Quintana Roo e Yucatan: mare cristallino, resti Maya e cenote in una delle terre più belle del Messico
Quintana Roo e Yucatan, due degli stati più belli del Messico. Qui, tra i luoghi da vedere, ci sono Playa Norte di Isla Mujeres e zona hotelera di Cancun per il mare, street food nella zona del Municipio a Cancun per pranzo o cena con la gente del posto, Coco Bongo per una serata in discoteca.
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Playa del Carmen è meno pompata e più silenziosa, anche se in spiaggia al tramonto è pieno di gente che fa festa. La 5th Avenue è il punto di riferimento per vita notturna e mare. Da Cancun o Playa del Carmen prenotate le escursioni per Chichen Itza, Tulum e i cenote, mentre potete lasciar perdere Coba. Se avete tempo, Holbox è un’isola piena di fascino e con meno turismo.
Yucatan e Quintana Roo sono cari rispetto ad altri luoghi e l’offerta è vastissima, per cui bisogna prenotare leggendo le recensioni con attenzione, perché non sempre il livello è alto. Muovetevi con i collectivos, i bus o con i taxi ufficiali, evitando i taxi che si trovano all’uscita dei locali. State attenti al fuso orario del Quintana Roo, che è diverso dal resto del Messico.
Primo viaggio in Messico: Quintana Roo e Yucatan
Potrebbe sembrare facile organizzare un viaggio in Messico, visto che moltissimi italiani lo scelgono come prima meta intercontinentale o come viaggio di nozze. In realtà, molti di quelli che ci vanno visitano solo lo Yucatan, mentre il Messico è grande 8 volte l’Italia e lo Yucatan ne è solo una piccola parte (molto gettonata e decisamente turistica).
Organizzare un itinerario in Messico che non si limiti allo Yucatan non è per niente facile, soprattutto perché le possibilità sono moltissime e molto diversa è l’offerta a seconda dei luoghi.
Per selezionare al meglio, nel mio caso ho letto tanti diari di viaggio e mi sono annotata le mete che mi sembravano più interessanti. Attenzione: confrontate le foto dei viaggiatori con quelle ufficiali, perché alcuni siti propongono foto un po’ troppo modificate con filtri e Photoshop.
Qualche indicazione di massima.
Quintana Roo (sì, esiste ed è lo stato di Cancun e Playa del Carmen, anche se nessuno lo menziona) e Yucatan si girano comodamente in auto. Con qualche avvertenza: girare da soli di notte è assolutamente sconsigliato; le strade sono dritte e asfaltate nei luoghi principali ma non in punti secondari; le compagnie di noleggio tendono a gonfiare i prezzi (prenotate tramite canali ufficiali come booking.com).
La seconda riguarda la sicurezza. Leggendo un po’ tra guide, siti ufficiali e diari, mi ero fatta l’idea che in Messico, soprattutto dopo il tramonto, bisogna girare col giubbotto antiproiettile, meglio ancora se armati. Se leggete i consigli del Viaggiare Sicuri Svizzero (che mi compariva sempre per primo nella ricerca), vi metteranno in guardia su un elevatissimo pericolo di morte: non resistete alle rapine o morirete!
Capite bene che questi avvertimenti scoraggiano esplorazioni solitarie, anche perché in molti diari la gente raccontava di rapine fatte da bande armate a turisti su auto a noleggio ma anche su van con gruppi di viaggiatori. Alcuni conoscenti si sono anche trovati a sperimentare l’imposizione di tangente da parte della Polizia e altri ancora hanno trovato la strada sbarrata da bambini stesi sull’asfalto, mandati dagli adulti ad “estorcere” l’acquisto di prodotti.
In realtà il Messico mi è sembrato molto più sicuro di quanto non avessi immaginato sulla base di consigli e racconti. Certo, bisogna rigorosamente evitare aree che scontano le guerre per il controllo della droga, le zone di frontiera e i luoghi caldi. Ed è una realtà che ci sono rapine e borseggi. Ma si può fare tranquillamente una buona vacanza, usando le accortezze che si hanno in tutti i luoghi che hanno questa componente criminale diffusa (e in Italia non ne siamo di certo al riparto). Del resto, io in Messico in 12 giorni non ho visto né un borseggio né una rapina, mentre a Parigi in un solo viaggio in metro ne ho visti 3.
