Safari in Tanzania e Zanzibar
24/09/2008 Il volo da Malpensa della Blu Panorama atterra a Zanzibar come da programma. Il boing 737 (con 3 posti su un lato e 2 dall’altro) non è tutta questa comodità, ma il viaggio è andato bene comunque. L’aeroporto di Zanzibar è poco accogliente sia a livello estetico che a livello umano: vicino ad un bancone ci sono 3 uomini che...
24/09/2008 Il volo da Malpensa della Blu Panorama atterra a Zanzibar come da programma. Il boing 737 (con 3 posti su un lato e 2 dall’altro) non è tutta questa comodità, ma il viaggio è andato bene comunque. L’aeroporto di Zanzibar è poco accogliente sia a livello estetico che a livello umano: vicino ad un bancone ci sono 3 uomini che prendono le valigie, leggono il cognome sulla targhetta e te la rendono in cambio di una mancia. Con le valigie ci dirigiamo verso l’uscita ma veniamo chiamati da 2 tipi (di cui uno in divisa da poliziotto) che ci chiedono dei soldi, altrimenti ci aprono la valigia per il controllo. Per evitare discussioni e grane abbiamo tirato fuori i dollari e ci hanno lasciato andare. Appena ci voltiamo ci troviamo davanti un’infinità di cartelli appesi che avvisano di non distribuire mance, poiché i dipendenti dell’aeroporto sono già stipendiati!!! Come si dice: chi ben comincia è a metà dell’opera!!! Usciti dall’aeroporto l’operatore di Francorosso ci spiega il da farsi: registrazione e check-in per il nuovo imbarco. Come potevamo immaginare l’aereo per effettuare il volo da Zanzibar ad Arusha è veramente piccolo, trasporta appena 15 persone. Il volo dura un’ora e mezza ed è andato bene, tranne l’ultimo tragitto con alcuni vuoti d’aria. Se l’aeroporto di Zanzibar ci è sembrato spartano, quello di Arusha, non sapremmo neanche definirlo. Ad attenderci un gruppo di autisti e guide che ci dividono in gruppi e ci portano a pranzo. Per raggiungere il ristorante attraversiamo la città, che con nostro stupore ha la parvenza di una città normale, distributori di benzina, cartelloni pubblicitari, auto vecchie e nuove, palazzi di nuova costruzione in mezzo a negozi ed abitazioni fatiscenti. Durante i pranzo a buffet conosciamo i nostri compagni di avventura con cui condivideremo i 3 giorni di safari. Si parte quindi per raggiungere il cratere del Ngorongoro con una Land Rover a 7 posti condotta da Mohammed e con la guida turistica Canaeli. Percorriamo circa 220 km e raggiungiamo il parco: Mohammed ha mantenuto una velocità costante (80 km/h) sia sui tratti di strada asfaltata sia sulla terra rossa delle strade del parco, quindi inevitabilmente qualche botta alla schiena e alle braccia l’abbiamo presa, ma ne è valsa la pena. Raggiunto il cratere lo spettacolo davanti a noi è indescrivibile: un’immensa conca con vasta vegetazione ed un lago, spettacolare! Mentre sfrecciamo tra la polvere rossa, troviamo sul ciglio della strada 2 leoni distesi: sono fantastici e sono a 2 metri da noi. Stanno dormendo e neanche il rumore della jeep sembra dargli alcun fastidio. Dal pelo si capisce che sono vecchi, la guida ci spiega che quando sono vecchi diventano preda di altri animali, come iene e sciacalli, quindi lasciano il gruppo e tendono anche ad allontanarsi talmente tanto da non riuscire più a procurarsi il cibo. La tentazione di allungare una mano per accarezzarli è forte ma ovviamente non è possibile. Raggiungiamo il Sopa Lodge Ngorongoro; la camera è enorme e la veranda si affaccia direttamente sul cratere. Cena tipica: crostini con calamari, tonno alla griglia e spezzatino di carne, il tutto molto molto speziato! 