Quattro giorni a Nottingham
La consueta attesa per l’imbarco li vide girovagare e spendere subito qualche quattrino nei soliti due posti… in libreria, per acquistare un romanzo leggero ambientato nella loro amata Stoccolma e al bar, dove la cara Ros, per non incorrere nella terribile prospettiva del digiuno per svariate ore, fece subito uno spuntino. Erano le ore 11 e lei aveva fatto colazione da un paio di ore.
Il volo verso Nottingham diede da pensare alla sposa Ros. Metà dell’aereo era vuoto, l’altra metà era composta da inglesi, ad eccezione di 4 italiani, tra cui loro due. Il volo fu silenziosissimo, più di quello preso per andare a Stoccolma. O il gioco del silenzio si fa anche nel Regno Unito o Nottingham è negletta sia dagli italiani che dagli anglosassoni, arguì la filosofa.
Atterrati nel piccolo aeroporto di East Middlands, in due minuti il marito M. e la sua sposa, già in stato confusionario per la contentezza, salirono sul bus che conduce in città all’incirca in un’ora, alla modica cifra di 10 pounds.
I tragitti in cui la viaggiatrice Ros è comodamente seduta e può già farsi un’idea dei luoghi, sono i suoi preferiti. Tutto era molto english, dal cielo plumbeo alle case con i giardini in fiore, dai cavalli in libertà nei prati tagliati…all’inglese, alle cabine telefoniche rosse. Tantissimo verde inframmezzato da distese di giallo. Magnifico!
L’hotel prenotato dal marito M., il Jurys Inn, si trova in una zona strategica per visitare la città: a 10 minuti a piedi dalla stazione dei bus, dalla metro, dalla stazione ferroviaria e dai taxi. Mica fa scelte casuali il consorte…!
Sistemati nella loro stanza al decimo piano, immortalata in una foto prima che il disordine prendesse il sopravvento su ogni singolo oggetto della stanza, i due scesero subito per una passeggiata nel centro storico di Nottingham.
Prima di lasciare l’hotel la filosofa Ros, che parla un impeccabile inglese, talmente impeccabile che lo capisce solo lei, stressò il marito M. affinchè chiedesse alla receptionista qualche info per raggiungere i posti che da tempo lei desiderava vedere.
Un inciso. Il marito M. detesta chiedere informazioni. Lui preferisce girare ad esempio un’ora a vuoto quando deve raggiungere un posto piuttosto che fermare un passante. Chiaramente, quando raggiunge l’obiettivo, lo fa pesare al genere umano. Il tempo impiegato nell’impresa è secondario.
La filosofa Ros invece, sempre socievole e logorroica, non si fa scrupoli a vessare chi le capita a tiro con domande, anche a trabocchetto, pur di accelerare i tempi. In questo caso lei, generosamente, non volle mettere in difficoltà l’addetta alla reception che, pur essendo nata nel Regno Unito, non avrebbe potuto sostenere un’intera conversazione nel perfetto inglese Ros-sastro, per cui spinse avanti il marito M. che parla anche lui la lingua piuttosto bene ma, a differenza della moglie, si è sempre fatto comprendere dagli autoctoni e dai professori della prestigiosa scuola di lingue frequentata per anni.
Purtroppo la signorina alla reception, pur essendo del luogo, non conosceva un piffero delle bellezze locali, soprattutto quelle culturali:
“Salve signorina. Ci potrebbe dire per favore quali sono gli orari di apertura della residenza di Byron, il poeta romantico poco squattrinato, a Newstaed Abbey?”.
“…Ehmmm…Robin Hood?”.
“Sì, Robin Hood…abbiamo capito questo, ma a noi interessava anche Byron…”.
“…Ehmmm…Robin Hood…!”.
“No, signorina. Robin Hood è un’altra persona….Vabbè, ci sa dire almeno gli orari di apertura del Museo di Nottingham, per favore?”.
“…Ehmmm…”.
“Grazie mille signorina. E’ stato comunque un piacere…ma saprà almeno la sua data di nascita? In tutti i casi buona giornata. Amore, andiamocene la ragazza non sa niente…ehi, che stai facendo? Non puoi azzannarle il collo solo perchè è ignorante! Amore! Lasciale il braccio Ros… tu hai sempre creduto nella democrazia. Anche chi non sa chi è Byron ha diritto alla vita!”.
