Resoconto di un viaggio tra Vietnam e Cambogia
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Partiamo subito alla ricerca del volo: è già maggio e non possiamo aspettare oltre. Valutiamo tutte le possibili offerte e alla fine, avendo deciso di muoverci da nord verso sud del Vietnam e finire con la Cambogia, prenotiamo con Singapore Airlines: partenza da Malpensa il 29 Giugno, stop over di una notte a Singapore, proseguimento l’1 Luglio per Hanoi e ritorno a Milano direttamente da Siem Reap in Cambogia, via Singapore, il 15 Luglio. Il tutto a 1.995€ per due, non proprio economico, ma neanche così male considerato il breve anticipo e i prezzi delle altre compagnie. Fissati i giorni di partenza e ritorno, dobbiamo decidere come riempire le due settimane: il tempo è limitato ma vogliamo vedere tanto e nei tempi adeguati. Leggiamo che i viaggi in treno sono abbastanza lunghi, pertanto propendiamo per degli spostamenti via aereo: non avremo la possibilità di viaggiare tanto con la gente del luogo, come vorremmo, ma risparmieremo ore preziose. In più, i voli con la Vietnam Airlines, compagnia di bandiera rivelatasi affidabile e dagli aerei abbastanza nuovi, sono economici. Faremo tre tappe: Hanoi-Da Nang il 7 luglio; Da Nang-Ho Chi Minh City il 9 luglio; Ho Chi Minh City-Siem Reap il 12 luglio così da riuscire a vedere il Nord, il centro e il sud del Viet Nam. Riserviamo alla Cambogia solo gli ultimi tre giorni: con il senno di poi, e vista la bellezza selvaggia e la straordinaria ospitalità della gente di questo meraviglioso paese, un po’ più di giorni sarebbero stati necessari!
Infine, abbiamo contatto un’agenzia del luogo, l’Handspan Travel, dimostratasi molto affidabile per l’organizzazione di alcuni itinerari. Nei nostri viaggi non ci rivolgiamo quasi mai ad agenzie, neanche locali, preferendo fare tutto da noi e vivere così in maniera più “vera” il paese che ci ospita; in questo caso però abbiamo fatto un’eccezione e preferito tale soluzione sia per guadagnare tempo sia per la possibilità di fare dei percorsi veramente “personalizzati”, che potessero portarci più facilmente in contatto con la popolazione; alla fine un po’ di “tour turistico” c’è stato comunque, ma non è andata poi così male!
Quasi tutti gli alberghi sono stati prenotati da noi via internet.
1° Giorno: Mercoledì 29 Giugno – Milano Malpensa
Alla fine si parte: dopo un volo di dodici ore atterriamo la mattina presto a Singapore, che ci accoglie con una pioggia torrenziale monsonica. L’aeroporto Changi è veramente bello e studiato a misura del viaggiatore, che può trovare facilmente le informazioni di cui ha bisogno. Altro che certi aeroporti del …. Bel Paese! Mentre aspettiamo lo shuttle per il nostro albergo, chiedo all’information point l’accesso gratuito al wi-fi [che poi avremo ovunque anche in Vietnam e Cambogia … che l’Italia prenda esempio!] e in men che non si dica sul mio profilo di facebook appare l’inconfondibile icona di foursquare che registra la nostra posizione al Changi Airport. In pochi minuti il post è preda degli “I like” degli amici rimasti in Italia…
2° Giorno: Giovedì 30 giugno – Singapore
Lo shuttle ci porta in ½ ora al Novotel Singapore Clarke Quay, in pieno centro. Sebbene molto in anticipo rispetto all’orario di check-in, con molta gentilezza ci assegnano subito la stanza, con in più un upgrade: allo stesso prezzo [338 SGD] avremo una bella suite con vista sullo skyline di Singapore! In realtà avremmo potuto spendere molto meno: infatti con la formula dello “stop over” a Singapore, la Singapore Airlines offre anche un servizio di pernottamento e di trasporto all’albergo dai prezzi contenuti. L’unica condizione è che il servizio venga richiesto al momento della prenotazione del volo. Noi purtroppo non ce ne siamo accorti e non abbiamo potuto usufruirne … per cui se intendete volare con la Singapore fate attenzione a questo servizio, offerto sul sito della compagnia. Recuperiamo la stanchezza del viaggio e dopo qualche ora siamo pronti a conoscere questa città-stato, crocevia dell’Asia e vibrante metropoli dove 3 milioni di cinesi, malesi, indiani ed euroasiatici vivono e lavorano fianco a fianco. Invece che verso Orchard Road, la famosa via dello shopping e dalle griffe internazionali, che sospettiamo molto simile a tante altre vie viste in altre parti del mondo, come Rodeo drive o la Fifth avenue, preferiamo dirigerci verso l’antica Chinatown, che raggiungiamo in pochi minuti vista la posizione centralissima dell’albergo. Ci troviamo subito immersi nell’oriente come lo abbiamo sempre immaginato: odori intensi, vociare continuo, volti da pellicola cinematografica, bancarelle colorate straripanti di abiti sgargianti e chincaglierie di ogni genere, chioschi di cibo locale che ci avvolgono con gli odori delle loro “stravaganti” pietanze a base di anatra, pollo, pesce, maiale e chissà cos’altro … mi ricordano un po’ Shinjuku a Tokyo, con la sua atmosfera da “Blade Runner”. Il tempio poi è un’esplosione di ricchezza … e mi ricorda invece l’Ultimo Imperatore di Bertolucci. Tra le bancarelle di frutta sentiamo un odore intenso e pestilente: è il durian, un frutto tipico, che troveremo, o meglio, sentiremo spesso nel corso del nostro viaggio anche in Vietnam e Cambogia, che puzza talmente tanto che è vietato portarlo con sè sugli autobus. Capiamo così adesso anche i cartelli in albergo che riportavano la scritta: “no durian in the rooms”. Dopo un bel giro ci dirigiamo, sempre a piedi, verso Marina Sand Bay, l’avveniristico complesso che avevamo intravisto dall’albergo. Qui ci aspettano i nostri amici Beppe e Giorgia, che si sono trasferiti in questa parte del mondo da circa 1 anno. Entriamo con loro nel gigantesco centro commerciale e per poco non prendiamo una broncopolmonite per l’escursione termica: i 27°C combinati con un’umidità del 90% dell’esterno contrastano con le temperature polari dell’aria condizionata all’interno. Comunque tutto è perfetto, pulito, organizzato, ma nello stesso tempo … caotico, con tantissima gente e ristoranti di tutti i tipi. E’ il volto dell’Asia di oggi, che coniuga la sua antica e innata abilità negli affari con l’efficienza e la modernità internazionale. Dopo essere saliti sul Marina Sand Bay da cui godiamo una bella vista sullo skyline di Singapore, prendiamo la macchina e arriviamo ad un altro complesso dove gusteremo una perfetta cena giapponese. Una curiosità: per mantenere pulita la città, i parkimetri che emettono il biglietto da esporre sul parabrezza sono banditi. Ogni vettura all’acquisto è dotata di una sorta di “telepass” che entra in azione ogni volta che si entra in un parcheggio! Facile, non hai bisogno di spiccioli e, soprattutto, non corri il rischio di buttare per terra il biglietto… A Singapore la pulizia è un’ossessione, tanto che non è possibile comprare da nessuna parte i chewing-gum, per non rischiare di sputarli per terra! Chiudiamo la serata a Clarke Quay, proprio sotto il nostro hotel, che nel frattempo si è animato di vita: tantissimi locali, musica, gente … un ambiente veramente cosmopolita! Alla fine, esausti, salutiamo Beppe e Giorgia e saliamo in camera: domani si vola in Viet Nam!
3° giorno: Venerdì 1 Luglio – Ha Noi
Alle 9:50 su un B777 della Singapore Airlines si decolla dal Changi e dopo circa 3 ore di volo atterriamo ad Ha Noi. E’ il 1 Luglio 2011. L’impatto è completamente diverso rispetto al giorno prima quando siamo arrivati a Singapore: ad Hanoi l’aeroporto è decisamente vecchio, i bagni non sono certo “tecnologici” come quelli del Changi e in più le guardie in divisa con la stella rossa incutono un po’ di timore. Per entrare in Vietnam è necessario il visto e quindi, prima di passare al controllo passaporti, ci dirigiamo verso l’ufficio immigrazione. Sembra di essere tornati indietro di almeno 30 anni, ai tempi dell’Unione Sovietica: compiliamo un modulo, consegniamo 2 fotografie e i nostri passaporti e aspettiamo che, fatti i dovuti controlli [quali saranno mai?], ci chiamino per ritirare il nostro “accesso” al paese. Accertatevi di avere 2 pagine libere nel passaporto per poter apporre il visto, dato che è abbastanza grande, e soprattutto, ricordatevi di avere 20 $ in contanti per pagarlo, visto che non accettano carte di alcun genere. Infine ricordatevi di richiedere prima dell’ingresso nel paese la “Visa Approval letter” da consegnare all’ufficio immigrazione: noi l’abbiamo commissionata prima di partire al costo di 20$ all’agenzia Handpsan che l’ha poi inviata via mail giusto prima di partire [occorrono ca. 3-6gg lavorativi per averla]. Avuto tutto e passato i controlli, troviamo i nostri bagagli [nonostante i tanti voli presi, sono sempre arrivati puntuali!] e il nostro autista, che avevo richiesto all’hotel dove alloggeremo e dove ci porterà in ca. 1 h per 20$. Abbiamo scelto una suite per 82$ comprensivi di colazione e wi-fi presso il Church hotel nel centro di Ha Noi, a ovest del lago Hoan Kiem e attaccato al Quartiere vecchio. Lungo il percorso scorrono davanti ai nostri occhi i fotogrammi di questo paese, come li abbiamo sempre immaginati: contadini con il classico cappello di paglia a cono chini a lavorare nei campi, giovani e non con il caschetto in sella al motorino, semafori puntualmente e del tutto ignorati o completamente assenti (scopriremo che l’uso del clacson basta… a regolare il confuso traffico cittadino), riso messo a essiccare lungo il ciglio delle strade e autostrade, tanti edifici in costruzione, ma anche vecchi edifici decadenti, entrambi simbolo di un paese che messo in ginocchio da una guerra devastante si sta rialzando a velocità incredibile! Lasciati in albergo i bagagli, ci infiliamo subito nel caos del Quartiere Vecchio, con le sue viuzze, le sue caratteristiche e indimenticabili cucine di strada dagli odori intensi che ti penetrano le narici, i suoi negozi chiassosi e pieni zeppi di merce, i suoi mercati, la sua gente … c’è confusione, sporcizia, urla ma è affascinante e in questo ambiente un po’ antico e insieme così … “orientale”, ci piacerà perderci fino a sera quando vinti dalla fame, dal caldo e dalla stanchezza decidiamo di rilassarci sulla terrazza del Quan Bia Minh, un tipico ristorante dal ricco menù vietnamita. Alle 22:00 siamo a letto sfiniti!
