Romantische Strasse… in 4 mosse!

4 giorni lungo i 400 km della Strada romantica, da Fuessen a Wuerzburg, tra castelli da fiaba e cattedrali, birra e bretzel!
Scritto da: zy.patapata
romantische strasse... in 4 mosse!
Partenza il: 07/05/2010
Ritorno il: 10/05/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Romantische Strasse (7 – 10 maggio 2010)

7 maggio: Olgiate Molgora – Füssen – Neuschwanstein

Sveglia alle h 3.45, bagagli in macchina, un paio di brioches della pasticceria in cui lavoro per fare colazione più tardi, e via a prendere il secondo viaggiatore. Inizio a guidare io, senza sorprese di nessun tipo visto che le strade sono praticamente deserte fino al Brennero, dove incontro solo camion. Dopo la sosta colazione-benzina ci scambiamo e faccio subito il primo danno come navigatore: sbagliamo strada perché manchiamo la biforcazione per Bregenz e perdiamo un’oretta per tornare sulla retta via. Arriviamo a Füssen giusto in tempo per girare la città alta e il cortile del castello prima di pranzo. Parcheggiamo in basso, in quello che sembra essere il parcheggio del cinema. A piedi raggiungiamo l’ufficio turistico dove prendiamo dei depliants sia sulla città che sulla strada romantica (abbiamo portato solo la Routard dell’intera Germania) e ci avviamo al Hohe Schloß: il cortile ci sbalordisce per gli effetti di trompe-l’oeil dipinti sulle pareti interne, oltre che per le istallazioni di sculture contemporanee in acciaio, ferro e legno, che richiamano proprio i materiali tutt’intorno. La chiesa annessa, dedicata al santo locale Mang (San Magno) è di gusto decisamente barocco, con alcuni particolari che denotano un’integrazione ottimale fra antico e moderno (ad esempio le illuminazioni delle pale d’altare fatte con luci in bottiglie colorate). Vi è anche un affresco molto bello del ‘700 la cui composizione raffigura la vergine e alcuni devoti e si sviluppa in altezza seguendo la tipica forma elicoidale. L’architetto era originario di Füssen. Saliamo anche sulla torre ber goderci il panorama, nonostante la giornata uggiosa. Su una testimonianza di viaggio leggiamo che da qui si possono vedere anche i due castelli di Ludwig (la nostra prossima tappa), ma non è per niente così, si vedono solo montagne e altri borghi come questo. Senza dubbio un bel panorama, il verde della Baviera non è come quello della Brianza, sembra più intenso, evoca una sensazione piacevole di fresco, pulito e profumato, viene voglia di mangiarlo! Ci avviamo verso la città bassa dove entriamo in una Backerei con tavoli a sedere: ci metto un bel po’ per capire che cosa c’è dentro a ogni panino, ma alla fine cerco di farfugliare nel mio magro tedesco (impoverito da anni di inattività) che va bene qualsiasi cosa non abbia la carne. Anche Diego mi fa compagnia (nonostante sia tutt’altro che vegetariano!), così la ragazza ci dà un paio di pseudo-piadine arrotolate con verdure fresche, mozzarella e salsine. Sarà l’appetito, ma ci sembrano davvero squisite, anche se qui non hanno l’abitudine di scaldare gli spuntini e mangiano tutto freddo, magari innaffiato da un grosso cappuccino al posto dell’acqua (noi non ci facciamo contagiare). Poi però Diego si mangia anche un paio di Bretzel (in giro li troviamo scritti in ogni modo: Preze, Breeze…). In pochi minuti di auto arriviamo ai piedi dei castelli di Ludwig II. Riusciamo a lasciare