Ritorno al primo amore

Kenya, è nato qui il nostro "mal d'Africa"
Scritto da: Karin86
ritorno al primo amore
Partenza il: 08/08/2014
Ritorno il: 22/08/2014
Viaggiatori: 8
Spesa: 3000 €
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Appena rientrati dalla nostra vacanza in Madagascar, a settembre inizio e pensare alle prossime vacanze e, al possibile nostro ritorno in Kenya. Convinto il mio ragazzo, decidiamo di trovare dei compagni di viaggio per affrontare una settimana di safari tra i parchi principali del Kenya. Nel mese di ottobre conosciamo tramite facebook e tramite l’agenzia Donamasai di Malindi con cui avevamo organizzato il safari 3 anni prima, una coppia di Firenze che incontreremo prima di partire e con cui c’è stata subito grande affinità, ed una coppia di Empoli cui si aggiungerà un’altra coppia brianzola simpaticissima. Ad ottobre decidiamo di partire per tempo e di risparmiare sul volo: prenotiamo un volo di andata su Nairobi e rientro da Mombasa per un totale di € 600 a testa con Turkish Airlines. Spesa totale safari 7 gg+mare 7 notti: € 1500,00 (escluse escursioni sulla costa).

Arrivati a Nairobi ci ritroviamo tutti con le nostre eccellenti guide. John, masai dell’Amboseli, ed Onea, un collaboratore dell’agenzia Donamasai di Donatella Crispino, una siracusana che vive da 15 anni a Malindi sposata con John. Donamasai ci tengo a dire che ha ottenuto vari attestati di eccellenza su Tripadvisor. Da Nairobi ripartiamo alle 6 del mattino a bordo di due minivan alla volta del Masai Mara. Un freddo assurdo, siamo ad un’altitudine di 1600 mt.: noi in calzoncini e golfino leggero… non vi dico quanto abbiamo patito! Ma purtroppo le nostre valige con il cambio non sono state caricate in aereo durante lo scalo ad Istanbul, valige che abbiamo recuperato due giorni dopo ripassando da Nairobi. Dopo circa 5 ore, e sosta intermedia a Narok per comprare qualche maglione, arriviamo all’ingresso del Masai Mara. Nonostante il freddo della mattina, siamo subito ripagati da immense distese verdi e stuoli di gnu e zebre, ma soprattutto la quantità di gnu che scorrazza e ci attraversa la strada ci lascia senza fiato: quest’anno hanno purtroppo anticipato la migrazione dal Serengeti nel mese di luglio, quindi non abbiamo assistito all’attraversamento del fiume Mara. Incontriamo gazzelle, giraffe, elefanti (non numerosi come allo Tsavo), antilopi, sciacalli, qualche facocero che subito scappa, una iena in lontananza e arriviamo al nostro campo tendato, il Kimana Camp, per un veloce pranzo ristoratore: qui, a parte riso e pollo, abbiamo trovato ottime zuppe, soprattutto di arachidi. Lasciate le nostre borse in tenda, si riparte per un nuovo game drive con le nostre eccellenti guida dalla vista sopraffine. montata la video camera sul muso del minivan e scoperchiato il tetto ci immergiamo nuovamente tra i colori della savana. La nostra guida viene avvisata dall’altro minivan della presenza di un ghepardo ed inizia la corsa frenetica per soddisfare i nostri occhi. Lo vediamo in mezzo al bush e riusciamo a scattare qualche bella foto. Arriviamo poi ad un punto di confine tra Kenya e Tanzania, limite segnato tramite una roccia con le iniziali affiancate “K” “T”. Dopo le foto di rito raggiungiamo la zona di Transamara: passando sul ponte che corre sul fiume noto per la migrazione, siamo subito assaliti da un puzzo terribile e subito vediamo che sotto di noi ci sono un sacco di gnu morti causa coccodrilli o annegamento. Un militare ci accompagna poco più in giù del ponte dove vediamo anche un coccodrillo ormai sazio. Verso sera il maltempo è dietro l’angolo e appena prima dell’acquazzone ci troviamo a 2 metri da 3 giovani leoni e subito dopo lui, il Re, con una splendida criniera. L’indomani mattina di buon’ora ripartiamo alla volta dell’Amboseli, facendo una sosta intermedia, vista le distanze, nel piccolo villaggio di Emali, fuori dai percorsi turistici (infatti eravamo gli unici bianchi a passeggiare in mezzo al mercato!) dove abbiamo dormito in una tipica guest house africana: fuori ci incuteva timore, ma le camere erano pulite, il cibo buono ed il personale cordialissimo!

