Resoconto Tamil Nadu

Ormai l’India ci è entrata nel sangue. Quest’anno dopo il Rajastan e il Kerala è stata la volta del Tamil Nadu. Premesso che l’India si può girare in mille modi e visto che i miei vent’anni sono passati da un pezzo, questa volta abbiamo deciso con mia moglie di viaggiare comodi. Prima di partire abbiamo contattato Indian Panorama, una...
Scritto da: ArturoB
resoconto tamil nadu
Partenza il: 04/12/2008
Ritorno il: 18/12/2008
Viaggiatori: in coppia
Ormai l’India ci è entrata nel sangue. Quest’anno dopo il Rajastan e il Kerala è stata la volta del Tamil Nadu.

Premesso che l’India si può girare in mille modi e visto che i miei vent’anni sono passati da un pezzo, questa volta abbiamo deciso con mia moglie di viaggiare comodi. Prima di partire abbiamo contattato Indian Panorama, una serissima agenzia che ci ha fornito auto, autista e alberghi. Tra le tante agenzie che abbiamo contattato, questa ci ha colpito favorevolmente per la rapidità con la quale ci ha risposto. Molte non ci hanno degnato di un cenno di risposta, altre lo hanno fatto con molta calma.

Il giro di otto giorni da Chennai a Varkala, toccando le principali città del Tamil Nadu, è costato 324 euro con un comodo SUV. Prenotando gli alberghi tramite l’agenzia abbiamo risparmiato oltre il 20% rispetto ai prezzi trovati sui siti internet. Partiamo da Roma alle 14.00 con volo Kuwait prenotato a luglio (prezzo massimo del petrolio e dunque fuel surcharge) al costo di 750 euro a persona. Breve scalo a Kuwait City e alle 6.30 atterriamo a Chennai. L’incaricato dell’agenzia che ci accoglie all’aeroporto telefona all’albergo per permetterci di fare il check- in alle 8 anzichè alle 12. In questo modo possiamo farci subito una doccia e riposare un paio di orette. All’una, puntualissimo, l’autista ci viene a prendere e ci porta a fare il giro della città. A Chennai non c’è molto da vedere: Il Government Museum, la chiesa di St. Thomas e nel vecchio Palazzo del Ghiaccio una interessante mostra fotografica su Vivekananda. Per finire, prima di venire inghiottiti in un traffico allucinante facciamo due passi su Marina Beach di fronte ad un mare del Bengala piuttosto incavolato.

La mattina successiva, in circa due ore riusciamo a fare cinque km. E uscire dalla città in direzione Kanchipuram. Il traffico di ieri a paragone era nulla. In tutto il Tamil Nadu ci sono opere stradali che sembrano cominciate e mai finite, per cui buche, scavi, deviazioni e interruzioni stradali fanno sì che tutto sembri un girone dantesco.

La stessa Highway 45, la più grande arteria del sud dell’India, alterna tratti di 5, massimo 10 chilometri di ottima strada asfaltata, a brevi tratti di sterrato dove non c’è nessuno che stia lavorando.

Il termpio Devarajaswami è il più bello di Kanchipuram. Un bramino ci abborda e ci accompagna nel tempio dove riceviamo davanti ad un grande Lingam una benedizione con tanto di tikka sulla fronte. Fuori dal tempio una grande cisterna sui bordi della quale dei pellegrini fanno le abluzioni con acqua e sapone. Molto bella.

All’uscita il bramino che ci aveva premesso di non voler nessun compenso per l’accompagno, ci chiede 300 rupie. Gliene dò 50, se ti sta bene è così, se no…

Questo è un aspetto di questa regione piuttosto frequente, e se le prime volte ci rimani male, dopo ci fai l’abitudine.

Sapendo che Kancy è la patria dei sari, mia moglie Alba è tentata dall’acquisto, ma ci accorgiamo subito che se sei un turista, come per incanto i prezzi si moltiplicano a dismisura. Procediamo decisamente per Mamallapuram.

