Safari nei parchi del nord e isola di zanzibar
PREPARAZIONE DEL VIAGGIO Cominciamo come sempre la preparazione del viaggio scaricando da internet tutte le informazioni possibili sui luoghi e principalmente sul volo, il safari e qualche hotel di riferimento.
Leggendo un diario di viaggio che racconta un itinerario simile a quello che abbiamo in mente, ci colpisce la descrizione della guida a cui i ragazzi si sono rivolti per il safari; decidiamo quindi di utilizzare anche noi la stessa agenzia. In seguito scopriremo che l’agenzia è a conduzione familiare; la guida è un Maasai che si è trasferito ad Arusha quando aveva 10 anni; è veramente simpatico e professionale. Lui stesso ci spiegherà poi (e lo abbiamo constatato personalmente) che la quasi totalità delle agenzie di safari è gestita da Tour Operator esteri o da ricchi immigrati indiani che praticamente detengono il controllo economico della città di Arusha. Queste notizie ci hanno convinto ancora di più di aver fatto la scelta giusta, potendo così aiutare nel nostro piccolo l’iniziativa di un tanzaniano ”D.O.C.” Avvicinandosi la data della partenza, il primo passo da fare è quello di andare al più vicino Dipartimento di Prevenzione dell’AUSL per avere informazioni sulle vaccinazioni del caso…Dopo esserci “bucate” entrambe le braccia (febbre gialla, epatite A, diftotetanica e febbre tifoidea), il medico ci consiglia anche la profilassi anti-malarica.
Inizialmente, sapendo dei pesanti effetti collaterali per cui è tristemente noto il LARIAM, non siamo molto convinti di volerla fare; poi però scopriamo che da quest’anno è in commercio anche in Italia, un nuovo farmaco (MALARONE) che per quanto abbiamo sperimentato non da nessun problema, se non al portafoglio, (52 euro una scatola da 12 compresse!!).
Per quanto riguarda il visto turistico obbligatorio per la Tanzania ci sono tre alternative: farlo direttamente all’ambasciata tanzaniana a Roma o al consolato a Milano alla modica cifra di 30 euro (conveniente se si risiede nelle vicinanze), utilizzare la propria agenzia turistica e un corriere al costo di 65 euro, farlo direttamente alla frontiera al costo di 30$. Noi viviamo a Bologna e quindi, per non rischiare problemi sul posto, abbiamo optato per la seconda, ma abbiamo verificato personalmente che nel nostro caso sarebbe stato possibile farlo direttamente a Namanga.
E ora qualche consiglio per il bagaglio. Abbiamo utilizzato 2 zaini da 60 litri (peso totale 24 kg) e nonostante le raccomandazioni di altri viaggiatori e le esperienze passate, siamo riusciti a portarci dietro più del necessario. Eccovi un breve elenco delle cose veramente indispensabili: · Per il Safari Sacco a pelo, torcia elettrica, binocolo, repellente per insetti (Es. Off Scudo), cappello, un capo pesante, scarpe comode (sono sufficienti scarpe da ginnastica), camicie e magliette con maniche lunghe, pantaloni lunghi. · Per Zanzibar Ciabatte o sandali di gomma, maschera e boccaglio, abiti leggeri ma a manica lunga, crema solare (almeno protezione 20).
DIARIO DI VIAGGIO 28/01/2004 – Bologna/Milano Finalmente si parte!! Volo notturno East African (Condor Tour Operator – 680 Euro a testa).
La compagnia è Kenyota, il volo è di linea e gli aeromobili sono veramente nuovi.
Abbiamo individuato il volo in internet e tramite l’agenzia lo abbiamo personalizzato: Milano Malpensa -Nairobi all’andata (per poi andare nella zona dei parchi in autobus) e Zanzibar -Milano Malpensa al ritorno con scalo tecnico a Nairobi. 29/01/2004 – Nairobi/Arusha Arriviamo a Nairobi verso le 8 del mattino (durata del volo 7 ore e 30 circa) e dopo aver fatto il Visto di transito (20$ a testa) facciamo un giro in città in attesa dello Shuttle per Arusha; infatti, nonostante la concorrenza di numerose agenzie, gli orari di partenza sono sempre gli stessi e si concentrano in due corse giornaliere: una alle 8 e una alle 14. Shuttle (minivan dall’aeroporto) fino ad Arusha (25$ a testa) – tempo 4 ore circa.
Dopo un volo intercontinentale il viaggio risulta massacrante, sia per le condizioni del fondo stradale, sia per le soste obbligate alla frontiera di Namanga (Kenya-Tanzania). In questa occasione constatiamo che, consapevoli del rischio, è possibile fare direttamente il Visto per la Tanzania alla modica cifra di 30$. Siamo anche costretti ad aprire i bagagli, ma la perquisizione è veramente pro-forma e il doganiere, dopo aver saputo che siamo italiani, ci saluta allegramente.