Quindi, partite con prudenza, ma senza allarmismi. Se fossero davvero così infinitamente pericoloso, la gente avrebbe smesso di andarci da tempo.
Altra considerazione: pur essendo uno Stato con un costo della vita basso, ha prezzi molto alti, ritagliati sugli standard degli americani che vanno a fare le vacanze di primavera al caldo. Per noi è stato il viaggio più costoso, dopo il Giappone, e questo mi ha un po’ delusa. Come mi ha delusa l’eccezionale numero di strutture “per turisti” che abbiamo trovato nei luoghi più gettonati.
Certo, se prendete l’auto e vi aggirate per i paesini (non lo abbiamo fatto, per questioni di tempo e per l’allarmismo di cui ho parlato prima), troverete prezzi e panorami diversi.
Cancun, la Las Vegas dei Caraibi
Il nostro volo atterrava a Cancun, meta scelta perché era l’offerta più conveniente. Ci sono arrivata quindi un po’ per caso, senza un programma.
Mi ha convinta il fatto che da Cancun partissero moltissime escursioni per i siti più interessanti e la presenza di un mare azzurro (nelle foto) davvero invitante. Dai blog avevo imparato che il mare in Quintana Roo è ultimamente invaso dalle alghe, soprattutto nella zona di Tulum e Playa del Carmen, meno a Cancun: è l’effetto del riscaldamento globale. Cancun mi è sembrata quindi la scelta ideale per un po’ di mare, che ho collocato al primo giorno (smaltimento jet-lag su spiaggia bianchissima) e per gli ultimi due giorni (relax prima del rientro per compromesso con Lele).
Alla fine, il mare lo abbiamo visto solo il primo giorno, a Isla Mujeres. Ci sono moltissimi tour in catamarano che offrono un giorno in barca, sotto il sole, con open bar, musica alta e mare cristallino, per molte persone (o per poche ma a migliaia di euro). Francamente l’idea di bere cocktail sotto il solleone per 10 ore non mi è sembrata invitante e oggi posso dire che aver evitato il tour è stata vera saggezza.
A Isla Mujeres ci siamo arrivati lo stesso, con un fantastico ferry che ci mette 30 minuti. Per arrivare all’imbarco abbiamo preso un collectivo, spettacolare piccolo bus locale, frequentato quasi solo da messicani, che carica e scarica la gente in corsa, fermandosi il tempo necessario a consentire un salto nel van. Costo di pochi centesimi di euro e esperienza formativa per chi non soffre di mal d’auto.
Arrivati a Isla Mujeres, si trovano tantissime golf kart pronte a scarrozzare i turisti per l’isola per pochi pesos. Noi abbiamo scelto di muoverci a piedi e di andare alla vicina Playa Norte, che ovunque è indicata come una delle più belle della zona.
Arrivati lì con un grande carico di aspettative, dopo 30 ore di viaggio causa scalo lungo in Italia, abbiamo trovato il mare molto mosso, reso bianco dalla sabbia mescolata dalle onde, e la spiaggia praticamente ridotta a una striscia, con gli alberghi sul bordo del mare. La spiaggia di Cancun era molto più bella!
Sperimentato questo relax da spiaggia con birra Corona e onde, siamo tornati a Cancun per la sera. Per fortuna Lele ha prenotato un ostello bellissimo, il Nomads Party Hostel, che si trova nel centro e non nella zona hotelera. Dico “per fortuna”, perché è una zona più autentica, con i messicani che la mattina vanno al lavoro e la sera mangiano alle bancarelle per strada, con i bambini che giocano nelle piazze, la vita vera. La zona hotelera invece è un susseguirsi di hotel grandi e grandissimi, spesso di lusso o comunque ricercati, con spiaggia privata, negozi, fontane, statue. Ci sono anche un enorme centro commerciale, la Isla, e l’area per lo shopping di lusso. Le luci sono sparate alte a mo’ di Las Vegas e in generale non sembra di essere in Messico, ma in certe zone degli USA.
