Ruanda in famiglia 2013
Lunedì 25 febbraio
Volo da Malpensa a Kigali via Istanbul. Il volo parte alle 11,15 e arriva a Kigali all’una e mezza di notte.
Martedì 26 febbraio
Viene a prenderci mio fratello Tomà e andiamo a dormire a casa sua. Alla mattina facciamo il punto della situazione e, dopo la colazione, andiamo in centro a guardarci un po’ intorno e ad organizzarci il viaggio. Ci compriamo per 500 franchi una tessera telefonica con 250 franchi di traffico. Un Euro equivale a 850 franchi ruandesi. Quindi la tessera con traffico costa circa 60 centesimi di euro. In tutto spenderemo poco più di un euro con una telefonata breve in Italia, messaggi in Italia e traffico locale. La tessera serve sia per parlare fra di noi che per prenotare alberghi ed eventuali emergenze. La lingua locale è il ruandese, ufficialmente si parla inglese. Ma molti parlano francese. Con gli ultimi governi, dopo il 1994, si è stabilito che la lingua ufficiale, una volta il francese, fosse l’inglese, per uniformarsi ai paesi vicini, Kenia e Tanzania. Quindi in tutte le scuole il francese è stato abolito a favore dell’inglese. Questo non toglie che molti, soprattutto i meno giovani, parlino francese. Bisogna provare. In centro cambiamo un po’ di euro contro i franchi, la cui banconota più grande è da 5000 (circa 6 euro). Pacchi di banconote. Al pomeriggio facciamo un giro a piedi, inoltrandoci nel quartiere delle ambasciate. Tutto molto tranquillo. A Kigali non ci sono problemi di sicurezza, abbiamo girato sempre da soli, anche le donne, spostandoci spesso con i moto taxi, molto efficienti, si trovano in tutti gli angoli della città, e anche nel paese, nelle campagne, in ogni cittadina e ad ogni incrocio. Il costo è irrisorio (una corsa di qualche chilometro costa 500 franchi, 60 centesimi). L’autista ha con sé un secondo casco che dà al cliente. Le prime volte, un po’ schizzinosi, usiamo una sciarpetta, poi ci adattiamo.
Mercoledì 27 febbraio
Al mattino andiamo al museo della memoria con la macchina di Tomà. Sbagliamo strada un paio di volte, ma troviamo sempre qualcuno che ci dà indicazioni. Molto impressionante, storia del Ruanda dai primi del ‘900 e dei massacri dei tutzi del 1994. Al piano superiore, storia dei genocidi vari: ebrei, armeni, ecc.. Dopo una pasta asciutta a casa, io e Marinella partiamo per il parco dell’Akagera. Viola rimarrà a Kigali per cercare di fare un po’ di lavoro. Pernottiamo in un lussuoso bungalow sul lago (Seeds of peace). Cena dimenticabile, bello il cottage rotondo con vista sul lago.
Giovedì 28 febbraio
Colazione alle 7 portata in camera. Omelette e tè col latte. Partenza verso le 8 per AKAGERA National park. Non vediamo il cartello al bivio (c’era un camioncino davanti) e facciamo una ventina di chilometri in più. Poi torniamo indietro e finalmente imbocchiamo la sterrata che in 22 chilometri ci porta all’entrata del parco. Ingresso 24+24+6 euro. Giriamo la parte nord del parco, quella, dicono, con più animali e vediamo: Zebre, giraffe, bufali, antilopi piccole (Dik dik) e grandi (Topi). Poi facoceri, scimmie, scimpanzé e una miriade di uccelli fra cui uno bianco e veramente grande. Poi sulle rive del lago vediamo gli ippopotami. Ritorno lungo una strada molto accidentata, ma la Suzuki è ottima. Usciamo dal parco verso le tre e iniziamo il lungo ritorno. Arriviamo a casa alle 6 e mezza belli cotti. Serata al ristorante etiope dove si mangia con le mani. Molto buono.