la macchina prima del parcheggio a pagamento (4,5 euro), sul ciglio della strada (la necessità di due poveri squattrinati aguzza l’ingegno!) e saliamo a piedi per acquistare i biglietti. Scopriamo che il prezzo è aumentato rispetto a qualche anno fa (la guida è del 2007), comunque nel prezzo (8 euro per gli studenti) è compresa anche l’audioguida nella nostra lingua. Optiamo per la visita al solo castello di Neuschwanstein (quello di Disneyland, per capirci..), perché sono già le 15 e dobbiamo ancora fare parecchi km per arrivare al nostro b&b. In meno di mezzora a piedi su strada ampia e asfaltata, sulla quale passano continuamente le carrozze trainate da cavalli e anche i bus-navette, arriviamo a destinazione. La vista è mozzafiato già dall’esterno, ma non immaginiamo nemmeno la meraviglia di quanto c’è dentro!La mia sorpresa è così grande perché non avevo molte aspettative, mentre il castello è completamente arredato e.. Beh non vale la pena descriverlo a parole, dico solo che Ludwig era sì un pazzo scatenato, un bambino capriccioso e viziato, ma riuscì alla perfezione nel realizzare quanto aveva ideato nel suo mondo incantato, fatto di favole e leggende che leggeva assiduamente. Il castello non è mai stato completato, ma questo non ne sminuisce minimamente la portata. Sono assolutamente da visitare anche le cucine, rimaste interamente arredate. Terminata la guida, andiamo a goderci il panorama dello stesso Neuschwanstein dal Marienbrücke, anch’esso voluto dal giovane re, il quale vi si recava la sera per ammirare da lontano la dimora partorita solo dalla sua mente e dai progetti di un costumista. Terminata la favola di Ludwig, arriviamo a Landsberg am Lech dopo le h 18, nel nostro B&B appena fuori la città vecchia. Lasciamo i bagagli e la macchina, ci laviamo e andiamo a cenare in città, che inaspettatamente è deserta già alle 7 di sera! Ordiniamo due primi con 2 birre tedesche in un bar-pub e ci spaventiamo quando vediamo arrivare questi due piatti esageratamente enormi, pieni di pietanze!! Diego prende delle tagliatelle con straccetti di carne e verdure, io dei ravioli di spinaci e asparagi.. Questo è ciò che riesco a tradurre dal menù, ma in realtà si tratta di tagliatelle all’uovo con crema di crauti, asparagi e pezzi enormi di carne bianca, mentre i miei ravioli (probabilmente un intero sacchetto di quelli di Giovanni Rana per 3porzioni) sono conditi con crema di asparagi, punte di asparagi e pomodorini, e avrebbero pure il prosciutto (che ho detto di omettere)!! La birra è semplice ma molto buona, ci aiuta a spingere giù la valanga di cibo. Ci scusiamo perché non riusciamo a finire tutto, e ci dispiace davvero perché è tutto molto saporito. Paghiamo 22 euro in totale: niente male considerando la quantità (e anche la qualità), ma si può fare di meglio. Capiamo subito che in Baviera sono proprio fissati con gli asparagi, quelli bianchi in particolare..in effetti poi in ogni mercato che visitiamo ci sono bancarelle esclusivamente di asparagi e in ogni bistrot, ristorante, Biergarten c’è almeno un piatto con questo ortaggio. Comunque c’è da dire che li cucinano davvero splendidamente, anche se poi di zuppe e salsine con la panna non se ne può più! Siamo tentati di entrare in un posticino indiano dove si fuma il narghilè (l’unico posto aperto con un po’ di gente..), ma siamo esausti e ci corichiamo.

