Quattro donne a spasso per l’Abruzzo per un Capodanno da… lupi
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Mattina del 30 gennaio
Roma, casa mia: una bella giornata di sole sveglia me, Cinzia e Barbara di “prima” mattina – ovvero intorno alle 10,00, dato che eravamo reduci dalle bisbocce della festicciola del mio compleanno della sera precedente – e cominciamo a prepararci alla partenza per l’Abruzzo!
La meta è stata scelta dopo tanti pensamenti e ripensamenti, viste anche le previsioni del tempo pessime per il Capodanno, però… ormai… una decisione è stata presa.
Dopo un veloce giretto al mercatino di Talenti, torniamo a casa e ci prepariamo per la partenza. Annalisa è stata categorica: “Allora, io esco all’una dall’ufficio, e vi vengo a prendere. Fatevi trovare pronte sotto casa!!!”.
In fretta ci prepariamo, non c’è tempo per mangiare una cosa veloce e Cinzia si appresta a farsi il panino…:”Lo mangerò in macchina, speriamo di non smollicare…”.
Scendiamo in strada, ed aspettiamo. Borsoni, zainetti, ciaspole, tutto è allineato perfettamente sul marciapiede sotto casa mia, e noi pure siamo vestite di tutto punto con cappottone (io) e piumini (loro due)… – questa scena ricalca senza volerlo quella del film di Totò, Peppino e la malafemmina, sul loro arrivo alla stazione di Milano. Ahò…fa freddo che dovemo fa’?!
Arriva il Bipper bianco equipaggiato con gomme termiche nuovissime, carichiamo e partiamo… Via! Alla volta dell’Abruzzo e di Civitella Alfedena. Un rapido consulto sulla strada da prendere (Roma-Napoli e poi Forca d’Acero, oppure Roma-L’Aquila e uno dei passi)…si decide che si farà l’autostrada Roma-L’Aquila e poi la provinciale da Pescina per Bisegna-Pescasseroli. Viste le condizioni meteo, ed il vento forte di bufera, il passo di Forca d’Acero è troppo esposto e pericoloso. In fondo, la strada scelta da noi è anche quella che fanno gli autobus di linea, quindi… dovrebbe essere la più praticabile…si spera…
Lungo l’autostrada il sole cede il posto ad un cielo grigio chiaro, davanti a noi c’è come un muro lattiginoso, strano, mai visto in condizioni normali. “A reca’!!! Guardate davanti a noi… me sa che dovemo passa’ lì dentro…”. Il terrore serpeggia tra le occupanti della macchina, ma cerchiamo di non spaventarci più di tanto, anche per tenere tranquilla Annalisa, che pare stia guidando con calma e destrezza. Appena uscite dall’autostrada comincia a nevicare, a Pescina la situazione è ancora accettabile. “Bene! Incamminiamoci verso la strada di montagna…” Davanti a noi c’è anche una Panda 4×4 della forestale. Meglio, così ci sentiamo più tranquille…
Si procede lentamente in coda ad un piccolo serpentone di auto, ma si riesce ad andare avanti. Arrivate ad Ortona dei Marsi, alla piazzetta principale, c’è un po’ di caos. Chi sistema le catene, chi si guarda attorno… mentre la neve scende… scende tra raffiche di vento gelide. Le macchine davanti a noi sono ferme e ci fermiamo anche noi. Dopo un po’ un’altra macchina della forestale (o forse era della polizia provinciale – non so – c’era vento e nebbia) ci affianca e ci chiede dove stiamo andando. “Noi dovremmo andare a Villetta Barrea…” risponde Annalisa con la sua vocina gentile e con un sorriso. “Nun se ne parla proprio. Accostate e fermatevi qua. Da qui non vi potete muovere!!!” Acc.! Ed ora? L’attimo di sgomento e panico dura pochissimo. Attaccate ai vari cellulari, cominciamo a cercare qualche posto da dormire nel paese e troviamo, dopo un po’ di trattativa, alloggio presso il bed and breakfast “Il Sorbo” proprio nel centro del paese di Ortona dei Marsi.
