Quindici giorni in Grecia Le isole di Rodi e Kar
Partiti da Bologna, dopo uno scalo tecnico a Kos e un viaggio di 3 ore, siamo arrivati all’aeroporto di Rodi. Dopo aver ritirato i nostri zaini, siamo entrati in contatto con il tour operator. Probabilmente dai nostri bagagli, ha capito che non avevamo riservato nessun albergo con la formula del “all inclusive”, dedicandoci poca attenzione, ci ha fatto attendere l’operatore locale che ci avrebbe consegnato l’automobile. Nell’attesa ho domandato al tour operator (erano le 21 e non avevamo prenotato nessun albergo) se poteva consigliarci un posto dove poter soggiornare la prima notte. La risposta non si è fatta attendere:”Ragazzi, siamo in pieno agosto a Rodi! Eh (sospirando) provate verso nord ma non sarà cosa facile…”. Abbiamo sbrigato le formalità, preso possesso della coreana a noleggio e con cartina alla mano ci siamo diretti nel paese lì vicino: Kremasti. Al primo tentativo abbiamo trovato un albergo con camera doppia, bagno, angolo cucina, terrazzo per 40 Euro (Maritime Hotel Apartments). Una doccia e via ci siamo lanciati all’interno della festa paesana mangiando pitta con souvlaki e assaporando i profumi della festa trasportati dal vento caldo dell’isola.
La mattina dopo siamo partiti per il sud dell’isola. Tutto di un fiato abbiamo costeggiato la costa occidentale, battuta da un forte vento. Il mare di un bel colore turchese è agitato e la salsedine penetra dai finestrini abbassati della nostra auto. Ci siamo fermati a Monolithos a vedere le rovine di un castello: la vista è suggestiva e il posto è da non perdere. Breve sosta e via, siamo arrivati nella penisola di Prassonissi: un sogno per tutti i surfisti. Tantissimo vento, mare agitato e tanta gente. È una lingua di sabbia bagnata da due mari (egeo e mediterraneo) con un promontorio all’orizzonte, su cui siamo saliti per scorgere meglio il panorama: fantastico. Di qua e di là tanti windsurf che si incrociano a forte velocità. Sulla spiaggia tantissimi camper. Qui abbiamo pranzato in una delle due taverne del posto: niente di speciale. Ma una sosta è necessaria, il vento ci ha strapazzati. Ci siamo tuffati sulla costa orientale dove il vento è più calmo e il mare è stupendo. Fino alla baia di Lardos si può vedere direttamente dalla strada una lunghissima spiaggia praticamente deserta e con un acqua in cui viene voglia di immergersi. Per quella prima giornata la nostra meta era un’altra: volevamo trovare una camera a Lindos per qualche giorno. Ci siamo lasciati la baia alle nostre spalle e siamo arrivati sul promontorio da cui si scorge Lindos: bellissimo, senza parole. Abbiamo lasciato la nostra auto nel parcheggio sopra al paese e abbiamo iniziato la nostra ricerca tra le tante stradine di questo angolo di Grecia scegliendo casualmente l’una o l’altra via. L’unica cosa da fare è chiedere e bussare alle porte delle casine con la scritta “Studios”: sono i nostri affittacamere. Così grazie alla cortesia del gestore di un bel hotel abbiamo conosciuto la nostra nuova padrona di casa. Da una porticina che dava sulla piccola via che conduce alla spiaggia del paese siamo entrati in un bilocale anni’50. Qui il tempo sembrava essersi fermato, unico elemento dei nostri tempi uno split per l’aria condizionata. Io e silvia ci siamo guardati e dopo aver contrattato sul prezzo abbiamo deciso che quello sarebbe stato per i prossimi giorni il nostro piccolo rifugio. Alla sera Lindos diventa ancora più bello. Oltre a una serie di negozi, ci sono tanti bar (molto curati) e tantissimi ristoranti forniti di terrazze con vista sulla baia della città e sull’acropoli. Ogni sera si può trasformare in una cena romantica. Dei ristoranti da noi provati, grazie anche all’indicazione della nostra padrona di casa, vi consigliamo “Agostino’s” (una taverna greca tradizionale con il suo bel terrazzo) e “Maria’s”, che benché sfornita di terrazzo, offre ottimi piatti locali. Nei giorni successivi abbiamo trascorso il nostro tempo nelle spiagge vicino a Lindos. La prima che abbiamo provato è quella principale del paese. Forse un po’ affollata (ma per essere ad agosto non c’era poi tantissima gente), con una spiaggia di sabbia attrezzata con lettini ed ombrelloni (costo di 7 Euro) ed un mare turchese. Nella seconda giornata abbiamo ripreso la nostra auto e ci siamo diretti verso sud in direzione di Kiotari. Con il nostro ombrellino abbiamo scelto di rimanere un po’ isolati: la spiaggia di sassolini è praticamente deserta e il mare è trasparente e molto profondo. L’ultimo giorno invece ci siamo diretti verso nord in direzione di Charaki verso “Golden Beach”. Credo che sia una delle spiagge che è piaciuta di più a Silvia: con la sua sabbia dorata e il mare trasparente hanno acceso in lei tanto entusiasmo. Lo dimostrano anche i suoi tanti bagni. Forse un po’ affollata, ma da non perdere. Quello che non dimenticherò di Lindos sono tra le altre cose le colazioni di paste fresche e succhi di frutta sulla panchina con vista mare assieme ai gatti del paese.