A cose fatte, siamo contenti di aver optato per l’autobus, perché è un’occasione per prendere immediatamente contatto con i colori e la vegetazione del paesaggio africano…In lontananza intravediamo la punta innevata del Kilimangijaro o Kili, come lo chiamano affettuosamente qui.
Come da accordi via e-mail e nonostante il ritardo accumulato durante il viaggio, al capolinea di Arusha troviamo ad aspettarci il nostro Masai, il quale, caricato il bagaglio sulla Land Rover, ci accompagna all’albergo da lui prenotato sempre su nostra indicazione.
Pernottamento e colazione Hotel Mezzaluna (45$ la doppia).
L’albergo-ristorante è gestito da una coppia di italiani, Raffaele e Adriana, lui pizzaiolo napoletano D.O.C., lei piemontese di Tortona. L’atmosfera è molto familiare, la cucina veramente ottima e le camere pulitissime.
30/01/2004 – Arusha/Tarangire/MtoWambu Puntuale, dopo colazione, Masai si presenta con la “formazione al completo”, accompagnato dal fratellino Makuu (che sta imparando il mestiere e anche un po’ di italiano) e dal cuoco Buga. Prima di lasciare la città andiamo in centro, dove facciamo provviste per il viaggio e prenotiamo il volo interno per Zanzibar. La confusione regna sovrana ovunque, ma tutti sembrano perfettamente a loro agio e anche noi cominciamo a rilassarci ormai conquistati dalla filosofia “pole pole” (piano piano).
Usciti dalla città attraversiamo il territorio dei Masai: il paesaggio è brullo, punteggiato da piccoli villaggi di capanne che presto ci saranno familiari, ma il vero spettacolo sono loro, i Masai. Avvolti nelle loro coloratissime stoffe, eleganti e austeri, si incontrano sul ciglio della strada intenti a sorvegliare le mandrie al pascolo.
Finalmente eccoci al Parco Tarangire (in lingua Maasai Tara=ammazza Ngire=facocero).
Qui abbiamo il nostro primo contatto con gli animali nel loro ambiente naturale e ciò che ci colpisce varcando l’ingresso è la totale assenza di recinzioni, quasi che gli animali “decidano” di stare nel parco e non siano costretti a rimanerci (insomma il contrario dello Zoo!!).
Inutile descrivere l’emozione dell’incontro con la prima giraffa, o la grandiosità dei baobab che qui crescono numerosissimi…Sono sensazioni che devono essere vissute. Durante la pausa pranzo ci tocca sorvegliare il cibo che le simpaticissime vervet monkeys (scimmiette) tentano letteralmente di rubarci sotto il naso! Abbiamo anche l’occasione di vedere da vicino la pericolosa mosca tse-tse, che provoca la malattia del sonno: la cattura Masai direttamente sul suo collo, dove si era appena posata…Noi istintivamente ci abbottoniamo polsini e colletto della camicia! Al termine della giornata, stanchi ma felici, raggiungiamo il villaggio di Mto Wambu (letteralmente “Fiume delle zanzare”) in prossimità del lago Manyara, nostra prossima tappa.
Mentre Buga ci prepara la merenda ci sistemiamo in una stanza spartana ma spaziosa e ci riposiamo sotto le zanzariere.
L’atmosfera è simpatica e l’ottima cena a base di riso carne e verdure, consumata in compagnia delle nostre guide, ci mette di buon umore e preannuncia un viaggio divertente. 31/01/2004 – Lake Manyara/MtoWambu La mattina di buon ora entriamo nel Parco del Lago Manyara (in lingua maasai indica il nome di una pianta utilizzata come recinto) e veniamo subito accolti da una famiglia di babbuini. Si passa dalla foresta tropicale alla spiaggia del lago salato che occupa ben ¾ dell’estensione del parco. Giraffe, zebre, gazzelle, uccelli variopinti, ippopotami ed elefanti al bagno sono solo alcune delle attrattive di questo parco.
