Quattro giorni a Roma in estate: una città da scoprire tra silenzi, luce accecante e luoghi insoliti

Scritto da: letisutpc
quattro giorni a roma in estate: una città da scoprire tra silenzi, luce accecante e luoghi insoliti

Roma in estate? Sì, lo sappiamo, è da pazzi con le temperature africane della capitale (e anche del resto d’Italia), ma come resistere alla tentazione di avere una città deserta tutta per noi senza traffico, file chilometriche ed inquinamento acustico? Quindi si va, con le autolinee Sulga che dopo un comodo viaggio ci depositano alla autostazione Tiburtina dove siamo accolti da una vampa di calore micidiale, 40 °C direi! Il nostro alloggio, prenotato su Booking, è come sempre nella zona di piazza Bologna, molto comoda per gli spostamenti sia in metro che in autobus. Prima di prendere possesso della nostra stanza facciamo uno spuntino alla pasticceria/gastronomia Mizzica, una garanzia già sperimentata in passato. Il nostro b&b è di recente nascita, arredato in stile moderno, talmente carino che non intendiamo abbandonarlo per le prossime ore, fuori fa troppo caldo!

Roma in estate. Diario di viaggio

Giorno 1 – Coppedè e discoteca Piper

coppedè

Usciamo verso le 18, per raggiungere a piedi il quartiere Coppedè, oasi di pace e silenzio con i suoi bellissimi villini di inizio 900 e la fontana delle rane di piazza Mincio, dove ci fermiamo ad ascoltare il rumore dell’acqua, molto rilassante. Biscioni, ragni, orrendi mascheroni si rincorrono fra le facciate dei palazzi: forse per questo Dario Argento girò a Coppedè scene dei suoi film “Inferno” e “L’uccello dalle piume di cristallo” ed anche altri registi meno famosi scelsero il quartiere per ambientarvi thriller e film noir.

Usciti dall’enorme arco di via Tagliamento, ci imbattiamo in uno dei simboli della Roma degli anni 60, la discoteca Piper, luogo di incontro dei giovani beat, come venivano definiti allora, dove spiccarono i primi passi in ambito artistico Renato Zero, Loredana Bertè, Patti Pravo (definita proprio la ragazza del Piper) e anche complessi (una volta si chiamavano così) come i Dik Dik, l’Equipe 84 e i Rokes.

Aspettando l’ora di cena passeggiamo nel quartiere fino alla Rinascente di Piazza Fiume, dove ci rifugiamo in cerca di un po’ di fresco: Roma in estate non perdona. Ci spostiamo poi “Ai butteri”, ristorante che già conosciamo, una garanzia in fatto di cucina romana e carne alla griglia: le nostre aspettative anche questa volta non vengono deluse! Da via Nomentana torniamo sempre a piedi al B&B per un fresco e meritato riposo.

Giorno 2 – Santa Maria Maggiore, Museo della Liberazione, San Lorenzo

Consigli ai turisti per sopravvivere all’afa di Roma in estate:

  • Muoversi presto, entro le ore 9;
  • Usare creme con SPF elevata;
  • Indossare cappelli/berretti;
  • Fare scorta d’acqua;
  • Visitare luoghi chiusi, meglio se con impianto di aria condizionata.

Questa è la teoria, ma la pratica è un po’ diversa: usciamo presto, ma la mia dolce metà decide di accompagnarmi in un negozio nel quartiere Pietralata., oltre la stazione Tiburtina. Fra una cosa e l’altra riusciamo a salire sulla metro solo dopo le 11 ed in breve siamo a stazione Termini, da dove ha inizio il nostro itinerario odierno.

Per prima cosa entriamo nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, vista tante volte di passaggio ma mai visitata, poi ci dirigiamo verso la Sala ottagona delle terme di Diocleziano, dove da qualche tempo è stato allestito il Museo dell’arte salvata, ovvero delle opere recuperate dal nucleo per la tutela del patrimonio culturale dei Carabinieri nel periodo che va dal 2022 ad oggi. Si tratta di oggetti di origine antichissima come statue, anfore, arredi funebri, maschere, provenienti da varie zone d’Italia, finite nelle disponibilità di collezionisti privati, musei o case d’asta soprattutto d’oltreoceano. La collezione è davvero notevole e la collocazione in quello che fu il Planetarium delle terme le conferisce ancor più importanza e nobiltà.

terme di diocleziano

È ora la volta di spostarci verso la Basilica di Santa Maria Maggiore, in cima all’Esquilino, una delle basiliche giubilari di Roma, da qualche mese luogo di sepoltura di Papa Francesco. Anche noi ci mettiamo in fila per vedere, anche se per pochi minuti, la tomba del Pontefice, perfetta nella sua semplicità. La leggenda narra che nel 358 la Vergine apparve in sogno a papa Liberio ed a un patrizio romano, chiedendo loro di edificare una chiesa nel luogo dove il giorno dopo sarebbe nevicato. Richiesta più che lecita, se non per il fatto che il giorno successivo era il 5 agosto e come per magia l’Esquilino si trovò coperto da una candida coltre nevosa. Da allora ogni anno si rievoca il miracolo della nevicata, con una caduta di neve artificiale nel piazzale antistante la chiesa e spettacoli di luci e musica che sia i romani che i turisti accorrono ad ammirare.