Nel nostro felice quartiere, abbiamo cenato a La Parrilla. Anche qui, tutto è pronto ad accogliere il turista: un gruppo mariachi canta con Lele una serenata; ai clienti sono offerti enormi sombreri per fare la foto; i camerieri portano i margarita direttamente sulla fronte, mantenendo un equilibrio da paura! Il cibo è buono e scopro che i tacos non sono a coppetta, come li usiamo noi, ma sono semplici piadine di mais.
Beviamo margarita e paghiamo un conto messicano per turisti.
Il giorno dopo, a pranzo, con un euro a persona mangiamo meravigliose quesadillas preparate da una bancarella, con la fila di messicani, un tavolo condiviso con messicani, il gentile anziano che mi prende i tovaglioli vedendomi in difficoltà e da bere solo coca cola o una non meglio identificata bevanda bianca. Questo è il tipo di pranzo che preferisco, viaggiando.
A Cancun abbiamo passato tre giorni. Il primo, come ho detto, di smaltimento viaggio in riva al mare. Il secondo e il terzo di caricamento stress da tour di gruppo. Diciamolo, mettere due tour lunghi uno dietro l’altro è un po’ azzardato, ma è stato il solo incastro possibile.
Chichen Itza, Cenote Chichikan e i Maya
Il primo tour ci ha portati a una delle 7 meraviglie del mondo moderno: Chichen Itza, sito Maya conservato in modo eccellente. Anche qui, esprimo un disappunto: la strada dall’ingresso alla piramide principale è costellata da bancarelle che vendono souvenir, mentre avrei preferito restassero un po’ fuori. Ma è tutto in funzione dell’economia che muove il turismo e quindi mi tocca accettarlo.
Un consiglio: visitate Chichen Itza con una guida! Ho conosciuto un finlandese che ci era stato senza una visita guidata e non aveva scoperto molte delle cose che ci sono state raccontate. Per esempio, che questa enorme piramide sorge su un cenote (incredibile!) e che serve da collegamento tra infra mundo e dei. O il fatto che l’ombra dello spigolo segnalava il tempo della semina e della raccolta, quando formava il dorso di un serpente e giungeva fino alla testa del serpente che i Maya vi hanno costruito. O il luogo dei sacrifici umani che si facevano agli dei o le infinite tecniche per calcolare l’astrologia. È un sito sorprendente, da non perdere. Però, se come noi iniziate da lì, il resto vi sembrerà meno avvincente…forse sarebbe meglio vederlo per ultimo.
Dopo Chichen Itza il nostro tour prosegue per il pranzo e un tuffo rinfrescante in un cenote. I Cenote sono grotte di origine calcarea, considerati dai Maya una porta di accesso al mondo spirituale, e sono tutti collegati da un fiume sotterraneo che li attraversa. È possibile fare tranquillamente il bagno e dopo una giornata sotto il sole vi sembrerà il paradiso. Alcuni hanno acqua cristallina, altri meno. Per me, dal punto di vista naturalistico sono la cosa più bella tra quelle viste in Messico.
Finito il tour, dopo 10 ore complessive, abbiamo cenato in un posto caratteristico, dove stavolta abbiamo incontrato anche messicani. I messicani amano molto condividere la loro giornata e i camerieri si sono fermati a lungo a parlare con i clienti. La fretta e la puntualità non assillano il messicano, per il quale il tempo scorre a un ritmo lento, tranne che sulle strade: lì la velocità media è altissima, come se l’autista fosse perennemente impegnato in un inseguimento.
Tulum, sito maya sul mare, Playa del Carmen e Coba
Il terzo giorno avevo originariamente previsto un bus per Merida (4 ore di viaggio con bus ADO, comodissimo e moderno), ma Lele ha voluto cambiare i piani all’ultimo e quindi abbiamo optato per un tour di Tulum (che inizialmente avrebbe dovuto essere a fine vacanza).
