Provenza: Go Camping

Descrizione pratica di un viaggio di due settimane on-the-road itinerante nella regione francese della Provenza.
Scritto da: Fabio Pinelli
provenza: go camping
Viaggiatori: 1
Spesa: Fino a €250 €

Descrizione pratica di un viaggio di due settimane on-the-road (9/14 agosto 2021), itinerante e un po’ barboneggiante nella regione francese della Provenza. Visitando canyons spettacolari e borghi medievali pittoreschi, cave d’ocra colorate e campi di lavanda ancora in fiore, fiumi gelati e laghi smeraldo, per finire toccando le spiagge e le acque sorprendentemente fredde del Mar Mediterraneo. Spostamenti in automobile e pernottamenti in tenda nei campeggi, senza nessuna prenotazione anticipata, in modo da essere il più flessibili possibile durante l’intera vacanza.

Giorno 1 – ENTREVAUX e GORGES DE DALUIS

Lasciate alle spalle fugaci ed esigue ore di sonno, carichiamo l’automobile e partiamo nella notte alla volta della meta transalpina: tenda e sedie comprate in extremis il giorno prima, accessori vari da campeggio e non solo, viveri e frigo, zaini e borse, sacchi a pelo e materassini. C’è tutto, o meglio, quasi tutto: dobbiamo a malincuore rinunciare subito al tavolino, tanto redivivo quanto fastidiosamente cigolante.

Corriamo veloci come il mattino oltre il confine di Ventimiglia ed entriamo in Costa Azzurra fino all’altezza di Nizza da dove proseguiamo verso l’entroterra seguendo la strada che si snoda lungo la valle del fiume Var fino ad Entrevaux. Percorrendo la valle già si possono ammirare splendide pareti rocciose.

Parcheggiamo l’automobile e visitiamo Entrevaux entrando a piedi nella cittadella dal ponte di pietra che ci proietta in un grazioso e silenzioso paesino medievale dove lo scorrere del fiume fa da armonioso sottofondo. Ripartiamo dopo un caffè e poco dopo Entrevaux, seguiamo la D902/D2202 per le Gorges de Daluis. Ben presto si ammirano pareti di argilla rossa scavate dall’azione erosiva del fiume che ha creato uno scenario naturale di grande bellezza. Sono circa le 12 e parcheggiamo l’auto vicino al Pont de Berthéon da cui parte un breve trekking di circa 4 km fino al Pont Sublime. Assolutamente imperdibile, nonostante il caldo. Il panorama lungo tutto il trekking ed in particolare nel punto d’arrivo è incredibile. Per certi versi sembra di essere su Marte.

Verso le 15 ripartiamo in direzione Guillaumes. Il tratto di strada compreso tra il Pont de Berthéon e Guillaumes è il più suggestivo. Da Guillaumes anziché tornare indietro sulla stessa strada, decidiamo di imboccare la D28 percorrendo una sorta di anello fino a Valberg, località sciistica piuttosto rinomata considerando la quantità di gente, e poi scendendo lungo le Gorges du Cians, anche queste gole piuttosto scenografiche seppur più contenute nelle dimensioni. Una volta raggiunta di nuovo la D6202 si ripassa da Entrevaux. Percorriamo il lato orientale dell’invitante Lac de Chaudanne fino a raggiungere finalmente Castellane meta finale di oggi e porta d’accesso alle Gorges du Verdon. Sono ormai le 18 e la scritta “COMPLET – FULL” all’ingresso dei primi due camping che puntiamo ci fa temere di essere in ritardo nella ricerca di una sistemazione per la notte, invece troviamo l’ultima piazzola utile al camping Notre Dame (1 notte 25€ con elettricità). Facciamo più fatica a trovare un posto per cenare in centro. I ristoranti sono strapieni. Troviamo finalmente un tavolo al Le Dix Brix, dopodiché rientriamo in tenda a dormire avvolti come lombrichi dentro un rassicurante sacco a pelo. La temperatura sembra fresca.

Giorno 2 – GORGES DU VERDON

Sveglia presto e colazione all’aria aperta, sarà un classico di questo nostro road trip. Caffè con fornellino a gas e qualche biscotto per iniziare con energia la giornata. Decidiamo di muoverci verso Moustiers-Sainte-Marie per cercare un camping già al mattino. Percorriamo le Gorges du Verdon lungo la D952, poco trafficata alle 9 del mattino. Superiamo Rougon e Le Palud-sur-Verdon. Lo scenario del canyon lungo questi 40 km che vanno da Castellane a Moustiers è meraviglioso.

Puntiamo il camping Manaysse e troviamo subito posto (2 notti €40 con elettricità). Molto tranquillo con vista su Moustiers e la sua stella. Una volta montata la tenda, ci rimettiamo in macchina verso il vicino Lac de Sainte-Croix. Parcheggiamo appena prima del Pont du Galetas da dove si ammirano tantissimi pedalò, sup e barchette che dal lago si avventurano nella gola del canyon. Penso che sarebbe bello tuffarsi da questo ponte ma intravedo un cartello poco benaugurante: dieci persone morte in dieci anni. Non mi sembra il caso di andare a testare ed eventualmente rafforzare questa statistica quindi meglio andare a fare un bagno pacifico nelle acque del lago, che risulta essere affollatissimo, manco fosse agosto.

