Renon e dintorni

Una settimana sull'altopiano
Scritto da: Massimo Miranda
renon e dintorni

Martedì 30 agosto 2022, ore 5.30.

Il treno regionale che prendiamo a Lavinio è mediamente affollato. Sabina, 11 anni, legge una versione ridotta de I misteri della giungla nera di Salgari, rilevando con disappunto un paio di errori di scrittura che denotano una carente correzione delle bozze, errori che le appaiono tanto più incongrui quanto più – osserva – il testo è lessicalmente e sintatticamente ricercato. Margherita, 4 anni, sollecitata dallo spirito imitativo, chiede il libretto di storie e disegni che le è stato recentemente regalato da non mi ricordo quale negoziante e ascolta la storia che la mamma le legge per passare pochi minuti dopo a colorarne le pagine. Io scrivo queste note. Sono ormai quasi le sei di una giornata che si preannuncia atmosfericamente calma e serena.

Al primo piano della Stazione Termini, nella cosiddetta terrazza, la lounge di Italo accoglie solo noi nel silenzio dell’apertura alle 6.20. Miracolosamente riusciamo a lasciare i tavolini puliti dopo aver bevuto i nostri tè, caffellatte, caffè, latte e cioccolata e mangiato vari snack. Peccato dover abbandonare la saletta per avvicinarci al binario proprio quando stanno per arrivare i cornetti freschi, che avremo comunque occasione di assaggiare in treno, dove ci verranno offerti a più riprese nel salottino della carrozza club, acquistato per il conveniente prezzo di 60 euro a persona. Qui combattiamo a lungo con i tablet di bordo che sembrano restii ad avviare i film e i video che vorremmo guardare. Io e Ilaria abbiamo apparentemente successo con La ragazza nella nebbia che tuttavia si blocca verso la fine, lasciandoci ognuno con le proprie ipotesi sulla conclusione. Margherita passa il tempo con il suo tablet e Sabina smanettando sul suo cellulare. Ci intratteniamo inoltre con i diversi intervalli gastronomici che ci vengono offerti con estrema gentilezza dal personale di bordo. Nella lounge Sabina, immortalata in un video postato su Instagram che ha riscosso istantaneamente molto interesse, si era coraggiosamente avventurata in ardite sperimentazioni di gusto, intingendo le patatine alla paprika nella cioccolata calda. Nel salottino si mantiene su una linea più tradizionale, finché, oltre la metà del viaggio, si intrattiene con Ilaria nel gioco delle imitazioni familiari.

Arrivati in orario a Bolzano alle 12.18, acquistiamo nell’ufficio dell’Alto Adige Mobilità accanto alla stazione degli autobus la museum mobil card che, al costo di 34 euro per gli adulti e di 14 euro per i ragazzi dai 6 ai 14 anni (i minori di 6 anni viaggiano gratis), consente per 7 giorni di prendere qualsiasi trasporto pubblico stradale e ferroviario, comprese alcune funivie e altri impianti di salita, ed entrare in un consistente numero di musei della provincia.

Saliamo quindi sull’altopiano del Renon con la funivia che si trova all’altro capo della stazione degli autobus e dalla quale la vista può spaziare sulla valle dell’Isarco. Giunto in 13 minuti a Soprabolzano/Oberbozen, prendiamo il trenino che al termine del breve percorso ci lascia a Collalbo/Klobenstein. Il Sonnen Residence che abbiamo prenotato si trova a poche centinaia di metri dalla stazione, in via Michael Gamper. Dopo aver sistemato i bagagli ed esser stati istruiti dal gestore sul funzionamento della piastra a induzione, usciamo nuovamente alla volta del vicino negozio di alimentari dove ci assicuriamo il necessario per la cena e le successive colazioni ai prezzi tipici dell’Alto Adige. Tornati nel residence, ci accoglie in splendida solitudine la piscina interna, in cui Sabina recupera all’istante la perfetta memoria e pratica degli stili di nuoto. Uova strapazzate, salsicce, formaggio ortler e pane al sesamo costituiscono la gustosa cena di sapore locale che consumiamo in camera sul robusto di legno nella sala. Ci addormentiamo presto per recuperare dalla fatica di una giornata iniziata ben prima dell’alba e farci trovare preparati per la visita al castello di Firmiano il giorno dopo.

