Rajasthan e Agra, una meraviglia dopo l’altra
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Questo è stato il nostro viaggio in India, nel Rajasthan e ad Agra che si trova nell’Uttar Pradesh, comunque non lontano da Delhi e dalle altre città che abbiamo visitato.Suddivido in tre parti questo diario: la prima riguarda la preparazione, la seconda il viaggio vero e proprio e l’ultima le riflessioni una volta tornati. Siamo una coppia di cinquantenni, abituati a viaggiare, soprattutto nell’estremo oriente, solitamente non ci affidiamo ad agenzie, ci arrangiamo. Per l’India, dopo aver letto storie di gente che si è affidata al primo driver incontrato fuori dall’aeroporto e che si è vista portare di qua e di là con la classica scusa dell’overbooking nell’albergo prescelto, di treni mai arrivati e, diversamente, anche storie di turisti che sono rimasti soddisfatti della scelta fatta, abbiamo deciso di seguire questa seconda linea. Ci siamo fatti fare un preventivo da Mahendra Travel di Jaipur al quale abbiamo chiesto un pacchetto completo di tutto, dalla macchina con driver agli hotel, volo interno e guide. Per curiosità abbiamo fatto la stessa cosa anche con un altro tour operator, ma sia per una questione di prezzo che di ispirazione di fiducia la scelta è ricaduta sul primo. Particolare non di poco conto, Mahendra parla italiano e prima della partenza ci siamo sentiti via mail ed anche tramite chiamate vocali con whatsapp. A noi è rimasto il compito di acquistare il volo intercontinentale e chiedere il visto. Il volo è stato con Alitalia, Verona-Roma e Roma-Delhi diretto. Nulla da eccepire, ottimo prezzo, servizio assolutamente nella norma, nessun ritardo e naturalmente personale che parla italiano, che non guasta. Il visto chiesto online sul sito https://indianvisaonline.gov.in/evisa/tvoa.html. Avendo paura di sbagliare abbiamo chiesto alla nostra agenzia un aiuto e questa prontamente ci ha inviato tutte le istruzioni in italiano. Ottimo! Pagamento 50 dollari a testa e ricevuto dopo 24 ore. Anche questo ottimo!
Itinerario: Delhi, Agra, Jaipur, Udaipur, Jodhpur, Jaisalmer, ritorno a Delhi con un volo
Siamo arrivati a Delhi alle 3 del mattino, ci siamo messi in fila con il visto che ci è stato spedito tramite mail e una volta arrivati allo sportello ci dicono, giustamente, che dovevamo andare agli sportelli del Visa Online. E’ stato un nostro errore, quindi ci dirigiamo in fondo, sono gli ultimi, dove troviamo poca fila. Il maggior tempo lo abbiamo perso per le impronte digitali, abbiamo dovuto ripetere l’operazione più volte, finché non è andata a buon fine. Prendiamo i bagagli e ci dirigiamo verso l’uscita dove troviamo il nostro driver che ci porta all’hotel per finalmente un po’ di riposo. Ci accordiamo per la mattina successiva, per la visita di Delhi e per il nostro primo approccio con l’India.
Delhi
È sabato, ci viene detto che il sabato e la domenica il traffico è minore rispetto agli altri giorni della settimana, per noi è già tanto, ma veramente tanto. Visitiamo il Forte Rosso, la tomba di Humayun, Jama Majid, India Gate, Lotus Temple, Chandi Chowk, Gurudwara Bangla Sahib e, naturalmente, il museo dedicato a Gandhi più la sua tomba detta Rah Gath. La tomba di Humayun ci è piaciuta più di tutto il resto, ricorda, anche se vagamente, il Taj Mahal che vedremo successivamente. Delhi senz’altro non è una delle città più belle dell’India, una notte di pernottamento ed un giorno di visita, secondo noi, vanno bene.
