Provenza e Camargue
La Francia per le festività natalizie si è vestita di luci ed eleganza, alle quattro del pomeriggio arriviamo a Cannes; abbiamo preso alloggio in un Etap, prenotato la sera prima in internet sfruttando la promozione. L’hotel è situato in centro e anche se con le camere piccole ha tutto ciò che serve per riposarsi e mettersi il libertà. Abbiamo portato l’auto ad un parcheggio a pagamento per 8€ a notte.
Abbiamo visto Cannes con una leggera pioggerellina. La Francia con i suoi negozi sempre a portata di mano non delude mai, sai sempre che troverai delle baguette, e croissant freschi a qualsiasi ora. Di Cannes ci è piaciuta la passeggiata sul lungo mare della Croisette, spettacolare ed illuminata con cura; le palme e i fiori che la adornano fanno la loro parte abbindate da illuminazioni natalizie raffinate. Dietro il lungomare ovviamente si stagliano i famosi alberghi; lasciando da parte i giudizi sull’utilità di certi sfarzi, bisogna ammettere che contribuiscono a dare un certo tono al lungomare. Siamo andati davanti al palazzo dove viene svolto il festival di Cannes; anche fuori stagione rende bene l’idea del tempio del cinema, sulla piazza ci sono anche le mattonelle con le impronte delle mani dei vari divi; noi ci abbiamo camminato sopra e cosi le abbiamo notate per caso. Camminando per la città incontri volti di attori dipinti sui muri, o sulle fermate del bus, che rappresentano film diventati famosi, a volte sono dipinti su intere facciate di case. domenica 23 dicembre Aix en Provence Ci alziamo presto, e dopo una bella colazione giriamo ancora qualche ora per Cannes, dopo di che si parte in direzione Aix en Provence, dove la sistemazione è presso un elegantissimo Ibis che in promozione Alberto ha trovato in internet al nostro solito accettabile prezzo.
Aix é illuminatissima per Natale e la visitiamo con una passeggiata di quattro ore. E’ una città antica con vie pedonali ricche di quei ”negozietti” come l’Occitane che generalmente da noi ritrovi solo durante la fiera dell’artigianato. La città era affollatissima, infatti è stata un’impresa trovare il parcheggio; Il cuore della città è Cours Mirabeau, viale alberato illuminato per le feste e decorato da fontane, che porta a Plaçe Generale De Gaulle, con al centro la Fontana de la rotonde, che raffigura le tre grazie francesi (Giustizia, Arte, Agricoltura) illuminata benissimo; la via accoglieva un mercatino di natale dove la maggior parte delle bancarelle vendeva prodotti artigianali, c’erano candele profumate, fiori secchi, lampade di pietra che irradiavano i colori del quarzo, fiori immortalati dappertutto, candele, vetro, saponi, lampade e stoffe. Aix è il primo contatto con i colori delle Provenza: giallo, rosso, viola-lavanda, verde blu, come li avevano rappresentati sia Cezanne che Van Gogh, colori che apprenderemo, erano tipici della natura circostante ma che divennero i colori delle stoffe di Provenza solo dopo aver visto i colori sgargianti e caldi che arrivavano dalle stoffe importate dall’oriente.
Dopo aver girato il mercatino artigianale, coperto da un tetto di lucine gialle, ci inoltriamo nella città le cui viette si aprono in piazze anch’esse illuminate e adornate; la città è pulita, solo la Cattedrale di St Saveur delude un po’ in quanto troppo nascosta; è del periodo romanico ma ci sono passati anche i Merovingi, il battistero da quanto letto, è stato fatto da loro. Peccato sia sacrificata dallo spazio urbano perché cosi non colpisce molto.