All’uscita dalla basilica il caldo è talmente opprimente che decidiamo di riprendere la metro a Termini e tornare al nostro b&b. Prima però ci rinfreschiamo alla pasticceria Mizzica con bevande ed un’ottima coppa gelato.

museo liberazione

Solo dopo le 17 decidiamo di abbandonare la nostra fresca stanza per raggiungere con la metro l’ultima tappa di oggi, il Museo della Liberazione di via Tasso, tristemente noto per essere stato, durante l’occupazione nazifascista di Roma, il terribile carcere dove tanti antifascisti e partigiani soprattutto italiani furono orrendamente torturati e poi giustiziati alle Fosse Ardeatine o al Forte Bravetta. Solo pochi sopravvissero a questo orrendo lager. Il museo si compone di quattro appartamenti all’interno dell’edificio di via Tasso 145. Dal secondo piano assieme ad una sezione multimediale con filmati d’epoca sul bombardamento del quartiere di San Lorenzo e l’eccidio delle Fosse Ardeatine, si possono vedere le celle così come furono lasciate dai tedeschi in fuga nel giugno del 1944. I restauri hanno mantenuto inalterato l’aspetto della prigione, in alcune celle una lastra di plexiglass preserva i graffiti tracciati dai detenuti prima di sottostare al loro tragico destino. Tante anche le testimonianze sulla Resistenza, dalle locandine ai giornali clandestini, ai proclami alla popolazione romana. Le storie dei prigionieri si susseguono sulle pareti del museo, corredate da foto ed anche indumenti ed oggetti personali rinvenuti sui luoghi delle stragi. Molto suggestiva una piccola pagnotta di pane sulla quale un condannato aveva inciso le parole “coraggio mamma”. Visitare posti come questo è molto doloroso anche ad 80 anni di distanza, ma è un atto dovuto a chi sacrificò la propria giovane vita in nome di un ideale di libertà.

Con il cuore molto pesante ci avviamo verso il ristorante dove ceneremo, I Balestrari in zona Porta Pia, una vera garanzia. Per arrivarci facciamo un lungo giro che ci porta fino a San Lorenzo. La cena è ottima e l’atmosfera del locale simpatica, con video che trasmettono in loop spezzoni di film con i maggiori attori romani, da Sordi a Fabrizi, da Manfredi a Monica Vitti e Gigi Proietti e tantissimi altri protagonisti indiscussi e indimenticati della commedia all’italiana. La nostra seconda giornata romana è finita, una bella dormita è quello che ci vuole per ricaricare le pile per domani.

Giorno 3 – I musei di Villa Borghese

casa museo pietro canonica

Oggi usciamo di casa abbastanza presto per poter sfruttare l’abbonamento giornaliero ai mezzi e ci mettiamo in attesa dell’autobus 61 che ferma proprio davanti al nostro alloggio. Ferma per modo di dire, visto che dopo 20 minuti ancora non si vede, non ci resta che dirigerci verso la metro e, dopo un cambio al volo a Termini, scendiamo alla stazione di piazzale Flaminio. Giusto il tempo di ammirare una piazza del Popolo insolitamente deserta ed entriamo a Villa Borghese dagli splendidi Propilei neoclassici. La nostra meta è la casa museo di Pietro Canonica in quella che è la Fortezzuola, edificio adibito fin dal XVII secolo ad allevamento di struzzi, pavoni e anatre, che Canonica poté utilizzare sia come studio che come atelier, offrendo in cambio al comune di Roma tutte le opere in esso contenute. Il museo è una vera chicca: al piano terreno e nel seminterrato si trovano le tante opere scultoree dell’artista che lavorò oltre che per la nobiltà italiana anche per le maggiori corti europee del tempo: ne sono testimoni opere equestri gigantesche ma anche delicati marmi destinati ad abbellire le tombe di personaggi famosi. Assieme alla guida passiamo poi a visitare alcune stanze dell’appartamento di Canonica al piano superiore, riccamente arredate in stile ottocentesco. Ci spostiamo poi nel giardino interno, anch’esso pieno di sculture grandi e piccole, per poi arrivare al cuore della casa, l’atelier, grande e luminoso, dove il tempo sembra essersi fermato al 1959, anno della morte di Canonica. In quella che era la dependance riservata alla servitù è stato creato uno spazio-studio e anche un altro piccolo museo che documenta l’attività di Canonica come compositore, un personaggio veramente eclettico!

