Providenciales e dintorni
Un quarto d’ora dopo il via entriamo in autostrada a Faenza e all’1:00 siamo a Bologna, ma non spiccheremo il volo dall’aeroporto felsineo, bensì da Milano Malpensa … Proseguiamo così in questa notte stellata di primavera, con gli occhi che si fanno inevitabilmente pesanti. Sabrina e Federico infatti cedono alla tentazione di dormire e per fortuna c’è la radio a tenermi compagnia, mentre intorno alle 2:00 superiamo il Po e mezzora più tardi siamo in vista del capoluogo lombardo.
Percorriamo tutta la tangenziale ovest e poi, seguendo le indicazioni per l’aeroporto, arriviamo al Parking Go, dove lasceremo l’auto per i prossimi dieci giorni, alle 3:20 del mattino.
Con una navetta ci accompagnano al Terminal 1 e lì ci mettiamo in attesa dell’apertura dei banchi Air France … Siamo in netto anticipo e dobbiamo pazientare quasi due ore, ma alla fine imbarchiamo le valigie direttamente per Providenciales, anche se dovremo riconoscerle a Miami, e ritiriamo i nostri biglietti, prenotati, per la prima volta, come tutto il viaggio, non in agenzia, ma tramite internet, sul sito di Expedia.
Oltrepassiamo il metal-detector e ci mettiamo a sedere di fronte alla porta numero 5A fin quando, saliti sull’Airbus A320 della compagnia transalpina, alle 7:46, in leggero ritardo, non prendiamo quota diretti a Parigi, identificati come volo AF 2415.
Saliti di qualche migliaio di metri sorvoliamo la Valle d’Aosta, con ben visibili il Monte Bianco e il Cervino, ma anche tutto l’arco alpino innevato … Attraversiamo poi le curiose geometrie della campagna francese e passati sopra allo sterminato agglomerato urbano della capitale, nel quale riconosciamo anche diversi monumenti, atterriamo nell’aeroporto Charles de Gaulle alle 8:51.
Ci spostiamo, senza perder tempo, dal Terminal 2F al 2A e trovato il banco American Airlines ci mettiamo subito in coda per il check-in … Superato così ancora una volta il metal-detector, senza troppi minuti da buttare, ci troviamo imbarcati sul volo AA 63: un grosso Boeing 767 che alle 11:31, quasi in perfetto orario, stacca le ruote da terra affrontando la trasvolata atlantica che ci porterà a Miami, in Florida.
Poco dopo la partenza ci offrono un provvidenziale pranzo, poi sistemo le lancette dell’orologio sul fuso di arrivo (sei ore in meno) … e in un batter d’occhio è di nuovo mattina presto.
Quasi dieci ore di volo sono tante, specialmente in pieno giorno, ma passano senza particolari sobbalzi e alle 14:35 locali planiamo dolcemente sulla pista del M.I.A. (Miami International Airport) … eccoci così, a distanza di pochi mesi, ancora una volta negli States, anche se solo di passaggio.
Passiamo senza particolari problemi la dogana e poi andiamo a riconoscere i nostri bagagli … ma ci attende una sgradita sorpresa, infatti manca all’appello una valigia, e subito cominciamo a fare mentalmente l’elenco di ciò che conteneva perché dovremo giocoforza rinunciarvi per qualche tempo, malgrado ci assicurino l’arrivo a destinazione per domani … Speriamo, ma ho seri dubbi in merito! Cerchiamo così, un po’ accigliati, l’imbarco per Providenciales e attraverso la porta 2E saliamo sul Boeing 737 dell’American Airlines che con qualche minuto di ritardo, alle 19:12, prende quota per l’isola caraibica … Il volo AA 625 sale sopra alle nuvole, mentre il sole va inesorabilmente tramontando. Il tragitto però è breve e alle 20:22 tocchiamo felicemente terra nella sospirata meta.
