Rapsodia armena
Non poteva iniziare meglio! Sconsolato mi avvio verso l’uscita dell’aeroporto dove mi attendeva l’autista dell’ostello dove risiedo questi giorni.
Ora…Vedo due tipi loschi, con occhi taglienti e aria da spia della guerra fredda che reggono un cartello con il mio nome e vi confido che non e’ stata una visione rassicurante. Avevano proprio l’aria di gangster che ti avrebbero sgozzato per un pacchetto di patatine al gusto bacon. Giuro! Poi pero’ mi sono reso conto che in effetti tutti gli uomini in Armenia assomigliano a gangster, anche i bambini.
Ok, mi avvio con loro verso quello che io pensavo un pulmino dell’hotel ed invece ho scoperto dopo essere una vecchia LADA che perdeva i pezzi, e una volta partiti il mio autista decide di far impallidire Michael Schumacher.
Peccato che appunto, non eravamo su una ferrari ma su una LADA senza ammortizzatori, con un fanale rotto, in una strada non illuminata e piena di buche e cani usciti non si sa da dove che tentavano il suicidio con ogni veicolo che passava.
Ho sempre avuto molte visioni sulla mia morte, ma davvero, morire su una strada oscura dell’Armenia in una Lada azzurrina non era proprio nei miei sogni.
D’un tratto vedo la luce: no, non ero morto, vedo le luci del centro di Yerevan (solo il centro e’ illuminato di notte) e quindi mi rendo conto che sono quasi a destinazione. E tutto intero. Nauseato scendo dalla macchina scortato dalle risate allegre del mio autista che continua a dirmi “love” o qualcosa che suona simile e quindi, inizio a sospettare che stia tramando una nottata amorosa. Con il sottoscritto? In effetti visto che mi guarda e mi sussurra “love, love” incomincio a temere il peggio…Fino a quando entro all’ostello e tramite il ragazzo addetto alla reception scopro che “love” (che non si scrive cosi’ ma si pronuncia uguale) significa “che figata”. Il mio autisto era stato contento del suo giro in macchina. Non potevo dire lo stesso ma per gentilezza le sorrido e cosi’ mentre se ne va spariscono anche i miei timori di un triangolo amoroso in terra Armena.
L’ostello da fuori e’ bellissimo, curato, in centrale, …Peccato che non sia cosi’ anche all’interno. In effetti quando mi sono messo a letto ho avuto la tentazione di piangere tant’e’ deprimente la stanza. Sicuramente e’ stata creata per qualcuno che desidera suicidarsi: ha muri bianco sporco (lo sporco e’ reale), coperte vetuste, tende che penzolano a pezzi ad una finestra che non e’ stata lavata da anni e per concludere, qualche idiota a scritto sul muro vicino al mio letto “GUCCI”, possibilmente con il sangue visto il colore. E se questa e’ la stanza non c’e’ da ridere quando si arriva a visionare il bagno: ci sono dei piccoli fori al muro (che siano proiettili?) e le piastrelle si staccano da sole. Mai toccarle! Solo nella giornata di ieri ne ho fatte fuori per sbaglio due.
Ok, mi dico, potrebbe andare peggio…E in effetti, quando conosco i miei compagni di stanza, ne ho la conferma: uno quando lo salutato ha emesso un grugnito e francamente non so cosa mi abbia detto e l’altro e’ un Americano obeso che osa sfoggiare camicie floreali a qualsiasi ora del giorno o della notte e che una volta che inizia a parlarti di politica americana non la smette piu’. Quasi quasi preferisco quello che grugnisce…