Tornati al camping, con una passeggiata in salita di venti minuti raggiungiamo Moustiers-Sainte-Marie dove ceniamo al ristorante La Cascade seduti ad un tavolino in posizione privilegiata sotto la piccola cascata che dà nome al locale. Poi passeggiamo un po’ per questo borgo incantato prima di rientrare.

Giorno 3 – GORGES DU VERDON

Ieri ci siamo goduti le gole solo parzialmente, quindi oggi partiamo di buon mattino ripercorrendo a ritroso la strada verso Le Palud-sur-Verdon fino all’imbocco della Route des Crêtes (D23), un susseguirsi di belvedere dai quali la vista sugli strapiombi delle gole è da brivido. Nonostante numerosi stop per fotografare, lo scarso traffico mattutino ci permette di completare l’anello che rientra a Le Palud in circa due ore.

Risaliamo ancora sulla D952 verso Castellane fino ad altezza Rougon dove parcheggiamo e iniziamo il trekking per il Colouir Samson che scende abbastanza dolcemente fino alla valle del fiume Verdon. Ne approfittiamo per un bagno rinfrescante prima di proseguire lungo il sentiero Blanc-Martel che fatto per intero durerebbe circa sette ore arrivando allo Chalet de la Maline sulla Route des Crêtes. Noi ne percorriamo solo un breve tratto molto scenografico fino a sotto il Belvédère de Trescaire e che ci fa attraversare due gallerie molto buie ma fresche ed umide che nell’idea originaria di inizio Novecento avrebbero dovuto fungere da collegamento idrico tra il fiume a valle e la cima delle gole a monte. Progetto mai completato.

Risalendo verso la macchina, vorremmo raggiungere anche il punto panoramico Point Sublime ma le indicazioni non sono molto chiare quindi desistiamo. Col senno di poi, per il Point Sublime, è meglio accedervi dal parcheggio dedicato (poco più indietro sulla D952) anche se a pagamento e quasi sicuramente al completo nelle ore centrali di una giornata d’agosto qualunque.

Dopo un pranzo tardivo e fugace in uno dei due ristoranti-bar di Le Palud, ci dirigiamo al Lac de Saint Croix per noleggiare un pedalò e avventurarci all’interno delle gole. Ci sono quattro o cinque rentals presso i quali si possono affittare pedalò oppure piccole barchette a motore. Quasi tutti sono aperti dalle 9 alle 19 e la tariffa standardizzata è di 20€ all’ora per il pedalò ed 40/50€ (mi sembra) per la barchetta. Come al solito, se si arriva nelle ore centrali del giorno, la coda è parecchio lunga e ci si deve dotare di moltissima pazienza, tra l’altro sotto al sole cocente. Per questo la nostra scelta di arrivare nel tardo pomeriggio, sono le 17.30, è piuttosto strategica: non facciamo coda, noleggiamo il pedalò per un’ora, che poi effettivamente diventerà un’ora e mezza. La mezz’ora in più è abbuonata essendo in fase di chiusura. Con l’imbarcazione si passa sotto al Pont du Galetas e si può proseguire lungo le gole per circa due chilometri fino al limite consentito di navigazione. Ovviamente lo scenario è molto suggestivo, pieno di punti da cui tuffarsi e le sfumature verdi e la freschezza dell’acqua sono idilliache.

Anche stasera ci rechiamo a Moustiers-Sainte-Marie (questa volta in automobile). L’aria è frizzante per effetto degli affollati mercatini che si diramano lungo tutte le principali arterie del paesino. Ceniamo all’Au Coin Gourmand prendendo una pizza che onestamente ci fa un po’ rimpiangere quelle di casa. Tuttavia, non sarà l’ultima.

Giorno 4 – LUBERON, COLORADO PROVENCAL

Prima di lasciare il Verdon, torniamo a Moustiers per visitare la piccola chiesa di Notre Dame arroccata su uno sperone di roccia che domina la cittadina. Dalle scale di pietra e dal patio della chiesa, si gode di una bella vista sul piccolo paese.

Guidiamo verso il Luberon attraversando innumerevoli campi di lavanda ormai tagliata e sfiorita, ma per nostra fortuna ne scorgiamo un paio ancora in fiore, poco prima di Valensole e siamo “obbligati” a fermarci. Che suggestione immaginare infinite distese di lavanda nel pieno della sua fioritura. Sarà per la prossima volta. Raggiungiamo la città di Manosque dove sostiamo velocemente sia alla Decathlon per alcuni acquisti di materiale vario sia in un paio di negozi di souvenir monotematicamente a base di lavanda.

