Road Trip fra i gioielli dell’ovest USA

Immersione nella natura stupenda dei parchi USA e nei paesaggi infiniti del far west
Scritto da: gggraziella
road trip fra i gioielli dell'ovest usa
Partenza il: 21/09/2018
Ritorno il: 30/09/2018
Viaggiatori: 3

Da anni il viaggio nell’ovest Usa stuzzicava i nostri desideri e veniva rimandato. Ora, pur con le solite difficoltà legate ai pochi giorni disponibili, abbiamo deciso di provarci senza rinunciare a nessuna delle attrazioni per noi migliori. Un grande grazie ad Arianna che con passione ci ha assistito, anche nei minimi particolari, dalla prima idea fino a viaggio concluso.

21.09.2018

Volo American Airline207 MXP/ MIA 11,05/14,45. Le ore di scalo a Miami sono assorbite in gran parte dalle molte formalità. Volo AA 1488 MIA/LAS 18,00/20,00. All’arrivo possiamo godere di una bella veduta dall’alto dell’illuminatissima città. Essendo volo interno a Las Vegas ci sono poche formalità, così ritirati i bagagli ci spostiamo alle code per accedere ai taxi. La temperatura è alta, percorriamo il breve tragitto che porta al Flamingo fra luci e luminarie, tutti gli accessi all’hotel sono un tripudio di luci colorate e illuminazioni spettacolari. Sbrigata velocemente la registrazione veniamo rapiti dal grande casinò: c’è una marea di gente, tanti giocatori, le ballerine su alcuni tavoli, tantissime macchinette. Ci incuriosiscono i croupier con le loro mosse mentre una sposa, con l’abito ormai impolverato, si aggira fra i lussuosi corridoi. Prima di salire in camera facciamo ancora un giro fra i negozi e nel giardino dell’albergo. La stanza si affaccia su un’infinità di insegne fluorescenti , su altri grandi hotel e sulla ruota panoramica che cambia continuamente lo sgargiante colore dell’illuminazione.