8 maggio: Landsberg am Lech – Augusta – Nördlingen

Facciamo un’abbondante colazione nel B&B Vortanz a base di caffè – nemmeno troppo malvagio anche se li servono in quei grossi termos di plastica – pane e marmellata, mentre Diego si prende anche il formaggio. Ci tuffiamo alla scoperta di Landsberg. Scopriamo un mercatino delizioso dove si vendono – oltre agli asparagi naturalmente – strani ortaggi, credo siano rape, viola e bianche, simili a enormi carote. L’attrazione più affascinante è la Mutterturm, proprio sulla sponda del Lech, dalla quale si può godere una magnifica vista del fiume seduti sulle panchine del piccolo parco verde, in compagnia di due simpatiche paperelle. Nella torre edificata dall’architetto Herkomer, il cui museo è proprio adiacente, venne rinchiuso Hitler in seguito al primo tentativo di Putsch, fallito, e in cella iniziò a scrivere Mein Kampf. Purtroppo la torre e il museo sono aperti solo di pomeriggio, così continuiamo a girare per la cittadina. Landsberg è vuota la sera, ma anche durante il giorno non incontriamo molta gente. Tuttavia le molte strutture recettive di riabilitazione e benessere ci fanno supporre che d’estate questo posto di popola di turisti e convalescenti. Mi colpiscono in particolare i piccoli negozi che vendono miscele di tè d’ogni tipo da accompagnare con sfiziosi dolcetti e cioccolatini. Riesco a non farmi tentare, anche perché la colazione non è ancora smaltita del tutto, e ci avviamo in macchina verso la prossima tappa: Augsburg. Sono le 10 passate e, anche se è vicina a Landsberg, sbagliamo di nuovo strada e perdiamo un po’ di tempo! Concludiamo che i tedeschi sono piuttosto confusionari nelle segnaletiche! Arriviamo verso le 12 e decidiamo che oggi possiamo concederci di pagare qualcosa per il parcheggio, visto che abbiamo solo un paio d’ore per visitarla e non vogliamo parcheggiare lontano dal centro. Percorriamo Maximilienstraße dopo aver scattato qualche foto al teatro del’opera – in fondo tutti i teatri somigliano al nostro scaligero – poi ci addentriamo in qualche stradina più piccola, attratti da bancarelle e musica di un gruppo di percussionisti. Qualche angolo di Augusta assomiglia alle vie minori di Amsterdam, con i ponticelli che sovrastano il canale. Seguiamo le indicazioni per il Fuggerei e ci arriviamo: si tratta di un quartiere chiuso fatto costruire dalla famiglia Fugger nel primo ‘500, destinato a dare un tetto ai molti cattolici indigenti, i quali ancora oggi ci vivono praticamente gratis, pagando un affitto simbolico di 1 euro l’anno! Troviamo il grande portone in legno, tutto giallo e blu, ma non entriamo: troviamo di cattivo gusto l’obbligo di pagare l’ingresso per passeggiare in un quartiere; senza contare che il ristorante del Fuggerei situato all’ingresso ha i prezzi più alti di tutti i locali più chic che abbiamo visto finora! L’appetito si fa sentire edecidiamo di seguire il consiglio della Routard per un pasto veloce: cerchiamo Annastraße e ci infiliamo nello Stadtmarkt, un grande mercato in cui, oltre alle bancarelle tradizionali, vi sono stand di carne, pesce e specialità regionali, anche prodotti bio e spezie.. Praticamente il mio mondo! Infatti acquisto del sale alla lavanda e della curcuma, ricevendo in omaggio anche un paio di tè orientali. Nello stand della Nordsee mangiamo un ottimo “cono salato”, ovvero un cono di pane tipo piadina non condita, riempito con un’insalata fresca di verdure e gamberetti, amalgamato con la solita salsina, ma questa volta più “yogurtosa” e meno “pannosa”. Dopo questa toccata e fuga ad Augusta, ci dirigiamo a Nördlingen, l’unica città della strada romantica in cui è ancora possibile percorrere a piedi l’intero perimetro sui camminamenti murari, passando per le 5 porte/torri. Ci vorrebbe circa un’ora, ma noi scendiamo dopo la 3 torre perché vogliamo salire in cima al campanile della St. Georgskirche. È una torre alta 90 metri dalla quale si può godere di una vista a volo d’uccello non solo di Nördlingen, ma di tutto il cratere nel quale ci troviamo – formatosi circa 5 milioni di anni fa in seguito alla caduta di un meteorite proprio nell’attuale Germania. Diego – che soffre di vertigini – si fa coraggio e iniziamo a salire. L’ascesa non è molto faticosa, si sale rapidamente, ma i gradini di legno scricchiolano. Si pagano 2.50 euro ma solo quando si arriva in cima. La vista è proprio uno spettacolo!! Anche se è nuvoloso, si distinguono le stratificazioni verdi delle pianure bavaresi e si scorgono anche le colline che arginano il cratere, del raggio di 25 km.. Mozzafiato! Anche a me però iniziano a tremare le gambe guardando tutti i tetti rossi di sotto, come un paesino fatto di lego. Scendiamo, spossati e soddisfatti. Ci beviamo una birretta, circondati da crucchi che mangiano pizza e insalata, coppe gelato e cappuccini giganti – non si capisce se sia uno spuntino pomeridiano o una cena, perché sono le 17!

