Rasta una cultura di vita
Siamo alla Stazione Termini e il primo incontro stravagante lo facciamo con una delle homeless che vagano tra i binari della stazione e con aria minacciosa ci augura ..Buon viaggio..
Azz Ale che facciamo, torniamo indietro??? Saliamo sull’espresso che porta, come un viaggio della speranza, centinaia di extracomunitari dai loro familiari a Parigi, per noi si ferma a Milano dove ci sta aspettando un boeing diretto per l’isola dell’acqua e del legno…A scusate…Per la Jamaica!!!!! La notte è passata con tante chiacchiere e un entusiasmo che usciva anche fuori dai finestrini del treno in corsa e si mescolava con l’aria del freddo inverno italiano.
Domenica ore 8:00 mattina uggiosa a Milano…Ma noi ci siamo; occhiali da sole e sguardo lontano rivolto a quella terra sconosciuta e poco importa se fa -2 gradi.
Ore 11:00Malpensa…Cinture allacciate, si parteeeeeeee!!!!!!! Ore 19:30 Josè Martì: ora Cubana, brindiamo, approfittando dello scalo tecnico, all’aeroporto dell’Havana, con un ottimo Cuba Libre.
Sarà la stanchezza o la vitamina “R”( Così chiamato il Rum a Cuba) ma iniziano a viaggiarmi nella testa i ricordi del viaggio dell’anno precedente: l’Havana vecchia, Trinidad, Santa Clara, le partite a Domino e l’ennesima cartolina del Che presa in quell’aeroporto due secondi prima di ripartire.
Torniamo a noi però, iniziamo a fare le prime conoscenze e l’ultima ora trascorsa in aereo ci sembra di fare solo un paio di fermate della metro romana…Chiacchiere e risate ed eccoci arrivate! Sono le 22 ora locale…Diciamo che dalle 22 del sabato alla stazione sono esattamente 24 ore di viaggio ma aggiungendo le 6 ore di fuso guadagnate (sono 6 ore indietro) diventano 30 ore di viaggio da Roma…30 ore si..Ma per la Vita! All’aeroporto Alessandra viene subito accolta con una grande disponibilità dai commercianti del luogo: Coca, Ganja Miss? Extasy…? ricordo ancora la faccia “sbiancata” e incredula di Ale che ci ha fatto scoppiare dal ridere…INIZIAMO BENE!!!!! Il pullman è pieno di ragazzi e sembra di essere sul carretto con cui Mangiafuoco portava tutti i “somarelli” nel paese dei balocchi.
Continuiamo a fare conversazione sul come e dove e quanto ci è costato il viaggio.
Anche se è piena notte (da quelle parti e in quel periodo alle 17:30 tramonta il sole) la mia curiosità mi spinge a guardare fuori dal finestrino per iniziare a riempire il mio cuore di Vita nuova…Vedo…Casette prefabbricate e arroccate di fronte a scogliere buie, capannoni di lamiera piene di gente vestita di bianco che sta ancora celebrando, dalla mattina, le preghiere e i canti della Domenica…L’autista guida come un pazzo e tra balzi e scossoni arriviamo a Negril.
Ore 23:30 siamo alla reception dell’hotel, siamo partite da Roma convinte di dover alloggiare in una topaia …Abbiamo visto le recensioni del nostro hotel solo dopo aver prenotato e non c’era niente di rassicurante e invece sul transfer dall’aeroporto ci comunicano che quel posto fatiscente è over booking e siamo state trasferite in un altro villaggio; un po’ più isolato ma decisamente di qualità superiore.
Ci impadroniamo della stanza …2 letti semi matrimoniali e vista…Bò..Non si vede un tubo avremo la sorpresa domani mattina.
Ci cambiamo al volo per mangiare qualcosa nel villaggio (uno dei pochi che garantiva il servizio fino a tarda notte) e iniziamo a sfoderare il nostro inglese con le prime conoscenze.
Alessandra ancora è ignara del fatto che dovrà farmi da traduttrice tutta la vacanza! Lunedì 02.03.2009 Ecco la sorpresa…La nostra finestra da sul mar dei Carabi spettacolo! ancor più bello diventava la sera al tramonto al rientro dalle nostre escursioni quando ti gusti una birra fresca in stanza post doccia osservando il tramonto (qui pensi che stai da Dio anche con un amica e non necessariamente con il tuo uomo)!..Ci prepariamo per la ricca colazione: frutta, pancake e sciroppo d’acero…Bilancio kg al rientro +2/3 (lo dico subito così mi sono tolta questo pensiero!) La prima giornata dopo tutto quel viaggio ce lo dedichiamo al relax nel villaggio.
Pronte per uscire dalla stanza…Bip..Bip…Il primo sms…Sarà Papà? Maria(mia sorella).?…
OPS il Capo…Mi chiede una cosa di lavoro…MA DICO IO!!!! mi avesse almeno chiesto come era andato il viaggio? ..Che già non poteva fare a meno di me…Vabbè visto che sono troppo buona rispondo e lo minaccio di morte se prova a rifarlo nel corso della settimana!!!! Pronte con pareo, oli, creme e i nostri visi sprizzanti di gioia andiamo alla conquista della spiaggia giamaicana.