22.09.2018

Sveglia alle 6, facciamo colazione con i biscotti portati da casa ed il caffè a disposizione in camera. Alle 7 scendiamo e, al banco della Hertz, troviamo diverse persone in coda ma nessun addetto. La consegna dell’auto per noi è prevista alle 7,30 così approfittiamo per fare un giro nel casinò quasi vuoto (ci sono solo alcuni irriducibili che giocano mentre fanno colazione ai bar interni) e nel giardino fra aiuole, piscine e fontane. Tornati al banco Hertz scopriamo che l’addetto non si è ancora presentato; né il personale della reception né gli addetti ad altri banchi vicini sanno niente al riguardo. I turisti che non avevano l’auto prenotata se ne vanno a cercare in altre agenzie/hotel; restiamo in attesa con una coppia di turisti provenienti dalla Florida che aveva prenotato la consegna dell’auto per le 7. Quando sono le 8 cominciamo a preoccuparci. I “floridians” compagni di sventura sentono altre agenzie Hertz della zona ma non ci sono auto disponibili. Troviamo compassione da parte di un’ impiegata della reception che ci ascolta e sente altre agenzie ma ovviamente invano. Inoltriamo una mail all’assistenza in Italia ma essendo sabato pomeriggio non abbiamo risposta. Alle 8 e 45, quando ormai cominciamo ad agitarci arriva l’addetto Hertz che, senza scomporsi, chiede scusa e ci consegna le chiavi dandoci indicazioni su dove troveremo l’auto. Prendiamo velocemente possesso e confidenza con la nostra Nissan. Lasciamo il posteggio quando ormai sono le 9 passate e puntiamo subito ad uscire da Las Vegas. Appena fuori dalla città incontriamo gli immensi paesaggi semi-desertici. Oltre Boulder City superiamo l’ansa del Lake Mead formato dal fiume Colorado e continuando sulla route 93 ci imbattiamo in treni infiniti, alcuni con container sovrapposti, e in molti mulinelli di sabbia sollevati dal vento. Le abitazioni sono poco frequenti, a volte sono abbandonate, spesso agli incroci con le strade sterrate ci sono file di anche 15/20 cassette delle lettere. A Kingman svoltiamo sulla storica route 66. Lungo questo tratto tutto inneggia alla mitica strada e il suo logo campeggia sia su edifici privati che commerciali. Ovviamente incrociamo diversi gruppi di motociclisti sulle loro Harley Davison o similari. Sostiamo per fare rifornimento ed acquistare frutta e panini da mangiare viaggiando, per recuperare il tempo perso. Attraversiamo Peach Springs e altri centri di nativi Walapai con numerose brevi soste fotografiche. A Selinguan lasciamo la route 66 e ci dirigiamo verso Tusayan. Qui il paesaggio cambia e la vegetazione si sostituisce alle lande desertiche passando dai cespugli fino alle pinete della Kaibab National Forest. Verso le 14,40 siamo all’ingresso del Grand Canyon National Park e scopriamo che oggi l’ingresso è gratuito così proseguiamo diretti ad un parcheggio il più possibile vicino al visitor center. C’è molta gente ma non pesa visti gli ampi spazi. Facciamo un piccolo giro di orientamento per assaporare fin da subito la meraviglia naturale che ci sta davanti; poi con le comode navette (nel caso specifico gialle) ci dirigiamo verso est al Mather Point. La nostra destinazione (studiata in precedenza in considerazione del tempo a disposizione e del fatto che è pomeriggio) è South Kaibab trailhead. Muniti di acqua e cappellino ci avviamo “con gli occhi spalancati” per goderci al massimo questo immenso spettacolo. Cominciamo la discesa fino al Ooh Aah Point e poi al Cedar Ridge con numerose soste fotografiche per gli scoiattolini, la vegetazione e ovviamente i panorami. Girovaghiamo un po’ nella zona scambiando poche parole, circa la bellezza del posto, con alcuni giovani visitatori e riprendiamo la salita con un buon ritmo. Andiamo a goderci il tramonto infuocato al Yaki Point e aspettiamo il calare della sera al Pipe Creek Vista. Ritorniamo a Tusayan quando ormai è notte; diversi locali sono chiusi quindi, ceniamo in un Wendy’s fra tanti ragazzini (di cui alcuni in pigiama) ma anche parecchi adulti. Infine, praticamente senza spostare l’auto (se non solo per parcheggiarla negli spazi riservati all’hotel), raggiungiamo il Grand Canyon Plaza Hotel e la nostra camera alle 20,50.

