Quattro giorni a Budapest 3

Io, mia moglie e nostro figlio di 14 anni decidiamo per una 'quattro-giorni' di vacanza pasquale. Destinazione Budapest. Primo giorno - venerdì 9 aprile 2009 Partenza in una calda giornata primaverile, volo Lufthansa delle 17:25. Decollo e atterraggio in perfetto orario dopo 100 minuti scarsi di volo quasi interamente impegnati da Delia (mia...
Scritto da: Bouè
quattro giorni a budapest 3
Partenza il: 09/04/2009
Ritorno il: 12/04/2009
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Io, mia moglie e nostro figlio di 14 anni decidiamo per una ‘quattro-giorni’ di vacanza pasquale. Destinazione Budapest.

Primo giorno – venerdì 9 aprile 2009 Partenza in una calda giornata primaverile, volo Lufthansa delle 17:25.

Decollo e atterraggio in perfetto orario dopo 100 minuti scarsi di volo quasi interamente impegnati da Delia (mia moglie) nel divorare le tre razioni di cibo preconfezionato a noi assegnate (combinazione con discreta porzione pasta-al-pesto più “roll” artificiale imbottito di formaggio sintetico cosparso con una sostanza non chiaramente qualificabile dalla inquietante colorazione cangiante tra il rosa ed il marroncino…).

A destinazione ci accoglie un bel clima tiepido in una serata piacevole e ancora luminosa.

Con i soli bagagli a mano fuori-usciamo rapidi e raggiungiamo il ticket-desk dove prenotiamo il Minibus che ci porterà all’hotel (Mercure City Center): acquistiamo un biglietto A/R (il giorno prima della partenza dovremo far chiamare l’hotel per confermare il ritorno e fissare l’orario di pick-up). Siamo in Hotel dopo 40 minuti circa di viaggio a bordo di un Shutle Minubus preposto al trasporto dei turisti lungo le tratte A/R aeroporto-hotel.

La periferia, ad un primo sguardo d’insieme, appare simile a quella di qualsiasi città europea occidentale, anche se si osserva presto che è meno ricca di stabilimenti, fabbriche, industrie (una sola, la Flextronics, si fa notare per la modernità della costruzione), centri servizi vari e insegne pubblicitarie.

Soprattutto è evidente la carenza di supermercati (si scorge un Lidl) e ipermercati (ne abbiamo individuato uno solo lungo la tangenziale) e si vede inoltre che scarseggiano i centri commerciali di varia dimensione e concezione.

Le prime case sono agglomerati di villette molto semplici, con il tetto spiovente e quasi del tutto prive di particolari abbellimenti (giardinaggio, fiori, tende, etc.), distribuite lungo stradine a tratti quasi sterrate che “sanno” ancora di campagna nonostante la vicinanza al grande centro urbano.

Appena si entra in città incontriamo quartieri che suscitano una certa percezione di indigenza rispetto a quelli che sono i nostri standard: marciapiedi disadorni, portoni e muri malandati, androni polverosi, condomini “affamati” di ogni tipo di manutenzione esterna, rari negozi, per lo più trasandati e dal look estremamente “povero”, poca gente per la strada, qualcuno con il sacchettino in plastica di una spesa non certo abbondante, abbigliamento usuale, non curato e atteggiamento tutt’altro che “consumistico”… Percorrendo i lunghi viali della città che conducono verso il centro si scorgono grandi palazzi d’epoca, alcuni malandati eppure carichi di un fascino decadente; anche qui, rari esercizi commerciali, pochissimo shopping, numerosi McDonald (così tanti da far nascere il sospetto che il crollo del regime comunista sia stato progettato e attuato a seguito di un preciso disegno per la diffusione di questa “catena”…) Sembrano quasi del tutto assenti anche punti vendita di articoli tecnologici di largo consumo (cellulari, computer, elettronica, videogiochi, etc.); qua e là si scorge qualche pub che, anche qui, è un tipo di locale non paragonabile al “nostro” bar.