31 agosto. Castel Firmiano – Museo della Montagna di Reinhold Messner; funivia del Colle

Torniamo a Bolzano con l’autobus n. 165 in tempo per prendere il treno delle 9.35 per Merano. Scendiamo pochi minuti dopo a Ponte d’Adige e da qui il sentiero n. 1 ci porta in circa venti minuti ai piedi del castello di Firmiano, di origini medievali e antica sede della diocesi di Trento. Del castello sono visitabili una torre e alcune strutture del corpo centrale all’interno delle fortificazioni ben conservate. Nei locali sono allestite alcune esibizioni, anche temporanee, dedicate allo spirito degli scalatori, all’ambiente dei ghiacciai himalayani, alla storia del castello e dell’autonomismo sudtirolese in un percorso in cui si alternano le diverse tematiche contorniate da molteplici riferimenti alla cultura buddista e induista. è, infatti, l’atmosfera himalayana che, nell’impostazione di Messner, permea l’ambiente espositivo.

Sulla strada del ritorno sperimentiamo l’esistenza di disservizi anche nell’apparentemente perfetto Alto Adige: alla stazione di Ponte d’Adige scopriamo il capolinea dell’autobus n. 9 che ci porterebbe direttamente alla partenza della funivia del Colle a Bolzano, ma quando l’autobus arriva, qualche minuto in ritardo rispetto all’orario delle 13.20, l’autista fa scendere i passeggeri, chiude le porte e se ne va, facendo segni – a quanto capiamo – di aspettare il prossimo. Supponiamo di trovarci di fronte a un cambio di turno e crediamo che sia per questo che l’autista ci abbia indicato di attendere il prossimo autobus che sarebbe entrato in servizio di lì a poco, ma il tempo passa e nessun altro autobus compare. La corsa delle 13.20 è quindi saltata. Una signora del posto, in attesa come noi, si lamenta di aver già avuto esperienze negative con gli autobus di Bolzano, ritiene che dovremmo protestare e si chiede se anche dalle nostre parti accadano inconvenienti simili. Rispondiamo che siamo abituati a problemi ben maggiori e decidiamo di non attendere il prossimo autobus. Riprendiamo il treno per Bolzano dove, appena fuori della stazione attendiamo per brevissimo tempo l’autobus n. 1, che fa capolinea alla funivia del Colle, la più antica funivia del mondo che in pochissimi minuti ci porta a quota m. 1134, dove ci accoglie un’aria tiepida e silenziosa: è bastata una breve ascesa per ritrovarci in uno squarcio alpino fitto di boschi ombrosi. Percorriamo in silenzio la strada principale che presto si trasforma in sentiero fino al limitare del bosco, nel punto in cui Margherita si diverte a inerpicarsi per il sottobosco più impervio, esaltata dalle difficoltà. Del resto “Io non ho paura di nulla” è il suo motto.

La passeggiata serale al centro di Collalbo, dopo la cena di nostra preparazione con canederli allo speck e formaggio in salsa di panna, ci fa scoprire l’esibizione in piazza di una banda in vestito tradizionale, che supponiamo sia costituita dagli allievi del liceo musicale.

1 settembre. Parcines; Merano

Il sole splendente ci induce a muoverci in treno verso Merano per spingerci in Val Venosta fino alle cascate di Parcines. Alla stazione di Merano saliamo sull’autobus n. 213 per Parcines/Partschins. Sull’autobus abbiamo occasione di ascoltare le lamentele di un dipendente della società che gestisce la mobilità nella provincia che, chiacchierando con l’autista, protesta per la gestione dell’azienda di trasporto: in sostanza, la nuova dirigenza non conosce la parte operativa e pretende orari impossibili da rispettare, questo è il nucleo che ci sembra di cogliere. I riferimenti alla cattiva organizzazione confermano i sospetti che avevamo avuto in seguito all’inconveniente del giorno prima.

Il percorso del 213 impiega una ventina di minuti. A Parcines saliamo su una piccola navetta, la n. 265, che conduce fino al primo salto della cascata, peraltro visibile in vari punti intermedi attraverso brevi sentieri. Rientrati a Parcines visitiamo la chiesa dei Santi Pietro, Paolo e Nicola, che testimonia l’accostamento di culti nel corso del tempo a partire dal secolo XI, quando si ergeva la parrocchia di Perchindes citata nei documenti altomedievali. La presenza antropica sul posto risale però molto più in là nel tempo: furono i Romani a presidiare per primi i luoghi per controllare il transito verso la Rezia a partire dal 15 a.C. A Parcines visitiamo il museo delle macchine da scrivere intitolato all’inventore Peter Mitterhofer, che illustra la storia della scrittura manuale e meccanizzata. L’esposizione su tre livelli presenta tutti i tipi di macchina da scrivere inventati e prodotti dalla seconda metà del XIX secolo agli anni settanta del secolo successivo.

