Safari in Tanzania 2

Alla scoperta dei più bei parchi del mondo: in particolar modo Serengeti e Ngorongoro, dove è ancora possibile assistere alla meravigla dello spettacolo della natura e della vita selvaggia.
Scritto da: allmax63
safari in tanzania 2
Partenza il: 20/02/2010
Ritorno il: 01/03/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Quest’ uomo di trentatrè anni seduto accanto a me su un aereo diretto a Nairobi è mio figlio Paolo. Io invece ho cinquatotto anni e sono in pensione da poco più di un mese. Una domenica di settembre, a pranzo, mio figlio mi dice che gli piacerebbe fare un viaggio in Tanzania per un safari fotografico. La fotografia e i viaggi sono due passioni che gli ho trasmesso. Gli dico che mi piacerebbe fare questo viaggio con lui perche è da una vita che desidero vedere l’Africa delle grandi avventure, quella dei films di Tarzan, dei romanzi di Hemingway, insomma quella che sognavo da bambino. Sicuramente Paolo preferirà andarci con un’ amica o con gente della sua età e non con questo vecchio rompi balle. Invece no, stranamente l’ idea gli piace, mi spiega però che la sua intenzione è di evitare un viaggio organizzato dai soliti tour operator tipo “Francorosso”. L’ ideale per lui sarebbe poter viaggiare noi due da soli con una guida, così potremmo godere della massima libertà di spostamento e dedicare tutto il tempo che vogliamo agli appostamenti fotografici. Siamo tutt’altro che tipi poco socievoli, però questo viaggio sentiamo entrambi di doverlo fare così. Indagini sul web e troviamo l’agenzia giusta per noi Quindi partiamo a febbraio partiamo. Volo con Ethiopian Airlines per avere un volo più rapido ed economico.

21 -02 -08 Ed ora eccoci qui finalmente. Siamo atterrati all’aeroporto di Nairobi, in Kenya. Passeremo la notte allo Stanley Hotel e domani partenza per la Tanzania.

22 -02-08 Alle 7,30 prendiamo un pulmino diretto ad Arusha, dove dovremo incontrare la nostra guida. A Nairobi il traffico è a dir poco infernale ed il pullman impiega non poco tempo per uscire dalla città. La strada che collega Nairobi ad Arusha è asfaltata ma stretta e piena di buche. Il viaggio dura circa sei ore; sei ore di sobbalzi. Questa strada però al ritorno, dopo i percorsi accidentati e polverosi dei safari, ci sembrerà meglio della nostra autostrada del sole. Viaggiamo in Kenya per circa duecento chilometri prima di arrivare alla frontiera di Namanga. Viaggiamo attraverso paesi di baracche con strade sterrate e polverose. Vediamo bambini scalzi e donne che trasportano contenitori d’acqua tenendoli in equilibrio sulla testa. È un mondo così diverso dal nostro. Qui ogni giorno le donne per approvvigionarsi d’ acqua e i bambini per andare a scuola percorrono a piedi un sacco di strada. Vivono fra mille disagi eppure per loro tutto questo è normale. Non posso fare a meno di pensare a quanto sia diverso il nostro mondo dal loro, a quante cose superflue circondano la nostra vita e di cui ci sembra di non poterne fare a meno. Arrivati alla frontiera scendiamo tutti dal pullman e presentiamo i documenti prima agli uffici del Kenya e poi a quelli tanzaniani. Namanga è un gran casino: Camion che trasportano legname, gente di tutte le razze, venditori ambulanti, guide improvvisate, viaggiatori come noi con zaini sulle spalle e voglia d’avventura. Mi piace la sensazione che provo, mi riporta molto indietro nel tempo. Chi ha avuto vent’anni tra la metà e la fine degli anni sessanta sa bene cosa voglio dire. Si riparte e dopo circa un’ ora si arriva finalmente ad Arusha dove conosciamo la nostra guida. Si chiama Paul sembra simpatico, Max ci ha detto che è molto in gamba. I giorni che passeremo insieme ci confermeranno che è vero. Scopriremo che oltre ad essere bravo nel suo lavoro è anche una persona molto intelligente e sensibile. Con Paul espletiamo le pratiche burocratiche, rivediamo il programma e dopo aver mangiato un boccone partiamo per il primo safari: direzione Manyara National Park. Il Manyara ha una vegetazione molto fitta, fa pensare proprio alla jungla di Tarzan, con le liane per lanciarsi da un albero all’ altro. I primi animali li avvisto io. Si tratta di un branco di impala che pare sia il cibo preferito dai leoni. La regola vuole che ci sia un solo maschio fra un nutrito gruppo di femmine, lo si distingue perché è il solo con le corna. Una vita invidiabile la sua, se non fosse per i leoni che ogni tanto ne sbranano qualcuno. Subito dopo, vicino a un corso d’acqua, scorgiamo una comunità di babbuini intenti a spulciarsi vicendevolmente con molta cura. La strada è sterrata, polverosa e piena di buche. Per dieci giorni sarà cosi: guaderemo fiumi, passeremo su scricchiolanti ponticelli di legno e metteremo a dura prova il nostro mezzo. La jeep è una Toyota Land Cruiser resistentissima adatta a qualunque tipo di terreno. Ha due ruote di scorta e due serbatoi per il carburante. Per permettere una buona osservazione degli animali il tetto si può alzare, in modo che pur facendoci ombra si possa stare in piedi a fotografare. All’ improvviso dalla boscaglia esce una famiglia di elefanti e ci taglia la strada. Foto a raffica e grande emozione. Il pomeriggio prosegue con l’ osservazione di molti altri animali che la nostra guida anche quando sono ben mimetizzati nell’ ambiente riesce a scorgere, come quando avvista il nostro primo leone. Al lago Manyara vediamo ippopotami, giraffe e degli uccelli dai colori bellissimi. La giornata è stata impegnativa ma siamo contenti ed emozionati. Ora ci troviamo al Jumbo Camp in località Mto Wa Mbo, qui dopo aver cenato passeremo la notte. A cena abbiamo l’ occasione di conoscere meglio la nostra guida. Paul ha l’ età di mio figlio, è sposato ed ha un bambino di un anno e mezzo che si chiama Gabriel. Il nome del bambino è stato scelto da Max che lui considera un amico fraterno. Ci spiega che in Tanzania il nome del primo figlio viene scelto sempre da un amico.