4° Giorno: Sabato 2 Luglio – Hanoi
Il giorno dopo Nica decide per una colazione all’occidentale mentre io, coerente con la mia filosofia di vivere il più possibile le abitudini del paese ospitante, ordino il Pho bo, la tipica zuppa di vermicelli di riso con del manzo: sarà il caldo, ma lì per lì non mi esalta. In un’altra occasione invece la troverò squisita. Siamo pronti per andare a far visita allo zio Ho: come avviene in tutti i week-end [oggi è sabato 2 luglio] troviamo orde di vietnamiti, ordinati in una fila lunghissima, pazientemente in attesa di rendere omaggio alla salma imbalsamata del grande leader. Fortunatamente si scorre veloci e in circa ½ ora ci ritroviamo nella sala fredda e scura in cui riposa Ho Chi Min circondato da quattro giovani guardie armate, dai volti pallidi, serissimi e ossequiosi. Le macchine fotografiche sono vietate e devono essere consegnate in apposite stanze all’ingresso e ritirate dopo all’uscita. Proseguiamo la visita in direzione della modesta casa su palafitta dello zio Ho. Fa veramente molto caldo, ma imperterriti continuiamo nel nostro tour a piedi fino alla pagoda di Tran Quoc, che troviamo chiusa: poco male, perché è ben visibile dall’esterno, e ne approfittiamo per rilassarci con le persone del luogo che vendono noci di cocco lì intorno, e che compriamo subito per dissetarci. Davvero efficaci ! Lungo il cammino di ritorno passiamo davanti ad un piccolo monumento dedicato all’abbattimento dell’aereo pilotato da John McCain, l’ex candidato alla Casa Bianca, che qui si lanciò con il suo paracadute nel 1967. Dopo una breve visita al tempio di Quan Than con il suo cortile ombreggiato, ci dirigiamo verso il Tempio della Letteratura, davvero molto bello. Ancora un giro per il Quartiere Vecchio, un po’ di relax in un caffè sul Lago Han Kiem e poi via presso la sede della Handspan in attesa di prendere il treno notturno in direzione nord dove il Viet Nam si allarga a ventaglio al confine con la Cina. [suggerimento: la sede dell’agenzia si trova in un ristorante che fa dei fantastici “fresh spring rolls” da non perdere]. Con l’Handspan abbiamo prenotato per 558$ [inclusivi di guida, pranzi e viaggio A/R in treno] un tour di 2 gg alla scoperta delle famose risaie a terrazza di Sapa e i mercati delle popolazioni etniche del nord. Ci sistemiamo nella nostra cabina letto, che avevo esplicitamente richiesto solo per noi 2 [costa un po’ di più, ma ve lo consiglio!], abbastanza pulita, e dopo un viaggio durato tutta la notte e una bella dormita arriviamo alle 5:30 a Lao Cai, città di frontiera con la Cina, dove troviamo ad aspettarci la nostra guida.
5° Giorno: Domenica 3 luglio – Viet Nam del Nord [Bac Ha e Sa Pa]
Una buona colazione e via verso la cittadina di Bac Ha, annidata in una valle ad alta quota. L’intera organizzazione del viaggio in Viet Nam è stata studiata per arrivare qui proprio di domenica, quando è giornata di mercato: tutti gli abitanti dei villaggi etnici vi giungono a piedi ed è semplicemente … spettacolare. Riusciamo ad entrare in contatto con popolazioni tay, dao, nung ma soprattutto con gli hmong fioriti con i loro sgargianti vestiti colorati. Ci piace perderci all’interno del caos del mercato, tra le cucine, dove la gente è intenta a mangiare il pho, in mezzo alle bancarelle del pesce e della carne [una donna Hmong senza denti cerca di venderci un pitone appena ucciso e scuoiato], nei luoghi in cui sono venduti poveri porcellini e cuccioli di cane, che qui è considerato una prelibatezza gastronomica! Andiamo al mercato dei buoi, dove scopriamo che gli acquisti sono portati a termine esclusivamente dalle donne, molto più attente e brave degli uomini nella contrattazione finale [è incredibile come alla fine il mondo sia uguale ovunque!] e a quello dei cavalli, e intanto ci passano davanti motorini con polli vivi appesi o in gabbia. E’ la gente stessa ad attirare la nostra attenzione con i loro vestiti, odori, colori, le loro usanze, le loro risate e le loro conversazioni. La presenza di pochissimi turisti occidentali fa sì che tutti vivano in modo assolutamente normale le proprie abitudini di vita e io ne approfitto per scattare centinaia di foto con la mia nikon: un’infinità di espressioni, di volti, di mani, di occhi di bambini, donne e uomini vengono fissati per sempre e mentre scatto penso già all’ album che ne verrà fuori! Dopo il mercato, un breve trekking fino al pittoresco villaggio di Ban Pho, in mezzo alle risaie dove la gente è impegnata ad arare con il solo ausilio di rudimentali attrezzi di legno, non di rado si vedono anche le donne, scalze, chine e immerse nel terreno acquoso, con il lembo del vestito fermato sulla schiena per non bagnarlo intente a piantare i germogli di riso. Breve pausa per un pranzo a base di cucina vietnamita in una pensione locale e poi via verso Sa Pa, che raggiungeremo circa 2 ore dopo, alla fine di una strada a tornanti che si arrampica su ripidi pendii terrazzati. Finalmente una doccia e un po’ di riposo nell’hotel riservato dalla Handpsan: è il Chau Long, un po’ di odore di umido nelle stanze, ma ambiente molto confortevole e pulito e con una vista molto bella sulle risaie a terrazza. Sa Pa è sicuramente diversa dal tradizionale villaggio di Bac Ha visitato stamattina: è l’indiscussa capitale del turismo nelle montagne del nord e ciò si percepisce bene dal brulicare di turisti, di ristoranti e, ovviamente, di gente locale, principalmente hmong neri, che cerca di venderti qualcosa. Nica, non sembra apprezzare molto la cucina vietnamita e le zuppe a queste temperature…infatti vuole assolutamente qualcosa di occidentale per cena, così ci infiliamo in un ristorante molto carino situato lungo la via principale, che insieme a specialità vietnamite prepara pizze che Nica non avrebbe mai pensato potessero essere così buone in questa parte del mondo…secondo me era la fame!
