Ancora Grecia, tanto per cambiare. Curiosando sulle varie offerte che le compagnie aeree mettono in vendita in concomitanza dell’orario estivo, scopro una allettante opportunità per l’isola di Kos, la nostra Coo ai tempi del Regno, una delle isole del Dodecaneso retaggio della vittoria sui turchi dopo la guerra di Libia. In passato abbiamo visitato la sorella Rodi, dove ancora si respira aria di casa, e così la destinazione è scelta. Partiremo da Bari, cogliendo l’occasione di unire il dilettevole ad una circostanza già definita da tempo in Puglia. Troviamo una buona sistemazione sulla costa sud, nei pressi della città di Kefalos in appartamento, Panorama Studios, prenotato in internet. Miglior scelta non potevamo ottenere.
Diario di viaggio a Kos
Giorno 1 – Arrivo a Kos
Parcheggiamo al P3 lunga sosta, e lungo un comodo camminamento in pochi minuti raggiungiamo il terminal, dove, come consuetudine in tempi di alta affluenza, il volo è già segnalato in ritardo. Solita noiosa attesa, ma poi si parte, per una tranquilla traversata sull’Egeo di circa tre ore. Il Boeing 737-800 vira a sinistra, ed un attimo dopo sotto l’ala appare in rapido avvicinamento il pendio brullo e sassoso del promontorio dell’isola. Il tempo di mettere a fuoco l’esigua distanza che ci separa dalla terraferma, ed ecco il rassicurante stridio degli pneumatici che hanno toccato la pista, mentre le turbine invertite a pompa aumentano a mille i loro numeri di giri per frenare l’aria che vi entra e rallentare la velocità lungo la corta pista.
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L’aeroporto di Kos ci appare come un simpatico avamposto di frontiera, anche se negli ultimi tempi, ci informano, ha decuplicato il numero di passeggeri in transito, grazie alle compagnie low cost che traghettano un quantitativo sempre maggiore di vacanzieri. Giunti all’uscita non troviamo il proprietario dell’appartamento dove soggiorneremo, che si era gentilmente prestato a venirci a prendere, causa il ritardo accumulato dal volo e ad una incomprensione circa la città di provenienza (Roma?). Prendiamo dunque un taxi e raggiungiamo dopo un breve tragitto un’altura sopra la località di Kefalos, dove, in posizione dominante, c’è la struttura prenotata.
Sbrigate le formalità di rito, preso possesso della camera con ampia terrazza e vista spettacolare sul mare e sull’isolotto di Aghios Stephanos, prendiamo in carico l’auto a noleggio direttamente presso la struttura, quindi scendiamo alla spiaggia sottostante per il meritato riposo. Vi andiamo a piedi, con l’intento di sgranchirci le gambe, ma la scelta si rivelerà essere stata infelice al momento del ritorno: la risalita sarà una buona palestra di allenamento. Oziamo tutto il pomeriggio, quindi andiamo alla cittadina nel tardo pomeriggio per fare una passeggiata sul lungomare ed un minimo di spesa di generi alimentari. La sera ceniamo in una taverna nei pressi della spiaggia con una pantagruelica libagione a base di pesce, che non disturba affatto il meritato sonno.
Giorno 2 – Kardamena
La mattina, dopo aver consumato la colazione sul panoramico terrazzo, ci dirigiamo verso Kardamena lungo la strada principale che taglia longitudinalmente l’isola, per deviare alla volta di Antimachìa, dove facciamo una sosta per vedere uno degli ultimi esemplari di mulino a vento, per poi proseguire e visitare i resti dell’imponente fortezza veneziana. Gironzoliamo lungo il perimetro del terrapieno, soffermandoci ad osservare i dipinti ben conservati all’interno della chiesetta ortodossa, per poi fare una pausa all’ombra di un gigantesco e secolare olivo.