Tulum è un altro sito Maya, molto bello anche se meno restaurato di Chichen Itza, con la particolarità di essere a picco sul mare dei Caraibi. Le palme, le calette di sabbia bianchissima e i cocchi sono la scenografia dei resti archeologici e la vista è da cartolina. Purtroppo, il secondo giorno ci hanno ripetuto le stesse cose che avevamo sentito il giorno precedente e in molti casi hanno fatto riferimento a Chichen Itza. Inoltre, Tulum era pienissimo di turisti quando siamo arrivati, alle 11.
Il consiglio, quindi, è: prendete un tour che parte alle 5 o arrivateci presto in auto o in bus; potete evitare di avere la guida se avete già visto Chichen Itza; meglio metterlo come primo sito da visitare. Dopo Tulum siamo andati in un altro Cenote, meno profondo del precedente e anche meno bello, ma sempre spettacolare, con le liane che crescono intorno e i pesciolini che ci nuotano.
Un anziano ci ha accolti con un rito Maya di benvenuto e ovviamente ci ha offerto in vendita amuleti e souvenir vari. La trovo una cosa un po’ forzata, ma diffusa in tutto il mondo. In fondo, comprare qualcosa non fa che aiutare queste persone a vivere meglio. Una curiosità: nello Yucatan e nel Quintana Roo ci sono ancora molte persone che discendono dai Maya, che parlano la lingua tradizionale e rispettano alcune tradizioni. Sono persone bassine, più scure, non proprio rispondenti ai nostri canoni di bellezza e molto fieri della loro identità. Le guide che abbiamo avuto erano tutte Maya.
Prima del tramonto ci siamo spostati a Playa del Carmen, città spesso scelta come luogo di villeggiatura, anche per i numerosi villaggi che vi si trovano. È delicata, discreta, con la 5th Avenue piena di negozi e ristoranti. La spiaggia è strettina, ma piena di gente che fa festa e beve alcol (cosa che di solito in Messico non è consentito fare all’aperto).
Meno finta di Cancun, ha visto recentemente episodi legati al narcotraffico, ma noi l’abbiamo trovata accogliente e sicura.
Cancun: mare e Coco Bongo
In questo viaggio di Maya, bus, check-in, voli, scheletri e musei, dovevo piazzare un po’ di relax per non rischiare il divorzio. E così ho pianificato al meglio: albergo sul mare nella famigerata zona hotelera, spiaggia privata, piscina, stanza enorme, doccia enorme, zero prenotazioni e zero programmi. Quel relax che alcuni scelgono per tutta la vacanza e che per me è sopportabile per poche ore, ecco, quel relax l’ho messo alla fine di un viaggio faticoso e ricco. Ho programmato tutto, tranne il meteo, che ha deciso di mostrarsi violento e schizofrenico: pioggia, pioggerella, diluvio, illusione di un raggio di sole, nuovo diluvio, afa umida e ventaccio, ventaccio estremo. Le palme stesse si sono inchinate davanti al vento. Con un meteo così, il lettino in legno del lido lo abbiamo visto solo dietro le tende del bar, dove abbiamo passato alla fine quasi tutto il tempo.
Non ho rinunciato al bagno, però: il mare era caldo (e molto agitato) e io e altri turisti che probabilmente il mare non lo vedono mai ci siamo decisi a tuffarci lo stesso! Non posso dire che sia stato bello, ma io il bagno ai caraibi posso dire di averlo fatto (come se me ne importasse qualcosa).
Delusione delle delusioni è stato non aver potuto godere della seconda barriera corallina al mondo, che dicono fosse proprio di fronte a noi, dietro i cavalloni che hanno impedito alle barche di partire per le escursioni. Non vedere coralli e pesciolini è stato un vero dolore, perché io amo il mare e faccio snorkeling anche dove non si vede nulla, perché la vita sottomarina è quella che sento più mia (sono stata un pesce o una tartaruga marina in una vita passata).