Menomale che la notte passa veloce e arriva la mattina, la mia voglia di conoscere e’ ‘ grossa e così dopo una sostanziosa colazione a base di pane e circa 1 chilo di burro per fetta m’incammino alla conoscenza della citta’. Ora…Io ho provato a dire alla tipa dell’Ostello che in effetti preferivo un pezzo di pane, anche raffermo, ma senza tutto quel burro, ma lei continuava a ripetermi “no, you want butter, I give you more!”. E io che pensavo che lottare con mia Madre fosse un’impresa… 🙂 Yerevan e’ una citta’ non ricca di monumenti ma molto molto attraente. Si vede l’impronta Sovietica nella planimetria e nei monumenti, ma si respira un’aria Mediorientale. Per tante cose sembra di stare in qualche paese arabo piuttosto che nell’angolo piu’ remoto d’Europa, una per tutte il fatto che in Armenia lo sport nazionale e’ masticare semi di papavero (o girasole?). In ogni angolo di strada, sui bus, i poliziotti in servizio, bambini che vanno a scuola, praticamente ognuno si piazza con i suoi semi ed inzia la difficile operazione di metterli in bocca, rompere il gusto, sputarlo e trangugiare il resto. E questo mi ricorda molto l’Oriente…
Comunque vi siente dimenticati che non ho una valigia o degli abiti a parte quelli di ieri, cosi’ decido di comprare almeno una t-shirt in attesa di ricevere il mio bagaglio. Entro in un negozietto e quando inizio a gesticolare indicando un manichino mozzo le ragazze del negozio si riuniscono ed iniziano a dirmi cose in Armeno: purtroppo non ci sono parole che ricordino altre lingue cosi’ dopo vari tentativi e perdita di pazienza delle commesse capisco che vogliono sapere quanti anni gli do. Oddio, proprio questa domanda…In effetti ne azzecco una su 5, le altre le ho >brutalmente invecchiate di almeno 5 anni e non l’hanno presa molto allegramente. Pero’ dai, dopo avergli insegnato a dire CIAO le cose si mettono meglio ed esco dal negozio con il mio nuovo acquisto: un’orribile maglia Cinese che e’ talmente attillata che quando cammino devo trattenere il respiro. Inoltre, messa su i pantaloni eleganti che avevo e’ un po’ un pugno in un occhio, anche se qui abbinare pantaloni eleganti e maglie scrause e’ la moda. Quindi, vi direte, passo per un locale…Invece no. Siccome non 1)fumo continuamente 2)sputo semi per terra 3)apro la camicia mostrando peli e collana d’oro 4)ho il capello ingellato con la riga a sinistra non posso passare per un locale, quindi il risultato e’ che sempro solamente un pirla.
Dopo aver girovagato per Yerevan (che si vede in una mezza giornata) ho preso un taxi collettivo e sono andato a Echimiadzin, una specie di Vaticano dell’Armenia. E’ il centro religioso piu’ importante, dove praticamente e’ nato il cristianesimo in questo Paese e vengo semplicemente ammaliato dalla bellezze delle sue innumerevoli chiese e dei loro affreschi. Domani, tempo permettendo andro’ al lago di Sevan, il piu’ grande lago di questo Paese e non vedo l’ora di conoscere ancora posti nuovi e provare le enormi emozioni che mi sembra regalare l’Armenia.
Per andare al lago Sevan mi appoggio ad un’agenzia locale (e’ praticamente impossibile fare il giro che faccio con i mezzi pubblici) e già mi pregusto le bellezze di qust’angolo di Mondo, che si prospettano numerose.
Il gruppetto formato dall’agenzia e’ composto oltre che dal sottoscritto, da 5 russi, due iraniane di origine armena, due libanesi di origine armena e due attempati argentini di origine armena. Non c’e’ bisogno che vi dica che anche i Russi sono di origine Armena. In effetti tutti mi stanno ponendo la stessa domanda “ma se non hai origini armene, che cavolo ci sei venuto a fare qui?” ma poi sono stra-felici di spiegarmi la storia travagliata di questo posto e di raccontarmi anche la loro storia privata, da figli della Diaspora. Confesso che mi sono molto emozionato nel leggere nei loro occhi l’orgoglio delle loro origini, e’ un qualcosa che difficilmente si puo’ spiegare. E’ come una luce che ti trafigge e ti toglie il respiro.
Mentre il pulmino sfreccia verso il lago le citta’ incominciano a diramarsi fino a sparire nel nulla e lasciare il posto a montagne rigogliose, valli profonde bruciate dal sole, distese d’erba che ti confermano la drammatica bellezza del Caucaso.
