Quest’angolo delle Dolomiti è il posto perfetto per visitare la montagna in autunno
Ho sempre adorato viaggiare e stare in mezzo alla natura, amo scattare fotografie che mi ricordino per sempre panorami mozzafiato e ogni scusa è buona per partire alla scoperta di nuove destinazioni. Così, sono bastati cinque giorni di fine ottobre per farmi innamorare della bellezza di questi luoghi. Una breve vacanza rigenerante con mia sorella e due amiche, quattro ragazze tra i venticinque e i trent’anni, con le macchine fotografiche al collo e la voglia di percorrere alcuni dei sentieri più spettacolari d’Italia.
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Partiamo il 23 ottobre, con rientro previsto per il 27, in un periodo di bassa stagione, quando molte strutture e impianti di risalita sono chiusi, per una pausa prima della riapertura invernale. Nonostante questo significhi che alcuni dei sentieri di montagna non sono raggiungibili o vanno percorsi a piedi, senza l’aiuto degli impianti di risalita, è sorprendente visitare questi luoghi in autunno, perché l’assenza di turismo permette di vivere la natura in modo totalizzante e i colori dei boschi regalano una varietà di tonalità incredibili.
Non essendo esperte escursioniste prima di partire abbiamo consultato attentamente vari siti tematici, che forniscono informazioni dettagliate sugli itinerari, compreso tempo di percorrenza e difficoltà. Consiglio di considerare un po’ di tempo in più per completare il tragitto se non si è molto allenati (ad esempio, per un sentiero di due ore abbiamo impiegato circa tre ore), considerando anche eventuali soste per riposare o scattare foto, specialmente se si inizia l’escursione nel pomeriggio, per evitare di trovarsi ancora nei boschi al calare del sole. Dal sito dolomiti.org abbiamo anche scaricato alcune mappe e tracce GPX da caricare in applicazioni dedicate al trekking o in Google Maps, per avere sempre sotto controllo i percorsi. Abbiamo inoltre portato con noi mappe cartacee da utilizzare in caso di perdita di segnale GPS.
In realtà, tutti i percorsi sono ben segnalati e le indicazioni sono facilmente comprensibili anche dai neofiti della montagna. Bisogna solo ricordarsi di portare sempre con sé acqua e cibo per l’intera giornata, perché in questo periodo quasi la totalità dei rifugi sono chiusi! Dato che le giornate non sono molto lunghe, poiché il sole sorge verso le 7.30 e tramonta verso le 17.30, decidiamo di organizzare le nostre visite per godere della luce il più possibile, ammirando l’alba in luoghi suggestivi e rientrando solo dopo il tramonto per riposare.
Diari di viaggio
Giorno 1: arrivo, lago Mosigo e Cortina d’Ampezzo
Partiamo il 23 Ottobre dall’Umbria con un sole splendente che ci accompagnerà, fortunatamente, per l’intera vacanza. Ci aspettano molte ore di guida ed infatti arriviamo solo nel primo pomeriggio. Nell’ultimo tratto di strada si aprono scorci meravigliosi verso le montagne, che ci ripagano del lungo viaggio. Alloggiamo a Casa Romeo, un grazioso appartamento a piano terra, prenotato su Booking e situato a San Vito di Cadore, località in posizione strategica rispetto al nostro itinerario e più economica di Cortina.
Sistemiamo le valigie in casa, facciamo spesa in un piccolo market del paese molto fornito e ci dirigiamo verso il lago Mosigo, a poca distanza dal paese e set della fiction A un passo dal cielo. Facciamo una magnifica passeggiata rilassante intorno al lago e nel piccolo bosco limitrofo, scattando foto alle maestose montagne che si riflettono nell’acqua, poi ci spostiamo per visitare il centro di Cortina d’Ampezzo. In questa stagione le vie sono semi deserte, si respira un’atmosfera di pace e puro relax e ci perdiamo tra i vicoli ammirando la città nella splendida cornice dei monti che la circondano e sostando in alcuni negozi e i localini eleganti. Per l’ora di cena torniamo a casa per riposare e ricontrollare l’itinerario del giorno successivo.
Giorno 2: lago di Misurina e Tre Cime di Lavaredo
Sveglia presto e partenza alle 6.30 direzione Misurina, per osservare all’alba sulle sponde del lago, che raggiungiamo in circa mezz’ora. Fortunatamente il tempo è bello e anche se le temperature sono rigide, assistiamo estasiate al sorgere del sole che sfuma di rosa le montagne e il lago. Facciamo colazione in un piccolo bar fronte lago e raggiungiamo il rifugio Auronzo, a poca distanza, punto di partenza per ammirare le Tre Cime di Lavaredo. Il parcheggio costa 30€ al giorno per ogni veicolo. Consiglio, per chi avesse un camper, di entrare la sera precedente e ammirare l’alba sul paesaggio circostante, per poi iniziare di buonora l’escursione.
