in tutti gli animali, leoni elefanti bufali, gnu, ippopotami iene zebre gazzelle fenicotteri struzzi tantissimi uccelli di ogni tipo ma…Nonostante abbiamo girato in lungo e in largo il mitico rino l’abbiamo dovuto vedere solo in foto! Per il pranzo ci siamo fermati in una delle aree adibite per i turisti accanto ad un laghetto dove si puo’ scendere dalla jeep, sgranchirsi un po’ma no ci si puo’ allontanare troppo dal perimetro…Il pericolo e’ sempre in agguato.

Una delle particolarita’ del Ngorongoro e’ rappresentata dal fatto che alla popolazioni Masai e’ permesso abitare e far pascolare i loro greggi all’interno dell’area e quindi a condividere lo spazio con tutti gli animali presenti nel parco anche leoni e ghepardi! Ci siamo chiesti come potessero fare a vivere tranquilli senza avere paura di eventuali agguati da parte dei predatori… infatti abbiamo visto, lungo la strada che costeggia il cratere, molti masai a piedi con il loro inseparabile bastone.

Levis ci ha detto che se sei masai non corri pericolo perche’ e’ come se gli animali rinoscessero il tipico telo rosso acceso che fa parte dell’abbigliamento masai e che li contraddistingue, per cui gli animali dovrebbero sapere che non corrono rischi in quanto sono anche loro coinquilini.

…Io sapevo che gli animali vedono in bianco e nero… Per cui non so se questo aneddoto e’ vero ma a noi ce l’hanno raccontata cosi’! Verso meta’ pomeriggio abbiamo lasciato il cratere, anche se questa sera avremmo dovuto alloggiare al campeggio Simba ai bordi del cratere, abbiamo valutato insieme a Levis che forse era meglio uscire prima di sera dal cratere, in campeggio durante la notte e’ veramente freddissimo la temperatura scende moltissimo e quindi sarebbe meglio dormire vicino alla tappa della mattina successiva LAKE MANYARA ad un’altitudine piu’ ragionevole.

Al gate di uscita dal cratere abbiamo avuto il piacere di incontrare uno dei fratelli di Ebraim anch’esso cuoco presso un agenzia di safari…In realta’ abbiamo scoperto che in famiglia erano in10 e credo che la maggior parte lavorassero tutti come cuochi in varie agenzie di safari…

Il percorso che porta verso il Lake Manyara torna ad essere una bella strada asfaltata(anzi credo la migliore) e piano piano il paesaggio cambia radicalmente…Si ci imbatte sempre piu’ spesso in picccoli paesini e c’e tantissima gente per strada.

Il campeggio dove alloggeremo questa notte si trova su di un’altura dalla quale si gode di una splendida vista sul lago…Il posto e’ attrezzato benissimo e qui non c’e’ nenache bisogno di montare le nostre tende in quanto ci sono gia’ delle tende con all’interno un letto con una specie di materesso…Forse sono tende quasi di lusso! Verso sera Levis ha organizzato per noi una passeggiata nel villaggio di MTO WA MBU accompagnati da un ragazzo del posto il cui ricavato va a sostegno del Cultural Tourism Program.

La nostra gita ha inizio da una strada secondaria del paese e ci porta a scoprire la zona dei bananeti un po’ fuori dal centro.

Lungo il sentiero spiccano tra una piantagione e l’altra una serie di capanne nelle quali troviamo affacciarsi tantissimi bambini che al nostro passaggio subito corrono nella nostra direzione e ci accompagnano lungo l’intero tragitto.

La nostra guida ci scorta lungo il percorso fino ad arrivare in un “pub” se si puo’ chiamare cosi’ dove ci fermiamo per assaggiare una delle loro specialita’: la birra di banana.

Il pub si risolve in una stanzetta piccola non arredata con un grande bancone in muratura dove le sedie sono anch’esse delle panche di cemento.

Ora, vista la drammatica esperianza vissuta nel Serengeti con l’intossicazione alimentare…Diciamo che l’assaggio di questa famosa birra ne avremmo fatto volentiei a meno…Considerando come ti viene offerta.

Dietro il bancone in un enorme vascone si trova questo intruglio strano e poco attraente, il “barista” immerge un contenitore di plastica abbastanza sudicio all’interno del vascone e ci offre la nostra bibita. Io proprio non ce l’ho fatta a bere…Stefano invece anche per non offendere i padroni di casa a favorito l’assaggio…

Ritornati alla jeep abbiamo detto a Levis di ever bevuto la birra e che sicuramente saremmo stati male un’altra volta…Ma lui ci ha detto che con questo tipo di bevanda non c’era pericolo…E infatti cosi’ e’ stato incredibile! Il giorno successivo siamo entrati al LAKE MANYARA N.P. Ma il tempo non era dalla nostra parte e oltretutto non abbiamo visto pratimante nessun animale… Poi diciamoci al verita’ …Per chi come noisi dirigesse al MANYARA dopo aver gia’ visto sia il Ngorongoro e il Serengeti nei quali praticamente gli animali sono ovunque, la visita di questo parco si potrebbe saltare tranquillamente.

Ritorniamo in serata ad Arusha all’Hotel Mezzaluna dopo aver fatto gli ultimi acquisti un po’ tristi in quanto praticamente la nostra avventura era al penultimo capitolo.

Ceniamo in veranda con una bella pizza italiana accompagnati da un piccolo spettacolino e pianobar che per quella sera avevano organizzato al Mezzaluna…E scopriamo che in realta’ questo locale deve essere molto frequentato dalle persone benestanti del paese, molti quella sera sono venuti a cenare li.

La mattina seguente purtroppo ci svegliamo sotto la pioggia e cosi’ sfuma anche la nostra ultima possibilita’ di fare il safari a piedi all’ ARUSHA N.P.



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