Il 213 ci riporta a Merano, dove abbiamo il tempo di percorrere i portici al centro della città fino alla piazza del duomo e Margherita vive il brivido di precipitare a terra alla fine della corsa di una carrucola in un parco giochi nei pressi della stazione. Passeggiando sotto i portici incontriamo due rivenditori di salumi che assomigliano più a gioiellerie per estetica e prezzi, finché arriviamo di fronte al duomo di San Nicola, dove, condotti da Margherita, deviamo verso un negozio di giocattoli. La solita pioggerella delle cinque ci accompagna lungo la via del ritorno in stazione, mentre percorriamo i viali della Merano ottocentesca.

2 settembre. Bolzano, Museo archeologico dell’Alto Adige; Museo di scienze naturali; Prati del Talvera

Dedichiamo la giornata ai musei di Bolzano, iniziando con il museo archeologico allestito in massima parte intorno alla ricostruzione della cultura di Oetzi, al primo piano, e dell’età del rame nella Val Senales al secondo piano. L’impostazione didattica del museo è molto accurata e chiara ed è capace di comunicare in brevi tratti essenziali le caratteristiche e le ipotesi sulla vita e la vicenda estrema di Oetzi (ucciso in viaggio? Morto per emorragia della vena succlavia causata da una freccia scagliata per quale motivo da alcune decine di metri? Era un guaritore, un capo, un guerriero?) e sulle relazioni intercomunitarie nell’età del rame (la scure di Oetzi è di rame lavorato nell’area toscana, quindi attesta l’esistenza di scambi commerciali tra aree distanti, come altri reperti della Val Venosta e del Catinaccio).

Il terzo livello ospita allestimenti temporanei: al momento della nostra visita è approfondita l’importanza della mobilità dei popoli e sottolineato il valore delle migrazioni per lo sviluppo culturale. La percezione negativa di cui sono oggetto gli spostamenti dei popoli è ampiamente contraddetta dalla valutazione dei vantaggi che derivano dallo scambio di conoscenze in favore dell’innovazione e del progresso.

La sosta sui prati del Talvera, dove le ragazze si divertono con altalene, scivoli, carrucole e arrampicate e Margherita dà adito all’usuale sprezzo del pericolo, costituisce un piacevole intervallo che precede la visita al museo di scienze naturali. Anche questo museo è didatticamente molto valido e sollecita la partecipazione attiva dei visitatori nei vari settori espositivi che spaziano dalla geologia all’etologia.

La sera proviamo la cena al vicino ristorante e pizzeria Kaiserau di Collalbo di cui apprezziamo molto la lasagna, le mezzelune agli spinaci, la pizza al gorgonzola e la bistecca alla boscaiola. Chiudiamo la giornata con l’ultima tappa al parco giochi, dove Margherita dà ulteriore prova delle sue capacità negli esercizi di equilibrio e arrampicata e Sabina allena i muscoli delle braccia con gli esercizi di sospensione.

3 settembre. Corno del Renon

Sfidiamo le nuvole e la nebbia salendo sul Corno del Renon. L’autobus n. 166 ci porta in pochi minuti dalla stazione degli autobus di Collalbo alla partenza della cabinovia, che non è compresa nei benefici della mobilcard. In una decina di minuti arriviamo sul Corno inferiore, dove siamo invitati ad ascoltare alcuni racconti a cui dà vita la cantastorie Heike, che accompagna la narrazione con piacevoli intermezzi di flauto traverso. L’iniziativa rientra nella giornata della famiglia insieme ad alcuni laboratori creativi nei quali Sabina e Margherita costruiscono un’aquila di carta e una casetta di legno per insetti.

Heike intrattiene Sabina e Margherita e altre due ragazze stese su un paio di coperte mostrando piglio di attrice e transitando con facilità dal tedesco all’italiano. La nebbia diradandosi lascia spazio a timidi raggi di sole, che ci accompagnano nel percorso panoramico lungo il quale sono installate una serie di strutture di gioco ed esperimenti affiancate da stazioni di letture sul folklore locale: è il percorso ludico e didattico a cui sovrintende la mascotte del luogo, l’aquila Toni. Margherita apprezza in particolare il lungo scivolo al chiuso che si trova all’altezza della partenza del sentiero per il Corno Superiore e che affronta per tre volte senza farsi scoraggiare dalle impegnative scale necessarie per risalire in cima dopo ogni discesa. La felicità annienta anche il senso di stanchezza.