6° Giorno: Lunedì 4 luglio – Sa Pa
Il giorno dopo il sole splende e ci prepariamo per il trekking alla scoperta dei villaggi etnici del Nord. Con la nostra guida, e insieme a un gruppo di tre donne hmong nere, cosi chiamate per via del colore indaco, scurissimo, dei loro costumi, che nel frattempo si sono unite a noi, ci incamminiamo in un paesaggio incantevole, caratterizzato da risaie a terrazze verdissime. Passiamo attraverso diversi villaggi: Cat, Cat, Sin Chai, Ta Van e Lao Chai entrando in contatto con hmong neri, giay, donne dao rossi con i caratteristici turbanti scarlatti triangolari ornati di fiocchi di lana e monete d’argento. Nica decide di acquistare da delle donne Hmong nere i copri cuscini tipici di canapa di colore indaco. Dopo il pranzo in un piccolo villaggio rientriamo con calma a Sa Pa, dove ci aspetta una bella doccia compresa nel pacchetto del tour e si riparte verso Lao Cai per riprendere il treno in direzione Ha Noi. Sono stati 2 giorni stancanti, ma davvero interessanti e ne è valsa la pena!
7° Giorno: Martedì 5 luglio – Baia di Ha Long
Arriviamo ad Ha Noi alle 5:30 del mattino e ci dirigiamo subito alla Handspan per un altro tour prenotato con loro: per 292$ ci aspetta una lussuosa giunca della Hindochina sails junk a bordo della quale, per 2 giorni e 1 notte, solcheremo le acque smeraldine della Baia di Ha Long, nel golfo del Tonchino, una delle 8 meraviglie del mondo con i suoi oltre 1900 isolotti calcarei scolpiti dall’acqua e levigati dal vento in forme bizzarre. In attesa che apra l’agenzia ci concediamo una ricca colazione al Tamarind Cafè, locale rilassante dal sapore asiatico/coloniale, mentre la città man mano si sveglia e riacquista la sua operosità: vediamo una persona che sul suo motorino trasporta ben due maiali appena uccisi! Saliamo sul pulmino della Handspan e dopo circa 2 ore di viaggio arriviamo alla città di Ha Long dove ci imbarchiamo: abbiamo avuto un up-grade e ci sistemano in una bellissima cabina sul ponte superiore, lontano dai motori: è quello che ci vuole dopo una notte in treno. La giunca è grande, ma accoglie solo 16 persone, e il ponte superiore con le sue chaise long è il massimo del relax. In più la giornata è magnifica! Si parte e lì per lì ci sembra di dirigerci verso una catena montuosa ininterrotta: man mano che avanziamo però si svela in tutto il suo splendore e il suo gioco ottico, aprendosi in centinaia di isolotti e pinnacoli calcarei, ricoperti da una vegetazione lussureggiante, in mezzo ai quali navighiamo placidamente. Il personale della giunca offre per ca. 30$ un tour in kayak e ovviamente noi lo prendiamo. Ci ritroveremo poco dopo a pagaiare in mezzo ai pinnacoli, all’interno di grotte calcaree, abitate dai pipistrelli e disseminate da stalattiti che costringono ad un avventuroso cammino ad ostacoli, fino a lagune interne bellissime, altrimenti non raggiungibili, piene di meduse gigantesche! Rientriamo sulla giunca, un aperitivo sul ponte con un tramonto spettacolare e poi cena vietnamita deliziosa. Insomma un’esperienza davvero imperdibile: forse un po’ “turistica”, ma ogni tanto va bene così!
8° Giorno: Mercoledì 6 luglio – Baia di Ha Long / Ha Noi
Dopo una bella dormita ci aspetta un’alba magnifica sulla baia e un po’ di Tai Chi sul ponte della giunca con un membro dell’equipaggio come maestro. Colazione e poi pronti per una escursione in una grotta e infine rientro a terra intorno alle 11:00. Il pulmino dell’Handspan ci riporta a Ha Noi. Per l’ultima sera nella capitale vietnamita non possiamo perderci lo spettacolo delle marionette sull’acqua: straordinaria forma d’arte vietnamita accompagnata da una musica e da un canto magnifici, rigorosamente dal vivo. Mai come stasera ci sentiamo in ….Oriente! Per la cena decidiamo per il Green Tangerine, ristorante vicino al teatro situato in una villa in stile art dèco, che serve cucina vietnamita mixata con sapori inconsueti: da provare.
