Safari… Come natura crea

Safari ....come natura crea, kenya conserva....... Una delle mete naturalistiche più affascinanti che abbiamo mai visto, che ci ha offerto una varietà di attrattive senza limite, uno splendore ai nostri occhi, natura selvaggia, umanità serena, maestosità degli animali, delle spiagge, delle riserve naturali, splendido Kenya, in ogni stagione...
Scritto da: sabivo
safari... come natura crea
Partenza il: 02/08/2002
Ritorno il: 17/08/2002
Viaggiatori: in coppia
Safari …Come natura crea, kenya conserva… Una delle mete naturalistiche più affascinanti che abbiamo mai visto, che ci ha offerto una varietà di attrattive senza limite, uno splendore ai nostri occhi, natura selvaggia, umanità serena, maestosità degli animali, delle spiagge, delle riserve naturali, splendido Kenya, in ogni stagione ed aspetto.

Che dire, doveroso per chi non lo sa o ancora non ci è stato, introdurre il Kenya in questo modo, insieme ad altre notizieuole importanti, giusto per sapere che questo Stato è posto al centro est dell’Africa, attraversato dall’equatore, vanta i 2 monti più alti di tutto il continente nero gli impedibili Kilimanjaro mt. 5895 e Monte Kenya mt. 5200, insieme a enormi parchi nazionali come l’Amboseli, il Masai Mara, Tsavo est ed Ovest, Nakuru, le acque interminabili dei laghi Vittoria E Turkana, e poi ancora, la maestosa Rift Valley, la fossa tettonica di quasi 5000 kmq. Rinomata per i suoi burroni e i vulcani estinti.

Insomma come introduzione niente male, se poi ripensi, te li ricordi li, impressi nella tua mente, visti dall’alto o da vicino, vogliamo proprio elevarlo ad inno di bellezza naturale.

Per non parlare della gente incontrata e conosciuta, Kasimu in primis, la nostra guida ci ha spiegato che su 30 milioni di abitanti, 10 sono tutti bambini, ne abbiamo visti tantissimi, tutti teneri sdentati, con grandi occhini, così come ci ha spiegato che esistono tanti gruppi tribali, più di 70 esistenti, i principali sono i Masai i più famosi superbi e fieri nei loro kanga rossi, come Aly, gli akamba, i bantù come Charles, i samburu come Phillip e Steven, i Meru e i Turkana.

E sicuramente in questa parte di mondo a noi sconosciuta fin d’ora, impedibile è l’esperienza del safari, che per noi è stato oltre che n viaggio, una vera avventura, una scoperta all’interno della vacanza, una sorpresa e tanta adrenalina vissuta nella spettacolare riserva naturale del parco nazionale dello Tsavo Est, famoso per i suoi 20 mila elefanti rossi.

Capeggiati da Moses e Kasim, snobbando l’organizzazione deludente di ASA, abbiamo opzionato un safari di 2 giorni al Red Elephant Tsavo E. Il più grande parco di tutto il Kenya, con una superficie pari a 21.000 kmq. Talmente infinito che per fini amministrativi lo Stato ha pensato bene di dividerlo in due appunto, Tsavo est e West.

Così i parchi attualmente sono due, con due amministrazioni separate, due ingressi lontani con pagamenti distinti (25 US $ al giorno) e mappe diversificate.

E’ così immenso che molti faida te si disorientano, ma noi no, non ci perdiamo, perché siamo in ottime mani con i due kenioti from Shanzu.

Partenza dunque prevista per il 16.08.2002, di buon ora, perché si sa il SFR è massacrante giusto perché non si guarda mai l’orologio, si vive di pari passo con la luce del giorno , e si va a dormire di buon ora se si vuole essere pimpanti.

Kasimu ci ha messo a disposizione un ottimo minibus con tetto apribile, ed ha assoldato un suo fiso amico, il conducente guida crazy man di provata esperienza che conosce come le sue tasche lo Tsavo, il Masai mara e l’Amboseli, (non poco direi) viaggia a memoria rifiutando le mappe, va dove lo porta l’istinto ed è incredibilmente preciso e capace, merita i nostri applausi in più momenti, è davvero bravo.