Ritiriamo la nostra valigia superstite, andiamo a denunciare lo smarrimento dell’altra e poi cerchiamo un taxi che ci accompagni in hotel.
Siamo stanchissimi e lungo la strada incontriamo anche un corteo strombazzante, capeggiato da due freschi sposi, che ci fa perdere un po’ di tempo, ma alla fine arriviamo anche al Comfort Suites Turks and Caicos, che ci ospiterà per l’intera durata della vacanza … Ci consegnano subito le chiavi della stanza numero 167 e finalmente possiamo andare a riposare … con un pensiero alla nostra cara valigia dispersa … Domenica 27 Aprile: Il cambio di fuso orario non si può certo dire digerito, per cui ci svegliamo piuttosto presto, restando però a poltrire fra le lenzuola.
Fatta colazione, compresa nel prezzo della camera, usciamo dall’hotel con l’intenzione di noleggiare quanto prima un’auto … Nelle vicinanze si trovano diverse compagnie, così ci rechiamo alla Avis, ma non troviamo il mezzo che stavamo cercando … A poca distanza l’ufficio della Hertz deve ancora aprire i battenti, allora andiamo a prendere informazioni alla Silver Deep (un tour operator locale) circa le possibili escursioni da fare nella zona.
La signora che sta al banco è italiana, addirittura con origini della nostra città (com’è piccolo il mondo!), così non abbiamo problemi a comprendere quali siano i programmi … soprattutto il fatto che la principale escursione che intendevamo fare c’è oggi e poi non prima di 10/15 giorni.
Dopo un breve consulto famigliare decidiamo ovviamente di prendervi parte … e la partenza è immediata: saliamo, con un gruppetto di persone, su di un pullman che ci accompagna nei pressi di un porticciolo turistico. Lì veniamo corredati di maschere e pinne e in men che non si dica ci troviamo imbarcati su di un piccolo motoscafo a navigare in direzione di Middle Caicos.
Appena preso il largo si scatena un effimero acquazzone e in perfetto stile caraibico poco più tardi splende nuovamente il sole.
Cavalchiamo i flutti di uno splendido mare cristallino seguendo la linea costiera di North Caicos, terza isola in ordine di grandezza dell’arcipelago, con i suoi 116 chilometri quadrati, abitati da meno di duemila anime. Ci avventuriamo all’interno di un’azzurrissima laguna, quindi nello stretto canale bordato di mangrovie che divide North da Middle (o Great) Caicos e su quest’ultima sbarchiamo… E’ una piatta isola calcarea, vasta 124 chilometri quadrati, la più grande delle Turks and Caicos, ma è quasi deserta, con i suoi miseri trecento abitanti … e uno di questi ci è anche venuto a prendere, con un taxi collettivo per portarci, lungo l’unica strada presente, fino alle Conch Bar Caves.
Nella parte centrale dell’isola si sviluppa uno dei più vasti sistemi di grotte dell’intera regione caraibica, corredato di stalattiti, stalagmiti e lagune sotterranee, così non perdiamo l’occasione per visitarlo … Seguiamo, ognuno con una pila in mano, nell’oscurità quasi totale, una guida che entusiasticamente ci illustra le più svariate curiosità geologiche. In effetti il luogo, rifugio di numerosi pipistrelli, è anche classificato Parco Nazionale, ma come ci aspettavamo alla fine non risulta essere nulla di eccezionale, soprattutto se paragonato a tante altre grotte europee, per non dire italiane.
Torniamo alla luce del sole quando è già passato mezzogiorno e risaliti sul nostro taxi ci spostiamo per pranzo, di pochi chilometri nella costa settentrionale, alla selvaggia Mujadin Beach … La piaggia, una lunga striscia di sabbia chiara, si distende ai piedi di una scoscesa scogliera, ed è altamente spettacolare vista dall’alto, lambita com’è da un mare azzurro più che mai, ma oggi, purtroppo, tira vento e grosse onde si abbattono sul bagnasciuga a scapito della trasparenza dell’acqua, che in alcune foto viste a casa faceva assomigliare il luogo ad un’immensa piscina.