I nomi delle città sono tutti cambiati: Madras-Chennai, Mahabalipuram-Mamallapuram, Pondicherry- Puducherry, Thanjavur-Tanjore, Tiruchirappalli-Trichy, però ti capiscono tutti.

Ci sono dei siti veramente interessanti da vedere: Arjuna’s Penance, Five Rathas e Shore Temple, la città è piuttosto un villaggio con qualche ristorante e alcuni negozi.Il nostro albergo è a tre chilometri a nord del villaggio in un paradisiaco giardino con affaccio sul mare.

Arjuna’s Penance è un sito archeologico molto grande ci vogliono almeno due ore per poterselo gustare. Ci ha accompagnato un sedicente studente di un laboratorio artigiano, che anche lui non voleva nessun compenso, ma alla fine ha tirato fuori le sue sculture chiedendo dei prezzi assurdi. Ciao!!! Diverso è stato l’approccio con la guida autorizzata dei Five Rathas: in un inglese abbastanza comprensibile ci ha raccontato la storia di questi bellissimi templi e poi ci ha accompagnati anche a vedere lo Shore Temple e il Krishna Mandapa, 100 rupie a sito. Onesto.

A pranzo, seguendo le indicazioni di tutti i viaggiatori on line, siamo andati al Moonraker: buono, economico e “ pulito”? Dopo un’ottima cena, stavolta nel nostro resort, musica in piscina e tutti a nanna. Domani ci aspetta la lunga: Tiruvannamalai e Pondicherry.

Lungo la strada incontriamo enormi distese d’acqua e ogni volta che domando all’autista il nome del lago che stiamo costeggiando, lui mi risponde che si tratta di pozzanghere, residui di un ciclone che la settimana precedente ha devastato gran parte della regione. Ci sono stati molti morti e dispersi, ma noi in occidente non ne abbiamo saputo nulla.

Prima di arrivare a Tiruvannamalai, in prossimità di Gingee ci fermiamo a vedere due fortilizi posti su due colline contrapposte. Un forte sorge su di uno sperone di roccia, l’altro su una collinetta formata da grossi sassi tondeggianti. Entrambe le costruzioni sorgono in un paesaggio idilliaco di palme e di risaie.

Dopo una trentina di chilometri giungiamo a destinazione in una cittadina caotica e c’è una spiegazione: oggi è plenilunio, per cui questa sera ci sarà una processione intorno alla base del monte Arunachala. Fuori dal tempio Arunachaleshwar c’è una grande confusione di bancarelle, venditori di fiori e oggetti votivi . Di fronte all’ingresso Est c’è un bazaar dove si possono trovare disposti per settori, stoffe, libri, oggetti d’ottone e vasellame. Un sarto dal quale ho affittato un dhoti per poter entrare nel tempio, mi tampina per propormi una camicia su misura, ma non abbiamo tempo e poi la qualità delle sue stoffe non è niente di che. All’interno del tempio ci sono alcuni sadhu che stanno eseguendo una speciale cerimonia: Alcune coppie di sposi con il loro neonato, consegnano il bambino al santone che dopo alcuni rituali lo depone su di un telo precedentemente ripiegato con cura e devozione e poi, legati i capi del telo ad una pertica consegna il tutto a mamma e papà che lo porteranno in giro appeso in questa specie di culla, per fare un esempio, come i cacciatori che hanno catturato una tigre.

Intorno alla bellissima cisterna una fila di pellegrini è dedita alla puja, mentre più in là gruppi di bambini giocano a rincorrersi. Il misticismo di questi luoghi è piuttosto variegato. Da una parte pellegrini che pregano, si prostrano e si mortificano, dall’altra giovani in comitive chiassose con telefonini e apparecchi fotografici.