Di nuovo in macchina in direzione nord. Volevamo avvicinarci alle spiagge di Ladiko, in particolare la “Queen Bay”, una baia su cui Antony Queen avrebbe dovuto costruire la propria casa durante il soggiorno in Grecia per le riprese del film “Zorbas, il greco”. Per dormire avevamo pensato di fermarci ad Afantou, prima di Faliraki. Qui abbiamo iniziato a scoprire un’altra Rodi, quella dei grandi complessi alberghieri che hanno preso possesso delle tante baie rovinando la parte nord dell’isola. Abbiamo comunque deciso di provare a trovare una camera per due notti. Al primo tentativo, abbiamo trovato un albergo con una grande piscina e tanti inglesi a bagno (ah, dimenticavo, questa parte dell’isola sembra una colonia di Sua Maestà) e qui abbiamo fatto la nostra conoscenza di un dipendente dell’albergo molto particolare. Alle nostre richieste (camera doppia? colazione compresa? aria condizionata? E ovviamente il prezzo…) rispondeva negando quello che appena prima aveva detto, il tutto con un sorriso falso e tirato. Si capiva che per lui eravamo semplicemente due scocciatori. Al prezzo di 82 Euro a notte (non abbiamo mai speso più di 50 Euro in tutta la vacanza) compresa una colazione internazionale (aiuto!!!), ci siamo allontanati ringraziando per la sua “cortesia”. Il secondo tentativo è stato quasi più interessante. L’albergo che ci si presenta è più modesto, dai terrazzi sono esposti, come bandiere al vento, i teli da spiaggia con l’union jack stampato. All’entrata ci riceve una signora che alle nostre domande risponde chiedendo informazioni alla figlia che, sdraiata sulla poltrona davanti alla tv, sorseggia il suo caffè frappè e risponde agli sms. Annoiata ci pone in mano tre chiavi di camere da poter vedere. Noi ci fermiamo al primo tentativo. Nella stanza troviamo infatti un pezzo di gorgonzola mordicchiato sopra al frigobar e ovviamente un odore acre per tutta la camera. Decidiamo di lasciare la stanza al presunto ospite e di fuggire letteralmente verso nord in direzione di Ladiko. E finalmente troviamo quello che desideravamo: una bella camera grande, pulita, con angolo cucina, bagno e terrazzo. Davanti a noi un giardino con piscina. Da “Zoes Hotel” siamo rimasti due notti.
La sera abbiamo fatto visita a Faliraki. La descrizione era quella di una piccola Rimini. Ritengo che la città romagnola sia molto più interessante, per cui un consiglio: evitatela. Ci sono solo locali per giovani inglesi desiderosi di bere e far casino lontano da casa.