Trascorriamo un po’ di tempo in quel solitario arenile, che nonostante tutto ha un fascino particolare, poi, a pancia piena, riguadagniamo prima la strada, quindi la nostra imbarcazione … mentre mi accorgo, con un certo sconforto, che le mie uniche scarpe (le altre sono nella valigia dispersa) si stanno rompendo.
Percorriamo a ritroso tutto il tragitto via mare seguito in mattinata e ci fermiamo per un bagno ed un po’ di snorkelling di fronte alle coste di North Caicos, dove osserviamo qualche corallo e diversi pesci colorati … Facciamo poi un’altra piacevole ma breve sosta in una spiaggia da cartolina sulla quale ci concediamo solo una passeggiata alla ricerca di qualche conchiglia. Infine approdiamo su Little Water Cay, noto anche come Iguana Island: un’isola corallina disabitata, oggi area protetta, sulla quale vivono innocui e grossi lucertoloni dall’aspetto veramente arcaico, che se non fosse per le dimensioni sembrerebbero appena usciti da una scena di Jurassic Park.
Dopo quest’ultima visita e dopo una maldestra ondata che ci ha bagnati quasi completamente giungiamo al termine dell’escursione … Una bella escursione tutto sommato, che poteva essere però migliore se solo avessimo avuto un po’ più di fortuna riguardo le condizioni atmosferiche.
Tornati all’hotel, ormai in serata, appuriamo purtroppo, come temuto, che la valigia non è ancora arrivata … Saliamo allora in camera a rassettarci quanto più possibile e poi usciamo per cena in un vicino locale (il Pizza Pizza), dove mangiamo un buon piatto di pasta, infine corriamo a riposare perché il temuto jet-lag non ha ancora mollato la sua presa.
Lunedì 28 Aprile: Ci alziamo con calma e intorno alle 9:00 siamo a consumare la nostra colazione … Cerchiamo di far sembrare tutto normale, ma la mia barba ormai lunga dice che qualcosa d’anomalo c’è, perché l’occorrente per radermi era, guarda caso, nell’altra valigia, quella mancante.
Alla fine affittiamo un’auto alla Avis, o meglio un “macinino” semovente: una Charade Daihatsu (targata TC7196) di un bel color turchese, che è tutto un programma … Con quella ci avviamo poi lungo Leeward Highway, la principale strada dell’isola. Ci fermiamo a far spesa in un supermarket e poi andiamo in spiaggia a The Bight, nella parte più occidentale dell’ampia e scenografica Grace Bay.
Ci sistemiamo all’ombra di alcuni ombrelloni, probabilmente pubblici, con sotto ai piedi una piacevole e soffice arena bianca, di fronte agl’occhi un meraviglioso mare dai riflessi innegabilmente caraibici, e alle spalle alcuni palazzoni in costruzione … che peccato, presto di questo passo il cemento avrà invaso tutta la baia. Per ora, comunque, siamo gli unici bagnanti nel raggio di qualche centinaio di metri e cerchiamo di goderci quanto più possibile il luogo, correndo subito in acqua a consumare un primo, idilliaco, bagno.
A mezzogiorno pranziamo con i nostri luculliani sandwich e poi ci dedichiamo al più completo relax, cercando di distendere quanto più possibile i nervi … Se ne va così in pratica l’intera giornata, che meteorologicamente parlando è anche splendida, se si esclude qualche fastidiosa raffica di vento.
A metà pomeriggio accompagno una signora americana e sua figlia al Comfort Suites: si erano incamminate lungo la battigia e ora, stanchissime e cotte a puntino, erano alla ricerca disperata di un taxi … Ne approfitto così per chiedere alla réception della valigia, ma non ci sono novità, allora torno in spiaggia da Sabrina e Federico e assieme a loro comincio a rassegnarmi di dover fare a meno delle nostre cose (ma soprattutto delle mie).
