Roma tre giorni

Due famiglie di 3 persone l'una. Domenica 20 agosto 2006 L’Eurostar partito da Trieste alle 8 e 37 dovrebbe arrivare alle 15, ma ha più di mezzora di ritardo. Sul treno c’erano venti gradi, all’uscita ce ne sono quasi venti di più. E’ uno shock termico ! A piedi o in taxi per andare in via Lanza al Bed & Breackfast prenotato tre...
Scritto da: tartarugo
roma tre giorni
Partenza il: 20/08/2006
Ritorno il: 23/08/2006
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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Due famiglie di 3 persone l’una.

Domenica 20 agosto 2006 L’Eurostar partito da Trieste alle 8 e 37 dovrebbe arrivare alle 15, ma ha più di mezzora di ritardo. Sul treno c’erano venti gradi, all’uscita ce ne sono quasi venti di più. E’ uno shock termico ! A piedi o in taxi per andare in via Lanza al Bed & Breackfast prenotato tre giorni fa ? I nostri amici sono più forti e partono a piedi, noi abbiamo un bagaglio più pesante, un taxi al volo. Sospettiamo che gli 80 euro a stanza pattuiti siano pochi, ci sarà qualche inghippo ? La camera è spaziosa, ma il bagno è … da ristrutturare. L’ aria condizionata assicurata consiste in un “Pinguino” che fa il rumore di un jet. La camera degli amici è migliore, ma il bagno è piccolo e il “punto caldo” anche qui è il condizionatore.

Depositati i bagagli, ci lanciamo in strada per raggiungere il Colosseo, , ma per arrivarci si passa a fianco di san Pietro in Vincoli. Si può non entrare a vedere il Mosè di Michelangelo ? “Perché non parli?” “Perché non dici che anche tu oggi soffri i 38°? … Con tutta la gente che hai attorno e tanti flash fastidiosi …” Siamo troppo eccitati per fermarci a pregare o almeno ad osservare le catene, i “vincoli” appunto, gli altari molto interessanti, il soffitto… via ! Il Colosseo è poco oltre … Eccolo in tutta la sua grandezza.

Silvano aspettava da anni questo momento, senza accorgersi salta la lunga fila di netto con la scusa del RomaPass e si addentra nell’Anfiteatro più famoso con Alberto e la Franca. Oggi sì che ci vorrebbe il velarium ! Noi no,con questa temperatura non entreremo adesso neanche se ci fosse il duello dei gladiatori, addentriamoci nel Foro dove qualche pianta sarà abbastanza cresciuta per fare un’ombra ristoratrice.

Con ritmo lento, in questo caldo pomeriggio d’agosto siamo all’ Arco di Tito. C’è il bassorilievo con la rappresentazione della spogliazione di Gerusalemme, impossibile non pensare alla guerra dei giorni scorsi da quelle parti. Anche sotto la Basilica di Massenzio c’è qualche zona d’ombra: paurosa la grandezza delle volte, è qui che stava la statua di Costantino.

Quello è il tempio delle Vestali, più in là c’era la loro casa …La Basilica Emilia, il tempio di Cesare. E quella è la Curia …La pietra nera, l’Arco di Settimio Severo. Salitina, curva, panorama del Foro … siamo in Piazza del Campidoglio. La Rita e Gabriele si siedono sulla panchina accanto alla grande statua del fiume, io non riesco a stare fermo, salgo le scale per infilarmi in Santa Maria in Aracoeli. Il sole che filtra la sua luce dai lampadari crea sul pavimento riflessi con forti contrasti di luce e ombra… al centro è esposta una Madonna supina …Sono le 18 e 30, devo uscire, chiudono.