23.09.2018

Di buon ora, mentre ci prepariamo colazione, curiosiamo un po’ fra le strutture ed il cortiletto interno dell’albergo. Arrivati alla South entrance station del Grand Canyon National Park, facciamo la card annuale (80 USD) con la quale potremo accedere a tutti i parchi nazionali USA. Veniamo forniti di cartina (qui come in ogni altro parco nazionale visitato, anzi qua le mappe sono 2) uguale a quelle che si possono scaricare da internet, con un giornale/notiziario contenente istruzioni, regole e curiosità. Arrivati al posteggio del Market Plaza ci dirigiamo verso il Visitor Center osservando da vicino parecchi esemplari di cervi. Dedichiamo la mattinata ad ammirare e fotografare il Grand Canyon da tutti i “point” e “vista” del South Rim dal Mather Point verso Ovest fino al Pima Point, un po’ camminando lungo il Rim Trail e un po’ avvalendoci delle navette (azzurra e rossa). Ci soffermiamo maggiormente dove è visibile il Colorado, il ponte oppure se ci sono animaletti o uccelli colorati, ma anche semplicemente perché il panorama è reso ancora più bello dal sole o dall’ombra delle nuvole. Ritornando con le navette abbiamo una vista d’insieme di tutto questo lunghissimo e ben organizzato villaggio. Dopo aver curiosato nel ristorante Yawapai (che espone il cartello di divieto di ingresso con le armi) nel market plaza (ben fornito anche di molti generi alimentari pronti, tra cui tramezzini, insalate di tutti i tipi, verdure cotte pronte da mangiare, macedonie, mele e banane) acquistiamo banane, acqua e insalate e pranziamo (con l’aggiunta di crackers, vino e formaggio portati dall’Italia) in una zona pic-nic di fianco al visitor center. Nel primo pomeriggio lasciamo il villaggio e ci dirigiamo con l’auto verso l’uscita Est Desert View entrance percorrendo la Desert View drive e sostando a tutti i vari “point” fino alla Watch Tower (che però è chiusa). Oltre il parco, lungo la strada molto panoramica che porta a Cameron, facciamo sosta presso un accampamento /villaggio Navajo (costituito per lo più da banchetti per la vendita di bandiere, monili e semi preziosi tipici) per ammirare il canyon del Little Colorado. Imboccata la 89 verso Nord il deserto diventa più colorato, con cespugli fioriti di giallo, rocce dalle varie tonalità di rosso o grigio e le nuvole di passaggio che in alcuni tratti accentuano i contrasti. Di tanto in tanto si costeggia, oltre la recinzione che delimita le storiche riserve, qualche villaggio di nativi. Sono le 17 quando lasciamo l’auto al parcheggio e ci avviamo con breve camminata verso l’Horse Shoe Bend: l’ansa a forma di ferro di cavallo del Colorado. E’ davvero spettacolare ma ovviamente è super affollata. A Page facciamo spesa in un grande supermercato della catena Walmart e siamo stupiti per l’assenza di verdura fresca: ci sono solo (ed in quantità e varietà impressionante) piatti già pronti sia di verdura che di frutta; unica eccezione sono le mele e le banane, come sempre vendute a pezzo anziché a peso; il reparto gastronomia è sostanzialmente una rosticceria e soprattutto ci sono 4 lunghe corsie dedicate ad Halloween. Raggiungiamo il Lake Powell Resorts e Marinas quando ormai sta facendo buio.