Anche qui, come in tutti gli altri templi,per i recenti avvenimenti di Mumbai , all’ingresso veniamo fatti passare sotto un metal detector e i nostri zainetti vengono accuratamente perquisiti. Da un’uscita laterale del tempio escono correndo gruppi di ragazzini che portano sulle spalle dei baldacchini con statue di divinità, il tutto accompagnato da un fragore di suoni e canti. Proseguiamo per andare a visitare il vicino ashram di Sri Ramana. Il posto è molto tranquillo e dà un senso di pace. Molti occidentali sono ospiti di questa struttura dove è vissuto Sri Ramana, un sant’uomo molto venerato in Tamil Nadu. Mangiamo un boccone in un ristorante proprio di fronte all’ashram. Esteticamente è piuttosto carino, ma il mangiare è pessimo. Purtroppo non possiamo fermarci per la festa di questa sera e proseguiamo per Pondicherry.

Prima della città, davanti ad un arco di pietra bianca, sbrighiamo le pratiche per l’ingresso in questo minuscolo stato dell’India. Sbrigare è un termine piuttosto abusato da queste parti, perchè per un paio di timbri siamo stati fermi per più di mezz’ora.

Il nostro albergo molto bello si rivelerà la scelta più sbagliata di tutto il viaggio. E’ lontanissimo dal centro della città ed è molto rumoroso. La colpa è tutta mia perchè l’ho scelto io senza ascoltare il consiglio dell’agenzia che invece mi aveva proposto il “Villa Elena”, centralissimo, caratteristico ed economico.

Molte scritte sui palazzi rievocano un passato francese, ma a parte i kepì dei poliziotti, non è rimasto molto. Quasi nessuno parla francese e quando chiedi ai conducenti dei tuk tuk di portarti in una qualsiasi rue incomincia il dramma. Siamo stati costretti, cartina alla mano a fare da guida ai nostri piloti.

Pondy è il posto migliore per gli acquisti. Ce ne siamo accorti non solo ad Auroville, ma anche nelle boutiques cittadine: Fabindia, La Tienda, Kasha Ki Aasha, dove tutto l’artigianato, dal tessile alla gioielleria e alle sculture è di ottima qualità. Auroville, la comunità ad una decina di chilometri dalla città sembra un posto fuori dall’India. Nulla è lasciato al caso, tutto è pulito, ordinato ed organizzato nei minimi particolari. Con un passi rilasciatoci gratuitamente, possiamo entrare nella zona dove sorge il Matrimandir, la famosa palla dall’aspetto inquietante che contiene un cristallo di rocca alto 70 centimetri. Sul lungomare una statua di Gandhi guarda in cagnesco la statua di Nehru posta su di una piazzetta antistante. Più avanti ci sono quelli che furono i palazzi governativi dei francesi: Il consolato, il municipio e la dogana. Alla fine della strada una copia di Notre Dame in mattoni rossi ci ricorda i vecchi colonizzatori.

Il ristorante Rendez Vous celebrato da moltissimi viaggiatori si rivela all’altezza dei complimenti che gli sono stati tributati. Ottima la bouillabaisse, come pure il fritto misto, ma il massimo è stato l’arrosto misto di pesce esageratamente abbondante. Peccato che Alba abbia la febbre e non si gusta la cena, ma dopo una tachipirina e una bella dormita, domani sarà in piedi più frizzante che mai.

Possiamo dunque partire per Tanjavur. Prima tappa dopo circa 70 km. È Chidambaram.