Esco e scendo con Gabriele per prendere un gelato. Risaliamo la cordonata cinquecentesca, lasciando a sinistra la ripida scalinata medievale. Sulla Piazza ritroviamo gli amici e ci infiliamo nei Musei Capitolini. Nel cortile all’ingresso sembriamo colpiti da un altro choc, questa volta uno choc archeologico. Ognuno di noi parte per conto suo , chi ad ammirare un bassorilievo, chi a imitare la mano di Costantino o la sua espressione seria del faccione in marmo. La Rita è più interessata all’ architettura del cortile. La macchina fotografica è bollente, finalmente ci riuniamo e saliamo lungo lo scalone che ci offre altre meraviglie. All’ ingresso del salone ognuno riprende a andare per conto suo, in più Gabriele interpreta la grande sala come palestra: si mette a correre come un Orazio e a saltare come un Curiazio. Per fortuna i custodi seduti vicini alle finestre aperte e fiduciosi della brezza serale, si limitano ad alzare le sopracciglia. – Bambini italiani ! Più severi con me che sbadatamente ho appoggiato la fotocamera sulla base del papa. Nella seconda sala ammiriamo lo spinario, Silvano è colpito dallo sguardo severo di Bruto.Nella terza sala la nostra attenzione è tutta per la lupa. Esprime perfettamente paura e l’aggressività contemporaneamente. Ma questa volta mi colpisce la sua magrezza, è snella e nervosa come la Chimera di Arezzo che ho visto a Firenze. Come contrastano i paffuti Romolo e Remo cinquecenteschi ! Magri gli animali e magri anche gli uomini a quei tempi, altrochè noi, quasi tutti in sovrappeso … nei musei non si dovrebbe pensare alle diete … Usciti dal Museo ci avviamo verso Piazza Venezia: è il “momento delle decisioni irrevocabili” : aggireremo l’Altare della Patria e ci avvicineremo alla Colonna di Traiano. Ma è già scuro per osservare i bassorilievi. Sarebbe bello se una volta mettessero un’impalcatura che consentisse di avvicinarsi a questo capolavoro ! Anticamente qui c’era molto vicina la biblioteca e la colonna era visibile anche nella sua parte alta. Lasciamo la zona archeologica, ancora uno sguardo sul Foro di Traiano e sui suoi mercati ed entriamo nella prima pizzeria di via Cavour. Poi ci ritiriamo nelle camere per il meritato riposo. Silvano e la Franca discutono: Se tu non accendi il Pinguino, il caldo non mi fa dormire, se tu l’accendi il rumore non fa dormire me ! Nella nostra camera invece di notte i rumori sono tre: il Pinguino, la Rita che russa, Gabriele che gratta la gola per gli acari.

Lunedì 21 agosto ’06 Prima delle 6 scappo dalla camera e mi fiondo nella metro, per provare i percorsi della Linea A e della linea B. Piazza di S.M.Maggiore: splendida a quest’ora, ancora illuminata. Non disturbano troppo neppure le bottiglie vuote tutt’intorno e dentro alla fontana, lasciate lì vergognosamente dopo le bevute serali e notturne.Visito la chiesa. So che è quella che assomiglia di più alle antiche basiliche romane e provo ad immaginarla frequentata nei primi secoli. E’ un po’ buio per i mosaici dell’ abside, riesco comunque a vedere lo stesso la morte della Vergine, toh è uguale alla Madonna che ho visto ieri all’ Ara Coeli. Gesù che tiene in braccio Maria bambina, l’anima di sua Madre, è un soggetto troppo lontano dai nostri parametri, verrebbe quasi voglia di sorridere. Nonostante la Messa nella Cappella Paolina, riesco a visitare sia questa sia la cappella Sistina. Rimango colpito poi dalla “Confessione” sotto l’altare maggiore . Non è la parte artisticamente più interessante, la statua di Pio IX inginocchiato che prega davanti alla culla del Presepio è molto realistica e fa pensare ad un periodo ( 1864 ?) in cui a Roma si poneva il problema delle Riforme e delle spinte all’ annessione all’ Italia: vengono in mente brandelli di storia studiata noiosamente a scuola. Gli stessi episodi e le stesse problematiche spiegati in un posto come questo o in altri posti di Roma avrebbero avuto una ricaduta e un interesse ben diverso! C’è un Presepio di Arnolfo di cambio nella Cripta-museo. Dovrebbe essere un punto di riferimento per i tanti (mi metto dentro anch’io) appassionati di presepi.