Vedere gli elefanti rotolarsi in una pozza d’acqua fangosa o grattarsi la pancia andando avanti e indietro sulla corteccia di un tronco d’albero caduto è veramente divertente, ma non bisogna mai dimenticarsi che questi simpatici pachidermi possono diventare pericolosissimi e infatti una femmina con i piccoli si irrita e ci viene incontro agitando le orecchie con aria poco rassicurante…Non resta che avviare il motore con calma e sparire dalla circolazione! L’incontro più importante avviene nel pomeriggio quando riusciamo ad avvistare grazie alla nostra guida una famiglia di leoni addormentati sui rami di un albero. Pare che questa sia l’unica zona in cui i leoni abbiano l’abitudine di riposare sugli alberi, che costituiscono anche un ottimo punto di avvistamento, e Masai assicura che non è tanto facile incontrarli. Torniamo quindi al villaggio di Mto Wambu, appena in tempo per ripararci da un violento temporale che imperverserà per tutta la notte. Il resto del pomeriggio lo passiamo a chiacchierare con Makuu, che gioca a calcio nella squadra di Arusha e si lamenta di non avere una ragazza! 01/02/2004- MtoWambu/NgoroNgoro/Serengeti Mentre facciamo colazione Masai sostituisce la cinghia di trasmissione (che a quanto pare si rompe con facilità), poi carichiamo tutti i bagagli perché oggi è in programma il trasferimento al mitico Parco Serengeti, il regno dei leoni.
Dopo una serie di tornanti possiamo ammirare la reef valley e il panorama del parco che ieri abbiamo visitato, poi, una volta saliti sull’altopiano, la strada prosegue diritta e senza intoppi fino alla fine del tratto asfaltato. Improvvisamente il paesaggio cambia, la terra, rossa come quella dei nostri campi da tennis è il colore dominante, tutto, le case, gli oggetti, la gente stessa, sembra plasmato di quella materia. I campi vengono ancora arati con coppie di buoi e la jeep solleva quintali di polvere che investono chiunque incrociamo al nostro passaggio: pastori, bambini, donne cariche di frutta sulla testa, uomini a piedi o in bicicletta.
Poi, come per magia, ci ritroviamo in montagna, con una vegetazione lussureggiante da giungla tropicale e felci grandi come palme: siamo arrivati sul bordo del cratere spento di NgoroNgoro e anche ora è difficile descrivere la bellezza e la maestosità di questo catino naturale del diametro di 20 km in cui solo fra qualche giorno potremo scendere. Solo il tempo di una foto e poi il viaggio prosegue, fra mandrie di zebre e di gnu che costellano di nuovo una brughiera senza fine. Una piccola deviazione per sostare in un punto di osservazione ci offre l’occasione per un incontro inaspettato: un ghepardo si riposa sotto un’acacia e ci guarda un po’ stupito ma fondamentalmente indifferente nonostante ci separino poco più di 10 metri.
Entriamo finalmente nel Serengeti (in lingua Masai “terra senza confini”) e percorriamo diversi chilometri in una prateria sconfinata dominata da mandrie di erbivori di tutti i tipi, in cui però l’occhio attento di Masaai riesce a scorgere due leonesse che si rotolano nell’erba alta e diverse iene. Appollaiato su un masso avvistiamo anche un avvoltoio.
L’ultimo incontro della giornata avviene con un branco di più di 100 elefanti: il silenzio e la luce del tramonto infondono un senso di pace e di benessere che ancora adesso ripensandoci ci commuove, ma è tardi e dobbiamo trovare un area adibita a campeggio prima che il sole cali del tutto.
Dopo due tentativi falliti (la cisterna dell’acqua era vuota) sistemiamo le tende in una radura che chiamare “campeggio” pare eccessivo: l’unico ambito protetto da recinzione è la zona adibita alla cottura del cibo e un brividino ci corre su per la schiena. Gruppi di gazzelle e di zebre ci osservano mentre scarichiamo il bagaglio e cenare alla luce delle lampade al kerosene in mezzo alla savana rende tutto ancora più emozionante. La notte scorre tranquilla e gli unici animali che disturbano il sonno sono i nostri vicini di tenda che russano, pare infatti che in questo periodo acqua e selvaggina siano abbondanti e che gli animali non sentano la necessità di “spuntini esotici”! 02/02/2004 – Serengeti Il risveglio è umido e freddo e consumiamo la colazione all’alba perché vogliamo essere i primi a muoverci. Masaai guida sicuro nel labirinto di sterrati e noi scrutiamo attenti il paesaggio a caccia di felini. Come al solito però il primo ad indicare fra l’erba le sagome dei leoni è sempre lui. Sono quattro leonesse con una dozzina di piccoli e vengono proprio verso di noi. Tratteniamo il fiato per l’emozione ed entriamo direttamente in uno dei documentari che siamo abituati a vedere in tv…Ma dal vivo è tutta un’altra cosa! Neanche immaginiamo che questo è solo l’inizio, più tardi avvisteremo anche due maschi sdraiati nell’erba e un leopardo appollaiato su un albero. Purtroppo il “gattone” non vuole saperne di avvicinarsi e abbandoniamo l’appostamento per dirigerci verso il lodge che ci ospiterà per la notte. La sorpresa più bella arriva di nuovo al tramonto, quando improvvisamente, fermo sul bordo della strada, avvistiamo un altro giovane esemplare di leopardo intento a fiutare la preda. La bellezza di questo animale ci lascia senza parole e per la prima volta vediamo eccitato anche Masaai, che ci spiega di aver visto così da vicino un leopardo solo in altre due occasioni nella sua vita. Pare che la preda questa volta ce l’abbia fatta: il piccolo dik dik emerge da un cespuglio quando ormai il felino ha perso le sue tracce nel fitto della boscaglia.