Nella tarda mattinata abbiamo appuntamento con la guida che ci inizia a dare un po’ di informazioni sulle escursione da poter fare…Per niente economica questa jamaica, diciamo che sono ben avviati nel mercato del turismo e dopo una prima selezione decidiamo di visitare: Black River e Cascate YS,la casa del grande Bob Marley e le cascate di Ocho Rios e un orticello abusivo di una tipica “mentuccia” locale ( gita fuori dal tour).
Dopo l’incontro e la scelta dei posti che visiteremo nel corso della settimana corriamo di nuovo in spiaggia a gustarci una fresca Pina colada facendoci coccolare in balia della brezza pomeridiana (il termometro sfiorava i 30gradi…A Roma il Tevere era ancora “gonfio” dell’inondazioni di dicembre). Prima escursione La prima tappa sono le cascate di YS …Per arrivarci, l’ultima parte del tragitto la si fa su un vagone tipo quello del trenino delle giostre che ora passa anche nei Centri Commerciali caricando i bimbi,questo però era trainato da un trattore su una strada tutta sterrata.
Siamo alle cascate YS, un vero spettacolo della natura, avvolte dalla fitta vegetazione…Il tempo di un giro panoramico e siamo già tutti in acqua.
Alessandra inizia a dare il meglio di se e dopo vari tuffi più o meno atletici con la liana in risultato è stato: • -1 unghia ricostruita • -1 piercing al naso • + graffi vari al ginocchio • Per me solo una perdita di un infradito nella melma delle rocce per entrare i acqua e una bella “culata” per andarlo a recuperare.
In giro alle cascate è stato abbastanza veloce, questo è purtroppo un po’ il prezzo da pagare per seguire dei tour organizzati, si ha però la serenità di poter girare il mondo anche essendo “donna” e in zone non sempre molto raccomandabili è sicuramente meglio di precludersi un’esperienza del genere(del resto è stato lo stesso compromesso pagato per visitare Cuba l’anno prima). Questo accade almeno quando vai la prima volta in un posto, diciamo che in entrambi tornerei anche da sola..Ma a Cuba ti senti decisamente più sicura anche se in Giamaica nulla è successo per farci pensare il contrario.
Prima di dirigersi verso la tappa pomeridiana ne approfittiamo per fare una sosta nella Bamboo Evenue…Non stiamo parlando della nostra via Condotti, come invece immaginavamo no, già prese da crisi compulsive di shopping, ma una romantica via di Bamboo che si intrecciano formando una galleria e dove l’unica tappa è un chioschetto che vende gamberi di fiume e zuppe piccantissime…Un aperitivo particolare e, noi che siamo di “bocca buona”, lo abbiamo decisamente gradito! Pranziamo in un ristorantino sul Black River con dell’ottimo pollo, patate e riso (praticamente il cibo dell’intera settimana) e poi nel pomeriggio risaliamo il fiume con la “Chiatta”…Amici miei che leggete, non si parlava di me! E’ un’imbarcazione tipica che permette di avvicinarsi agli alligatori lasciandoli indisturbati… con il loro modo pigro e assonnato…Mi sa che in Jamaica anche i coccodrilli stanno “fatti”!!!! Pomeriggio in barca ad ammirare il fiume e la natura che lo circonda e poi tutti verso il villaggio.
Sul pullman ci rincontriamo con gli altri ragazzi che alloggiano negli altri hotel e iniziamo a organizzarci per la sera, una comitiva di 8/10 persone che si sono trovate a vivere questa fantastica esperienza e che sono riuscite sempre a organizzarsi delle belle serate in compagnia.
In aereo abbiamo conosciuto dei ragazzi di Varese che hanno affittato un appartamento su una collina di Negril, attrezzati come non mai con Grana,Spaghetti, Nutella, una sera ci hanno preparato una cenetta buonissima e poi tutti a ballare e a dondolarsi a ritmo di reggae sulla spiaggia. I locali sono sempre gli stessi che organizzano le serate a giorni alterni e tutti si ritrovano, turisti e giamaicani, negli stessi posti come in un grande paese. E’ sicuramente da menzionare il Rick’s Caffè, un locale che sorge su una scogliera, un po’ forse troppo “in” per l’ambiente ma meraviglioso se solo davanti ai miei occhi passano le immagini dei tramonti catturati mentre confrontavo la mia vita con quella di Stefano, un laureando in psicologia all’università di Milano con cui è nato un bel feeling o quelle,credo, per Alessandra dei suoi tuffi spericolati dalla scogliera con Lele e Marta.
La situazione anche la sera è abbastanza tranquilla, meglio però girare sempre con un gruppo, ci si diverte e in generale ti rompono meno proponendoti l’impossibile. Le giornate continuavano a trascorrere con le escursioni la mattina il relax nel villaggio nel pomeriggio e le feste della sera, dopo tre giorni eravamo parte integrante del luogo, la Jamaica è entrata nel sangue ed è ancora lì.
Ricordo con piacere i sorrisi delle persone e dei bambini molto ospitali, l’abbraccio del vecchietto che lavorava il legno al mercatino mentre elogiava la bellezza delle donne italiane, il sorriso e lo sguardo di Demian che con rammarico mi salutava alla mia partenza, le bravate fatte e inenarrabili.. E per finire la stretta di mano del parroco che la Domenica mattina dopo aver celebrato la messa in una chiesetta in legno di Negril, saluta all’uscita della Chiesa tutti i suoi parrocchiani e le persone che quel giorno dovevano essere lì…Proprio come me!