Riprendiamo l’auto in direzione est, dove in prossimità del borgo di Tigaki deviamo per Pyli, dove visitiamo una bella chiesetta rupestre, che giace all’ombra di un pino secolare ai piedi della rupe dove si ergono le rovine dell’antica fortezza. Visitata la chiesetta (mi avevano accennato che a Kos le chiese sono sempre aperte) ed apprezzato le immagini votive e gli ex-voto che ricoprono le pareti, proseguiamo verso il castello, che raggiungiamo dopo aver lasciato l’auto nei pressi di una fonte ed esserci inerpicati lungo un ripida scalinata. La fortezza è completamente in rovina, ma le poche vestigia rimaste danno l’idea dell’imponenza e della potenza che ai suoi tempi manifestava. Bellissima la veduta della valle.
Proseguiamo per Zia, caratteristico paesino abbarbicato in cima ad un toppo, da dove si gode una splendida vista e, si dice, meravigliosi tramonti. Pranziamo in un ristorantino molto carino, assaggiando fra l’altro una crema tzatsiki preparata al momento, poi ci dirigiamo a Kardamena dove gironzoliamo sul lungomare e fra i vicoli stracolmi di britannici con la loro immancabile bottiglietta di birra in mano. Alla fine sostiamo al porticciolo per un aperitivo. A cena è l’apoteosi della cucina greca: ceniamo da Yanni. Memori della serata precedente, oggi siamo stati leggeri, e questa sera, anche se con difficoltà, riusciamo a spazzolare tutte le portate, meritandoci alla fine i complimenti della proprietà. Il robusto grappino finale offerto dalla casa è proprio un toccasana e ci rimette al mondo. Due passi non fanno certo male, ma arrivare al parcheggio dove abbiamo l’auto non è impresa da poco; la digestione non ha certo completato il suo corso, ed il fiatone si fa sentire.
Giorno 3 – Spiaggia
Oggi facciamo giornata sulla spiaggia attrezzata sotto casa, alla base dello sperone sul quale sorge la struttura che ci ospita, che pigramente raggiungiamo in auto per evitare l’impervia risalita. Dal bagnasciuga possiamo osservare l’isolotto di Aghios Stephanos, con la sua chiesetta bianca e azzurra e le colonne di ciò che rimane di un antico tempio greco; alcuni bagnanti raggiungono a nuoto l’isola, e suggellano la loro prestazione suonando la campana della chiesa.
La sera torniamo a Kardanena, dove ceniamo sulla spiaggia alla taverna di una signora figlia di coloni italiani trasferitisi qui al tempo in cui Coo era possedimento italiano. All’esterno del locale, su una terrazza sul mare, a mo’ di panni stesi stanno ad asciugare alla brezza marina una bella fila di polpi, che invitano solo ad essere mangiati. Ceniamo con una serie di ottimi antipasti ed un magnifico polpo, per finire con una crema di yoghurt bianco condita con marmellata di un gusto particolare: sono pomodori stemperati della calce spenta. Delizioso.
Giorno 4 – Kos Town
Dopo colazione partiamo in direzione nord: ci dedichiamo alla visita del capoluogo dell’isola: Kos città. Parcheggiamo l’auto sul lungomare in prossimità del porto, dove partono i traghetti per Bodrum, in Turchia, che si vede a occhio nudo ed è ad un tiro di sasso da qui. Iniziamo con la visita del castello dei Cavalieri di San Giovanni, soffermandoci al Bastione del Gran Maestro Fabrizio del Carretto, che doveva essere notevolmente fortificato, data la vicinanza con l’atavico nemico; l’imponenza delle mura avalla la tesi che il castello fosse inespugnabile.
Conclusa la visita raggiungiamo la vecchia Agorà, dove camminiamo in mezzo ai resti di colonne e fondamenta di templi greci e basilica cristiana, per poi raggiungere ad un livello superiore il simbolo della città: il millenario Platano di Ippocrate. La stazza di questa pianta è monumentale, con i poderosi rami sostenuti da impalcature che ne impediscono (o ne ritardano) la rottura dovuta al peso dei secoli. Da qui raggiungiamo Piazza Eleftherias, il cuore della città, con la sua moschea con l’ingresso sopraelevato in cima ad una scala; i locali al piano inferiore sono stati occupati e trasformati in negozi. Ci addentriamo quindi nel solito pseudo bazar, rimirando le varie mercanzie di ogni tipo in vicoletti ombreggiati da prosperose piante di bouganville colorate.