25/09/08 levataccia alle ore 6 in modo da vedere i predatori tornare dalla caccia, che si svolge alle prime luci dell’alba. Appena fuori dal Lodge incontriamo un bufalo enorme che pascola tranquillamente, si mette in posa per la foto e così inizia la nostra prima vera giornata di safari. Scendiamo nell’immenso cratere in cui prevale la vera savana, arbusti bassi e qualche sporadico albero; in lontananza veniamo colpiti da una lingua di terra bianca, potrebbe essere neve visto che siamo a 1800 m di altitudine, invece è il sale del lago che si è formato all’interno del cratere migliaia di anni fa e che poco per volta si sta prosciugando lasciando quindi solo questo strato di sale. Con il tettuccio della jeep alzato e la testa fuori si può dire che abbiamo percorso in lungo e in largo tutto il cratere, seguendo le strade battute, perché il fuoristrada è vietato. Abbiamo visto migliaia di animali, ovunque mandrie di gnu, gazzelle, zebre, bufali, ma anche iene, sciacalli, babbuini, elefanti, facoceri, licaoni, manguste, ippopotami, struzzi, e in lontananza anche il rinoceronte grigio (all’interno del cratere ce ne sono solo 4 esemplari e vederlo è veramente difficile). Abbiamo anche avuto l’onore di assistere all’accoppiamento di 2 struzzi: il maschio (con il pelo nero e le zampe rosa) muove le ali in modo circolare e strofina la pancia sul suolo, la femmina (con il pelo grigio) si allontana, anzi sembra che stia scappando; ad un certo punto lei rallenta il passo e lui la raggiunge, sembra quasi che la sfiori solamente e per un solo secondo poi ognuno va per la sua strada. Noi pensiamo che non sia successo nulla, invece la guida ci spiega che l’accoppiamento è già avvenuto. Mario, compagno d’avventura, a questo punto dice rivolto a noi donne: “da adesso non lamentatevi più delle nostre prestazioni!!!!”. Ci fermiamo per il pranzo al sacco vicino ad uno stagno, sembra una zona sicura ma in realtà non né recintata, però le guide ci fanno scendere per sgranchirci le gambe. Risaliti in macchina e a circa 30 metri dall’area di sosta incontriamo 2 elefanti diretti proprio verso quella zona. Più distante invece troviamo 3 leonesse distese sui rami di un albero, non sono così vicine ma con il binocolo si vedono perfettamente. Lasciamo quindi il cratere e raggiungiamo le gole di Olduvai, dove nel 1915 vengono ritrovate ossa dell’Homo Erectus e dove ancora oggi proseguono gli scavi. Dopo aver percorso un centinaio di chilometri entriamo nel parco del Serengeti: dapprima savana poi foresta, dove abbiamo un incontro ravvicinato con giraffe ed elefanti. Il gruppo di elefanti è composto da femmine adulte con i cuccioli: il più piccolo è l’unico ad essere interessato a noi, inizialmente ci viene incontro e apre le orecchie in segno di sfida, poi barrisce ma il suono emesso è veramente buffo. Ritorna quindi con gli altri esemplari e cerca a modo suo di strappare l’erba con la proboscide ma anche questo non gli riesce. E’ stato veramente divertente. Arriviamo al Serengeti Sopa Lodge: anche in questo caso la stanza si affaccia sul parco ed essendo abbastanza alti il panorama è notevole. Cena tipica: zuppa di verdure e carne alla griglia. 