Romania, paese di contrasti, paese d’altri tempi
Io e George l’abbiamo visitata insieme quest’estate; per me era la prima volta, per George no: lui lì è nato e ci è vissuto fino all’età di 24 anni, e i suoi genitori ci abitano ancora. Partiti da Milano e superate Austria e Ungheria, abbiamo attraversato quasi tutta la Transilvania e la Moldavia per arrivare fino a Iasi, città natale di George, quasi al confine con la Repubblica della Moldavia; al ritorno abbiamo ripercorso più o meno la stessa strada dell’andata. In tutto abbiamo guidato per poco meno di 5500 chilometri in tre settimane! Ma avendoli suddivisi in varie tappe, non ci sono pesati più di tanto. E poi ci siamo fermati un paio di giorni a Budapest e un’intera settimana a Iasi! Per cui, un paio di settimane dovrebbero bastare per fare un bel giro alla scoperta di questo splendido Paese.
Per quanto riguarda le strade, alcune sono state rimesse a nuovo grazie ai finanziamenti della Comunità Europea, ma altre sono ancora davvero malconce, e ciò a volte costringe a fare lunghe deviazioni. In più non esistono autostrade (a parte la Bucarest-Costanza), e ciò allunga notevolmente i tempi di percorrenza. E, salvo rari casi, non esistono raccordi o circonvallazioni ma bisogna passare ogni volta per il centro della città! In compenso, la benzina è meno cara che in Italia, sui 3,6 lei al litro (circa 1,05 euro contro i nostri 1,3 e rotti!).
Per quanto riguarda gli alloggi, l’offerta non è molto ampia, sia in termini numerici che di tipologia. Nelle località turistiche, gli hotel abbondavano ma abbiamo dovuto girare un po’ per riuscire a trovare una stanza libera. Viceversa, nelle zone meno frequentate, gli hotel scarseggiavano ma non ci siamo mai sentiti dire che erano al completo. In media, per una camera doppia quasi sempre con bagno in un hotel o pensione 3 stelle abbiamo speso attorno ai 110 lei, circa 32 euro. E’ difficile riuscire a spendere meno perché di affittacamere, che in Ungheria costavano meno di una pensione, non ce ne sono! Per quanto riguarda la cucina, in genere abbiamo mangiato molto bene spendendo molto poco, in media 20-25 lei a testa (6-7 euro!).
Le carta di credito non sono accettate ovunque, anzi! Per cui è meglio avere sempre con sé dei contanti. Addirittura, a un distributore di benzina hanno dovuto chiamare non so chi a Bucarest dettando il numero della mia carta per chiudere la transazione! Per informazioni varie, ho visitato i siti www.Romaniatourism.Com e www.Turism.Ro oltre che quello del Ministero degli affari Esteri e dell’ACI www.Viaggiaresicuri.Mae.Aci.It. Ho anche scritto all’ufficio del turismo rumeno per farmi mandare del materiale, ma non mi hanno mandato nulla… Poi ho comprato la guida del Touring Club Italiano e soprattutto potevo contare su una guida speciale: George! (il viaggio prosegue dal diario “Attraversando l’Ungheria”) …
6° giorno (10 agosto) – Entriamo in Romania nei pressi di Bors e, per una strada a doppia corsia, proseguiamo verso ORADEA. Ma George mi avverte per l’ennesima volta che le strade non saranno tutte così scorrevoli… L’ingresso in Oradea mi sconvolge un po’. La periferia è tutta fatta di palazzoni costruiti durante l’era Ceausescu che, oltre ad essere brutti, sono anche fatiscenti, le strade sono disordinate e le macchine circolano senza regole: non è un bel biglietto da visita per chi vede per la prima volta la Romania! In più il centro non ci sembra niente di speciale, così ci fermiamo solo per prelevare un po’ di soldi e ripartiamo subito. Ci dirigiamo verso Deva, lungo la E79. Attraversiamo una serie di villaggi molto caratteristici dove oche, mucche, e cavalli pascolano tranquillamente lungo i bordi della strada. Intanto l’ora di pranzo è passata da un pezzo e lungo la strada non incontriamo molti posti dove fermarci. In una cittadina avvistiamo un chiosco che mi ispira molto poco ma che non ha alternative, e così ci prendiamo un “hamburger”. Anche qui mi sembra di stare in un altro mondo, e la mia brutta impressione sulla Romania si rafforza. Per fortuna, George mi rassicura sul fatto che la Romania non è tutta così… Intanto inizia a piovere e si fa sera, ma lungo la strada non troviamo uno