Quattro giorni a Londra 4
La camera risulta essere piuttosto confortevole: due letti ad una piazza e mezzo (mia moglie ed io stiamo un po’ stretti, in compenso mio figlio sta’ da pascià); il bagno con doccia, come del resto la camera, risulta essere pulito e la colazione abbondante, tanto da permetterci di affrontare la giornata con le necessarie energie. Per la camera abbiamo complessivamente speso circa 600 euro per quattro notti con la formula “Advance Purchase Breakfast Rate” (colazione compresa e pagamento anticipato al momento della prenotazione online con carta di credito); ho letto su internet critiche su questo albergo sia per quello che riguarda la pulizia che la colazione e la cortesia del personale: personalmente non ne vedo il motivo; avevamo scelto questa sistemazione perché solo poche settimane fa ci erano stati dei nostri amici e si erano trovati bene. L’unico appunto che posso fare è che avevamo prenotato una camera per non fumatori mentre quella che ci è stata assegnata era per fumatori, ma non c’erano odori così intensi da costituire un problema.
L’indomani mattina, guida alla mano, alle 9 siamo già in marcia. Acquistiamo prima qualche tramezzino e bibita in un supermercato vicino all’albergo. C’è ancora lo sciopero della metro per cui ci rechiamo con l’autobus a Victoria Station da dove iniziamo il nostro tour a piedi, anche perché il tempo, clemente, ce lo permette: cominciamo da Buckingham Palace, quindi, attraversando St. James Park, facciamo in tempo ad assistere al cambio delle Horse Guards mentre una troupe televisiva gira uno spot per le prossime olimpiadi con un ginnasta che esegue dei volteggi al cavallo (l’attrezzo ovviamente, non l’animale…); ci dirigiamo quindi a Trafalgar Square, scendiamo di nuovo lungo Whitehall verso la sede del Parlamento ed il Big Ben; visita alla chiesa di St. Margaret ed a Westminster Abbey. Attraversiamo ancora St. James Park, dove decidiamo di riposare un po’ mangiando i tramezzini. Edoardo, mio figlio dodicenne, gioca con gli scoiattoli ed in pochi minuti riesce persino a farsi beccare ad una gamba da un’anatra: penso sia un record. La magia dei parchi londinesi e la giornata di sole ci convincono a distendersi per un po’ sull’erba prima di riprendere il nostro giro e raggiungere Piccadilly Circus. Tappa doverosa a Lillywhites per gli acquisti e quindi ci rechiamo al British Museum per una visita che terminerà alla chiusura del museo. Ovviamente non riusciamo a visitare tutto quello che avremmo voluto, ma sono già felice di aver veduto mantenersi alta la soglia di attenzione di mio figlio per tutta la visita, con particolare entusiasmo per le sale egizie, tra la stele di Rosetta, sarcofagi e mummie. Quindi, sempre a piedi, fino a Baker Street dove ceniamo a base di abbondante “Fish & Chips” al pub “The Globe”: ogni porzione costa circa 10 £ con contorno di piselli, il pane e burro richiedono un piccolo extra (grazie Monyk per l’ottimo suggerimento!). Solo per ritornare in albergo prendiamo di nuovo l’autobus: penso che in 14 ore abbiamo percorso almeno una quindicina di kilometri per le strade di Londra – cui dobbiamo sommare la visita di oltre due ore al British Museum – e la fatica comincia ad affiorare. In camera, subito una doccia lava-stanchezza ed a nanna.