Perumal, il nostro autista ci lascia davanti alla porta del tempio e ci suggerisce di prendere una guida che per 100 rupie ci illustrerà tutte le particolarità del sito. Fuori della porta del tempio ci sono 5 carri di legno scolpito, alcuni molto antichi che ora riposano sotto tettoie di lamiera. Verranno tirati fuori in occasione di una festa che si terrà a gennaio e ad aprile. La prima cosa che ci colpisce all’ingresso è un uomo ritenuto un santo dalla nostra guida, che si rotola su di un fianco lungo tutto il perimetro del tempio. Escrementi di vacche e di elefanti ci fanno fare una sorta di slalom per evitare anche le pozzanghere di una pioggia che da ieri non ci abbandona. Il nostro bramino ci spiega con dovizia di particolari, i vari simboli sacri e le differenze stilistiche dei vari costruttori che hanno abbellito il tempio sotto le varie dinastie.Le statue che adornano i Gopuram sono tutte colorate a differenza di quelle che vedremo successivamente. Dopo una breve pausa di sereno che ci ha consentito la visita, ricomincia a piovere e così riprendiamo il viaggio in direzione Kumbakonam dove ammiriamo al volo un complesso di templi in un giardino molto bello, ma la pioggia battente ci consente solo qualche fotografia. Nel tardo pomeriggio arriviamo a Tanjavur in tempo per vedere il Big Temple al tramonto . Il nostro albergo si trova in una posizione incantevole lungo il fiume Kauvery a circa 10 chilometri dalla città. Siamo stanchi e decidiamo di cenare in albergo e subito a nanna. Il trasferimento da Tanjavur a Trichy è breve. Il sole è tornato a farci compagnia. Vediamo da lontano il Rock Fort Temple e ci dirigiamo verso un piccolo tempio in riva al fiume dove assistiamo in un’atmosfera densa di fumo e di odori al quotidiano rito di Ammampadam. Decine di fedeli dopo aver ricevuto la benedizione da uno dei tanti sacerdoti che affollano la riva fanno abluzioni presso una piattaforma che scende nello Yamuna o fiume sacro.

Il Ranganathaswami Temple ci colpisce per la sua grandezza e maestosità. Passate alcune cinte di mura arriviamo in un luogo da cui si può accedere ad una terrazza ed ammirare tutto il complesso templare. Oltre un certo punto non è possibile entrare per noi non indù. Usciti dal tempio ci addentriamo in una zona commerciale a ridosso di una grande cisterna. Ci mettiamo a curiosare tra i banchi che vendono oggetti di uso comune: vasellame, stoffe, cibo. Per un po’ respiriamo l’autentica vita indiana, fuori dai luoghi turistici, finchè un improvviso acquazzone ci costringe a ripararci di corsa nella macchina che ci attende lì vicino.

Il nostro albergo, il Breeze a detta dell’autista è molto elegante. Non vogliamo contraddirlo, ma a noi è sembrato un po’ vecchiotto e malandato. Strano, perchè anche la Lonely ne parla molto bene. Oltretutto si trova nei pressi della trafficatissima stazione degli autobus: cinque minuti in quella piazza equivalgono ad un’ora passata dentro ad un frullatore.

Madurai ci aspetta e dopo una interminabile trasferta alternando tratti di autostrada a vere e proprie strade da Camel Trophy, arriviamo nella città più bella di tutta la regione.

Il Tirumalai Nayak,bellissimo palazzo del ‘600 dell’omonimo maharaja, ci colpisce per la finezza dei suoi decori e per lo sfarzo della sua architettura, peccato che molto è andato in rovina e che gli attuali restauri sembrano più che altro lavori da imbianchino.

Il tempio di Sri Menakshi ce lo lasciamo per il pomeriggio visto che l’ingresso è tassativamente alle 16. Vestito con tanto di lungji, attendo pazientemente in fila l’apertura fotografando i locali che si guardano divertiti nello schermo della mia digitale. Dopo i rigorosi controlli dei poliziotti entriamo in una sala piena di colonne. Ai lati dei corridoi decine di negozietti e bancarelle vendono oggetti sacri e non, una fila di pellegrini, attende pazientemente di entrare nel sancta sanctorum. Noi non potendo entrare ci dedichiamo a fare il giro del tempio. In serata uscendo dalla città ci troviamo al centro di una festa che si tiene in prossimità di una collina. Falò sulla montagna, luci, bancarelle, confusione, fuochi artificiali, musica. La folla un po’ ci spaventa e non è raro che queste feste si trasformino in tragedia. Il Tamil Nadu è ricco, anzi ricchissimo di templi, i più con nomi difficilissimi da pronunciare e ricordare. A volte nel ricordo ci si confonde perchè molte architetture sono simili e onestamente si fa fatica a ricordare e catalogare mentalmente tutto ciò che si è visto. Consiglio, col senno di poi, a chi è intenzionato a fare il nostro giro di programmare un periodo di tempo superiore alla nostra settimana o quanto meno di dedicare le visite a ciò che maggiormente merita di essere visto.