straccio di hotel. La guida segnala come grazioso il villaggio di Strei, ma non troviamo alcuna indicazione. Ci fermiamo in un motel che ci chiede 55 euro per una bella camera, ma ci pare troppo. Alla fine torniamo lungo la strada per Hunedoara, dove avevamo intravisto qualcosa, e ci fermiamo alla pensione “Caro”, dove una ragazza ci dice che è rimasta solo una quadrupla per 150 lei, col bagno al piano superiore. Accettiamo ma, battendo sul fatto che siamo solo in due, riusciamo a ribassare a 120 lei (35 euro). Ceniamo nel ristorante della pensione, dove George prende un piatto di mititei (salsiccie speziate alla griglia) e io una snitel (cotoletta) alla milanese fritta in una squisita pastella con un’insalata, e due birre. Per dessert prendiamo dei patanasi (una specie di grossi farciti con panna e marmellata) e una cletite (crèpe) al formaggio, anche questi squisiti! Il tutto per soli 37,3 lei, circa 11 euro!!! Intanto chiediamo se nel prezzo della camera è inclusa anche la colazione, e la ragazza ci dice che di solito è esclusa ma che per noi farà un’eccezione: le staremo particolarmente simpatici… Dopo cena, andiamo dritti a nanna.
7° giorno (11 agosto) – Quando ci svegliamo piove ancora, poi però smette. Dopo la colazione (mi ricordo di una deliziosa marmellata di ciliegie!) torniamo al CASTELLO DI HUNEDOARA, dove siamo già arrivati la sera prima durante la nostra ricerca di un letto. Il castello è splendido, un vero castello mediovale, con tanto di fossato e torrioni. L’interno è spoglio (un incendio ne distrusse infatti gli arredi nel XIX secolo) e non proprio ben tenuto, ma la visita è comunque interessante (tra l’altro oggi non si paga nulla perché si celebra un anniversario, e infatti stanno allestendo una specie di fiera in costume). Proseguiamo verso SEBES, dove la mia guida segnala la chiesa evangelica tra le cose da non perdere. In realtà non ci sembra un granché, ed è pure chiusa, così proseguiamo quasi subito per ALBA IULIA, che, come suggerisce il nome, ha origini romane. Qui visitiamo la Cittadella, che al suo interno accoglie un discreto numero di palazzi e due cattedrali, una cattolica e una ortodossa. In uno di questi palazzi venne sancita nel 1918, dopo secoli di lotte, la nascita della Romania come stato unitario. Ci rimettiamo in marcia e, per non rischiare di pranzare nuovamente all’ora della merenda, ci fermiamo in una rosticceria che intravediamo a Blaj, sulla strada per Sighisoara, dove mangiamo due buoni kebab per 5 lei l’uno (meno di 1 euro e mezzo!). Da qui inizia un tratto di strada veramente brutto, stretto e pieno di buche: questa è una delle strade su cui George mi aveva allertato… In compenso, il paesaggio è molto bello. Arriviamo a SIGHISOARA, anch’essa indicata tra le cose da non perdere. E questa volta la guida ha ragione: la città alta, di impronta sassone, è un po’ malconcia ma deliziosa e il panorama che si gode dalla torre dell’Orologio è bellissimo: la città è stata risparmiata dall’orribile edilizia comunista ed è circondata da colline verdissime. A Sighisoara, tra l’altro, si trova la casa dove sarebbe nato il conte Dracula, ora trasformata in ristorante. Ma molto più interessante è la salita alla chiesa della Collina, attraverso una lunghissima scala coperta fatta tutta di legno. Nonostante la cittadella offra numerose possibilità di alloggio, decidiamo di proseguire verso Brasov perché è ancora presto. Attraversiamo la città per salire a POIANA BRASOV, una stazione sciistica poco distante e davvero graziosa. Qui è pieno di hotel e pensioni, tutti in stile chalet, ma non è facile trovare una stanza libera a meno di non finire in un quattro o cinque stelle… Alla fine ne troviamo una all’”Hotel Olimpic” per 110 lei (32 euro), colazione esclusa: la ragazza alla reception ci dice che l’albergo sarebbe riservato agli sportivi ma che per noi chiude un occhio (in pratica si intasca i soldi senza fare nessuna ricevuta…). L’hotel è semplice ma pulito, decisamente consigliato. Al contrario degli alberghi, i ristoranti non ci sembra che abbondino. Alla fine andiamo al “Capra Neagra”, dove per una buona cena e una bottiglia di buon vino spendiamo 89 lei (26 euro). Poi dritti a letto.
