Quattro giorni in Bosnia Erzegovina

Viaggio a Tuzla, Srebrenica, Sarajevo e Mostar.
Scritto da: gialena
quattro giorni in bosnia erzegovina
Partenza il: 10/06/2010
Ritorno il: 13/06/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
A 15 anni dal genocidio di Srebrenica, io e mio marito abbiamo voluto portare il nostro omaggio alle vittime di un massacro vergognosamente ignorato, organizzando un viaggio nei luoghi della guerra in Bosnia. Le difficoltà sono cominciate da subito perché su internet si fa molta fatica a reperire informazioni turistiche sia in italiano che in inglese. Fortunatamente abbiamo potuto contare sulle preziose dritte di viaggio di una Associazione ONLUS (www.lecasedidaniele.org) che, per motivi umanitari, ha contatti con associazioni bosniache. Grazie alla loro mediazione, abbiamo avuto l’onore di conoscere “Zene Srebrenice”, cioè “Donne di Srebrenica”, associazione battagliera e ostinata nel rivendicare giustizia per i propri uomini: padri, mariti e figli assassinati. La moneta circolante è il marco bosniaco (1 euro=1,95 Marchi Bosniaci circa) ma ovunque si vada gli euro sono tranquillamente accettati; le strade sono belle ma è meglio prendere una buona cartina stradale perché non ci risultano mappe dettagliate per navigatori satellitari; per le auto non esistono distributori di metano, si trovano solo distributori per il gpl e la benzina costa circa 1 euro al litro; per comunicare l’inglese e il tedesco sono piuttosto conosciuti, soprattutto fra giovani. Oggi la Bosnia Herzegovina è un paese tranquillo, la voglia di andare avanti e di dimenticare il passato è tanta, purtroppo le tensioni politiche ed etniche non sono per niente sopite. E’ un paese complicato che si evince fin dalla sua geografia politica. “Figlia” degli accordi di Dayton del 1995, la Bosnia-Herzegovina è composta da ben tre entità territoriali: la Federazione di Bosnia ed Herzegovina, la Repubblica Serba di Bosnia-Herzegovina (o Repubblica Srpska) e il Distretto di Brcko, che ha delle autonomie proprie.

Giovedì. Partenza quindi in auto alla volta di Tuzla, città storicamente considerata cosmopolita, dove arriviamo a sera. Pernottiamo alla Pansion “Miris Dunja88” (www.mirisdunja88.ba), mezza pensione in camera doppia 72 euro), un ottimo albergo vicinissimo al centro della città. Come cena ci servono un abbondante piatto unico di carne e verdure che ci appaga e ci rigenera dopo il lungo viaggio. Smaltiamo un po’ facendo una breve passeggiata in centro e scopriamo una città vitalissima, piena di giovani e locali affollati. Passeggiamo per le belle vie del centro fino alla grande piazza sulla quale si affaccia la bella moschea e con al centro una grande fontana con giochi d’acqua. Ci sediamo sulle panche a goderci l’atmosfera e poi rientriamo in hotel per riposare.