Ancora estasiati giungiamo finalmente al Serengeti Serena Lodge, dove siamo improvvisamente catapultati in una atmosfera super lusso a cinque stelle. Stanchi e impolverati veniamo accolti da due cameriere inamidate che ci offrono succo di frutta e asciugamani tiepidi per detergere il viso e ci fanno sentire due straccioni. Ancora disorientati salutiamo in fretta Masai e approfittiamo del magnifico bagno a disposizione per farci una doccia rigenerante e presentarci a cena quasi nuovi. Dopo la notte in campeggio apprezziamo anche il letto a tre piazze, però rimpiangiamo un poco l’atmosfera informale che aveva caratterizzato le altre sistemazioni e sentiamo la mancanza dei nostri amici a tavola. Qui le uniche persone sedute sono i ricchi turisti bianchi e ci si sente come sul set di un film di James Bond.
03/02/2004 – Serengeti/NgoroNgoro Ci svegliamo prestissimo come al solito e ritroviamo la nostra guida pronta a partire per l’ultima ricognizione nel Serengeti. Ci dirigiamo verso la “piscina degli ippopotami” dove potremo osservare da vicino, arrivando a piedi proprio sulla riva del fiume, i pachidermi rotolarsi nell’acqua, quando scorgiamo a pochi metri da noi un bellissimo ghepardo intento a puntare un gruppo di impala. Purtroppo altre jeep si fermano ad osservarlo e la sua caccia è sicuramente compromessa. Scendiamo quindi al fiume (sperando di non incontrarlo di nuovo fuori dalla Jeep!) e Masai ci avverte di non avvicinarci troppo alla riva…Avvistiamo infatti un coccodrillo che nuota sornione a pelo d’acqua ed è quasi invisibile, probabilmente non è il solo e basterebbe una piccola imprudenza a farci diventare un ottimo “pranzo”.
Sfortunatamente è già tempo di percorrere la via del ritorno e decidiamo di fare un ultimo tentativo di ritrovare il leopardo che abbiamo avvistato ieri sull’albero: oggi siamo più fortunati, l’animale scende con un balzo e ci passa vicino acquattato nell’erba. E’ incredibile come il suo mantello, così appariscente se ammirato da vicino, consenta invece un perfetto mimetismo alla distanza di 20-30 metri.
Riprendiamo il viaggio e arriviamo sul bordo del cratere a 2300 m. Di altezza al NgoroNgoro Serena Lodge mentre il cielo minaccia un nuovo temporale: fa abbastanza freddo per una felpa e se possibile l’atmosfera è ancora più asettica che al Serengeti. L’albergo comunque è stupendo, costruito tutto in pietra locale e in legno, si affaccia sul cratere con un panorama mozzafiato che si apprezza da tutte le stanze. Il cibo e il servizio sono impeccabili e ce ne andiamo a dormire soddisfatti.
04/02/2004 – NgoroNgoro/Arusha Finalmente si scende nel Cratere di NgoroNgoro (nome onomatopeico che riproduce il suono delle campane Maasai), il sentiero sterrato è ripido e scosceso, 600 m. Di dislivello si sviluppano in pochi tornanti mettendo alla prova l’abilità di Masai e la resistenza della Land Rover, solo qualche minuto ed eccoci nell’arca di Noé: paradiso incontaminato di migliaia di animali che si lasciano avvicinare senza problemi e offrono uno spettacolo veramente unico: leoni, gazzelle, bufali, gnu, zebre, struzzi, elefanti (solo maschi sembra), facoceri, sciacalli, ippopotami…Solo le giraffe non abitano qui (non ci sono acacie da mangiare)…Ma noi siamo a caccia dell’unico pachiderma che abbiamo finora mancato: il rinoceronte.
Tutto a suo tempo, prima ci sono ancora altri incontri emozionanti. Una famiglia di leoni al completo che sembra dipinta, il lago salato in cui si specchiano migliaia di fenicotteri rosa, un gruppo di iene che cerca di predare un facocero senza successo, un falco che fischia per richiamare il suo stormo.E poi finalmente eccolo, si staglia all’orizzonte con il profilo inconfondibile…Ma non si avvicina, ci dobbiamo accontentare e ammirarlo di lontano. Masai ci consola dicendoci che la fortuna ci ha accompagnato durante tutto il safari e non possiamo veramente pretendere di più.
