Ricca di contrasti e di attrazioni che non troveresti da nessun altra parte, questa città della Germania è perfetta per un viaggio di 3 giorni

Come ogni anno, per il compleanno di mio marito si parte. Quest’anno, la scelta è caduta su Berlino, semplicemente perché … ci mancava. Era lì, nella lista delle città europee da spuntare, e finalmente è arrivato il suo turno.
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Diario di viaggio a Berlino
Giorno 1 – Alexanderplatz, Kreuzberg, porta di Brandeburgo
Strano ma vero: il nostro volo è stato puntuale. Alle 08:30 eravamo già atterrati a Berlino, accolti da vento e pioggia che manco in Scozia abbiamo visto. Arriviamo ad Alexanderplatz, che più che una piazza sembra un incrocio tra un centro commerciale a cielo aperto e un set anni ’70. Qui la prima mossa da veri turisti sprovveduti: comprare tre poncho plastificati a 4 € l’uno, perché – ovviamente – gli ombrelli erano rimasti a casa. Ma va detto: miglior investimento del viaggio. Mentre commentavo a voce alta l’affarone, scopro che il commesso è italiano e ci scambiamo sorrisi complici da connazionali sotto la pioggia straniera. La Torre della Televisione. impossibile non notarla. È altissima, futuristica e un po’ inquietante, perfetta per chi vuole ammirare Berlino dall’alto. L’Orologio del Mondo – un cilindro un po’ psichedelico che ti dice che ore sono in tutte le città del pianeta… anche se la vera domanda è: ma chi lo guarda davvero per l’ora?
Durante la nostra passeggiata infinita, ci siamo ritrovati a Kreuzberg, quartiere storico, artistico, multiculturale e – come dire – un po’ punk nell’anima. Ci imbattiamo in un piccolo ma intrigante museo dedicato a Kafka. Mio marito, decide che ne può fare a meno. Ma io e Oscar, da bravi curiosoni, entriamo. Anche perché – diciamolo – era gratis! Il museo è piccolino ma pieno di atmosfera: pareti scure, lettere e appunti sparsi, foto d’epoca, e un leggero senso di angoscia. Oscar, che ancora non ha letto La Metamorfosi, era più preso dal cercare somiglianze tra Kafka e i suoi professori. Ma io, immersa tra le citazioni esistenzialiste, mi sono fatta il mio piccolo momento intellettuale berlinese Poi, per puro caso, ci troviamo davanti a un negozio interamente dedicato a Bud Spencer e Terence Hill. Gadgets, poster, e – rullo di tamburi – i mitici fagioli! Berlino sa sorprendere.
Nel pomeriggio il sole ci dà una tregua, ci dirigiamo verso la porta di Brandeburgo, costruita alla fine del Settecento, quando Berlino era ancora un po’ in fase “work in progress”, la Porta nasce come simbolo di pace. non è solo un monumento: è un sopravvissuto elegante con tante storie da raccontare. E tu, mentre scatti la tua foto con il naso all’insù, magari non ti accorgi che stai mettendo piede su uno dei punti più carichi di significato d’Europa. Visitiamo poi il Memoriale dell’Olocausto, Il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa è una distesa impressionante di blocchi di cemento grigio che sembra quasi un labirinto silenzioso nel cuore della città. Cammini, ti perdi, ti ritrovi, e ti fermi a riflettere. Uno di quei momenti intensi che ti rimangono dentro.
Dopo una veloce tappa in hotel, eccoci nella via dello shopping: mio figlio entra ed esce da negozi sportivi come se fosse a casa sua, attratto da tutto ciò che ha a che fare con il calcio. E proprio in quei giorni a Berlino c’erano gli Europei! Tifosi ovunque, magliette di ogni squadra, cori e bandiere: un arcobaleno calcistico. Oscar, per ragioni a me ignote, diventa mascotte improvvisata e finisce a fare foto per gruppi di tifosi esaltati. La sera, zaino in spalla (niente valigia, siamo viaggiatori leggeri), ci godiamo una partita su maxi schermo in una piazza gremita. Turchia contro Portogallo, pizza berlinese (non male!) e atmosfera da finale dei mondiali. Una delle magie del viaggio: trovarsi in mezzo a qualcosa senza averlo programmato.