Al mattino si riparte per il parco Amboseli dove ci stupiscono le vaste distese aride e gli alti mulinelli di sabbia che si stagliano all’orizzonte. Paesaggi completamente diversi da quelli trovati al Masai Mara. Nel bel mezzo di una piana desertica scendiamo dai mezzi per scattare delle foto e lasciare biscotti e vestitini a dei bambini che abbiamo incontrato con il loro bestiame al pascolo. Riusciamo finalmente a trovare zone più verdi con pozze d’acqua ed ovviamente tanti animali: gnu, bufali con gli uccellini sul capo, zebre, ippopotami e famiglie di elefanti in ammollo, struzzi, svariate specie di uccelli coloratissimi, aquile maestose ma, purtroppo, niente felini. Il safari va a fortuna, non è uno zoo, che peraltro io odio. Abbiamo scrutato a fondo tra il bush ma nulla. Rientriamo quindi al Kimana Camp (omonimo del campo del Masai Mara), doccia veloce, cena e serata attorno al falò nel bel mezzo della savana. Con le nostre macchine fotografiche e l’aiuto del cavalletto riusciamo a catturare, oltre al cielo stellatissimo, anche il profilo del Kilimangiaro, sfuggito di giorno per via delle nuvole.

L’indomani mattina partiamo alla volta del villaggio masai di Njukini, fuori dalle rotte turistiche, il villaggio della nostra guida masai. Appena arrivati veniamo accolti da parecchi familiari e vicini di villaggio. Ogni tanto sbuca un bambino dalle varie capanne. Ci viene servito il chai, thè con latte, che bevo forse più per cortesia: odio questa bevanda! Conosciamo la mamma di John, bellissimo viso e sorridente, la cugina dal capo rasato ma dal viso splendido, la nonna e fratelli vari che si mettono quasi subito in moto per la preparazione del nostro pranzo, in un altro posto perché le donne non devono assistere all’uccisione del capretto. Nel frattempo noi veniamo accompagnati dal fratello più piccolo di John in un safari a piedi di due ore sotto il sole cocente! Ne è davvero valsa la pena: ci siamo ritrovati una famiglia di giraffe ad una distanza di circa 50 mt! Davvero emozionante! Questo solo con Donamasai! Facciamo ritorno al villaggio con spalle e coppino ben cotti, e sotto una pianta ci viene servito il pranzo: riso al cocco e capretto. Gli uomini masai hanno invece mangiato poco distante. Giornata splendida. Prima di congedarci assistiamo a delle autoriprese dei masai che studiano la nostra videocamera … grandi! Lasciamo un po’ di cosine alla mamma di John e ripartiamo, questa volta verso il parco da noi già visitato 3 anni fa, lo Tsavo Est. Dopo aver trascorso la notte in una guest house al villaggio di Taveta, ed aver costeggiato esternamente lo Tsavo Ovest, arriviamo al gate. Subito appena entrati nel parco, la nostra guida, in contatto con le altre guide all’interno del parco, inizia a pigiare l’acceleratore e noi capiamo che a breve vedremo un felino! Addirittura il nostro autista è riuscito a far scattare il limitatore di velocità (80 km/h) installato sul minivan! Ed eccolo sulla terra rossa: un bellissimo ghepardo che fotografiamo per circa mezz’ora. Ci lanciamo poi in un’altra corsa, ma quando arriviamo ci viene detto “c’era il leopardo” e noi all’unisono “noooooo!”. Il leopardo è rarissimo allo Tsavo Est, in quanto animale solitario preferisce gli altipiani rocciosi dello Tsavo Ovest. Pazienza. Vediamo tantissimi elefanti con piccoli al seguito che si lavano con la terra rossa della savana, assistiamo ad un tentavo di corteggiamento andato a vuoto e ad un piccolo litigio tra maschi. Un adulto si dirige verso il nostro mezzo con le orecchie spalancate, ma cambia subito idea dopo che la guida dà gas al motore. Anche qui tantissime zebre e diversi dik-dik, le piccole antilopi. Arriviamo al fiume Tsavo dove scendiamo fino alla riva rocciosa per vedere gli ippopotami che si crogiolano beati nell’acqua. Sosta toilette in mezzo alla natura e subito veniamo richiamati dalle guide a risalire in macchina perché hanno avvistato un leone. In realtà arrivati sul posto vediamo una grossa leonessa allontanarsi lasciando la zebra predata durante la notte sotto una pianta. Rientriamo al campo tendato Ndololo verso le ore 18.30. Anche qui il campo è completamente immerso nella savana. Nel pomeriggio, mentre pranziamo, alla pozza d’acqua a 10 metri da noi, arriva un branco di elefanti con piccini al seguito che si mettono in ginocchio per riuscire a bere l’acqua: che meraviglia! E mentre siamo in tenda, guardo dalla finestrella e mi corrono davanti almeno 10 animali, tra antilopi e gazzelle! Che emozioni. Alla sera, dopo cena, classica serata attorno al falò, dove l’askari del campo (masai che svolge la funzione di guardiano, anche durante la notte) racconta le tradizioni masai in lingua swaihli, tutto tradotto dalla mitica guida siracusana Donatella, moglie di John masai. Alle 22.00 il generatore viene spento ed il masai accompagna ciascuno alla propria tenda e una volta a letto, solo i suoni della savana. L’indomani mattina sveglia alle 5 per l’ultimo game driver di poche ore (il biglietto allo Tsavo ha durata di 24 ore). Purtroppo niente felini, troppo caldo per uscire dagli angoli verdi. Saliamo su un pianoro roccioso chiamato Mudanda Rock dove rimaniamo sbalorditi dalla vista che ci si para davanti…l’immensità della savana. Usciti dal parco imbocchiamo il lungo sterrato di due ore che ci porta a Malindi per qualche giorni di “relax”: dal nulla escono bambini che salutano sorridenti.