La mattina scorre via veloce e arriviamo a Rustrel alle 13 dove ci fermiamo ad esplorare il Colorado Provençal, un’ex cava di ocra a cielo aperto. Si paga solo l’ingresso nel parcheggio: 4€ ad automobile. L’escursione offre la possibilità di seguire due sentieri: quello arancione oppure quello blu. Noi optiamo per il primo, quello più lungo, e lo completiamo in circa 1 ora e 15 minuti invece che in 1 ora e 45 come indicato ad inizio percorso. Seppur diversi, questi colori e queste rocce ricordano in qualche modo il famoso Antelope Canyon in Arizona. L’alternanza dei colori caratterizza la terra che calpestiamo: prima bianca e giallina poi improvvisamente arancione e dopo ancora rossa.

Ci rimettiamo in marcia in direzione L’Isle-sur-la-Sorgue alla ricerca di un camping per le prossime notti. Optiamo per il Camping La Coutelière (2 notti €67 con elettricità) situato tra Lagnes e Fontaine-de-Vaucluse. Montiamo la tenda e ci rilassiamo un po’ sulle rive della Sorgue, il fiume a cui si accede direttamente dal camping. Mi tuffo senza ragionare e quasi muoio. Scopro bruscamente infatti che la temperatura dell’acqua è di soli 13 gradi. Risalgo subito e ci stendiamo ad osservare le canoe ed i sup che passano beatamente. Stasera decidiamo di mangiare in campeggio quindi andiamo a comprare un po’ di cibo in un supermercato vicino prima di goderci una cena sotto le stelle luminosissime.

Giorno 5 – ROUSSILLON, BONNIEUX, FONTAINE DE VAUCLUSE

Giornata di borghi e cave d’ocra: arriviamo a Roussillon alle 9 e visitiamo il paesino composto unicamente di case dalle tonalità di rosso più disparate. Da questa peculiarità il nome. Roussillon si trova abbarbicato sopra uno sperone di roccia ocra come quello delle ex cave da cui parte Le Sentier des Ocres (ingresso 3€ a persona) proprio a due passi dalla piazza principale. Il percorso si sviluppa entro uno scenario simile a quello del Colorado Provençal ma vale la pena comunque spendervi un’oretta o poco più. Anche qua si possono seguire due percorsi: quello giallo, più corto, oppure quello arancione. Noi abbiamo fatto quello arancione. Divertente osservare l’entusiasmo dei bambini nel rotolarsi nella terra gialla ed arancione impolverandosi inesorabilmente pelle e vestiti, per la disperazione delle madri.

Ci spostiamo a Bonnieux altro paesino caratteristico del Luberon, dove si svolge un mercato provenzale. Compriamo alcune cosette e poi saliamo fino all’Eglise Haute da cui si gode di un bel panorama a 360 gradi sulla valle circostante. Pranziamo con gelato e bibite, necessari a rinfrescarsi, poi ripartiamo. Vorremmo visitare anche Gordes ma il caldo ci spinge a preferire una destinazione con presenza di acqua. Andiamo a Fontaine-de-Vaucluse un minuscolo borgo sul fiume noto per La Gouffre ossia la sorgente d’acqua da cui si origina il fiume Sorgue. Si tratta di una pozza freddissima dentro una caverna fresca ed umida. Una manna rispetto al caldo fuori. Ci si può tuffare e fare il bagno nella sorgente, ma anche qui si rischia un coccolone. Nonostante le tante persone, l’atmosfera di questo paesino è particolarmente rilassante, soprattutto sostando ai lati del fiume al riparo dell’ombra di qualche bell’albero.

Rientriamo in campeggio per una rapida doccia, prima di andare a cena a L’Isle-sur-la-Sorgue dove troviamo una moltitudine di ristoranti lungo il perimento del centro. Ciò nonostante, senza aver prenotato, fatichiamo a trovare un tavolino all’aperto. Alla fine, dopo due o tre giri, ci accomodiamo alla Brasserie Bellevue.

Giorno 6 – GORDES, SENANQUE ABBEY, SAINT-REMY-DE-PROVENCE

Solita sveglia alle 7, caffè di rito e via verso Gordes. La luce del mattino ci regala uno scorcio meraviglioso sul borgo, arrivandovi dalla strada principale. Lo spettacolo è reso ancor più magico da una scena inaspettata che sembra proiettarci all’interno di un film: un pittore provenzale, col suo gilet ed i pantaloni bianchi, un cappello di vimini adornato di lustrini ed una rosa viola, intento a pulire i suoi pennelli, all’ombra di una tettoia. Sta dipingendo lo stesso panorama che ha appena riempito i nostri occhi. La tavolozza di colori ad olio sembra un quadro già di per sé, poggiata su un cavalletto in legno che regge una piccola tela abbozzata. Ci fermiamo ad ammirare l’artista assicurandoci di non disturbarlo. Lui ci sorride e diventa l’occasione per una piacevole chiacchierata e qualche bella fotografia prima di salutarlo per dirigerci a piedi nel centro del borgo ancora silente nell’attesa della massa.