In questo periodo i rifugi sono chiusi, quindi è necessario organizzarsi con il pranzo al sacco e l’acqua per l’intera giornata. L’itinerario classico è ad anello, parte dal rifugio Auronzo, arriva al rifugio Locatelli costeggiando le montagne da un lato e continua sul versante opposto fino a tornare al parcheggio. Il percorso sul fronte sud, tenendo sempre le Tre Cime sul lato sinistro, è abbastanza semplice, e molte persone lo affrontano anche con bambini piccoli e passeggini al seguito. Quello sul lato opposto, invece, è più impegnativo. Prima di imboccare il sentiero ad anello, abbiamo fatto una deviazione per ammirare i Cadini di Misurina, che impegna poco meno di due ore tra andata e ritorno, ma ne vale davvero la pena.
Per raggiungere i Cadini, prendiamo il piccolo sentiero che si apre di fronte al rifugio Auronzo, verso sud, lasciando sulla sinistra quello che porta alle Tre Cime. Avanziamo sulla cresta della montagna senza mai scendere e arriviamo in circa quarantacinque minuti a un punto panoramico che si affaccia verso i Cadini, un gruppo montuoso dalle cime aspre e dai versanti molto ripidi, da cui scattiamo foto incredibili. Torniamo indietro fino al rifugio e prendiamo il sentiero sulla destra. Il panorama è sorprendente ed è difficile resistere dal fermarsi per ammirarlo e scattare altre foto. Impieghiamo, perciò, più tempo del previsto per completare il primo tratto. Raggiungere il rifugio Locatelli ci regalerebbe una visuale ottimale verso le Cime, la fotografia più conosciuta e caratteristica del luogo, ma essendo già pomeriggio, decidiamo di saltare questa tappa e prendere una scorciatoia che si ricollega al percorso principale più in basso.
Lungo il tragitto di ritorno, meritano una sosta le sorgenti del fiume Rienza. Qui, in base alla stagione e alla quantità d’acqua, si creano dei piccoli laghi, dove le tre montagne si riflettono in tutto il loro splendore e meritano un momento di pausa rigenerante e uno scatto fotografico originale. L’ultimo tratto del sentiero, che si affaccia verso Misurina, è secondo me il più straordinario. Complice il sole che stava per tramontare, il vasto panorama che improvvisamente si è aperto davanti ai nostri occhi mi ha lasciato senza fiato. Il tratto è quello che da Forcella di Col de Mezzo raggiunge il parcheggio. Dopo aver scattato qualche foto e aver atteso il sole sparire tra le montagne, torniamo a casa stanche ma con gli occhi carichi di meraviglia.
Giorno 3: lago di Braies e San Candido
Questa mattina scegliamo di vedere l’alba al lago di Braies. Altro vantaggio di fare un viaggio in autunno è che l’alba è relativamente tardi (dopo le 7.00), quindi alzarsi per vederla è meno faticoso ma regala scenari che sembrano quadri.
Arriviamo al lago dopo un’ora di auto, parcheggiamo in uno dei tanti parcheggi a pagamento in zona e mentre attendiamo, iniziano ad arrivare altre persone, curiose di ammirare il sole sorgere. Questo luogo ci regala un’alba mozzafiato. Quando inizia a fare giorno, una nuvola rarefatta in cielo si tinge di rosa insieme alle cime delle montagne. L’acqua, perfettamente immobile, riflette l’immagine del cielo, della nuvola, dei monti, degli alberi dalle mille sfumature arancio e la fila di piccole barche che hanno reso celebre questo luogo.
È uno spettacolo straordinario, sembra di essere in un mondo incantato. Rapite da quanto i nostri occhi riescono a percepire, scattiamo alcune foto e poi ci fermiamo a osservare il paesaggio che cambia, la luce che lentamente aumenta, i colori che diventano più intensi, come se tutto a poco a poco prendesse vita. Facciamo colazione nel piccolo bar vicino al lago. Ormai il sole è alto, e decidiamo di affittare per mezz’ora una delle barche al costo di 15€. È ancora mattino presto, quindi non c’è affollamento e possiamo divertirci imparando a remare e godendoci in tutta tranquillità il panorama da diversi punti di osservazione. Lasciata la barca, passeggiamo tra gli alberi lungo il sentiero ad anello intorno al lago e solo verso ora di pranzo lasciamo questo luogo magico.
Decidiamo di visitare San Candido e pranziamo con un panino in uno dei locali del centro. Sicuramente la cosa più bella è il paesaggio in cui il paese è incastonato, per il resto il borgo è quasi deserto e le attività sono quasi tutte chiuse: sicuramente in estate o in inverno si può apprezzare maggiormente la sua vivacità.