C’è poco traffico, probabilmente vista l’ora pre-serale di un venerdì pre-festivo: di tanto in tanto corrono lunghissimi tram gialli di recente fabbricazione alternati ad autobus di linea di colore blu, il tutto fa pensare che vi sia una buona copertura del servizio pubblico di trasporto, anche perché sembrano numerosi pure i taxi (in genere auto moderne dal colore nero oppure blu scuro tirato a lucido).

Il parco macchine in circolazione è mediamente di ultima generazione anche se spiccano, non rarissime, vetture anni-‘50’60 sopravvissute alla modernità e assolutamente improbabili agli occhi di chi proviene dal “ricco” e “moderno occidente, nonché vecchie “simil-FIAT-124” prodotte nei lugubri stabilimenti dell’est europeo dei quali conservano ancora il look triste e abbruttito dopo essere state geneticamente modificate rispetto allo splendido originale nostrano.

Il nostro hotel si affaccia sulla pedonale, commerciale e un po’ convenzionale Vaci Utca al cui interno (così come nelle vie limitrofe del centro-città) si susseguono ristoranti e locali di un certo prestigio, alcuni negozi caratteristici, banche dotate di OTP (punto bancomat) e l’immancabile “pattern” McDonald-Nike.

la prima sera… Giunti in hotel, giusto il tempo di posare il bagaglio e siamo subito in strada per la prima, ufficiale “promenade” mentre pian piano cala il buio e si alza il sipario della Budapest notturna, meravigliosa e splendente di luci attorno alla grande lingua scura del Danubio sulla quale tentano di riflettersi le immagini degli immensi ponti, delle mirabili chiese e di tutti gli imponenti edifici che rendono questa città una straordinaria capitale della storia e dell’arte… Percorriamo la Vaci Utca per circa 200 metri fino alla Piazza Vorosmarty animata dalle bancarelle di un mercatino tradizionale e inconfondibile all’olfatto a causa delle tante tavolate dove si consumano – gente di ogni nazione, sesso ed età – salsicce, wurstel e birra a profusione, as usual… Ci fermiamo, attratti dalla dolcezza di un profumo tipo cannella, ad osservare la produzione di un dolce locale a forma cilindrica i cui “flavour” sono il cocco, la nocciola ed il chiodo di garofano; confortati da una coppia di ragazzi toscani che ci spiegano che si tratta di un ottimo dolce ci lasciamo tentare e ne assaggiamo uno (veramente buono) inaugurando così il consumo della nostra scorta di fiorini… Qui realizzo di aver clamorosamente e maldestramente dimenticato a casa ben 40.000 dei 50.000 fiorini ungheresi acquistati…Colpa l’incauto cambio di zaino fatto all’ultimo momento prima di partire con annessa rinuncia al “marsupio” dentro il quale avevo già stipato i fiorini nell’apposita tasca dall’esatta forma…Cosa che – non lo nego – mi aveva persino procurato un sottile compiacimento da “turista-perfettamente-organizzato”…Sigh! Superato il momento di “empasse” riprendiamo il cammino tornando sui nostri passi verso l’hotel e da qui all’incrocio con l’arteria Sbabad Sajto, quindi proseguiamo a sinistra fino ai piedi del Ponte Elisabetta oltre il quale si erge, sul lato opposto del Danubio, ai piedi della cittadella, il Monumento a Gellert.

Camminiamo lungo il lato della Chiesa Parrocchiale del Centro-città; sul piazzale della Chiesa incontriamo nuovamente i ragazzi toscani e scopriamo che sono tornati sul luogo del delitto: sono infatti lì per festeggiare i 20 anni di matrimonio, nello stessa meta del viaggio di nozze… Raggiungiamo la via pedonale sul lungo-fiume dal quale, passeggiando in direzione nord, ammiriamo – lungo la sponda opposta – lo spettacolo notturno del Palazzo Reale, della Chiesa di Matyas fino al Ponte delle Catene che chiude un ideale perimetro di luci.