Venerdi. Andiamo alla scoperta di Tuzla, città antichissima legata alla produzione e al commercio del sale, con un bel centro storico da godere passeggiando, con belle vie e bei negozi. Per prima cosa e per dovere di ospitalità, andiamo a trovare le amiche dell’Associazione “Zene Srebrenice” nella nuova sede donata a loro dalla Onlus Italiana “Le Case degli Angeli di Daniele”. Le ringraziamo per il supporto logistico, e oggi essendo l’11 giugno e come ogni giorno 11 del mese, alle ore 11,00 da ormai 13 anni a questa parte, le donne di Srebrenica sfilano nella loro marcia silenziosa. Parliamo un po’ e poi tutti assieme andiamo nei pressi del monumento alla memoria dei caduti nella guerra 1991 – 1995 per iniziare il corteo. Una lunga fila ininterrotta di donne marcia attraverso le strade della città fino alla piazza centrale. In mano tengono delle federe ricamate con i nomi dei propri cari, data di nascita e di morte, legate l’una di seguito all’altra. Nella grande piazza, la lunga fila indiana delle donne si avvolge a spirale e si ferma per alcuni minuti. Ad un certo punto le donne si tolgono le scarpe e con le palme rivolte al cielo invocano una preghiera. E’ un momento di grande intensità e commozione. Insieme alle nostre amiche pranziamo poi in un ristorante del centro con cevapi e birra analcolica (il locale è mussulmano) e finiamo il pranzo con il caffè bosniaco: per noi italiani il consumo del caffè è legato alla colazione o al fine pasto, veloce e via, mentre per i bosniaci (ma anche croati e serbi) il caffè è un vero e proprio momento di convivialità, consumato secondo un lento e antico rituale. Ringraziamo e salutiamo le nostre amiche dalle quali ci congediamo con la speranza di rivederci presto, magari in Italia. Siamo rimasti colpiti dall’abbigliamento “da spiaggia”, con asciugamani e costumi da bagno, di molte persone. Non ce lo aspettavamo ma qui, nel cuore dell’Europa, immerso in un verdissimo parco, c’è il MARE!! Nel 2000 l’amministrazione comunale ha voluto dare ai cittadini un luogo di svago, benessere e memoria, costruendo in un bellissimo parco, i Laghi Pannonici. Sfruttando una depressione dell’antico mare pannonico, questi laghetti vengono riempiti con l’acqua salata estratta dalle falde del sottosuolo. Vi è anche una imponente cascata sotto la quale lasciarsi andare a un bel massaggio tonificante. E’ un bellissimo posto per rinfrescarsi e prendere il sole nelle torridi estati ma di cui noi purtroppo non possiamo godere visti i tempi stretti a nostra disposizione. Sulle rive del lago più grande è stato ricostruito un villaggio neolitico a testimonianza che questo territorio ha origini risalenti alla cultura Vinca. Sempre nei pressi del lago vi è il monumento funerario che ricorda i morti della terribile guerra del 1991 – 1995 e in un piccolo cimitero poco oltre riposano 60 dei 71 giovani morti nella strage del 25 maggio 1995. Inutile strage di giovani a guerra praticamente finita. Facciamo una visita al museo, dove in questo periodo vi è una mostra sui mosaici di Ravenna e alle 16 circa partiamo alla volta di Srebrenica. Attraversiamo le cittadine di Dubrave, Trojsici, Kalesija, arriviamo a Zvornik, città sul possente fiume Drina, al confine con la Serbia. Scattiamo qualche foto e ripartiamo. Arrivando a Srebrenica si attraversano fitti e misteriosi boschi che racchiudono segreti terribili. La città si incunea in una stretta vallata scavata dal fiume Jadar. L’unica strada che porta alla città passa davanti al Memorial Center di Potocari e alla “fabbrica degli orrori” che visiteremo entrambi domani. Il nostro animo si incupisce. Abbiamo prenotato all’hotel “Misirlijre”, l’unico della città (mezza pensione in camera doppia 74 euro) che si è rivelato davvero un ottimo hotel, che ci serve una delle migliori cene mai consumate composta da abbondanza di carni e verdure meravigliosamente preparate. Questa inaspettata accoglienza ci alleggerisce gli animi e la fortuita conoscenza di un cooperatore italiano, Michele, ci fa trascorrere una bella serata in compagnia.