Giriamo un’oretta o poco più prima di rimetterci alla guida verso la vicina Abbazia di Senanque situata a soli 4 km. L’Abbazia darebbe il meglio di sé con i campi di lavanda fioriti ma siamo un po’ oltre periodo quindi non ci sono reali chances di trovarli tali, eppure decidiamo di farci un giro lo stesso e così facendo….  no, non veniamo ripagati. Anzi, oltre ai campi sfioriti, ci sono anche noiose impalcature a ricoprire quasi tutta la struttura. L’abbazia è visitabile internamente solo tramite visite guidate della durata di un’ora che si svolgono a intervalli regolari se non sbaglio soprattutto al mattino. Il costo dovrebbe essere circa 10€. Non abbiamo troppo tempo a disposizione quindi un po’ a malincuore saltiamo la visita e ci limitiamo a fare un giro all’esterno.

Oggi ci vogliamo spostare quindi torniamo al camping per smontare la tenda e sgomberare entro mezzogiorno (regola praticamente standard dei camping: liberare la piazzola entro le 12). A fianco del camping la fortuna o il caso vuole che ci sia il centro Canoe Evasion quindi decidiamo con entusiasmo di farci un giro in canoa lungo le gelide acque della Sorgue. Si tratta di un’escursione guidata al costo di 20€ a testa che consiste nel remare fino a L’Isle-sur-la-Sorgue per poi tornare al centro con un bus navetta. Nonostante sia la nostra prima esperienza, ci dimostriamo valorosi canoisti. Verso metà percorso, gli istruttori ci fanno fare anche un brevissimo tratto di canyoning permettendoci di goderci la piacevole temperatura del fiume. Sono due ore ben spese, divertenti e anche rilassanti, quindi l’attività è assolutamente consigliata. In agosto però è meglio prenotarla, infatti noi abbiamo trovato posto in extremis per una botta di fortuna.

Sono circa le 16, tempo di partire verso Saint-Remy-de-Provence nostra prossima tappa per la notte. Troviamo subito posto in un camping con piscina semivuoto ed enorme, il Parc de la Bastide appena dentro Saint-Remy (1 notte 32€ con elettricità). In questi giorni, tipicamente attorno a Ferragosto, a Saint-Remy c’è la feria ossia la festa con gli encierros (le corse dei tori), sfilate di cavalli e tori ed altri avvenimenti. Purtroppo però non facciamo a tempo ad assistere all’encierro di oggi (sarebbe stato alle 17), anche perché appena arrivati al camping non rinunciamo a un rinfrescante bagno in piscina. Tuttavia, i segni della festa si vedono appena andiamo in centro per cenare. I bordi della strada sono protetti da strutture metalliche che servono a riparare gli spettatori dalle incornate e a permettere ai corridori di scappare dalla traiettoria dei tori incavolati. Qualcuno però sembra non avercela fatta a sfuggire alle corna, dato che ci sono ambulanze e operatori intenti a effettuare soccorsi e la situazione sembra seria. Saint-Remy sembra un bel posto, vivo. Ceniamo Da Beppe, purtroppo però la consigliata terrazza è piena e tutti i tavoli sono prenotati. Anche qui, come del resto in tutti gli altri posti in cui siamo stati, sarebbe consigliata la prenotazione. Dopo cena, andiamo a bere qualcosa in un bar che pullula di people per goderci stranamente un po’ di movida provenzale.

Giorno 7 – LES-BAUX-DE-PROVENCE, ARLES, SAINTES-MARIES-DE-LA-MER

Partiamo alla volta della Camargue ma prima ci fermiamo a visitare il borgo arroccato di Les-Baux-de-Provence a pochi chilometri da Saint-Remy. Il parcheggio a pagamento appena sotto l’ingresso del paese è un furto senza scasso: 5€ tariffa minima anche se si vuole rimanere solo dieci minuti. Appena dentro il borgo, il profumo dell’“aïoli”, insolitamente mattutino, coglie impreparate le nostre narici. Seguiamo la via principale perdendoci poi in quelle laterali ricche di boutique d’arte e negozi di souvenir. Arriviamo fino all’ingresso del castello ormai in rovina. Il costo del biglietto è di 11€ e scegliamo di non entrare. Appena fuori Les-Baux, un’attrazione da visitare sarebbe il museo Carrières de Lumières collocato all’interno di una cava di calcare dismessa e teatro di una rappresentazione multimediale di migliaia di opere d’arte: Van Gogh, Cezanne, Monet, Kandinsky, ecc. Il prezzo non è affatto economico purtroppo (28€) quindi anche in questo caso non visitiamo.