Mi dirigo verso i miei in via Lanza, ma mi accorgo con sorpresa che Santa Prassede è aperta, ma c’è la Messa, per i turisti l’ingresso è precluso. Entro con circospezione e fintamente pio mi infilo nella cappella di S. Zenone, dove ci sono i mosaici bizantini più interessanti, come lo sono quelli della volta e dell’arco. In questa chiesa ci tornerò altre due volte incontrando in tutto 5 turisti. Perché in queste meravigliosi scrigni viene solo un millesimo dei turisti che accorrono a san Pietro ? E a San Pietro ci dirigiamo in metro e a piedi tutti e sei alle 9 e mezza.

Le altre volte la sacralità e la maestosità del luogo mi avevano creato un certo sbalordimento e un atteggiamento perlomeno rispettoso. Questa volta no. Bisogna sottoporsi giustamente ai controlli di sicurezza e disporsi pazienti su più file, una per le “grotte vaticane”, una per l’ingresso in basilica, una per la salita alla cupola … Dove siamo, a Gardaland ? Mi spazientisco e da maleducato mi sposto da una fila all’ altra tentando di risparmiare qualche minuto ! Mi vergogno … Sono felice che Gabriele possa salire sul cupolone, il primo tratto con l’ascensore e poi i 320 scalini a piedi. Lui colleziona le salite su torri, campanili e cupole.; le ultime performances in ordine di tempo sono i campanili di S.Giusto, di Capodistria (!), di Chartres e di Ulma, le torri dei Guinigi e dell’ Orologio di Lucca, la torre di Galata a Istanbul e la cupola del Brunelleschi a Firenze. Paragoni ? Sì, ma non adesso con il fiatone. Siamo in alto, la giornata è tersa, possiamo riconoscere le varie zone e i monumenti di Roma, gente permettendo. Giu di corsa , siamo nella basilica, gente tanta, brusio, flash. La statua antica di S. Pietro richiede la fila per farsi consumare ancora il piede … Il baldacchino del Bernini, il monumento a Clemente XIII, uno a Innocenzo VIII, quello per Leone XI. Quando torno a casa mi compro un libro solo sui papi, voglio capire un po’ di più … Vedo per la prima volta il monumento a Pio XII, è stato Papa quando ero bambino, è stato per me il Papa per eccellenza, il Papa ieratico, un po’ distaccato. La statua di Giuseppe Messina rappresenta bene il suo distacco , il suo dramma personale, la serietà. So dello scandalo delle ore precedenti e seguenti la sua morte e penso se sia ancora opportuno che la Chiesa carichi ancora di tanto potere e responsabilità un uomo. Non ci sono molti che si fermano davanti a Papa Pacelli, non lo ricordano più? Ormai sono tutti giu nelle tombe dei Papi per Giovanni Paolo II–Santo Subito. Non andremo a rimetterci in fila per le “grotte” dei Papi; è logico che una puntatina la farei, come ho fatto in passato, quando lì sotto c’era solo qualcuno per il Papa Buono. Oggi c’è una fila troppo lunga, mi sembra che per qualcuno sia solo un altro giro di giostra. In tanti anche davanti alla Pietà di Michelangelo, vetroprotetta, ormai si vede solo da lontano … se avessi tra la mani quello che l’ ha colpita e il suo martello … Usciamo, camminiamo sotto il colonnato sinistro e scendiamo lungo via della Conciliazione. Silvano “sente” la vicinanza di Castel sant’Angelo, il suo Mausoleo di Adriano, non resiste e si lancia insieme alla Franca e Alberto… E’ la mezza, sole a picco, 36° all’ombra, fame … noooo, noi no, prendiamo un taxi fino al Gesù, – Basta chiese – dice Gabriele. – Non preoccuparti, siamo qui per ritrovare la vecchia trattoria Corsi in via del Gesù, frequentata nei viaggi del … e del 99. Chiusa! Peccato. Gironzoliamo affamati finchè optiamo per il ristorantino-pizzeria “La sagrestia” in via del Seminario (tutto in tema eh), troppo carino e vicino al Pantheon per essere anche economico, ma non siamo dei mangioni, euro 37.50 in tre. Riprendiamo a camminare. Entriamo in S.Maria Sopra Minerva, anche qui un Michelangelo eppure non c’è la ressa. Tanti altari interessanti, un vero museo e la storia della chiesa non è da meno. Al Pantheon non abbiamo aperto bocca lì e non intendo farlo qui: troppo, troppo … da vedere e da pensare. L’unica architettura altrettanto importante che abbiamo visto quest’anno è S.Sofia a Istanbul (cupola …) Sono curiosi i Palazzi rococò davanti a S. Ignazio. Buoni per giocarci a nascondino o come quinte di un teatro: S.Ignazio cosa direbbe ? Dentro, i già visti superbi altari e la prospettiva del soffitto. Nuova una statua iperrealistica del santo e un modellino in legno di una chiesa che dovrebbe contenere tutti gli altri edifici religiosi e divenire universale, che comprenda tutte le fedi. Interessante l’idea, ma poi leggo che dovrebbe essere intitolata a Gesù. Solo a Roma si può essere così Cristianocentrici.

