Rolling Down The Highway
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Per me e mio marito Andrea, l’organizzazione e’ cominciata tardi, a metà maggio, volevamo fosse tutto prenotato per non dover usare il nostro tempo per cercare alloggio , quindi con l’aiuto del tour operator di fiducia, abbiamo studiato e dopo mille cambiamenti definito l’itinerario secondo i nostri desideri…nei Parchi e immediate vicinanze era già tutto prenotato.
È il nostro viaggio, volevamo tanta natura, assaporare la costa e realizzare il desiderio di Andrea di surfare in California. Prima di partire pensavo che sarei rimasta più colpita dai Parchi dell’interno e senza dubbio l’impatto emotivo e’ forte ma la Costa della California mi è piaciuta altrettanto e ci ha regalato giornate meravigliose.
Il viaggio è durato dal 14 al 31 Agosto, voli British Airways con un solo scalo a Londra, andata su Las Vegas e ritorno da Los Angeles, inoltre volo interno tra Las Vegas e San Francisco.
L’itinerario in sintesi è stato diviso in due parti
Parchi, circuito ad anello di una settimana: Las Vegas – Grand Canyon (Williams)- Monument Valley- Page – Bryce Canyon – Las Vegas. Ritiro e consegna auto all’aeroporto di Las Vegas.
California: San Francisco – Carmel – San Luis Obispo – Santa Barbara – Santa Monica. Ritiro auto aeroporto San Francisco e consegna aeroporto Los Angeles.
Per entrambe le auto noleggiate più di un’ora di fila per il ritiro. Il navigatore l’avevo scaricato sul cellulare con inserito già l’itinerario, ma durante il primo giorno di viaggio, arrivati a Kingman ci siamo comprati una bellissima mappa; la seconda auto invece aveva il navigatore, utilissimo per le città.
Prima di raccontare il viaggio giorno per giorno aggiungo qualche info che spero possa essere utile
Pass per i Parchi: si si si, avremmo speso di più non facendolo (siamo entrati non solo nei Parchi principali ma anche in Riserve Naturali o Marine meno note).
Antelope Canyon il percorso Upper che è più gettonato costa 48 dollari a persona, fai un tragitto in jeep nelle dune e poi entri da una fessura sulla parete rocciosa, molta gente all’interno, anche perché è un percorso a doppio senso, noi lo abbiamo prenotato il giorno prima. Il Lower costa 28 dollari sempre con la guida e consigliano le scarpe chiuse, si va a piedi fino all’ingresso che consiste in rampe di scale che scendono all’interno del canyon, è un percorso a senso unico, quindi molto meno affollato e si esce sempre da una crepa del suolo, bellissimo. Poca fila, si entra col primo gruppo disponibile, se si ha poco tempo o si è di passaggio è una ottima alternativa all’Upper.
San Francisco se si deve attraversare il Golden Gate o gli altri ponti bisogna pagare il pedaggio e all’autonoleggio viene proposto un telepass che ti addebita l’importo ma aumentandolo, altrimenti si hanno 24 ore dal passaggio, per pagare attraverso il sito internet del Ponte con carta di credito (6 dollari circa)…. non ci sono altri metodi per pagare!
I parcheggi auto sono carissimi, il parcheggio pubblico sul Fisherman’s Wharf per 24 ore circa 40 dollari.
Strade a mio parere imperdibili
Desert View – statale 64: strada panoramica che collega Gran Canyon alla statale 89, per noi era in direzione utile per la Monument Valley.
17 miles road – strada privata a Carmel, tra panorami, leoni di mare, pellicani, cerbiatti e ville milionarie.
Hwy 1 – Big Sur , dalla Riserva di Point Lobos a Morro Bay , spettacolo.
Si comincia… giorno per giorno, con la musica che ci ha accompagnato e che mi riporta col pensiero tra terra rossa e oceano.