Poco dopo le 17:00 il sole se ne va dietro ad un grosso nuvolone e noi ce ne andiamo all’hotel a prepararci per cena.
Consumiamo il nostro pasto in un ristorantino (il Calico Jack’s), nei pressi del Comfort Suites e poi intorno alle 20:00 partiamo in direzione dell’aeroporto così da chiedere informazioni, senza mezzi termini, circa la maledetta valigia, visto che a quell’ora è previsto un volo da Miami.
Al banco American Airlines ci dicono di andare a vedere direttamente nella sala degli arrivi, ma c’è una porta automatica e non riusciamo ad entrare … Torniamo allora al banco, ma nel frattempo sono spariti tutti e un inserviente ci spiega che l’aeroporto sta chiudendo i battenti per riaprirli solo l’indomani mattina … così lo sconforto cresce in maniera esponenziale e soprattutto Sabrina sembra prenderla male! Sulla strada del ritorno ci fermiamo al supermarket ad acquistare qualche bene di prima necessità: spazzolino, dentifricio e quanto necessario per radersi (ormai assomiglio ad un cavernicolo!), poi ci avviamo in religioso silenzio in direzione dell’hotel … ci accudiamo, finalmente, e in altrettanto religioso silenzio ce ne andiamo a dormire … Che peccato però, rovinare in questo modo una bella vacanza … Martedì 29 Aprile: Ho lottato tutta la notte fra banchi informazioni e nastri trasportatori alla ricerca di valigie scomparse … Mi alzo da letto che sono più stanco di quando mi ci ero coricato … Faccio però di tutto per nasconderlo e alle 8:00 in punto do una sveglia pacata a tutti quanti.
Facciamo colazione e poi ci avviamo con la nostra Daihatsu, mentre il cielo oggi non è neanche limpido come vorremmo che fosse … Quasi rassegnati ci fermiamo a comprare qualche capo di biancheria intima, quindi proseguiamo in direzione dell’aeroporto … Lo superiamo, guardandolo in cagnesco, e andiamo nella parte sud dell’isola, con la vista che spazia a destra sull’azzurro ghiaccio, quasi irreale, della laguna di Chalk Sound, per giungere infine a Sapphire Beach.
La spiaggia, anche se di dimensioni ridotte, è incantevole, bagnata da acque sottili e cristalline, con sublimi sfumature di colore, grazie anche al sole che finalmente è venuto allo scoperto.
Ci godiamo un lungo bagno, anche se stare immersi risulta un po’ difficoltoso causa il livello del mare decisamente troppo scarso … ma è una scomodità facilmente superabile e in men che non si dica si fa quasi mezzogiorno.
Nella parte centrale della giornata le nuvole tornano a prendere il sopravvento, con in più qualche goccia di pioggia, e prima di pranzo, fra visi piuttosto tirati, lascio Sabrina e Federico in spiaggia e, in previsione di un altro volo in arrivo da Miami, mi reco ancora in aeroporto, sperando di tornare con buone notizie … ma dubito.
Parcheggio l’auto in strepitoso divieto di sosta e mi presento di nuovo al banco American Airlines … Come ieri sera mi dicono di andare a vedere direttamente agli arrivi, ma si spiegano meglio … Chiedo così in dogana di poter cercare la mia valigia … La doganiera, un bel quintale di donnona tipo Mami, ma in divisa, mi dice di attendere quindici minuti … Resto allora in trepidante attesa, poi torno alla carica e mi fanno entrare … A grandi falcate raggiungo la sala degli arrivi e lì, fra tante altre valigie, ritrovo la nostra! … Sarà certamente arrivata oggi (non voglio pensare diversamente, ma i ben noti ritmi caraibici mi lasciano qualche dubbio in merito) e sembra un oggetto strano: erano solo tre giorni che non la vedevo, ma mi sembra una vita … Oltrepasso la dogana e me la fanno anche aprire chiedendo cosa contiene: solo vestiti, gli dico, perché da qualche tempo a questa parte ho solo quelli che sto indossando … «Have a good day», mi rispondono, ed esco trionfalmente! Arrivo in spiaggia da Sabrina e Federico e già da lontano, con ampi gesti, esprimo la mia vittoria … Torna così il sereno, tutto è più bello, ed è incredibile quanto la perdita di una valigia possa condizionare una vacanza … Pranziamo a Sapphire Bay e poi torniamo in hotel a portare il nostro trofeo.