Ci ritroviamo con i nostri amici nell’affollatissima fontana di Trevi. Gabriele lancia il soldino, dice che comunque a Roma ci ritornerà sicuramente.

Dalla fontana di Trevi passeggiamo fino a piazza di Spagna. Anche qui tanta gente. La Chiesa di Trinità dei monti è in restauro e c’è solo un piccolo spazio per fare una foto. Ci separiamo di nuovo. Franca, Silvano e Alberto scendono per via Condotti, un po’ turismo rilassante, Santo Dio! Noi col metrò ci rifugiamo in camera. Ci riuniamo alle 7 per cenare insieme in un ristorante simpatico. Roma di notte dev’essere bellissima (e chi l’ha vista?), abbiamo visto alcune foto che la mostrano illuminata nelle zone più belle, per noi è tardi… Andiamo in camera! A combattere con i Pinguini… Fra tre settimane c’è la “notte bianca”, magari essere ancora qui ! Martedì 22 agosto . Fuoriesco anche oggi al sei, metrò, piazza Barberini. È deserta, anzi no, c’è un uomo che si lava le calze e poi infila i piedi nella fontana del Tritone (!),è pazzo mi dico, ma mi vengono in mente le abluzioni nei cortili delle moschee di Istanbul… Salgo velocemente a piedi la via Barberini ed entro in Santa Susanna. Ci sono le suore di clausura che cantano. Non voglio disturbare, mi fermo qualche minuto ed esco. Non ricordavo questa bella piazza, con una fontana e tre chiese. Ricordavo molto bene Santa Maria della Vittoria e soprattutto l’estasi di Santa Teresa. C’è una terza chiesa che sembra un piccolo Pantheon. Cammino fino alle quattro fontane e poi fino al Quirinale, scendo in via Nazionale e con la 64 mi faccio portare fino a piazza della Repubblica, che mi piace più ricordare come piazza Esedra. Voglio provare ancora una volta la suggestione dell’ampiezza di quella che adesso è la Chiesa di Santa Maria degli Angeli e che una volta era il frigidarium delle terme di Diocleziano.