23 -02 – 08 Sveglia al mattino presto (ore 6), colazione e continuazione dell’ esplorazione del Manyara dove abbiamo modo di avvistare altri animali. Nel pomeriggio ci portiamo più a nord verso la Ndutu area . Durante il viaggio incontriamo dei Masai-Boma, cioè villaggi di capanne abitati dai Masai. La nostra guida ci chiede se siamo interessati a visitarne uno e naturalmente noi siamo d’ accordo. La tribù ci accoglie schierandosi davanti a noi divisa in due settori, da una parte le donne dall’ altra gli uomini e poi iniziano a cantare e a ballare. A differenza della maggior parte delle tribù africane loro non usano tamburi o altri strumenti ma solo la voce. Nel ballo gli uomini gareggiano nel saltare sempre più in alto, mi lascio coinvolgere e salto con loro. I Masai sono un popolo di nomadi che vive ancora secondo le usanze dei loro antenati. Tutta la loro micro economia ruota intorno alla mandria di mucche. Le loro capanne sono costruite con legno e sterco di mucca. Un giovane guerriero (Moran) mi invita nella sua. Per entrare si passa da una porticina che non è più alta di un metro. L’ interno è molto buio e l’altezza non consente di stare in piedi. Al centro c’è un fuoco acceso, due posti a sedere e dietro un giaciglio per la notte, Il giovane, poco più che ventenne, ci vive con la moglie e un figlioletto. Ogni villaggio rispetta una scala gerarchica molto rigida che vede all’ ultimo posto i bambini e le donne. Per i maschi ogni passaggio di grado è legato ad un rituale preciso. Il primo è la circoncisione, poi verso i quindici anni, prima di diventare guerrieri, gli adolescenti devono abbandonare la tribù per circa sei mesi per tornarvi solo se sono riusciti a cavarsela da soli e a sopravvivere. L’istituzione più importante è il consiglio degli anziani che decide per tutti, ad esempio è il consiglio che decide i matrimoni, naturalmente senza consultare i diretti interessati. Scherzo con mio figlio che si spaventa al solo sentire la parola matrimonio, dicendogli che come anziano padre dovrei decidere io per lui. I maschi Masai non fanno un tubo, solo le donne lavorano. In compenso sono coraggiosissimi, al punto che i leoni quando li vedono fuggono terrorizzati. Lasciamo il villaggio e proseguiamo. Le strade sono sempre più impervie e il fascino dei luoghi che vediamo è indescrivibile. Vediamo ogni sorta di uccelli e passiamo dalla fitta vegetazione a praterie che si perdono a vista d’ occhio. Restiamo senza fiato: migliaia di gnù accompagnati da un numero nettamente inferiore di zebre vanno verso la stessa direzione sollevando un gran polverone. Questa è la famosa migrazione degli gnù che speravamo di vedere, uno spettacolo senza eguali! Se ho capito bene la spiegazione in inglese di Paul, in questa lunga marcia alla ricerca di acqua e nuovi pascoli le zebre e gli gnu si aiutano a vicenda perché gli gnù hanno fiuto ma non hanno buona vista, viceversa le zebre hanno buona vista ma non buon fiuto. Ragazzi questa è l’ Africa vera, quella delle grandi spedizioni nella savana dell’ inizio del secolo scorso con tutti i suoi riti: i canti dei portatori, i fuochi nella notte, i grandi cacciatori bianchi che facevano strage di cuori femminili e purtroppo anche di animali. Verso le 18 arriviamo al campo tendato “Ndutu tended camp”, contenti del risultato odierno della nostra caccia fotografica. Abbiamo visto anche quattro leoni. Ci mostrano la tenda di tipo militare nella quale passeremo la notte. E’ una sistemazione un po’ spartana. All’ esterno c’è un treppiede che regge un contenitore d’ acqua ed appeso a un palo della tenda uno specchietto per fare la barba. Nella tenda ci sono le nostre brande e una prima tramezza che divide la zona notte dai servizi igienici costituiti da un cassone per i propri bisogni che poi verrà svuotato al mattino. Un’altra tramezza divide i servizi igienici dalla doccia. A proposito di doccia: appena arrivati dicono a Paolo di spogliarsi perchè il pentolone con l’acqua calda è sul fuoco e dopo toccherà a me. Scherziamo un po’, io dico a Paolo che forse preferiscono mangiare prima lui perché è più giovane e la carne è più tenera. Quando arriva il pentolone viene issato sopra la doccia tramite una carrucola. Alla base del recipiente c’è un rubinetto per fare uscire l’acqua. Con una bella insaponata preliminare l’ acqua è più che sufficiente per un bel risciacquo. Mentre mio figlio è intento a fotografare un bel tramonto africano ci avvisano che alle 19,30 si cenerà insieme agli altri ospiti del campo nella tenda mensa. Nel campo c’è un ornitologo scozzese con la moglie, una coppia di tedeschi di Monaco ed altre persone, noi siamo gli unici italiani. Alle 19 è già buio e noi siamo tutti seduti intorno al fuoco in attesa della cena. In queste foreste, ovviamente non c’è la corrente elettrica e in questa meravigliosa notte stellata le stelle appaiono ancora più luminose. Riconosco qualche costellazione ma non sono mai stato forte in astronomia, è l’emozione che provo invece che è grande, con questo cielo e questo silenzio e la sto condividendo con una delle due persone che mi sono più care al mondo. Ceniamo con i nostri occasionali compagni scambiando quattro chiacchiere. Con i tedeschi parlo del lago di Garda che loro amano molto, mentre lo scozzese chiede a mio figlio notizie sul calcio italiano. Arriva il momento del commiato e ciascuno, facendosi luce con la torcia si reca nella sua tenda. Nella notte buia e silenziosa sentiamo i suoni della foresta ed ogni tanto la presenza di qualche animale vicino alla tenda. Niente paura! anche se fossero felini l’ intelligenza dell’ animale considera la tenda alla pari di un masso, un ostacolo da evitare. Il leone non sa che gli basterebbe una zampata per buttare giù tutto e meno male che è così. Nel cuore della notte, all’ improvviso, sento una verso strano. Non capisco che animale possa essere ma è vicino, è nella tenda! Accendo la torcia con il cuore in gola e mi viene spontaneo un Vaffa….. E’ Paolo che dorme a pancia in su e russa rumorosamente.