9° giorno: Giovedì 7 luglio – Hoi An
Il giorno dopo si parte per Hoi An, nel Vietnam centrale. Decolliamo alle 12:10 e dopo circa un’ora atterriamo all’aeroporto di Da Nang, da cui partivano i Phantom statunitensi durante la guerra. La giornata è bellissima e il taxi prenotato dall’albergo si dirige subito verso sud lungo la costa. Sulla destra vediamo ancora le vecchie installazioni militari americane, mentre sulla sinistra è tutto un brulicare di hotel modernissimi e anche un po’ kitsch appena finiti o ancora in costruzione. Qui sono tra le spiagge di sabbia bianchissima più belle del Vietnam, come China Beach, dove i marines americani arrivavano in elicottero per riposare dopo le imprese al fronte. Non c’è quindi da stupirsi del boom edilizio, anche se il pensiero va alle nostre coste devastate da mostri di cemento, e ci spaventa l’idea che qui possa succedere lo stesso! Dopo circa mezz’ora arriviamo al Vinh Hung I, la deliziosa casa-bottega cinese antica che ci ospiterà per le prossime due notti in una delle sue suite magnificamente restaurate al secondo piano con pareti perlinate, mobili d’antiquariato e bagno moderno e pulitissimo. E’ anche in una posizione imbattibile, in pieno centro di Hoi An e per soli 75$ notte, con colazione, lo consigliamo vivamente. La cittadina è Patrimonio Mondiale dell’Umanità: è un miscuglio di architettura cinese, giapponese, vietnamita ed europea, molto ben conservata e non è difficile immaginarla nel suo periodo di massimo splendore, quando il canale del fiume Thu Bon pullulava di vascelli mercantili. Ci perdiamo tra gli antichi palazzi di facoltosi mercanti cinesi, i cui interni sono dei veri capolavori. Hoi An è diventata forse troppo turistica, però se non ci si fa “corrompere” dai tanti negozi di sartoria su misura e di gallerie d’arte e se allo shopping sfrenato si preferisce una lenta passeggiata, con alcune tappe per assaporare le gustose prelibatezze culinarie, si entra davvero in simbiosi con questa affascinante e languida cittadina. La sera poi è davvero suggestiva con tutte quelle lanterne rosse lungo la via centrale e lungo il fiume.
10° giorno: Venerdì 8 luglio – Hoi An
Il giorno dopo sveglia all’alba per visitare il mercato del pesce, davvero interessante con le bancarelle che offrono l’immancabile pho. Il resto della giornata la passiamo in giro in bicicletta nella campagna circostante fino alla bellissima spiaggia di Cua Dai dove ci abbandoniamo completamente e pigramente per ore all’ombra di un ombrellone di palma davanti ad un mare turchese. Concludiamo la giornata con un’invitante cena al Nhu Y, ristorantino abbastanza semplice ma dalle ottime specialità culinarie. Avremmo potuto dedicare più tempo a questa parte del Vietnam, andando per esempio a visitare l’antica città imperiale di Huè o le antiche vestigia Champa di My Son, però il tempo è tiranno e Ho Chi Minh City, l’antica Saigon, e il delta del Mekong ci aspettano. Ci sarebbero voluti un paio di giorni in più!
11° giorno: Sabato 9 Luglio – Saigon
Il 9 luglio alle 12:00, dopo circa un’ora di volo, l’aereo della Viet Nam Airlines atterra a Saigon. Sebbene caotica, quanto, e forse più di Ha Noi, ci appare subito molto diversa: grattacieli e negozi occidentali di ogni tipo sono lo specchio di una città asiatica moderna. Decidiamo di andare subito a visitare il Museo dei Residuati Bellici, testimonianza di una guerra senza senso, brutale e devastante. Mi ricorda il museo sull’atomica di Hiroshima in Giappone. Anche qui non si riesce a essere indifferenti davanti alle fotografie che raccontano di esplosioni al napalm, di milioni di litri di defogliante e di massacri indiscriminati di donne, vecchi e bambini, come quello di My Lai, che portarono la mamma di uno dei marines che vi parteciparono a dire: “ Diedi all’esercito un bravo ragazzo, lo trasformarono in un assassino”. Dal museo ci dirigiamo a piedi verso le vie più centrali passando davanti al Palazzo della Riunificazione, dove fa ancora bella mostra di sé il carro armato dell’esercito del nord che il 30 aprile 1975 assaltò i cancelli del palazzo, determinando così la caduta di Saigon, e dell’intero Sud. Proseguiamo verso l’Hotel de Ville, vistoso ricordo del periodo coloniale francese, e lungo Dong Khoi, antica e principale arteria di Saigon. Anche qui il tempo ci impedisce di visitare l’antico quartiere cinese di CHO LON, immortalato egregiamente nel L’Amante di Marguerite Duras, con i suoi bordelli e fumerie. Ce ne rammarichiamo! Per cena vi consigliamo il Nam Giao, in una piccola galleria vicino al mercato di Ben Thanh, popolarissimo ristorante, molto frequentato dalla gente del posto, che serve eccellente cucina huè a prezzi davvero bassi. Per l’hotel abbiamo scelto il Golden Central Hotel Sai Gon a 82$ con colazione, molto buono, moderno e pulito. Il rovescio della medaglia è che chiaramente manca del fascino antico degli alberghi che abbiamo lasciato a Ha Noi e Hoi An!