Oggi Silvano e famiglia sono anche loro in clausura al Museo Romano, è il loro ultimo giorno e non vogliono perdere mosaici, busti e , soprattutto … le monete !!! C’è la più importante raccolta di monete antiche nel seminterrato di Palazzo Massimo … immagino Silvano che scende con ansia e trepidazione … è una vita che raccoglie, traffica e studia le monete Romane. Eccole lì finalmente, centinaia di meravigliose monete tutte catalogate, le più belle e significative, e disposte nelle bacheche. Manca solo di posizionare le lenti e accendere le luci … Ma come ? Le lenti sono bloccate e le luci non funzionano ???!!! – Signore non si meravigli, è stato quasi sempre così – lo consola la guardiana.

Noi, alle 9, con il metrò andiamo fino a piazza di Spagna perché vogliamo vedere l’Ara Pacis. Ho seguito le discussioni e le polemiche sul nuovo “contenitore” dell’architetto americano Meier, a molti piace, a molti no, Sgarbi lo definisce una pizzeria. E il fatto di metterci un quarto d’ora per trovare l’entrata mi fa propendere per le posizioni critiche; in effetti cosa ci fa in centro di Roma questo grande scatolone bianco ? Quando sono in gioco progetti così importanti è giusto che le scelte siano più partecipate. I Romani cosa ne pensano veramente? Dentro però si sta bene ! Silenzio e aria fresca. Ma perché neppure qui si è pensato di consentire, non so, con una predella di vetro, la vista dei bassorilievi dalla loro stessa altezza ? Gabriele si entusiasma per il plastico che ricostruisce la disposizione dei monumenti di Roma ai tempi di Augusto. E’ interesatissimo a come è stato fatto. – A casa voglio farne uno uguale! Nella chiesa di Sant’Agostino sono quattro le Madonne che mi interessano: la prima è la Madonna dei pellegrini, una pala di Caravaggio con in primo piano i piedi sporchi dei due oranti, la seconda è la Madonna e Sant’Anna col bambino del Sansovino: in questa mi piace vedere Sant’Anna con un’espressione da vera nonna, la più venerata è comunque la Madonna del parto che è bellissima. Interessante anche la sua storia. Infine anche la Madonna bizantina sull’altare maggiore è degna di nota.