Lungo la nostra sponda ammiriamo sulla destra il palazzo della Concert Hall dopo il quale ha inizio il complesso dei grandi alberghi moderni lungo il fiume: Merriot, Intercontinental e Sofitel si concatenano fino a congiungersi con la Piazza di Rooslvelt dominata dal mugnificente Palazzo Grasham (oggi esclusivo hotel da 4.000 euro a notte) sapientemente illuminato per esaltarne la preziosità architettonica… Soddisfatti della vista e appagati del primo assaggio della città, rientriamo in albergo camminando verso sud lungo la parallela interna sulla quale si affaccia il retro dei grandi hotel e di qui guadagniamo ancora la Piazza Vorosmarty, esattamente dalla parte opposta rispetto al primo arrivo, ed infine la Vaci che ci riconduce al Mercure, non prima di aver tentato – senza successo – un prelievo bancomat con la carta di Delia che risulta inspiegabilmente non abilitata… Lungo il percorso sulla Vaci ci soffermiamo a studiare il cambio euro-fiorino (1 a 285 circa) presso i molti Change-Point ripromettendoci, all’indomani, di rimpinguare le nostre depauperate casse presso la conciergerie del Mercure.

In camera, prima della nanna, consumiamo la nostra cena al sacco prudentemente accumulata, qualche ora prima, al bar di Malpensa; in compenso, scopriamo che le microscopiche bottigliette di acqua che popolano il frigobar, e delle quali nostro malgrado in quel frangente non possiamo fare a meno, costano almeno quanto una cena di lusso…!! Intorno alla mezzanotte Delia ha appetito: con una decisione tanto sofferta quanto necessaria implementiamo l'”esborso frigobar” prelevando la barretta di cioccolato Kit-kat dal valore di mercato non inferiore al lingotto d’oro…!! buonanotte!! Secondo giorno – sabato 10 aprile 2009 Sveglia intorno alle 8.30: il primo sguardo oltre le tende annuncia una bella giornata di sole… Dopo una ricca colazione prendiamo la Vaci in direzione sud e la percorriamo tutta per raggiungere il Mercato Coperto: si tratta di un grande edificio progettato da Eiffel al cui interno sono stati realizzati due piani destinati al dispiegarsi di un ricco mercato alimentare, gastronomico e folkloristico (qui acquistiamo un caratteristico barattolo di paprika per un nostro amico).

Appena all’esterno, volgiamo a sinistra verso il Ponte Szabadsag (Ponte della Libertà) procedendo a zig-zag tra i lavori stradali e attratti dalla vista, sulla sponda opposta, del maestoso edificio dove ora ha sede l’Hotel Gellert con annessa la famosa stazione termale.

Ai piedi del ponte cambiamo idea accesi dall’idea di un giro sul Danubio: guadagniamo allora la passeggiata lungo-fiume in direzione nord; il primo molo si presenta tuttavia disabitato e allora decidiamo di proseguire oltrepassando il Ponte Elisabetta fino al successivo molo da dove ha inizio il nostro boat-tour sulle acque dell’ex “bel Danubio blu”; l’escursione dura un’ora e si articola in tre momenti: il primo verso nord superando il Ponte delle Catene fino al Ponte Margherita, con l’attenzione rivolta a destra verso Pest (Concert Hall, Piazza di Roosvelt e Palazzo Grasham, Basilica di Santo Stefano, Accademia Ungherese delle Scienze, Parlamento) il secondo, di ritorno verso sud, con lo sguardo volto a Buda (Chiesa Calvinista, Chiesa di Sant’Anna, Bastione dei Pescatori, Chiesa di Matyas, Piazza Clark Adam, Palazzo Reale, di nuovo Ponte Elisabetta, Monumento a Gellert, Cittadella, poi ancora Ponte Szabadsag e Hotel Gellert, Università della Tecnica, Ponte Petofi e infine Ponte Lagymanyosi, il più recente) il terzo nuovamente verso nord e nuovamente concentrati sul lato di Pest (Fabbrica Zwack Unicum, Università Corvinus).

Terminato il giro in battello decidiamo di fare una breve sosta in camera: Samuele si lava i capelli (sporchini e compromessi da un wax-gel ungherese acquistato in prima mattina e dalla dubbia efficacia), io mi riposo 10 minuti, Delia legge…Ed eccoci pronti a ripartire, meta fissata il Palazzo Reale.