Sabina dichiara con sicurezza che questa è la giornata più bella di tutte. Io e Ilaria ci godiamo la loro felicità e il panorama sulle Dolomiti, quand’ecco che Margherita, ovviamente trascurando la raccomandazione di non correre, inciampa su una pietra sporgente dal terreno e si procura una ferita sulla fronte che sembra un segno inciso da Voldemort. Da questo momento e fino alla fine della giornata la ribattezziamo Enrica Potter.

4 settembre. Piscine naturali di Gargazzone

Scopriamo che a Gargazzone/Gargazon, piccolo borgo tra Bolzano e Merano, esiste una piscina cosiddetta naturale perché per la depurazione non utilizza sostanze chimiche, bensì la vegetazione del luogo. La struttura offre una vasca di m. 50, delimitata da uno dei lati lunghi da vegetazione palustre, affiancata da una vasca più piccola e più bassa, provvista di uno scivolo per bambini, dove si cammina su sassolini. Poco più in là vi è un sistema di vasche più piccole conformate a declivio roccioso. Per 3,90 euro ciascuno (gli adulti) si può godere del sole e dell’acqua circondati dalle montagne, sdraiati sul prato all’ombra degli alberi o su lettini presi a noleggio. La giornata è calda e priva di vento e scorre via veloce.

Il silenzio e la solitudine della strada del ritorno nel residence dalla stazione di Collalbo suggerisce un’atmosfera da fine del mondo e sparizione di tutti gli esseri viventi e pare quasi che uno zombie debba sbucare da un momento all’altro da dietro l’angolo. A Sabina viene in mente l’abbozzo di un racconto che aveva ideato per un film sui morti viventi che vorrebbe sviluppare e girare in futuro. Nel frattempo simula la camminata di uno zombie.

5 settembre. Altopiano del Renon

L’ultima giornata è dedicata a perlustrare alcuni sentieri dell’altopiano del Renon. Iniziamo con la cosiddetta Passeggiata di Freud che, tramite il sentiero n. 35 – la Freudpromenade appunto – unisce Collalbo e Soprabolzano, parallelamente alla linea del trenino. Il sentiero fu percorso da Freud durante le vacanze che qui trascorse nel settembre del 1911 quando, alloggiando all’hotel Post di Soprabolzano, festeggiò le nozze d’argento con Martha e abbozzò i saggi che confluirono poi in Totem e tabù. Alcune panchine collocate lungo il sentiero commemorano quelle passeggiate del 1911 riportando su pannelli alcune osservazioni ed estratti di lettere di Freud e invitano i viandanti a soffermarsi per qualche minuto in questa sorta di stazioni culturali.

A metà del percorso deviamo sul sentiero n. 13 che scende verso Costalovara, non prima di aver incontrato da vicino alcune mucche al pascolo. Poco dopo Sabina e Margherita si divertono a offrire fiori e fili d’erba ad alcune capre all’interno di un recinto. Sostiamo a mangiare panini con speck e formaggio seduti su un tronco reciso all’inizio del bosco di fronte alla stazione di Stella, quindi, arrivati a Costalovara, compiamo il giro del lago provando anche la temperatura dell’acqua con le dita. Torniamo verso il residence prendendo il treno alla stazione di Costalovara.

Chiudiamo la serata con un tuffo in piscina, tutta a nostra esclusiva disposizione come il primo giorno, e con una cena preparata da noi e ispirata all’Alto Adige con salsicce, canederli, uova strapazzate e mozzarella.

6 settembre

Dopo aver salutato il nostro ospite, che in tutta la settimana si è mostrato sempre molto disponibile e pronto a rispondere alle nostre richieste, trascorriamo del tempo al solito parco giochi dove le ragazze nuovamente si divertono con gli esercizi di equilibrismo e arrampicata, confondendosi con i ragazzi della scuola musicale usciti per la ricreazione, dato che il parco, aperto al pubblico, è condiviso con la scuola. Decidiamo di scendere a Bolzano con il trenino e la funivia, per vivere fino all’ultimo l’aria dell’altopiano.

Alle 14.42 parte in orario il nostro Italo per Roma. Purtroppo è la versione vecchia della carrozza Club, che non offre né i tablet, né le comodissime poltrone Frau, ma ci accontentiamo, Margherita divertendosi con il suo tablet, Sabina con il cellulare, Ilaria sonnecchiando, io finendo di scrivere queste note.

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