Usciti da qui ci dirigiamo verso il museo Bilotti, ubicato nell’aranciera di Villa Borghese, non lontano dal romantico laghetto del parco. Anche questo museo è una scoperta: Inaugurato nel 2006, ospita le opere donate da Carlo Bilotti, industriale nel campo della cosmesi, alla città di Roma. Il nucleo principale è costituito da più di 20 opere di De Chirico, ma ci sono anche quelle di Severini, Rivers, Marion Greenstone, Mimmo Rotella, Manzù ed un bellissimo ritratto della moglie e figlia di Bilotti firmato da Andy Warhol. Tutti questi artisti erano anche amici di Bilotti e foto e video testimoniano i momenti passati assieme. Il piano inferiore è riservato a mostre temporanee:  una grande vetrata si apre su un meraviglioso ninfeo del 1700 che apparteneva alla aranciera. Anche questo un posto incredibile, grazie Roma!

Ripercorriamo viale Washington e ci ritroviamo sul piazzale Flaminio: è ora di pranzo e il McDonald è a pochi passi, sarebbe un peccato non andarci, anche solo per starcene un po’ al fresco. Alle temerariamente attraversiamo una piazza del Popolo ancora più deserta di stamattina e ci dirigiamo verso Via del Corso, per un giro fra i negozi delle grandi catene. La curiosità ci spinge verso Piazza Augusto Imperatore dove è in corso un mega restauro che collegherà via del Corso al Tevere, evocando quella che fino a metà del 1700 era la scalinata che portava al porto di Ripetta. Sullo sfondo il mausoleo di Augusto. I lavori sono ancora in corso e al momento la piazza, tutta bianca, sovrastata dalle due enormi statue di San Carlo e Sant’Ambrogio, ha un aspetto assai straniante, simile ai quadri di De Chirico appena visti.

Ritornati su via del Corso facciamo una deviazione verso la zona del Pantheon per concederci un gelato alla gelateria della Palma: fra i 150 gusti esposti, ne troveremo qualcuno di nostro gradimento? Proseguendo la passeggiata, dopo un’occhiata all’elefantino della chiesa di Santa Maria sopra Minerva (da non perdere dopo anni di restauro, noi l’abbiamo vista nel 2024), arriviamo all’area sacra di Largo di Torre Argentina, sperando di vedere qualche gatto della colonia felina ma niente da fare, troppo caldo anche per loro!

Da Torre Argentina prendiamo al volo l’autobus 62 che dopo un bel viaggio panoramico per tutti i luoghi più belli di Roma, ci deposita proprio di fronte al nostro B&B dove riposiamo un paio di ore per poi uscire diretti ad un ristorante a pochi passi da qui, il Tunnel, che ci piace perché è a gestione familiare, autentico e senza fronzoli. La cena si conferma all’altezza delle nostre aspettative.

Giorno 3 – Casa Museo Boncompagni Ludovisi e Horti Sallustiani

Il nostro autobus Sulga che ci porterà a casa parte alle 16, quindi ci resta ancora tempo per scoprire qualche altra meraviglia romana, non troppo distante visto che ci muoviamo con trolley al seguito. La scelta cade sulla casa museo Boncompagni Ludovisi, nel rione Sallustiano, che raggiungiamo con l’autobus 61, poi pochi passi a piedi. Nel tragitto incrociamo anche gli Horti sallustiani, in antichità rigoglioso giardino dello storico Sallustio, oggi di proprietà di Unioncamere che li utilizza per congressi ed eventi. La casa museo è stata donata allo stato italiano nel 1972 dalla nobile famiglia ed è diventata una splendida raccolta di arti decorative, moda e costume che abbracciano il periodo che va dalla fine dell’800 alla prima parte del 900. Gli ambienti sono arredati con mobili d’epoca appartenuti alla famiglia, riccamente affrescati, soprattutto al piano terra, con trompe l’oeil. Il fiore all’occhiello del museo è la collezione di abiti appartenuti a Palma Bucarelli, prima direttrice donna della Galleria d’arte moderna di Roma ed icona di stile, classe e raffinatezza. Oltre ad abiti bellissimi confezionati per lei dai più importanti stilisti del tempo, nelle sale del museo si possono ammirare anche i suoi gioielli, altrettanto originali ed anche complementi di abbigliamento quali borse, cappelli e guanti. E’ come entrare in punta di piedi nel guardaroba di questa splendida donna e farsi travolgere dall’eleganza dei tessuti, dalla raffinatezza dei ricami, dalla ricercata sobrietà di quanto Palma indossava sia nella vita di tutti i giorni che nelle occasioni di gala. Anche questo è un modo, il migliore, per viaggiare nel tempo, fra arte e costume, e scoprire così le sfaccettature del carattere di personaggi diventati leggendari.

Il nostro intermezzo romano finisce qua, anzi finisce alla pasticceria gastronomia Mizzica per un ultimo spuntino prima di riprendere la via di casa. Un filo conduttore in questa nostra visita non c’è stato, troppo caldo per visitare molti luoghi che volevamo vedere. Diciamo che volevamo essere sorpresi dai luoghi meno turistici e ancora una volta ci siamo riusciti. Grazie Roma, a presto rivederci

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