26/9/08 Giro tra le foreste e la savana del parco: elefanti, giraffe, babbuini, gnu, struzzi, ippopotami, zebre, bufali, antilopi, impala, gazzelle e un piccolo coccodrillo di cui abbiamo visto solo gli occhi (gli unici fuori dall’acqua). Non appena altre jeep comunicano un avvistamento, inizia il rally: al primo avvistamento abbiamo trovato un leone e 3 leonesse distese all’ombra di un albero vicino ad uno stagno. Erano abbastanza vicini e siamo stati fermi ad osservarli per circa mezz’ora. Al secondo avvistamento 2 ghepardi abbastanza vicini alla strada entrambi coricati sotto gli alberi che puntavano una mandria di gnu. Anche in questo caso siamo stati mezz’oretta ad aspettare il loro attacco, ma non si sono mossi neanche di un centimetro. L’unico animale presente all’interno del parco che non siamo riusciti a vedere è il leopardo, ci dicono che quasi nessuno è riuscito a vederlo. Dopo questi fantastici avvistamenti, lasciamo il parco per percorrere altri 180 km e raggiungere il Lake Manyara Hotel, affacciato sul Lago Manyara, lago le cui acque sembrano rosa per la presenza di fenicotteri. Questo albergo è di categoria inferiore ai primi 2, e in effetti le stanze sono meno curate, ma il panorama e la ristorazione non sono sicuramente inferiori. Cena internazionale: pasta, carne alla griglia, pesce, verdure e dolce. 27/9/08 la visita al parco del Lago Manyara ci lascia un po’ delusi, la vegetazione è fantastica (enormi baobab attirano la nostra attenzione) ma di animali ce ne sono in minor quantità: il parco è molto grande ma per la maggior parte è occupato dal lago, che negli ultimi anni si è prosciugato parecchio quindi i punti panoramici, oltre i quali le jeep non possono proseguire poiché terreno paludoso, sono ormai decisamente distanti dal lago stesso per cui neanche con il binocolo riusciamo ad ammirare i fenicotteri e le acque rosa del lago. L’unica variante rispetto ai precedenti parchi è uno stormo di pellicani sulle rive di uno stagno, hanno veramente dei becchi enormi ed alcuni appoggiati sulla schiena degli ippopotami sembrano pulire gli amici sottostanti. Lasciamo il parco e ritorniamo ad Arusha; durante il pranzo ci chiedono di compilare una scheda di valutazione del safari. Riassumendo il safari è andato bene, noi non ci aspettavamo di vedere così tanti animali, è stata veramente un’esperienza unica che consigliamo a chiunque. L’unico lato negativo è stata la guida: ci aspettavamo una guida interattiva, che ci informasse sugli animali, sulla vegetazione, sulle usanze del posto, insomma che si comportasse da vera guida turistica. Invece ci sono state date 4 informazioni generiche, alcune delle quali dietro specifica richiesta. Per fortuna abbiamo appreso molte cose da 2 compagni di avventura MARIO e SAVIA che essendo al loro quarto o quinto safari ci hanno dato tutte le informazioni possibili. Per il volo del ritorno abbiamo preso un aereo ancora più piccolo, solo 12 persone di cui una seduta davanti al posto del secondo pilota: inoltre il pilota era un omone di colore grande e grosso, come il condannato a morte del film “Il miglio verde”. Arrivati a Zanzibar raggiungiamo il nostro albergo Sea Club Kiwengwa sulla costa orientale dell’isola: 10 giorni da sogno che descriviamo in modo sintetico.