Nel pomeriggio ci spostiamo verso Cortina per seguire uno dei percorsi che si snodano tra i boschi del Parco delle Dolomiti Ampezzane. In base al tempo a disposizione e alla difficoltà dei sentieri, che sono illustrati all’ingresso del parcheggio Sant’Uberto, ci si può avventurare verso Malga Ra Stua o le Cascate del Boite. Noi abbiamo scelto quest’ultimo e ci siamo addentrate nel bosco, che ci regala scorci affascinanti verso le montagne, fino a raggiungere il fiume e ammirare le suggestive cascate. Se non si è molto allenati consiglio di tonare indietro dalla strada seguita all’andata, che costeggia in parte quella asfaltata, invece di completare l’anello, in quanto il secondo tratto in mezzo al bosco è stato per noi davvero impegnativo.
Per cena ci fermiamo al Vizietto, un piccolo ristorante caratteristico nel centro di Cortina d’Ampezzo dall’atmosfera molto intima e accogliente, con piatti ottimi e personale gentilissimo, davvero da provare.
Giorno 4: Piz Sorega e Passo Falzarego
Il giorno successivo ci dirigiamo verso San Cassiano per raggiungere il Piz Sorega. Lo spettacolo dei paesaggi che incontriamo lungo il tragitto, che dura circa cinquanta minuti, ci obbliga a fare qualche sosta in corrispondenza dei belvedere dedicati, per scattare foto e ammirare il panorama. Una volta arrivate, lasciamo l’auto al parcheggio della cabinovia, chiusa in questo periodo. Saliamo quindi a piedi scegliendo, tra i due presenti, il percorso più lungo ma con minore pendenza (circa due ore con qualche sosta lungo la strada). Nel caso la cabinovia fosse aperta, consiglio di utilizzarla, per risparmiare tempo da dedicare agli itinerari che partono in quota, specialmente quelli che arrivano al rifugio Pralongià (anch’esso volendo raggiungibile con gli impianti di risalita). Noi ci fermiamo al Sorega e mangiamo con un pranzo al sacco sotto al cielo azzurro e davanti a un panorama straordinario. Scendiamo, seguendo lo stesso tracciato, in circa un’ora e mezza, riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso il rifugio di Passo Valparola. Anche da qui si possono fare escursioni affascianti, ma scegliamo di continuare verso Passo Falzarego, lasciamo l’auto al parcheggio e saliamo per il sentiero che si apre sulla sinistra e porta alla Seggiovia Col Gallina. Proseguendo il percorso o utilizzando gli impianti di risalita, si può agevolmente raggiungere la zona delle Cinque Torri e il rifugio Averau, che offrono una vista spettacolare. Noi ci siamo fermate alla prima seggiovia, ma il tramonto, che ha tinto di rosa le cime delle montagne e le già aranciate chiome degli alberi, non ci ha fatto pentire della scelta.
Piene di gratitudine verso la meraviglia della natura, rientriamo a casa per preparare un buon pasto caldo e riposare.
La bellezza di quanto visto in questa giornata ci ha davvero stregato, perciò consiglio di dedicare, se possibile, almeno un’altra giornata a questa zona per esplorare altri tratti, come ad esempio quello delle Cinque Torri, ricordando di verificare l’apertura degli impianti sui siti internet o telefonicamente e valutare il tempo necessario per completare i percorsi.
Giorno 5: Pieve di Cadore
L’ultima mezza giornata la dedichiamo a una breve passeggiata nel centro di Pieve di Cadore, città natale del famoso pittore Tiziano e a circa venticinque minuti di distanza in auto da San Vito di Cadore. Ci regaliamo poi una sosta con vista panoramica sul lago di Centro Cadore, raggiungendo la terrazza del Parco del Roccolo, tra i tigli tinti di un giallo acceso e il terreno ricoperto di foglie. Il belvedere si trova a pochi minuti di distanza a piedi dal centro del borgo e il sentiero da percorrere è molto agevole. Nel parco ci sono anche giochi per bambini, la casa degli elfi e delle incantevoli panchine dipinte.
Purtroppo è arrivata l’ora di tornare a casa. Per chi avesse ancora tempo, per San Vito di Cadore passa la Ciclabile delle Dolomiti, lunga circa 60 km, che parte da Calalzo di Cadore e arriva fino a Dobbiaco e offre una modalità diversa e affascinante di scoprire questi luoghi. Prima di partire ci godiamo l’ultimo pranzo con vista nel giardino del nostro appartamento, chiudiamo le valigie e ci promettiamo di tornare al più presto a perderci tra questi fantastici paesaggi.