rajasthan:traccia indelebile nell’anima!

Il nostro è stato un classico tour del Rajasthan. Siamo partiti in quattro io, mio marito, mio fratello e mia cognata. Arrivati a DELHI abbiamo noleggiato un auto con autista e da lì abbiamo proseguito verso: AGRA - JAIPUR - UDAIPUR - KUMBALGARH - JODHPUR - JAISALMER - BIKANER - DELHI. Gli alberghi li sceglievamo in loco attraverso la Lonely...
Scritto da: DADINA78
rajasthan:traccia indelebile nell'anima!
Partenza il: 09/08/2008
Ritorno il: 24/08/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Il nostro è stato un classico tour del Rajasthan. Siamo partiti in quattro io, mio marito, mio fratello e mia cognata.

Arrivati a DELHI abbiamo noleggiato un auto con autista e da lì abbiamo proseguito verso: AGRA – JAIPUR – UDAIPUR – KUMBALGARH – JODHPUR – JAISALMER – BIKANER – DELHI.

Gli alberghi li sceglievamo in loco attraverso la Lonely Planet (quasi mai affidabile!!) o dietro consiglio del nostro autista.

Certo l’inizio non è stato dei migliori, considerato che appena arrivati abbiamo avuto la triste notizia di aver perso le valigie, che purtroppo non abbaimo più riavuto se non alla fine del viaggio, una volta tornati a Delhi…Così mesi e mesi di preparazione sono andati perduti, niente medicine, niente saccolenzuoli, niente vestiti, se non quei pochi che avevamo come bagaglio a mano, niente asciugamani, niente di niente…Fortuna che in India ci si abitua presto ad avere lo stretto necessario…Ma torniamo a noi…

Dal punto di vista di posti da visitare il Rajasthan penso possa fare invidia a qualsiasi altro parte mondo, che sia difficile se non impossibile trovare tanta bellezza, tanta preziosità, concentrata in un unico piccolo stato.

Ma provare a raccontare un viaggio in India non è sicuaramente una cosa semplice, limitarsi poi a descrivere minuziosamente le tappe percorse sarebbe troppo riduttivo.

La verità è che per quanto si possa leggere sull’India, per quanto si possa essere preparati ad affrontare determinati disagi, viverli di persona è proprio tutta un’altra cosa!!! Una volta arrivati la sensazione di essere all’inferno è agghiacciante, e nel mio caso mi ha attanagliato per diversi giorni, oltre alla paura di subire una grande delusione, e di scoprire di aver idealizzato per anni questa terra attraverso una miriade di luoghi comuni.

Vedevo, sentivo e respiravo solo caos, traffico, smog, fiumi, mari, oceani di gente, rumori assordanti, fogne, motagne di rifiuti, odori nauseabondi, mucche, cammelli, cinghiali, elefanti per strada, gente disperata, bambini pronti solo a spillar soldi e a gridare “Miss Money”.

Niente spiritualità, niente calma, niente pace, persino nei templi la musica e il caos erano inquietanti.

Ma superato lo shock iniziale (perchè di shock si tratta!), e cominciando a guardare veramente, a guardare col cuore, tutto appare in maniera diversa o meglio per quello che è veramente.

Si comincia a vedere nobile bellezza nascosta sotto strati di sporcizia, semplicità e amore per l’essenzialità della vita nascosti dietro a ciò che per noi sarebbe solo brutale povertà, spiritualità e profonda devozione nascosti dientro per noi incomprensibili chilimetrici pellegrinaggi o chiassose processioni.

E’ chiaro che questo resterà pur sempre un viaggio di 15 gg. e non si può certo pretendere di capire un popolo in questo modo.

Ma nel nostro piccolo una parte di India vera l’abbiamo vissuta..

L’ultima sera il nostro autista Ashok ci ha invitati a cena a casa sua! Noi a cena in un villaggio sperduto vicino Delhi??? Ebbene sì..

