Rajasthan e Goa 2
DIARIO DI VIAGGIO 5/11/2006 Partenza da casa alle ore 5.00 Una luna gigantesca ci accompagna lungo la strada di avvicinamento a Malpensa. Lasciamo la macchina presso un parcheggio a Somma Lombarda.
Alle ore 8.00 già fatto il check in. Incontriamo subito Enzo e la Sandra con cui condivideremo questo viaggio di ben 3 settimane in India Partenza con volo Alitalia, in orario e volo tranquillo.
Arriviamo a Delhi in orario sono le 23.50 locali. Disbrigo formalità doganali in poco tempo. Fuori una ressa incredibile, braccia che sporgono dalle transenne con cartelli indicanti i nomi dei turisti che stanno aspettando.
Chissà se Francis, il nostro contatto a Delhi, ci sarà? Ci siamo scritti via mail più volte, ma non gli abbiamo spedito neanche un euro di acconto! La diffidenza “di noi civilizzati” comincia a farsi avanti… Dopo poco lo individuiamo, si distingue dagli altri per i capelli e la barba lunghi (gray coloured ci aveva scritto) sembra il compianto Tiziano Terzani (pensiero per colui che ha amato moltissimo l’India e l’Oriente) Ci saluta cordialmente e ci accompagna fuori per farci incontrare l’autista e la Jeep che ci accompagnerà per tutto il nostro viaggio in Rajasthan. Non lo troviamo sapremo dopo che non si erano capiti bene sul punto di incontro… Ci accompagna lui in albergo. Usciamo dall’aeroporto alle 24.40. Nonostante l’ora c’è tantissima gente in giro, tuk utk, risciò, macchine, camion, cani mucche, gente a piedi. La luce elettrica c’è solo vicino all’aeroporto non appena ci allontaniamo non si vede niente, ma l’incredibile umanità e i suoi mezzi ci accompagnano lungo la strada. Non capiamo come gli autisti riescano a vedere le persone, i vari animali e tutti gli altri sgangherati mezzi di trasporto, senza fanali o solo con gli abbaglianti. Se dovessimo guidare noi sarebbe una “carneficina”!!! Questo pensiero ci accompagnerà per tutto il viaggio.
Francis, dopo tantissimi anni di lavoro come autista, ci confida i 4 segreti per poter guidare in India: buon clacson (please horn sul retro di tutti camion!), buoni freni, una buon vista e … Tanta fortuna.
Arriviamo al nostro Hotel, nel quartiere degli alberghi turistici…, dal nome quanto mai “fantasioso” De Holiday Inn”!!!! Stefano si fuma la prima sigaretta in pace sulla porta dell’Hotel. Ci sfilano davanti 4 mucche al pascolo (è l’una passata…) seguite dal loro pastore in bicicletta. Fili elettrici dappertutto, chiaramente a norma ISO 9999… È sì siamo proprio “entrati” in India.
Beviamo un black tea assieme a Francis. Cominciamo a parlarci per conoscerci meglio. Ci racconta della sua famiglia del suo lavoro. Durante il tragitto abbiamo visto un tendone tutto illuminato e bardato a festa x un matrimonio e lui ci ha raccontato che la matrimonio di sua figlia avevano invitato 600 persone”. La cerimonia viene pagata dal padre della sposa. Cominciamo a capire come mai le femmine sono considerate un debito immenso. (chiaramente non condividiamo questa loro convinzione, ma non ci permettiamo di giudicare).
Albergo “esteticamente carino” anche se polveroso (sarà così per quasi tutto il resto del viaggio, ma comprenderemo anche perché smog, Traffico, finestre che non chiudono bene etc. Etc ma questo non sminuirà mai la bellezza di questo viaggio). Ad Enzo e Sandra è toccata una camera con il letto rotondo. Dormiamo con fatica per il rumore e probabilmente anche per il fuso.
6/11 Colazione alle ore 8.00 on the roof. Ci rendiamo conto dell’umanità che ci circonda. Di fronte camere aperte, persone intente a farsi la toilette mattutina come pettinarsi (scopriremo la passione degli indiani per i loro capelli), lavarsi i denti, a fare il bucato e a cucinare. Sembra che tutti abbiano messo la cucina sul tetto assieme a grosse cisterne nere x l’acqua. Che sia per la legge 626!!!! Paghiamo le camere e la colazione circa 25 euro a coppia. Poi Francis ci accompagna presso un agenzia per comprare i voli interni x Goa dove vogliamo andare alla fine del tour per riposarci per un po’ di giorni alla fine del giro in Rajasthan. Combiniamo per 120 € a testa AR con la Goa Airlines. Abbiamo speso la metà di quello che avevamo trovato dall’Italia, per cui abbiamo fatto bene a prendere i biglietti direttamente in India). Approfittiamo del cambio buono che ci fa il tipo dell’Agenzia e cambiamo un po’ di soldi per la cassa comune. Oggi Charlie può chiudere bottega, ha già fatto giornata!!! Alle ore 10.30 partiamo con la nostra Jeep e con Jeetu alla guida. Caos per uscire da Delhi e poi via per il Rajasthan. Prima tappa Bikaner. Ci aspettano circa 560 Km tempo di percorrenza previsto circa 10 ore. La strada corre via liscia attraverso paesaggi diversi, colline di granito e poi cominciamo a vedere la sabbia. Verso le 15 ci fermiamo a pranzo . Primo impatto con il cibo indiano in un ristorantino sulla strada solo vegetariano. Ottimo!! Prendiamo diversi tipi di riso, verdure varie (vegetables mix), chiaramente piccanti anche se loro avevano detto poco piccanti. Acqua e bibite per sole 310 rupie (circa 5€ in tutto per tutti e 4). Camerieri e cuoci del Nepal. Il posto e molto carino hanno un giardino interno con i tavolini di plastica. Riprendiamo la strada. Caldo e la stanchezza comincia a farsi sentire, la testa ciondola. Il traffico è intenso ci si fa largo a fatica tra dromedari, tuk, tuk pedoni, biciclette, mucche e cani.