W Las Vegas – Elvis Presley
Tra il ritardo accumulato dai voli e la fila per il ritiro auto, la Strip ci si presenta nello sfavillio di luci della mezzanotte. La meta è l’Hotel Mirage, col suo vulcano che erutta ogni mezzora. Prevenuta e stanca la città mi lascia stordita…. giusto il tempo per capire che invece è fantastica!!! Resistiamo fino alle due, giriamo un po’ per orientarci ma la stanchezza è tanta, in compenso il giorno dopo avevamo già recuperato il fuso orario ritrovandoci alle 7 allo Starbucks del Mirage per colazione. A posteriori sarebbe stato meglio prendersi un giorno di pausa, invece….
Rocket 88 – Jackie Brenston & His Delta Cats
Subito in strada direzione Grand Canyon. Il tratto più lungo del viaggio, statale 93 fino a Kingman, poi deviazione sul vecchio tratto di Ruote 66.
Uscendo da Las Vegas colpisce il paesaggio aspro del deserto e la sensazione di viaggiare nel nulla oltre che molto lentamente, dati i limiti di velocità; abbiamo incrociato moto di ogni tipo e superato i treni merci di lunghezza infinita che a passo d’uomo attraversano gli stati. Ovviamente un gran caldo, ci siamo comprati il frigo di polistirolo col ghiaccio e la scorta di acqua e succhi di frutta al primo mall trovato.
Lungo il vecchio tratto di R66 ci siamo fermati ad Hackberry presso un caratteristico locale, che definire negozio è riduttivo, con cimeli della Route e macchine d’epoca e poi per pranzo nell’unico ristorante che abbiamo incontrato. Primo hamburger della vacanza a Peach Spring, luogo sperduto, eccezionale!
Finita la deviazione sul vecchio tracciato siamo arrivati a Williams, cittadina tra le più carine dell’interno. Vive del turismo legato alla route 66, con locali in stile , negozi di gadget e macchine d’epoca. Il tempo di lasciare i bagagli e via a percorrere le 60 miglia fino al Grand Canyon, dove arriviamo per il tramonto. Che dire, quel paesaggio infuocato dal sole con le aquile in volo sopra di noi, commuove profondamente e ancora ho i brividi pensandoci, vale da solo l’intero viaggio. Torniamo a Williams, sapendo che il giorno dopo ci saremmo goduti nuovamente il canyon. Dormire più vicino sarebbe stato bello, ma al momento di prenotare era già tutto pieno… quindi altre 60 miglia e buonanotte!
I Got A Name – Jim Croce
La mattina passa veloce lungo gli itinerari del Grand Canyon, il caldo permette di camminare, la gente è tanta, un po’ di tempo si perde in fila per le navette che collegano i view points, ma la meraviglia è la stessa del giorno prima. Andare via è difficile ma ci consoliamo percorrendo una delle strade più belle del viaggio, la Desert View (statale 64), con un panorama unico sulla Navajo Nation, davvero la discesa è un susseguirsi di scorci mozzafiato. Ci siamo fermati ad un piccolo canyon e poi con la st. 160 e 163 fino alla Monument Valley. Arrivando tardi non abbiamo fatto il giro in macchina sulla strada sterrata interna al parco, per cui la nostra visita alla valley rimarrà un po’ incompleta, ma il tramonto dalla terrazza del The View è eccezionale. Il nostro alloggio è fuori Kayenta (cittadina davvero brutta), quindi si torna indietro per 50 miglia. Avessimo trovato alloggio più vicino avremmo dedicato la mattina successiva alla Monument, ma data la mega tappa del giorno stesso e di quello precedente, non abbiamo aggiunto altri km.
Long May You Run – Neil Young
Giornata dedicata all’Antelope Canyon, visto in tutti i modi, Upper, Lower e col battello.