Palazzo Altemps merita una visita per se stesso oltre che per quello che custodisce. Ha un cortile e una loggia stupendi. Questa volta non mi soffermo tanto sul trono Ludovisi e altre famose sculture. È il grande sarcofago Ludovisi che non finisco di ammirare, conservato così bene a differenza di quasi tutti glia altri.I barbari, tragici e con i capelli lunghi dovevano rappresentare la sconfitta, a me sembrano tanti cristi simili a quelli che verranno rappresentati nelle chiese molti secoli dopo. Anche il suicidio del Galata oggi lo vedo in un altro modo: quanto è antico il sacrificio di se stessi per propria mano ? Se fosse servito al suo popolo avrebbe fatto il kamikaze? Che brutti pensieri in un posto così bello! Prendiamo un taxi fino alle Quattro Fontane. Se questa fosse un’isola pedonale sarebbe uno dei posti più frequentati di Roma, ma così bisogna accontentarsi di rimanere addossati alle fontane che sono agli angoli dell’incrocio stando attenti a non farsi investire dalle macchine. Siamo venuti qui per entrare finalmente in San Carlino, altre volte avevamo tentato l’impresa ma l’ avevamo trovato sempre chiuso. Siamo dentro: è veramente un gioiello questa architettura del Borromini e un gioiellino anche il minuscolo chiostro. Scendiamo per via 20 settembre affiancando il Quirinale per tentare di entrare in Sant’ Andrea e fare il consigliatissimo (dalle guide) confronto con l’architettura di Bernini, ma pretendiamo troppo, ormai è chiusa da dieci minuti. Scendiamo in via Nazionale, raggiungiamo la zona della stazione e ci mettiamo a caccia di un posticino dove pranzare. Uso il sistema che in genere funziona: individuare un 30 quarantenne pratico del posto, con espressione golosa. Ne individuo uno in via Gioberti, mi dice che si mangia bene dappertutto ma da Angelo, lì a due passi forse di più e si paga poco. Gli crediamo. Piatti di pasta enormi, minestrone, prosciutto, trippa alla romana: squisite. Che mangiata! Filiamo in camera. Spesa all’Upim per una cena frugale nel nostro bed and b. Alle quattro andiamo alla stazione per salutare gli amici che oggi ritornano a casa. Peccato! Noi resteremo ancora un giorno e ci sentiamo un po’ in colpa. Siamo però contenti che si siano trovati bene e che potremo avere in futuro questa bella esperienza comune da ricordare. Ora è il nostro turno di visitare il museo romano di palazzo Massimo. Sette anni fa eravamo rimasti stupefatti dalle bellezze delle opere che conteneva e anche dalla loro presentazione. Questa volta lo siamo ancora di più perché possiamo ammirare la statua del pugile in riposo che è stata restaurata da poco. Ci si può avvicinare e fotografare questo personaggio ed è emozionante cercare di indovinare quello che voleva rappresentare l’artista che l’ha creato. Io l’ho immaginato alla fine della carriera, stanco, quasi deluso, gira la testa verso un amico o l’allenatore per chiedere se deve continuare l’incontro massacrante. Sembra essere dolente, ma perché? Forse ha ucciso l’avversario o forse non ce la fa più a combattere? Sembra chiedere consiglio anche a noi ,vien voglia di dargli una pacca di incoraggiamento sulle spalle.Ci si stacca a fatica da quest’opera. Per la prima volta riesco ad entrare nelle terme di Diocleziano e quello che mi colpisce di più, forse perché di statue ne abbiamo già viste tante, è il chiostro di quello che era un convento. Alte palme in controluce sul cielo blu di un pomeriggio di fine agosto. È un luogo unico, diverso da tutti gli altri chiostri e da tutti gli altri musei. Mercoledì 23 agosto 2006. È l’ultimo giorno del nostro viaggetto a Roma. Alle 6.30 mi sfilo dal letto e mi vesto silenziosissimo, due monete cadono dai pantaloni e tintinnano. – NON SONO STATO IO!!! grida Gabriele nel sonno. Accidenti! Cammino fino a piazza Vittorio Emanuele, cinesi già all’opera, e con il metrò raggiungo piazza San Giovanni. Entro nelle mura Aureliane, mi avvio verso la grande porta centrale. La luce del sole è ancora radente e la mia ombra arriva fino a metà della chiesa. Osservo anche questa volta, incredulo, le grandi porte in bronzo che appartenevano alla curia del foro. Come al solito devo girare con cautela per non disturbare le funzioni religiose, ma riesco comunque a vedere i mosaici, a pensare alle sovrapposizioni che si sono state in questo edificio antico… Non tento neppure di entrare nel battistero, perché a quest’ora è chiuso. Mi avvio invece verso la scala Santa. Salgo in ginocchio e in cima cerco di sbirciare oltre la grata il Sancta Sanctorum. All’ uscita cerco di capire come funzionano di autobus di questa zona, ne prendo uno poi un altro, ma perdo solo il tempo. In quella mezzora avrei potuto visitare San Clemente! La prossima volta che vengo a Roma devo capire prima come funzionano le linee urbane.