Sabato. Dopo un abbondante colazione, facciamo due passi per Srebrenica. Oggi è sabato ed è tutto fermo tranne i negozi che sono sempre aperti. La cittadina è poco invitante, fatica ancora a riprendersi. Vediamo gli uffici della Cooperazione Italiana, e di fronte ci sono i locali di una azienda che produce pasta, voluta dall’associazione “Zene Srebrenice” per portare qui un po’ di lavoro per le donne. Adesso però è il momento di dirigerci al Memorial Center di Potocari. Qui sono sepolti circa tremila persone, già identificate dai familiari, sulle circa ottomila ammazzate fra l’11 e il 13 luglio 1995. Le vecchie lapidi lignee verdi sono state sostituite da colonnine marmoree bianche e ogni 11 luglio, viene data sepoltura a coloro che vengono identificati tramite il DNA al “Centro di Identificazione” di Tuzla. Il Memoriale è un posto di grande commozione e raccoglimento aperto a tutti i visitatori. All’interno si trova anche una piccola sala con belle fotografie artistiche corredate da ottime didascalie, che danno l’idea delle sofferenze patite e delle difficoltà nel lavoro di riconoscimento. Dall’altra parte della strada si erge la famigerata fabbrica di accumulatori, detta anche degli orrori, che fra il 1992 e il 95 era la sede dei caschi blu dell’UNPROFOR. Al suo interno è stata allestita una mostra fotografica con didascalie che spiegano gli avvenimenti di quei giorni e dove è possibile assistere ad un documentario in lingua bosniaca con testimonianze e filmati, sottotitolati in inglese, della durata di circa mezz’ora. Usciamo frastornati e con un nodo alla gola che ci soffoca. Ci guardiamo attorno e cerchiamo di immaginare questi luoghi, ora silenziosi e ripuliti, quindici anni fa, quando migliaia di persone arrivarono qui sperando di trovare salvezza e protezione dagli attacchi dei Cetnici, e invece trovarono la tragedia. Ci scuotiamo da questo straniamento solo quando arriviamo al banchetto dei souvenir sulla strada principale. E’ ormai tempo di ripartire e la tappa successiva ci porta nella vicina Bratunac, alla Cooperativa Insieme dove abbiamo incontrato Rada, la presidente e fondatrice. E’ una cooperativa di produttori di lamponi nata nel maggio del 2003 grazie anche al sostegno di ONG e associazioni italiane. Il progetto di questa cooperativa nasce con lo scopo di sostenere il ritorno dei profughi e la convivenza multietnica attraverso la coltivazione dei lamponi, storicamente praticata in questi territori. In questa azienda, i piccoli frutti vengono raccolti, selezionati, surgelati, trasformati e destinati al mercato. Il ritorno economico è faticoso da raggiungere, ma i risultati sul piano della convivenza sono stati al di sopra di ogni aspettativa. Donne serbe e bosniache hanno superato le differenze etniche lavorando assieme ed inoltre la coltivazione dei lamponi “ha trasformato la parola RITORNO nella parola RESTARE”. E’ tempo di ripartire destinazione Sarajevo dove arriviamo in serata. Alloggiamo all’hotel Mejdan (pernottamento e prima colazione in camera doppia 42 euro) e anche questa volta siamo soddisfatti della nostra scelta: hotel pulito, praticamente in centro vicino a quella che era la biblioteca nazionale, disponibilità e calda accoglienza da parte dei proprietari. Ci rinfreschiamo e poi usciamo alla scoperta della città. La Biblioteca Nazionale, o quella che ne rimane, è il primo monumento all’uscita dall’hotel che vediamo. Anche se ci sono i ponteggi per il restauro, purtroppo è ancora in rovina da quando l’edificio è stato bombardato durante l’assedio del 92-95. Preziosi e antichi libri sono andati perduti per sempre nei roghi che la devastarono. Proseguiamo a piedi e raggiungiamo la città vecchia, la Bascarsija, luogo di commercio dove nessuno vi abita e dove si trovano diverse e antiche moschee (a quest’ora della sera non è più possibile visitarle). Sempre nella Bascarsija vi è il simbolo di Sarajevo, il Sebilij, la fontana presso la quale bevono cristiani, ebrei e mussulmani, simbolo di pacifica convivenza e rispetto reciproco. Per la cena scegliamo la famosa birreria Sarajevsko pivo. E’ un locale bellissimo e vista la difficoltà a leggere il menu, ci siamo lasciati consigliare dal cameriere che ci ha proposto un mix di carni e verdure degne di un re. Tutte pietanze buonissime accompagnate dalla ottima birra scura, specialità della birreria. Anche il conto finale ci ha lasciati soddisfatti. Passeggiando rientriamo in hotel e a quest’ora della notte, l’aria umida che viene dal fiume ci fa rimpiangere un po’ la giacchetta lasciata in hotel.

Domenica. La domenica ci prepariamo per il ritorno e dopo colazione facciamo un ultimo giro per la città vecchia alla ricerca di qualche souvenir da portare a casa. Non ci mettiamo molto a decidere però che la Bosnia non si può lasciare senza avere visto Mostar e il suo famoso ponte. Rientrati in hotel a riprendere l’auto, riceviamo le raccomandazioni dei titolari dell’hotel di non lasciare incustodita l’auto perché nelle zone turistiche i rischi di essere rubata sono alti. E così aggiungiamo una tappa non prevista e in circa tre ore siamo a Mostar. La strada è bellissima e ad un certo punto si affianca al corso del fiume Neretva. Arriviamo giusto per l’ora di pranzo e raggiunta la città vecchia siamo obbligati a lasciare l’auto presso un parcheggio a pagamento: poco oltre si entra nella zona pedonale. Scegliamo un ristorante con una stupenda vista sul famoso ponte ed essendo piuttosto indecisi su cosa consumare, optiamo per il menù turistico che tutto sommato ci soddisfa sia nella qualità che nel prezzo. Ancora una mezz’ora di relax e poi ci lanciamo in una veloce visita dei negozi per turisti, fitti come funghi nei dintorni del ponte. Da Mostar la strada più corta per il rientro in Italia è la splendida autostrada in Croazia che porta fino a Rijeka. Arriviamo a casa alle tre di notte e l’unico neo è che domani è lunedì e …..



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