La mattina arrivati a Page ci siamo fermati al primo chiosco gestito dagli indiani e prenotato l’Upper per la mattina seguente, poi abbiamo proseguito per il Lower dove siamo entrati con il primo gruppo disponibile dopo 10 minuti. Si arriva a piedi alle scale che scendono nel sottosuolo e si comincia il percorso, molto divertente nonché spettacolare, la visita dura un’ora e mezza ma la maggior parte del tempo si spende per fare le fotografie e soprattutto perché la guida si presta a scattare foto a tutti i componenti del gruppo oltre a suonare il flauto creando un’atmosfera magica.
Nel pomeriggio, avendo tempo, abbiamo visitato la Wahweap Marina e la riserva naturale del Lake Powell, abbiamo anche fatto il giro in battello sull’Antelope Canyon entrando dalla Marina Antelope Point. Le due Marine sono frequentatissime e ci siamo così spiegati dove andavano tutti quei pick up incontrati nel deserto che trainavano moto d’acqua e motoscafi.
Altra meta è stata l’Horseshoe Bend, caldo infernale ma una meraviglia della natura, il fiume Colorado assume dei colori cristallini e il contrasto con la roccia rossa è bellissimo.
La giornata ci ha riservato un gran finale, prima il bagno nella piscina panoramica dell’hotel, un sogno dopo il gran caldo e a seguire a cena dal re del BBQ a Page, col gruppo country, tavoloni comuni e soprattutto un bbq immenso.
Robert Mitchum sings The Ballad of Thunder Road
Dopo la visita all’Upper Antelope alle 10 (che pare sia tra gli orari migliori per Agosto, credo per il particolare raggio di luce che entra in uno dei primi atri e che è molto suggestivo) cominciamo il viaggio verso Bryce Canyon.
La strada è molto bella, si percorre la Hwy 89 verso Kanab, attraversando le Vermmillion Cliffs e il Grand Staircase National Monuments, da cui partono numerosi sentieri. Andiamo incontro a immense nuvole nere e la terra rossa inizia ad agitarsi a causa del gran vento, la vista spazia in lontananza e il cielo comincia a illuminarsi a intermittenza, si presentano così a noi i re dei fulmini. Spaventosi e spettacolari. L’idea iniziale era fare una deviazione al Coral Pink Dunes Park, ma in lontananza tra gli alberi prima vediamo un fulmine e dopo poco il fuoco…così decidiamo di abbandonare la stradina secondaria in cui ci eravamo infilati e tornare sulla via principale. Il diluvio ci accompagna fino al Bryce, abbiamo salutato i 40 gradi di Page per andare incontro all’autunno…12 gradi a 2700 m di altitudine! Non ci resta che raggiungere il Ruby’s Inn dove resteremo due notti, centro di aggregazione di tutta la zona e a breve distanza dall’ingresso al Parco. Considerato il mal tempo andiamo da Ebenezer per la cena con spettacolo country, super turistico ma molto divertente!
One Piece At a Time – Johnny Cash
Eravamo certi che il Bryce Canyon avrebbe meritato molti giorni, nei nostri programmi c’erano numerosi sentieri da percorrere con calma, ma al nostro risveglio il cielo è grigio. Proviamo comunque con uno dei sentieri più frequentati ed è bellissimo, anche sotto la pioggia. Si cammina costeggiando le cime degli hodoos con le loro formazioni maestose e sempre diverse per poi scendere fino alla base ricca di alberi, è come vivere un’avventura. La pioggia aumenta, iniziano a scendere rivoli di fango rosso da ogni fenditura e da un po’ ovunque (benedette scarpe da trekking), temiamo i fulmini del giorno prima e quindi completamente zuppi ci arrendiamo e torniamo alla base.
Nel pomeriggio percorriamo in macchina la strada panoramica interna al Parco fermandoci praticamente a tutti i view points, la situazione va lentamente migliorando e per il tramonto ci fermiamo al Bryce Point, il più bello tra i punti panoramici secondo me. Basta quel poco di sole che riesce a rompere le nuvole e le rocce si accendono, l’anfiteatro è troppo troppo troppo bello. La decisione è presa, domani si torna all’alba.