Ripartiamo e raggiungiamo rapidamente la vicina Arles, porta d’accesso alla Camargue. Ci fermiamo per una breve visita di questa città che ha ospitato per anni il genio di Van Gogh, ispirandogli moltissime opere. Giriamo per le vie colorate e tranquille del centro storico toccando i siti d’interesse principali come l’Arènes d’Arles, anfiteatro su due livelli dove si svolgono le corride, un po’ Arena di Verona, un po’ Colosseo ed il Roman Theatre of Arles. Beviamo qualcosa all’inflazionatissimo Le Café Van Gogh prima di concludere la nostra passeggiata lungo il Rodano.

Usciti da Arles, imbocchiamo la D570 che ci catapulta nel Parc Régionel de Camargue. Un campo di bellissimi girasoli a fianco della strada ci induce ad una sosta. Dopodiché, iniziano a susseguirsi le Manades, allevamenti di tori e cavalli bianchi, caratteristici di quest’area selvaggia della Francia tanto quanto i fenicotteri rosa.

Entriamo finalmente a Saintes-Maries-de-la-Mer e andiamo diretti al Camping La Brise, un campeggio enorme che occupa praticamente metà paese. Non ci sono affatto problemi di disponibilità: prendiamo una piazzola per due notti (73€ con elettricità) che fortunatamente si trova vicino all’accesso alla spiaggia. Sarebbe potuta andare peggio, considerate le dimensioni di questo camping. Montiamo la tenda al volo e finalmente ci tuffiamo nel mare. L’acqua è rinfrescante e pulita. Il sole ancora caldo nel cielo azzurro della Camargue.

In serata esploriamo le affollate vie del centro alla ricerca di un ristorante dove assaggiare qualcosa di tipico. Ce ne sono tantissimi, tutti pienissimi. Vanno forte sia le specialità di terra come il toro sia quelle di mare come la paella. L’atmosfera è vibrante grazie ai cantautori gitani che balzano da un ristorante all’altro. C’è davvero l’imbarazzo della scelta: noi stasera ci saziamo con una paella fantastica al Les Flots Bleus e con una crepe alla nutella. Roboanti fuochi d’artificio illuminano l’Arènes des Saintes-Maries-de-la-Mer e un piccolo concerto allieta Place des Gitans dove gli Infernal Comeo, due chitarre, una tromba e un sax sono a dir poco scatenati.

Giorno 8 – SAINTES-MARIES-DE-LA-MER

La grande fatica. Senza pensarci troppo, noleggiamo due biciclette per l’intera giornata con l’intento di percorrere la digue à la mer, strada sterrata che corre verso est con il mare alla destra e grandi stagni brillanti di rosa sulla sinistra e che arriva alle Saline de Giraud e alla Plage de Piemanson. Ci arriveremo senz’altro. Grave errore non controllare la distanza: rispettivamente 30 e 42km da Saintes Maries. Quando ci rendiamo conto del piccolo errore di valutazione ormai siamo già ben lontani, eppure ponderando benissimo le nostre doti atletiche decidiamo di proseguire almeno fino alle saline. Superiamo colonie di pacifici fenicotteri rosa che passeggiano in modo felpato sull’acqua e raggiungiamo dopo circa 12-13km il Lighthouse Gacholle. Poco prima del faro c’è un primo bivio: andando a destra si raggiunge Plage de Gacholle, che credo sia una spiaggia “naturelle”. Proseguiamo dritti arrivando a un secondo bivio: verso destra si va alla Plage de Beauduc. Stavolta deviamo, tanto sono “solo” 3 km in leggera salita, e arriviamo a questa spiaggia 100% vanlife: libera ed immensa, camper e van in sosta, kiters che solcano le onde del mare parecchio mosso. Ripercorriamo a ritroso il pezzo di strada fino al bivio e continuiamo verso le Saline de Giraud. Il caldo della mattina che avanza inizia a farsi sentire. Arrivati alle saline, ci rendiamo conto che visitare l’area in bicicletta così stanchi, sarebbe impossibile. Quindi le osserviamo un po’ da fuori e ci ristoriamo presso l’unico bar-ristorante aperto in paese. Il cartello che segnala altri 12km per la Plage de Piemanson, ci demoralizza. Desistiamo.

Il viaggio di ritorno è un inferno: il caldo non è infernale, il vero incubo è il vento contrario che ci rallenta per tutti i 30km. Sembra una salita infinita. L’acqua scarseggia e i viveri mancano. In alcuni momenti penso di fermami e passare la notte con i fenicotteri oppure penso ad abbandonare la bicicletta e tornare a piedi o magari a nuoto perché no. Le gambe non rispondono più, è una crisi fisica e mentale. Vabbè, ho reso l’idea della difficoltà. Insomma, quella che doveva essere una tranquilla scampagnata in bici si è trasformata in un percorso di 60km al sole dei quali la metà controvento. Eravamo partiti alle 8 e siamo tornati alle 16. Lasciamo le bici al noleggio e a caldo ci giuriamo di non voler pedalare mai più. Torniamo al camping e ci buttiamo a mollo in piscina distrutti.