Torniamo alla macchina e arriviamo alla fiabesca Dinkelsbühl: finalmente riesco a visitare di persona questa cittadina, nominata in ogni dialogo del libro di tedesco del liceo!! Rimandiamo il giro turistico alla mattina seguente, sperando nel cielo sereno o in una temperatura più mite (ci saranno 12 °C.. E siamo a maggio!). Sistemiamo le nostre cose nella Gasthof “Zum Hirsch”, proprio in centro alla piazza principale. I proprietari sono seduti a una tavola del locale a pianterreno con molta gente, senza piatti o bicchieri ma comunque ci sembrano tutti alticci.. Per la cena non ci fermiamo lì, dove non c’è nessun cliente a parte loro, bensì ci rechiamo al “Weib’s Brauhaus”, la birreria consigliata dalla guida. Qui si produce anche birra, molto delicata e particolare, che viene usata anche per alcune ricette. Diego prende il loro piatto forte, il “Weib’s Töpfe” (medaglioni di carne di maiale con salsina alla birra serviti in tegami di rame con ottime verdure aldente),mentre io prendo un piatto vegetariano quasi a caso, perché mi rifilano un menù in inglese ma incompleto e in cui si capisce meno che in quello tedesco.. Alla fine mi arriva un’enorme patata di mezzo kg splendidamente cotta al cartoccio, ma con la solita salsina bianca! Birra davvero meritevole, perciò la guida aveva ragione. Rincasiamo ripercorrendo le stradine in ciottolato, completamente deserte. Purtroppo non facciamo più in tempo a seguire il tour guidato gratuito che parte ogni sera alle h21 dalla piazza principale, e comunque è in tedesco.. Andiamo a nanna.

9 maggio : Dinkelsbühl – Lauda-Königshofen – Würzburg

Probabilmente non è proprio la stagione dei turisti, perché anche la domenica mattina Dinkelsbühl è deserta! Giriamo a piedi sotto la solita pioggerellina intermittente, percorriamo le mura di recinzione e ci addentriamo nelle vie più invitanti per ammirare i colori e le decorazioni delle casette bavaresi, ma i negozi sono tutti chiusi – compresi bar e Bäckerei. La cosa più bella di questa atmosfera è che i tedeschi hanno una cura particolare nel mantenere un aspetto sobrio e rustico, in pieno stile medievale. Perciò non troviamo nemmeno una luce al neon né un’insegna luminosa (probabilmente vigono delle norme specifiche nel piano regolatore). Aspettiamo che finisca la messa ed entriamo nel St. Georg Münster. Come in ogni chiesa che abbiamo visitato, anche qui troviamo un connubio perfetto fra antico e moderno, cioè una possente struttura architettonica tipica del gotico internazionale, arricchita con microfoni, panche ergonomiche e perfino dei pannelli a led dove appare il numero del canto e la strofa! Qui si possono ammirare bellissime pale d’altare di maestranze nordiche, con i tipici bizzarri personaggi, simili a folletti, disposti secondo il principio di un horror vacui. Terminata la visita, siamo pronti per partire alla volta di Lauda-Königshofen, un paesino molto piccolo – anzi, si tratta di due paesini attaccati – a circa 45 km da Würzburg. Il nostro hotel,forse l’unico del paese di Lauda, si chiama “Am Marktplaz”, perché è proprio nella piazza del Rathaus, dove sicuramente c’è anche il mercato. Il proprietario/gestore è gentilissimo: ci consegna le chiavi della camera (che non è ancora pronta perché sono le 9.30 di mattina!), noi gli comunichiamo che faremo una gita a Würzburg e lui prontissimo ci scrive su un foglio le indicazioni per parcheggiare senza spendere troppo (da evitare la zona