Blues Before Sunrise – John Lee Hooker
Ore 6:50 siamo al Rise Point, c’è parecchia gente, fotografi appostati nei migliori punti, ma anche i cerbiatti nei boschi, la giornata si annuncia splendida. La varietà di colori sulle rocce è incredibile, è un’emozione da vivere, non sono così brava per descriverla adeguatamente. Ci concediamo anche una breve passeggiata mattutina tra gli hodoos per salutare e continuare ancora un po’ a riempirci gli occhi con quello che credo sia il posto più bello dell’intero viaggio.
Si torna verso Las Vegas, con deviazione alle Coral Pink Dunes, stavolta senza fulmini, anzi le dune brillano al sole. E’ un mini deserto incastonato tra le colline, ci arrampichiamo sulle dune, passeggiamo un po’ e poi riprendiamo la strada attraverso lo Zion. Avremmo voluto fare qualche percorso nello Zion ma i parcheggi erano pieni, ci si poteva entrare solo con le navette dai vicini centri abitati, tutto organizzato e fattibile ma per noi troppo poco tempo. Ancora tre ore di macchina ci separano da Las Vegas.
Due parole su LV, partiamo dal Mirage alle 17 e camminiamo per 5 ore coprendo praticamente solo la metà della Strip…i Casinò e gli hotel sono enormi, con attrazioni di ogni tipo all’intero e all’esterno, è una città parco giochi, piena di gente di ogni tipo, eppure molto pulita, è come sottoposta a un caos controllato. Un giorno in più sarebbe stato piacevole, tutti i pregiudizi ampiamente superati, ma nessuna altra tappa era sacrificabile, quindi …bene così.
San Francisco – Scott McKenzie
A S.F. siamo arrivati con un comodo volo di metà mattina, ma tra la coda al ritiro auto, l’impatto con uno strambo navigatore e soprattutto con le highways e il traffico che non vedevamo da giorni, impieghiamo più del previsto per arrivare all’hotel in zona Fisherman’s Wharf, così iniziamo a girare la città nel pomeriggio. L’impatto è bello e carico di emozione, soprattutto perché comincia al Pier 39 dove tra i tanti volti girati verso i leoni marini sdraiati al sole, ce ne sono due che guardano noi, con un grande sorriso Rob e Eni neosposi ci vengono incontro, baci e abbracci coi cugini in viaggio di nozze e si parte insieme alla scoperta della città.
Tre giorni sono volati, ci siamo concentrati sulle mete più turistiche. La sera abbiamo vissuto principalmente la zona del Fisherman’s Wharf, coi numerosi ristoranti sul molo e lungo The Embarcadero, noi abbiamo provato Bubba Gamp, Boudin e Crab House. Dopo le 22 questa zona della città incredibilmente si svuota, probabilmente non è la più gettonata per club e pub. Abbiamo camminato tanto e preso ovviamente il cable car, più volte. Visitato il Museo della Scienza, la zona di Downtown per lo shopping, China Town, Little Italy, Castro ecc.
Una mattina l’abbiamo dedicata alla Muir Forest, bosco fatato popolato da altissime sequoie a Nord della città, appena attraversato il Golden Gate; di ritorno ci siamo fermati a Sausalito, sobborgo delizioso raggiungibile anche con la bici attraversando il Ponte e volendo rientrando al Fisherman’s Wharf in traghetto. Tornando ci siamo fermati ai vari view points sul Ponte e sulla città e poi lo abbiamo anche percorso in parte a piedi.
