Quattro giorni in Hampshire
Partiamo un giovedì di fine febbraio da Bologna, con un volo Easyjet. Arrivati a Gatwick, l’aeroporto più comodo per raggiungere la nostra meta, prendiamo lo shuttle che in un paio di minuti, gratuitamente, ci porta dal Terminal Nord, dove siamo atterrati, a quello Sud, da cui parte, tra gli altri, il nostro treno. Avendolo prenotato online già da qualche tempo, sul sito della compagnia Southern Railways, ci costa soltanto 5 sterline a testa e in due ore arriviamo a destinazione, dopo un viaggio piacevole sia per la comoda sistemazione che per il bel panorama.
Alla stazione viene a prenderci la nostra amica e in autobus (2 sterline per una corsa singola, 3 sterline per un biglietto giornaliero) arriviamo a casa sua. Ci sistemiamo e facciamo un breve giro nei dintorni per fare la spesa, la città sembra carina ma non possiamo ancora esprimere un vero giudizio.
Il giorno seguente, venerdì, non rispettiamo i buoni propositi della sera prima e ci alziamo tardi, così arriviamo a Winchester, in treno (6 sterline A/R, venti minuti per ciascun viaggio), quando ormai per i sudditi di Sua Maestà è ora di pranzo. Dalla stazione ci dirigiamo a piedi verso il centro della cittadina che appare graziosa, con un’aria “tipica” che io apprezzo molto. Troviamo un pub con menù a prezzo fisso (meno di 6 sterline), mangiamo e poi ci perdiamo in chiacchiere, anche perché fuori fa piuttosto freddo ed essere al riparo dal vento è sempre piacevole. Ci dirigiamo quindi verso il vero motivo della nostra visita: la Cattedrale, un grande e antico edificio gotico che ospita la tomba di Jane Austen (e anche molte altre, per chi si interessa di storia anglosassone). A parer mio l’interno colpisce ancora più dell’esterno, che comunque è imponente. Terminata la nostra visita (l’entrata costa 4 sterline), riprendiamo il treno per Southampton, dove arriva anche il fidanzato della nostra amica. Insieme passiamo accanto ai resti delle antiche mura per arrivare a quella che fu la casa dell’autrice di “Orgoglio e Pregiudizio” dal 1807 al 1809 (oggi è un pub). Decidiamo di cenare fuori e scegliamo un locale in centro, poi visitiamo la zona in notturna: degna di nota è una chiesetta parzialmente diroccata con accanto un’enorme statua raffigurante un’ancora.
Il giorno successivo scegliamo di andare a piedi in stazione, cogliendo così l’opportunità di vedere un’altra parte di Southampton, che continua a sembrarci una città piacevole, anche se non ci colpisce profondamente. Saliamo sul treno per Salisbury (10 sterline A/R, trenta minuti circa per ogni viaggio) e appena usciti dalla stazione prendiamo un pullman, “The Stonehenge Tour”, che per 20 sterline a testa ci fa fare un breve giro della città e poi si dirige verso il famosissimo sito archeologico. Il prezzo include il biglietto di entrata e un’audioguida (abbastanza noiosa). Fa molto freddo, i monoliti sono sicuramente affascinanti e meritano una visita, ma, forse per averli visti mille volte in fotografia, forse perché la strada passa un po’ troppo vicino alle celebri pietre rovinandone la magia, l’effetto non è quello che ci immaginavamo.
Mezzi congelati riprendiamo il pullman e arriviamo a Old Sarum: io mi innamoro subito di questo posto, che mi sembra molto meno “contaminato” dal turismo di massa rispetto a Stonehenge. Dopo una breve salita a piedi si arriva in un’ immensa distesa di verde punteggiata da maestosi alberi, alle cui figure dedico moltissime fotografie. Il panorama include una vista sulla Cattedrale di Salisbury. Qui si trovano i resti di un castello (se non ci fosse scritto potrebbero sembrare i resti di qualsiasi cosa) e quelli di una cattedrale, della quale rimane soltanto la riconoscibilissima pianta. Pranziamo nell’ottimo pub a due passi dalla fermata del pullman, poi ripartiamo per visitare meglio Salisbury. La città è bella e probabilmente meriterebbe più tempo, ma noi possiamo solo passeggiare e dirigerci alla Cattedrale. All’esterno è davvero suggestiva, mi colpisce più di quella di Winchester, anche se è parzialmente in ristrutturazione. Passiamo accanto a una sposa che non ha scelto l’abito adatto al clima e trema visibilmente, entriamo ma sfortunatamente è orario di messa, perciò la metà più bella dell’edificio non è visitabile. In particolare, la nostra amica rimane molto delusa dal non poter ammirare una delle copie originali della Magna Carta che è qui conservata. Torniamo a Southampton e ceniamo a casa.
Domenica, il nostro ultimo giorno, ci alziamo tardi, compriamo il necessario per fare un picnic e prendiamo nuovamente il treno alla volta di Netley ( 4 sterline A/R, venti minuti a viaggio). Si tratta di un paesino della cui esistenza ho letto in un libro dedicato a Jane Austen: per la verità, sembra alquanto spento e quasi mi pento di aver insistito tanto per visitarlo. È famoso per la sua Abbazia “in rovina”, alla quale arriviamo camminando. Quest’ultima merita davvero di essere vista, è un luogo incantevole, dal quale non avrei più voluto allontanarmi (ma mangiando all’aperto, seduti tra l’erba, abbiamo rischiato l’ibernazione). Ovunque si posi lo sguardo, ci si trova a osservare uno scorcio magico, quasi di un’altra epoca. L’apparire di un fugace raggio di sole migliora ulteriormente la visione.
Prima di tornare alla stazione riusciamo a sbirciare attraverso un cancello il Castello, che è privato. Abbiamo anche il tempo di ammirare una striscia di mare. Torniamo per l’ultima volta a Southampton, che riusciamo finalmente a vedere con il sole: saliamo su una torretta che fa parte delle vecchie mura, dalla quale si ha una bella visuale dell’area circostante, fino al porto. A malincuore andiamo a preparare le valigie.
In autobus arriviamo alla stazione delle corriere, dove salutiamo i nostri amici che si sono presi cura di noi per tutto il tempo. Prendiamo una “coach” che in due ore e un quarto ci porta a Londra (alla stazione delle corriere di Victoria). Prenotata anch’essa in anticipo sul sito nationalexpress.com, ci costa 8 sterline a testa. A questo punto la nostra tabella di marcia prevede un bus Terravision, leggermente più economico rispetto ad altri, fino a Stansted. Nessuna tabella di marcia in futuro prevederà più un bus Terravision. Dopo aver superato una serie di problemi, ci godiamo un imprevisto tour notturno del centro di Londra e, anche se con uno smisurato ritardo, arriviamo in aeroporto, dove passiamo la notte seduti a un tavolino del bar a fare le parole crociate. Il volo di ritorno è infatti alle sei del mattino, con Ryanair, verso Bologna. L’avere usato due compagnie aeree e due aeroporti diversi per l’andata e il ritorno ci ha permesso di risparmiare sui costi e, in fin dei conti, non ha creato troppi problemi di logistica.
Anche se può sembrare quasi frenetico, il nostro viaggio ci ha pienamente soddisfatti, perché ci ha dato l’opportunità di vedere tanto in breve tempo, con un’ottima compagnia.