Facciamo poi una puntata al Museo Archeologico, e attendiamo l’ora di cena concedendoci un aperitivo in un bar della piazza. In seguito raggiungiamo una vicina taverna vicino alla Moschea, dove consumiamo il pasto ad un tavolo all’esterno dove spira una gradevole brezza, e dove provo uno dei piatti tipici dell’isola, il coniglio che certo non mi sarei mai aspettato.
Giorno 5 – Camel e Paradise Beach
Dopo colazione andiamo in direzione est verso Kardamena, per fermarci a visitare due delle più celebrate spiagge di Kos, Camel beach e Paradise beach. Il litorale è lo stesso, quello sud, ed i lidi sono separati solo da qualche kilometro, il che le rende uguali, belle entrambe, attrezzate e di sabbia fine. La giornata trascorre placidamente sui lettini, e nel tardo pomeriggio raggiungiamo Kardamena per la solita passeggiata sul lungomare in attesa di cena. Yanni è strapieno, così optiamo, tanto per andare sul sicuro, per la taverna dove abbiamo mangiato lunedì sera. L’edificio è più defilato, con una spiaggia libera dove sono portate a riva alcune piccole barche, probabilmente di pescatori locali. Siamo nella veranda, e mentre aspettiamo la cena, osservo l’arrivo di un uomo a cavallo, che procede sicuro verso l’acqua, con il quadrupede che non da il minimo segno di rifiuto; con estrema indifferenza entra in mare, e di li a poco vediamo solo emergere la testa dell’animale ed il busto del cavaliere. Percorso qualche metro ancora decidono di tornare a riva, e fatto un saluto agli esterrefatti clienti, se ne vanno da dove erano venuti. Folklore locale.
Giorno 6 – Therma
Oggi andiamo in direzione sud – est, destinazione la spiaggia di Therma. Una volta giunti alla città di Kos voltiamo a destra in direzione sud, e seguiamo le indicazioni stradali. Con il tempo abbiamo imparato a leggere i cartelli solo nella parte inferiore, perché, essendo in doppio alfabeto, la cosa ci fa risparmiare il tempo necessario a rallentare ed evitare le suonate di chi ci sta dietro. Arriviamo presto, e come di consueto troviamo un ambiente ancora deserto; parcheggiamo sulla strada e scendiamo a piedi alla spiaggia, dove vapori fuoriescono da una piscina approntata alla bene e meglio formando una circonferenza con massi e sassi. Ci immergiamo immediatamente nell’acqua abbondantemente sopra i 30 gradi, e ci rilassiamo nel più totale relax in questa pozza ai limiti della spiaggia. Istantaneamente avverto un beneficio a quei quattro doloretti articolari che mi porto dietro, quindi prendo posizione con l’intento di mantenerla il più a lungo possibile. Man mano che il tempo passa comincia ad affluire gente, ma non essendo questa la classica spiaggia da vacanzieri, lunga, larga e sabbiosa (questa è stretta e di ciottoli), ci si sta comodi senza la ressa. Dopo qualche nuotata fuori il piccolo cratere, ma in acque che rimangono sempre e comunque tiepide, e dopo un buon bagno di sole, dopo mezzogiorno lasciamo la spiaggia e ci dirigiamo a Kos Town per uno spuntino leggero ai tavolini in ombra di uno dei bar della piazza, per proseguire poi al complesso archeologico dedicato ad Esculapio, il figlio di Apollo e dio della medicina, l’Esklepion, appunto. L’area è abbastanza grande, con resti di colonne ed una austera scalinata; si potrebbe fare senz’altro qualcosa in più a livello di manutenzione, ma comunque il sito rende l’idea di quello che doveva essere nell’antichità.