24.09.2018

Andiamo a goderci l’alba sul lago Powell passeggiando lungo la bella marina (posta direttamente alle spalle della ns/camera) e ci incuriosiamo per i camion che portano in acqua le barche. I colori intensi si riflettono nelle acque tranquille e oltre le insenature del lago si intravedono le prime forme tipiche dei paesaggi del “far west”. Alle 8 da Page partiamo, in compagnia di altri 15 turisti più l’autista/guida Navajo, per un’esperienza davvero eccezionale: il tour nello slot canyon. Avendo deciso all’ultimo momento l’Antelope canyon sia upper che lower erano completi quindi abbiamo prenotato il Secret canyon con l’Horseshoe Bend Slot Canyon Tours: più caro ma sicuramente fantastico! Su di un gippone aperto ma con il tettino, lasciamo Page e dopo qualche chilometro deviamo su una pista impervia attraverso il deserto. Il percorso in fuoristrada dura circa mezz’ora e siamo su un breve sentiero che porta all’ingresso dello slot canyon. Non ci saranno altri turisti nel canyon e non ci sono difficoltà di alcun genere perché il terreno sabbioso su cui si cammina è piano e possiamo portare con noi gli zaini. Il cielo è terso ed azzurro dopo che i nuvoloni si sono sciolti col calore del sole. Tutte le condizioni sono favorevoli per la perfetta riuscita di un’escursione indimenticabile. Nel primo tratto di camminata la guida ci spiega il canyon: storia, geografia e fotografia, poi giunti alla parte più stretta ci invita a proseguire da soli sparpagliati e a fare tante foto che, secondo lui, potranno essere solo eccezionali ed è così! Il canyon è davvero stupefacente, con colori e forme straordinarie e incredibili. Quando tutti abbiamo raggiunto (a nostro piacimento) l’anfiteatro che si apre al fondo del canyon la guida, mentre ci soffermiamo a immortalare cespugli, graziosi fiorellini o rocce curiose, ci racconta della sua vita da Navajo, le scelte del suo popolo, le angherie subite e le aspettative. Per il ritorno imbocchiamo nuovamente la stretta fessura e ci fermiamo liberamente a completare o correggere le foto e farne altre che all’andata ci erano sfuggite magari solo per il diverso senso di marcia. Ritornati al gippone trasmettiamo il nostro entusiasmo al gruppo successivo di visitatori e quasi tutti ci rendiamo conto che siamo stati talmente presi dall’esperienza da non bere neanche un goccio dell’acqua che ci era stata fornita. Tornati a Page dobbiamo nuovamente fare spesa al Walmart senza tralasciare alcuni scatti curiosi della tipica realtà USA (enormi caravan che trainano altrettanto enormi carrelli con sopra macchinoni e bici, camion che trasportano case e addirittura una jeep con bandiere e mitraglietta). Ripartiamo, questa volta verso Ovest, il cielo si è rannuvolato e in lontananza probabilmente piove. Lasciata la route 98 imbocchiamo la 160 e ci fermiamo a mangiare, lungo la strada, le solite insalate pronte. Strada facendo spostiamo in avanti di un ora l’orologio. A lato vediamo scorrere alcuni villaggi e alcune rocce ormai tipiche del “far west” fra il deserto di cespugli. Dopo kayenta è impossibile non fare frequenti soste lungo la strada per fotografare questo paesaggio meraviglioso impreziosito dai grandi nuvoloni. Ad Oljato ci dirigiamo subito all’ingresso della Monument Valley. Facciamo il biglietto (è riserva indiana e non parco nazionale quindi non compresa nella annual card) e imbocchiamo, senza perdere tempo , la strada sterrata ma in buone condizioni del circuito classico (di circa 2 ore e mezza) con tante soste e brevi camminate per ammirare da tutte le angolazioni le varie “mesa” e “butte”. Il loro colore varia nelle infinite tonalità del rosso a seconda del cielo azzurro e terso o dei nuvoloni che corrono veloci: ci sono angoli semplicemente fantastici. Curiosiamo anche un po’ fra i banchetti dei nativi e del visitor center, infine ci dirigiamo al Goulding lodge dove dal terrazzo della nostra casetta, in posizione leggermente rialzata, godiamo di un indimenticabile tramonto sulla Monument Valley mentre ceniamo con i piatti pronti cotti nella nostra comoda cucina privata. Alle 19 prendiamo parte all’escursione “full moon” del Goulding , prenotata già prima di partire (visto che abbiamo la fortuna di essere qua in periodo di luna piena). Abbiamo così il privilegio di assistere al calar della notte ed ad un lampeggiante temporale in lontananza in questo posto spettacolare. Oltre ai nativi a quest’ora nella Monument Valley c’è solo il nostro gruppo di 12 persone compresa l’autista/guida. Anche se spesso nascosta dai nuvoloni, è molto suggestivo ammirare la luna che si alza fra queste alte rocce nel buio più assoluto. Il freddo è pungente ed il vento non da tregua. Durante le varie soste la guida (una signora Navajo di circa 50 anni) ci racconta: che loro vivono ancora senza corrente elettrica (nonostante ci siano grandi linee elettriche che attraversano il territorio), che non amano essere chiamati Navajo bensì Diné, che (tra infinite difficoltà) la loro condizione è migliorata molto grazie al turismo e che i ragazzi adesso possono andare a scuola senza essere sradicati dalle loro famiglie (come invece era successo a lei ed alla sua generazione).

25.09.2018

Assistendo all’alba sulla stupenda valle facciamo una lauta colazione sul terrazzo della nostra villetta (riparata dal vento grazie alla grande Rock Door Mesa posta alle spalle e sulle cui propaggini digradanti sorge il villaggio turistico che ci ospita). A malincuore riprendiamo il viaggio verso nord soddisfatti per aver assaporato così a lungo questi luoghi straordinari. Allontanandoci sostiamo più volte per immortalare ancora, da un’ altra angolazione, le forme suggestive delle rocce e gli interi panorami oggi sotto un cielo assolutamente azzurro. Nei pressi di Mexican Hat rifacciamo il pieno di carburante e scorta di viveri oltre, ovviamente, alle foto alla famosa roccia. Il paesaggio diventa un po’ più verde nella zona di Monticello dove sono presenti alcuni campi di eoliane che sovrastano la cittadina. Giunti al Wilson Arch ci sgranchiamo le gambe salendo fin sotto l’ampia arcata, poi proseguiamo per Moab e l’Arches National Park. All’ingresso del parco, vicino al visitor center, pranziamo in un’area pic-nic fortunatamente ombreggiata visto che oggi il sole picchia forte e non ci sono alberi in zona. Dopo una rapida occhiata al complesso, per curiosare fra informazioni e souvenir, saliamo verso la valle degli archi. In questa alta e particolarmente bizzarra valle facciamo molte soste con altrettanti brevi camminate in quasi tutti i point (per un totale di 22 archi oltre alle altre formazioni interessanti come la Sal Mountain) fino al Pine Tree arch. Osserviamo anche i molti uccellini che popolano i cespugli in questo ambiente superbo, dalle forme che vanno dal curioso all’incredibile, ma molto poco ospitale. Verso sera, dopo un giro lungo la strada principale di Moab, ci arrendiamo alla stanchezza e ceniamo nuovamente in un Wendy’s; infine senza indugiare andiamo a dormire allo spartano Motel 6.