Raggiungiamo a piedi il Ponte delle Catene, lo attraversiamo camminando sul marciapiede sud e ci troviamo in Piazza Clark Adam (idealmente imperniata sul monumento del Chilometro 0 dal quale si misura la distanza ufficiale con Vienna) con gli occhi rivolti verso la Siklo, cioè la funicolare che si arrampica sul monte fino ai piedi del Palazzo Reale.

Qui dobbiamo affrontare la prima delusione: il servizio è interrotto causa lavori di manutenzione… freschi nella mente e aitanti nel fisico decidiamo all’istante di affrontare a piedi la scalata imboccando senza indugio la strada pedonale che segue le mura e, grazie anche a qualche sapiente “taglio” di percorso sfruttando scalinate e sentieri più ripidi ma decisamente più brevi, in pochi minuti di convinta ascesa guadagniamo il grande piazzale sulla sommità da dove possiamo posare lo sguardo panoramico sulla grande distesa di Pest verso est e scoprire la bellezza delle colline di Buda verso ovest oramai siamo lanciati e decidiamo di affrontare tutta la zona del Castello… muoviamo i passi verso la Città Vecchia e la percorriamo tutta lungo le caratteristiche vie, sostando al Bastione dei Pescatori davanti alla Statua di Santo Stefano ed alla Chiesa di Matyas (dove fa mostra di sé un falconiere in abiti d’epoca con i suoi tanto splendidi quando obbedienti rapaci); ci addentriamo per pochi minuti (e fino alla cassa d’ingresso) dentro il Labirinto del Castello, giusto per decidere di non percorrerlo (è lunghissimo) ed infine, per la gioia di Delia, ammiriamo il Porcospino sulla facciata dell’antico palazzo al numero 3 di Piazza Andràs Hess, anticamente sede della Locanda del Porcospino Rosso.

Dopo esserci addentrati nella Città Vecchia rientriamo verso il Palazzo Reale: varchiamo la Porta dei Leoni, miriamo la Fontana di Matyas ed infine…Un bel Magnum (Samuele se ne pappa due!!) mentre le luci del giorno stanno ormai iniziando la loro lenta, dolce, lasciva, inesorabile agonia… Messi di fronte al problema-cena propendiamo per la modernità a scapito delle tradizioni locali: sotto allora con massicce dosi take-away di patatine fritte e “polletti” (autentica passione di Samuele, leggi Chicken-McNuggets by Mc Donald)…Il Goulash può attendere!