Venerdì 1 marzo
Mattinata semilibera. Viola va al KIST ad assistere ad una lezione di Ilaria (insegnante al KIST), io e Marinella a piedi fino al centro commerciale e al bar Burbon. Lì troviamo Viola e Ilaria che si intervistano a vicenda. Io torno a piedi e loro in macchina. Pranzo in casa e poi partenza tutti e quattro per il lungo week end. Sosta a Nyanza al museo etnografico, costruito dai belgi. Arrivo alle sei e mezza a Huye e andiamo al monastero di Gindamuyaga dove ci aspetta padre Benoit. Ci assegna 3 camere molto belle. Cena al refettorio (dopo i monaci)
Sabato 2 marzo
Colazione alle 7,30. Partiamo per la foresta di Nyungwe e ci fermiamo al visitor center del parco e facciamo una passeggiata accompagnati dal ranger nella foresta. Poi proseguiamo e ci fermiamo al Nyungwe forest lodge, posto incredibilmente lussuoso immerso nei campi di tè. Poi, con un po’ di difficoltà risolte brillantemente da Tomà, arriviamo alfine a Kumbya, ritiro in riva al lago Kiwu molto spartano, senza luce, ma con acqua e fornello. Fuoco alla sera e cena con patate alla brace.
Domenica 3 marzo
Alla mattina, bagno nel lago e colazione, poi dobbiamo passare alla missione Kibagara per pagare (10.000 F) Missione grande con edifici e laboratori. Subito fuori una chiesa con tanta gente e grandi canti corali. E’ domenica e tutti sono in ghingheri. Percorriamo la strada sterrata lungo il lago. Arriviamo verso le 2 a Karongy (ex Kibuye) e andiamo in un albergo molto carino affacciato sul lago. Diretto da Jean, molto disponibile e simpatico. Due stanze. Stanza doppia 15.000 F a notte (18 euro). Dopo brochette e pennichella, andiamo in paese cercando un caffè. Troviamo solo coca cola e sprite. Alla sera andiamo in un albergo molto bello, Cormoran, tenuto da una signora belga ex pilota di auto. Tutto fatto di casette di tronchi su palafitte. Cena buona e non cara.
Lunedì 4 marzo
Alle otto meno un quarto arriva il meccanico procurato dal solerte Jean. Tomà va con lui e torna quasi subito che il caffè era ancora caldo. Aggiustato il gommino dell’ammortizzatore che faceva clack clack. Alle 10,30 saliamo su una barca e facciamo un bel giro del lago. Ci portano all’isola Napoleon, dove scendiamo e andiamo fino in cima. Poi bagno nel lago. Sull’isola abita un pastore solitario, che vive in una capanna con qualche mucca e capra. I nostri marinai comprano da lui 10 litri di latte. Seconda fermata in un isola privata con campeggio e bungalow. All’albergo, mangiamo frutta e parmigiano. Poi Tomà e Viola partono in pullman per Kigali e noi rimaniamo. Jean ha prenotato per noi un pernottamento per domani. Giro per il paese e il mercato e cena in albergo.
Martedì 5 marzo
Tra colazione, docce e chiacchiere con Jean, partiamo alle 8 e mezza. Strada bella. Facciamo la strada un po’ più lunga consigliataci da Tomà, tutta asfaltata. Tempo bruttino, pioviggina. Arriviamo a Mesanze verso le due e andiamo da Fatima. Grande centro religioso con chiesona, alloggi, seminari, refettorio, ecc. E’ tutto pieno, ma ci ospitano in una casetta a 2 chilometri bella e confortevole, tutta per noi con guardiano, TV e tutto. Nel pomeriggio andiamo verso il parco dei monti Virunga a vedere come butta. La visita ai gorilla Silver black costa 700 dollari a testa. Rinunciamo. Propongono anche delle passeggiatine con guida a partire da 100 dollari. No grazie. A cena al Volcana Lodge.