8° giorno (12 agosto) – Finalmente anche la Romania ci regala un po’ di sole. Facciamo una passeggiata alla ricerca di un posto dove fare colazione, ma sembra ancora tutto chiuso. Riscendiamo verso BRASOV e lungo la strada ci fermiamo in un paio di punti panoramici ad ammirare la città dall’alto. In città compriamo un paio di dolcetti in un bar e facciamo un giro per il centro storico, davvero molto bello e ricco di monumenti. Con una funicolare costruita da una ditta italiana ai tempi di Ceausescu saliamo sul MONTE TAMPA, ma il panorama sulla città (davvero bello!) lo si può ammirare solo per qualche minuto dalla piattaforma dove arriva e parte la funicolare oppure dal ristorante, perché non c’è un belvedere vero e proprio. Ridiscesi, lasciamo la città diretti a Bran, dove sorge il famosissimo e visitatissimo CASTELLO DI DRACULA. Che il posto sia molto turistico lo si capisce già dal susseguirsi di pensioni e ristoranti che si incontrano lungo la strada e dalla coda di auto in entrata. Dietro il parcheggio c’è poi una marea di bancarelle che vendono ogni genere di souvenir. Alla cassa c’è una coda lunghetta e soprattutto che non va avanti! Scopriamo che la cassa è chiusa perché hanno esaurito i biglietti e la cassiera è andata a recuperare qualche altro blocchetto… Finalmente riapre ed entriamo (costo: 12 lei). Il castello, che sorge su uno sperone roccioso, risale al XIII secolo ma non è mai stato abitato sino al XX secolo – fino ad allora aveva avuto solo funzioni difensive. Quindi il principe che ha ispirato la leggenda del vampiro non ci ha mai abitato!!! La visita è comunque molto interessante. Ai piedi del castello è stato allestito una specie di museo all’aperto dove ci sediamo a riposare e a mangiare le brioche salate comprate la mattina a Brasov da Fornetti (una catena di panetterie). Per ammirare il castello dall’esterno, usciamo e andiamo dall’altra parte, in fondo a un prato che funge da campeggio (non si capisce se abusivo o meno…). Torniamo indietro per qualche chilometro e svoltiamo per PREDEAL, altra famosa stazione sciistica, che però non ci sembra un granché, senz’altro meno bella di Poiana Brasov. La guida segnala che a pochi chilometri c’è TREI BRAZI, uno chalet in splendida posizione di fronte a delle montagne. Qui ci stendiamo sull’erba, godendoci un po’ di sole e gustando i frutti di bosco che abbiamo comprato la mattina da un venditore ambulante a Poiana Brasov. Tornati a Predeal, proseguiamo verso SINAIA, la località sciistica più rinomata del Paese. Entriamo in città e cominciamo a cercarci una camera. Chiediamo in un po’ di posti ma sono tutti al completo: del resto è sabato e c’è un sacco di gente! Alla fine torniamo lungo la strada che avevamo fatto per arrivare, dove avevamo visto un po’ di pensioni, e ne troviamo una molto carina (la “Tranzit”, appena fuori città) dove una doppia con bagno costa solo 100 lei (26 euro)! Per cena prendiamo una pizza in un locale irlandese che ha anche delle camere in affitto, ma la pizza sembra una torta salata! Speriamo di rifarci col dessert, ma non arriva… Per forza, non risulta essere stato ordinato e la ragazza a cui l’abbiamo chiesto è andata via! Posto decisamente sconsigliato!!! Decidiamo di andare a bere qualcosa ma non ci sono molti bar… Ne troviamo uno ma, anche se dentro è mezzo vuoto, ci dicono che è tutto prenotato. Allora ci sediamo fuori ma non arriva nessun cameriere e fa freddo, così ce ne andiamo.