Alle nove tutti e tre con il metrò. Fermata Barberini. Gabriele è entusiasta di salire sul piccolo autobus elettrico 116 che ci porterà a villa Borghese. I confronti con gli autobus di Trieste è stata una delle sue attività preferite in questi giorni. Io e lui ci fermiamo per raggiungere il Pincio, la Rita prosegue perché ha prenotato per le undici la visita al museo e alla mostra su Raffaello. Prendiamo una bici a noleggio con cui giriamo tutto il parco. A Gabriele non sembra vero, dopo tanti musei e chiese poter zigzagare libero nei viali senza traffico. Mi è sempre piaciuta questa possibilità di Roma che consente un tuffo in un’oasi verde pur rimanendo a contatto col centro storico. Raggiungiamo tutti i posti più caratteristici del parco, compreso il laghetto. Rimango ancora una volta perplesso nel vedere la statua con l’alpino e il mulo. Quando nel 1971 marciavo sulle Alpi Giulie non avrei mai potuto immaginare di ritrovarmi raffigurato a Roma, in questo luogo poi che non ricorda sicuramente fatiche e privazioni! – Lasciamo le bici e aspettiamo la mamma nei pressi della villa borghese. Vedrai che uscirà prima, so che cominci ad avere fame! La fame viene anche perché tutt’ intorno ci sono persone che prima o dopo aver visitato da villa mangiano dei panini sulle panchine all’ombra. Sono contento di vedere gente che si accontenta di un pasto approssimativo pur di usufruire del nostro patrimonio culturale. Ecco che la mamma esce! Riprendiamo il formidabile bus 116, che piccolo com’è, riesce a passare per le strade strette del centro storico e decidiamo all’ultimo momento di scendere in piazza Farnese. Ci sono tanti ristorantini, ma quasi tutti chiusi per ferie e “cadiamo” sbadatamente sulle sedie di quello sull’angolo sud di Campo dei Fiori: mai visto un “servizio” così inefficiente. I “camerieri”, chiamiamoli così, prendono le ordinazioni, le dimenticano, escono con dei piatti e chiedono piroettando su se stessi a chi devono servirli. Più volte rientrano imprecando con piatti che non riescono a piazzare. Hanno probabilmente l’ordine di essere carini con le turiste e quindi vedo uno che alterna in due secondi un sorrisetto ammiccante alle inglesine, un’espressione accigliata con il collega polacco che parla solo in stretto romanesco, delle scuse ad un tedesco inbufalito. Anche noi non sopportiamo più di attendere una parte di ciò che abbiamo ordinato da mezzora. Il ragazzo di colore, che serve ai tavoli con maggior destrezza, si accorge in tempo che sto per esplodere e ci porta i due caffè finali con una celerità impensabile. –Che accozzaglia di gente ! dico – E’ proprio com’era ai tempi dell’Impero Romano! -dice la Rita. Ci penso un po’, ho i riflessi molto lenti a quest’ora : -Hai ragione.

Via Giulia è proprio adatta per fare una passeggiata e per rilassarsi un po’. -Non chiedermi più di chi è questo palazzo e chi ha progettato quella chiesa !… Da lì poi è facile raggiungere Trastevere attraversando il ponte Sisto – Piazza Trilussa, via del Moro ed eccoci in P.Zza S.Maria in Trastevere. Nel bar dove nel 1887 ci siamo fermati con Elena per darle il biberon, ora porto Gabriele a bere una spremuta. La chiesa è sempre così bella che per un attimo mi dimentico che fra due ore dobbiamo essere in stazione.

Di corsa a prendere i bagagli! Isola Tiberina, ponte Fabricio, Portici d’Ottavia, via Portico. Per trovare un taxi, camminado camminando, arriviamo fino in Largo Argentina (ricordi…) . I taxisti romani chiacchierano volentieri. Se il primo ci aveva aggiornato sulla situazione metereologica e il secondo ci aveva fatto capire l’incazzatura della gente nei confronti di certi extracomunitari, quest’ultimo ci fa un rapporto dettagliato sui selciati sconnessi della capitale.. Siamo in Via Lanza, prendiamo i bagagli e in metrò andiamo a Termini. Binario 6, partenza alle 16 e 55. Sfogliando le guide di Roma, guardando le foto sul display della fotocamera, e con tanti “Ti ricordi quando eravamo …”, “ Hai visto anche tu …”, “La prossima volta andrei anche …” le sei ore e mezza di treno passano abbastanza veloci. Puntuali arriviamo a Trieste alle 23 e 30. Ci riproponiamo di non lasciar passare altri sette anni per tornare a Roma.



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