Il sole cala presto con un bellissimo tramonto tra le dune e le acacie… non sembra India ma Africa. Ci sono anche i dromedari. Non è che abbiamo bevuto ci sono proprio e sono usati per trainare pesantissimi carri. Dopo 9 ore di viaggio arriviamo a Bikaner al Desert Wind, stanze pulite e dopo un po’ di contrattazione combiniamo per 2000 rupie con la colazione (per 2 camere doppie).
Siamo cotti optiamo per una doccia rapida e subito a cena sulla terrazza del ristorante dell’albergo vicino (menzionato sulla guida della EDT). Non raggiunge il livello del ristorantino del pranzo lungo la strada, forse è un po’ troppo turisticizzato, non per le candele e gli zampironi per tenere lontane le zanzare, ma per il gruppo musicale che a tutti i costi voleva far ballare i turisti a mò di villaggio turistico Alpitour, anche se il loro sorriso è veramente aperto, sincero, ma la vista sul forte vale la pena.
7/11 La mattina visita del Forte. Arriviamo un po’ presto rispetto all’orario di apertura e quindi assistiamo alle operazioni di pulizia degli ingressi (scopa e acqua), alle visite dei primi fedeli al piccolo altare che c’è sotto il portale del portone di accesso, vegliato da due statue di elefanti neri. Nel piazzale antistante c’è un piccolo museo, che racconta un po’ come vivevano e si vestivano alla corte del marajà. Ci sono vetrine con sahri preziosi e vettovaglie varie, tappeti, uno dei custodi ci accompagna e ci parla in italiano maccaronico, molto simpatico. È veramente da lodare lo spirito di iniziativa, la gentilezza e il modo con cui gli indiani cercano un contatto. Visita guidata in inglese. Tante cose interessanti perché molto particolari. Stanze luminose e molto lavorate, con colori anche sgargianti rosso, azzurro, bianco. Alle 11.30 partiamo x Kolajat, dove si tiene una fiera simile a quella di Puskar ma molto in piccolo, almeno così recita la guida.
Non ci sono altri turisti in giro. Un vero flash sulla quotidianità dell’India povera e vera. Anche qui si sono i ghat attorno ad una laghetto, dove galleggia di tutto fiori, candele, carte colorate, bucce di frutta, evidenti residui della serata precedente. Tanti santoni ancora addormentati… ci chiediamo se siano veri o se si inventano tali avendo così possibilità di trovare una maniera per sopravvivere. Tanti bambini curiosi perfino disposti a pagare Enzo per farsi fare una foto digitare e rivedersi!!!!! Donne coloratissime nei loro sari. Ci vengono incontro un gruppetto di hijra (travestiti e/o eunuchi) tutti truccati e anche loro con sari colorati. Vogliono da Enzo una foto e quando si rivedono se la ridono alla grossa. Sono simpaticissimi/e.
Per uscire passiamo attraverso il mercato. Bancarelle di dolci di ogni forma e colore proseguono senza sosta, alternandosi a banchetti di frutta tutta impilata in ordine, rotoli si stoffa variopinta, cestini di tutte le forme, alternati con piccole officine ambulanti di persone che aggiustano tutto. Ma soprattutto tanta gente, donne, bambini, uomini e tanti vecchietti che “ciaccolano” tra loro e cercano di richiamare a voce alta possibili clienti. Anche qui polvere a più non posso, odori forti per via delle fogne a cielo aperto che passano ai bordi delle strade. Ma quelle che risalta di più è sempre questa vitalità, questa dolcezza di sguardi e di sorrisi che si aprono non appena i loro sguardi incrociano il tuo.
Ripartiamo sotto un sole cocente lungo una strada diritta che taglia a metà il niente. Panorama piatto quasi desertico, non ci sono piante, è veramente il nulla. Ci fermiamo a pranzare in uno dei 2 unici 2 ristoranti sulla strada per Jasalmer. All’ombra ci sono 34 gradi. Pranzo decisamente caro (910 rupie) e decisamente meno buono di ieri. Ma rendendoci conto dove siamo non si può pretendere di più.
Riprendiamo la strada , stesso panorama. Verso le 16 arriviamo a Khichan, all’incrocio giriamo a sinistra e … Foriamo una gomma. Ci fermiamo proprio vicino alle gru damigelle che vediamo e riconosciamo già dalla strada: sono grigie scuro con le ali nere come le zampe e il corto becco.
A malincuore (perchè lui dice che è sua responsability stare con noi) Jeethu ci lascia sul bordo della strada per andare a cercare un officina dove far riparare la gomma. Veniamo immediatamente circondati da un nugolo di bambini. Tutti sporchi e scalzi, una bambina tiene sulla testa un catino che scopriamo da vicino è pieno di cacce di dromedario secche!! Il loro materiale x fare il fuoco, ma sorridenti, che ci chiedono penne, soldi caramelle, non necessariamente in questo ordine. Rispondiamo di no, non per cattiveria ma non vogliamo abituarli male. Stefano si accende una sigaretta e il bambino più piccolo del gruppetto gli chiede una… quando capiscono che non gli daremo niente, cambiano atteggiamento e diventano aggressivi a parole e nei gesti, arrivando ad aprire la cerniera dello zainetto di Enzo. Il turismo può anche far bene ma in questo caso non direi… sono già stati contaminati! Che peccato.
Pensavamo di trovare uno spettacolo diverso, invece le migliaia di gru damigelle sono ferme su questo terreno incolto e brullo, aspettando che gli portino da mangiare 2 volte al giorno. Speriamo che le organizzazioni che portano da mangiare alle gru, facciano altrettanto con le persone del posto.
Raggiungiamo a piedi l’officina dove Jeethu si è fermato a far riparare la gomma. È quasi il tramonto. Mentre siamo seduti su una panchina, vediamo le persone che rientrano a casa, donne nei loro immancabili sahri colorati, bambini che corrono spingendo giocattoli di fortuna, anziani con i loro carretti stracolmi di foraggio, trainati da dromedari. Si percepisce che con la fine della luce della giorno la giornata si avvia alla fine, ci si ritira in casa e cominciano a sentirsi i profumi degli incensi delle preghiere.