L’andata dura circa 1 ora e mezza trascorsa quasi completamente nel sonno , disturbato dalle enormi buche che caratterizzano le strade africane. Facciamo una piccola sosta logistica, pausa pipi, in un mini market vicino all’entrata, dove troviamo statue, ciabattine e monili vari, ovviamente a prezzi esagerati, per cui si decide di non comprare nulla.

Ma eccoci finalmente arrivati in prossimità dell’ingresso, paghiamo con una tessera magnetica giornaliera e percorriamo circa 70 km. Per attivare al VOI Gate, dove i nostri occhi si illuminano, le videocamere si accendono, i rullini scoppiettano, abbiamo una splendida visione del magnifico scenario di terra rossa che proprio non ci aspettavamo, e posta più in la, notiamo la prima pozza d’acqua, dove ci dicono stanno dormendo degli ippopotami.

Per focalizzarli ci mettiamo un bel pò, sembrano delle cunette di sabbia e con il binocolo non è semplice individuarli, non è che siamo impediti, ma obbiettivamente gli occhi non sono ancora abituati a centrare i bersagli visivi, mimetizzati egregiamente nella flora circostante.

Finalmente poco dopo, uno solo dei 3 bestioni ci degna di uno sguardo, lentamente, con pigrizia assoluta apre la sua enorme bocca, spuntano gli occhi e spalanca le narici, gli uccellini che gli si annidano in testa scappano via, pero che pazienza questa visione… Molto piu semplice nel percorso che ci porta al lodge, è avvistare una dopo l’altra , le razze più emblematiche degli animali degni di Super quark.

Nel fotosafari, lontano nel bush si distinguono per gruppi familiari, le zebre vellutate, di cui molte gravide, le giraffe eleganti ed altissime, Kasim si spiega che dormono pochissimo al massimo 3 o 4 ore per notte, poi gli elefanti rossi imponenti, e grandi mandrie di bufali, tranquilli.

Simpatici sono anche gli struzzi , in particolare 4 pennuti he attirano la ns. Attenzione ad un certo punto, quando con le loro lunghe zampette tentano la rincorsa alla ns. Jeep, noi procediamo al 70/80 all’ora, loro pure.

Nel tardo pomeriggio finalmente, arriviamo al RED ELEPHANT SAFARI LODGE, fiabesco rifugio per una notte, costeggiato da un lungo sentiero delimitato da cavi elettrici, che proteggono il locale villaggio Masai e il resort da eventuali attacchi indesiderati.

La camera assegnataci è la n. 4, tutta rosa, ornata da piccoli elefanti alle porte e alle pareti (disegnati èèè) all’interno ha un enorme letto fatto in pietra, il design e lo stile è tipicamente “da campo “ tutto profuma di avventura e di romanticismo al tempo stesso, soprattutto quando accendiamo le candele, solleviamo la zanzariera che pende dal soffitto e realizziamo, “YE siamo nel cuore dell’Africa vera, stiamo vivendo una magica realtà” Apriamo la porta che da sul retro sotto il bel porticato , realizziamo che la natura ci assale, all’aperto tutto sembra più infinito più esagerato, il sole che sta sopra questo suggestivo angolo di prateria già ci stava aspettando con i suoi colori, e noi, inconsciamente, siamo ancora impreparati ad assaporare tutta questa bellezza.

Ma, “Toc toc, bussano alla porta chi sarà mai??”guarda un pò chi c’è, due camere più in la, tra i vari ospiti del lodge vediamo i nostri cari Dolci e Castre, amici e compari di avventura nella crociera di Zanzibar, che bello rivederli e ritrovarli, e così, via a sparar stronzate, anche qui ci si diverte insieme, è bello condividere i bei momenti con delle persone che consideri speciali, e loro lo sono davvero.

Dopo una cenetta veloce e fredda, veniamo accompagnati nel garden, dato che è prevista una cena con grigliata intorno al fuoco, che brucia lentamente per tutta la notte.

Mangiamo poco ma bene, gustiamo zuppa di spinaci, spiedini di carne di antilope, uova di struzzo e qualcosa d’altro di strano ancora; balliamo inebriati sotto il cielo che ci sta a guardare, cantiamo Battisti alla luna che qui ci sorride al contrario, la via lattea ha una scia luminosissima, insomma abbiamo il massimo contatto con la natura in questa visione di totale vita e bellezza .