Terzo giorno – domenica 11 aprile 2009 wake-up poco prima delle 9.00: dopo una bella prima colazione (con Delia che prepara e “imbosca” i panini per il nostro pranzo…) e dopo aver chiesto in reception di confermare il Minibus per l’aeroporto l’indomani, muoviamo di buona lena verso il Parlamento che raggiungiamo in Piazza Kossuth provenendo dal lungo-Danubio e oltrepassando il giardino che ospita la Statua di Attila Jòzsef, poeta morto suicida a 32 anni dopo un’esistenza spesa nella meditazione sull’umana condizione… Non possiamo, come prima cosa, non soffermarci sulla lapide che ricorda l’eccidio di molte persone da parte del regime militare sovietico nel 1956: in quella piazza, oggi meta di serafici turisti con il naso all’insù e provenienti da ogni parte del mondo, 50 anni or sono volava il piombo della repressione e correva il sangue di tanta gente … Su Piazza Kossuth si affaccia l’imponente palazzo neoclassico che ospita il Museo Etnografico: la visita è d’obbligo…E si rivela davvero interessante, ricca e coinvolgente…Dopo oltre un’ora di osservazione di immagini, ricostruzioni e oggetti d’epoca griffiamo il libro dei visitatori con il nostro giudizio e salutiamo lo splendido palazzo… Appena usciti procediamo alla nostra sinistra, oltre il Ministero dell’Agricoltura incontriamo il celebre Monumento a Imre Nagy, Primo Ministro nel 1956 e anch’egli vittima del regime nel 1958… Proseguiamo, guidati dall’istinto (in realtà con l’obiettivo di raggiungere la Basilica di S. Stefano), lungo la Vecsey e ci ritroviamo nell’amplissima, elegante, verde e tranquilla Piazza Szabadsag (l’unico punto di Budapest dove sopravvive un momento in ricordo dei caditi dell’esercito sovietico): la percorriamo tutta non senza aver rinunciato ad una breve sosta ristoratrice su una classica panchina… ed eccoci davanti all’immensa Basilica di S. Stefano che visitiamo un po’ in fretta sia perché è una sorta di “dejà-vù” per la nostra sensibilità estetica italiana, sia perché siamo ormai un po’ affaticati… Usciti dalla Basilica decidiamo di rientrare in hotel per concederci una pausa di ristoro e riposo a metà giornata… Attraversando la Piazza Erszébet notiamo il primo (e unico) playground e – mentre io e Samuele non resistiamo alla tentazione di avvicinarci come predatori che fiutano l’odore della preda – Delia (ben più pratica e funzionale al programma) raggiunge il sightseeing-point dove raccoglie tutte le informazioni per pianificare il nostro prossimo tour guidato dentro la città… Dopo la sosta in hotel arriviamo di nuovo in Piazza Erszébet e saliamo subito a bordo del pullman scoperto che ci guiderà attraverso un lungo e significativo tour di Budapest … indossato il provvidenziale K-Way per ripararci dal vento e armati delle cuffie in dotazione per ascoltare le interessanti illustrazione storiche, artistiche e aneddotiche sulla città, per circa 2 ore impariamo a conoscere Buda e Pest: strade, piazze, edifici, monumenti, panorama… Oltre ai ben noti monumenti ed edifici il tour permette di intravedere qualche scorcio di Budapest (o meglio di Pest) davvero interessante, come l’ampio viale Dsòza Gyòrgy (leader della rivolta contadine del ‘500, messo a morte su un trono arroventato e con un corona infuocata sul capo!) costruito dal regime per le sfilate del 1 maggio, la Sinagoga (seconda in Europa, dopo quella di Amsterdam, per dimensione), il grigio Palazzo del Terrore nei paraggi di Piazza Kossuth dove aveva sede il partito comunista all’epoca del totalitarismo… Il tour ha inizio e termina in Piazza Erszébet nel cui playground vediamo ora diversi ragazzi che giocano: Samuele, talento irrequieto ed agonista con la “A” maiuscola, prova a convincermi a sfidare la gioventù “locale”…Ma io non cedo! Bene, si è fatta l’ora di cena e ci lasciamo sedurre da un locale già intravisto: il “VaPiano” con le sue moderne vetrine che espongono “cose veraci”: pasta, basilico…Insomma è proprio il caso dire facciamoci “du’ spaghi!!” Questo ristorante, dove si possono mangiare solo dei “primi” di pasta oppure pizza, è un curioso mix di cucina tradizionale italiana e ambientazione moderna (piano terra e piano superiore collegati con scala interna modernissima, angolo bar, cassa all’avanguardia all’ingresso con la signorina che consegna la tessera magnetica indispensabile per caricare il costo delle consumazioni, luci soffuse e rilassanti, tavoli in legno stilizzati e ammanniti con le piantine di basilico a guisa di decorazione in sintonia cromatica ed olfattiva con il cibo che vi si consuma…) Il tutto avviene con un “processo” che prevede ordinazione fai-da-te mettendoti in coda con il tipico vassoio-da-mensa e quindi scegliendo sulla disponibilità di un menù in formato-brochure che peschi dall’apposito contenitore, preparazione dei piatti di pasta all’istante quando arriva il tuo turno e infine piacevole consumazione nella postazione che più ti piace tra quelle disponibili… alla fine abbiamo mangiato veramente bene (ravioli di carne al sugo, pasta con il filetto e – purtroppo per Samuele – anche tanta rucola…) dopo aver sciolto una serie di “misundersting” incontrati in fase di ordinazione…(non avevamo capito – convinti, o meglio illusi, di trovarci ormai in pieno territorio gastronomico italiano – che il filetto non era un secondo e andava invece inteso come “condimento” in associazione con una certa tipologia di una pasta)… insomma, ci è piaciuto davvero! Dopocena pensato con “passeggiatina” che diventa “passeggiatona” motivati dal goderci le luci della Budapest notturna: arriviamo dapprima in Piazza di Roosvelt ed al Ponte delle Catene, lo attraversiamo e quindi “ripieghiamo” camminando lungo la sponda-Buda del Danubio (poco frequentata in quanto del tutto priva di locali e tormentata dai lavori stradali) scarpinando per 1 Km circa fino al Ponte Elisabetta che attraversiamo a piedi per la prima volta ed al termine del quale (siamo rientrati in Pest) ci accoglie sempre la Chiesa Parrocchiale del Centro-città.