Agra
Arriviamo nel pomeriggio, insieme alla guida andiamo a visitare il Forte Rosso, molto più interessante di quello di Delhi. Vi si accede tramite la porta degli elefanti ed una leggera salita. La sua costruzione risale al XVI secolo, è costruito in arenaria rossa e decorato con marmi. E’ molto imponente, basti pensare che ha una circonferenza di 2,5 km. E’ costruito sulle rive del fiume Yamuna, sulla cui sponda opposta appare il Taj Mahal. Una parte non è visitabile perché occupata dall’esercito. Pare che vi fossero molte stanze sotterranee, distrutte dagli invasori, tra i quali anche gli inglesi, che lo trasformarono in guarnigione. All’interno vi sono le moschee, una sala con il trono del pavone ovvero la sala delle udienze private. Il cortile è un enorme giardino ben tenuto.
Agra – Fathepur Sikri – Jaipur
Al mattino presto, prima dell’alba, andiamo a visitare il Taj Mahal. Da solo vale il viaggio. Che dire, Il Taj Mahal è unico, di una bellezza incredibile, direi oltre le nostre aspettative. La storia la sappiamo un po’ tutti, il re rimasto vedovo, impazzito dal dolore per la morte della giovane principessa sua moglie favorita, fece costruire questo mausoleo per mantenere la promessa di non dimenticarla mai. Si tratta di una fusione delle architetture moghul e islamica. Cupole, archi, marmi decorati, pietre, decorazioni di fiori, e tanto altro impreziosiscono questo monumento. I colori subiscono variazioni man mano che il sole sorge. I minareti posti agli angoli erano ingabbiati per restauro, peccato, ma capiamo che se i lavori devono essere fatti non c’è nulla da fare. Anche qui giardini e fontane all’entrata.
Fathepur Sikri è stata la capitale dell’impero moghul per pochi anni, è stata fondata dall’imperatore Akbar nella seconda metà del XVI secolo, poi è stata abbandonata per mancanza d’acqua, così si dice. La cittadella è formata da monumenti e templi, il tutto costruito in uno stile architettonico uniforme. Vi è la parte con il palazzo delle pubbliche udienze con il suo cortile, il palazzo delle udienze private, due piani dove l’imperatore usava intrattenersi coi saggi ed i sapienti, la residenza privata dell’imperatore, il Pachisi Board uno spazio simile ad una enorme scacchiera, un tempo animata da pedine umane, il palazzo delle donne dove queste vivevano, con grate per vedere ma nello stesso tempo non essere viste. Poi vi è la parte sacra composta dalla moschea Jama Masjid che è una delle più grandi d’India, concepita per ospitare fino a 10.000 fedeli. Qui, come poi scopriremo anche in quasi tutte le città turistiche, bambini si improvvisano guide, si propongono, ci sono venuti incontro urlando “guide..guide”, noi abbiamo rifiutato. Ci eravamo portati delle biro da distribuire, lo abbiamo fatto e loro quasi quasi sono arrivati ad accapigliarsi.
Prima di partire per Jaipur abbiamo fatto la nostra prima esperienza con il cibo di strada. Il nostro driver si è fermato in un baracchino per comprarci delle samosa e dei dolcetti. Le prime sono dei fagottini fritti ripieni di verdure, molto speziati, mentre i secondi sono detti “barfi” dei quadretti bianchi fritti anche questi. In pratica il salato è sempre troppo speziato, mentre il dessert è sempre troppo dolce. Per fortuna in macchina c’era sempre l’acqua, fornitaci dall’agenzia.
Jaipur e Amber Fort
Jaipur è detta “la città rosa” perché gli edifici sono dipinti di rosa. Come mai? Nel 1876 il principe del Galles con la propria consorte regina Vittoria arrivò in visita a Jaipur ed il maharaja dell’epoca, dato che il colore rosa denota ospitalità, fece colorare gli edifici per dare il benvenuto ai reali d’Inghilterra. A Jaipur abbiamo visitato il palazzo dei venti, l’osservatorio astronomico, il city palace e quello che ci è piaciuto di più in assoluto l’Amber Fort, che è fuori città. Siamo saliti a bordo di un elefante tutto bardato, una volta dentro le mura siamo rimasti a bocca aperta. Da fuori appare come un complesso imponente color giallo paglia, arroccato su una collina e circondato da una lunga muraglia. Attraversata la porta del sole si arriva all’interno della fortezza, dove vi sono cortili, anche qui la sala per le udienze pubbliche, un ampio loggiato con circa una quarantina di colonne, la sala per le udienze private, terrazze, corridoi e poi una vera meraviglia la stanza degli specchi. Alla manutenzione sono addette delle donne che si aggirano con la loro lunga scopa di saggina, avvolte nei loro sari gialli.. che foto, bellissima. Qualcuna è infastidita, mentre qualcun’altra coglie l’occasione per mettersi in posa e poi chiedere soldi in cambio della fotografia.
A Jaipur per far riposare un po’ il palato ci siamo fatti portare al ristorante italiano “Palladio”.
Udaipur
Il trasferimento tra Jaipur e Udaipur è molto lungo, ci ha portato via quasi l’intera giornata. Ogni tanto ci siamo fermati, ma le ore di macchina ci sono. Tenete conto che la velocità media non supera di molto i 60 all’ora, a causa del traffico. Una volta arrivati siamo stati ripagati dalla location del nostro albergo, con camera vista lago. Il giorno dopo lo abbiamo dedicato alla visita del city palace che è la maggior attrazione della città. Si affaccia sul lago Pichola è un esempio dello splendore di cui hanno goduto i maharaja secoli fa. Anche qui non mancano cortili, balconi, padiglioni, corridoi, terrazze, stanze e giardini pensili.
Ranakpur – Jodhpur
Sulla via per Jodhpur ci siamo fermati per una visita al tempio jainista di Ranakpur, bellissimo. Se andrete in Rajasthan questa è una delle tappe da non perdere. E’ stato costruito nella metà del 1400 per volontà di un ricco mercante locale ed è dedicato al fondatore del jainismo, Rishabha. Cupole, centinaia di guglie e piccole torri, sorrette da 1.500 colonne in splendido marmo che cambia colore nel corso della giornata a seconda della luce che entra. Le pareti del tempio sono inoltre riccamente decorate con motivi religiosi e intarsi ricercati.
Jodhpur è la città blu, l’attrazione principale è il suo forte, pure questo davvero scenografico. In questa città non abbiamo avuto la guida, la fortezza l’abbiamo visitata con il supporto di un’audioguida in lingua italiana. La fortezza è imponente, tenete conto che i suoi bastioni sono alti più di 30 metri. L’interno è fatto di cortili e palazzi in stile rajput. In cima si gode di una splendida vista della città blu. Terminata la visita ci siamo diretti verso il bazar che si trova nella piazza della torre con l’orologio.
Jaisalmer
Jaisalmer è alle porte del deserto del Thar, qui fa decisamente più caldo, si può stare tranquillamente in maglietta di giorno. Novantanove bastioni circondano le viuzze tortuose della fortezza, all’interno ci sono molti negozietti, abitazioni ed il palazzo reale Nonostante lo spirito commerciale non si rimane delusi da questa cittadella color ocra.
Qualche riflessione su questo viaggio che ci ha toccato particolarmente ed altrettanto ci è piaciuto.
In India i rumori e gli odori non ti danno tregua, gli animali ti passano a fianco senza far caso a te, il traffico è talmente tanto che ti stordisce, please horn, questo è quello che è scritto sul retro di ogni automezzo.
Ma d’altro canto vieni incantato dai colori che ti riempiono gli occhi, dal tintinnio dei bracciali delle donne, dalle melodie che provengono dai tempietti sparsi, dagli aquiloni che svettano sui tetti guidati dai bambini. Questi bambini con gli occhi neri neri che ti si avvicinano, qualcuno con fare scaltro e qualcun altro con timidezza.
Sulle città visitate non c’è nulla da dire, è stato un crescendo di emozioni e di scoperte. Un viaggio che abbiamo fatto e rifaremmo ancora, senza alcuna esitazione, per tutto quello che ci ha regalato.