Rajasthan da turisti

Tour classico dell’India settentrionale e tappa ad Agra
Scritto da: enzo.raspolli
rajasthan da turisti
Partenza il: 12/11/2017
Ritorno il: 30/11/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Da quasi vecchietti abbiamo scelto di fare un tour classico del Rajasthan. Ci siamo quindi affidati a Karni viaggi. Ottima scelta ed anche la più economica tra 5 preventivi che avevamo richiesto ad altrettante compagnie. La scelta di un’agenzia è quasi obbligatoria, essendo strutturalmente impossibile guidare in India per noi occidentali. Abbiamo avuto anche la fortuna che nel periodo da noi prescelto (12 – 30 novembre 2017) Alitalia aprisse la tratta Roma-Delhi per cui con 350 € a persona abbiamo acquistato il biglietto A/R circa 3 mesi prima del viaggio. Certo è un po’ scomodo l’orario di arrivo alle 2,30 della notte, ma avevamo prenotato il trasferimento in hotel e quindi nulla di drammatico. I primi 2 giorni li abbiamo gestiti da soli a Delhi ed il servizio dell’agenzia è iniziato il 15, con il tour classico che però abbiamo svolto con maggiore lentezza per non fare l’imitazione dei turisti giapponesi che fanno il tour d’Italia in 4 giorni. Quindi abbiamo rinunciato a Varanasi ma abbiamo soggiornato in diverse città per due notti, senza fare tutto a rotta di collo. Un ricordo molto bello lo abbiamo del nostro autista, Rajendra che è stato attento, puntuale, prudente e discreto. E soprattutto la prudenza è un pregio che viene esaltato nel traffico indiano. Appena tuffati a Delhi abbiamo provato le botte di adrenalina a viaggiare sui tuc-tuc che si trovano (anche troppo) e che vanno pagati non più di100 rupie a viaggio. Sono viaggi pazzeschi, ma d’altronde il codice della strada prevede solo due articoli: 1) Non fare incidenti. 2) Non incazzarsi mai. E quindi tutto il resto è permesso, sempre che venga fatto pigiando di continuo il clacson. A Delhi abbiamo visitato i monumenti più belli, escludendo però il Forte Rosso perché di forti ne avremo visti in seguito fin troppi ed includendo invece la casa-museo di Indira Gandhi ed il monumento al Mahatma. Cielo oscurato da un inquinamento massiccio e costante, tentativi di piccoli imbrogli, ma tutto sommato non ci sono, a nostro avviso, pericoli o rischi particolari. I luoghi visitati sono quindi stati quelli che molti altri viaggiatori hanno descritto e sono tutti davvero interessanti. Ma le riflessioni che si iniziano a fare sono quelle sulla combinazione tra miseria e serenità di quel popolo, gli intrecci tra religiosità e gentilezza, le distonie tra sporcizia invadente e straordinaria bellezza dei volti e dei vestiti delle donne. Animali in giro (ma sarà una costante) ed episodi toccanti di vita ordinaria. Sorprende anche il disamore per le abitazioni, anche per quelle meno povere, che sono mal tenute, circondate di sporcizia e coperte di pannelli pubblicitari.

Poi dal 15 al 30 viaggio tra le città del Rajasthan di cui diamo solo delle impressioni, rinviando alle descrizioni più esatte di altri viaggiatori e delle guide. Noi abbiamo goduto, sempre grazie alla ottima organizzazione di Karni, di 5 guide in Italiano nelle città maggiori.

Mandawa la ricordiamo per le haveli e per l’ottimo albergo (Hotel Desert Resort).

Bîkâner la ricordiamo per la fortezza e per una strana guida che ci ha fatto apprezzare una haveli antica e cesellata in pietra rossa.

A Jaisalmer di nuovo un ottimo hotel (Gorbandh Palace) ed una guida molto gentile nonché una ottima cena in centro.

Jodphur la ricordiamo per un mercato incredibile a pochi metri dall’albergo, posto di fronte ad un lago di acque luride e per la visita al forte fatta con una ottima audioguida in italiano.

Udaipur per il lago le cui sponde sorge uno dei palazzi reali più grandi dell’India e per l’isola che si può affittare per i matrimoni principeschi.

Puskar è legata all’immagine del lago sulle cui sponde la gente faceva bagni rituali.

Jaipur è la capitale dello stato, un forte immenso visitato con la soddisfazione di NON fare il solito tragitto in groppa all’elefante, perché il nostro bravo autista ci ha portato direttamente sulla sommità.

Infine Agra, con il suo fantastico Taj Mahal unito alla sporcizia ed al caos urbano.

Ma grazie alla “calma” con cui abbiamo fatto il tour ed al nostro bravo autista, abbiamo visto anche monumenti e località meno frequentate, tra cui un pozzo a scalini profondissimo, templi e cenotaffi più distanti dalle mete, un laghetto con migliaia di uccelli, mercati di capre ecc.

Insomma un giro vasto, ma al di la dei monumenti, lo spettacolo vero è l’India, la sua gente, le folle di giovani che ti chiedono di fotografarsi con te, le scolaresche ordinate ed attente, le famiglie indiane che assaporano il piacere di essere, per la prima volta, turisti. E la curiosità loro per noi e la nostra per loro: entrambe rispettose ed amichevoli.

Essere turisti curiosi e non giudicanti, spettatori della vita altrui da rispettare è davvero un mestiere difficile.

E soprattutto evitare 3 atteggiamenti diffusi:

1) fare gli occidentali che storcono il naso, fanno paragoni, saprebbero ben loro cosa dovrebbero fare gli indiani ecc…

2) Fare gli indiani più degli indiani stessi, facendo finta di essere nel programma “l’isola dei poveri”, induisti integrali per un mesetto, ma con il conto in banca.

3) Fare gli “inglesi” che vogliono essere serviti dagli indiani sottostanti, con il mento appuntito e gli occhi severi.

Se si evitano questi atteggiamenti e si cerca di capire ce ne vorrà del tempo per “digerire” l’India. E noi siamo solo all’inizio del processo.

Certo che una miseria così operosa, una sporcizia così vissuta, una serenità così estesa ed una civiltà interiore così naturale non sono facili da incontrare.

Le abbiamo lasciate con un sentimento di amore e con la convinzione di aver capito pochissimo di quello che abbiamo visto. Ma non si può avere tutto, soprattutto se si è turisti provvisori.



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