26.09.2018

Mangiamo colazione in camera con caffè e cioccolata messa a disposizione nella hall del motel, poi partiamo presto perché il tragitto di oggi è particolarmente lungo. Imbocchiamo la 191, il paesaggio diventa ancora più desertico, con terreno grigio per un lungo tratto. Nei pressi di Provo svoltiamo sulla 80 che attraversa le ultime propaggini delle Rocky Mountains. In un tratto con lavori in corso sostiamo per fare rifornimento di carburante e cibo (in verità è disponibile un ampia scelta di barrette ed altri curiosi snack ma pochi alimenti salutari)mentre assistiamo alle acrobazie di 2 elicotteri intenti a domare un vasto incendio. Il paesaggio qui è quasi alpino, con parecchi centri sciistici, bei laghi e alcuni campi di eoliane. Oltre si fa più pianeggiante e la strada entra nel Wyoming con alcuni sconfinamenti prima in Utah e poi in Idaho. Spezziamo il lungo tragitto sostando ad Evanston; facciamo una capatina al locale Walmart e ad un negozio di liquori per acquistare del vino (abbiamo finito quello portato da casa e non se ne trova se non in negozi specializzati!). Pranziamo con le solite insalate pronte che naturalmente scegliamo sempre accuratamente con ingredienti diversi per variare almeno gusto e sapore. Proseguendo le colline si alternano a grandi praterie spesso secche (sono verdi solo quando sono irrigate con i lunghi impianti che si spostano su grandi ruote). Moltissime mandrie di mucche nere pascolano libere in infiniti recinti; attraversiamo piccoli contri abitati con le costruzioni ed i granai tipici. Ci sono numerosissimi ranch con i classici portali di ingresso spesso scolpiti o comunque riportanti l’immagine simbolo del rodeo. Senza incontrare traffico raggiungiamo l’Hampton Hinn di Jackson Hole in perfetto orario con quanto previsto. Quando sta per calare la sera facciamo un giro per la cittadina. L’impressione è che, nelle zone fino ad ora visitate, i pedoni siano pochi e tutto sia progettato per vetture di grandi dimensioni. Ceniamo al Sidewinders Tavern. Prima di rientrare in camera approfittiamo della cioccolata calda a disposizione presso la reception, gustandocela seduti di fianco al fuoco acceso nei bracieri posti davanti all’hotel.

27.09.2018

Ci rimpinziamo con un ottima ed abbondante colazione nel salone dell’hotel (riccamente addobbato con oggetti e lampadari fatti di corna: a dire il vero in tutta la città sono frequenti ornamenti fatti con corna). Appena fuori l’abitato rifacciamo il pieno e poco oltre svoltiamo per Mormon Row tappa “obbligatoria” da dove ammiriamo il massiccio del Gran Teton illuminato dal sole che si alza. Proseguiamo con molte altre soste soprattutto in prossimità dei laghi per osservare e immortalare la splendida natura già vestita dei colori autunnali. Entrati dalla South Entrance nello Yellowstone National Park scegliamo di dedicare la giornata principalmente agli animali del parco: quindi visitiamo per prima la parte Est. Sostiamo per brevi camminate a Lewis falls, Yellowstone lake, Mud vulcano, sulphur caldron, Canyon rim, Tower falls, Mammoth hot springs terrace, pietrified tree. Acquistiamo pranzo e mangiamo in una piazzola nei pressi del Canyon Village. Lungo tutto il tragitto immersi nella natura spettacolare, facciamo continue soste per i tanti cervi di vario tipo, le mandrie o i singoli bisonti, un paio di sciacalli, scoiattoli e vari tipi di uccelli. Nel tardo pomeriggio abbiamo la fortuna di vedere molto da vicino 2 orsi: il primo vagava ai bordi della strada nel Blacktail deer plateau, l’altro poco più avanti si dirigeva verso il Blacktail deer creek (in mattinata avevamo guardato, col cannocchiale messo a disposizione da un turista, una orsa con 2 cuccioli sul Monte Washburn, ma da lontano era tutt’altra cosa). Poi ancora sulla strada della Lamar Valley alcuni bisonti danno spettacolo affrontandosi con sonore testate. Infine la notte scende dando fuoco alle nuvole. E’ buio pesto e l’illuminazione inesistente quando arriviamo al Grant Village Lodging. Prima di cercare la camera andiamo a cenare perché, data la stagione, alcuni locali (sia ristoranti che negozi) sono già chiusi e quelli ancora aperti funzionano con orari ridotti.