La prima sosta e’ il cimitero di Norduz, una villaggio di poche case alle sponde del lago che raccoglie antiche tombe intarsiate. Sembra che fosse una lontana usanza, di secoli e secoli, di disegnare sulla pietra tombale la maniera in cui e’ morta quella persona e chi era in vita, e cosi’ ci troviamo dinnanzi a delle distese di pietre che raccontano storie lontane, tramandate dal tempo e anche qui, vi assicuro l’emozione e’ davvero grande. Dopo aver lasciato Norduz, andiamo a Sevanvanak, un promontorio che si affaccia sul blu del Lago Sevan, un blu che si confonde con quello completamente senza nuvole del cielo. Due antichi monasteri spezzano questo blu, creando una linea di demarcazione e circondati dal silenzio piu’ assoluto ci ricordano le antichissime origini cristiane dell’Armenia. E tutt’attorno, solo il cielo, la tranquilla acqua del lago e le scure montagne che lo circondano. Nient’altro. Era da tanto, tantissimo tempo che non sentivo una pace cosi grande e Sevanvanak mi regala questa preziosa sensazione. Starei qui ancora per ore ed ore pero’ il gruppo deve proseguire e, dopo un sostanzioso pranzo innaffiato da tanto vino (in Armenia bevono un bel po’) ci riavviamo verso Yerevan. L’alcool evidentemente si fa sentire e cosi’ mentre il bus arranca su lunghe salite tutti si alzano e decidono di ballare al suono della musica tradizionale Armena. Ma c’e’ di peggio! Ad un certo punto decidono di fermare il bus sul ciglio di una strada, scendere e scatenarsi a ballare una danza che si fa in cerchio tenendosi per mano (tipo la Hora) e muovendo i piedi in piu’ direzioni e ogni tanto alzando qualche gamba. Io non avendo i mezzi giusti (e chi mi ha visto ballare lo sa…) decido di imitare il can-can e devo dire che il risultato e’ stato abbastanza pietoso. Ho temuto che per punizione mi lasciassero li.
I giorni seguenti mi sono avventurato nel sud del Paese, passando prima per il sonnolento villaggio di Sisian e poi verso Goris.
I paesaggi che sfrecciano fuori dal finestrino di un’affollato taxi collettivo sono mozzafiato, davvero se devo elencare una delle cose che mi hanno colpito di più di questo Paese sono propri i paesaggi. Durante una delle innumerevoli soste peschiamo uno Svizzero ed una Australiana che stanno facendo il giro del mondo in bicicletta e, aggregandomi a loro, passerò il resto della vacanza.
Sisian è l’ideale per chi cerca riposo: la vita diurna e notturna è praticamente inesistente e l’unica attrazione del villaggio viene dalla fontana locale che reca ancora una falce e martello a testimonianza dei tempi passati. Ma i dintorni di Sisian sono bellissimi! Si possono visitare Zorats Karer che è la “Stonehage” Armena, dei massi allineati secondo la posizione dei pianeti, e sarà per il vento che rompe il silenzio o per il tramonto di fuoco che brucia quella terra arida, lo rendono davvero un posto unico. Nelle vicinanze bisogna anche vedere il monastero di Vorotnavank che ergendosi su una valle incontaminata offre dei panorami da lasciare a bocca aperta (ancora un’altra volta).
Da Sisian poi prenderemo un taxi che sbuffando e fermandosi un paio di volte ci porta a Goris, il nostro punto di partenza per visitare il sud dell’Armenia e magari arrivare pure al confine Iraniano.
Confronto Sisian, Goris sembra una metropoli ed è strano ascoltare nuovamente i clacson di auto o il vociare delle strade. Un posto assolutamente da non perdere nelle vicinanze è il monastero di Tatev che è splendido!! Si erge silenzioso e maestoso a ridosso di due burroni e da solo domina montagne e valli. E’ incredibile pensare come sia stato costruito e dopo averlo ispezionato minuziosamente ci avviamo a vedere il ponte di Satana, che si dica sia davvero stato creato dal demonio in persona. E vista l’ubicazione c’è da crederci! Purtroppo in questa parte d’Armenia mancano i trasporti pubblici e quindi ci troviamo a fare l’autostop tutte le volte, ma non preoccupatevi, qui l’autostop è davvero sicuro e poi si fanno degli incontri davvero singolari!! Ho incontrato contadini che scendevano a valle a vendere frutta dolce e succosa, camionisti Irananiani felici di fare due parole con qualcuno, studenti che gioiscono nel praticare il loro inglese e soprattutto della gente splendida.Davvero, gli Armeni sono incredibilmente cordiali, socievoli. I giorni che restano li passo sempre in compagnia dello Svizzero e dell’Australiana facendo delle gran camminate sui monti che si affacciano sul vicino Azerbaijan alla scoperta di cimiteri mediovali abbandonati, abitazioni scavate nelle roccie (tipo i camini delle fate in Turchia), facendo 2 chiacchiere con i soldati che si apprestano a partire per il vicino Nagorno Karabagh e gustandomi davvero la bellezza di questo paese. Quando l’aereo prenderà da li a qualche giorno velocità e quota e lascerà Yerevan sentirò davvero una fitta al cuore e già nella mia mente incomincio a ripetermi: “tornerò al più presto”