La vita è bella, al di là della fatica, quindi andiamo a mangiare: stasera una bella entrecôte di toro al ristorante “La Rumba” dove un cameriere che sembra uscito da un film gangster anni ’30, allieta la serata a noi e agli altri ospiti con la sua amabile idiozia. In senso buono ovviamente.

Giorno 9 – SAINTES-MARIES-DE-LA-MER

Il grande descanso. Oggi non vogliamo fare niente, lasciateci in riva al mare. Passiamo una giornata di meritato riposo: dopo la colazione usciamo dal camping e ci posizioniamo all’estremità di una delle diverse lingue di sabbia e scogli che si allungano per qualche decina di metri dalla riva di Plage de Sainte Marie de la Mer e che vanno a formare delle piccole calette. Il sole del mattino è caldo ma non troppo, l’acqua invece è davvero molto fredda. Verso l’ora di pranzo andiamo a far spesa ed improvvisiamo un picnic in campeggio. Torniamo in spiaggia, giusto fuori dal camping, e ci godiamo le ultime ore di sole di questa giornata fondamentale per recuperare le energie.

Per cena passeggiamo tra Rue Victor Hugo e Avenue Frédéric Mistral alla ricerca di un ristorantino che ci ispiri. “El Campo” cattura la nostra attenzione perché è in programma una serata gitana di flamengo che non vorremmo perderci, purtroppo però è pieno e c’è da aspettare. La nostra pazienza viene premiata e dopo quasi un’ora d’attesa, si libera un posto. L’atmosfera all’interno è veramente bella: la gente canta e le signore più audaci improvvisano un flamengo al tavolo o nei pressi dei cantautori. Anche stasera scelgo di mangiare il toro, per la precisione pavè che sarebbe filetto. La mia ragazza invece opta per una specie di bouillabasse, una zuppa di pesce molto abbondante.

Giorno 10 – AIGUES-MORTES, PIEMANSON, SAINTE-CROIX

Lasciamo verso le 8 il camping La Brise e Saintes-Maries-de-la-Mer risalendo la riserva naturale della Camargue lungo la D570 fino all’imbocco della D85. Seguiamo questa strada perché avevo letto della presenza di fenicotteri rosa anche lungo questo tratto, in realtà non li incontriamo. Solo in lontananza s’intravedono alcuni tori d’allevamento. La cosa divertente o curiosa della D85 è che conduce al Le Bac du Savage, attraversamento via chiatta del Piccolo Rodano, una piccola scorciatoia andando verso Aigues-Mortes o comunque verso ovest.

Aigues-Mortes è una città fortificata molto ben conservata situata nella parte ovest della Camargue, a due passi da Montpellier. Torri medievali, bastioni, porte fortificate e 1634 metri di mura con camminamento di ronda. Questa cittadina costruita quasi 2000 anni fa, fu un importante porto nel Mediterraneo ed oggi rappresenta una ottima metà in cui spendere almeno una mezza giornata. Ci sono vari parcheggi a pagamento all’esterno delle mura, noi lasciamo l’auto al P5 sulla strada verso le Salins du Midi (altra attrattiva turistica di questa zona). Il tempo vola tra boulangerie, negozi di biscotti e d’artigianato. Decidiamo anche di fare il giro delle mura (8€, gratis per la fascia d’età 18-25 anni) dato che oltre ad offrire una bella vista dall’alto della cittadina, ospitano un’interessante esposizione artistica temporanea.

Da Aigues-Mortes ci dirigiamo verso la citata Plage de Piemanson, quella che non eravamo riusciti a raggiungere in bicicletta. Per farlo occorre ritornare ad Arles e scendere verso Saline de Giraud lungo la D36. La strada che da Salin de Giraud arriva alla spiaggia è fantastica: una lingua d’asfalto che supera le saline e attraversa gli stagni generati dalla bocca del Rodano, affollati di volatili di varia specie e fenicotteri rosa. Arrivando alla spiaggia, la strada lascia spazio ad un’enorme distesa di sabbia lunga circa 7km. Piemanson è l’ambiente ideale per camperisti e vanlife people. Ci tuffiamo nel mare che continua ad essere particolarmente freddo. Il motivo? Le correnti che girano nel Mar Mediterraneo davanti alla costa francese ed in particolare in questo tratto di costa, sono le più fredde con una temperatura di circa 16-17 gradi contro una media di circa 20 gradi nel resto del Mediterraneo.

Sono le 17 inoltrate e non abbiamo ancora idea di dove passare la notte. Diverse ipotesi di campeggio campeggiano nella nostra mente. Il timore è quello di arrivare troppo tardi per trovare posto, infatti nella stragrande maggioranza dei campeggi se non in tutti direi, occorre arrivare entro le 19-19.30. Solo in quelli un po’ più attrezzati magari si riesce a trovare qualcuno in reception anche alle 20-20.30, ma sono una rarità. Tra un’ipotesi e l’altra, si fa largo l’idea di andare nella zona di Martigues ma per arrivarci impieghiamo più tempo di quanto previsto dal navigatore. Nota di colore: da Salin de Giraud occorre raggiungere Le Bac de Barcarin e attraversare con chiatta il Grande Rodano, per evitare di ritornare ad Arles e fare quindi un giro molto più lungo (chiatte ogni venti minuti).