9° giorno (13 agosto) – Anche oggi il tempo è splendido. Facciamo un giro per le bancarelle di fronte alla pensione e compriamo io un portacandela e George un portamiele, entrambi di ceramica di Korund. Poi ritorniamo in città. Sinaia è famosa, oltre che come località montana, anche per un paio di splendidi castelli: PELES e PELISOR. Ci si può arrivare a piedi dal parcheggio del monastero oppure, coem abbiamo fatto noi, direttamente in macchina. La vista di Peles lascia senza fiato: è fantastico! Visto che la gente sta arrivando sempre più numerosa, decidiamo di visitarne subito gli interni per fare meno coda in biglietteria (ingresso: 12 lei). La visita che sta per iniziare è in inglese, per quella in rumeno bisogna entrare da un’altra parte! Va beh, do il libro del Touring a George e io ascolto la guida-accompagnatore! Appena entrati ci fanno indossare una specie di babbucce sopra le scarpe per non rovinare pavimenti e tappeti. Anche l’interno lascia senza parole! Tra l’altro. La guida dice che sin dalla sua costruzione (seconda metà del XIX sec.) il castello fu dotato di servizi igienici e ascensore, il che ne faceva la residenza reale più moderna del tempo! Terminata la visita, facciamo un giro per il bel giardino all’italiana, diamo un’occhiata a Pelisor dall’esterno, e facciamo una passeggiata lungo il tratto finale della stradina che probabilmente arriva dal monastero, pieno di bancarelle che vendono un po’ di tutto. Tornati alla macchina, lasciamo questa splendida zona che ci ha regalato due giorni stupendi con destinazione casa di George. Appena prima di Brasov ci fermiamo al “Gardena” per un brunch (nulla di più azzeccato, non avendo fatto colazione ed essendo ormai ora di pranzo!). Spesa: 44,6 lei (13 euro). Poco dopo facciamo una piccola deviazione per PREJMER, che la guida segnala per la sua grande fortezza contadina: è una fortezza dalla forma circolare lungo le cui mura si trovano 272 stanze distribuite su 4 piani che in caso di assedio fungevano da abitazioni e magazzini, e al centro una chiesa. Tra l’altro è possibile anche salire sui ballatoi ed addentrarsi in alcuni di queste stanze, davvero interessante! Pur trovandosi poco lontano da Brasov, qui i turisti sono molto molto pochi… Verso sera arriviamo a IASI, la seconda città più grande del Paese, a pochissimi chilometri dal confine con la Repubblica della Moldavia, e qui ci fermiamo una settimana a casa dei genitori di George, dove quest’estate si è riunita quasi tutta la famiglia.