Ripartiamo ci aspettano ancora più di 180 km. Con il buio il viaggiare diventa difficile e sempre più preoccupante per noi: Fari abbaglianti a manetta, persiste il gioco di nervi a chi si sposta per ultimo per dare strada!!! Capiamo però che questa è la normalità per gli autisti. Arriviamo finalmente a Jasalmer e ci diamo da fare per trovare da dormire. Ci fermiamo a vedere delle camere da degli amici di Jeethu, ma il posto non ci piace troppo tetro e rumoroso, anche se la vista del forte così vicino è spettacolare. Tentiamo presso un indirizzo segnalato dalla guida il posto è bello, un po’ caro (1500 rupie senza colazione) e non hanno 2 camere disponibili, ci propongono un’altra lì vicina, carina, tutta in arenaria, ma il tipo non ci piace, è troppo sbruffone, e ci augura di non tornare indietro. Non capiamo se è una battuta o se cerca di mascherare la sua delusione perché decidiamo di non fermarci da lui. Bel ristorante sul roof ma sotto hanno le cacche di cammello ad asciugare!!!! Decidiamo di fare un tentativo da Fifu Guest house, altra proposta della Guida, un po’ fuori città, ma decisamente molto accogliente. Ci piace subito ma ora partono le contrattazioni con i ragazzi alla reception. Partono da 1500 chiediamo ed otteniamo 1200 compresa la colazione. Il posto è incantevole, tutto costruito con arenaria gialla e molto ben arredata con stoffe locali colorate e ricamate. Una bellissima terrazza da cui si domina un piccolo lago e con una suggestiva vista sul forte tutto illuminato. Ceniamo sulla terrazza e ci raggiunge Fifu in persona: molto cordiale e ben disposto. Dopo un po’ ci comunica che lui non accetta di pagare le commissioni agli autisti per i clienti che eventualmente vengono portati presso la sua struttura. Anche se poi capiremo che questa circostanza potrebbe essere una prassi e forse è comunque una possibilità di arrotondare le loro entrate. Dobbiamo comunque dire che il nostro autista ci ha sempre portato dove volevamo noi, non ha mai insistito con le sue proposte che qualche volta abbiamo accettato perché ci piacevano e stavano nella disponibilità del budget che ci eravamo dati.
Parliamo del più e del meno, da dove veniamo, cosa facciamo, cosa abbiamo intenzione di vedere in Rajasthan, ci spiega le sue proposte per i turisti, e decidiamo di fare l’escursione in cammello nel deserto con lui. Si apre un’altra contrattazione da 850 rupie a testa (tutto compreso) Stefano gli propone 1500 rupie (intendendo a coppia) lui capisce x tutti e 4 e si svena proponendoci il “safari” a 600 a persona. A questo punto l’affare viene concluso!! L’inglese di entrambe le parti era veramente fluido… E vista la conclusione a noi favorevole i nostri uomini sono stati dei veri negoziatori!!! 8/11 – Jaisalner – La Città d’oro Dormiamo benissimo , piccola colazione (visto l’enorme sconto che ci avevano fatto) e partenza alle 9.30 per il forte di Jaisalmer. Non facciamo a tempo a scendere dalla jeep che veniamo assaliti da tantissime persone che si offrono come guide. Capiamo che non ci sarà verso di andare da soli solo per non perdere tempo a dire di no a tutti ed Enzo decide di “assoldare” Ganesh, un ragazzino di 17 anni. Patti chiari da subito sia sulla cifra (50 rupie circa 1 euro) sia chiarendogli che non vogliamo comprare niente e che vogliamo solo vedere il Forte con calma. Ci assicura di aver capito. L’ingresso al forte è molto rumoroso e colorato ci sono bancarelle che vendono di tutto, tessuti, strumenti musicali, oggetti d’argenti. Sono molto belli molti dei balconi che si affacciano sulle varie piazze e sulle strade che stiamo percorrendo. Mucche al “pascolo” all’interno delle mura e la solita umanità coloratissima, vivacissima e chiassosa, clacson a manetta per chiedere strada. All’interno delle mura vivono circa 4.000 persone, ci sono problemi di mancanza di acqua e di inquinamento. Sulla guida è indicato che per proteggere il Forte una scelta coscienziosa sarebbe quella di pernottare fuori dalle mura, per fermare l’eccessivo sfruttamento turistico del forte e delle sue risorse. Per curiosità ci fermiamo a vedere 3-4 hotel indicati sulla guida e trovati nella varie recensioni di viaggio trovate in internet, ma non ritroviamo quando descritto, specialmente l’atmosfera descritta da queste persone. Ognuno ha una propria sensibilità e un proprio gusto/aspettativa. Ma è bello leggere esperienze e sensazioni diverse perché non sai mai cosa aspettarti, in quanto i tuoi occhi e il tuo cuore vivranno le stesse cose in maniera diversa.
Visitiamo l’Haveli del ex Primo Ministro. Una delle sue discendenti ci fa da cicerone all’interno di alcune stanze. Il giro si conclude in una piccola stanza che fa da negozio e ci chiede se vogliamo comprare qualcosa, in quanto la vendita dei souvenir gli permette di mantenere la casa aperta ed in ordine. Accettiamo di comprare qualcosina, dei porta incensi in metallo e qualche statuetta di qualche loro dio.
