Quattro giorni a Madeira, in Portogallo: un oceano (Atlantico) di spunti e colori

La chiamano “l’isola dell’eterna primavera” ma forse sarebbe meglio chiamarla “delle quattro stagioni”, tanta è la varietà di scorci e atmosfere che Madeira sa offrire.
Scritto da: aliche
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Mancano due giorni alla mia partenza in solitaria per Madeira. Mentre le racconto il mio piano di viaggio, mia madre se ne esce con una pensata degna di una vera madre italica. “Dato che viaggerai sola” mi confessa tra timore e curiosità “ti passo il contatto di una nostra vecchia conoscenza. Si chiama Vítor e vive a Funchal, il capoluogo di Madeira. Non lo vediamo da quasi quarant’anni, ma se riusciamo a ricontattarlo potrebbe darti qualche dritta”.

Non ho mai sentito parlare di amici di famiglia madeirensi. Non che abbia, del resto, una grande conoscenza della stessa Madeira, se si esclude quanto avevo letto nella biografia di Cristiano Ronaldo, che a Funchal è nato e cresciuto! Da uno scatolone polveroso, ecco allora comparire una foto ingiallita, scattata a Lisbona nel 1985.

Diario di viaggio

Giorno 1: l’arrivo all’aeroporto Cristiano Ronaldo

Con un rapido flash-forward in avanti, foto in tasca, eccomi due giorni più tardi, appena atterrata a Funchal, fresca di un volo diretto Ryanair che da Bergamo mi ha portata a Madeira (pagato 200€ a/r). Intitolato a Cristiano Ronaldo, che è già di gran lunga il personaggio più famoso della storia di Madeira, l’aeroporto di Funchal è il punto di ritrovo del mio appuntamento con Vítor. Impossibile non riconoscerlo dopo aver visto la sua fotografia di oltre trent’anni fa: i capelli sono ora completamente bianchi, ma i lineamenti sono inequivocabilmente gli stessi. A bordo di una Yaris rosso fiammante percorro allora in sua compagnia i primi chilometri di costa oceanica in direzione di Funchal. Non temete però: chi non voglia affittare un’automobile, e in mancanza di un fortunato passaggio, potrà affidarsi agli autobus che collegano facilmente l’aeroporto al capoluogo.

L’isola rivela rapidamente i suoi tratti caratteristici, che avevo già intravisto dall’oblò dell’aereo durante l’atterraggio. Una serie di ripide montagne, ampiamente ricoperte da foreste, si gettano a strapiombo nell’Atlantico, formando un paesaggio affascinante. “I coloni dal continente” mi racconta Vítor, parlando un portoghese lento e musicale, “resero abitabile e percorribile questo territorio, in maniera quasi eroica, costruendo molte strade e villaggi nonostante gli aspri dislivelli e la vegetazione selvaggia.”

La quantità di alberi che si arrampica sulle cime dell’isola è davvero impressionante: “non è un caso che i primi colonizzatori l’abbiano chiamata Ilha da Madeira, che significa isola del legno aggiunge la mia guida. Tigli, allori ed eucalipti dominano il paesaggio, ma il sottobosco è altrettanto denso di vita, con fiori spontanei e coloratissimi, oltre a felci, muschi e licheni che tappezzano il terreno, colorandolo di un verde accecante.

Effettivamente il tasso di umidità è alto e qui piove spesso, soprattutto lungo la costa settentrionale. La pioggerellina atlantica e le brezze marine mitigano il sole, molto forte a queste latitudini, ed ecco spiegato perché molti viaggiatori conoscono Madeira come “l’isola dell’eterna primavera”.

Arrivati a Funchal, Vítor ammette che, a suo parere, mi servirà un’automobile, specialmente avendo a disposizione solo quattro giorni di visita. Il suo commento è definitivo: “gli autobus garantiscono collegamenti tra i paesi principali ma se vuoi scoprire i paesaggi più incontaminati dell’isola ti serve una macchina. Ecco che allora, prima di salutarlo e ringraziarlo per questa calorosa accoglienza a Madeira, il mio Cicerone mi accompagna da AMA Rent a Car, in Ru do Infante nº 4. Le agenzie di noleggio a Funchal e dintorni sono tantissime, ma questa offre un miglior rapporto qualità-prezzo rispetto agli altri che ho consultato: pago 100€ con assicurazione completa inclusa per 2 giorni e mezzo di affitto.