Indossiamo finalmente i sandali e andiamo in spiaggia nella parte nord della magnifica Grace Bay, nei pressi del Club Med … Il mare purtroppo è un po’ mosso, ma è tornato il sole ed i suoi colori sono strabilianti.
Facciamo un bel bagno e anche sera, fra i chiaroscuri dei nuvoloni che passano velocissimi sulla nostra testa (anche questi sono i Caraibi) … In un clima finalmente disteso e vacanziero ci tratteniamo così a lungo sulle rive dell’oceano: si sta benone e ci godiamo anche un infuocato tramonto.
Le condizioni meteo cambiano poi repentinamente in serata e quando usciamo per cena piove a dirotto … speriamo si sfoghi durante la notte e domani il disco solare torni a splendere alto in cielo.
Mercoledì 30 Aprile: Il cielo è ancora cupo quando ci alziamo e mentre consumiamo il nostro classico spuntino di inizio giornata si scatena un altro violento acquazzone … non ci resta quindi che aspettare tempi migliori.
Ci ritiriamo in camera e nell’attesa apprendiamo telefonicamente, e con gran dispiacere, del rientro anticipato dei nonni dal loro viaggio in Turchia, causa un problema fisico … a quanto pare c’è di peggio che perdere una valigia! Dopo meno di un’ora smette di piovere e in lontananza si vede anche qualche sprazzo di cielo sereno … Intanto usciamo e andiamo a fare la classica spesa quotidiana, poi ci avviamo verso la punta nord-occidentale dell’isola e raggiungiamo la Conch Farm.
La bellissima conchiglia color rosa detta “queen conch” o “strombo regina” faceva parte della dieta locale ancor prima che Cristoforo Colombo sbarcasse nel Nuovo Mondo. Oggi si pescano oltre quaranta milioni di strombi all’anno nelle acque poco profonde delle isole caraibiche e il mare delle Caicos ne produce circa quattro milioni, ma la raccolta va diminuendo per colpa della pesca selvaggia. La Conch Farm, inaugurata nel 1984, è l’unico allevamento di strombi al mondo e il suo obbiettivo è quello di esportare un milione di molluschi all’anno prelevandoli dalle riserve che ne contengono tre milioni, nei vari stadi di crescita.
Mentre esce fuori anche il sole facciamo un’interessante quanto originale visita guidata, partendo dai vivai per arrivare al mare antistante, dove gli strombi, dopo circa dieci anni, portano a termine la loro crescita.
Quasi a mezzogiorno, con il cielo ormai limpido, usciamo dalla Conch Farm e andiamo alla ricerca di una spiaggia nella quale passare il resto della giornata.
Proviamo, nelle vicinanze, a Leeward, dove però il mare è mosso e la spiaggia probabilmente ridotta all’osso da una mareggiata, a giudicare dagli ombrelloni ribaltati, così decidiamo di cambiare lido.
Andiamo nella parte centrale di Grace Bay, nei pressi di Point Grace … Lì il mare è davvero meraviglioso e i suoi riflessi strabilianti, così ci fermiamo sotto all’ennesimo ombrellone di uso pubblico … Negli ultimi giorni è già la terza volta che approfittiamo di queste strutture e in nessun’altra vacanza ci era capitato di potere usufruire gratuitamente di tali comodità, tanto che mi sento di rivolgere incondizionatamente i miei complimenti all’amministrazione di Providenciales.