La casa di Ashok, di cui lui andava fierissimo perchè era riuscito a comprarsela dopo tanti sacrifici e dopo aver vissuto per anni in buco orrendo a Delhi, era “semplicemente” una casa con una sola stanza, due letti (uno per lui e sua moglie, una timidissima e dolcissima ragazza di 23 anni, e uno per i suoi due bimbi di 2 e 4 anni), una minuscola cucina (solo per cucinare), un bagno fuori con la turca e un piccolo patio all’aperto dove lui si augurava un giorno di fare altre stanze.

La cena è stata semplicissima, a base di riso e dhal, ma mangiare non lo è statto altrettanto; visto che eravamo in piena campagna una volta calata la sera siamo lettaralmente stati invasi da cavallete attratte dalla luce artificiale; dentro era pieno anche di gechi, scarafaggi grandi e un tappeto di scarafaggi piccoli sul letto dove ci eravamo seduti per cenare (naturalmente non c’era il tavolo!).

Guardavo incredula i loro volti, così felici, sereni, puliti, e riflettevo su quanto il nostro mondo abbia alterato l’importanza dei più semplici valori della vita.

Per loro non conta altro che avere giusto un tetto sulla testa, un letto, niente mobili, niente suppellettili, ma solo una piccola cucina, cibo necessario a sostentarsi, un lavoro dignitoso e una famiglia, unico valore della vita.

Mi chiedo cosa ci sia di più scontato di questo..Sta di fatto che da noi non è più così proprio per niente, che la nostra vita sempre in corsa ha perso la sua geniunità.

Siamo tutti uomini sotto lo stesso tetto, ma a volte si ha la sensazione di vivere su pianeti diversi, comprendersi è veramente difficile!! Ashok e sua moglie si erano conosciuti con il classico metodo indiano e si erano visti una volta sola prima di sposarsi..Al ritorno in macchina ci ha detto con orgoglio e con un pizzico di ironia, dovuto al nostro iniziale scetticismo, che questa splendida famiglia era il frutto di un matrimonio combiato…

Le poche ore trascorse in quella casa hanno ripagato in pieno anni di libri di T.Terzani, di libri come La città della gioia o Shantaram e rigrazio Dio di aver avuto l’opportunità, seppur per qualche breve istante, di aver vissuto l’India da dentro e non da dietro un vetro o l’aria condizionata di un pullmann.

Per anni ho sognato di fare questo viaggio, sono sempre stata rapita dall’India in tutti i suoi aspetti, ma realmente non sapevo cosa aspettarmi da questa esperienza e solo una volta tornati, dopo giorni di riflessioni, sono riuscita a capire realmente cosa mi ha lasciato, e come molto più di quanto mi aspettavo questo incredibile paese abbia toccato delle corde nella mia anima, lasciandone un segno indelebile…

Questo è il testo di una canzone che ho scritto una volta tornata, che sintetizza tutto ciò che l’India ha rappresentato per me:

SEI COME SAREBBE SE FOSSI NATA QUI COME SAREBBE SE IL MIO MONDO FOSSE QUI DOVE LA SEMPLICITA’ E’ L’UNICA RISPOSTA COME VORREI CHE IL MIO MONDO FOSSE TUTTO QUI PER LE STRADE LA FATICA NON HA ETA’ MILLE VOLTI CHE RACCONTANO DI SE’ DOVE OCCHI GRANDI COME FARI ILLUMINANO DENTRO COME VORREI CHE LA MIA VITA FOSSE TUTTA QUI QUA TRA COLORI E RUMORI E GENTE CHE PREGA E NON SI STANCA MAI E NELL’ARIA C’E’ UN PROFUMO DI LIBERTA’ CHE ALLONTANA DALLA REALTA’ SEI NELLO SPAZIO DI UN BATTITO UN PUGNO NELLO STOMACO E LA PIU’ DOLCE DELLE CAREZZE SEI UN RIFUGIO DENTRO L’ANIMA UNA SPALLA SU CUI PIANGERE IN UN VORTICE DI LUCE E COLORI



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