Pochi minuti di guida più tardi, parcheggio la piccola Mitsubishi con cambio automatico appena noleggiata davanti all’ostello On Track (in Rua Conde Carvalhal 174), nel quartiere São Gonçalo di Funchal, dove dormirò per tre notti in una camerata mista. Nonostante Madeira non sia ancora invasa dal turismo di massa, i prezzi degli alberghi (n.b. è il mese di settembre) sono piuttosto alti, motivo in più che mi ha spinta a scegliere di alloggiare in un ostello, dove è facile fare amicizia e passare il tempo insieme ad altri viaggiatori. Ciò detto, pago 30€ a notte per un letto in un’enorme camerata mista, non proprio economico.

Giorno 2: da Cabo Girão a Porto Moniz

Madeira ha la forma di un fagiolo sdraiato in orizzontale; la costa settentrionale è separata da quella meridionale da una cordigliera di montagne dominata dal Pico Ruivo, che tocca i 1860 metri di altitudine. Si creano così due microclimi diversi tra nord e sud: anche durante la stessa giornata si possono avere stagioni completamente opposte da un lato all’altro dell’isola. La costa meridionale ha solitamente un clima più secco e soleggiato. Qui crescono rigogliose le piantagioni di banane, i vigneti, le piante grasse: non è un caso che il capoluogo Funchal si sia sviluppata su questa parte d’isola. La costa settentrionale è invece più umida e selvaggia, più piovosa e ventosa, con un clima tipicamente atlantico. Oggi si aggiunge al mio tour in solitaria Clelia, compagna di ostello appena conosciuta, originaria di Verona. Procediamo insieme da Funchal verso ovest alla scoperta del litorale meridionale.

Prima tappa imprescindibile è la terrazza panoramica di Cabo Girão, non lontano dal tipico villaggio di pescatori di Câmara de Lobos. Qui un maestoso promontorio si getta a picco nel mare seguendo una parete verticale di pietra rossastra, alta 580 metri: per i più coraggiosi (e meno avvezzi alle vertigini), è stata costruita una passerella trasparente su cui camminare, per vedere l’immenso salto di Cabo Girão aprirsi sotto i propri piedi. Proseguendo verso ovest, incontriamo alcuni paesini marittimi incastonati tra le profonde gole rocciose e i saliscendi tipici di Madeira. Meritano una deviazione Ponta do Sol e Madalena do Mar, soprattutto perché collegati da una stretta e pittoresca straducola lungomare su cui si tuffa la Cascata dos Anjos, il cui getto crea negli occhi un’immagine indelebile (e bagnata). Distese di flora spontanea bordano poi le strade nei dintorni di Calheta, dove si svela una delle pochissime spiagge sabbiose dell’intera Madeira, prima di arrivare a Jardim do Mar. I profumi dei bananeti iniziano a farsi sempre più rari quando ci si avvicina a Ponta do Pargo, estremità occidentale di Madeira, già fortemente colpita dai venti e dal clima atlantico tipico della costa settentrionale. Qui, camminando intorno a un grande faro, l’isola ci regala scorci favolosi della sua costa rocciosa e frastagliata.

La mia prima giornata sull’isola si conclude a Porto Moniz, famosa per le piscine di acqua marina riempite dalle onde oceaniche. Con un lavoro certosino, si sono scavati dei bacini tra gli scogli vulcanici capaci di raccogliere l’acqua del mare, andando a formare grosse pozze balneabili, lì dove fare una nuotata in mare aperto sarebbe troppo pericoloso. Tornando verso Funchal, non ci lasciamo sfuggire un’ultima deviazione verso Fanal, un verdissimo altopiano popolato da mucche e alberi di lauro, dai tronchi nodosi e ipnotici. È una località spesso colpita da raffiche di vento umido; al nostro arrivo cala una nebbia leggera, che ci avvolge in un’atmosfera degna di un libro fantasy.

