Safari mania

Si parte il 26 Dicembre per l’Africa che tanto ci è piaciuta questa estate a Mauritius. Ma stavolta cambiamo, niente mare ma safari in SudAfrica (che paura che non ci piacesse!)… ma il mal d’Africa esiste sul serio e il mio ragazzo Marco ed io ne siamo stati contagiati…. Partiamo da Roma con scalo a Francoforte, lì ci attende...
Scritto da: franky78
Partenza il: 26/12/2005
Ritorno il: 06/01/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Si parte il 26 Dicembre per l’Africa che tanto ci è piaciuta questa estate a Mauritius. Ma stavolta cambiamo, niente mare ma safari in SudAfrica (che paura che non ci piacesse!)… ma il mal d’Africa esiste sul serio e il mio ragazzo Marco ed io ne siamo stati contagiati… Partiamo da Roma con scalo a Francoforte, lì ci attende addirittura la neve, ci sembra quasi impossibile pensare che dopo una notte di volo saremo al caldo. Sbarchiamo a Johannesburg eccitatissimi, facciamo una corsa ai voli nazionali (seguiti dagli impiegati dell’aeroporto che vogliono aiutarci in tutti i modi ma noi con gentilezza e decisione evitiamo) per imbarcarci su un aereo di 20 posti che in un’ora circa ci farà raggiungere la destinazione: regione MPUMALANGA, meta KRUGER NATIONAL PARK.

Decidiamo di impiegare così le 7 notti che ci dividono dal viaggio di ritorno: 4 per l’esplorazione della natura selvaggia di questa famosa provincia ad est di Johannesburg e 3 notti di safari. La macchina che abbiamo affittato, di cui io non ho imparato il nome, ma Marco la considerava la più brutta al mondo, è risultata essere il nostro punto di forza e nonostante la guida a sinistra non abbiamo trovato troppe difficoltà grazie alle strade larghe e ben asfaltate.

Decidiamo di pernottare nella cittadina di Nelspruit, non bellissima ma sicuramente dotata di tutti i servizi, facciamo la spesa al supermercato (cosa che abbiamo scoperto piacerci molto, sia per la varietà di prodotti che da noi sono presenti solo l’estate, sia per l’ottimo vino sudafricano e soprattutto perché i prezzi sono molto più bassi che a Roma), passiamo al centro informazioni a raccogliere materiale e il resto della giornata lo dedichiamo a dormire per riprenderci dal lungo viaggio.

Il giorno dopo decidiamo di sfruttare subito le mille opportunità di fare sport che la regione offre, ci dirigiamo verso la cittadina di Hazyview e ci fermiamo in mezzo ad un bosco attirati dalla possibilità di affittare un quad, quelle moto a 4 ruote che promettono mille avventure. Premettendo che è stata un’esperienza incredibile e che per più di due ore si sono alternati panorami meravigliosi a praterie e foresta vergine, fiumi e laghetti, l’esperienza si è dimostrata più difficile e pericolosa del previsto vista la strada impervia a volte neanche tracciata, talvolta in mezzo all’erba alta 1 metro o pendenza dell’80% in salita e discesa. Stanchi e infangati dalla testa ai piedi rientriamo a “casa” promettendo di tornare il giorno dopo per una “passeggiata” di 2 ore di rafting.

Ma quando ci alziamo ci attende un cielo plumbeo e una pioggerellina fitta fitta stile inglese. Non ci scoraggiamo e prendiamo la macchina per andare in esplorazione del Famoso Blyde River Canyon che ci promette panorami mozzafiato e cascate rigogliose ma resterà, per noi, una cosa letta sulla nostra lonely planet perché le nuvole basse e la foschia non permettevano di vedere oltre i 3 metri di distanza. Ci dirigiamo allora verso il paesino di Pilgrim Rest, noto per essere stato un villaggio di cercatori d’oro di inizio secolo e pur essendo un po’ troppo turistico alla fine risulta pittoresco. Ci consoliamo con i rinomati pancakes del posto e un po’ di shopping da turisti.

Ma noi siamo dei viaggiatori mi ripeto io, anche se il giorno successivo il tempo addirittura peggiora e senza spostarci molto visitiamo il rettilario e il giardino botanico di Nelspruit. Ci facciamo una bella cenetta italiana nel nostro cucinino ma il nostro umore è un po’ giù…

Il 31 partiamo per il Kruger con la solita pioggia che ci accompagna ma dopo soli 50 km notiamo che il tempo ha avuto un po’ di clemenza e dopo 100 ci sembra di aver cambiato vacanza. Il sole e il paesaggio che si trasforma, i centri abitati che si diradano ci accompagnano fino all’entrata del Kruger. Dopo le formalità di accettazione (sono molto scrupolosi e ci hanno fornito un lungo elenco di regole del parco) ci dirigiamo verso il rest camp (sono mezzi villaggi, mezzi campeggi super attrezzati e gestiti dallo Stato). Sulla strada per Skukuza (il nostro primo camp) ci accoglie un branco di impala, la nostra emozione è alle stelle, scattiamo 2000 foto (per fortuna hanno inventato le digitali) ma già al secondo giorno ci rendiamo conto che sono gli animali più comuni del parco e non hanno il minimo timore delle auto, al terzo giorno non facciamo neanche più caso alla loro costante presenza.