La mattina dopo ci siamo tuffati nella Queen Bay. Un suggerimento, arrivateci prima delle 10, così potete scegliere il posto migliore. La baia è stupenda, il mare con il suo fondale è irresistibile. Unico problema i troppi turisti e lo sfruttamento di ogni piccolo spazio occupato da lettini. I nostri vicini di ombrellone erano due coppie di romani che alloggiavano a Rodi città in quegli albergoni con la formula una settimana tutto incluso compreso la “fregata”… Hanno tentato un piccolo approccio chiedendoci informazioni sul sud dell’isola e sul cibo. Incredibilmente si lamentavano del fatto che si mangiava solo greco (ma vah, in Grecia!). Credo che per loro una settimana a Capalbio o a Frigene sarebbe stata più interessante… Arrivata la sera abbiamo trascorso il nostro tempo girovagando per la città vecchia di Rodi. Affascinante. Con l’accostamento di architetture medievali, chiese greco ortodosse e scuole coraniche si respira un influsso positivo di culture e religioni diverse. Si passa dal caffè greco al Kebab, dai bar orientali ai locali più europei. Qui abbiamo cenato divinamente: il prezzo è più caro del solito ma il cibo è squisito e ben preparato, e il posto molto accogliente. A Rodi non si può non fare un salto da “Romios” e mangiare sotto il grande albero. Noi lo abbiamo provato per due sere. Una meglio dell’altra.
Il giorno dopo abbiamo deciso di fare due escursioni: il santuario di Tsampika con i suoi 300 scalini da cui si può scorgere una vista mozzafiato (il santuario è pittoresco, un po’ troppo turistico però) e la valle delle farfalle. Questa ci è piaciuta di più. Se arrivate da Afantou fermatevi prima al monastero di Kalopetra: oltre al posticino accogliente e alla vista dall’alto della costa occidentale, potete assaggiare una buona pitta con souvlaki preparata dal custode del monastero. Noi abbiamo parcheggiato qui la nostra auto e dopo esserci rifocillati, abbiamo attraversato la strada e da un cancellino siamo arrivati all’accesso della valle delle farfalle. Dopo aver pagato 10 Euro a persona, siamo entrati e abbiamo iniziato la nostra lunga camminata (più di un ora) attraverso questa stretta valle. Le farfalle sono tantissime, non aspettatevi che volino tutte però. La maggior parte sono posate sui rami degli alberi e sui grandi massi. Fermatevi e guardatele rimanendo in assoluto silenzio: possono essere molto “terapeutiche”… In fondo alla valle, oltre al museo (niente di che) ci sono bar e il solito chiosco di souvenir. Potete riprendere il cammino e ritornare indietro verso il monastero.
Il giorno dopo ci siamo alzati presto e ci siamo diretti verso l’aeroporto. Qui abbiamo lasciato l’auto a noleggio e dopo il check in abbiamo aspettato l’aereo a elica per l’isola di Karpathos. Dopo circa una mezzora di volo e qualche sobbalzo di troppo siamo atterrati indenni al piccolo aeroporto dell’isola. Ritiro degli zaini, acquisto della cartina dell’isola (al prezzo salato di 5,50 Euro) e assieme a Muriel, una ragazza italiana di Bolzano, abbiamo diviso il taxi per la città di Karpathos (il nome originale è Pigadia). Da qui è iniziata la nostra seconda settimana in Grecia. Con gli zaini in spalla abbiamo raggiunto la piazza del comune e qui io e silvia ci siamo divisi. Io ho iniziato a girare per il piccolo centro alla ricerca di un auto a noleggio; mentre silvia, un po’ sottosopra dal viaggio aereo, faceva la guardia ai nostri zaini. Dopo aver consultato una serie di “Rent Car”, per la spesa di 270 Euro ho noleggiato alla Hertz una Hyundai Getz (stessa auto, stesso colore…Niente da fare) per i primi sei giorni e per l’ultimo giorno un fuoristrada Suzuki Vitara per poter vedere il nord dell’isola. Eh si, questo perché la caratteristica di Karpathos è che praticamente divisa in due parti: il sud è ben attrezzato con strade, taxi e pullman ed è tutta percorribile; il nord invece è collegato con una strada non asfaltata lunga una trentina di chilometri che porta ad Olymbos. Questa volta però a differenza di Rodi volevamo trovare un posto dove soggiornare per tutta la settimana: abbiamo scelto la zona di Ammopi, quasi a metà strada tra l’aeroporto e Pigadia, in base all’indicazione del taxista ed in particolare dei suggerimenti di “Turisti per caso”. Così abbiamo raggiunto la località balneare e dopo aver chiesto in qua e