Bene! Annalisa cerca con un po’ di manovre di sistemare la macchina in modo da non dare fastidio alla circolazione di eventuali altre auto (forse uno spalaneve fantasma?!?), ma dopo un mezzo giro, una retromarcia e qualche metro di qua e di là, la macchina viene lasciata esattamente allo stesso punto di prima. “Ahò…neanche c’avessi preso le misure!!!” esclama Cinzia, complimentandosi con la guidatrice temeraria.
Apro la portiera e devo affondare il piede in 30 centimetri di neve e non avevo messo gli scarponcini! Acc… vabbè, prendiamo i borsoni e le valigie, che con le rotelle scopriamo essere molto utili per camminare nella neve alta ed andiamo alla ricerca del bed and breakfast.
Il paesino è bellissimo sotto la nevicata, sembra veramente di stare in un presepe e noi sembriamo i pastori del gregge che si aggirano tra le casette che sembrano di cartone ed intanto vanno alla ricerca della grotta del bambinello…
Per fortuna, il posto è abbastanza vicino ed entriamo. Il salone è caldo ed accogliente, arredato con gusto e con uno splendido affaccio sulla Valle del Giovenco – da dove vediamo che le folate di vento e neve non cessano, anzi aumentano.
Il gestore ci dice di pazientare un po’ perché stanno sistemando la stanza, ovviamente solo per questa notte, visto che per il 31 sera hanno le camere tutte prenotate, ed intanto appoggia la mano sul pavimento in cotto e, tutto soddisfatto, esclama: “Si, si, si sta scaldando bene… perché noi qui abbiamo messo il riscaldamento a pavimento e quindi, adesso, piano piano, arriverà il calore… ci mette un po’, ma arriverà…”…speriamo!
“Ok, la stanza è pronta. Potete salire… starete un po’ strettine in quattro, ma almeno vi fate un po’ di caldo tra di voi”… Eh! Già! Il calore umano…
Metto piede nella stanza ed un gelo mi avvolge, dai capelli, il naso, le orecchie…i chiapponi ed i piedoni… BRRRRRR! Ed anche qui c’è il riscaldamento a pavimento!! Per non parlare del bagno!
I gestori vanno via e ci dicono che si ripresenteranno la mattina dopo… SBAM! La porta si chiude dietro le loro spalle e noi cominciamo a tastare tutto il pavimento del salone ed anche quello della camera, alla ricerca del “calore passante”… “Ma te te ricordi dove aveva messo la mano? Diceva che qua se sentiva er calore…” “No, no, senti qui, forse… è… tiepido?!?” “Ma in stanza? Dove passa il calore? In che punto?”… “Ma all’ingresso ce sta er Fanculer!!!” “e che è?” “Ma come che è? È er convettore che fa caldo!” ripensandoci, si scrive Fan Cooler, ma in italiano si legge Fanculer…
Beh, decidiamo di andare a cena presto, naturalmente nell’unico posto possibile, cioè al ristorante annesso al bar della piazza, diventato punto di ritrovo di turisti sperduti nella bufera di neve, paesani che sono scesi per godersi lo spettacolo, lavoranti delle strade che si stanno riposando e quindi unico posto da dove si possono avere notizie aggiornate sulla situazione strade e meteo. “Dicono che la strada viene chiusa a Bisegna, il paese dopo, perché poi ci sono gli alberi caduti e quindi è tutto bloccato”. “Il Passo del Diavolo verrà chiuso tra un po’ e neanche da lì si passa”… “Vabbè, ma tanto voi ormai avete trovato da dormire, adesso vi mangiate una cosa calda e ve ne andate a dormire al calduccio”… Calduccio?!?… speriamo che la casa si stia riscaldando… Barbara non è venuta a cena con noi tre, ed allora, visto che rimaneva a casa, le abbiamo detto di accendere tutti i fuochi del piano cottura della cucina, così almeno un po’ di calore sarebbe venuto da lì… basta che non la troviamo arrostita…
La cenetta con fettuccine ai funghi (per me) e minestra (per loro) ci scalda un po’… poi un contornino e via… a passeggio tra le stradine innevate verso casa… – “Ma quanto ca…o de neve sta facendo?” – Impreco mentre cerco la stradina…”Hai visto quanto è soffice? – Fico!!!”… ancora non ho capito chi mi abbia parlato…boh…
Spaliamo un po’ di neve che si è accumulata davanti la porta ed entriamo. Aaahhh!!! Che calduccio! Ora si sta quasi bene! Ma la stanza è ancora fredda… allora che si fa? Ci vestiamo per andare a dormire!…tuta, calzettoni, cappello di lana e doppio piumone sul letto…chissà perché, sento come uno strano peso sullo stomaco, eppure ho mangiato leggero… chissà che sarà…allora…’nanotte!