La jeep si inerpica nuovamente per lo sterrato che ci ricondurrà in cima al cratere, Masai guida attento sfiorando lo strapiombo, che è abbastanza impressionante, mentre noi ammiriamo per l’ultima volta scorci dell’incredibile panorama.
Il viaggio del ritorno è lungo e faticoso, mangiamo quintali di polvere, ma siamo talmente contenti che tutto passa in secondo piano. Siamo ormai alle porte di Arusha, quando improvvisamente un turbinio di colori attira il nostro sguardo, è il mercato Masai del mercoledì! Dopo tutti questi giorni di isolamento nei grandi spazi della natura eccoci finalmente avvolti da una folla multicolore intenta a vendere e comprare di tutto e che non si cura più di tanto della nostra presenza. Makuu ci scorta, attento a non farci travolgere dal solito caos in cui siamo gli unici a non muoverci con eleganza, e noi ci guardiamo intorno affascinati dalla bellezza delle persone e dai cumuli delle merci più svariate che dobbiamo stare attenti a non calpestare. La sosta dura purtroppo solo pochi minuti…Masaai è stanco e dobbiamo andare. Eccoci di nuovo al “Mezzaluna” di Arusha.
Una foto di rito alla squadra con la jeep e poi un saluto veloce. Per quelli veri avremo tempo domani, visto che Masai si è offerto di accompagnarci all’aeroporto.
Decidiamo di concederci una cena “italiana” e con grande sorpresa mangiamo una delle più buone pizze della nostra vita: Raffaele, con il quale scambiamo volentieri due chiacchiere, ci spiega di essere riuscito ad “addestrare” alla perfezione due pizzaioli tanzaniani che infatti fanno volteggiare le pizze come veri napoletani! Cena (circa 16$ in due), pernottamento e colazione Hotel Mezzaluna (45$ la doppia) 05/02/2004 – Arusha/Zanzibar(Nungwi) Dopo una notte tempestosa ci svegliamo con la pioggia. A colazione la signora Adriana ci allieta con una simpatica scenetta: sgrida e riprende continuamente il povero cameriere (che effettivamente non brilla per professionalità) in una strana lingua a metà tra l’inglese, l’italiano e il kiswahili, ma è così poco convincente che il nostro amico se la ride spudoratamente! E’ giunta l’ora di partire…Masai e Makuu sono arrivati, siamo già tutti un po’ tristi e il tempo non aiuta. Carichiamo per l’ultima volta il bagaglio sulla jeep e facciamo solo una rapida sosta in centro all’agenzia Riverside nella speranza di recuperare una giacca dimenticata sullo shuttle Nairobi-Arusha una settimana fa…Dopo qualche esitazione e la richiesta di indicarne il colore, incredibilmente, ecco saltare fuori la giacca, munita pure di debito cartellino di riconoscimento recante il giorno e l’ora del ritrovamento! Rimaniamo senza parole e, felici di aver perso qualcosa in Africa e non in Europa, ci dirigiamo all’aeroporto.
I nostri amici aspettano con noi fino al momento del check in, ci salutiamo con un abbraccio vero e promettiamo di non dimenticarci di loro, ma di aiutarli come possiamo raccontando a tutti il bellissimo safari che ci hanno organizzato.
Masai ci lascia anche il numero di telefono del suo amico Duwe di Zanzibar e ci assicura che qualcuno sarà ad aspettarci con una macchina all’aeroporto.
Trasferimento da Arusha a Zanzibar: volo Air Precision (140$ a testa) – tempo 1 ora e 30 circa Il viaggio sarebbe perfetto se non fosse per la perturbazione che impedisce di vedere l’isola…Atterriamo con la pioggia, non proprio come ce lo eravamo aspettati…Ma non eravamo nella stagione secca?!!! Pare che in effetti si tratti solo di un temporale passeggero, ma l’inizio non è proprio dei migliori. Come promesso dal fedele Masai ecco Duwe con il taxi: contrattiamo un po’ la tariffa per Nungwi e, lasciato Duwe a StoneTown, attraversiamo quasi tutta l’isola superando diversi posti di blocco (è quindi consigliabile non servirsi di taxi abusivi!) per arrivare al resort che abbiamo scelto in internet. I bungalows sono belli e puliti, la stanza è grande e arredata con un bel letto a baldacchino.
Il posto è carino, ma la lunga spiaggia tanto sognata dov’è? Qui sembrano esserci solo piccole calette. Lo scopriremo solo il giorno dopo. Quello che ci impressiona subito è l’assenza di turisti, sembra di essere al mare fuori stagione… Per ora ci concediamo il lusso di una doccia calda e una romantica cenetta sulla sabbia al chiar di luna (nel senso che il tavolo e le sedie sono proprio piantate in riva al mare!).