Arrivati a Martigues, decidiamo senza esitazioni di raggiungere direttamente Sainte-Croix, sul mare e dove sembrerebbe esserci una buona concentrazione di camping. I primi tre che vediamo sono chiusi o al completo, al quarto tentativo invece un colpo di c… fortuna: camping Le Mas (42€, 1 notte senza elettricità). Montiamo la tenda al volo, ormai siamo pratici e ci precipitiamo alla caletta adiacente il camping: plage de Sainte-Croix. Questa caletta ci coglie di sorpresa per la sua bellezza: una chiesetta di pietra abbarbicata in cima alla scogliera conferisce un tono cha sa un po’ di isola greca, nonostante non ci siano né il bianco né il blu tipici delle chiesette delle Cicladi. Una scalinata rocciosa scende in spiaggia ed un tramonto indimenticabile arancione intenso fa da sfondo a questa cartolina inaspettata. Questo scenario, queste emozioni, richiedono una birretta che ci beviamo seduti sulla scogliera, affacciati sul mare blu scuro profondo e sul cielo che ormai ha preso fuoco. Inizia a fare freschino così rientriamo nel campeggio e mangiamo una pizza al ristorante interno. Che giornata.

Giorno 11 – AIX-EN-PROVENCE, SAINTE-CROIX

Stamattina avremmo dovuto muoverci verso Aix-en-Provence o avvicinarci a Marsiglia invece la caletta di ieri ci ha spinto a prolungare di una notte il soggiorno al Le Mas. Dedicheremo comunque la giornata odierna alla visita di Aix-en-Provence. Ci arriviamo piuttosto presto, alle 8 infatti abbiamo già parcheggiato a pagamento lungo Avenue Sainte Jerome a dieci minuti a piedi dal Centre Ville. Esploriamo il centro partendo da Rue d’Italie che si congiunge al Cours Mirabeau, un ampio corso alberato con delle belle e importanti fontane. Giovedì è giorno di mercato ad Aix e proprio lungo il corso si susseguono bancarelle di abiti, borse, teli mare ed accessori per la casa oltre che classici souvenir. Da Fontaine de la Rotonde imbocchiamo Rue Espariat che ci conduce a Place Verdun teatro anch’essa di un mercato ma di cibo. Frutta e verdura con colori accesi adornano i banchi mentre un giovane cantautore brasileiro dalla vaga somiglianza con Johnny Depp, attira il pubblico. Mangiamo un po’ di frutta mentre lo ascoltiamo, dopo di ché ci dirigiamo a Place de l’Hotel de Ville che ospita a sua volta un piccolo mercatino di fiori. L’eleganza di Aix-en-Provence è sopraffina, adoro tutte le insegne e i loro font. Il buon gusto è proprio un classico della Provenza, ed Aix ne è forse l’apice.

Torniamo a Sainte-Croix per goderci il pomeriggio nella caletta di ieri. L’acqua è davvero fredda ed il tramonto stasera risente di alcune nuvole che avanzano minacciosamente ma che fortunatamente non si tramutano in pioggia. Questo posto è davvero incantevole, forse anche perché non lo avevamo affatto programmato. Ceniamo ancora nel ristorante del campeggio prima di andare a dormire sotto le stelle.

Giorno 12 – HYERES

Tempo di muoversi in direzione di quella che sarà la nostra ultima tappa di questo on-the-road. Inizialmente il piano prevedeva di concludere con Marsiglia e il Parco Nazionale delle Calanques, ma le informazioni lette online ci fanno desistere dal visitare i calanchi a causa del sicuro affollamento e conseguenti difficoltà a godersi realmente la zona. Mi è parso di capire in sostanza che i mesi estivi, luglio ed agosto soprattutto, non siano affatto i più indicati per godersi la zona, sia per la folla di turisti sia perché molti sentieri sono chiusi a causa dell’alta probabilità d’incendio. Questi fattori sommati al fatto che visitare un’altra città a fine vacanza non ci entusiasma troppo nonostante l’innegabile fascino marsigliese, ci portano a scegliere come prossima tappa Hyeres e la penisola di Giens.

Seguiamo la strada lungo il mare fino a Sausset-les-Pins, una località poco nota al turismo di massa ma che conserva comunque una clientela fidata. A buon merito considerando la bellezza di questo breve tratto di costa con le sue insenature, calette rocciose ed un mare cristallino. Poi facciamo rotta verso la A55 che attraversando Marsiglia e Tolone ci conduce in circa due ore alla meta.