Da qui in pochi minuti raggiungiamo l’hotel ripercorrendo il breve tratto di Vaci ormai noto ed infine…Il momento della meritata nanna! Quarto giorno – lunedì 12 aprile 2009 Ed eccoci al nostro ultimo giorno…Le previsioni visualizzate sul display in hotel indicavano un clima così-così, forse piovoso e invece ci assiste ancora la fortuna che sforna una giornata calda e assolata.

Dopo la consueta, ricca colazione (con collaudata scorta di panini) e saldato il conto, lasciamo i bagagli in hotel e ci dirigiamo verso Piazza Erszébet per riprendere il pullman del sightseeing-tour: destinazione la famigerata Casa del Terrore, ovvero l’edificio sito in Andràssy ut. Che fu sede (fino al 1967) della polizia segreta prima nazista e poi comunista… Questo palazzo deve la sua lugubre fama alle ben note camere di tortura e di esecuzione…Chi entrava lì o usciva cadavere oppure diventava collaboratore o spia del regime…Lungo il muro esterno del palazzo sono collocate decine e decine di fotografie con i volti di tante giovani persone che, soprattutto negli anni ’50, hanno drammaticamente lasciato la loro vita in quella casa… Siamo molto ansiosi di visitare questo Museo che racconta cosa avveniva dentro l’head-quarter dei servizi segreti e invece…Invece (da veri “polli”) arriviamo sul portone e leggiamo che il lunedì il Museo è chiuso…Che scoperta! era persino scritto sulla guida…Maledizione! accidenti! che peccato!!! Sostiamo un po’ e infine ci rimettiamo in movimento… Seguiamo allora il camminamento pedonale alberato che corre lungo la Andràssy ut. E percorriamo un buon chilometro e mezzo fino alla Piazza degli Eroi con l’intenzione di consolarci per la delusione andando a visitare lo zoo che si trova nel grande parco: anche qui, però, dobbiamo desistere, oggi è Pasquetta, mezza Budapest si è recata al parco e per entrare allo zoo ci sono lunghissime code…! Andiamo allora alla fermata del sightseeing-tour in Piazza degli Eroi e saliamo sul pullman per riprendere (o meglio, ripetere) il giro della città… Scendiamo in Piazza Kossuth e ne approfittiamo per mangiarci i panini comodamente seduti su una panchina.