È quasi l’una quando andiamo alla cooperativa dei lavoratori locali per dare un’occhiatina allo loro mercanzia. Ci offrono subito da bere e ci dicono che comunque non saremo obbligati a comprare, che però i prezzi sono quasi fissi, sia per la qualità dei manufatti sia perché loro garantiscono uno stipendio adeguato alle donne del villaggio che li lavorano. Deviamo delle belle cose , ma ci sembrano care, 120/130 euro, ci sembrano eccessivi e poi non crediamo che siano fatti a mano, e che siano i tessuti usati da Armani per la sua ultima collezione per la casa. Ah, la globalizzazione!!!! Usciamo di fretta perché abbiamo l’appuntamento con Jeethu per rientrare in hotel visto che alle 14.30 abbiamo la partenza per la cammellata. Il caldo è soffocante, ma l’atmosfera della Guest House è incantevole e decidiamo di fermarci ancora una notte dopo quella del safari. Mangiamo degli hamburger vegetali buonissimi e ci prepariamo per l’uscita in cammello. Dopo 45 km di una stradina asfaltata, molto, molto stretta arriviamo a Khuri, da dove partiremo per il deserto del Thar. Il villaggio o è un grosso cantiere o è in completo stato di abbandono , ci sono solo mattoni in giro .
Arriviamo al Fifu resort, dove incontriamo i nostri cammellieri assieme agli 8 francesi, con cui faremo la passeggiata.
Saliamo sui cammelli… Pensavo peggio e Stefano viene subito promosso poiché sarà l’unico che guiderà il proprio cammello da solo. Partiamo. Sembra di essere nella savana di qualche stato africano, è una sensazione strana, non so dove sono, forse i deserti sono tutti uguali o meglio le sensazioni che il deserto ti regala sono le stesse, indipendentemente da dove ti trovi? Il silenzio e la pace sono interrotti solo dallo scampanellio delle campannelline che i cammelli hanno legate sotto il collo. Il sole ci scalda la faccia e il dondolio degli animali ci cullano lenti ma costanti. È proprio bello lasciarsi andare e cercare di entrare a contatto con questa natura.
Due francesi hanno serie difficoltà in quanto sono molto robuste. Ci fermiamo un po’ davanti ad un pozzo di acqua dove i cammelli tuffano la testa per bere. Ma forse la tappa è stata fatta più per le 2 francesi che cambiano anche cammello per vedere se con lo scambio stanno più comode.
La traversata prosegue passiamo davanti a 2 villaggi nei quali ai turisti non viene più concesso di entrare, dagli anziani del posto. Questo è stato deciso per salvare i bambini dall’elemosinare soldi, penne, caramelle o altro.
Arriviamo a ridosso delle dune che è quasi il tramonto. Lasciamo i cammelli e le scaliamo a piedi nudi, è una sensazione piacevolissima. Sulla cresta delle dune di fronte a noi si stagliano il profilo di altri turisti che come noi vogliamo assistere al tramonto, molti sono indiani. Intanto i cammellieri preparano il campo, accendono il fuoco e piantano le tende per i francesi e per noi 4 ci mettono delle reti da campeggio un po’ in disparte. Dormiremo sotto le stelle!!! Arriva il buio e ci raccogliamo attorno al fuoco, dove musicanti locali, che non capiamo da dove siano sbucati, con fisarmonica, tamburi vari “allietano” la cena davanti al fuoco, con canzoni e balli. Ci sono anche bambini che sono accanto ai più anziani e partecipano attivamente sia alle canzoni che ai balli. Pensiamo che così la loro tradizione musicale verrà tramandata. Fanno parte di tribù nomadi che portavano in questa maniera le notizie da una parte all’altra della paese.
Nel buio non vediamo cosa mangiamo nel tahli, ma è tutto buono ed abbondante. Quando andiamo a dormire abbiamo un’ulteriore sorpresa: stanotte c’è la luna piena. Sonno leggero e sensazione molto particolare, sembra che i sensi siano “allertati”. La luce argentea della luna risplende sulle dune, sugli arbusti, sugli animali e sugli uomini, infondendo una serenità palpabile.
L’alba è preceduta da dei rumori dei cammelli, e in silenzio assistiamo alla vestizione degli stessi da parte dei loro cammellieri, con molta attenzione controllano che nel manto dell’animale non ci siano spine e poi cominciano a mettere sulla schiena coperte, imbottiture varie ed infine la sella. L’affetto verso i propri animali è palese.
Ripartiamo ed andiamo incontro al sole che sorge. Tutta la natura si risveglia a partire dagli uccelli che cominciano a cantare. Piano piano il sole comincia a scaldarci. Noi quattro decidiamo di fare il giro più lungo, vogliamo prolungare il più possibile questo stretto contatto con la natura che ci circonda. Dopo quasi due ore rientriamo al punto di partenza dove facciamo colazione e dove ci aspetta Jeethu per il rientro a Jaisalmer. Una volta rientrati da Fifu proviamo un massaggio ayurvedico. Molto piacevole e alla fine il massaggiatore ci abbraccia. Una gesto che apprezziamo molto è il modo reciproco di ringraziarsi.
Pomeriggio andiamo a visitare il più bel Haveli di Jaisalmer. Giro al tramonto all’interno delle viuzze del forte, non ci sono quasi più turisti e gli abitanti abituali sono indaffarati nelle loro attività serali e nelle preghiere, infatti il profumo dell’incenso comunica a diffondersi nelle strade.
Ceniamo sulla terrazza del Saffron, buon cibo al lume di candela. 10/11 – Jodhpur – La Città azzurra A malincuore partiamo da Fifu e da Jaisalmer verso Jodhpur, dove arriviamo verso le 14 Jeethu ci porta a pranzare al Rock Caffè…!!!! Il posto è carino nel senso che i tavoli sono preparati in giardino sotto piante molto altri, ma è un posto solo per turisti.