Facciamo, manco a dirlo, un bel bagno, quindi ci godiamo il nostro quotidiano angolo caraibico, mentre purtroppo montano all’orizzonte grossi nuvoloni e non molto lontano scoppia anche un temporale … Più tardi comincia a piovere pure su di noi, ma non forte, così manteniamo la posizione … Il sole riappare poi a metà pomeriggio regalandoci un altro bello scorcio di giornata e alla fine anche un sublime tramonto.
All’imbrunire raccogliamo tutte le nostre cose e facciamo rientro al Comfort Suites per poi uscire a cena, a mangiare ottimo pesce, in un ristorantino nei paraggi (il Caicos Café), concludendo una giornata iniziata non proprio bene, ma finita splendidamente.
Giovedì 1 Maggio: Partiamo in direzione della parte nord-occidentale dell’isola, la meno popolosa e anche la meno turistica … infatti, da un certo punto in avanti, la strada si fa sterrata, seppur in buone condizioni.
Seguiamo le indicazioni per Malcolm Beach, una baia sulla quale avevo alcune referenze, e armati di pazienza la raggiungiamo … ma è una cocente delusione, con il mare decisamente mosso e la spiaggia, ridotta ai minimi termini, quasi inesistente.
Torniamo così per un lungo tratto sui nostri passi e poi ci avventuriamo, fra una bassa e folta vegetazione, fino a North-West Point: lì il mare è calmo e bello, con anche la barriera corallina di poco al largo, ma la battigia disseminata di alghe non convince troppo né Sabrina né Federico, tanto che decidiamo di riprendere definitivamente la strada per Grace Bay.
Seguendo la linea di costa passiamo per Blue Hill, uno dei tre insediamenti originali di Provo, e lungo la via principale osserviamo alcune abitazioni in legno, tinteggiate nelle tipiche tonalità caraibiche, quindi giungiamo in spiaggia nella parte più meridionale di Grace Bay, nei pressi del porticciolo di Turtle Cove, dove si trova lo Smith’s Reef, un significativo banco corallino situato a poche decine di metri dal bagnasciuga.
In compagnia di Federico vado in esplorazione con maschera e boccaglio … Osserviamo qualche bel pesce e alcune interessanti conformazioni, poi al ritorno decidiamo di cambiare nuovamente lido perché il luogo nel quale ci siamo provvisoriamente accampati è battuto da un fastidiosissimo vento.
Ci rechiamo nello stesso posto di ieri, vicino a Point Grace, ma anche lì l’atmosfera è piuttosto perturbata e la sabbia che vola copiosamente irrita non poco Sabrina.
Pranziamo, vista l’ora, e poi ci mettiamo nuovamente in movimento alla ricerca di un luogo riparato … Finiamo così a Sapphire Beach, nella parte meridionale di Providenciales. Lì a quanto pare non soffia il vento e si sta benone … fin quando, a pomeriggio inoltrato, non arrivano in parata grossi nuvoloni a guastarci irrimediabilmente quel che resta della giornata … ma avranno in parte rovinato anche il matrimonio all’americana che si è consumato in spiaggia a pochi metri da noi.
Un po’ indispettiti poco prima del tramonto ce ne andiamo in hotel, usciamo per cena da Pizza Pizza, il cui gestore è un italiano (di Genova), col quale scambiamo qualche chiacchiera e poi ci ritiriamo in camera, concludendo una giornata non proprio fortunata dal punto di vista meteorologico.
Venerdì 2 Maggio: Il cielo è finalmente sgombro da nubi quando ci alziamo.
Consumiamo la nostra solita colazione e poi ci avviamo verso il sud dell’isola per vedere il Chalk Sound National Park, un’immensa distesa di acque poco profonde, blu e turchesi, punteggiate di verdi isolette rocciose.