Attraversiamo quindi la via del lungo-fiume e raggiungiamo la banchina sulla quale sono posate le riproduzioni in bronzo delle scarpe lasciate dalle vittime trucidate lungo Danubio durante il sanguinoso dominio del Partito della “Croce Frecciata”, ovvero i nazisti ungheresi, le cui milizie scatenarono una caccia all’uomo senza sosta uccidendo migliaia di ebrei e gettandoli nel Danubio… da qui volgiamo lo sguardo e i passi verso nord, alla scoperta dell’Isola Margherita… L’isola è una grande lingua verde che per qualche chilometro scinde il Danubio in due rami paralleli ed è collegata direttamente al Ponte Margherita dal quale è facilmente raggiungibile a piedi…Decidiamo di farci un bel giro sull’isola in bici, ma…Non c’è il due-senza-il-tre: oggi niente Casa del Terrore, niente zoo e niente bici! neanche più una… tutte esaurite (“good business!” commenta con un sogghigno di trionfo appena accennato il titolare del bike-rent…”for you!” ribatte prontamente Delia con venatura sardonica, “next time!” chiudo io con diplomazia di circostanza…) Va bé, oggi è così…Ci accontentiamo allora di quattro passi fino ad una panchina lungo la sponda e trascorriamo un’oretta riposante e allegra chiacchierando a proposito dei tanti improvvisati joggers che sfilano davanti ai nostri occhi… Broblemino: a Delia scappa la plin plin…L’hotel dista un bel po’ (diciamo 3 km)…Pensiamo allora di tornare a piedi fino a Piazza Kossuth e di lì – facendo un classico hop-on sul primo sightseeing pullman – avvicinarci velocemente all’hotel dove, tra l’altro, alle 17:30 abbiamo l’appuntamento con il minibus per andare in aeroporto… giunti in Piazza Kossuth vengo colto (come talvolta mi accade) da raptus di performance atletico-motoria (forse eccitato dai suddetti joggers…Mah!?) e invito energicamente la compagnia a proseguire a piedi senza fermarci ad aspettare l’arrivo del pullman che tanto “chissà quando arriverà!?”… facciamo pochi metri giusto il tempo per cogliere il fotogramma del pullman che sfila puntualissimo e beffardo alle nostre spalle…Samuele prudentemente, come suo stile, non commenta mentre sul volto di Delia si scolpiscono gli stessi lineamenti che hanno reso celebre Charles Bronson ne “Il vendicatore della notte”…Anche io – a questo punto – evito di proferire ulteriori parole e mi astengo da ogni commento… Giunti in hotel facciamo tutti plin plin e – smaltite le scorie del malumore pre-plin plin con una secca e velatamente polemica disquisizione su quali poltrone, tra la hall ed il bar, converrebbe occupare in attesa del Minubus – ci rilassiamo per bene… Ancora il tempo per un veloce “salto” in Piazza Vorosmarty dove Delia, rinfrancata e nuovamente padrona del proprio killer instinct da acquisto in “zona Cesarini”, non lascia vuoto il suo personale shopping-score accaparrandosi, per pochi fiorini, un imperdibile tagliere in legno già adocchiato, molto probabilmente, fin dalla prima sera… Puntualissimo il minibus ci preleva alle 17:20 e ci porta a Ferihegy terminal 2A… ritorno in perfetto orario, volo Lufthansa delle 19:35, alle 21.00 siamo a Malpensa, alle 22:00 varchiamo l’uscio di casa…Ciao Budapest!! Bene…!! È stata una vacanza bellissima. È stimolante conoscere una nuova città, la sua storia, la sua attuale dimensione. Budapest, e con essa l’Ungheria (nella capitale vivono 2 milioni di persone, un quinto del totale) è carica di storia, di arte e di raffinatezza ma ancora oggi, a vent’anni dall’emancipazione dal regime comunista, lascia intuire la drammaticità della sua storia recente caratterizzata dalla tremenda transizione dal nazismo tedesco al totalitarismo sovietico. Ingenti capitali stranieri, in primis italiani, sono stati immessi in questa realtà che – come molti paesi dell’ex-blocco sovietico – sono stati concepiti come un nuovo mercato a crescita infinita… I dati attuali parlano di un’economica in crisi con tanta gente indebitata dopo anni di diffusa ed esasperata tendenza al finanziamento del consumo (case, automobili, elettrodomestici) impiantato su un tessuto produttivo ancora debole e su una logica di rateizzazione con tasso variabile o sul ricorso a valuta straniera, con il risultato che oggi privati ed aziende si ritrovano a dover sostenere mutui lievitati in misura abnorme… PS:…A proposito di Samuele…

· è stato, come solo lui sa essere, paziente e instancabile · lui che sostiene che “tutte le città, Londra, Budapest, Parigi ecc..Sono tutte uguali:monumenti, piazze, chiese” · lui che ha nella mente e nel cuore soltanto New York! · lui che, dagli da mangiare i suoi “polletti”, e lo fai felice! · lui che è uno spettacolo quando facciamo i tour in battello o in pullman con quel suo sguardo perso in direzione dello schienale del sedile davanti… · lui che, insieme con me come il Gatto e la Volpe, è il soggetto preferito delle riprese-schiena delle foto di Delia · lui che davanti al campetto di basket nel centro di Budapest mi sfotteva perché diceva che me la facevo sotto..

· lui che, senza di lui, che divertimento è?



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