Mercoledì 31 dicembre 2014
Quando ci svegliamo la stanza è quasi bollente… guardiamo fuori… continua a nevicare con tanto di vento!
Ma le previsioni non dicevano che avrebbe smesso alle otto di mattina? Sono le nove e mezza ed ancora nevica…
Le nostre innumerevoli congetture sull’immediato futuro e sulla speranza di rimanere per la notte di capodanno in questa sistemazione diventata ormai piacevole, vengono interrotte dal rumore di passi felpati nella neve e dalla vangate date alla porta di ingresso dall’esterno… “Sono arrivati i proprietari…ecco adesso gli chiediamo se ci fanno rimanere anche per questa notte…del resto, come noi non possiamo andare via, neanche gli altri non possono arrivare” … Entrando non notano la mutanda di Annalisa sistemata la sera prima ad asciugare sul “Fanculer”, ma le loro parole ci freddano, ci dicono che deve arrivare tutto un gruppo e sicuramente ci riusciranno, visto che la strada che viene da Pescina è percorribile, anche se con le catene e perciò… ci prestano una bella pala per liberare la macchina e via…
A malincuore, ripercorro la stradina innevata con il mio borsone con rotelle, messo però a tracolla, e dopo una veloce sosta al Bar strategico in piazzetta e “uno ginzenga” (come si dice da queste parti) per Annalisa, ci dirigiamo alla ricerca della macchina sepolta – che è pure bianca! Prendiamo in prestito la pala in dotazione del bar e… spala di qua, spala di là, aiutati anche dal gestore del B&B, che forse voleva essere sicuro che ce ne saremmo andate via, il Bipper bianco si mette in moto e si libera dalla coltre!
Ok! …Arrivederci, arrivederci… e cominciamo a scendere alla volta di Pescina… praticamente stiamo tornando indietro. Da lì si potrebbe andare verso il Passo del Diavolo, ma le notizie del bar dicevano che era stato chiuso e quindi?!? La notte di Capodanno la dovremo passare chissà dove… mentre piano piano scendiamo lungo la strada innevata… “Guarda che bello! Che paesaggio di fiaba! Neanche a cercarlo…” ci rincuoriamo così…
Con un giro di telefonate, scopriamo che anche altri turisti sono bloccati dalla neve ed hanno occupato tutto l’occupabile della zona. Alla fine, troviamo posto presso l’ameno albergo ristorante “Il Ragno” a San Benedetto dei Marsi, quindi abbastanza vicino.