Per cena, Clelia ed io abbiamo appuntamento con Vítor al ristorante By The Sea, in Rua da Praia Formosa a Funchal, per un’esperienza di rustica e autentica cucina di mare, a prezzi più che onesti. Ci affidiamo ciecamente ai gestori per la scelta dei piatti, senza alcun rimpianto. Come antipasto ci aspetta una porzione di lapas, patelle staccate dagli scogli e cucinate in padella con aglio, olio e limone, oltre al delizioso polvo (polpo) in salsa di pomodoro. Il piatto principale è poi un immancabile pesce alla griglia, il bodião, accompagnato da ottime verdure. Per tradurre in italiano il termine bodião, Google suggerisce “labride” o “tordo”. Non saprei, mi basta sapere che è molto buono, anche se piuttosto spinoso.

Giorno 3: Santana, Curral das Freiras e Monte

Dopo un primo giorno di sole, il secondo giorno è vittima della tipica imprevedibilità del meteo madeirense: una pioggia in continuo movimento tra le diverse aree dell’isola mi costringe a cambiare piani più volte. Punto la sveglia a ore antelucane, per accompagnare Clelia in partenza dall’aeroporto verso Porto Santo, e per arrivare di buon’ora a Ponta de São Lourenço. L’idea è quella di camminare lungo questo promontorio, estremità orientale di Madeira, giusto quando il sole sorge dal mare. Peccato che al mio arrivo la penisola sia colpita da un diluvio battente, avvolta dalla nebbia. Rimando la gita e passo allora alla prossima tappa prevista, ma il tempo non sembra migliorare nemmeno quando, poco dopo, arrivo a Santana, sulla costa settentrionale. Qui riesco a spendere qualche minuto, giusto il tempo di una fotografia, davanti a un paio di tipiche case colorate con il tetto di paglia, secondo l’antico stile isolano. Sopra Santana, si apre la consigliatissima rete di sentieri escursionistici del Parque Florestal das Queimadas, impraticabile però con questo tempo.

Dopo una serie infinita di tornanti, costeggiati da fitte foreste, che si fanno man mano più alte e tenebrose, il cielo inizia a dare segnali di luce e azzurro quando arrivo a Curral das Freiras, circondata da un contesto naturalistico incantato. Sono in un borgo sospeso sul fondo di una profonda gola, attorniata da alti muri rocciosi che svettano su ampi panorami. Dopo il diluvio, mi fanno compagnia diversi arcobaleni, che rendono il paesaggio ancora più indimenticabile. Da Curral das Freiras guido pochi minuti verso sud e mi ritrovo nuovamente sulla baia di Funchal. Superato in un lampo il sobborgo di Santo António, che ha visto Cristiano Ronaldo tirare i suoi primi calci al pallone, scelgo di dedicare una passeggiata al quartiere di Monte, il più aristocratico e blasonato di tutta Funchal. Il nome del quartiere già lascia immaginare la sua posizione geografica: Monte domina dall’alto tutta la città e ospita ville e giardini mozzafiato. Si può scegliere di raggiungerla con una lunga e ripida cabinovia che collega quest’area al centro storico di Funchal, in alternativa è stato facile trovare parcheggio (a pagamento) al Monte Parkplatz.

L’aria che si respira tra i viottoli scoscesi del quartiere è frizzante, rinvigorente. Seguo uno dei tanti consigli di Vítor e mi dirigo verso la chiesa di Nossa Senhora do Monte dove, tra le navate, scopro non senza sorpresa la tomba di Carlo I. Ultimo imperatore viennese della casata Asburgo, Carlo I fu esiliato con la famiglia proprio a Monte, a partire dal 1921, dopo la creazione della repubblica austriaca.

Costeggiando il Monte Palace, il giardino tropicale più lussureggiante (e caro, il biglietto costa 12,50€) dell’isola, potreste imbattervi in quelli che localmente si chiamano carros de cesto, che altro non sono che enormi cesti in vimini dotati di binari scivolosi e capaci di ospitare seduti un paio di passeggeri. Oggi quella dei carros de cesto è un’attività turistica (c’era oltre un’ora di attesa per vivere l’esperienza a bordo), ma un tempo i nobili frequentatori del quartiere Monte si facevano regolarmente trasportare giù dal ripido colle a bordo di queste speciali vetture. Un bagno rinfrescante alla Praia de São Tiago e un’ottima cena di carne al ristorante Zarcos (in Rua Conde Carvalhal 136) a Funchal, con vista a picco sul mare, chiudono in bellezza quella che, nonostante la pioggia, è stata una giornata piena di sorprese.