12° giorno: Domenica 10 luglio – il Delta del Mekong
La nostra guida dell’Handspan si presenta puntuale alle 8:00 in albergo e si parte per il Delta del Mekong. Siamo ansiosi di vedere dal vivo il grande fiume che nasce sull’altopiano del Tibet, e dopo un percorso di oltre 4.000 km attraversando la Cina, costeggiando la Birmania, lambendo il Laos e la Thailandia e tagliando la Cambogia, giunge in Viet Nam dove si apre in un grande delta. Cerchiamo un’esperienza particolare, dall’assoluto sapore tropicale, ma soprattutto vogliamo vivere l’ “anima commerciale” del grande fiume, una delle principali vie di comunicazione dell’estremo oriente, piena di svariati “mercati galleggianti”. Dopo un viaggio di ca. 2 ore in auto attraverso i paesaggi tipici del delta, arriviamo alla città di My Tho, dove prendiamo subito una piccola barca. Siamo solo noi, la nostra guida, il proprietario della barca e la sua piccola figlia, che dopo l’iniziale timidezza e diffidenza comincia a giocare con noi, scoprendo un viso, due intensi occhi neri e un sorriso bellissimi, subito immortalati dalla mia nikon. Solchiamo le acque limacciose del Mekong, incrociando barche, chiatte e sampang fino ad arrivare Xuan-Dong. Con delle mountain bike ci muoviamo lungo le stradine sterrate di questa piccola isola, disseminate di banani dai frutti piccoli ma incredibilmente dolci e squisiti, incrociando ogni tanto piccole bancarelle che vendono alla gente locale un po’ di tutto: ci colpisce in particolare una gabbietta dove, accanto a frutta e pesce, ci sono dei roditori, che assomigliano in tutto e per tutto a delle pantegane… e comunque sembra siano una prelibatezza locale! Riprendiamo la navigazione lungo canali pieni di flora tropicale, fino ad un villaggio con una piccola e “rurale” fabbrica di dolci e caramelle di cocco. Qui assaggio il tipico liquore del posto, attingendo direttamente da un grande barattolo di vetro pieno di serpenti che rendono così particolare questa specialità, che la guida giura avere indubbie e comprovati poteri rinvigorenti e afrodisiaci… Nica riesce a stento a farmi una fotografia….! Passiamo il resto della giornata muovendoci tra le varie isole a bordo della nostra barca e di sampang, l’unica imbarcazione in grado di passare attraverso gli stretti canali con le intricate mangrovie. Degno di nota è il pranzo, con il gustosissimo pesce “orecchio d’elefante”. Nel tardo pomeriggio riprendiamo l’auto in direzione Can Tho, la più grande città del delta. E’ divertente passeggiare e immergersi la sera nei suoi ritmi commerciali, in mezzo a migliaia di motorini e di centinaia di banchi, che rimandano davvero all’immagine dei frenetici mercati asiatici. Can Tho non è comunque particolarmente bella, e anche l’hotel, il Ninh Kieu, sebbene pulito e in posizione centrale, è un po’ … demodè, e per un 4 stelle ci si potrebbe aspettare un po’ di più.
13° Giorno: Lunedì 11 Luglio – Can Tho / Saigon
Finalmente ci siamo, oggi visiteremo i mercati galleggianti, per cui Can Tho e, il delta del Mekong stesso, è particolarmente famosa. Ci arriviamo con una piccola barca e ad un certo punto ci ritroviamo proprio in mezzo ad una quantità infinita di barche in cui si trova di tutto. E’ sufficiente dare un’occhiata all’asta di bambù, che si erge da ciascuna barca, per capire cosa vende: se per esempio vengono offerti degli ananas, sul palo saranno issati proprio degli ananas! Qui la frutta è davvero squisita non potete non mangiarla! Comunque è incredibile, c’è di tutto, persino le barche che preparano e vendono la colazione just in time, l’immancabile Pho! Prima di ripartire in direzione di Saigon andiamo a visitare l’antica casa dove sono state girate alcune scene de L’Amante. Rientriamo a Saigon, e facciamo un ultimo giro del centro città. Per cena decidiamo per il Ngon, ristorante dalle deliziose specialità vietnamite, molto popolare tra le gente del luogo e all’interno di un bellissimo edificio coloniale. Abbiamo mangiato in maniera eccellente, con prezzi ragionevolissimi: non perdetelo!