A Malindi soggiorniamo al Marine Holiday House di Jessica Teggi e Luca Ottoni, due ragazzi modenesi molto gentili e simpatici. Li abbiamo conosciuti tramite Donatella. Un piccolo resort di circa 8 camere, molto intimo, con piscina interna molto graziosa. Cuoco straordinario sia nelle ricette italiane (ottimi tortelli di zucca!) sia nella cucina africana, per non parlare dell’abbondante e gustosissima colazione ricca di ciambelle, torte di vario genere, yogurt, marmellate … tutto fatto in casa! Bravissimo Rama! Camere in stile africano molto accoglienti e pulite. Ogni qualvolta volevamo uscire dal resort Jessica era pronta a chiamarci il tuc tuc (simil ape car utilizzata come taxi) o il bagiagi (moto) che con pochissimi scellini ci portava anche in centro (anche con l’equivalente di euro 2). A Malindi, oltre che qualche giornata in spiaggia e all’indimenticabile safari blu a Mayungu “Sardegna “ insieme a Jessica e Donatella della Donamasai, abbiamo fatto un’escursione impegnativa a Marafa nota come “Hell’s Kitchen” – Cucina del diavolo: impegnativa per il tragitto di un’ora e mezza per arrivarci, completamente su sterrato in pessimo stato e con discese degne di un ottovolante! Si tratta di un Gran Canyon in miniatura, completamente in roccia arenaria erosa continuamente dal vento e dalla pioggia e che cambia colore in base alla direzione dei raggi solari. Siamo scesi fino alla base dove ci è sembrato di trovarci davvero in un pentolone per il caldo torrido. Escursione che non si può saltare. Con Donatella siamo poi stati a visitare la tribù Giriama di Malindi vicino a casa sua, come 3 anni fa, dove siamo stati subito circondati da una marea di bambini che si sono subito messi in fila per ricevere matite, giochi, quaderni e vestiti. Grande festa quando abbiamo gonfiato i palloncini colorati. Con i membri del gruppo Donamasai su facebook presenti a Malindi e dintorni in quelle date, siamo riusciti anche ad organizzare una cena in un locale tipico africano e passare poi ad un’ottima gelateria “Hostaria” dove siamo arrivati in bagiagi in 3!

Con questa nuova esperienza, oltre ad aver trovato tanti nuovi amici, abbiamo scoperto di essere completamente contagiati dal “mal d’Africa”.



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