Taxi aeroporto-Nungwi (30$) Cena a base di pesce (15$ in due) Pernottamento e colazione al Baobab Beach Resort (55$ la doppia/ventola-acqua calda) 06/02/2004 – Nungwi Nonostante il cielo coperto la luce è abbagliante e dopo colazione ci dirigiamo verso il mare con la prospettiva di una visita ai famosi “cantieri navali” di Nungwi, quando -sorpresa!sorpresa!- ecco la spiaggia che ieri pomeriggio non c’era! Il fenomeno della marea è veramente stupefacente, ma non abbiamo tempo di riprenderci che un altro spettacolo si offre ai nostri occhi. Decine di donne e bambini avvolti in stoffe variopinte pescano molluschi sul fondo marino, mentre i pescatori riparano barche di legno in secca. Anche noi cominciamo a passeggiare nell’acqua bassa scoprendo conchiglie, coralli e gigantesche stelle marine di tutti i colori. Il sole si fa largo tra le nuvole e il mare si accende di mille sfumature verdi e azzurre mentre la pelle comincia a scottare. La spiaggia ora è di un bianco abbacinante e decidiamo di goderci un po’ di sano relax sdraiati in riva al mare.
Cena a base di pesce (15$ in due) Pernottamento e colazione al Baobab Beach Resort (55$ la doppia-ventola-acqua calda) 07/02/2004 – Nungwi/Mnemba Un bel sole, che ci accompagnerà poi per tutto il resto della vacanza, ci riconcilia definitivamente con l’isola, soprattutto oggi che è prevista l’escursione in barca all’atollo di Mnemba. Partiamo con un ora di ritardo (pole pole), il viaggio è allietato dall’avvistamento di un gruppo di delfini ma è anche lungo (1 ora e mezza circa) e arriviamo a destinazione quando il sole è ormai allo zenit. L’isola è bellissima ma inavvicinabile perché proprietà privata (5$ a testa solo per posare un piede sulla sabbia e 900$ la doppia per dormirci), perciò dobbiamo accontentarci di attraccare sulla barriera corallina e farci un tuffo direttamente dalla barca. Il fondale è bellissimo, sembra di nuotare in un acquario tropicale, però stranamente ci sono correnti di acqua freddissima e, con nostro grande disappunto, lo snorkeling si riduce a due puntatine di un quarto d’ora ciascuna.
Snorkeling atollo di Mnemba con spuntino a bordo (20$ a testa) Torniamo a Nungwi e rimaniamo sulla spiaggia a goderci il tramonto sul mare che solo in questo punto dell’isola è visibile. Questa volta scegliamo di mangiare in un ristorantino con terrazzo vista mare molto frequentato dai pochi turisti presenti.
Cena a base di pesce (15$ in due) Pernottamento e colazione al Baobab Beach Resort (55$ la doppia-ventola-acqua calda) 08/02/2004 – Nungwi/SpiceTour/Paje Oggi è l’ultimo giorno, perciò decidiamo di limitarci a una bella passeggiata sulla spiaggia, che effettivamente si può percorrere per chilometri incontrando solo villaggi di bungalows e qualche Masai in trasferta che cerca di vendere i suoi “gioielli” di perline. Prima di partire però ci gustiamo uno strepitoso succo di frutta tropicale sul terrazzo del bar.
Durante il viaggio possiamo apprezzare il paesaggio dell’interno: l’isola è rigogliosa, ovunque bananeti, palme da cocco e piantagioni.
Il taxista ci propone di effettuare il tour delle spezie durante il trasferimento alla costa orientale e decidiamo di seguire il suo consiglio in modo da poter dedicare gli ultimi giorni al relax più completo. La guida, un ragazzo di 18 anni che parla italiano benissimo imparandolo dai turisti, ci porta in giro per la piantagione, staccando fiori, frutti e radici che sorprendentemente diventano zenzero, cannella, vaniglia, cardamomo, noce moscata e soprattutto chiodi di garofano.
C’è persino una pianta dai cui frutti si ricava la pasta del rossetto per le labbra! Basta sfregare un po’ della polpa pastosa sulla bocca et voilà! Assaggiamo ogni tipo di frutta esistente sull’isola e molti sono per noi del tutto sconosciuti. Ci staccano anche una noce di cocco salendo su una palma alta circa 40 mt a mani nude e con i piedi legati. I bambini fabbricano con le fibre della foglia di palma borse, cappelli, collane, animali e a tutti siamo praticamente obbligati a dare qualche dollaro, ma la gita è divertente e consigliamo ugualmente di provarla.
Trasferimento Nungwi-Paje in taxi (60$) Sosta Spice Tour (20$ taxi-10$ guida) Arriviamo a Paje all’ora di cena, ci accoglie la proprietaria dei 6 bungalows sulla spiaggia che abbiamo scelto tramite internet e Duwe ha gentilmente prenotato per noi da StoneTown. Saori è proprio la classica giapponese tutta sorrisi e inchini, ci indica la nostra casetta (un po’ defilata) e promette che domani ci sposterà direttamente sulla spiaggia.