Al Museo della Scienza avevamo provato il simulatore di terremoto che riproduce le scosse catastrofiche dei due grandi eventi del passato, mai pensando che ne avremmo avuto un piccolissimo assaggio nell’ultima notte a S.F. Epicentro in Napa Valley, nel cuore della notte tutta la stanza ha iniziato a muoversi. Nessun edificio di S.F. ha avuto conseguenze, io ero pronta a correre per strada ma nessuno e ripeto nessuno è nemmeno uscito dalla propria stanza di albergo, così tranquillizzati incredibilmente ci siamo riaddormentati…il giorno dopo a colazione tutti i notiziari erano comunque sul terremoto, magnitudo 6.1 il più forte degli ultimi 25 anni…
Under the Boardwalk – The Drifters
Da oggi comincia l’avventura lungo la California’s Pacific Coast Highway, la percorreremo a tappe fino a Los Angeles. Usciti da San Francisco cominciano le prime baie e spiagge e compaiono i primi surfisti. A parte i numerosi view points, la prima sosta è a Santa Cruz, la cittadina è famosa proprio per il surf e per il parco giochi in riva all’oceano. Il molo è l’ideale per una clam chowder sui tavolini all’aperto, anche perché finalmente la temperatura comincia ad alzarsi. Poi sosta a Monterey e dato che è Domenica e in più siamo usciti indenni da un terremoto, ci rechiamo alla Messa Cattolica alla Missione San Carlo Borromeo a Carmel, che è tra le più antiche Missioni della Costa. Avendo ancora tempo ci concediamo un tramonto meraviglioso all’interno della 17 miles road. La strada privata a pedaggio è un bel percorso ad anello con due o tre ingressi. E’ caratterizzata da scorci mozzafiato e ville da sogno, popolata da milionari che giocano a golf ma anche da cerbiatti che gironzolano nei prati e leoni marini e pellicani sugli scogli.
Anche Carmel è una cittadina deliziosa, curata, piccola e sfacciatamente ricca.
Road Trippin – Red Hot Chili Peppers
Il Big Sur è uno spettacolo. Cartina turistica alla mano, abbiamo impiegato tutto il giorno per arrivare a St. Luis Obispo, fermandoci praticamente a tutti i view Points lungo la HgW1. Prima tappa Riserva di Point Lobos dove abbiamo percorso alcuni sentieri a piedi tra scenari fiabeschi. Sosta anche al Julia Pfeiffer Park che merita con la sua cascatella sulla spiaggia. Il Big Sur mi ha anche regalato un sogno, visto che erano ben visibili gruppi di balene. E’ il loro percorso migratorio, certo sono in lontananza ma per me è stata una emozione incredibile. Siamo passati anche per Morro Bay e Cambria, mentre St. Luis Obispo non l’abbiamo praticamente vista, l’albergo era tra i più carini del viaggio e ci siamo trattenuti anche a cena.
Fun Fun Fun – The Beach Boys
Da San Luis Obispo a Santa Barbara la distanza non è tantissima, appena usciti da S.L. in breve tempo si arriva a Pismo Beach, località di mare con un bel molo, molto carina. Fino a questo punto del viaggio il nostro shopping è stato limitato a magliette, felpe e gadget souvenir (oltre agli stupendi economici nonché necessari piumini ultraleggeri giapponesi comprati a S.F.). Pensavamo a chi prima di partire ci parlava di grandi affari e di comprare di tutto, mentre noi non avevamo ancora visto praticamente niente, la lampadina ci si è accesa incrociando un grandissimo Outlet con le principali firme appena fuori Pismo…tra il cambio col dollaro e i prezzi outlet siamo stati colti da febbre da shopping! Dopo qualche ora ripartiamo, unica deviazione prima di Santa Barbara è il Guadalupe Dunes National Park…tante dune, enormi e altissime sull’oceano.
Infine ad aspettarci a Santa Barbara, dove ci siamo fermati due giorni, è la nostra cara amica Roxana, che ci accompagna nella sua città, in due ore ci fa praticamente vedere tutto! Soprattutto luoghi dove non saremmo mai andati autonomamente e panorami segreti…grazie Roxana! Poche parole su Santa Barbara e dintorni, prenderei una casetta e ci passerei una bella vacanza, è stupenda il lungo oceano con le palme, il molo, il centro, tutto bello.