Troviamo le camere a Havelis Hotel x 700 rupie con colazione. Al volo prendiamo un tuk tuk per farci portare al Reheranghire Fort per vedere il tramonto. Del forte visitamo i bastioni ed un tempio induista che è alla fine della passeggiata dove c’è tutta una fila di cannoni. C’è un silenzio “pieno”, ci sono fedeli che compiono gesti particolari con l’acqua benedetta e alla fine del rituale suonano una campanella. Al ritorno vediamo dei falchi che si buttano in picchiata su qualcosa che sta in mezzo alla passeggiata. Avvicinandoci scopriamo che sono interiora di animali e che sulle bandiere che sventolano sui pennoni c’è l’emblema del falco. Per cui pensiamo che non sia un caso che lascino sulla passeggiata da mangiare per i falchi. Dai bastioni si gode di una bellissima vista sulle case azzurre di Jodhpur. Giro esterno del grandioso forte e decidiamo di scendere verso il nostro Hotel a piedi. Ci fermiamo in un baretto per bere una lemonsoda artigianale, con spremitura in diretta del limone con un attrezzo che chiamiamo “struccatore di limoni in un bicchiere con soda. Giro nelle vie attorno alla torre dell’orologio, dove ci arrischiamo a bere spremute di arancia e di ananas. Gustosissime. Ci addentriamo nel mercato caos di gente e vediamo i primi mendicanti. Ci abborda una bambina che raccoglie bottiglie di plastica, avrà 7/8 anni, piedi scalzi. Ci sentiamo impotenti ci chiede soldi che non le diamo e le chiediamo se vuole mangiare qualcosa, ma non sembra molto interessata e quasi subito ci molla quando vede un altro gruppo di turisti, forse meglio predisposti di noi.
Da un venditore ambulate di arachidi tostate compriamo le arachidi che ci tosta al momento su un recipiente pieno di sabbia che viene scaldata da una piccola fiamma che sta sotto il recipiente.
Sui vari banchi del mercato vediamo verdura e frutta stranissima, chiediamo di assaggiare un frutto a forma di carciofo ma di colore marrone scuro. Il tizio del banco ci dice di si e ce lo apre, dentro è giallo sembra la polpa dell’ananas ma è più dolce. Ci facciamo ripetere il nome più volte, ma non siamo stati capaci di capirlo tanto meno di ricordarcelo. Dopo un po’ che girovaghiamo ci fermiamo a guardare la piantina per capire dove eravamo arrivati. Con molta gentilezza e discrezione veniamo avvicinati da un uomo di bianco vestito che con un inchino di chiede se abbiamo bisogno di aiuto. Gli diciamo verso dove vogliamo andare e lui si offre di accompagnarci dicendoci che è sulla strada di casa sua. Lo seguiamo e arrivati al punto che cercavamo ci saluta si inchina e se ne va. Gentilissimo.
11/11 Colazione sul tetto del nostro albergo con vista sul forte e le rituali foto mattutine. Partiamo per la visita del forte all’interno con audio-guida in italiano, molto interessante e molto ben fatta che ci permette di capire meglio come vivevano e gli sforzi fatti per riportare il forte a questi fasti. E’ veramente bellissimo, con delle lavorazioni che sembrano merletti.
Partenza quindi per Udaipur. Ci fermiamo a metà strada a Ranakpur per visitare il tempio giainista: un’autentica meraviglia. Atmosfera suggestiva, il complesso è inserito nel verde, con bouganville multicolori. Il tempio è composto da 1.444 colonne tutte intersiate di color bianco, dei veri e propri capolavori. All’interno scolaresche indiane che animano il sito. Dopotutto i bambini sono bambini in tutto il mondo! Scherzano, ridono e si rincorrono.
Superiamo i monti Aravalli (pericolosi di notte a quanto ci dicono) e attraversiamo paesaggi rurali bellissimi, campi di riso, laghetti con le ninfee fiorite, mucche che girano in tondo per far funzionare il pozzo d’acqua, bambini che giocano sotto gli alberi, donne nei loro immancabili shari colorati chine che lavorano nei campi.
Arriviamo ad Udaipur verso le 18.30 ormai è buio. Dopo vari tentativi troviamo posto al Lake Piccola Hotel. Stile coloniale con un giardino rigoglioso e una bella vista sul lago. Camere spaziose ma così, così . Ceniamo all’Udaikoti situato di fianco, ambientazione da Mahraja molto ricercato come architettura, tende chiare, candele da ogni parte che infondono alla terrazza un’atmosfera molto suggestiva, con una vista particolare sul lago. Cibo non all’altezza sia per la qualità che per la cifra pagata.
12/11 Dopo la colazione in hotel usciamo per girovagare per la città. Lungo le rive del lago assistiamo a scene di vita quotidiana: diverse donne intente a lavare i panni (montagne di vestiti), mentre diverse persone fanno le abluzioni e gli immancabili bimbi sorridenti e giocosi e gioiosi.
Visitamo prima il tempio Jagdish, dove lasciamo un’offerta al tempio in quanto ogni giorno danno da mangiare ai mendicanti e poi il forte.
Il centor di UDa è carino pieno di negozietti ordinati, articoli in legno, quadri e miniature, profumerie varie, tessuti. Il forte lungo 246 metri è maestoso e per visitarlo impieghiamo circa 3 ore, ma le vale tutte. Pranziamo sul roof del Maxim, con vista sulle stradine sottostanti.
Alle 17.30 giro in barca per assistere allo spettacolo del tramonto sul lago. La barca si avvicina a 3 hotel molto famosi (uno è stato usato anche in un film di James Bond). Uno di questi ha due tavolini per due persone su una zattera in mezzo al lago. Molto romantico.
Riprendiamo il giro per i negozietti del centro dove compriamo prodotti ayurvedici che si trovano anche in Italia, ma chiaramente non allo stesso prezzo.
Cena al Jagat Niwas Palace: una meraviglia il posto, la vista e anche la cena. Purtroppo non hanno camere libere altrimenti ci saremo spostati subito.
13/11 Al mattino visita del lungo lago e dei giardini del Fatehprakasa Hotel, che è situato dopo il City Palace. Sfarzo e opulenza ovunque.
Alle 11.30 partenza per Puskar dove arriviamo dopo circe 3 ore e ½. All’ingresso della cittadina paghiamo un pedaggio a persona come pure per la macchina e l’autista. Troviamo le 2 camere al Sajjian x 600 rupie cad. (modesto) e il personale della recepiton un po’ scortese (dice che c’è acqua calda e non è vero). Si vede che sono abituati a trattare con persone solo di passaggio e quindi non gli interessa più di tanto l’ospitalità. Poi è appena finita la fiera di Puskar per cui saranno senz’altro esauriti. Partiamo immediatamente per il lago u il sunset. Sul Ghat principale i freak danno spettacolo con balli sconclusionati e giochi di prestigio mal riusciti. Dappertutto cartelli avvertono i turisti di fare attenzione ai portafogli e agli artisti di strada. Precauzione forse necessaria solo durante la Fiera.