24 -02- 08 Siamo sempre nella Ndutu area in un paesaggio di praterie che si perdono a vista d’occhio e la giornata è bellissima. Vediamo ancora una colonna lunga chilometri di gnù che alzando un polverone incredibile va verso il Masai Mara in Kenya alla ricerca di acqua ed erba. Scorgiamo molto vicino a noi una coppia di ghepardi che sta divorando una preda. Su un albero un avvoltoio attende pazientemente il suo turno. Non appena i ghepardi sazi, s’allontanano l’ avvoltoio plana sui resti del loro pasto ma non è il solo, all’ improvviso ne arrivano altri quattro o cinque a contendersi ciò che rimane. Quando sei nella foresta e spegni il motore per osservare gli animali ti colpisce il silenzio che ti circonda. Percepisci istintivamente l’ ordine che regola il mondo animale. Qui non c’è violenza, ogni gesto è naturale, qui nessuno uccide per il gusto di uccidere. Procediamo e vediamo altri ghepardi, si tratta di una famiglia intera: mamma, papà e tre cuccioli. La vista acuta della nostra guida ci aiuta ad individuare ogni sorta di animale: giraffe , bufali, zebre e chi ne ha più ne metta. Su un albero ci sono due leonesse in relax. Quando uno gnù un po’ sprovveduto si stacca dal suo gruppo e sembra dirigersi verso di loro si irrigidiscono e si preparano alla caccia, lo gnù però decide di cambiare strada e loro tornano a rilassarsi. Lo gnù non lo sa che cambiando direzione ha vinto un terno al lotto. Un intervallo per il nostro solito pranzo al sacco e poi ci dirigiamo verso la parte centrale del Serengeti, la Seronera area. Stiamo parlando delle zone descritte da Emingway in “Verdi colline d’Africa”. Arriviamo nel tardo pomeriggio, dopo aver ammirato splendidi paesaggi veramente da “mal d’Africa”, al Serengeti Sopa Lodge. La vista che offre la terrazza di questo lodge sul Serengeti è indimenticabile. Provate ad immaginare una vallata immensa di verdi foreste circondata da montagne. Un territorio vastissimo dove non vedi un’ abitazione, un traliccio della corrente o qualunque altra cosa che riveli la presenza dell’ uomo. Con il binocolo, finchè c’è luce, ci divertiamo ad avvistare gli animali. Ceniamo nell’ elegante ristorante del Lodge e subito dopo a nanna perché domani, come sempre, partiremo molto presto. Paolo appena appoggia la testa sul cuscino s’addormenta mentre io resto sveglio ancora un’ oretta a leggere le guide.