Siamo molto stanchi, a me bruciamo gli occhi, Ivo ha la pelle che scotta, ma il ricordo del ns. Primo pomeriggio e di questa bella nottata rimarranno incancellabili nei nostri cuori.

E dopo aver bevuto del buon vino “africano” di dubbia provenienza, qualcuno inizia a straparlare, Babette e suo marito, gli amici francesi della ns. Jeep ci dicono che vorrebbero abbandonare la Costa azzurra, troppo chic, dove loro vivono e trasferirsi immediatamente a Milano, perché adorano l’Italia e la ns. Cucina, io le rispondo che se dovessi proprio trasferirmi, preferirei sicuramente venire in Africa, non solo perché non c’è la nebbia, anzi, perché qui si vive dignitosamente con poco, ma si ha tutto l’essenziale che noi non sappiamo apprezzare.

Alla conversazione si uniscono i ragazzi moran del villaggio, che ci raccontano che alcuni loro amici sono andati al lago Vittoria a piedi, perché è in atto una lotta contro i samburu per la rideterminazione dei confini delle tribù.

Andare al lago Vittoria significa farsi qualcosa come tre settimane di cammino a piedi, non sanno come stanno e non sanno neppure se li rivedranno ancora.

Che strano è il destino….

La mattina dopo alle 4.00 siamo svegliati dallo sgambettare degli impala che si avvicinano al resort molto delicatamente, all’inizio un po’ ci spaventano, ma mai quanto Jarab, che invece all’alba delle 5.30 a.M. Arriva e ci sfonda la porta con un fragoroso Jambo, it’s a new day!!! E’ così che iniziamo il nuovo giorno, sorseggiamo velocemente del thè bollente, e via , subito di nuovo verso l’orizzonte, verso il nuovo sole, ad ammirare una nuova alba, verso il miracolo della vita.

Il risveglio della boscaglia intorno a noi è tutta una sorpresa, ed ogni animale che si avvicina è una gioia, non solo per noi turisti sprovveduti ed un po’ incantati, ma soprattutto per Kasimu e Moses che fanno a gara nel segnalarsi via radio gli animali più “impossibili”.

I top ovviamente , senza bisogno di grandi giri di parole rimangono per noi i 2 bellissimi leoni sonnolenti, i simba, re della savana, i 2 rinoceronti mamma e cucciolo (è 3 anni che Kasimu non li avvista) e l’attacco delle 3 leonesse affamate ad un gruppo di bufali, ovviamente tutto fotografato , documentato e degno di gran rispetto.

Che dire, non solo leoni, … Dai il safari è ruotato intorno a tanti componenti , dai babbuini al macaco volgare che Alessandro istiga quando nota che si sta gongolando gli attributi davanti a noi, le gazzelle di Thompson dalle lunghe corna, al facocero e la genetta, mai visti ne sentiti prima, e poi le antilopi, le zebre, gli avvoltoi, gli scorpioni, i cani selvatici, i termitai altissimi, insomma abbiamo visto di tutto.

Alla fine di questa esperienza una cosa è certa, e noi ora non solo l’abbiamo capito ma l’abbiamo fatta nostra : “non l’avevo ancora lasciata e già ne sentivo la mancanza” questa frase di Hemingwai l’abbiamo letta e riletta nella guida, ed è il riassunto di ciò che veramente abbiamo dentro; vissuto con entusiasmo e con interesse profondo, per descrivere quella che è la più dolce e lontana malattia, senza cura né dolore che è il nostro MAL D’AFRICA ora ahimè provato e non ancora dimenticato.

E’ vero, ci sono molte cose che la ragione non può capire, l’intelligenza non può descrivere e i soldi non possono comprare; noi abbiamo avuto la possibilità e la fortuna di sperimentarle, per cui non ci resta che augurare buon safari a tutti, GODETEVELO, perché ne vale la pena.

JAMBO JAMBO E HAKUNA MATATA, Saby e Ivo Motta from Italy.



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