Bellissimo il tramonto nel silenzio rotto dai rintocchi delle campanelle suonate dai monaci per richiamare i fedeli e per scandire i tempi della cerimonia e dalle immagini dei pellegrini fedeli che rendono omaggio agli dei con fuochi e preghiere.
Giro nelle vie del centro, gente strana/particolare non tutta a piombo. Cena al Raju Terrace. Pizza, melanzane al pomodoro (super) x 300 rupie. Qui tutto è molto a buon mercato e capiamo perché molte persone occidentali sentono il richiamo di questo posto prezzi molto economici, droghe disponibili e ritmi molto blandi, oltre al fascino che è rimasto immutato nel tempo e tramandato loro dai propri genitori che erano giovani alla fine degli anni 70.
14/11 Partenza alle 6.45 per vedere l’alba e le varie funzioni. A piedi scalzi, facciamo i giro dei 52 ghat. Vediamo anche quello in cui furono sparse al vento le ceneri del Mahatma Gandhi.
Alle 12 partenza per Jaipur dove arriviamo in circa 3 ore. La città ci accoglie con il suo traffico, smog e gli immancabili clacson. Con un po’ di difficoltà e dopo numerosi tentativi troviamo un’ottima sistemazione al Menghiniwas a 1500 rupie x camera. Enzo e Sandra tornano dopo 15 anni a Casa Koti per vedere se e come è cambiata. Tutto uguale dicono.
Dopo una doccia andiamo in My Road per una camminata fino al Raj Mandir un famoso cinema. Tutti i biglietti sono esauriti infatti vediamo dei ragazzi in coda . Cena al Natraj (810 rupie x tutti e 4), ottima come il servizio in quando ogni portata ti viene spiegata nei dettagli.
15/11 Colazione in hotel, buona ma un po’ cara 200 rupie a testa. Visitiamo il centro vecchio e il Palazzo dei venti, il City Palace e i mercati che ci sono lì attorno. Molti banchi con fiori coloratissimi e molto profumati a Sandra e a me offrono dei boccioli di rosa rossa dal profumo inebriante, senza voler niente in cambio. Carinissimi.
Al City Palace assistiamo ad una parata di vecchi babbioni, probabilmente una delegazione di inglesi, in carrozza con cammelli, elefanti e cavalli bardati ad accoglierli. Questi tre animali solo anche il simbolo di Jasalmer, Udaipur e Jaipur. Al loro passsaggio sotto un portone dall’alto due ragazze molto carine nei loro sari coloratissimi lasciano cadere dei petali di rosa rossi.
Rientriamo in hotel per un pisolino e nel tardo pomeriggio partiamo per l’Amber Fort. È in restauro, ma la sala degli specchi è una meraviglia che ci lascia senza parole. Perché gli specchi non sono dei semplici lastroni, ma sono pezzettini piccoli di vetro che formano figuri di vasi e altri raffigurazioni, bastavano poche candele e le loro fiammelle venivano replicate tantissime volte e per un attimo vediamo lo splendore e la magnificenza di questa sala ai tempi in cui era abitata. Strabigiante. Sarà anche che siamo al tramonto ci siamo solo noi ed un paio di gruppi di turisti indiani. L’atmosfera è veramente unica, silenzio e la luce calda del sole che tramonta…
Cena al Handy BBQ, è quasi caro per come eravamo abituati (900 rupie x 4) 16/11 Alle 8 partenza per Ratamhbore. In 3 ore e ½ arriviamo all’Ankur Resort (1500 rupie a camera) che abbiamo prenotato dall’Hotel di Jodpur. Partiamo subito alle 14 per il primo safari (zona 4) con il canter alla ricerca della tigre. Il canter è un grosso mezzo scoperto che può ospitare 18/20 persone, con una guida che ti illustra la vegetazione e le varie specie di animali che hai la fortuna di incontrare durante il safari. Il parco è molto lussureggiante. Dopo poca strada incontriamo cervi, daini, scimmie, manguste, uccelli varie e molto variopinti.. Poi la nostra guida vede delle orme di tigre che dopo poco intravediamo tra gli arbusti. È una mamma con tre piccoli cuccioli. Nonostante stiamo appostati per circa 2 ore non riusciamo a vederla meglio di così. Pazienza! Cena alle 19 e alle 21 a nanna.
17/11 Sveglia all’alba per safari in Jeep privata, per 6 persone, noi 4 e una coppia di australiani (tim e sua moglie) che abbiamo incontrato ieri al botteghino ufficiale dove i posti per entrare al parco vengono messi all’asta”, o meglio vengono venduti al miglior offerente, in quanto l’ingresso al parco è a numero chiuso di veicoli. Per cui ci sono degli uomini che si danno da fare a vendere i posti sui mezzi (canter e jeep). Ci sono 2 safari al giorno uno la mattina presto e uno nel pomeriggio. Il parco è diviso in 5 zone e prima di ogni apertura vengono sorteggiati i mezzi che entreranno in ogni zona. C’è un freddo incredibile nonostante abbiamo messo i giubbotti pesanti e le due felpe a testa che avevamo.
Entriamo nella zona 2 del parco, la nostra guida vede immediatamente delle orme fresche di tigre, cominciamo a seguire, ma riusciamo solo a vederla in lontananza che si rifugia dentro a un prato con l’erba molto alta. Seguono altre 2 ore e ½ di avvistamenti di vari animali e attraversamenti di paesaggi con rocce basaltiche e pozze d’acqua, ma nonostante le nostre aspettative niente di più.