della Residenz) e sulle cose più interessanti da vedere quando si ha a disposizione solo mezza giornata. Comunque oggi è domenica e a Würzburg i parcheggi fuori le mura sono gratuiti, pertanto parcheggiamo vicino al ponte che sormonta il Main e che ci ricorda molto quello di Praga, con grandi statue severe che svettano ai bordi e ci accompagnano nell’attraversamento. Alle nostre spalle troneggi in cima a un’altura la Festung marienberg, simbolo della città e visibile da ogni punto di Würzburg. Purtroppo oggi non facciamo in tempo a raggiungerla, ci vogliono almeno 20 minuti a piedi, così ci accontentiamo di ammirare dall’ Altstadt la sua possente struttura bianca e rossa, crogiolo di diversi stili architettonici, dal Medioevo al XVIII secolo. Attraversato il Marienbrücke, sostiamo nella Marktplatz, che oggi è deserta perché il mercato è chiuso. Inizia a piovere, entriamo nella Marienkapelle, tutta bianchissima e coi pinnacoli di un rosso intenso. L’interno è molto recente, perché fu ricostruito in seguito ai danneggiamenti della seconda Guerra mondiale. Ha già smesso di piovere, possiamo mangiare un panino – preparato con gli abbondanti “avanzi” della colazione – nella piazza. Ci rimane un posticino per un Bretzel e candiamo a cercare una Bäckerei, ma la ricerca diventa una missione impossibile: tutto chiuso! Qualche bar apre verso le 2 del pomeriggio, quando tutti i tedeschi sono a spasso mentre mangiano gelati (tutti rigorosamente italiani, quindi piuttosto buoni!) o si bevono quegli enormi cappuccini da 1,5 l! Seguiamo l’itinerario segnato dalla mappa, rimediata nel fornitissimo ufficio turistico della città. Passiamo accanto allo Juliusspital, fondato dal principe-vescovo Julius Echter e realizzato come un palazzo barocco. In diversi edifici, come in questo caso, c’è lo zampino dell’architetto italiano Petrini, e anche nella chiesa barocca Stift Haug, dove entriamo.. Sorpresa!! Uno splendido telero Crocefissione)!! Giriamo nella Theaterstraße – il teatro invece è una struttura contemporanea a vetrate – e ci avviamo alla sontuosa Residenz, la nostra meta. Proprio di fronte troviamo l’unica Bäckerei aperta, dove soddisfiamo la nostra golodità. La Residenz, patrimonio dell’Unesco, fu progettato da Neumann nel 1720 e rappresenta uno dei palazzi barocchi più imponenti d’Europa, anche se gli interni seguono la moda dello stile rococò, tipico della seconda metà del secolo. Per le decorazioni furono chiamati dall’Italia Tiepolo per gli affreschi e Bossi per gli stucchi, oltre ad altri artisti meno conosciuti. L’Italia era una sorgente a cui si attingeva a piene mani per realizzare opere le più rimarchevoli possibili. Rimaniamo a bocca spalancata di fronte (anzi, proprio sotto!) l’enorme soffitto dello scalone con le allegorie del 4 meraviglioso e spettacolare di quanto si impara sui libri di arte, con le figure affrescate che diventano statue e i panneggi stucchi. La Residenz è forse ciò che mi ha entusiasmato di più di questo viaggio, anche se uno deve anche conoscere un minimo di storia dell’arte e della cultura per poterla amare così tanto. L’unica pecca del tour è che gli appartamenti imperiali sono chiusi fino alle h 15, perché sono visitabili solo con la guida (inclusa nel prezzo, 6 euro per studenti).. Purtroppo abbiamo pagato per vedere metà palazzo. In compenso, quando usciamo nel giardino (l’ingresso è libero, è un vero e proprio parco), altrettanto spettacolare e