Pensiamo che visto che sarà la notte di capodanno e che questo ha anche un ristorante forse riusciremo a fare anche una bella cena per il 31… vabbè… vedremo…
Arriviamo e dalla hall intravediamo una grande sala dove fervono i preparativi per la grande serata. “Scusate, questa sera ci saranno circa 200 persone e perciò stiamo allestendo tutta la sala”, ci dice un uomo sui 35-40 anni, magretto, dalla folta capigliatura nera e unta di gel e ci accompagna alla stanza al primo piano. All’ingresso in hotel un buon odore di pesce ci aveva già fatto capire che si sarebbe trattato di una grande cena, cioè il classico cenone di capodanno, ma la signora, presumibilmente madre dell’Unto, ci spiega che non c’è più posto per noi… sono già al completo!… vabbè… vedremo…
Il corridoio del primo piano, con i pavimenti in marmittone, mi ricorda la case anni ’50, non ristrutturate, e la stanza idem, con tanto di mega termosifone in ghisa che, dato che è stato appena acceso, non riscalda un accidente! Il bagno, anch’esso risalente agli anni ’50, risente un po’ della temperatura esterna… Barbara è la temeraria che vi entra per prima… seguita poi da Cinzia… “Ahò… ‘a volete sape’ l’urtima? Er bagno nun scarica!” ma come?!? Eppure prima ha funzionato! Forse è stata la sua ultima botta di vita… mah! Chiamiamo qualcuno dei proprietari e dopo un po’ sentiamo bussare alla porta – ovviamente anni ’50, con tanto di sbrecciatura sul davanti, forse qualcuno che voleva entrare a tutti i costi…
“Che è? Lu bagno non funziona? Mah… Strano… mo’ provo io” entra il proprietario, padre dell’Unto, losco figuro abbigliato nella seguente tenuta: doposci Moon Boot bluette, pantaloni di velluto a coste beige, maglione pesante anni ’70 con rombi disegnati, fascia paraorecchie di pile spessa con colori anni ’80 e occhialoni anch’essi spessi a coprire un paio di occhi che guardano contemporaneamente in direzioni diverse.
CLAC…CLAC! SWROSCHH… “Ecco! Adesso funziona… è che s’era ingasdrata. Doppo ce metto un po’ d’oglio, così va meglio… “
Grazie…grazie… il terrore serpeggia nei nostri cuori…
Vabbè… vedremo…
Decidiamo di andare a fare una passeggiata tra la campagna circostante, visto che la tormenta è cessata e c’è una neve debole (come dicono i bollettini meteo)…
Scendendo rincontriamo il losco figuro in Moon Boot e gentilmente quasi lo preghiamo di ospitarci per la cena, anzi per il cenone. “Ma sci, sci! Non ve preoccupade. Pe’ stazera ve sistemo io. C’ho il candante che sta al tavolo da solo, ve ce metto inzieme, tranquille, è un bravo ragazzo… ve troverete bene”. Perfetto! Il cenone è sistemato!
Passeggiamo tranquille per un’oretta nel paesaggio ovattato e silenzioso, seguendo la scia di un tizio che si addentra nella valle sugli sci da fondo. La sensazione di ritrovarsi in un posto fiabesco ritorna, anche se a guardare bene gli edifici, si capisce che siamo in una zona industriale… ma la neve copre tutto, per fortuna.
Tornate nel freddo tepore della stanzetta gelida, cominciamo a pensare a cosa mettere per la gran serata… mumble… mumble… certo, questa sarà la classica gran serata di Capodanno, cenone, musica e abbigliamento adeguato… ma… fruga fruga nelle valigie… non tiriamo fuori niente di elegante… noi avremmo dovuto trascorrere il Capodanno in un casale in campagna tra poche persone e quindi non sarebbe servito niente di tutto ciò… fa niente… metteremo ‘nu ginz e ‘na majetta!
Scendiamo nella hall puntuali intorno alle otto.