10° – 16° giorno (14-20 agosto) – In questa settimana ho potuto vedere da vicino come vive una famiglia rumena. Anche se per il Paese si vedono belle case e macchinoni da decine di migliaia di euro, la maggior parte delle persone conduce una vita piuttosto modesta perché gli stipendi e le pensioni sono basse rispetto al costo della vita. Chi non vive in città è normale che abbia un pollaio e un orto, in modo da limitare le spese e magari arrotondare lo stipendio, e addirittura un pozzo per l’acqua! E sono in molti a girare con vecchissime auto della Dacia (la Fiat rumena) o con carretti trainati da cavalli. E chi non può permettersi neanche quelli deve utilizzare, là dove non arrivano i mezzi pubblici, i taxi collettivi – furgoncini privati che ho visto girare straripanti di gente! Anche se qualche supermercato esiste, la gente è solita fare la spesa nei mercati perché hanno prezzi più bassi. E qui ho visto gente comune comprare quasi fossero dei grossisti! Sì perché i rumeni devono fare un po’ come gli scoiattoli che vanno in letargo: in estate e in autunno devono mettere da parte le provviste per l’inverno, perché in questa stagione frutta e verdura non si trovano o costano una follia. Così ho visto gente passare intere giornate a cuocere melanzane per poi toglierne la buccia e congelarle per la stagione fredda! In questi giorni, tutti di sole, George mi ha anche fatto da cicerone per mostrami le bellezze della sua città natale. IASI è una città moderna, anche perché colpita da terremoti e distrutta dalla guerra, ma conserva alcuni monumenti molto interessanti, come il Castello-Palazzo della Cultura e alcuni bei monasteri, come quello di Galata e di Cetatuia.
Fra le specialità che ho assaggiato a casa di George, ricordo il pesce alla salsa d’aglio e la polenta col formaggio fresco di mucca. Così come qualche pollo proveniente dal pollaio di casa e il latte appena munto che il papà di George andava a prendere tutte le mattine da un vicino per la colazione! In un centro commerciale ho provato la turta dulce (una specie di mostaccioli napoletani) e ho comprato la dulceata (marmellata) e un paio di bottiglie di vino da portare a casa.
Per una serata diversa segnalo il “Little Texas, un ristorante tex-mex aperto da una coppia di americani che si sono trasferiti qui. Si trova su una collina lungo la strada per l’aeroporto, ha un bel giardino per l’estate ed è davvero molto carino! 17° (21 agosto) – Salutiamo tutti (la mamma di George piange…) e ci dirigiamo verso la Bucovina, la regione dei monasteri. Anche se secondarie, le strade che li collegano sono tutte ben tenute, dal momento che attraversano una delle zone più turistiche del Paese (noi però, sarà che è lunedì, non troviamo molta ressa!). Invece scarseggiano le indicazioni sulle strade: meglio munirsi di una cartina! I monasteri sono aperti tutti i giorni e l’ingresso costa 4 lei a persona. Il primo che vediamo è quello di DRAGOMIRNA, ma non ci colpisce più di tanto: l’esterno non ha mai avuto affreschi e l’interno ne conserva molto pochi. Però la cinta muraria è ancora tutta in piedi ed è molto interessante farne il giro per rendersi di conto della funzione difensiva, oltre che culturale, che i monasteri della Bucovina svolgevano. Proseguiamo per ARBORE, dove si trova una bella chiesa, priva di cinta ma con dei begli affreschi sia all’interno che all’esterno. Intanto l’ora di pranzo sta per passare, così ci fermiamo al “Luxor”, un ristorante nei pressi di Marginea, dove, come altro segnale di turismo, troviamo anche qualche negozio di ceramica. Qui mangiamo una buonissima tochitura, piatto tipico moladvo composto di bocconcini di agnello, polenta, uova e formaggio. Assolutamente da provare! Proseguiamo per SUCEVITA, considerato il più bello dei monasteri della Bucovina. E in effetti, appena varcato l’ingresso, si resta folgorati dagli affreschi che la ricoprono ancora per intero. Purtroppo inizia a piovere, ma ciò non rovina la magia di questo posto, davvero affascinante. A ridosso del monastero c’è una collinetta dove sembra ci possa arrampicare per avere una visione d’insieme della costruzione (il monastero è ancora interamente circondato dalle mura!), ma la forte pioggia ci scoraggia. Ripartiamo per MOLDOVITA, attraversando un paesaggio che sembra meraviglioso ma che la pioggia non ci consente di apprezzare a pieno. Anche questo monastero è molto bello, tutto affrescato e circondato dalle mura. Sulla strada per Suceava, ci fermiamo anche a VORONET, famoso per il colore azzurro dei suoi affreschi, che i restauratori pare non siano ancora riusciti a riprodurre fedelmente. Qui compriamo, per pochi lei l’uno, qualche uovo di gallina svuotato e dipinto a mano dai monaci del monastero. Arriviamo a SUCEAVA che è tardi, ma tanto non dobbiamo trovarci un alloggio perché stasera ci fermiamo da Duto, un vecchio compagno di università di George. Duto vive con la famiglia in una casa bella e grande, costruita in uno stile che a me personalmente non piace ma che è abbastanza diffuso in questa regione. Mentre Duto prepara il fuoco per la carne, la moglie approfitta per cuocere anche lei un bel po’ di melanzane per l’inverno, e poi finalmente mangiamo (e beviamo!). A un certo punto moglie e figlia spariscono mentre George e Duto continuano a parlare. Comincia a piovere, così ci trasferiamo dentro e loro continuano a parlare. Arrivano le due e io non ce la faccio più, così li saluto e vado a dormire, ma George non tarda a raggiungermi.