Rientriamo tutti infreddoliti in hotel per un’abbondante colazione, dopo di che un riposino e alle 14 ripartiamo con il canter per la terza volta. La zona che ci tocca in sorte è la n. 3. Appena oltrepassiamo la porta d’ingresso alla zona restiamo senza parole. Questa è la vera giungla di Kipling, oltre ad alberi giganteschi chiamati walking tree, ci sono resti di fortini e di templi e due grandi laghi dove vediamo immersi fino al collo sambar, blue bull e alcuni cervi. E per completare l’opera il sole splende e da a tutto una luce particolare. Un paesaggio veramente idilliaco, con un verde sfavillante, tronchi neri ormai secchi che spuntano dall’acqua come mani protese verso il cielo azzurro. Questa è senza alcun dubbio la parte più bella del parco: ricorda tanto un vero paradiso.
Ma tigre dove sei??? La vediamo sul tardi in riva al lago che sbuca dall’erba alta e che cammina lentamente per raggiungere l’acqua e bere. Riusciamo a vederla bene in tutta la sua eleganza di movimento e nel manto dai colori lucidi, anche grazie ad una telecamera professionale che due responsabili del parco hanno e che sono sul nostro canter. Stanno raccogliendo del materiale per monitorare tute le tigri esistenti nel parco.
18/11 Decidiamo di fare un ultimo tentativo. Ci tocca la zona 5 , siamo fortunati nel cambiare 4 zone in 4 safari, ma purtroppo un po’ meno per la tigre. Niente da fare neanche oggi. Ieri una signora che oggi è con noi l’ha vista da vicino tanto da fotografarla con una macchina fotografica digitale. Ci fa vedere le foto e sono veramente entusiasmanti, l’ha vista veramente da vicino. Pazienza.
Rientriamo facciamo colazione e partiamo per Agra alle 11.30. Strada lunghissima, brutta perchè tutta un cantiere, con tantissimo traffico pesante. Ma piena di villaggi. Ci fermiamo per delle foto in uno che ha tutte le case dipinte, con disegni molto carini di animali, fiori e disegni strani, per il Dhiwal. Gente semplice e cordiale, che chiede di farsi fotografare per poi rivedersi in digitale.
Arriviamo a Fatepursik alle 16.30 Stefano ed io visitiamo il Palazzo che non ci gustiamo al meglio per l’insistenza veramente fastidiosa di guide improvvisate, tanto che né prendiamo una per non essere assaliti. Poi visitiamo la Moschea bella, ma medesime sensazioni di prima. Rompono troppo!!! Peccato perché al tramonto potevamo godercelo meglio.
La strda verso Agra di sera è come un videogame e Stefano che è seduto davati di fianco a Jeethu ne è diretto testimone-camion, auto, cammelli, moto, cani, mucche, pecore, donne, bambini uomini, e chi più ne ha più ne metta, tutti in contromano seguono la loro idea di strada. D’altra parte i fanali dei veicoli sono l’unica luce che c’è!!! Ad Agra, grazie al suggerimento di Jeethu , ci sistemiamo bene all’Hotel Atithi (1.550 rupie x camera con colazione). Per cena abbiamo ricevuto l’invito da Jeethu. Chiediamo ad un ragazzo indiano cosa si usa portare per ricambiare un invito a cena ci dice o dei fiori o dei dolci. Vista l’ora e saputo che c’è una pasticceria vicina andiamo a cercarla a piedi. Ci avvicina un tuk tuk, contrattiamo un po’ il prezzo e facciamo l’affare… non appena saliamo il ragazzo che lo guida accende la musica a manetta. Le nostre orecchie in un attimo restano fulminate. Bocciata subito tale iniziativa!! Arriviamo in pasticceria scegliamo le paste e con il nostro bel pacchetto ritorniamo in hotel.
L’accoglienza a casa di Jeethu è veramente calorosa, prima siamo passati a salutare i gentiori di Jeethu ed altra parentela che non abbiamo capito, ma tutti sorridenti.
Casa piccola e semplicissima, si considerano della midlle class in quanto la moglie può permettersi di non lavorare. E di questo Jeethu è molto orgoglioso e a ragione. Ottimo paneer e veg. Mix piccante. Poi fanno assaggiare ad Stefano ed Enzo un peperoncino che mettono via loro. Fuoco allo stato puro, guardando la faccia che hanno fatto appena inghiottito. La moglie di Jeethu è molto carina e sorridente, hanno due bambini un maschietto molto vivace che con orgoglio ci mostra i suoi libri di scuola in Hindi ed in inglese, e una femminuccia ancora molto piccola. Mentre noi mangiamo loro sono in piedi ci sentiamo a disagio ma loro dicono che funziona così prima l’ospite e poi loro. Al rientro assistiamo ad un corteo matrimoniale, con l’immancabile musica a manetta , luci e gli sposi su un carretto trainato da un trattore e un generatore per le luci sistemato poco dietro loro!!! Entriamo in un cortile dove si festeggia un altro matrimonio, sembra una festa dell’Unità con tantissimi tavoli dove c’è il buffet e tantissima gente. Ma attiriamo troppa attenzione tutti ci vogliono toccare, vogliono fare una foto con noi, non siamo mica noi i festeggiati..!! per cui decidiamo di ritirarci. Ci accompagnano fino ad attraversare la strada. Stefano viene avvicinato dal ragazzo “della lista della spesa”. Lo abbiamo chiamato così perché dopo che ha saputo che eravamo italiani ha dato il suo indirizzo a Stefano facendogli tutta una lista di cose che voleva che gli spedissimo, Jeans della Lewis (con tanto di taglia), scarpe nike (modello e n.), orologio etc e altre cose di cui ho perso il conto. Non ci siamo resi conto se c’era o ci faceva. Il dubbio ci è rimasto.
19/11 Taj Mahl ore 9: imponente bianchissimo, bellissimo. Non ci sono parole per descriverlo, bisogna vederlo con i propri occhi. Ci sono tantissimi indiani che lo visitano, c’è un omino con il fischietto che regola il traffico delle foto sulla pedana che sta proprio davanti. In questa posizione i turisti si mettono nelle pose più strane. Poi capiremo perché, per va di un gioco di prospettive puoi far finta di tenere in mano la cupola del Taj mahl, o abbracciarlo e via dicendo. I quattro minareti sono stati costruiti in modo da cadere verso l’esterno e non verso il Taj nel caso se ci fosse un terremoto.