28.09.2018

Ci prepariamo colazione e sistemiamo un po’ la camera in quanto, come propostoci all’arrivo, al fine di risparmiare risorse abbiamo scelto di non farla riassettare dal personale. Oggi ci dirigiamo verso Ovest ed iniziamo dal Old Faithful. In attesa dell’eruzione, che arriva puntuale con le previsioni, visitiamo il complesso turistico, passeggiamo per l’intero upper geyser bassin e cerchiamo le postazioni migliori per le foto. Proseguiamo visitando il lower geyser basin con la stupefacente grand prismatic spring (ma in verità sono bellissime e con colori indescrivibili tutte le pozze/sorgenti). Pranziamo in un’area pic-nic all’interno delle infinite foreste di pini che ricoprono gran parte del parco, ed in alcuni tratti sono state distrutte dagli incendi, mentre sopra di noi volteggiano maestose 2 aquile dalla testa bianca. Visitiamo tutti i basin e tutte le attrazioni, una più spettacolare dell’altra, spingendoci a Nord fino alle roaring mountain (oltre la strada è chiusa) e ad Est fino al Gibbon river ed al Canyon village. Ritorniamo all’Old Faithfl per cenare. In questo come negli altri ristoranti in cui siamo stati i menù sembrano tutti uguali o almeno molto simili: i piatti anche se presentati in vario modo si riducono sempre ai soliti hamburger, pollo e patatine. A conclusione di queste 2 intense giornate siamo molto contenti di aver scelto un hotel all’interno del parco perché ci ha permesso di sfruttare al massimo il tempo a disposizione e vivere pienamente a contatto con questa grande e magnifica natura.

29.09.2018

Ci prepariamo colazione prima dell’alba poi, caricati i bagagli e lasciata la camera, facciamo il giro del West Thumb geyser basin mentre il sole sorge sullo Yellowstone Lake. Il freddo è pungente e le passerelle sono scivolose per la brina, ma lo spettacolo è incantevole e sono particolarmente suggestive le fumarole che escono dai crateri sommersi dall’acqua del lago. Lungo la strada verso l’aeroporto di JacKson Hole facciamo ancora qualche sosta fotografica. Fatto per l’ultima volta il pieno, riconsegniamo l’auto e ci sottoponiamo agli accurati controlli. Dopo la consegna dei bagagli le valige vengono aperte ed ispezionate (lo rivela un tagliando di controllo inserito all’interno che rinveniamo quando siamo a casa). Volo AA2813 JAC/ORD 13,30/17,00. In transito a Chicago le formalità sono scarse, trascorriamo il tempo pranzando e spendendo le monetine USA che ci sono rimaste. Volo AA96 ORD/LHR 22,25/12,05 (+1).

30.09. Volo British Airways 566 LHR/MXP 15,00/18,05. E per chiudere in grande bellezza un viaggio che è stato davvero entusiasmante ammiriamo dall’alto le nostre meravigliose Alpi!

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Arches National Park

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Yellowstone National Park

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Alba sulla Monument Valley

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Slot canyon

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Nuvole sul Grand Canyon

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Grand Teton dal Mormon Row



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