14° Giorno: Martedì 12 Luglio – Siem Reap / Cambogia
La magnificenza dell’impero di Angkor ci aspetta! Si decolla alle 11:35 da Ho Chi Minh City alla volta di Siem Reap, che raggiungiamo dopo circa un’ora di volo. Appena scendiamo dall’aereo ci rendiamo conto che la Cambogia ci rimarrà nel cuore: l’ aeroporto internazionale è tanto piccolo quanto bello, con un edificio principale la cui architettura rimanda subito all’antica magnificenza orientale. Incredibile anche la forza della burocrazia cambogiana: i nostri passaporti passano attraverso le mani di ben 14 funzionari tutti seduti in fila uno a fianco all’altro, ognuno con un preciso compito, prima di essere restituiti a noi con un bellissimo visto del Regno di Cambogia [ricordatevi dei 25$ a testa per il visto]. Recuperiamo i nostri bagagli e andiamo incontro al taxi mandato dal nostro albergo: l’autista ci saluta alla maniera tradizionale cambogiana, ovvero con le mani giunte e un leggero inchino della testa. Insomma, siamo arrivati da pochi minuti e già siamo profondamente innamorati di questo paese e questa gente che scopriremo, essere autenticamente ospitale, gentile e sempre sorridente. In meno di ½ ora siamo allo Steung Siem Reap Hotel, ottimo albergo in pieno centro di Siem Reap, a soli 55$/notte inclusa colazione. Con la solita affidabile Handspan abbiamo prenotato un tour esclusivo, solo per noi, che ci porterà nei prossimi 3 giorni a scoprire le antiche vestigia dell’impero Angkor sparpagliate nel paese. Essendo però ancora presto non resistiamo alla tentazione di andare a scoprire subito i meravigliosi templi e con un piccolo tuk tuk in men che non si dica ci troviamo di fronte all’immenso e spettacolare Angkor Wat. Non posso descrivere, e non lo farò, l’emozione che ci prende nell’entrare in quello che a detta di molti è considerato il più grande edificio religioso del pianeta. Nessun aggettivo è sufficiente a descriverlo, mi limiterò solo a dire che è davvero una meraviglia! Uscendo dal tempio incrociamo dei monaci buddisti: l’ arancio dei loro vestiti è una macchia di colore indimenticabile, che si staglia dal colore grigio/nero delle antiche vestigia e il verde smeraldo della giungla circostante. Anche queste immagini rimarranno impresse nella nostra memoria, e nelle nostre foto! Dopo l’Angkor Wat, il nostro tuk tuk si dirige verso la città fortificata di Angkor Thom, cui accediamo attraverso la maestosa porta Sud: sembra davvero di essere immersi in un film di Indiana Jones, vista l’imponenza delle vestigia, perfettamente integrate in una giungla ancora vergine. L’antica città si sviluppa attorno ad un’ affascinante costruzione: il Bayon, con i suoi 216 giganteschi volti dal sorriso gelido che rappresentano il sovrano Avalokiteshvara. Camminare tra le 54 guglie dell’edificio e lungo le sue ripide scale, con lo sguardo del sovrano sempre su di te è inquietante ed emozionante al tempo stesso. Anche qui vale ciò che ho detto per l’Ankor Wat: indescrivibile! Non manca molto al tramonto, però la curiosità è ancora tanta e il simpatico autista dl nostro tuk tuk ci porta a vedere il Baphuon e la straordinaria Terrazza degli Elefanti: l’immaginazione viaggia indietro nel tempo, e ci troviamo immersi in una parata grandiosa, nel bel mezzo dello splendore e della potenza dell’impero Khmer! Vorremmo rimanere e addentraci ancora negli antichi templi, ma è davvero ora di uscire. Ci aspetta un’ottima cena cambogiana all’ Ankgor Palm, ristorante autentico molto vicino al nostro hotel. Il centro di Siem Reap è vivo, ci sono molti turisti, ma l’atmosfera è rilassata e divertente.
15° Giorno: Mercoledì 13 Luglio – Rolous Group temples, Kompong Phluk & Chong Knea
La guida dell’Handspan si presenta puntuale alle 8:00 in albergo. Si parte con un attrezzatissimo tuk tuk per i templi di Rolous, un gruppo di antichi monumenti a est di Siem Reap. Sebbene meno imponenti dell’Angkor Wat, sono comunque molto interessanti, soprattutto se si seguono le spiegazioni della nostra guida. Con delle mountain bike percorriamo un bel po’ di chilometri, attraversando piccoli villaggi con la gente dedita al trattamento e alla pulizia del riso. Incrociamo diverse donne, con il tradizionale sarong e la testa avvolta in una sorta di sciarpa dai colori sgargianti, che poi compreremo al mercato di Siem Reap. Arriviamo ad un piccolo molo, dove prendiamo una piccola barca in direzione del villaggio di Kompong Pluk, sulle rive dell’immenso lago Tonlè Sap. Il villaggio è particolare, essendo costituito da alte palafitte, per “sopravvivere” alle inondazioni annuali del lago. Con la nostra barca incrociamo tanti bambini che giocano nell’acqua marrone galleggiando in bacinelle di alluminio o immersi in acqua, tra le imbarcazioni ormeggiate e le gabbie con allevamenti di pesce: non sarà igienico, ma a giudicare dai bellissimi sorrisi e dalle voci concitate sembra che si divertano un mucchio. I turisti sono pochissimi, perché non è facile arrivarci, ma ne vale davvero la pena. La nostra navigazione continua verso il villaggio galleggiante di Chong Kneas. Impieghiamo più di 1 ora per raggiungerlo, solcando le acque del lago del lago e imbattendoci anche in un classico acquazzone monsonico. Il paesaggio è bellissimo, ma quando vediamo Chong Kneas siamo decisamente sollevati. Il villaggio è costituito da case galleggianti, e si sposta a seconda della stagione e del livello dell’acqua. La nostra barca fa fatica a muoversi in mezzo alle piante che ricoprono il lago come un vero e proprio prato, ma alla fine riusciamo a districarci e a navigare tra le varie case, in cui scorgiamo scene di vita domestica quotidiana, tra uomini pigramente sdraiati sulle amache, bambini che giocano e donne dedite a lavare stoviglie nell’acqua marrone! Non facciamo in tempo a scendere dalla nostra barca e salire sul nostro tuk-tuk che ci ha fedelmente raggiunto a Chong Kneas, che si scatena un’autentica pioggia monsonica. Ci accompagnerà fino a Siem Reap.