Per prima cosa facciamo una bella scorta di viveri al supermercato dopodiché superato il traffico della zona aeroportuale, imbocchiamo la strada che percorre i 6-7km della penisola di Giens, occupata nella sua parte centrale dall’Etang des Pesquiers ove si possono osservare in lontananza fenicotteri rosa, una sorta di piccola Camargue. Prima di cercare il camping, decidiamo di concederci una pausa di un paio d’ore in riva al mare, quindi ci fermiamo alla Plage Almanarre improvvisando un pic-nic niente male. L’acqua è meravigliosa e un po’ meno fredda rispetto a quella trovata in quel di Saintes-Maries e Sainte-Croix; la spiaggia è lunga tutta la penisola e comprende nella parte centrale una fly-zone per i kite. Sembra un po’ di stare in Sardegna. Dopo un’attenta valutazione morfologica di Giens, scegliamo il camping Olbia (33€, 1 notte senza elettricità) per la sua vicinanza a Plage de la Mandrague che visitiamo il pomeriggio stesso. Dal camping sono cinque minuti a piedi. Da Plage de la Mandrague, arriviamo a nuoto alla vicina Ile de la Redonne, una piccola isoletta a duecento metri circa da riva che regala un magnifico scorcio. Unica pecca sono le alghe sul fondale che rendono un po’ difficoltoso e a volte scabroso nuotare in questo bellissimo mare.

Per cena, ci dirigiamo in auto verso il quartiere Le Port: un viale fronte mare pieno zeppo di bancarelle e ristoranti, tutti pieni o prenotati tranne uno… con circa 500 coperti credo… dove eccezionalmente troviamo un tavolo: si chiama Le Tocco.

Giorno 13 – HYERES

Appena svegli ci attiviamo per cercare l’ultimo campeggio per la nostra ultima notte in tenda, almeno per questa vacanza. Pensiamo di aver avuto una brillante idea andando a cercare di buon mattino, in realtà non è così perché le piazzole vanno liberate entro mezzogiorno quindi se il camping è pieno occorre aspettare per posizionare la tenda. Dopo un paio di tentativi vani, troviamo posto presso il Camping Le Presqu’Ile de Giens (39€, 1 notte senza elettricità). Montiamo la tenda e molliamo il superfluo, poi ci dirigiamo verso la Vieux Ville di Hyeres che il sabato ospita il mercato.

Lasciamo la vettura al parking sotterraneo Clemenceau da cui sbuchiamo proprio nel mercato in Place Massillon. Ci addentriamo nei vicoli meno battuti, inerpicandoci fino al Jardin Remarquable de la Villa Noailles e alla Eglise Saint Paul dalla cui balconata si apre una vista molto ampia all’orizzonte verso il mare. Scendiamo nuovamente nelle vie del mercato che nel frattempo sono state letteralmente prese d’assalto e dopo uno spuntino con piccoli salamini di maiale, toro e chorizo, torniamo all’auto e con essa verso il mare di Giens. Vorremmo visitare le calette della parte orientale della penisola, quella in cui non siamo ancora stati, ma sembra impossibile trovare uno spazio accettabile per lasciare l’auto. I parcheggi a pagamento si riempiono presto perché da qui parte il traghetto per l’isola di Porquerolles, una sorta di Maddalena, e per il Parc National de Port Cros che offre possibilità di snorkeling ed immersioni caratterizzate da avvistamenti importanti stando alla fauna ittica indicata sui materiali pubblicitari. L’appuntamento per queste attività è però rimandato alla prossima volta. Ritorniamo quindi verso Plage de l’Almanarre dove ieri siamo stati poco ma benissimo. Qui nessun problema di parcheggio. Passiamo il resto della giornata tra relax e molteplici bagni, un altro pic-nic on the beach e osservando i kiters. Per fare kite qui, occorre essere indipendenti oppure rivolgersi alle scuole disseminate un po’ in tutta la zona tranne che in spiaggia dove non è presente nessuna facility.

Come ultima cena optiamo per una pizza margherita da asporto (Pizza Bruno) più birra e godimento seduti in Plage de la Badine. Anche da Bruno hanno il vizio di usare l’emmental al posto della mozzarella sulla pizza, però mi oppongo e di buon grado accettano la mia richiesta di mettere solo mozzarella. Già che ci sono, prendo in prestito due foglioline di basilico da una piantina a pochi passi che sembrava messa lì apposta per essere saccheggiata.

Giorno 14 – HYERES

Siamo ai saluti. Ma come resistere ad un ultimo bagno? Ci rechiamo a Plage de la Bergerie verso le 7 per goderci la tranquillità della bassa marea mattutina. L’acqua è freddina ma non possiamo esimerci dall’ultimo tuffo prima della partenza. Non c’ quasi nessuno, un’oasi di pace disturbata progressivamente. Arriva velocemente l’ora di tornare al camping per caricare nel baule la tenda e le ultime cose. Compriamo una baguette, dei pan briosche e qualche altra delicatezza per il viaggio. Imbocchiamo la A57 che poi diventa A8 fino a Ventimiglia che poi ci porta a casa.

 

A bientôt belle Provence

 

“Travel is the only thing you pay that makes you richer”

 

 

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