Per dare il degno riconoscimento all’eleganza di Cancun, abbiamo passato il sabato sera al Coco Bongo, discoteca da 100 euro a ingresso, dove conviene comprare il biglietto in anticipo e arrivare presto per saltare la fila. Il Coco Bongo è, tanto per intenderci, il locale in cui The Mask fa ballare Cameron Diaz come fosse una trottola. Il locale è famoso soprattutto per gli spettacoli che si fanno. Al nostro arrivo, ballerine in perizoma e stivaloni mi hanno fatta dubitare della scelta, ma poi ho capito che si trattava di vere ballerine, anche se vestite un po’ da cubiste. E poco dopo sono arrivati anche i ballerini, molto più vestiti, e così per ore si è andati avanti tra spettacoli di ballo, acrobazie, voli su trapezi, tributi musicali. Il corpo di ballo ha cambiato abito in continuazione e lo stesso locale ha cambiato varie volte allestimento. La cosa che più colpisce sono i ballerini lanciati sui trapezi e sui tessuti volanti senza alcuna rete di protezione né alcuna imbracatura, esposti a un pericolo che in Italia sarebbe inaccettabile.
Nelle pause tra gli spettacoli, una camera incoraggia il pubblico a ballare in competizioni tra sconosciuti e lì l’umanità dà il meglio di sé, in un esibizionismo di basso livello di quelli che il giorno dopo te ne vergogni a morte. Nei 100 euro è compreso l’open bar, ma la qualità dell’alcol non mi ha convinta e ho lasciato perdere (a differenza dei tanti che facevano i folli davanti alla camera). È stata un po’ una trashata, ma lo rifarei. Del resto, ho anche visto Las Vegas.
Perché visitare il Messico?
Il Messico mi è piaciuto, ma meno di altri posti. È un’opinione che ha visto in disaccordo molti miei amici, ma secondo me dipende molto anche dal tipo di viaggiatori che si è e da ciò che si è visto.
Partiamo dal perché andare in Messico: per il Giorno dei Morti, senza se e senza ma. Per i siti Maya, per la giungla, per le spiagge, per il cibo, per la varietà della natura, per l’arte, per la storia. Il Messico ha tantissimo da offrire e accontenta gusti molto diversi, da chi viaggia per mare e relax a chi cerca storia e archeologia.
Perché mi è piaciuto meno, allora?
Perché è molto turistico, nel senso negativo del termine. Le attrazioni più gettonate hanno perso la loro autenticità e sono diventate un po’ costruite, tanto che è molto difficile trovare turisti messicani o messicani che fanno semplicemente la loro vita.
In più ha prezzi che si addicono agli USA o alle Maldive, ma non dovrebbero essere così alti in un luogo che ha un costo della vita molto basso (alle Maldive sono giustificati per l’esclusività dei luoghi e la difficoltà di approvvigionare gli atolli). I prezzi gonfiati (le escursioni spesso a 100 euro e oltre, anche se di gruppo, mentre in Perù a quel prezzo l’abbiamo fatta privata per Machu Picchu, incluso treno in prima classe, pasti e guida privata) me l’hanno resa un po’ indigesta.
Certo, non ho girato in auto (cosa che rimpiango) e quindi non mi sono potuta fermare in posti meno turistici (con i rischi di cui ho parlato, che però in Yucatan sono accettabili). Però in Perù, in India, nelle Filippine, in Thailandia, non ho avuto bisogno di andare a cercare i luoghi autentici, li ho trovati accanto a quelli turistici senza particolari problemi.
Solo a Mexico City ho sentito di essere nel Messico vero e infatti, con mio grande stupore, è la cosa che mi è piaciuta di più. Sarà anche che giungla, cascate, resti antichi e antichissimi, fiumi, scimmie, spiagge tropicali e palme ne abbiamo viste già, in luoghi più isolati e selvaggi. O sarà che non ho potuto nuotare tra i coralli (quello ha avuto il suo peso), ma penso che tornando indietro farei solo una notte a Cancun per vedere Chichen Itza, una a Playa del Carmen per vedere Tulum e il resto lo passerei tra CDMX e Chiapas, con un salto a Merida.
Pensateci, se non avete ancora fatto un vostro itinerario.