I due uscirono dall’hotel e solo allora la filosofa Ros placò la sua stizza.
La prima sera a Nottingham gli affiatati coniugi la trascorsero facendo una romantica passeggiata nel centro storico che, da nord a sud, si percorre in una mezz’ora. Molto carino! Verde curato, solo autobus e taxi e pochissime auto private.
Essi cenarono e ritornarono abbastanza presto in hotel, per essere pronti all’assalto del castello appena svegli.
Qui la prima, grande e ganza scoperta della vacanza.
L’albergo scovato dal marito M. aveva generosamente munito di dispenser per acqua e ghiaccio ogni corridoio. Gli sposi si abbeverarono così senza acquisto di bottiglie per l’intero soggiorno.
L’assetata Ros sarebbe sgattaiolata in corridoio per rifornimenti idrici anche in pigiamino. Il marito M., che in una delle sue numerose vite precedenti deve essere stato un gelosissimo siciliano pronto a difendere il suo onore con la lupara, non avrebbe mai consentito che sua moglie fosse vista da qualcuno in mise notturna, per cui si immolò al recupero dell’acqua per entrambi, ogni qual volta se ne sentì la necessità.
La sposa Ros in pigiamino, tondetta e con il cespuglio sottosopra, è una visione deliziosa… peccato che nessuno l’abbia vista!
Forse è anche superfluo da dire ma il breakfast del primo mattino fu prettamente salato e dalle porzioni considerevoli.
Il Castello della città, fuori dal quale si erge la statua di Robin Hood, fotografato da tutte le angolazioni possibili e con Ros aggrappata al braccio, appoggiata a una gamba, stesa sul piedistallo etc, è in realtà un palazzo, cinto da mura e torrioni. Nulla di spettacolare. Giardino ben curato e struttura gradevole.
I colti sposi decisero di visitare, anche se in modo piuttosto frettoloso, la pinacoteca del Castello che però vedeva accostati, in un’unica sala, tele di artisti contemporanei e quadri dell’ottocento, senza uno straccio di didascalia e con le luci messe a casaccio. La sensazione non fu delle migliori perchè l’allestimento non rendeva giustizia a nessuno dei dipinti presenti, qualcuno sicuramente pregevole ma di sicuro difficile da individuare in quell’accozzaglia di quadri disposti su più file parallele e troppo vicini gli uni agli altri.
Graziosa invece la collezione dei costumi di scena indossati da Russell Crowe e Cate Blanchett durante il film, dal titolo intrigante e ermetico…Robin Hood.
Secondo il parere della viaggiatrice Ros, di tutta la visita al Castello di Nottingham due sono le cose veramente importanti: il panorama che si gode dalla terrazza e le “caves”.
Dal castello si scende verso la parte bassa della collina attraverso gallerie scavate a mano nel tufo. Questi spazi, ricavati quindi dall’uomo, furono utilizzati come cantine, sale di tortura, depositi e così via.
La temeraria Ros era certa che il posto fosse infestato dai fantasmi e di notte non ci avrebbe trascorso nemmeno un minuto. Quando si dice “coraggio da vendere…”.
Terminata la visita, gli sposi gettarono uno sguardo al pub più antico d’Inghilterra, che si trova proprio all’uscita delle “caves”, Ye Olde Trip to Jerusalem, decidendo però di riprovare in un secondo momento a sedersi, allo scopo di seguire il programma già stilato di visite. La residenza di Byron li aspettava.
I due si incamminarono verso la parte alta di Nottingham per raggiungere Victoria Station, da dove sarebbe partito il bus per Newstead Abbey.
Una nota: a Nottingham ci sono due grandi centri commerciali, uno a nord e uno a sud. Un autobus gratuito percorre di continuo la distanza fra i due ma gli affiatati coniugi, per godersi al massimo la città, non ne usufruirono mai durante la loro vacanza. E se Ros vi garantisce che si può girare la città senza sforzi…potete crederci.
Arrivati a Victoria Station, i due sposi appresero che il successivo autobus per Newstead Abbey sarebbe partito dopo circa un’ora. Erano le due del pomeriggio.