Seguiamo tutta la strada che corre lungo il bordo sud-occidentale della grande laguna interna, disseminata di belle ville e con magnifici scorci sul sorprendente specchio d’acqua, fin dove termina il nastro d’asfalto e dove si trova un altro bizzarro stagno, questa volta completamente rosso, causa probabilmente un’alga microscopica che si sviluppa in presenza di elevate concentrazioni saline.
Sulla via del ritorno ci mettiamo poi alla ricerca, sul lato del mare aperto, di Taylor Beach e a fatica riusciamo a trovare l’accesso alla spiaggia, nascosto fra numerose proprietà private, ma alla fine ne veniamo a capo.
La baia, tutta di bianchissima e soffice arena, è completamente invasa da un sottile velo d’acqua dai riflessi cristallini … indubbiamente un bellissimo colpo d’occhio … un po’ meno bello, per assurdo, è farci il bagno visto che immergersi è piuttosto difficoltoso … Non quanto, però, accettare i soliti, odiosissimi, nuvoloni guastafeste che già prima di mezzogiorno cominciano a montare inesorabili! Restiamo a Taylor Bay fino al primo pomeriggio fra innumerevoli chiaroscuri dovuti all’alternanza di sole ed ombra, fin quando quest’ultima non prende definitivamente il sopravvento e l’accumulo di nubi è tale da non dare proprio scampo … Allora raccogliamo tutte le nostre cose e andiamo di corsa verso Grace Bay, il più lontano possibile dall’antipatico addensamento di vapore acqueo, fino al Club Med, nella parte settentrionale … Lì c’è ancora un po’ di sole e passiamo discretamente un’oretta, poi … riprendiamo a litigare con le nuvole … che disdetta! Cade anche qualche goccia di pioggia, ma imperterriti mostriamo i muscoli e restiamo in spiaggia … fino al tramonto, quando il sole riappare brevemente all’orizzonte, oltre l’odioso corpo nuvoloso, per poi inabissarsi nell’Oceano Atlantico.
Rientriamo al Comfort Suites con le ombre lunghe della sera e per cena andiamo da Calico Jack’s, così posso assaporare ancora una volta le deliziose Conch, quindi ci ritiriamo in camera, anche perché a Providenciales non sanno neppure cosa sia la vita notturna.
Sabato 3 Maggio: Oggi è una settimana che siamo partiti, ma è anche l’ultimo giorno intero che passeremo sull’isola di Providenciales … e non va ad iniziare nel migliore dei modi, perché in cielo una sottile velatura ostacola i caldi raggi del sole (… ma guarda un po’ che novità!?).
Andiamo a far colazione e poi la spesa al supermarket, quindi ci rechiamo a vedere una delle poche zone di Provo ancora a noi sconosciute: quella orientale, nella quale si trova Long Bay.
In questa parte dell’isola non ci sono strade asfaltate, ma non mancano ville hollywoodiane, e le indicazioni per arrivare in spiaggia sono praticamente inesistenti … Alla fine, faticando un po’, troviamo l’accesso al mare anche se, come previsto, l’arenile risulta essere particolarmente esposto alle furie di Eolo e le onde, che si abbattono con grande insistenza sulla battigia, rendono una sosta a Long Bay sostanzialmente impossibile.
Rientriamo verso Grace Bay mentre fa capolino un timido sole e arriviamo a Point Grace dove ci fermiamo per un’oretta, perché ripetute e fastidiose folate di vento ci obbligano a cambiare nuovamente zona.
Rimanendo a Grace Bay andiamo così più a nord, al Club Med … Lì le raffiche sono meno tese e ci accampiamo, mentre il cielo si apre e … alleluia! … il sole esce prepotentemente allo scoperto! Col passare delle ore la giornata si fa poi sempre più bella, anche se continua a soffiare una brezza più che sostenuta ed il mare non accenna a diminuire il suo moto ondoso … Comunque, meteorologicamente parlando diventa il miglior pomeriggio dell’intera vacanza … Possiamo così trattenerci a lungo in spiaggia … Fino all’ultimo, infuocato, tramonto e con un altro matrimonio che, nel frattempo, si è consumato romanticamente a pochi metri da noi.