Terminata la visita andiamo in direzione di Zia, il borgo arroccato in cima ad un colle da dove si gode di una meravigliosa vista, e dove Sevi, la figlia dei gestori del nostro B&B, ci ha consigliato di prenotare un tavolo al ristorante Oromedon. Riusciamo ad ottenerne uno sulla terrazza, ed in attesa dell’ora di cena gironzoliamo per le stradine in mezzo alle bancarelle che vivono di turisti. La cena è più che buona, rigorosamente tipica greca, su tutte una crema di ceci con pane abruscato e piccole polpette di carne fritta, ma la cosa che più ci appaga è il tramonto che tanto ci aveva decantato Sevi.
Giorno 7 – Kefalos
Dopo colazione andiamo in direzione della cittadina di Kefalos, a sud – ovest, tipicamente vacanziera dove nulla ci appassiona, e proseguiamo salendo al borgo alto per andare per prendere due focacce ad una panetteria e poi deviare a ovest alla ricerca di Cavo Paradiso, una spiaggia selvaggia poco battuta dal turismo di massa. Giungiamo ad un promontorio dove termina la strada asfaltata, e da lì scendiamo verso il mare lungo uno stretto sentiero in fortissima pendenza, con il cambio in prima marcia ed a passo d’uomo, fino ad arrivare ad uno spiazzo dove il buonsenso ci fa parcheggiare l’auto e scendere a piedi per l’ultimo tratto.
La spiaggia è attrezzata ma ancora deserta, fatta eccezione per due ragazzi giunti a destinazione con un quad, che stanno armeggiando attorno ad una struttura che verosimilmente dovrebbe essere un punto di ristoro. C’è vento, ed i lettini sono protetti dalle raffiche di sabbia da paraventi alti circa un metro, che permettono una sosta senza problemi. Ci accomodiamo, in prossimità di una bandiera nera con tanto di teschio e tibie incrociate che rende perfettamente l’idea del luogo dove siamo naufragati. Il mare nonostante il vento non è particolarmente mosso, così che possiamo tranquillamente metterci a mollo nell’acqua limpida del basso fondale. Pian piano la spiaggia si popola di pochi temerari che giungono direttamente in spiaggia con l’ausilio di motociclette da fuoristrada, ma la cosa certa è che non ci pestiamo i piedi gli uni con gli altri. Trascorriamo così la mattinata, ma alle due del pomeriggio non sopportiamo più la calca che si è formata e soprattutto il fastidioso tormento della musica techno sparata a palla, che nonostante le lamentele della quasi totalità dei presenti, i due aspiranti DJ continuano imperterriti a mantenere, e prendiamo la via del ritorno. Un vero peccato rovinare così un luogo tanto incantevole, ma tant’è. Una volta risaliti alla cima del promontorio facciamo una sosta per una visita ad un complesso religioso dal quale si gode un’ottima visuale sul mare, poi rientriamo ad Aghios Stefanos.
Giorno 8 – Mastichari
Siamo giunti alla fine. Lasceremo l’auto nel parcheggio dell’aeroporto, così, preparati armi e bagagli, lasciamo la camera e andiamo in direzione nord: il nostro obiettivo è una visita alla cittadina di Mastichari, dal cui porto partono i collegamenti per varie isolette, fra cui Kalimno, l’isola delle spugne. La città è diametralmente opposta all’aeroporto, e la breve distanza ci permette una visita prima della partenza. Siamo in un luogo prettamente votato al turismo, senza particolari attrattive al di fuori delle belle spiagge; non so se è un caso, ma oggi il mare qui è parecchio mosso. Facciamo una passeggiata lungo lo stretto borgo abitato quindi, dopo un caffè frappé ed una sosta ad un bar, prendiamo la via dell’aeroporto, dove concludiamo anche questo capitolo di viaggio a Kos.
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