La nostra ultima tappa è Varkala, la bellissima spiaggia del Kerala dove siamo già stati due ani fa. In due anni molto è cambiato: gli alberghi sono triplicati, il villaggio dei pescatori è stato raso al suolo e ruspe e trattori stano preparando la base per un nuovo albergo. Molti altri negozi sono sorti lungo la stradina a strapiombo sul cliff, ma gli affari vanno male. Un po’ perchè dopo gli attentati di Mumbai molta gente ha rinunciato ad un viaggio in India, un po’ perchè l’accresciuto numero dei negozianti ha frazionato i guadagni. Abbiamo visto molti nuovi alberghi chiusi e alcuni negozi con cartelli di vendesi o cessione attività. Altri alberghi per fronteggiare la crisi hanno abbassato la qualità dei servizi. E’ il caso del Bamboo village. Avevamo prenotato da Roma una settimana di soggiorno. Il gestore ci aveva chiesto 1500 rupie al giorno, pagamento anticipato. Fortunatamente non abbiamo mandato soldi in anticipo, perchè una volta lì abbiamo constatato che il prezzo era di 600 rupie, ma soprattutto le stanze erano sporchissime, le lenzuola piene di buchi e diversi animali non proprio domestici scorrazzavano nel bagno. Abbiamo fatto prima ad uscire che ad entrare, e bagagli in spalla abbiamo percorso tutta la stradina fino al Green Palace dove Prince, il simpatico ragazzo che gestisce questo albergo ci ha dato una bella camera con balcone, pulitissima e confortevole a 1200 rs. Invece di 2000. Abbiamo quasi sempre mangiato al Trattoria’s un delizioso ristorantino alla fine del cliff, gestito da Door e Dil due ragazzi nepalesi molto svegli e simpatici. Ci ha invece deluso il Cafè del Mar, dove eravamo stati spesso durante la vacanza precedente: i prezzi sono i più cari di tutta Varkala e la qualità del cibo è decisamente peggiorata.

I prezzi dei vari souvenir: pashmine, argenti, oggetti di artigianato, sono rimasti invariati. E’ sempre divertente contrattare con i commercianti, per lo più tibetani o kashmiri. Ed è piacevole essere salutati sempre con grandi sorrisi ogni volta che si passeggia sull’unica stradina del villaggio. I negozi di massaggi sono moltiplicati, ma bisogna fare attenzione all’igiene. E’ facile trovarsi i glutei pieni di foruncoli dopo essersi fatti massaggiare su di un lettino di finta pelle unto e bisunto dagli olii più o meno profumati.

Il nostro viaggio termina a Kovalam. Abbiamo scelto questa località per avvicinarci all’aeroporto di Trivandrum dal quale partiremo alle 5 di mattina. L’atmosfera di questo paese è differente da Varkala: i gestori degli alberghi, i camerieri dei ristoranti e i negozianti non ti trasmettono quel calore e quell’umanità dei loro colleghi 60 km. Più a nord, inoltre i prezzi sono decisamente più cari. Altro inconveniente sono i venditori sulla spiaggia. Per carità, non ho nulla di personale nei loro confronti, ma essere disturbati in media ogni 30 secondi e dico 30 secondi, da venditori di frutta, parei, collanine è un po’ troppo. Anche quest’anno torniamo a casa con gli occhi pieni di ricordi e di immagini di questo Paese che ogni volta ci affascina e ci colpisce per le sue diversità, per i colori e per la grande umanità di questo meraviglioso popolo.

p.S. Per informazioni e notizie utili è possibile contattarmi al 338 7721371. Per me è sempre un grande piacere essere di aiuto a chi come me viaggia in libertà.

Arturo



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche