Racconto semi-serio di quattro giorni a Stoccolma

Una svampita filosofa, un marito paziente, una sorella perennemente a dieta e un cognato dalla fame atavica nella patria di Barbie e Ken...
Scritto da: Mjros
racconto semi-serio di quattro giorni a stoccolma
Partenza il: 14/08/2011
Ritorno il: 18/08/2011
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €
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Lo scorso agosto la filosofa Ros e il marito M. decisero che era arrivato il momento di fare un salto in nord Europa ed espiare così indicibili colpe, vivendo 4 giorni a stretto contatto con una popolazione giovanissima e bellissima, altissima e magrissima, tonicissima e pure cordialissima. Il tutto in una città meravigliosa, dove pure l’acqua del porto è cristallina, e il senso civico raggiunge vette che noi nemmeno immaginiamo. Siccome il masochismo è coltivato anche in famiglia, la sorella M. e suo marito, il cognato R. in pubblico, Bubbino in privato, vollero affrontare anch’essi questa forte esperienza di vita e tornare così in patria sollevati da un bel po’ di karma negativo. Dopo i saluti a colleghi, clienti, genitori e amici, i 4, chiusi i battenti del Tempio della Bellezza e del Benessere, dove le due socie/sorelle trascorrono la loro vita, si diedero appuntamento la mattina seguente per la partenza verso la capitale e il suo gigantesco aeroporto. In casa degli affiatati coniugi Ros e M. fu inscenato il solito siparietto per la preparazione del bagaglio, che vede la filosofa Ros aprire e richiudere le valigie una decina di volte e dimenticare puntualmente qualcosa di necessario. Dopo svariate ore, si giunse alla definitiva chiusura dei trolley.

La mattina seguente, i due si presentarono puntuali all’incontro con un solo trolley a testa e si terrorizzarono alla vista del bagaglio dei compagni di viaggio. La svampita Ros fu ovviamente assalita anche dall’ansia, ritenendo di avere certamente omesso qualcosa di indispensabile al soggiorno, visto il suo esiguo bagaglio. La socia/sorella M. la rassicurò; lei aveva pensato a tutto, dal phon per capelli al piumino in caso di freddo, mentre il cognato R. in pubblico, Bubbino in privato, non necessitando del phon per mancanza di capelli, aveva riempito un intero borsone con un armamentario fotografico degno di un reporter del National Geographic. Arrivati nella capitale, i 4 smollarono il bagaglio nell’hotel prescelto e, sentendosi già in vacanza, se ne andarono a spasso per Ostia, Ostia antica, Ostia moderna, Ostia mare e Ostia lungomare. Ostia insomma non ha più segreti per i 4 viaggiatori che, la prossima volta, potranno fornire indicazioni stradali a turisti, italiani e stranieri, senza tentennamenti. La filosofa Ros, al tramonto, aveva già trasferito la residenza nella sua spettacolare ed entusiasmante realtà parallela e ultimato il trasloco con gli ultimi oggetti. Si avvicinava l’ora di cena. A questo punto apro una parentesi. Bubbino, a ore pasti, somiglia molto alla cognata Ros, ossia dilata la pupilla, inizia a deglutire nervosamente e si guarda attorno in cerca di cibo, verso il quale si dirige senza indugi. Si dà il caso che la filosofa Ros, prima di partire, aveva scovato un posticino niente male… I 4 riuscirono a trovare la trattoria che oserei definire “dei sogni”, grazie all’infallibile navigatore del cognato. Il locale, situato a Fiumicino, si chiama Jefe Restaurant – Il Trattorante. Non si tratta di un posto elegante, infatti nel cortile esterno, dove i 4 stazionarono per qualche ora e piansero anche un po’ prima di andare via, ci sono tavoli semplici con tovagliette a quadretti. Quindi il posto giusto per una primitiva come la sottoscritta. Il menu però non deluse le aspettative, anzi. Una cena favolosa. Il proprietario, che è anche il cuoco, è affabile e abbronzatissimo. La filosofa viaggiatrice Ros, al confronto, sembrava una mozzarellona bella grossa. Avete presente? Di quelle che per morderle non sai da dove cominciare. Se vi capita, fateci un salto e non ve ne pentirete. La mattina seguente, dopo una parca colazione, solo perchè l’hotel era di quelli “a braccino corto”, i 4 presero il volo per la Svezia. La viaggiatrice Ros si guardò attorno per valutare la percentuale di sgnacchere bionde, alte e magre, presenti sul volo Roma-Stoccolma ma evidentemente nessuna aveva voluto lasciare l’amata patria, e sui sedili abbondavano moraccione o rossastre, come la socia/sorella e la socia/filosofa. I mariti non avevano nessuna da guardare e in verità nemmeno le sorelle. Gli uomini presenti erano tutti mori o con pochi capelli. Un viaggio sereno, insomma.

arrivo a stoccolma

Atterrati a Stoccolma, le sorelle con i rispettivi mariti, percorsero i corridoi dell’aeroporto in silenzio e con atteggiamento compito. E come poteva essere altrimenti? Vi elenco brevemente le differenze fra l’aeroporto di Roma e quello di Stoccolma, che poteva tranquillamente rappresentare un aeroporto tipo della civilissima realtà parallela della viaggiatrice filosofa Ros. A Roma il casino imperante all’interno dei terminal, lo percepisci già da fuori. I tassisti, i turisti, gli accompagnatori, tutti, anche gli stranieri, entrando in quel vortice, iniziano a parlare anch’essi ad alta voce, a gesticolare, a parcheggiare in quarta fila, a incasinarsi con le postazioni per i check in, e così via. Ti guardi attorno, ti distrai per un secondo e se non tieni al guinzaglio il compagno di viaggio, è una fortuna se lo ritrovi direttamente in aereo. Centinaia di persone brulicano e si agitano, da un punto all’altro dell’aeroporto. A Stoccolma invece regna il silenzio. Già sul volo, tutti si adeguano all’atmosfera nordica, tacciono e ripiegano sul linguaggio dei segni. Entrati in aeroporto, vi accolgono ancora silenzio e parquet ovunque. Ti assale un senso di colpa e ti senti un verme a camminare con le tue sudicie scarpe su quel lustro pavimento dove, nemmeno stendendoti su di esso per guardare all’orizzonte, trovi…macché carta, un granello di polvere. Lungo gli ampi e deserti corridoi ecco una sfilza di mega cartelloni con svedesi sorridenti e famosi, in patria, ma sconosciuti a noi e al mondo intero (ad eccezione di Borg il tennista e degli Abba). Già dall’aeroporto ti diventa chiaro il concetto di bassa densità abitativa. Senza possibilità di errore, perché la segnaletica è impeccabile, i 4 scesero qualche piano e si diressero verso il treno che dall’aeroporto ti conduce in circa trenta minuti al centro città. Essi, dal volo e fino a quel momento non avevano scambiato una parola, per non correre il rischio che, spezzando il gioco del silenzio, uscisse fuori uno svedese pronto a far pagare loro un pegno in corone. La socia/sorella, seduta in treno al lato opposto della sorella filosofa Ros, passò il dito indice della mano destra lungo tutto il bordino del finestrino e lo mostrò, lindo e pulito, alla compagnia, a dimostrazione del livello igienico della popolazione svedese, sgranando gli occhi e somigliando ancor di più a un fumetto Manga. La vista di deliziose casette colorate a tinte pastello, verde curato e fiori mise la ciliegina sulla torta e segnò l’inizio dell’espiazione dei peccati per i 4 viaggiatori.

Arrivati nella city, con un tram ovviamente veloce, comodo e sterilizzato, i 4 giunsero nell’isola più antica delle 14 che compongono il piccolo arcipelago di Stoccolma, Gamla Stan. L’albergo dove socie/sorelle e mariti soggiornarono era fichissimo, il First Reisen Hotel. Apro la solita parentesi. Di solito, quando un componente della famiglia decide di partire per un viaggetto, non di rado si affida alla viaggiatrice filosofa Ros per cercare un’idonea sistemazione. In una delle sue numerose vite precedenti, sia nella realtà in cui è costretta a vivere che nella sua spettacolare ed esilarante realtà parallela, la rompina Ros deve essere stata un incrocio fra un’ispettrice sanitaria incorruttibile e l’amica del cuore di Agatha Christie. Anche in questo caso difatti il suo intuito non fallì. L’hotel fu degno di loro, per l’igiene, per la posizione ma soprattutto per la colazione e per la reception. Durante i 4 giorni e mezzo di permanenza si alternarono infatti tre portieri, due uomini decisamente svedesi e uno meravigliosamente di colore. Tutt’e tre da svenire. Alti, bellissimi, e pure cortesi. La filosofa Ros, che deve sempre chiedersi qualcosa, si domandò perché questi tre non facevano del cinema o smorfioseggiavano sulle passerelle. L’unica risposta che potè darsi fu che, dovendo tutti gli svedesi fare del cinema o smorfioseggiare sulle passerelle, il settore doveva essere decisamente saturo. Per forza, non poteva essere altrimenti! Dopo una rapida doccia, i 4 vollero subito calarsi nell’atmosfera medievale dell’isola e coperti da una giacca, nonostante fosse agosto, si avventurarono fra le stradine dell’incantevole centro storico di Stoccolma. Forse perché i 4 si trovavano in una zona turistica ma di sgnacchere bionde e sgnaccheri biondi ce ne erano pochissimi in giro. Essi videro la Cattedrale di Stoccolma, il Museo Nobel e la chiesa di Riddarholm, poi corsero a vedere anche il Palazzo Reale, dove vivono quei poveracci dei monarchi svedesi quando sostano in città. Avendo solo mangiucchiato qualcosa all’aeroporto di Roma e non potendo attardarsi per la cena perché in Svezia si mangia presto, Bubbino, la filosofa Ros e il marito M. dichiarono ufficialmente aperta la stagione della caccia al ristorante. La socia/sorella, perennemente a dieta, disse che lei si sarebbe potuta tranquillamente accontentare di un tozzo di pane e acqua di fonte. Per sua sfortuna, nessuno la prese in considerazione, per nostra sfortuna stavolta avremmo fatto meglio a soprassedere. I 4 infatti, inebetiti dall’atmosfera sognante, si fiondarono in uno dei più graziosi locali del centro storico, gettando solo un occhio veloce al menu esposto, che non sembrava eccessivamente oneroso. Sorridenti e fiduciosi i 4 ordinarono pane all’aglio, senza riflettere troppo sulle conseguenze, e 4 tagliate di carne con purè di patate. Il conto fu un salasso. Come mai? I 4 appurarono a loro spese, è il caso di dirlo, che i prezzi esposti erano solo quelli degli antipasti. Domandina: ma la percentuale degli svedesi onestissimi, oltre che bellissimi, cortesissimi, etc, non è altissima? Rispostina: sì, certamente; sfugge alla statistica solo uno svedese. Altra domandina: ma che lavoro fa questo svedese solitario? Mica possiede il ristorante Agaton a Gamla Stan, Stoccolma, Svezia? Altra rispostina: sì, certamente. Conclusioncina: lo svedese solitario, proprietario del ristorante Agaton a Gamla Stan, Stoccolma, Svezia, vide da lontano una tizia con il cespuglio in testa, un libro in mano e la testa fra le nuvole e pensò che era arrivata la serata giusta per rispolverare la lavagnetta attira/polli dalla soffitta. E’ evidente che per il fiuto della filosofa Ros era arrivata la serata giusta per andarsene a fare quattro passi per i fatti suoi. La filosofa Ros, come ben sa chi la frequenta, dormirebbe 12 ore per notte non disdegnando nemmeno una pennichella pomeridiana. Le ore in cui preferisce dormire sono quelle del mattino. Infatti dalla sveglia alla carburazione devono trascorrere almeno un paio di ore. La Svezia, a tal proposito, ha un’attrattiva irresistibile per il bradipo Ros. Infatti prima delle 10 del mattino non aprono i musei, non trovi lavoratori in giro, non si vede un bimbo con lo zainetto. Spettacolare. Quando però la filosofa Ros viaggia e si trova nella sua fantastica realtà parallela, riesce anche a svegliarsi prima del solito perché deve vedere tutto il possibile. E così fece la prima mattina svedese. Anche perché, diciamo la verità, la attendeva una colazione imbarazzante. Bubbino, il marito M. e lei iniziarono con il salato e finirono con il dolce. Qualcuno di cui non faccio il nome ritornò pure sul salato, perché si era accorto tardi che c’erano le salsiccine e non poteva sopportare lo scrupolo di averle perse. La socia/sorella invece, mangiò macedonia senza zucchero, yogurt e cereali. Una tristezza indicibile.

in giro per i musei della città

Terminata la colazione, i 4, visto il tempo un po’ incerto e piovigginoso, decisero saggiamente di visitare i musei al coperto, iniziando da quello più fico a Stoccolma, il Vasamuseet, sull’isola di Djurgarden. Muniti della loro preziosissima Stockholm Card, i 4 poterono usufruire di ingressi e mezzi pubblici ininterrottamente durante l’intero soggiorno. I 4 viaggiatori sostarono ben tre ore nel Museo, dove è stata ricostruita e restaurata la nave reale da guerra Vasa che, dopo un viaggio di soli 1300 metri, si capovolse nel porto di Stoccolma nel 1628. Il Museo è bellissimo e affascinante. All’uscita, una distesa di prati e alberi. La filosofa Ros avrebbe voluto piazzare una tenda canadese nel parco e trascorrervi le intere vacanze estive. A pochi metri dal Vasamuseet, la studiosa Ros aveva scoperto che c’era il Junibacken, l’area giochi per bambini voluta dalla scrittrice Astrid Lindgren, l’autrice di Pippi Calzelunghe. Un’appassionata di libri non poteva perdersi questa occasione! La studiosa Ros piantò una delle sue grane per convincere i 3 ad entrare e consentirle di farsi fotografare accanto alla statua in bronzo della cara Astrid. Compiuta la missione, i 4 fecero un rapido giro nell’edificio ma uscirono dopo pochi minuti perché R. in pubblico, Bubbino in privato, aveva strabuzzato gli occhi e annunciato che di lì a poco sarebbe svenuto. La puzza di pannolini e pappine per neonati aveva ammorbato l’aria dell’intera area tematica e il povero Bubbino, avvezzo solo a fragranze delicate, per via della moglie spargitrice di essenze, e a profumi di arrosti e paste al forno, non avrebbe potuto reggere per molto l’olezzo mefitico. Tornati a respirare e ripresosi Bubbino, i 4 decisero il da farsi. Prima di procedere con il racconto devo fare una doverosa precisazione sul cognato del mio cuore. A differenza dell’amico G., compagno di viaggio a Istanbul (Racconto semi serio di cinque giorni a Istanbul), che chiedeva “quando si mangia” ogni due/tre ore al massimo, quasi sempre in modo spudorato e diretto, il cognato R. in pubblico., Bubbino in privato, manifesta la sua esigenza mangereccia in modo più subdolo. Adducendo motivazioni organizzative, Bubbino pone la questione per vie traverse. “Ragazzi, è mezzogiorno. Certo, è presto per mangiare ma, per evitare la folla, forse sarebbe il caso di anticipare l’ora del pranzo…”. “Bubbino…quale folla? Ci sono 3 abitanti per Km quadrato…”. “Sì… ma ci sono i turisti… Sai che calca nei locali?”. La filosofa Ros si guardò attorno e vide sì e no una decina di persone. R. in pubblico, Bubbino in privato, aguzzò l’ingegno e aggiunse, cominciando a correre verso la fermata del bus: “I quattro gatti quì nel parco confermano la mia teoria! Se sono pochi…” pant pant “… è perchè sono tutti corsi a pranzo! Forza, ragazzi! Battiamoli sul tempo che il pomeriggio è fitto di impegni!”. Il cognato, senza esitazione alcuna, condusse i suoi compagni di viaggio nel posto giusto per un pranzetto tipicamente svedese, non solo per il cibo ma anche per la location: il mercato coperto Ostermalm. In questo posto splendido si alternano take away a banchi di salumi o di pasticceria. Ovunque ti giri un tripudio di colori e profumi. La viaggiatrice filosofa Ros avrebbe messo il dito sulla panna e le creme di ogni dolcino esposto. Qualche turista e molti svedesi pranzavano durante la pausa dal lavoro. In questo Bubbino ci aveva azzeccato, la calca c’era davvero! I 4 si misero in fila per potersi accaparrare uno sgabello. Il cognato, impaziente, lasciava la fila di continuo per sbirciare la varietà dei cibi, per riportare ai compagni di viaggio le percentuali aggiornate al secondo sui piatti più gettonati e per non lasciarsi cogliere impreparato al momento dell’ordinazione. Arrivato il loro turno, i 4 presero posto. La socia/sorella andò in crisi perché le pietanze superavano tutte le 1500 calorie, la socia/filosofa si beò perché le pietanze superavano tutte le 1500 calorie. Questione di prospettive. Bubbino e la filosofa Ros vollero fingersi svedesi (adottati) e ordinarono le famose polpettine con salsa al cetriolo e il solito purè. Bubbino abbondò pure con la marmellata al mirtillo che la cognata, che non ama l’agrodolce, rifiutò di provare. Il marito M. e la socia/sorella dirottarono su una cotoletta gigantesca con patate al forno. Il marito M. mangiò la sua gigantesca cotoletta più la metà di quella della socia/sorella. La cosa carina è che acqua con fette di limone e salsine varie sono sul bancone e alla portata di tutti. Gratis. Ovviamente il marito M., il cognato del cuore e la filosofa Ros ordinarono tre birre, chiaramente la socia/sorella optò per l’acqua al limone. Se considerate che il prezzo era ottimo, non fatevi scappare il mercato coperto Ostermalm, se andate a Stoccolma! Con il pancino pieno, i 4 poterono dedicarsi alla visita della città serenamente, ammirando il Teatro dell’Opera, il complesso Rosenbad, sul canale Strömmen, sede del Governo e del Consiglio municipale, l’obelisco di vetro eretto nel 1972 a Sergels Torg e girare per tutte le vie della City. Il marito M. e il cognato scattarono foto anche ai lampioni e le mogli si ritrovarono spesso a sorpresa obiettivi davanti al naso. Bubbino fu tranquillo fino alla successiva strategica programmazione.

Ore 18. “Ragazzi…fermiamoci e facciamo il punto della situazione. In Svezia si mangia presto…quindi sarebbe il caso di fermarci a cena in questa zona”. “Perché proprio quì?” chiesero i 3 compagni di viaggio. “Mah…casualmente…che fortuna incredibile…a volte non sai nemmeno come sia possibile camminare tanto e trovarti proprio dove avevi pensato di cenare…siamo all’ingresso del multi ristorante al coperto Hötorgshallen, dove ci sono per l’appunto solo ristoranti, dal messicano al thailandese, dallo svedese al…”. “Da quando sai di questo multi ristorante, Bubbino?” chiese la viaggiatrice filosofa Ros, un po’ sospettosa. “Mah…lo avevo letto…prima di partire in verità, sai mi sono documentato. C’è una grande scelta e i prezzi sono davvero vantaggiosi. Però è stato un caso che ci siamo fermati proprio quì…”. “Ma non sei stato tu a guardare nervosamente l’orologio dalle 16 fino ad ora, dicendoci dove era meglio girare per raggiungere i punti più suggestivi della City? E non sei stato tu a dirci di prendere il bus e scendere proprio quì?” incalzò la socia/sorella. “No, non mi pare” mentì Bubbino. “Ragazzi, il posto è fantastico e poi è vero che in Svezia si cena presto. Bambole, scegliete voi cosa mangiare. R. alias Bubbino, bravo! Ottima scelta..anche se del tutto casuale!” intervenne il negoziatore M.. Con un Bubbino felice alla guida del gruppo, i 4 entrarono e mangiarono l’hamburgher più buono della storia degli hamburgher e bevvero tanta birra buonissima. Questo è un altro posto che non dovete lasciarvi scappare se decidete di visitare Stoccolma!

terzo giorno

Arrivò il terzo giorno nella capitale svedese, patria di Barbie e Ken e di tutte le divinità scandinave. I 4 macinarono chilometri come mai era stato nei giorni precedenti. La prima tappa fu nuovamente l’isola di Djurgarden, antica riserva reale di caccia oggi unica riserva al mondo istituita all’interno di una città, per visitare Skansen, il museo all’aperto ideato nel 1891 per mostrare alla società industrializzata come viveva un tempo la popolazione. Si tratta di un bellissimo parco dove sono stati riprodotti un Quartiere cittadino, con le sue botteghe di vetrai e tipografi, e alcune zone rurali con case e fattorie di legno, allo scopo di offrire uno spaccato della vita contadina svedese e della cultura lappone. Un’area del parco è destinata invece alla flora e alla fauna dei paesi nordici, con orsi, lupi e alci nel loro habitat naturale. Anche la viaggiatrice Ros, soprattutto fra le pollastre starnazzanti di una fattoria, si sentì nel suo habitat naturale. I 4 trascorsero una splendida mattinata nel verde, a passeggiare e a fare foto come invasati. Dopo un’obbligatoria sosta al chioschetto degli hot dog all’uscita del Parco, i 4 vollero visitare il palazzo di Drottningholm (impronunciabile, come quasi tutte le parole svedesi), la sobria casetta dei regnanti di Svezia. Dunque, l’intero complesso, oltre che dal palazzo e i suoi giardini, è costituito da un Teatro di Corte, il più antico teatro al mondo ancora in uso, dal Museo del Teatro e dal Padiglione cinese e si affaccia sulle sponde del lago Mälaren, appena fuori Stoccolma. Un posticino modesto e per nulla sfarzoso. I 4 rosicarono per l’intera visita ma espiarono anche una piccola parte delle loro colpe in questa vita. Dopo la merendina nel bistrot del complesso, che contribuì a rafforzare le energie dei viaggiatori, si decise di accontentare il cognato R. in pubblico, Bubbino in privato, che desiderava vedere le esposizioni fotografiche al Fotografiska Museet. Questo Museo si trova in una struttura molto affascinante perché si tratta di un edificio industriale riadattato. E’ veramente bello! Alla viaggiatrice Ros piacquero molto le fotografie con le illusioni ottiche dell’artista Liu Bolin, che mimetizza i soggetti negli ambienti in cui li ritrae. Non mancava nemmeno il famoso Mapplethorpe, con i suoi ritratti in bianco e nero di persone famose e i suoi nudi, che imperversavano a destra e a manca. All’uscita della mostra gli uomini presenti nella struttura erano tutti decisamente pensierosi…chissà perché…è veramente un mistero! I 4 viaggiatori confessarono di non sentire più le gambe per cui…doccia rigenerante e poi via a cena! Al solito mercato Hotorget ma stavolta in un ristorante svedese. Il marito M., che in passato era già stato in Svezia, raccontò di aver ordinato una volta il piatto tipico della nazione e di averlo trovato decisamente rivoltante: una montagnella di carne grassissima, galleggiante in altro grasso, con un uovo crudo sbattuto sopra. La viaggiatrice filosofa Ros alla parola “grasso” ci può anche stare ma al “crudo” assolutamente no. La socia/sorella alla parola “crudo” ci può anche passare sopra ma alla parola “grasso” inorridisce. Per cui le signore, anche se con motivazioni discordanti, e il marito M., dirottarono su un buonissimo salmone alla griglia ma con il contorno di un solitario asparago lessato e patate bollite. Un po’ tristino, in verità. L’audace cognato, che potrebbe condurre la trasmissione “Orrori da gustare”, volle sfidare la sorte e ordinò il piatto svedese denigrato, chiamato PittiPanna. Quando la cameriera svedese, quindi bellissima e gentilissima, portò la pietanza al tavolo, il cognato Bubbino mise in mostra i suoi denti luccicanti. Dinanzi a lui fu posta una portata di dimensioni considerevoli di fantastica dadolata di carne arrostita con pancetta, cipolle e patate. L’uovo posto sulla sommità era un invitante uovo all’occhio di bue, decisamente fritto. La filosofa Ros, a quella vista, non potè esimersi dall’inforcare la prima posata pulita a portata di mano, la socia/sorella assaggiò un atomo di carne e si sentì in colpa per avere superato di 4 o 5 calorie quelle previste nel suo piano alimentare mentre il marito M. corse a chiamare l’avvocato per tentare il risarcimento di quell’antica cena lasciata intatta a tavola e a chiedere quantomeno la data di scadenza del permesso di soggiorno del cuoco improvvisato, di sicure origini cingalesi e non svedesi. La viaggiatrice filosofa Ros dopo mezz’ora dalla cena avvertiva già un certo languorino, e si addormentò sognando l’ultima colazione svedese che avrebbe consumato l’indomani.

ultimo giorno di visite

L’ultima giornata a Stoccolma si preannunciava per i 4 come l’apice della distruzione fisica…per cui si giustificò pienamente lo spazzolamento mattutino del buffet! La tabella di marcia era serratissima e previde in primis la visita guidata del Municipio della città, lo Stadshuset, un imponente edificio che comprende la Sala del Consiglio, 250 uffici, soprattutto la Sala blu dove si celebrano i premi Nobel, e la Torre, dalla quale si gode di uno splendido panorama di Stoccolma. I 4 vi trascorsero ben due ore, arricchendo i loro occhi, distruggendo un paio di pantaloni per un’ardita foto e anche le loro zampe per le scale e le scarpinate su e giù, a destra e a sinistra, in alto e in basso. Terminata la visita, la socia/sorella chiese di vedere l’Ikea di Stoccolma. Quando la socia/sorella prende una fissazione è molto peggio della socia/filosofa: l’unica salvezza è accontentarla. L’Ikea di Stoccolma, la prima al mondo, doveva essere quella più figa, quella più all’avanguardia. I 4 presero l’autobus che, gratuitamente, parte ogni mezz’ora dal centro di Stoccolma e in circa venti minuti ti scodella nel parcheggio di Ikea. Delusione cocente. La prima Ikea del mondo è molto diversa dalle nostre in Italia. Ovviamente, essendo stata la prima, anche dal punto di vista architettonico, è superata. Però, c’erano cose che i 4 viaggiatori videro in patria mesi dopo, e questo bastò. Il marito M., munito di card Ikea, o come dice lui, la tessera di soci sostenitori per quanto abbiamo speso da loro, decise di provare a vedere se l’accettavano anche in Svezia o se era valida solo in Italia. Al momento del pagamento non solo gli adorabili svedesi accettarono la card ma i fantastici 4 ebbero uno sconto enorme. La cifra fu immediatamente devoluta al bar dell’Ikea, dove furono spazzolate alcune fette di torta, innaffiate da coca cola alla spina. Usufruendo ancora del bus gratuito per tornare nella city, i 4 si rinvigorirono un po’ e decisero di dirigersi in un quartiere moderno, a sud di Stoccolma, dove campeggia uno dei nuovi simboli della città nordica, il Globen. Si tratta dell’edificio sferico più grande al mondo, dove si svolgono eventi sportivi e musicali. Alto 85 metri, i 4 presero una sorta di ovovia per raggiungere la cima. Altro clamoroso panorama che stuzzicò la depressione per il prossimo ritorno a casa e anche un pochino l’appetito, placato con l’acquisto di muffins deliziosi, gusti cioccolato, limone con semi di papavero e vaniglia. Una delizia per il palato e la solita “io te ne do un pezzetto del mio ma mi fai assaggiare il tuo?”, “sì, ma io non ho provato quello!”, “e assaggia anche questo, penso sia il migliore!”, “no, un momento, se li metto in bocca tutt’e tre non riesco a distinguere l’uno dall’altro!”, e così via. Lasciato il Globen, i 4 affrontarono l’ultimo programma prima della sera: il giro in battello sui canali. L’espiazione dei peccati doveva essere arrivata al peggiore da smaltire perché i viaggiatori, guardando le case degli svedesi, con annesso orticello, discesa a mare e attrezzi sportivi di comune utilizzo, meditarono sulle loro disgrazie per tutta la durata del viaggio. Magnifici esemplari del posto, maschili e femminili, sfrecciarono dinanzi ai loro occhi mentre facevano del sano jogging lungo le rive dei canali. Glutei sodi, zero pancia, muscoli tesi. La viaggiatrice Ros pensò “forse di viso sono bruttarelli” e via a contorcersi sul sedile per appurare la verità… E invece no! Erano belli anche di viso! E anche di capelli! E anche di profilo! Domandina: ma gli dei dell’Olimpo, stufi della Grecia, non è che traslocarono di punto in bianco in Svezia per un po’ di fresco? Rispostina: sì, certamente! Afferrarono chi l’egida, chi l’arco, chi il tridente, chi i sandali alati e se la svignarono dall’Ellade per i territori del nord. L’ultima giornata svedese volse al termine. Il mercato Hotorget dovette assistere all’ennesimo assalto dei 4 poveri umani per una cena a base di mega hamburger e birra di dimensioni mostruose. Una passeggiata al chiaro di luna e l’ultimo sguardo prima di ripartire all’alba del giorno successivo conclusero la vacanza e i 4, con il karma enormemente alleggerito, promisero di non peccare mai più…ehmm..vabbè non esageriamo…magari solo qualche volta… P.S.: incredibile a dirsi…la filosofa Ros, il marito M. e il cognato R. tornarono in Italia con un chilo in meno, nonostante le gozzoviglie alimentari…la socia/sorella con un chilo in più…mistero svedese..!

Per info più dettagliate e curiosità, potete scrivere alla filosofa Ros all’indirizzo: ros@dovevoandareinterapia.it. Per fotografie e altri racconti: www.dovevoandareinterapia.it



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