in là, per 25 Euro a notte abbiamo optato per “Anemoessa Studios”: una grande camera fornita di tutto, compreso il vento fortissimo che soffia sotto le porte e qualche zanzara (se volete spendere molto di più, c’è il bellissimo “Ammopi Bay” della Columbus). Stanchi ci siamo accasciati sulla spiaggia sabbiosa di Ammopi fino all’ultimo raggio di sole. Dopo una doccia rilassante ci siamo preparati per la cena. Seguendo il consiglio del nostro padrone di “casa”, abbiamo scelto uno dei due ristoranti accanto all’albergo. Meglio quello senza terrazza: cibo molto buono per un totale di 20 Euro. Nei giorni successivi abbiamo visitato le spiagge più belle dell’isola. Possiamo dirvi, senza possibilità di essere smentiti, che le spiagge di Achata, di Kyra Panagia e di Apela sono tra le più belle dell’isola di Karpathos: sono facilmente raggiungibili, sono attrezzate e con taverne per rifocillarsi. In più in quella di Kyra Panagia, oltre alla strada asfaltata, ci sono alcuni alberghi. Vi consigliamo lo Studios “Acropoli” a picco sul mare appena sopra la chiesetta: incantevole e molto romantico (non abbiamo visto le stanze). Ci sono altre spiagge nell’isola, oltre a quella di Ammopi, che è bene non dimenticare: la spiaggia di Lefkos, anche se un pò troppo frequentata, e quella di Diakofti, si chiama così anche se non c’è alcuna indicazione. Per raggiungerla dovete girare attorno all’aeroporto e dirigervi verso il promontorio alle sue spalle percorrendo una strada battuta. La spiaggia è rosa e il mare caraibico: da cartolina. Unico difetto il fortissimo vento che alza la sabbia. Quindi un bagno e via… E per cenare? Noi non ci siamo fatti perdere due ristoranti. Il primo è il ristorante “Pelagia” verso Menetes. Indimenticabili sono la grande accoglienza della padrona del locale (una signora robusta che parla un po’ italiano e un po’ inglese) e i suoi superbi Makarones, una specie di gnocchi scuri conditi con il sugo di agnello. Buonissimi ma faticosi da digerire. L’altro ristorante è la taverna “Ellenikon” a Pigadia: un bel posticino, un ottima cucina locale e prezzi modici. Cosa si può volere di più? Vi sconsigliamo invece di mangiare il pesce a Finiki: costa troppo e non lo sanno cucinare (e poi attenti ai gatti, sono un po’ famelici…). Quella che mi ha colpito di più del mio soggiorno in questa isola greca è stato senza dubbio la giornata ad Olymbos. Alla mattina abbiamo sostituito la cara coreana con il fuoristrada giapponese e via verso nord. La strada dopo Aperi per Spoa è stretta e a picco sul mare, forse una delle più belle strade che mi ricordi di avere percorso. Una sosta obbligata alla spiaggia di Apela, aspettando l’apertura della strada per il nord dell’isola e quindi di nuovo in strada. Quello che ti trovi di fronte dopo il paesino di Spoa è una strada sterrata, dissestata con sassi e rocce lungo la via. Sono una trentina di chilometri di sobbalzi, di polvere, e di burroni. Qui l’attenzione deve essere massima, non ci si può distrarre un momento. Tutto è molto adrenalinico. Anche Silvia si è fatta più silenziosa e attenta alla strada. Dopo circa un’ora arriviamo ad Olymbos. Sembra che il tempo in questo piccolo paese si sia fermato un secolo fa. Qui fa più freddo e il vento è più insidioso. Le donne vendono i loro manufatti e i dolci locali. Come si fa a non fermarsi ad assaggiare le loro torte e una specie di frittelle con miele e cannella. E così abbiamo fatto.
Sulla strada di ritorno abbiamo deviato per fare una sosta nella spiaggia di Agh. Mina. Per poterla raggiungere abbiamo percorso una piccola strada sterrata, insomma una specie di mulattiera. Qui abbiamo trovato una grande baia di sassi scuri, praticamente deserta (un cane e qualche nudista in lontananza), dove ci siamo rifugiati per qualche ora. Al ritorno abbiamo percorso un’altra strada, ma dopo qualche minuto ci siamo accorti di essere sul letto di un fiume. Dietro front e via di nuovo verso Ammopi. Il giorno dopo abbiamo salutato con un po’ di tristezza quest’isola affascinante riprendendo l’aereo per Rodi in compagnia dei nostri zaini e soprattutto dei nostri ricordi. Un altro giorno a Rodi e poi definitivamente verso l’Italia. L’ultima immagine della Grecia l’abbiamo vista dall’oblò dell’aereo. L’inconfondibile sagoma di Santorini.
Arrivederci Hellas… Fabio e Silvia