18° giorno (22 agosto) – Piove ancora e tanto… Facciamo colazione e verso le 11 ci rimettiamo in pista: purtroppo inizia il viaggio di ritorno. Avevamo programmato di rientrare in Ungheria per una delle strade che attraversano il nord della Romania (fermandoci un po’ nel Maramures, famoso per le sue chiese di legno) ma tutti ci hanno sconsigliato questo giro perché là le strade sono ancora molto malconce… E così siamo costretti a rifare più o meno la stessa strada dell’andata, allungando il percorso di un bel po’ di chilometri! Per pranzo ci fermiamo in una pensione-ristorante lungo la strada e nel pomeriggio facciamo una sosta a HARMAN, dove sorge un’altra chiesa-fortezza simile a quella di Prejmer ma meno impressionante. Per la notte ci fermiamo al “Reps”, lungo la strada tra Brasov e Sighisoara. L’hotel-motel è carino e la stanza costa solo 99 lei (29 euro), colazione inclusa. L’hotel ha anche un ristorante (meno male: non c’è altro in zona!), dove però non mangiamo molto bene: peccato, questa è l’ultima cena che facciamo in Romania! 19° giorno (23 agosto) – Oggi è tornato il sole! Fatta la colazione, riprendiamo il viaggio e ci fermiamo a un negozietto lungo la strada dove compro un cesto di paglia per la mia mamma a soli 10 lei. Poco più avanti scopriamo che il villaggio è pieno di negozietti che vendono più o meno le stesse cose e compriamo un cesto-sgabello di paglia e un set di ceramica da macedonia, il tutto per 15 euro (abbiamo finito i lei…). Questa è una zona davvero molto bella: mi fermo a fotografare un villaggio che – mi fa notare George – ho già fotografato all’andata… Proseguiamo per TARGU MURES e decidiamo di fermarci. Ci sono dei lavori in corso e le indicazioni per il centro scarseggiano. Siamo tentati di rinunciare, ma alla fine arriviamo in centro e vediamo che non è neanche male: si vede che la città è stata la dominazione austriaca, e i palazzi sono stati tutti rimessi a posto! In una panetteria compriamo delle specie di panzerotti che ci fermiamo a mangiare più tardi lungo la strada, nei pressi di un grande stagno. Lungo la strada è un susseguirsi di bancarelle improvvisate che vendono ora funghi, ora cipolle rosse, ecc. Arriviamo a Cluj-Napoca ma decidiamo di tirare dritto: tra l’altro questa è una delle poche città dove esiste una specie di circonvallazione, quindi meglio approfittarne! Superiamo Oradea anche qui senza doverci entrare (così non saprò mai se è davvero brutta e se mi ha fatto una brutta impressione solo perché è stata la prima città che ho visto!). Alla frontiera perdiamo quasi un’ora perché gli Ungheresi sono molto attenti con chi entra nel loro Paese dalla Romania… (il nostro viaggio di rientro prosegue nel diario “Attraversando l’Ungheria”) Drum Bun!!! Michele