25 -02 -08 Paolo si sveglia all’ alba per fare delle foto dal punto panoramico e quando poco più tardi lo raggiungo il suo obiettivo ha già catturato delle giraffe mattiniere. Dopo la colazione continuiamo il safari nel Serengeti, oggi però siamo alleggeriti nei bagagli, non abbiamo bisogno di portare con noi gli zaini ma solo le cose indispensabili, perché stasera torneremo nello stesso lodge per passarvi un’altra notte. Con il nostro jeppone super affidabile ci muoviamo in un contesto paesaggistico molto vario ed affascinante. Vediamo laghetti, stagni e altri corsi d’acqua. In un punto vediamo almeno una trentina di ippopotami. Ne avevamo già visti altri, però qui Paolo riesce finalmente, con un po’ di pazienza, a fotografarne alcuni mentre spalancano la bocca. Ci sono degli alberi curiosi, hanno dei frutti che sembrano dei salami appesi e che solo le scimmie mangiano. I primi li avevamo già visti nel Manyara. Qui in mezzo a questi salami la nostra guida con il suo occhio esperto riesce ad individuare la coda di un leopardo nascosto sull’ albero. Nella giornata avvistiamo altri felini: un leone, un ghepardo seduto su un termitaio per meglio scrutare il territorio e poi un leopardo che ci attraversa la strada. Ci sono dei termitai che raggiungono fino a dieci metri d’altezza. Incontriamo un numero incredibile di giraffe che spesso si avvicinano moltissimo. Sulla mia guida ho letto che le giraffe si difendono tirando calci micidiali che possono uccidere persino un leone. Un’altra cosa curiosa su quelle spilungone è che quando partoriscono, il piccolo cade nell’ erba da un’ altezza di più di due metri. Un modo un po’ traumatico per venire al mondo. Alla sera torniamo al nostro lodge felici della nostra buona caccia.