Davanti alla porta c’è già una lampada al kerosene accesa (qui non c’è elettricità e quindi neanche acqua calda), e per la prima volta abbiamo a che fare con una colonia di zanzare che purtroppo riescono a pungerci nonostante tutte le precauzioni prese.
La cena, sulla veranda in riva al mare, è deliziosa. La cucina, servita dal socio zanzibarino di Saori, vestito con un caftano bianco e il tuc in testa, è africana-giapponese, le lampade creano un atmosfera quasi sognante, accentuata dal suono dei pendagli di conchiglie e bamboo mossi dal vento. Poi come per magia ecco sorgere dal mare una meravigliosa luna piena… Cena, pernottamento e colazione Paradise Beach Bungalows (46$ in due) 09/02/2004 – Paje Dopo aver fatto colazione trasferiamo i bagagli in uno dei bungalow in riva al mare. La stanza è ampia e arredata magnificamente con mobili etnici e due magnifici letti a baldacchino, unico inconveniente per chi è alto più di 1,65 sono i letti un po’ corti e gli architravi delle porte che non superano il metro e 75 cm. Con nostro grande sollievo qui di zanzare neanche l’ombra! Come ogni mattina il mare si ritira ed ecco comparire una spiaggia lunga e bianchissima, che viene utilizzata dai locali come una strada, a piedi e in bicicletta. I turisti sono quasi inesistenti. Nel mare in secca, variegato di verde e azzurro, solo donne intente a coltivare le alghe, a trasportarne sacchi sulla testa o farle seccare sotto le palme. Ognuna picchetta una porzione di mare e fissa le alghe a corde che vengono tese tramite file di paletti di legno infissi nel fondo sabbioso. I pescatori riparano le loro piroghe in attesa dell’alta marea e il tempo scorre lentissimo…In una dimensione completamente diversa dalla nostra.
Passeggiamo sulla riva, raccogliamo conchiglie, leggiamo sdraiati sulla spiaggia…E niente altro.
Cena, pernottamento e colazione Paradise Beach Bungalows (46$ in due) 10/02/2004 – Paje Oggi vogliamo tentare di raggiungere la barriera corallina (distante circa 1km) camminando nella bassa marea. Ci attrezziamo con sandali di gomma, macchina fotografica e occhiali da sole e partiamo fiduciosi. Dall’acqua affiorano coralli, ricci e stelle marine, ma l’impresa si rivela più ardua del previsto…Il sole è abbacinante e gli ostacoli da evitare rendono veramente difficile raggiungere il punto in cui le onde del mare aperto vanno a frangersi sul reef.
Ci accontentiamo di arrivare a metà e torniamo al nostro relax…Cominciamo ad abituarci ai ritmi africani proprio adesso che la vacanza è quasi finita.
Nel pomeriggio un temporale improvviso ci regala un bellissimo arcobaleno a mezzaluna sul mare. Lo prendiamo come un augurio per la nostra prossima partenza e cominciamo a preparare i bagagli.
Cena, pernottamento e colazione Paradise Beach Bungalows (46$ in due) 11/02/2004 –Paje/StoneTown L’ultimo giorno di mare è arrivato, nel pomeriggio ci sposteremo a StoneTown, la città di pietra capitale dell’isola.
Ci godiamo le ultime ore di spiaggia e salutiamo il cagnolino che ci ha adottato in questi tre giorni facendo sempre la guardia alla nostra porta e seguendoci ovunque sulla spiaggia.
Mohamed, il nostro taxista è puntuale e ha comprato per noi un sacchetto di mango che ci regala per il nostro viaggio di ritorno. Dopo la sosta obbligata per la preghiera in moschea (qui sono tutti musulmani osservanti) ci fermiamo di nuovo a causa di una gomma bucata.
Trasferimento Paje-StoneTown in taxi (25$) Sistemati i bagagli in un piccolo albergo del centro, gestito da indiani e segnalato da Duwe, decidiamo di fare un giro della città perdendoci immediatamente nel dedalo di viuzze che compongono il centro storico. Sembra di stare in una medina araba e il caldo è opprimente. Finalmente raggiungiamo il mercato: frutta, verdura, carne e pesce sono ammucchiati ovunque, sulle bancarelle, sui carretti o addirittura per terra in strada. Mosche dappertutto. Rabbrividiamo un po’ al pensiero di quello che abbiamo potuto ingerire con il cibo durante la vacanza, ma in fondo forse meglio un po’ di microbi che la mucca pazza! Di fotografare neanche a parlarne, non ne vogliono proprio sapere… In compenso diventiamo oggetto di curiosità per i bambini di una classe che ci osserva mangiare banane sotto le finestre della scuola. Per una volta le parti si invertono e ci sentiamo un po’ come scimmiette al circo…Dobbiamo ammettere che non è poi così divertente essere scrutati come animali allo zoo. Cercheremo di ricordarcelo quando durante i prossimi viaggi osserveremo persone con usi e costumi diversi dai nostri.