Mercoledì 6 marzo
Sveglia presto, colazione da Fatima, poi partiamo per il giro del lago Burera. La strada che va in Uganda è piena di gente con pacchi enormi e biciclette carichissime. Pensiamo che portino là questa roba. Nessun camion. Tutto viene trasportato a mano o in bicicletta, qualche rara carriola. In tutto il paese non abbiamo visto carri e carretti né bestie da soma. Neppure un aratro. Tutto a zappa. Neanche l’ombra di un trattore. Qualche chilometro prima del confine giriamo a destra. Strada sterrata All’inizio bordeggia il lago, poi si addentra nel bosco. Percorriamo circa una cinquantina di chilometri a velocità men che ciclistica vedendo sempre gente, qualche vitello, qualche pecora e capra. Tutti indaffaratissimi con zappe, macete, asce e falcetti. Altri trasportano: pannocchie, canne da zucchero, manioca, fascine d’erba, lamiere, banane, pali, assi, pietre. Tutto sulla testa (le donne, ma anche qualche uomo) o sulla bici che viene spinta a mano con carichi sicuramente superiori al quintale. Vengono spinte generalmente dal manubrio, ma anche in due; altre volte da dietro bloccando il manubrio o manovrandolo con un bastone. Moltissimi bambini che vanno e vengono da scuola, tutti in divisa. Ci gridano :”Amazungu!!” che vuol dire uomo bianco. Al contempo insulto, richiesta di qualcosa (agaciupa, bottiglietta di plastica che serve per l’acqua da portare a scuola, o biro), stupore per averci visto. Ridono e sembrano contenti di vederci. Più vecchi di noi sessantenni non se ne vedono. Verso l’una arriviamo sulla strada asfaltata per Kigali. Alle 3 a casa. Con Viola andiamo a fare foto della città dall’alto al tramonto. Cerchiamo il bar “10 two 2” che ha una bella terrazza, un po’ in periferia, oltre lo stadio. Miriadi di bambini in divisa escono da scuola, tutti in divisa. Al ritorno, cena in casa, con l’amica Nerea che lavora con Tomà.
Giovedì 7 marzo
Ultima giornata in Ruanda. Andiamo in centro con la macchina. Post Office, negozietti per compere. Poi Viola va a fare foto a Urukundo, quartiere informale, antico e povero, col rischio di essere schiacciato dall’espansione della città. Io e Marinella andiamo per mercati e compriamo qualche stoffa multicolore e un po’ di frutta. A casa ci mangiamo avocado con olio, aglio e limone. Poi vado a vedere il KIST e a prendere Tomà. Poi di nuovo mercati e altre stoffe. Cena al Cactus 2 ristorante in stile un po’ francese. Buono. Verso mezzanotte andiamo in aeroporto a prendere il volo per Istanbul che parte alle 2,30.
Osservazioni tecniche: Viaggio non difficile, non caro. Noi abbiamo speso meno di 1000 euro, ma con l’appoggio locale. Bisogna aggiungere quindi l’affitto di una macchina e un albergo a Kigali. Costi non proibitivi, Gli alloggiamenti negli alberghi non di lusso (ma sempre puliti e serviti con cura) costano da 10.000 a 30.000 Franchi a notte (12 – 36 euro) per una doppia. Abbastanza facili da trovare. Il volo dall’Italia via Istanbul costa sui 500 euro. La situazione della sicurezza è molto buona. Non abbiamo mai subito furti o tentativi, siamo stati sempre tranquillissimi, anche di sera, anche a Kigali. Il paese è incredibilmente pulito. Niente cartacce o spazzatura. Molto disponibili tutti.
Libri: Guida Bradt del Rwanda di Philip Briggs,
Per la storia recente: Daniele Scaglione: Rwanda, edizioni Infinito,
Jean Hatsfeld: La strategia delle antilopi edizioni Bompiani