Passiamo a prendere Enzo e Sandra in hotel per andare a vedere il Forte Rosso di Agra. Altra bellezza e dal secondo piano si vedono in lontananza il fiume e il Taj Mahl.
Verso le 13 partenza per Delhi dove arriviamo verso le 17.30. Innumerevoli tentativi per trovare una camera decente, ci arrendiamo al Karol Bag al Swara Palace Hotel (1.250 rupie BB x camera). Salutiamo affettuosamente Jeethu che è stato il nostro angelo custode per tutti questi giorni. È stato veramente bravo, un autista molto bravo per un traffico così difficile, puntuale, mai sopra le righe e sempre sorridente.
Il quartiere dell’Hotel i vivacissimo, pieno di negozi e bancarelle davanti agli stessi, ceniamo ad un fast food indiano, il Raffles. Particolarità prima di uscire, se sei stato contento del cibo e del servizio, per farlo sapere devi far suonare una campana è posta di fianco all’uscita. Più volte la fai suonare, più significa che hai gradito… 20/11 Partenza 8.30 per l’aeroporto con taxi dell’Hotel (250 rupie). In hotel lasciamo i bagagli che non si servono al mare, tanto al rientro dormiremo di nuovo qui. L’aereo Air Goa è quasi vuoto, nuovo di stecca e come tutte le compagnie low cost servono a pagamento panini e bevande. Sandra viene “perquisita” per 2 volte al check in, prima perché nella valigia aveva il caricabatterie con le batterie inserite, e non si può. Ops. E poi nel bagaglio a mano le trovano il coltellino svizzero di Enzo. Gli addetti alla sicurezza si dimostrano molto gentili ed efficienti. Chiaramente le sequestrano il coltellino, ma davanti a lei lo inseriscono in una busta che sigillano e le dicono che glielo consegneranno all’arrivo all’aeroporto di Goa. E così è stato. Complimenti all’efficienza indiana. All’aeroporto prendiamo un taxi (ufficio interno) per Palolem 1ore e ½ di strada e 1.200 rupie. Giunti a Palolem dopo aver visto 5/6 guest house non troviamo quello che vogliamo per cui decidiamo di ritornare un po’ più indietro e andare a Benaulim, dove troviamo la sistemazione che ci aggrada presso il Camilson Beach Resort (1500 a camera con aria condizionata 1000 senza). Il caldo umido si fa sentire. Al tramonto sfiniti ci godiamo una bibita. Veramente un bel posticino direttamente sulla spiaggia, finalmente nessun rumore di civiltà, solo la risacca del mare. Cena sontuosa a base di pesce: red snapper da 1,5 kg e Tiger prowns, per non farci mancare niente.
Sonno tranquillo fino alle 6, poi gazze, operai che iniziano a lavorare e la radio della famigliola che sta di fianco, ci svegliano. Ma non c’è problema siamo in vacanza.
Dal 21/11 al 25/11 Al mattino lunghissime passeggiate sull’infinita spiaggia verso Sud, il pomeriggio verso Nord. Pochissimi turisti, tutti i locali si lamentano di questo fatto e non capiscono come mai. Assistiamo al lavoro dei pescatori che stendono le reti sulla spiaggia per raccogliere i pesci che sono rimasti impigliati. Le donne lo raccolgono e lo puliscono dalle interiora, che raccolgono e che danno da mangiare agli uccelli. Una parte del pesce viene messo in cassette colme di ghiaccio e l’altra viene portato su una collina (molto estesa) e steso ad asciugare al sole.
Solitamente al tramonto sulla spiaggia di Colva vediamo frotte di turisti indiani che si divertono sul bagnasciuga, sono tutti vestiti (sia uomini che donne) e si lasciano bagnare dalle onde. I più temerari salgono sulle barche a motore per una breve escursione sul mare (veramente breve in termini di tempo e di strada percorsa sul mare) ma non capiamo perché. Più di qualcuno di filma, anche qui non capiamo perché.
Una sera presso il Ristorante Dominick ceniamo con intrattenimento musicale da parte di un ex componente degli UB40. Serata molto piacevole ed un cameriere improvvisa dei giochi con dei contenitori pieni di fuoco che fa roteare in aria al ritmo della musica. Veramente veramente bravo. Rientriamo al nostro hotel camminando sotto una coperta di stelle brillantissime, con il rumore della risacca come sottofondo. Che pace!!! Il nostro ristorante preferito è però quello gestito da 6 ragazzi molto giovani, sempre educati e sorridenti. Ci fanno molte domande su come viviamo in Italia e ci dicono che il loro sogno sarebbe quello venire in Italia. La verità, cioè che lavoriamo almeno 8 ore al giorno x 5/6 giorni alla settimana, il costo degli affitti, del cibo, del telefono etc,, ritmi frenetici, stoppa subito i loro desideri e ci dicono che è vero che guadagnano di meno, ma forse vivono meglio perché hanno ritmi molto più blandi dei nostri, oltre al fatto di aver meno esigenze (noi pensiamo solo per il momento fino a quando il consumismo sfrenato non arriverà anche qui).
È stato un viaggio che ci siamo sentiti bene addosso, sia per i bellissimi paesaggi, per i colori della terra, dei sari, dei sontuosi palazzi, per i sapori a volte molto forti e particolari a cui non siamo abituati, sia per le persone che abbiamo conosciuto, per i contrasti tra il troppo lusso e la concreta povertà, tra i palazzi immensi e le semplici case lungo le strade e anche per aver trovato dei compagni di viaggio con cui condividere il cammino nella sua quotidianità in maniera profonda, vera, in perfetta sintonia, in tutta semplicità. Ci ha lasciato addosso una patina di serenità, di profondità che si scontra e si perde un po’ nella nostra quotidianità ma basta riguardare le foto per rivivere le belle emozioni che abbiamo vissuto e queste ritornano vive come non mai perché si sono sistemate definitivamente in una parte del nostro cuore.