Col buio ormai prossimo al sopravvento sulla luce rientriamo al Comfort Suites e più tardi andiamo a cenare, per la gioia di Federico, con una bella pizza … da Pizza Pizza, poi torniamo a fare le valigie in previsione dell’imminente partenza.
Domenica 4 Maggio: E’ il giorno del rientro in Italia … indossiamo pantaloni lunghi e scarpe chiuse, chiudiamo il conto dell’hotel, carichiamo tutti i bagagli sul nostro “macinino” e partiamo in direzione dell’aeroporto.
Lascio Sabrina e Federico con le valigie di fronte alla porta delle partenze e vado a riconsegnare l’auto a noleggio, con la quale sull’isola di Providenciales abbiamo percorso 333 chilometri.
Ricondotto da un addetto dell’Avis all’aeroporto mi ritrovo con il resto della famiglia ed insieme affrontiamo in check-in … Salutiamo le nostre cose, che vorremmo possibilmente rivedere in quel di Milano, e poi, oltrepassato un futile metal-detector, ci mettiamo in attesa del volo AA1080 per New York.
I tempi sono piuttosto lunghi e dobbiamo pazientare abbastanza, ma alla fine saliamo sul Boeing 757 dell’American Airlines, che quasi in perfetto orario, alle 11:40, stacca dalla pista in direzione della metropoli americana.
Sotto di noi scorre l’arcipelago delle Caicos, compresa ovviamente Providenciales, poi attraversiamo il mare aperto e dopo meno di tre ore, alle 14:32, tocchiamo terra al JFK di New York.
Attraversiamo ancora una volta la dogana statunitense, ritiriamo questa volta entrambe le valigie e le imbarchiamo immediatamente per Milano … Oltrepassiamo senza problemi gli ultimi controlli e giunti alla porta numero 39 ci rilassiamo un po’ consumando un meritato spuntino.
Puntuali saliamo sul volo AA198, ma a causa di alcuni passeggeri in eccesso partiamo con circa un’ora di ritardo … e il Boeing 767 dell’American Airlines prende quota pochi istanti prima delle 19:00, mentre oltre il finestrino, fra la densa foschia, s’intravedono i grattacieli di Manhattan … Ciao America, ciao New York … a presto, forse molto presto! Saliamo sopra alle nuvole e una volta stabilizzata la rotta sistemo le lancette dell’orologio sul fuso italiano e in un attimo è … … Lunedì 5 Maggio: Corriamo incontro alla notte atlantica … Ceniamo e poi facciamo colazione nell’arco di poche ore, mentre albeggia sul vecchio continente … Quindi cominciamo la discesa verso Malpensa, dove atterriamo alle 8:52.
Ritiriamo (incredibile ma vero!) tutti i bagagli, compreso l’ombrellone, spedito più per scommessa che per altro. Chiamiamo la navetta del Parking Go e poco dopo le 10:00 siamo in viaggio verso casa.
Percorriamo la tangenziale ovest di Milano, quindi la A1 verso sud, così intorno a mezzogiorno siamo a Reggio Emilia e mezzora più tardi a Bologna … Fila via tutto liscio e alle 13:00 usciamo dall’autostrada a Faenza per essere alle 13:10 di fronte al cancello di casa nostra.
Un’altra perla dei Caraibi si può così dire conquistata, anche se ci è mancato un po’ di sole e di conseguenza abbiamo dovuto sopportare troppe nuvole e troppo vento … ma ci è mancata soprattutto Grace Bay col mare piatto, per non dire poi di un pizzico in più di serenità nei primi giorni, a causa della valigia scomparsa … Insomma, tutto sommato una bella vacanza, ma non una delle più fortunate che io ricordi.
Dal 26 Aprile al 5 Maggio 2008