Come impiegare il tempo in modo costruttivo? A loro venne in mente una sola maniera…con una sosta mangereccia.
Alla stazione dei bus si accede anche da uno dei due grandi centri commerciali di cui si è detto, all’interno del quale ci sono bei negozi, l’accesso ad altre “caves” che si trovano al di sotto della città e un localino davvero niente male per una merenda veloce e stuzzicante, il Muffin Break Café.
La filosofa Ros trascorse ben dieci minuti con il naso incollato alla vetrina, mentre si macerava nell’indecisione sulla scelta del dolce da affiancare al cappuccino. Il marito M. gettò un rapido sguardo e ordinò un’enorme fetta di cheese cake. Lui non tergiversa, mai.
Dopo un garbato sollecito da parte di tutto il locale, la sposa Ros fu invece obbligata a darsi una mossa e scelse il muffin al cioccolato più buono della sua vita, ancora più buono dei muffins degli Autogrill, un cult per lei quando viaggia in autostrada.
Finito lo spuntino, costato solo 9 pounds, i due salirono su un pulitissimo bus, guidato da un cortesissimo autista, nell’ordinatissima stazione di Victoria per raggiungere la residenza del poeta romantico Byron. Riflessione amara: ma solo in Italia i bus sono quasi sempre lerci e le stazioni spesso e volentieri un porcile?
Dopo circa un’ora di viaggio, preziosa per dare uno sguardo ai dintorni della città, la magnifica coppia scese proprio di fronte all’ingresso dell’antica abbazia, trasformata in abitazione, dove visse il letterato. Un cancello e un viale alberato gli si pararono dinanzi.
La filosofa Ros era elettrizzata e fece per varcare la soglia, come al solito saltellando allegra e con aria da svampita, quando fu fermata dal custode che, in un probabile pessimo inglese, questo l’unico motivo per cui la donna non capì un accidente, le chiese soldi per l’ingresso, avvisandola inoltre che non sarebbe stato possibile effettuare alcuna visita perché la residenza è aperta al pubblico solo la domenica. Strano, non trovate?
Ormai i due erano lì, la domenica successiva sarebbero già ripartiti, quindi tanto valeva visitare almeno il parco. Gli sposi si incamminarono, dopo aver sganciato 2 pounds a cranio per l’accesso. Dopo venti minuti non si vedeva ancora nulla all’orizzonte. In compenso un olezzo di letame e nugoli di strani insetti li seguirono per quasi tutto il tragitto. La filosofa Ros iniziò a respirare come un’asmatica, evitando di aprire la bocca per non trovarsi qualche ospite indesiderato, e gli unici 2 muscoletti che possiede iniziarono già a dare segnali di disfacimento; ma quando lei viaggia la sua resistenza ha un input inaspettato per cui, senza lamentarsi, proseguì.
La strada in apparenza sembrava in pianura ma in realtà doveva essere in leggera salita perché si avvertiva una fatica eccessiva nella scarpinata. Dopo un altro quarto d’ora, ogni dubbio fu fugato. La strada era proprio in salita. Come se non fosse bastato tutto questo, numerose auto cominciarono a sfrecciare a lato dei due, coprendoli di polvere e senza che nessuno mostrasse un po’ di pietà raccattandoli. La cosa bizzarra è che all’interno del parco ci sono anche ville private, con tanto di cartelli di divieto di accesso. Quindi solo alcune di quelle automobili andavano al parcheggio della residenza del poeta, le altre…a casa propria.
Gli affiatati coniugi arrivarono a destinazione dopo quasi tre quarti d’ora ma la vista del lago, degli alberi e dei praticelli in fiore, li fece riprendere un po’.
Trascorsa un’ora nel parco e attorno alla residenza, i due ripresero la via del ritorno. Tutto uguale a prima, compreso puzza e insetti molesti, ma almeno la strada ora era in leggera discesa.
Giunti a Nottingham, cenetta in un curioso edificio di forma cilindrica, tutto in vetro, con all’interno un cinema multisala e molti ristoranti, poi hotel e pigiamino.
Il giorno dopo, li attendeva…la Foresta di Sherwood!