16° Giorno: Giovedì 14 Luglio – Koh Ker e Beng Mealea
Oggi ci aspetta una lunga escursione in fuoristrada nella Cambogia nord-occidentale: guidando su strade non asfaltate attraverseremo pianure e giungle remote e scopriremo alcuni tra i templi più belli e misteriosi di questo splendido paese. Partenza alle 08:00 e dopo circa 70km e 1 ora di viaggio arriviamo al Beng Mealea, un tempio spettacolare, completamente immerso nella giungla che qui sembra essersi scatenata in tutta la sua potenza, avvolgendo e devastando con le sue radici le antiche vestigia. Una lunga passerella permette di visitare agevolmente le antiche biblioteche, l’antica torre centrale, oggi in rovina, le antiche mura. In un caldo umido soffocante, saltiamo tra le rocce e ci arrampichiamo sugli alberi, dietro suggerimento della nostra fide guida dell’Handpsan, sentendoci dei veri e propri Indiana Jones. Come immaginavamo i turisti sono pochi, incrociamo solo un pullman di coreani. Riprendiamo il viaggio in direzione di Koh Ker, 127 km a nord-est di Siem Reap, per lungo tempo uno dei complessi religiosi più remoti e inaccessibili della Cambogia. In effetti, anche adesso non è facilissimo da raggiungere: la strada è una sola, non asfaltata, immersa in molti tratti nella giungla. Ci sentiamo al sicuro all’interno della nostra Toyota, e con le due guide dell’Handspan, però ammetto un leggero senso d’inquietudine, soprattutto quando incrociamo delle persone armate a guardia di non so cosa. Comunque riusciamo ad arrivare senza contrattempi. Siamo lontani dall’imponenza dei templi di Angkor, però proprio perché rimaste irraggiungibili così a lungo, le vestigia di questo antico sito hanno un fascino particolare e un non so che di misterioso. I numerosi cartelli azzurri del Cmac [Cambodian mine action centre] certificano lo sminamento dell’area avvenuto solo in tempo recenti: sembra che siano stati rimossi 1382 mine e quasi 1,5 milioni di ordigni esplosi e non. La prudenza non è mai troppa e la nostra solerte guida ci intima di non uscire dai percorsi tracciati, neanche per fare pipi [non vi preoccupate però, perché i bagni ci sono!]. Ciò non impedisce di ammirare la bellezza del luogo: la piramide a gradoni del Prasat Thom, del tutto simile a quelle maya nello Yucatan, i linga di Shiva più grandi della Cambogia, e altri templi totalmente avvolti da radici entrano di diritto nelle foto più belle di questo viaggio! Turisti? Solo noi e una coppia francese … ! Rientriamo a Siem Reap per le 17:00. Va bene perché vogliamo acquistare qualcosa al mercato coperto vicino al nostro albergo: per meno di 5$ acquisto un sarong e una camicia autentici cambogiani, e poi le tradizionali sciarpe colorate a quadretti, che le donne e gli uomini sono soliti indossare sulla testa, diventano i regali per noi due e per gli amici in Italia. La sera ci aspetta una cena khmer e poi 1 ora di fantastici massaggi ai piedi e alle gambe per soli 2$! Ci sono tanti posti che offrono massaggi, noi abbiamo scelto una piccola bottega attaccata al nostro hotel: la consigliamo per la gentilezza, la bravura e, soprattutto, per l’ambiente rilassato all’interno.
17° Giorno: Venerdì 15 Luglio – i templi di Angkor – volo di rientro
Eccoci arrivati all’ultimo giorno. Il nostro fedele tuk-tuk è già pronto alle 8:00 per guidarci al Ta Prohm il suggestivo tempio immortalato nel film Tomb Rider con Angelina Jolie. Al contrario degli altri siti di Angkor, è stato lasciato in totale balia della devastante giungla. Entrare e aggirarsi tra i suoi corridoi, i suoi massi, le sue gallerie è un’esperienza mistica! Noi abbiamo potuto ammirarlo quasi in solitaria, per via dell’ora. Il consiglio è pertanto di andare presto. La visita prosegue a bordo di mountain bike, che ci permettono di scoprire altri templi in totale libertà, e ogni volta è un’emozione: il Ta Keo, il Chau Say Tevoda, il Thommanon sono bellissimi. In questi giorni si celebra un’antica festa buddista in Cambogia, e in ogni tempio troviamo gente del luogo che prega e canta. Dall’alto del Phimneanakas, all’interno del sito di Angkor Thom rimaniamo incantati a vedere le bellissime Apsara danzare, nei loro abiti sgargianti e con i loro ricchi copricapi, al suono di una musica dal sapore antico e orientale. Il nostro viaggio non poteva finire nel migliore dei modi!
Alle 18:35 il volo della Silk Air ci riporta a Singapore, da cui decolleremo alle 1:35 per Milano.
Considerazioni finali: il viaggio è stato meraviglioso, particolare e vario. Abbiamo visto tanti posti, avendo però anche il tempo di soffermarci in ognuno di essi. Avremmo potuto vedere molto di più, ma in 17 giorni altro non potevamo pretendere. Sicuramente la Cambogia vale molto di più dei giorni che le abbiamo dedicato. Il Vietnam ci ha colpiti per la sua varietà tra Nord e Sud, la Cambogia ci ha stregati per la sua storia e per il sorriso della sua gente. Entrambi per colori, odori e sapori. Sebbene qualche momento di inquietudine dovuto al fatto che abbiamo voluto visitare posti davvero isolati, entrambi i paesi ci sono sembrati sicuri e la gente ci ha accolto ovunque con calore. Il periodo era quello delle piogge, ma a parte qualche acquazzone pomeridiano in Cambogia, abbiamo trovato generalmente bel tempo e, comunque, sempre tanto caldo, quindi siate attrezzati per le temperature davvero hot e per il resto buona avventura!