Don’t Worry Baby – The Beach Boys
Di buon mattino ci rechiamo al negozio specializzato “Buongiorno vorremmo noleggiare una tavola da surf” “Ragazzi è il giorno dei giorni, avete visto che roba? Le onde si vedono da qua…”. L’uragano Marie ha portato delle onde magistrali. Nei due giorni successivi si riverseranno sulla costa tutti i professionisti del surf…è uno spettacolo che va oltre tutto ciò che ci saremmo aspettati. Le onde però sono davvero troppo grosse, giriamo diversi spot e troviamo il paradiso a Rincon così Andrea va, io mi limito a fare la reporter. La giornata è da ricordare!
Summertime Sadness – Lana Del Rey
Lasciata Santa Barbara la distanza non è tantissima da Santa Monica dove alloggeremo per le ultime due notti del viaggio. Sempre Hwy n.1, sempre view points spettacolari, sempre onde enormi…l’apoteosi è a Malibu, dove troviamo a fatica parcheggio per spiaggiarci vicino al molo insieme a centinaia di persone e giornalisti incantati dai surfisti. Prima dell’arrivo a S.M. incrociamo un altro mega outlet e ci concediamo qualche altro acquisto, per poi arrivare a destinazione. L’hotel è in riva all’oceano, dista pochissimo dalla terza strada, la promenade pedonale coi negozi e i locali e soprattutto è di fronte alla discesa per la spiaggia e il molo, famoso per la giostra nonché punto di arrivo della Route 66.
Il giorno dopo ci siamo immersi nel traffico di Los Angeles per raggiungere Huntington Beach, località dell’Orange County in direzione Sud verso San Diego, cittadina di mare molto carina e famosa per il surf. Per tornare a Santa Monica che dista circa 80 km, impieghiamo quasi due ore….avevamo incontrato dei ragazzi che per raggiungere Santa Monica dal centro di Los Angeles hanno impiegato altrettanto. Tutto ciò combinato al fatto che non era tra le nostre priorità, conferma la nostra decisione di non andare per niente a Los Angeles….piuttosto ce ne andiamo a Venice Beach e ci fermiamo finalmente.
L’ultimo giorno, l’aereo è alle 23, quindi una intera giornata ancora, la passiamo tra shopping mattutino in promenade, ultimi souvenir e poi spiaggia e bagno nell’oceano. Sarei stata ore su quella spiaggia solo ad osservare la quantità e diversità di persone, oltre al continuo movimento dei serissimi baywatch, è come nei film, tale e quale! Ci diamo una sistemata alla buona, un homeless habitué dei bagni della spiaggia presta con insistenza il bagno schiuma ad Andrea per farsi una bella doccia all’aperto mentre io mi tengo il sale addosso e coi costumi bagnati nella borsa ci imbarchiamo per il ritorno.
Torniamo a Roma con la testa piena di luoghi, cose e persone, ed è difficile separarsi dagli Stati Uniti. Bisognerebbe programmarsi qualche giorno di pausa al ritorno da un grande viaggio, avere il tempo di rielaborare le emozioni, poter prolungare con la mente la durata di quei giorni, per non sentirsi subito inglobati dal proprio quotidiano, come se nulla fosse successo quando invece si ha avuto il privilegio di riempire occhi e cuore di meraviglie che ti cambiano e arricchiscono.
Il nostro rientro non è stato così, subito il lavoro intenso, poco tempo per raccontare, poco per selezionare le foto, poco per ricordare e così sono passati velocemente i mesi ma a volte chiudo gli occhi per pochi secondi e mi ritrovo davanti gli infiniti colori della terra, lo stupore provato di fronte al Grand Canyon, le balene in lontananza nell’oceano lungo il Big Sur, l’odore di profumi sintetici e tabacco dei Casinò di Las Vegas, e non vorrei perdere neanche un ricordo. Mi decido quindi a scrivere il racconto del nostro viaggio, per dimenticare il meno possibile, contribuire con la nostra esperienza a turistipercaso e perché è una gioia ripercorrere giorno per giorno i non so quanti km di strada vissuti. Buon viaggio a tutti!
Giulia