vivacissimo, c’è il sole! Ne approfittiamo per riposarci su una panchina, coccolati da mille colori e profumi di tutte le specie floreali. Questo è stato l’unico sprazzo della primavera bavarese per noi. Dirigendoci verso il duomo, ci accorgiamo che finalmente la città si è popolata di famiglie con tanti bambini (tipiche famiglie cattoliche “vecchio stampo”). Purtroppo anche il duomo è momentaneamente inaccessibile, a causa del concerto per la festa della mamma. Mentre aspettiamo, visitiamo il Neumnüster adiacente, dedicato ai 3 missionari martirizzati perché convertirono la città. Anche qui si fondono cultura barocca e contemporanea. Infatti dei bellissimi pannelli contemporanei, a metà fra formale e informale, coloratissimi, che spiccano sul bianco pulitissimo degli interni, fungono da fregio decorativo per la navata centrale. Consigliamo agli amanti dell’arte di visitare assolutamente il Mudeum am Dom (noi non ce l’abbiamo fatta, chiude alle 18!), in cui espongono artisti contemporanei tedeschi, come Käthe Kollwitz, Otto Dix, Joseph Beuys.. Infreddoliti, entriamo a bere un tè caldo (Diego un’altra buona birra) nel famoso Uni-Café, che consiglia anche la guida. È un posticino davvero carino per una merenda-aperitivo, ma prepara anche abbondanti porzioni di hamburger e altri snacks caldi e freddi ed è gestito e frequentato quasi esclusivamente da universitari. Ormai si sono fatte le 19: entriamo al duomo, dedicato al santo locale Kilian. Gravemente danneggiato durante la Guerra, oggi al suo interno si respira un’atmosfera di raccoglimento e meditazione, molto suggestiva. Guida alla mano, andiamo a cercare il Bürgerspital Weinstuben, che ci ispira dalla descrizione della guida. Qui però dobbiamo proprio risentire: innanzitutto non è per niente rustico né in stile medievale, perché è tutto decisamente moderno e chic (l’unica cosa in “stile medievale” come dice la guida, sono i sassi a vista dei muretti e le volte, ma l’effetti antico è annullato dalle luci al neon, gli sgabelli e le giacche e cravatte degli uomini d’affari). Inoltre i prezzi sono altissimi (per i vini, di cui il locale ne vanta un’infinità, siamo anche su prezzi oltre i 200 euro!). decisamente il posto non fa per noi poveri ex (da poco)-studenti ancora in fase di costruzione del proprio futuro. Alla fine ci infiliamo in un café accanto alla Marienkapelle, dove il menù offre molti piatti caldi e anche vegetariani. Devo dire che in ogni posto in cui abbiamo cenato c’erano piatti vegetariani, ma qui non offrono legumi né cose simili: vegetariano significa semplicemente verdure fresche associate a patate o, come in questo caso, a omelette. Comunque siamo soddisfatti della cena: Diego è felicissimo di trovare il chili con carne (anche qui l’immancabile “sahne” allo yogurt!) e io mangio un’insalatona e chiedo espressamente il condimento “italiano”, ossia olio e aceto balsamico (non erano di qualità, ma almeno ho evitato la salsina!). Alla fine mi prendo anche una fetta di strudel.. Terribile! Qui i dolci non sono invitanti come quelli austriaci: scordatevelo e piuttosto prendetevi le Schneeballen, l’unico dolce tipico bavarese (noi non li abbiamo assaggiati, non ispirava a nessuno dei due). Torniamo alla macchina e assistiamo a uno degli scenari più romantici mai visti: l’Alte Mainbrücke di notte, con la vista sul Main!! Nessuno scatto, nessuna ripresa: “Questo è solo nostro..” mi sussurra Diego, in uno slancio passionale!