Il bungalow anche se un po’ caro ha proprio tutto, bagno, aria condizionata, cucina e barbecue.

Andiamo in esplorazione e ci rendiamo conto che il posto è veramente stupendo, 2 ristoranti, di cui uno allestito in una vecchia stazione in disuso con tanto di locomotiva e vagoni, supermarket, centro informazioni, distributore di benzina, fiume che scorre e terrazza per ammirarlo (sarà qui che avvisteremo il nostro primo ippopotamo). Ci invogliano a fare un bagnetto indicandoci 2 piscine ma sinceramente non abbiamo mai visto acque più sporche e rinunciamo subito anche se a malincuore. Decidiamo per un’uscita serale con i ranger. Le sensazioni sono veramente indescrivibili, il tramonto sulla savana, i nostri primi elefanti con i loro cuccioli, anche un po’ infastiditi dalla nostra presenza, e poi proprio quando comincia a fare buio una famiglia di rinoceronti. Quando cala la sera si gira con dei fari per illuminare gli occhi degli animali e vediamo una iena. Ci rendiamo presto conto, al rientro, che una torcia faceva parte delle cose indispensabili da portare visto che i camp non sono assolutamente illuminati e ritrovare la strada per il bungalow è un’impresa. Inoltre, rimaniamo scioccati dagli insetti che sono per quantità e dimensioni ben diversi da quelli a cui siamo abituati …Ma è l’Africa. Gli spazi, le stelle nel cielo e soprattutto, gli insetti… tutto è più grande.

Ma è di capodanno, ci vestiamo e andiamo a cena fuori, ma, sorpresa, qui non organizzano niente per festeggiare. Sgomenti ci ricordiamo di una bottiglia di spumante nel nostro frigo al bungalow ma non è una prospettiva molto attraente e dopo aver interrogato due camerieri grazie alla loro simpatia e cordialità (forse pietà?) veniamo a sapere di una festa organizzata presso il campo da golf dagli impiegati stessi del camp. Il problema è, pero, che i turisti non possono uscire dal camp dal tramonto all’alba a meno che non si abbia un permesso speciale.

Ma siamo italiani, o no? Convinciamo con 1000 chiacchiere la guardia notturna a farci uscire e a spiegarci la strada, con un po’ di timore ci aggiriamo nella savana di notte con la nostra auto in affitto ma la voglia di festeggiare è troppa. Comunque, dopo un po’ abbiamo trovato la festa, un sacco di gente ospitale con cui festeggiare, ci siamo divertiti un mondo e dopo aver offerto da bere a non so quante persone abbiamo ottenuto anche il permesso per rientrare. E lì sulla strada del ritorno, la sorpresa più bella del nuovo anno, un branco di iene vicinissime proprio in mezzo alla strada… Tra i fumi dell’alcol e l’euforia ci è sembrata la cosa più spettacolare del mondo.

Dal giorno dopo in poi abbiamo fatto una vera e propria caccia fotografica… Ci siamo alzati all’alba la malattia con la mania degli esploratori, abbiamo fatto una passeggiata a piedi con ranger armati con tanto di avvistamento di rinoceronte e una gran paura, siamo usciti con la nostra macchina alla ricerca delle più svariate specie di uccelli, mammiferi e rettili.

Andare in giro con la propria auto, la macchina fotografica, il binocolo e una buona cartina sono secondo noi il modo più divertente di fare safari. I primi giorni è utile andare con i ranger per farsi dare qualche istruzione e imparare i trucchetti ma per conto proprio ci si prendono i propri tempi, ci si può appostare sulle rive di un lago o di un fiume con tutta calma e l’avvistamento regala molta più soddisfazione. Quindi leoni e babbuini, coccodrilli e ippopotami, camaleonti, aquile e avvoltoi, giraffe e zebre, gnu e kudu, elefanti e rinoceronti, impala a non finire si sono alternati davanti ai nostri occhi a volte vicini a volte lontani. Ancora non ci siamo rassegnati al fatto che non abbiamo visto leopardi e ghepardi ma per quest’ultimo siamo indecisi su un’ombra che ci ha attraversato la strada una mattina verso le 5…Allucinazioni? Noi preferiamo pensare che fosse proprio lui.

Ci è piaciuto talmente tanto che abbiamo prolungato la vacanza di due notti e abbiamo cambiato camp per variare anche la zona di esplorazione. Pretoriuskop, questo il nome del nostro secondo camp, ci ha veramente soddisfatto. Un po’ più piccolo dell’altro, ha una piscina meravigliosa in pietra naturale, e ha molti meno insetti, nonché le scimmie chi ti fanno una simpatica compagnia. Altri 2 giorni indimenticabili a nostra disposizione e poi il ritorno, tre voli e le lunghe attese in aeroporto, ma che importa, l’importante è organizzare presto un altro viaggio.

P.S. Ricordatevi la profilassi anti malarica, non è più obbligatoria a quanto dicono ma il Kruger è comunque una zona a rischio e conviene farla.



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