ALBERGO: pulito e ben organizzato. La hall, il ristorante, il bar e la zona relax (alcuni letti a baldacchino sui cui abbiamo pennicato parecchi pomeriggi) si trovano sotto una struttura in legno e foglie di palma (tipo capanna), mentre invece le stanze sono situate in piccole palazzine da 8 stanze l’una. È dislocato su più livelli quindi ogni luogo è ben ventilato. Il ristorante a buffet offre veramente di tutto, noi abbiamo approfittato per farci delle scorpacciate di pesce, cucinato in ogni modo: una sera a settimana anche la cena italiana con lasagne, agnolotti, porchetta, il tutto cucinato come a casa! Lo snack bar a bordo piscina offre, dalle 10 del mattino fino all’ora dell’aperitivo, pizza, hamburger, focaccia, hot dog. All’interno dell’albergo anche il ristorante africano, con piatti tipici a base sia di carne che di pesce, ottima la zuppa di pesce, pesce alla griglia e spiedini di carne, il tutto accompagnato da musica africana suonata dal vivo. ESCURSIONI: i tour operator offrono diverse escursioni sull’isola. Un pomeriggio siamo stati a nord dell’isola, sulla spiaggia di NUNGWI. Abbiamo visitato una piscina naturale con tantissime tartarughe, il villaggio dei pescatori e abbiamo potuto osservare da vicino come i pescatori si costruiscono le barche (proprio come facevano i nostri antenati, tutto a mano). Poi abbiamo aspettato sulla spiaggia il tramonto (sulla costa est dove è situato il nostro albergo alle 18 è già quasi buio e solo dall’altra parte dell’isola si può assistere al tramonto). È stato davvero spettacolare. Come seconda escursione abbiamo scelto un’intera giornata dedicata al mare: in pullman abbiamo raggiunto il sud dell’isola dove con le loro caratteristiche barche ci hanno portato a visitare le mangrovie e poi “sull’isola che non c’è”: quando c’è bassa marea compaiono centinaia di lingue di sabbia bianchissima. Abbiamo fatto un po’ di snorkeling (ci hanno fornito loro sia le maschere che le pinne) e abbiamo visto un po’ di pesci, ma ci aspettavamo di vederne molti di più. Dopo la nuotata, siamo andati su un’altra isola per il pranzo tutto a base di pese; relax all’ombra di un albero e il ritorno sull’isola di Zanzibar è stato a vela e non a motore come per l’andata. Molto carino.
MARE E SPIAGGIA: la spiaggia di Kiwengwa è caratteristica perché subisce il fascino delle maree, pertanto per mezza giornata il mare arriva alla spiaggia, per l’altra mezza giornata si ritira e anche parecchio. Durante la bassa marea abbiamo preso la canoa ed abbiamo raggiunto delle lingue di sabbia piene di molluschi, granchi e fantastiche stelle marine (alcune rosse fuoco, altre blu cobalto). Purtroppo il fondale marino è ricco di ricci di mare e nonostante le scarpine di gomma qualcuno si è ridotto i piedi come colabrodo. La spiaggia è bianchissima e molto fine, ma nonostante ci sia sempre vento, non si solleva. Appena abbiamo visto la spiaggia, siamo stati invasi dalla voglia di fare lunghe camminate sulla battigia, ma purtroppo la voglia ci è passata quasi subito. Non appena ti allontani dai lettini vieni aggredito (è un termine forte ma non saprei quale altro usare) dai Beach Boys (da noi soprannominati Uomini Cozze): sono locali che ti chiedono di visitare il loro “negozietto”, cercano di venderti i loro prodotti oppure ti propongono escursioni. Il problema non sarebbe grave se non fossero veramente veramente insistenti, fino a quando non dici di si non ti mollano, sono capaci di seguirti anche per metri e metri. Ma se poi cedi e dici di si ad uno, anche gli altri lo pretendono. Verso la fine della vacanza abbiamo comprato regalini vari e abbiamo cercato di comprare un po’ da tutti: si possono comprare cose molto graziose ed a prezzi veramente bassi. Siamo riusciti a portare a casa 7 kg di souvenirs, tra cui un fantastico ippopotamo in piedi con la bocca aperta (quasi nessuno ce l’aveva, è stata dura trovarlo) pesante più di 1 chilo. Al check-in del rientro ci hanno pesato le valigie ma eravamo fuori di qualche chilo quindi non ci hanno fatto pagare, ma bisogna stare attenti perché i chili in più si pagano e anche abbastanza, a noi hanno consigliato di caricare il più possibile il bagaglio a mano che invece non viene pesato. Molto probabilmente l’albergo che ci ha ospitato non è più Francorosso e quindi non si chiama più Sea Club Kiwengwa, se non ci hanno dato informazioni sbagliate è diventato un villaggio Bravo.