10 maggio: Lauda-Königshofen – Rothenburg ob der Tauber – Olgiate Molgora

Buonissimo risveglio con colazione principesca per affrontare l’ultimo giorno. Il nostro amico ci ha preparato puntualissimo (siamo gli unici clienti, oppure gli unici a mangiare alle 8) una tavolata solo per due con salumi, formaggi, uova sode, panini caldi, pane di segale, marmellata, burro, miele, tè freddo e caffè! Ormai Diego è devoto alla sua colazione salata e si mangia pure l’uovo, a me piace lasciarlo lì, così imbottisco un panino e lo porto con me. Anche oggi il nostro amico (non ci ha detto il nome..) ci consegna una brochure dove ci scrive le strade consigliate da percorrere e poi ci parla di Rothenburg, la nostra ultima tappa. È veramente un tesoro, parla piano per farsi capire anche da me e riesco anche io a farfugliare un discorso in tedesco! Ringraziamo e partiamo. Dietro front, sempre più vicini all’Italia. Rothenburg o.d.T. È una cittadina che difende strenuamente il suo spirito medievale.. Almeno nell’aspetto, perché tutti gli splendidi edifici color pastello col tetto a punta non sono altro che negozi di souvenir (celeberrimo è il negozio di Natale di Rothenburg, dove si paga solo per entrare!), Bäckerei, ristoranti e alberghi. Molti sono i turisti, soprattutto giapponesi, tutti radunati attorno alle guide. Noi recuperiamo qualche opuscolo nel solito Info-Büro e iniziamo il tour. Purtroppo ogni cosa a Rothenburg è a pagamento e noi non abbiamo più molte risorse. Decidiamo quindi di goderci l’atmosfera medievale delle stradine e dei magnifici giardini, anche se oggi diluvia. Il Rathaus, le chiese e l’ingresso del vecchio castello con tutto il suo giardino e la vista sulla vallata, sono tutti godibilissimi anche dal fuori. Fra l’altro nell’ingresso del castello, in un locale che doveva fungere da cappella, scopro dei bellissimi affreschi medievali, purtroppo molto in alto e in penombra. Ci ripariamo dalla pioggia insistente sotto la volta da cui si accede al Mittelalterliches Kriminalmuseum, ovvero il museo medievale delle torture, dove però non entriamo, ma ci limitiamo a fotografare le riproduzioni delle carrozze e di alcuni marchingegni usati per punire i trasgressori – perlopiù musicisti stonati, panettieri incapaci e altri personaggi del genere. Visto che il tempo non vuole essere clemente con noi, entriamo nella fantastica Bäckerei Fischer, dove ci facciamo ingolosire dalle torte multistrati che abbiniamo a un tè orientale profumatissimo. Ovunque siamo stati a mangiare abbiamo trovato un grande assortimento di tè molto particolari, cosa che in Italia non accade mai: nemmeno al supermercato troviamo questo tipo di prodotti. Anche questi dolci non sono poi eccezionali, o forse le nostre aspettative erano molto alte, vista la minuzia e la bellezza dell’aspetto estetico, comunque siamo appagati e sazi. Questa Bäckerei in particolare fa anche pasta con diversi sughi e insalatone, servite in enormi scodelle a forma di barca, inoltre l’acqua è gratuita e ognuno attinge direttamente da una fonte all’interno del locale. Compriamo qualche Bretzel per il viaggio e ne assaggiamo anche uno al gusto pizza – ne fanno di ogni tipo, dolci e salati! – che purtroppo scopro che nasconde 2 fette di quel loro salame dolcino. Nei molti negozietti di Rothenburg (volevamo fare i turisti alternativi, ma alla fine abbiamo ceduto al consumismo!) abbiamo acquistato qualche piccolo souvenir e dei libri classici in tedesco da regalare (costano proprio pochissimo). Con la pancia piena e una sottile malinconia, ci avviamo fuori dall’Altstadt sotto la pioggerellina costante, acquistiamo qualche birra bavarese da portare a casa – perché ci sono proprio piaciute!- e mettiamo in moto. Sono le 14 circa. Non abbiamo resistito troppo senza Bretzel: alla prima sosta ne mangiamo un altro! Arriviamo nei dintorni di Milano verso le 20.30, con due soste durante il viaggio. Gli alti edifici di vetro, le fabbriche fumanti e gli autogrill ci catapultano improvvisamente nel mondo contemporaneo. La favola medievale è finita.. Ma con un happy end.



  • PAT POT PAT POT
    Bello interessante...fra poco ci vado....poi scrivo le mie sensazioni!"
  • PAT POT PAT POT
    Bello interessante...fra poco ci vado....poi scrivo le mie sensazioni!"
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