Per quell’ora è previsto l’aperitivo. I camerieri sono presi dagli ultimi preparativi e facciamo conoscenza con il nostro compagno di tavolo, il cantante Antonello Ciani, di Avezzano e componente del grande e famoso gruppo swing-jazz “Marsi Django Manouche”. Pantaloni neri, camicia nera rigorosamente fuori dai pantaloni, cravatta rossa, scarpe bianco-nere e cappello nero alla Blues Brothers, musicista e paroliere, insegnante di chitarra, archeologo, e, soprattutto, appassionato trekker! Appena sa della nostra passione montanara e del perché eravamo in zona, ci fa un sacco di feste, si infervora e dice che questa sarà la sua serata fortunata e che il nuovo anno non poteva che cominciare meglio di così,… al tavolo con quattro donne e per di più, “trekkingare”! E così, tra varie portate di pesce, antipasti, primi, fritture, lenticchie, salsiccie, frutta, dolci, vini, liquori ecc. ecc. e balli scatenati, trenini al ritmo di “Brigitte Bardot, Bardot!”, rock and roll e twist, dove Cinzia si piega, si piega, sempre di più … – ma… il ginocchio operato da poco??? – e le puntate al tavolo di Antonello “the swingman”, che mangia velocemente tutto quello che viene portato, finiamo a dormire intorno alle due di notte, con tanto di sottofondo musicale che durerà fino alle cinque e mezzo del mattino e sniffate di fumo di sigarette che giungono direttamente nella nostra stanza…sopravviveremo?… vabbè… vedremo…
Note di colore della cena di capodanno: le “mises” del sesso femminile:
Le bimbette: tutte carine con i loro vestitini, alcune in rosso, altre in nero, molto eleganti, con capelli pettinati a boccoli o adornati da fiocchetti. Una di loro è un po’… cicciottina, abbigliata come una bambolotta un po’ troppo “…otta”, con vestito di velluto nero, stile impero, che a fatica contiene la sua panza… poverina;
Le ragazze: tutte molto alte e molto “pettorute” (sarà effetto delle patate di Avezzano?!) e con belle cosciottine, che sbucano abbondantemente dai mini abiti, alcuni rossi e altri neri, di velo o di velluto, con mega tacchi dai dodici centimetri in su;
Le signore: trionfo di velluto nero con strass, borchie, metallo, paillettes e tutto ciò che luccica e anche di più.
Gli uomini si salvano grazie al solito completo, con qualche panza di troppo che rende le camicie un po’ troppo attillate.
Per l’occasione, il nostro losco figuro, si è presentato con pantaloni grigio scuro gessati abbinati ad un giubbottino nero di vera finta pelle lucida.
L’Unto, invece, anch’esso ha ripiegato su un completo, la cui giacca viene saltuariamente sostituita da un piumino per la fumatina d’ordinanza…
Il nostro ormai amico cantante si è comunque raccomandato con noi per una nostra partecipazione a qualche camminata in zona allietate dalla sua compagnia e soprattutto, per un’occasione speciale per l’estate, in cui porterà gli strumenti in montagna e, una volta arrivato in vetta, suonerà!… occasione riservata solo a quelli che fanno trekking!!! Da non perdere!
Giovedì 1 gennaio 2015
E’ il primo dell’anno! C’è il sole! Fa caldo! Che bello!
Quasi scappiamo dall’albergo, senza neanche fare la colazione, carichiamo tutto in macchina e ci avviamo alla volta di Civitella Alfedena.
“Allora? Siamo pronte? Forza che questa volta ce la facciamo! Sbrighiamoci, cosi, una volta arrivate, ci godiamo questa bellissima giornata!… certo che… neanche la colazione abbiamo fatto…” “Ma perché? Era compresa?” “Ma si, si. Ci voleva dare un caffè o un cappuccino, insomma, quello che volevamo…”…vabbè…intanto andiamo…
La macchina si mette in moto, percorre cento metri, svolta a sinistra e… “Ah! Il bar Jolly! Fermiamoci qui e prendiamo un caffè!” …Si scendeeee!
Entriamo nel bar, all’angolo ci sono seduti tre uomini… “Ngiorno…’ngiorno.. Auguri… auguri!”. Noto che hanno un po’ lo sguardo perso… non nel vuoto… ma più precisamente verso una determinata direzione… Aahh! Ecco…la barista! Una bella morona con pantaloni neri plasticosi e attillatissimi, una maglia nera aderente che lascia scoprire un abbondante décolleté, e unghie laccate. Apposta stanno tutti qui, e anzi, ne arrivano altri!
Usciamo…“Buongiorno, buongiorno… Auguri… auguri”.
Direzione: Passo del Diavolo!
La strada è ancora innevata, ma si procede. Salendo salendo arriviamo al passo. Il cartello “Stai entrando nel Parco Nazionale d’Abruzzo” tutto imbiancato ci accoglie ed osserviamo estasiate il candore attorno… “Sembrano le Dolomiti! Sembra il Canada! Sembrano le Alpi!” Ma no… Stiamo in Abbbrozzo!
Annalisa ci lascia al nostro bed and breakfast “CasaHotel” di Civitella, che per fortuna, dopo qualche nostra telefonata di disdetta e conferma, ha conservato la stanza, e la salutiamo.