Giorno 2 – Muro di Berlino, Holzmarkt, Nikolaiviertel
La notte passa – più o meno – tranquilla, se escludiamo un tifoso esagitato che canta sotto la nostra finestra fino all’alba. La mattina dopo, metro puzzolente inclusa, andiamo a vedere i murales del Muro di Berlino. I murales, indimenticabili. Camminare lungo quel che resta del Muro, oggi trasformato in una gigantesca galleria a cielo aperto, fa uno strano effetto. I murales raccontano storie di libertà, protesta, speranza e ironia. Alcuni fanno ridere, altri stringono il cuore. Io, come sempre, immortalo tutto con i miei salti per i miei social.Pausa caffè? Entriamo in un bar fighetto … 5 euro per un “espresso” lungo quanto un romanzo russo. Scappiamo. Dall’altro lato: McDonald’s. Due caffè, una Coca e una bottiglietta d’acqua: 6 euro. Conquistati.
Grazie a TikTok – che inizio a rivalutare – scopriamo un quartiere creativo, l’Holzmarkt Pampa. Un mix tra festa hippy e sagra di paese. Qui assaggiamo dei toast arrotolati con salame e formaggio accompagnati da birre in un angolo surreale, dove si fonde in vintage e il moderno. Nel bel mezzo del quartiere Nikolaiviertel, dove Berlino gioca a fare la città medievale tra una birreria tradizionale e un vicolo acciottolato che sembra uscito da una favola tedesca, c’è lei: la Chiesa di San Nicola. E no, non è solo una chiesa. È la chiesa. La più antica di tutta Berlino. Ha un cuore gotico che batte dal XIII secolo.
Berlino è una città che ti fa viaggiare nel tempo senza bisogno di una De Lorean. Basta girare un angolo e sei catapultato nel pieno della Guerra Fredda. Uno dei posti dove questo salto temporale è più teatrale (letteralmente) è il famigerato Checkpoint Charlie. Oggi ci trovi un casotto ricostruito, un paio di figuranti vestiti da soldati americani pronti a farsi foto con te, e una folla di turisti che si chiedono: “Ma è tutto qui? Sì, nel senso che il Checkpoint originale non esiste più quel che vedi è una ricostruzione un po’ kitsch. La potenza storica del luogo resta.
Il ponte Oberbaumbrücke. un po’ gotico, un po’ eccentrico, ma tremendamente affascinante. Questo ponte in mattoni rossi, con le sue torrette che sembrano uscite da un castello delle fiabe post-industriali, collega due quartieri: Friedrichshain e Kreuzberg. Non è solo un ponte. È una passerella tra due anime di Berlino. È, se vogliamo esagerare (ed io lo voglio), il luogo perfetto per una foto
E poi arriva il momento clou: Oscar scopre una palestra a due passi dall’hotel. Senza nulla con sé, entra in un negozio, compra maglietta e pantaloncini, e si fionda ad allenarsi. Noi, molto più saggi, andiamo a visitare la Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche. La vedi da lontano, in mezzo ai palazzi moderni e ai centri commerciali di Charlottenburg, con la sua torre mozzata come un vecchio cavaliere tornato dalla battaglia. E in effetti… è proprio così, non l’hanno ricostruita. O meglio, non tutta. Hanno deciso di lasciarla così, ferita, come monumento alla pace. Proprio nei pressi, c’era una sorta di Oktoberfest improvvisato. Birra, patatine, salamelle, sdraio e… sole! In maniche corte, finalmente. La sera, delusi dalla scarsità di ristoranti tipici berlinesi, ci consoliamo sotto l’hotel in un ottimo ristorante turco. Ci ha riportati ai bei ricordi del nostro viaggio in Turchia.
Giorno 3 – Zoo di Berlino
Ultimo giorno: zoo di Berlino enorme e perfettamente organizzato. Appena entri sotto il maestoso portale in stile orientale (sì, c’è proprio un arco da tempio giapponese come benvenuto), capisci che qui gli animali non sono gli unici protagonisti , c’è anche un sacco di storia. Fondato nel 1844, è uno degli zoo più antichi del mondo e anche uno dei più belli. È una delle cose che ci è piaciuta di più in questa città.
Lo ammetto: Berlino non mi ha entusiasmata. Poche volte torno da un viaggio con un filo di amaro in bocca, ma questa è una di quelle. Non brutta, per carità, ma… diciamo che non la rivedrò tanto presto. Come dico sempre: una volta nella vita, ogni posto va visto. Anche se poi ti rendi conto che non è il tuo posto.