Giorno 4: Ponta de São Lourenço e il centro storico di Funchal

Dopo la delusione di ieri, devo riprovarci. Punto nuovamente la sveglia per le 6 in punto e mi dirigo, assonnato, verso Ponta de São Lourenço. Questa volta il tempo è discreto, e fin dai primi istanti questa stretta penisola, protesa verso est, mi dà sensazioni diverse rispetto a quanto visto finora a Madeira. A Ponta de São Lourenço, prima di tutto, non ci sono alberi: il vento è troppo forte e costante. Il litorale, già frastagliato lungo buona parte dell’isola, si fa qui ancora più sfaldato, irregolare, disegnato a matita dai tremori di un artista particolarmente creativo. I colori della roccia vanno dal giallo all’arancione, dal rosso fino al nero vulcanico. Dopo oltre un’ora di cammino, arrivo in fondo al percorso: il tempo è piuttosto terso e mi lascia intravedere all’orizzonte i profili accidentati delle Ilhas Desertas, sottili isolette abbandonate al largo di Funchal.

È ancora presto, intorno alle 11, quando, per un ultimo pranzo insieme a Vítor, scelgo di dedicare quattro passi al centro storico di Funchal. Riconsegnata in agenzia l’auto a noleggio, inizio a camminare tra le vie di quella che, al mio occhio inesperto, sembra una Lisbona in miniatura. Qui si stagliano monumenti e palazzi dedicati al racconto epico della conquista portoghese. In Avenida Arriaga, ad esempio, spicca il profilo solenne della statua di João Gonçalves Zarco, che in nome della corona portoghese sbarcò a Madeira, all’epoca disabitata, nel 1419. Mi sembra di intravedere un po’ di saudade negli occhi dell’esploratore. Forse Zarco ha nostalgia del continente ed è per questo che la statua fissa senza tregua la vetrina del Golden Gate Grand Café (in Avenida Zarco 2A), colorato da una selva di pasteis de nata, il pasticcino alla crema simbolo del Portogallo nel mondo.

La mia guida non manca di sorprendermi con nuove curiosità sull’isola. Scopro allora che il toponimo Funchal deriva dal nome di una pianta, il funcho (che altro non è che il finocchietto selvatico), che ricopriva in lungo e in largo la zona. Tutt’attorno, all’arrivo dei primi esploratori, apparivano alte e fitte foreste “ma i colonizzatori appiccarono volontariamente un grande incendio su tutta l’isola per creare spazi su cui costruire e coltivare”. Senza questi fuochi dolosi però sarebbe stato probabilmente difficile impiantare ad esempio la grande rete di vigneti che si sviluppa sulla costa meridionale di Madeira. Prima di allontanarci un’ultima volta da Funchal, in direzione dell’aeroporto, Vítor e io troviamo il tempo di fare un boccone al Mercado dos Lavradores. Per quanto frequentato da molti turisti, il mercato rionale conserva ancora parte della sua autenticità, tra i colori della frutta e verdura esotica e tipicamente subtropicale, o tra i grandi pesci recuperati al largo della baia di Funchal.

Conclusioni: perché Madeira?

Chi si aspetta una vacanza di sole sdraiati sul lettino resterà inevitabilmente deluso. Madeira è un paradiso per i camminatori e gli arrampicatori, ma è anche ricca di spunti per gli appassionati di botanica, di enogastronomia e…di Cristiano Ronaldo! Certo però è che il tempo variabile e la mancanza di vere e proprie spiagge sabbiose complica i piani dei vacanzieri da tintarella. Per chi avesse più tempo a disposizione, consiglio di ritagliare qualche giorno per una gita a Porto Santo, sorella minore dell’isola di Madeira, raggiungibile con un brevissimo volo gestito da Binter Canarias o con un trasferimento in traghetto. Porto Santo, oltre a conservare la casa-museo di Cristoforo Colombo, offre un litorale sabbioso dove dedicarsi a quel “dolce far niente” (passatemi il termine) che, nei dintorni di Funchal, è più complicato praticare. Per vivere appieno le atmosfere di fascino tipiche del Portogallo, colorate però da una vegetazione che assomiglia più a quella tropicale che a quella atlantica, l’appuntamento è invece all’aeroporto di Funchal. Ancor meglio se in compagnia di un vostro, personalissimo Vítor, capace di guidarvi attraverso secoli di storia e tradizioni di Madeira, “isola del legno”.

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