26 -02 -08 In mattinata giriamo ancora nella Serengeti area mentre nel pomeriggio ci spostiamo più a nord nella zona di Fort Ikoma. Non avvistiamo molti animali, tra i felini solo un leone, in compenso godiamo di paesaggi magnifici che estasiati osserviamo in silenzio. Durante una sosta scatto una foto a mio figlio in compagnia di Paul e poi dico a Paul che quando le ragazze italiane vedranno la sua foto lo vorranno conoscere. Lui, ridendo, mi risponde che gli interessano solo le “gnocche”. Mi spiega che quella parola l’ ha imparata da un gruppo di italiani che ha accompagnato in un safari. Scherziamo un po’ parlando di donne e Paul ci racconta che molte ragazze tanzaniane sognano di vivere in Europa e cambiare vita, per questo le più intraprendenti che sanno, come dice Paul , di essere delle belle gnocche, quando hanno l’ occasione di entrare in contatto con i turisti cercano di sedurli, convinte che siano tutti ricchi. Concordiamo rassegnati che tutto il mondo è paese, le nostre in Italia puntano a Briatore e company. Sono circa le sedici quando arriviamo al campo tendato dove passeremo la notte. I soliti convenevoli con qualche parola nella loro lingua, caribù (benvenuti) jambo (ciao) . I tanzaniani sono un popolo molto gentile e ospitale, hanno uno spiccato senso di solidarietà e sono molto contenti quando chiedi notizie sulla loro famiglia a cui tengono moltissimo e che intendono in senso molto allargato. Se vi interessa la storia politica di un paese è molto interessante leggere come Julius Nyerere, politico di grande integrità morale, riuscì, facendo leva sul naturale senso di solidarietà dei tanzaniani, ad applicare una singolare forma di socialismo. Nyerere, che fu considerato anche dai governi dei paesi avanzati uno dei più grandi statisti africani, fece moltissimo per ridurre l’analfabetismo, per eliminare le rivalità fra le numerose tribù e per migliorare in generale le condizioni del paese. Ancora oggi si vedono in giro negli uffici pubblici i suoi ritratti e viene ricordato come il padre della patria. Ci viene assegnata una dimora confortevole a metà strada fra la tenda e la capanna. All’ interno ci sono due letti e dei mobiletti in stile Africano semplici ma carini. Alle 19 buio completo nel campo e fuochi accesi. Dopo cena verso le 21 partecipiamo, con un gruppo di francesi, ad un safari notturno organizzato al campo che dura circa un paio d’ ore. Avvistiamo una iena, delle lepri, dei dik dik, delle antilopi e delle giraffe che fuggono spaventate dalla luce dei nostri fari. Al ritorno delle guardie armate di archi e frecce ci accompagnano alla nostra tenda per proteggerci da eventuali attacchi di animali mentre noi illuminiamo la strada con le nostre torce.

27 – 02 -08 Oggi ci spostiamo nella zona sud del Serengeti con lo scopo di arrivare per sera nell’ area del Ngorongoro. Nel nostro girovagare Paul ci porta ai piedi di una collina per mostrarci delle scritture rupestri dei Masai. Si distinguono nettamente le forme degli scudi identici agli attuali. Lasciamo la macchina e saliamo a piedi. Dall’alto possiamo ammirare, circondati dal silenzio più assoluto, una pianura sconfinata nella quale non si vede un essere umano. Bellissimo! Paul ci indica una zona che un tempo era popolata da rinoceronti che in passato sono stati decimati. I pochi rimasti sono controllati dai ranger giorno e notte per evitare il bracconaggio. Avvistiamo un discreto numero di animali. Anche oggi non mancano i ghepardi e i leoni. Proseguiamo incontrando molti villaggi dei Masai e più di una volta ci dobbiamo fermare perché le loro mucche attraversano la nostra strada. E’ pomeriggio inoltrato, siamo ad un’altezza di circa 2600 metri, stiamo ammirando dall’ alto il cratere del Ngorogoro. Si tratta della caldera di un vulcano spento di dimensioni gigantesche al cui interno la vegetazione, i corsi d’acqua, il lago ed il clima formano un habitat perfetto per la vita animale. Sulla mia guida ho letto che in questo cratere c’ è un altissima concentrazione di animali di ogni specie. Domani scenderemo a visitarlo e ne avrò conferma. Per intanto comincio ad osservarlo nella sua immensità e vi assicuro che è un grande spettacolo. Arriviamo al Ngorogoro Sopa Lodge verso le 18,30 , anche qui c’è una magnifica vista sul cratere, peccato che la foschia e l’ ora tarda non gli rendano onore. Come il precedente Sopa Lodge anche questo è molto bello e la nostra camera è spaziosissima. Concordiamo con la nostra guida che domani l’ ideale sarebbe partire al sorger del sole.