Secondo giorno: tempo sempre buono (qualche nuvola alternata a sprazzi di sole) e lo sciopero del tube sembra sospeso (la maggior parte delle linee sono accessibili). Ci rechiamo subito alla Torre di Londra: sbrighiamo abbastanza rapidamente la pratica biglietti (accipicchia quanto costano! Avevo cercato di risparmiare qualcosa prenotando online, ma con la Postpay non sono riuscito a concludere l’acquisto), quindi più di tre ore per visitarla in lungo e largo. Quando ci imbarchiamo sul battello per Greenwich è già quasi l’una. Ci godiamo gli scorci di Londra dal Tamigi, quindi, dopo aver mangiato qualcosa nella piazzetta di Greenwich, iniziamo la visita: mercato del paese, parco, osservatorio astronomico, foto di rito a cavallo del meridiano zero, quindi ritorno a Londra con la DLR; poi ci rechiamo in metro fino a South Kensington per una visita al Museo di Storia Naturale. Anche qui l’entusiasmo di mio figlio è alle stelle: piantina alla mano ci guida di sala in sala, tra scheletri e modellini mobili in scala di dinosauri, balene ed animali estinti fino a quando, gentilmente, i custodi ci chiedono di abbandonare il museo per la chiusura. Quando usciamo attraversiamo i Kensington Gardens fino alla statua di Peter Pan, passiamo per Hyde Park e percorriamo Oxford Street con l’obiettivo di cenare in un altro locale consigliatoci da Monyk, Sofra a St. Christopher’s Place. Il locale è pieno, essendo venerdì sera, ed il gestore ci offre gentilmente un bicchiere di vino pregandoci di attendere in strada al massimo cinque minuti con altri clienti. Quando però i cinque minuti diventano quaranta cominciamo a temere che possa ormai farsi troppo tardi e decidiamo, nostro malgrado, di rinunciare e di mangiare qualcosa di veloce nelle vicinanze del nostro albergo, in zona King’s Cross.
Terzo ed ultimo giorno, dedicato ai mercatini: i servizi della metro sono ancora buoni e dopo aver reso le Oyster Card con il recupero del credito residuo, iniziamo con il più classico mercatino di Portobello Road per proseguire con quello sicuramente più caratteristico di Camden Lock, tra decine di laboratori di piercing e tatuaggi e l’odore di incenso misto a quello delle cucine orientali. Comperiamo gli ultimi souvenir; mio figlio si decide infine ad acquistare maglietta e pantaloncini del Manchester United con il nome ed il numero di Wayne Rooney (che in quei giorni ha sostituito nel suo cuore, come in quello dei tifosi dello United, Cristiano “Gone”-aldo, appena passato al Real Madrid). Dopo una birra in un pub, un’ultima passeggiata per Hyde Park con gli scoiattoli, temerari, che si arrampicavano fin sulle nostre gambe alla ricerca di una nocciolina. Quindi una visita da Harrods ed ai negozi di moda lungo Oxford Street. Su insistenza di mio figlio ci godiamo un ultimo “Fish & Chips” sempre a “The Globe”. Quando usciamo dal pub una leggera pioggerellina ci ricorda che siamo a Londra; raggiungiamo Covent Garden e terminiamo la serata ascoltando un artista che, accompagnandosi con la sua chitarra, canta alcune canzoni di Cat Stevens mentre attorno a lui tre bimbe ballano tra loro tenendosi per mano. Sarà la musica, i sorrisi delle bambine, la pioggia che sta già smettendo di cadere, la stanchezza, una birra in più, la consapevolezza che l’indomani ci aspetta il ritorno, ma questa atmosfera un po’ nostalgica e triste ci si appiccica addosso e rimane ancora indelebile come uno dei ricordi più dolci e veri di questa nostra vacanza londinese. Tornati in camera facciamo le valige. Lasciamo l’albergo alle sei di mattina del giorno dopo. In taxi raggiungiamo Liverpool Street e da lì in autobus l’aeroporto di Stansted. Anche in questo caso il volo Ryanair è perfettamente puntuale e conclude positivamente questo nostro viaggio. Il più soddisfatto è ovviamente mio figlio: per lui era la prima esperienza a Londra, anche se quella di mia moglie e mia risalgono ad oltre venti anni fa. Chissà se, fra qualche anno, ricordando questo suo viaggio, anche lui lo assocerà alle note di un vecchio pezzo di Cat Stevens?