La filosofa Ros durante la notte sognò il matrimonio di Robin con Lady Marian, a cui partecipava come testimone della sposa e dove si faceva una bella patacca sul vestito con la crema di un pasticcino….Sarà che la cara Ros confonde spesso realtà e fantasia, ma anche nei sogni non smentisce la sua natura…
Il terzo giorno a Nottingham iniziò con una leggera e sana colazione all’inglese. Uova, bacon, salsicce e succo di arancia…mica yogurt e cereali?
Il buffet dolce consisteva in un vassoietto di cornettini vuoti, tristi ed emarginati, di cui la coppia fece serenamente a meno.
La viaggiatrice Ros era felice perché avrebbe esplorato la mitica Foresta di Sherwood di lì a poco e perché in tre giorni non aveva mai piovuto, nonostante il cielo si fosse mantenuto plumbeo in modo costante da quando erano atterrati nel Nottinghamshire.
L’autobus, anche in questo caso comodo e pulito, attraversò paesini deliziosi e scaricò la filosofa Ros e il suo sposo proprio all’interno del parcheggio del Country Park.
La foresta che oggi si può ammirare è un residuo di poco più di 4 Kmq della Foresta Reale di caccia e circonda un grazioso villaggio chiamato Edwinstowe. All’ingresso, che è gratuito, vi è un Centro di Accoglienza dove si possono trovare il bar, la toilette, una sala informativa e un paio di negozi con roba fantastica, cappellini con la piuma, arco e frecce, costumi da Robin Hood, pupazzi, magliette e così via.
La filosofa Ros impazzì per la faretra e le frecce e avrebbe fatto di tutto per averle ma si immaginò all’aeroporto nel tentativo di occultare l’arco e con la polizia anglosassone sulle sue tracce per trasporto abusivo di freccette, per cui rinunciò e acquistò solamente un paio di magneti per il suo bellissimo frigo blu e un orsetto vestito da Robin Hood per il nipotino L., che tra l’altro lei non conosce ancora perché rimarrà ben riposto per almeno un altro mese nella pancia della sorella :-).
Gli affiatati coniugi passeggiarono l’intera mattina attraverso i sentieri della Foresta dove, fra giovani alberi, si possono scorgere antichissime e splendide querce. Fra queste la più famosa è Major Oak, pronipote della quercia al di sotto della quale, secondo la leggenda, Robin e i suoi compari solevano incontrarsi, insomma il loro covo. L’albero è sostenuto da ponteggi e, chiaramente, è il più fotografato dai turisti. La filosofa Ros e il marito M. si fecero immortalare anch’essi davanti all’albero più volte, in varie versioni, sorridenti, ognuno per conto suo, in coppia, con espressione seria, con cipiglio misterioso, con atteggiamento scanzonato, mentre indicavano un punto all’orizzonte e con gli occhi sgranati, e così via. Una galleria fotografica imperdibile ma che i due terranno ben nascosta agli occhi dei curiosi.
Sgambettare nella Foresta di Sherwood è un’esperienza bellissima e la Ros-sastra pensò con rammarico che per poche settimane lei e il suo sposo si sarebbero persi il Robin Hood Festival che ogni estate, per alcuni giorni, ospita attori vestiti in abiti medievali e un accampamento con musicisti, giullari e mangiatori di fuoco.
Lasciata la Foresta di Sherwood, i due, soddisfatti della mattinata appena trascorsa, decisero di ricaricare le batterie con un altro magnifico dolce al Muffin Break Café. Il marito M. ritornò sul cheese cake senza tentennare, mentre la filosofa Ros per poco non ebbe un mancamento…i muffins al cioccolato erano finiti! Una tragedia incombeva sulla serenità della coppia. La cortese signorina al banco, un po’ sgomenta per lo stato di prostrazione della cliente con il cespuglio in testa, cercò di tentarla con allettanti varianti al cocco, alla vaniglia, al limone ma non ci fu niente da fare.
Al cioccolato la Ros-sastra non potrà mai rinunciare. In che condizione avrà vissuto nelle sue vite precedenti prima della scoperta del Nuovo Mondo e del cacao, lei proprio non riesce a immaginarlo. Forse è stata nel Nuovo Mondo, almeno una vita sì e un’altra no, per essere riuscita a sopportare l’astinenza. Per forza…!