Qualcuno cerca di imporsi come guida locale ma noi rifiutiamo decisamente con il sorriso sulla faccia e alla fine riusciamo a ritrovare incredibilmente la strada per l’albergo.
Dopo una bella doccia usciamo di nuovo mentre la città si colora della luce soffusa del tramonto. I pescatori si preparano a partire e noi, affamati ci dirigiamo ai Jamituri Gardens dove, per una modica cifra si può mangiare al cartoccio carne o pesce cucinati sul barbecue all’aperto. L’atmosfera è quella della sagra locale, le bancarelle sono tutte illuminate e frequentate da gente del posto. Stanno anche allestendo un palco e scopriamo che fra tre giorni comincerà il festival della musica swahili…Purtroppo però noi partiremo domani. Cena a base di pesce a Jamituri Gardens (12$) Pernottamento e colazione al Muwani Inn (30$) 12/02/2004 – Zanzibar/Nairobi/Milano/Bologna Dopo una notte particolarmente afosa finiamo di preparare i bagagli per l’ultima volta. Mohamed bussa alla porta della camera per avvertirci di un contrattempo: non potrà, come era previsto, portarci all’aeroporto perciò ci farà prelevare da un amico collega.
Trasferimento StoneTown-aeroporto in taxi (5$) Siamo i primi al check in, perciò sbrighiamo con calma le formalità del visto di uscita (25$ a testa) e spendiamo gli ultimi scellini in cartoline e francobolli. Piano piano la sala d’attesa si riempe dei turisti italiani che (per fortuna) non abbiamo incontrato durante tutta la vacanza: sono i passeggeri del nostro volo che hanno acquistato il pacchetto all inclusive con soggiorno in villaggio turistico e ora invadono rumorosamente la scena suscitando il disappunto di quattro compitissimi inglesi.
Partiamo per Nairobi e lì si cambia aereo, ma al banco di distribuzione delle carte d’imbarco ecco succedere il patatrac: le carte sono già state stampate assegnando i posti a caso, senza affiancare i turisti che viaggiano insieme. Il solito gruppo di connazionali, che già aveva scavalcato la fila e non parla che un inglese maccheronico, si accalca sul banco aumentando la confusione, mentre qualcuno si lamenta ad alta voce di essere finito in classe economica dopo aver pagato una business. Noi aspettiamo mestamente il nostro turno vergognandoci di essere italiani e scappiamo con le nostre carte appena possibile. Sull’aereo basterà poi invertire qualche posto per sistemare le cose… Non possiamo credere ai nostri occhi quando vediamo fra i passeggeri due Masai avvolti nelle loro stoffe tradizionali…Ma sapranno cosa li aspetta a Milano?! Finalmente si riparte: ci attende un volo spettacolare sulla cima del Kilimangijaro e sul deserto del Sahara.
Arriveremo a Milano Malpensa dopo 7 ore e 30 circa, infreddoliti e stanchi, e solo a notte fonda alla stazione di Bologna. Lo sbalzo termico è impressionante (-30° C) e non ci resta che un bel bagno caldo per sognare di essere ancora sulle spiagge di Zanzibar.
La vacanza è finita ma già sappiamo che questa sarà solo la prima tappa del nostro viaggio in terra d’Africa… RINGRAZIAMENTI Ringraziamo: per la preziosa consulenza Maurizio Navarra per la professionalità e l’amicizia Masai e Makuu ilmaasai@hotmail.Com per la gentilezza disinteressata Duwe Daud mrduwe@yahoo.Co.Uk per l’ottima pizza Raffaele e Adriana per l’atmosfera e la raffinatissima cucina Miura Saori paradisebb@zanlink.Com saori@cats-net.Com per i dolcissimi mango Mohamed per la gentile collaborazione il leone, il leopardo, il ghepardo, la iena, lo sciacallo, il facocero, l’airone, la giraffa, la zebra, lo gnu, il bufalo, l’elefante, l’ippopotamo, il babbuino, la scimmia, il coccodrillo, lo struzzo, la mangusta, l’antilope, la gazzella, il fenicottero, il rinoceronte, la mosca tse-tse, la farfalla, la cicogna, la gru, l’uccello segretario, l’avvoltoio, il falco…E tutti gli altri variopinti uccelli della savana; il delfino, la stella marina, il corallo…E tutti pesci colorati dell’Oceano Indiano!