Che bello! Finalmente siamo giunte alla nostra meta!
Il B&b è a gestione familiare e alla reception ci riceve (è, appunto, una “reception”) un parente della famiglia. Per tutte e tre basta un documento e comincia a scrivere i dati di Barbara…la nostra amica piemontese… “Allora, … bionda… occhi azzurri… nata a… Verbania… Dove rimane? Al nord? Fa provincia?”… e lei “ Beh, sì, da un po’ di anni fa provincia… come Lodi, Crotone…” e lui… “Ah!…sì! C’è scritto provincia VB…Viterbo, giusto?”…-”No, no…Verbania! Provincia Verbania!…come Roma, provincia Roma”…-”Ah… ecco… appunto… volevo dire…”.
Saliamo in stanza, ci rilassiamo un po’ ed usciamo per una veloce passeggiata nella neve fresca. È già pomeriggio, ma vogliamo sfruttare le ultime ore di luce di questa giornata.
Prendiamo il sentiero che porta alla Camosciara, è abbastanza battuto e quindi le ciaspole non servono.
Il panorama imbiancato è notevole e, al tramonto, tute soddisfatte, torniamo alla nostra calda stanza.
Per la sera si opta di andare alla trattoria del Transumante, che già conoscevamo, e ceniamo con polenta e salsiccia e antipasto di salumi, finendo con amaro alla genziana.
Venerdì 2 gennaio 2015
Visto le belle giornate, cerchiamo di rimandare la nostra partenza al giorno successivo. La stanza è disponibile e quindi rimaniamo. Oggi lunga camminatona verso la Valle Jannanghera fino a Barrea e ritorno…
Cammina…cammina… alla fine avremo fatto circa quindici chilometri…e stasera ci aspetta la fiaccolata!
Doveva esserci il 30 dicembre ma causa il brutto tempo è stata rimandata al 2 gennaio e quindi riusciamo a parteciparci anche noi.
Andiamo ad iscriverci e si raccomandano di copririci bene, perché farà freddo. Per la cena non c’è tempo, perché l’appuntamento è alle otto e un quarto di sera ed allora io e Barbara decidiamo per una cioccolata “rinforzata” di assaggi di tutti i dolcetti disponibili al Bar del camoscio, mentre Cinzia opta per un paninozzo. Fatto il carico di energie, ci presentiamo all’appuntamento. L’organizzazione rischia di cedere per alcuni imprevisti causati da ritardi di un gruppo di partecipanti e l’improvvisa defezione di una guida, che abbandona il gruppo per… protesta! Testuali parole sentite: “Allora se le cose stanno così, sapete che vi dico? Che la fiaccolata ve la fate da soli!!!” seguita dalla figlia che la implora “Ma Mamma!!! Dove vai?”.
Si parte quindi in ritardo, e si affronta la ripida salita con un buon passo. Puff! Puff!! Speriamo duri poco! Se no qua se mette male!… davanti a noi un ragazzotto, vestito pesantemente, si lamenta… “Ho sbagliato tutto! Non dovevo mangia’ tanto! Sto faticando”. Ad un pianoro, il primo della fila si ferma. “Allora siamo arrivati. Si scende da qui! Aspettiamo che ci portano le fiaccole e andiamo.” Bellooooo!!! Dal paese arriva la musica e cominciamo a scendere, portando la fiaccola una volta a destra e una volta a sinistra, in modo che la luce si veda in basso. Da un pianoro partono anche le lanterne ed arriviamo sulla piazza di Civitella con un ingresso trionfale, tra due ali di folla che ci applaude! Brave! Brave!!!
Un bel bicchiere di vin brulè allieta ancor di più il nostro spirito e ci prepara ad immergersi in un bel sonno ristoratore…Ronf! Ronf!… (purtroppo queste non sono solo parole onomatopeiche, ma la descrizione della pura e semplice realtà notturna della camera n.4 del CasaHotel di Civitella).