28 -02 -08 Alle prime luci dell’ alba scendiamo nel cratere ed avvistiamo subito dei bufali e poi, via via che avanziamo, incontriamo tantissimi animali in una cornice di grande bellezza in questa specie di paradiso terrestre. Zebre, Gnu, elefanti e poi una decina di leoni, un ghepardo e una specie di gattone che si chiama serval. Avvistiamo anche un rinoceronte che come dicevo prima è un animale in via di estinzione. Al centro del cratere c’è un lago che visto dall’alto sembra rosa. Quando ci arriviamo ci rediamo conto che il colore è dato dalla presenza di migliaia di fenicotteri. Bello, bello, bello. Vediamo alcuni Leoni compiere con estrema naturalezza il loro dovere con le leonesse. Scopro con stupore che il leone a fare certe cose è più veloce di un coniglio, considerando che non facciamo in tempo quasi a fotografarlo che ha già finito ed è tornato ad appisolarsi. Quando ci fermiamo per la solita colazione al sacco, avvistiamo un elefante solitario che viene verso di noi. A circa una trentina di metri si ferma e decide che è il caso di fare i suoi bisogni. Se pensate che un’elefante si mangia dai 250 ai 300 chili di foglie al giorno potete ben immaginare che cosa ha fatto. Una montagna di M…è poi, alleggerito, si è allontanato soddisfatto. Verso le 15 usciamo dal cratere lasciandoci un pezzettino del nostro cuore e ci dirigiamo verso il Kudu Safari Lodge. Nel lodge, piccolo ma confortevole, c’è un bel giardino con piante che da noi sono da vaso e da appartamento, come i ficus e le stelle di Natale che qui invece sono dei veri alberi. Mentre aspettiamo di cenare sento dei canti provenire dal vicino paese. Sono dei canti religiosi molto ritmati, dei gospels che rendono più suggestivo l’ ambiente che ci circonda.

29 – 02 – 08 Oggi siamo nella valle di Olmoti, dove dalla strada vediamo numerosi villagi dei masai. Ci dirigiamo verso il cratere di Empakay nel quale scenderemo accompagnati da un ranger armato. Paul ci accompagna a casa del ranger che ci guiderà in questa esplorazione Si chiama Edwards ed è un tipo gioviale, prende il suo fucile e sale in macchina con noi. Eccoci in cima al cratere. Da qui iniziamo a scendere, attraverso una fitta boscaglia, verso il suo centro. Edwards ci precede con la sua arma per difenderci da eventuali attacchi di animali. Un vicino vulcano da qualche mese è tornato attivo e possiamo vedere il fumo che esce dalla sua cima. Edwards ci fa notare che sulle foglie degli alberi si deposita dello smog che rende secca la vegetazione. Il cratere di Empakay non è assolutamente paragonabile al Ngorogoro, è molto più piccolo. Al centro c’ è un lago popolato da moltissimi fenicotteri, in questo caso come al lago del Ngorogoro. Non ci sono strade che consentono ad un mezzo di arrivare al centro del cratere, l’ unica possibilità che abbiamo è di raggiungerlo a piedi. Arrivati alla meta ammiriamo il panorama che ci circonda, scattiamo un numero imprecisato di foto ai fenicotteri e poi torniamo. Ora la strada è in salita e il fiatone si fa sentire, soprattutto per me che sono il più vecchio del gruppo. Dopo aver riportato il Ranger a casa sua, ritorniamo al lodge del giorno precedente e anche per oggi le escursioni sono finite. Ci concediamo un po’ di riposo.

01- 03 – 08 Questo è l’ ultimo giorno che passiamo in compagnia della nostra guida. Riusciamo a percepire la gioia di Paul che presto tornerà dalla moglie e dal suo piccolo Gabriel. Durante il viaggio Paul si ferma per comprare del riso e del carbone e noi ne approfittiamo per osservare un po’ di scene di vita nei villaggi. Visitiamo l’ Arusha National park per l’ ultimo safari e poi ci dirigiamo verso la città di Aruscha dove arriviamo verso sera. La nostra guida ci accompagna all’ albergo che avevamo prenotato, il suo lavoro è finito. Un po’ commossi ci salutiamo. Domani torniamo in Italia.



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