La tensione si allentò solo quando la Ros scorse delle stupefacenti fettone di torta al cioccolato. Non ci crederete ma nel cambio non ci perse nulla, anzi. Se vi capita di andare a Nottingham non lasciatevi sfuggire questo locale, piuttosto spartano quindi idoneo a una clientela un po’ selvaggia, ma di tutto rispetto per la qualità dei dolci e dei cappuccini!!!
Dopo la fantastica merenda gli affiatati coniugi ne approfittarono per fare un giretto per i negozi del centro commerciale, dove la golosa Ros impazzì alla vista di pasticcini meravigliosi, benché avesse appena fatto lo spuntino, e ripercorsero le strade del centro storico romanticamente, mano nella mano, attraversando nuovamente la piazza di Nottingham e salutando Robin per la milionesima volta da quando erano in città.
Al loro programma mancavano il quartiere che un tempo era destinato al commercio dei merletti e la Chiesa di St. Mary.
Mentre la coppia camminava, l’umidità si faceva più persistente e il freddo penetrava attraverso cappelli e giacche.
Uno scricchiolio sinistro alle giunture avvisava i due sposi che il congelamento era prossimo.
“Amo, avverto un certo gelo alle gambe…” comunicava Ros al marito M..
“A chi lo dici…senti, che ne pensi se andiamo in albergo per una doccia calda e un riposino?…Ehi, Ros…rallenta! Bastava dire sì…non correre!”.
Cosa c’è di più bello e comodo, quando si viaggia, di un hotel a due passi dal centro, facile da raggiungere, con una doccia ampia dal getto d’acqua generoso e un letto confortevole?
La viaggiatrice Ros destinò un’ora del suo tempo a leggere il romanzo acquistato in aeroporto e un’altra per un sonnellino ristoratore che la rese di nuovo pimpante e in forza.
Verso l’imbrunire, i due uscirono nuovamente per visitare la zona della città che mancava. Molto bella, con edifici storici ben tenuti e strade gradevoli.
La Chiesa di St. Mary è uno splendore. Peccato averla trovata chiusa, benchè fosse sabato pomeriggio. La sognatrice Ros, con le mani strette alla ringhiera, scrutò quel che potè del giardino e della struttura esterna, immaginandosi acconciata da damigella a portare lo strascico di Lady Marian…inciampando dopo pochi passi e facendo volare il velo, il mazzolino della sposa e l’acconciatura del suo cespuglio. Di solito lei all’emozione…reagisce così.
I due sposi decisero di provare a cenare nella famosa locanda Ye Old trip To Jerusalem, esistente dal XII secolo, per l’esattezza dal 1189, ma fu un’impresa anche solo entrare. Tantissime persone, quasi tutte sbronze già alle 6 del pomeriggio, spinse la coppia a farci solo un giretto per respirarne l’atmosfera veramente affascinante ma poi dirottare su un altro locale. Al ritorno a casa, la cara Ros avrebbe appurato, attraverso opinioni di altri viaggiatori, che mangiando nel Pub più antico del Regno Unito sarebbero stati spennati per consumazioni di livello piuttosto basso. Una volta tanto…che fortuna non averci mangiato!
I due ritornarono in hotel stanchi ma soddisfatti per aver conosciuto un pezzetto d’Inghilterra fuori dai soliti circuiti turistici.
L’indomani mattina, dopo la solita oscena e ultima colazione salata in hotel, gli sposi salutarono Nottingham e Robin Hood dall’oblo dell’aereo che li riportava nell’amena e vivace cittadina di A.. La filosofa Ros fu costretta a lasciare la sua sfavillante realtà parallela per ripiombare in quella in cui è costretta a vivere ma, durante le ore di volo, non fece altro che snocciolare al marito M. tutte le città inglesi che ancora mancavano all’appello della loro conoscenza. Poi attaccò con quelle francesi, con le spagnole e le portoghesi. Arrivati a Coimbra, il marito M. la guardò con occhietto vacuo e piombò in un sonno profondo. Lei continuò imperterrita, passando al continente africano, e se nessuno dei vicini la picchiò fu solo perché erano tutti inglesi…e loro sono veramente educati e tolleranti…! (www.dovevoandareinterapia.it per fotografie e altri racconti)