Sabato 3 gennaio 2015
Durante la nostra abbondante colazione ancora non sappiamo se riusciremo a tornare a Roma con i mezzi pubblici (visto che la nostra autista Annalisa aveva già deciso in precedenza di fermarsi fino a domenica) e neanche sappiamo se riusciremo a rimanere in questo albergo, vista la probabilità della mancanza di disponibilità della stanza. Ma alla fine, dopo una serie di conferme di prenotazioni e successive cancellazioni, ci danno l’ok ed allora decidiamo di rimanere anche quest’altra notte e di ripartire con Annalisa domenica mattina.
La nostra meta di oggi è la Val di Rose…in salita…tra la neve…battuta e forse no…vabbè … vedremo… “’Intanto andiamo! Ndo’ arivamo, arivamo!”. Dice la saggia Cinzia. Nel piccolo alimentari di Civitella mettiamo in crisi la negoziante per due panini e un po’ di prosciutto… forse non era più abituata ad avere turisti e partiamo. Saliamo, saliamo, ed arriviamo a fare circa 700 metri di dislivello, fino ad una radura assolata.
Cinzia prova ad andare un po’ più su, lasciando lo zaino da noi, ma sprofonda troppo, anche con le ciaspole ai piedi ed allora ridiscende verso di noi. Incontriamo anche un gruppetto di tre sciatori…ma, allora, non siamo proprio sole solette!!!
Dopo il meritato riposo al sole, scendiamo al paese, con solita sosta mia e di Barbara al bar del Camoscio, ma questa volta per una bella birrozza e patatine! Qui ci raggiunge anche Annalisa, reduce da un giro con gli sci con amici venuti da Roma.
Per la cena della sera andiamo all’altro ristorante del paese, il Guado della Valle, pure questo già provato altre volte. Ci attrippiamo bene bene con antipasto di ricotta e bruschettona, offerto dalla casa, polenta (io) minestra(Barbara) e strozzapreti (Cinzia), seguiti da arrosticini e contorni di verdure e patate…la maggioranza decreta che qui si è mangiato molto meglio che dal transumante!
Tornate in albergo, una tisana rilassante al finocchio forse ci farà digerire tutto, ma appena aperta la porta di CasaHotel si ha la sensazione di essere piombate in una scuola durante la ricreazione: bambini urlanti da tutte le parti, che saltano sui divani e aprono e chiudono le porte, mamme che chiacchierano tra loro, fregandosene di tutto quello che accade e anzi, passano il tempo a farsi i “selfie” e mariti che anche loro parlano del più e del meno, ma a voce alta… So’ arivate le famigliole caciarone!
Saliamo meste verso la stanza, ci infiliamo sotto i piumini e… ‘nanotte!… Ronf! Ronf!! (…acc…torna alla ribalta la triste realtà della sera precedente…).
Domenica 4 gennaio 2015
Dobbiamo lasciare l’Abbbrozzo! Noooooo… e ora?! Tristemente facciamo i bagagli, cerchiamo di scendere prima dei ragazzini caciaroni, per evitare, vista la mole di alcuni di loro, che si finiscano tutti i dolci sapientemente preparati dalla proprietaria. Non ci riusciamo e quindi consumiamo il nostro pasto nel casino generale e tra le correnti d’aria fresca, data l’apertura e chiusura continua della porta d’ingresso…
Una veloce passeggiatina al lago di Barrea ed una meno veloce sosta per acquistare i prodotti tipici (formaggi, salumi dolcetti e souvenir) e si riforma l’equipaggio del giorno di partenza.
Viaaaaa! Saluti dall’Abbbrozzo!…
Ma un giorno… più prima che poi… torneremo!
Nota di merito: alla provetta guidatrice Annalisa che si è distinta per la sua guida eccelsa sulla neve, anche provando le nuove gomme termiche, che si sono rivelate insostituibili e determinanti alla perfetta riuscita del viaggio.
E soprattutto poi per aver saputo rispondere prontamente alle domande che le venivano rivolte dall’addetto al casello di Ferentino, all’entrata in autostrada, per il mancato funzionamento del telepass… “Si? Dica!”… “Io vengo da Sora!!”…per fortuna c’è stato il silenzio, ma la risposta “E ‘sti ca…i!!!” sarebbe stata ottimale!
Ciaoooooo, Justy.