Aix è uno dei luoghi di Cezanne, e in primavera e in estate deve essere meraviglioso vedere queste zone che si riempiono dei colori che lui ha sempre rappresentato nei suoi quadri, i viola-lavanda, e i gialli intensi, e sentire quel profumo di lavanda ovunque, che ti riporta a un periodo senza tempo dove le persone avevano i ritmi della natura. …Si può chiudere gli occhi e immaginare di essere in un dipinto di Cezanne e aver voglia di tornare al primo sole primaverile. Ti porti via dalla Provenza un po’ di questo profumo imprigionato in un sacchettino colorato di lavanda, cerchi di portarti via i suoi colori nei ricordi ….
si la Provenza anche se vista in inverno ti rapisce…..In primavera deve essere uno spettacolo che lascia senza fiato o, come ha detto qualcuno, ti entra dentro e lascia il segno.
lunedì 24 dicembre Arles Si parte per Arles, ci fermiamo a Salon de Provence, che è una tappa a cui dedicare un paio di ore. La cittadina è chiara, accogliente, con negozi mai appariscenti, ma che a uno sguardo attento hanno sempre qualcosa di interessante; questa è la patria del sapone di Marsiglia e di Nostradamus, c’è anche una fontana che alla sera illuminata deve essere bellissima, viene chiamata muscolosa in quanto da 250 anni non si scopre mai della sua vegetazione.
La cattedrale ha davanti a se la statua di Maria circondata dalle statue di Mosè, Ezechiele, David e Isaia .
Anche se non ci si inoltra nella visita dei musei tipo quello del sapone o di Nostradamus vale la pena fermasi in questa cittadina e respirare ancora aria di Provenza Arrivati ad Arles non ci fermiamo e andiamo subito a Saint Marie de la Mer cuore della Camargue.
La leggenda narra che arrivarono qui dalla Palestina all’alba della cristianità, Maria Jacobè, Maria Salomè oltre a Maria Maddalena e a Lazzaro e su queste spiagge furono accolte da Sara una principessa dalla pelle scura…E tutto il resto è mito. Altri affermano che Sara fosse invece con loro.
Questo comunque è il motivo per cui questo luogo si chiama Saint Marie de la Mer, e il motivo per cui la sua patrona è Santa Sara che è rappresentata con vesti colorate zigane e la pelle scura, viene festeggiata il 24 maggio, quando arrivano zigani da mezza Europa e in pellegrinaggio portano la statua di Sara fino al mare. Nella chiesa a lei dedicata c’è un urna che raccoglie tutte le loro preghiere e ringraziamenti, la sua statua è in una cripta, dove entrando si sente il caldo emanato dalle tante candele accese; indipendentemente che si voglia credere o no alla leggenda, in questa cripta di una chiesa spoglia si respira profumo di fede forte e semplicità.
Nel presepe in chiesa invece delle classiche figure vengono rappresentati personaggi vari zigani, cittadini, guardian ma il concetto è lo stesso: stanno tutti andando a vedere il nuovo arrivato.
Visitando Arles scopriremo che i presepi locali chiamati Santon e con figure rappresentanti le persone dei luogo derivano dal fatto che in passato subito dopo la rivoluzione francese fu proibita la pratica di rappresentare il presepe, cosi la gente ricorse a questo trucco per rappresentare comunque il concetto della natività.
Il simbolo della fede Camarghese, rappresentato anche all’ingresso della chiesa, è la croce della camargue con il cuore, il tridente e l’ancora, che rappresentano la fede, la speranza e la carità.
Il tridente della croce camarghese è il tridente con il quale i guardian a cavallo dei loro destrieri bianchi, tengono a bada i tori nelle varie manifestazioni, che d’estate sono di ogni tipo, da quelle di gruppo, a quelle sulla spiaggia a quelle per le strade.
Sicuramente questo posto ha poco da offrire a chi non si sa emozionare vedendo animali in libertà, o davanti a spiagge intatte, oppure davanti a un tramonto infinito; non ha parole per descriverlo, in quanto ognuno troverebbe parole diverse a secondo che sia un amante della natura, della semplicità del silenzio, o di ciò che è selvaggio e intatto.
Saint Marie de la Mer come l’abbiamo vista noi in inverno, è molto piccola ma molto accogliente, con vie piene di piccoli negozi artigianali o di gastronomia, hotel di un piano solo, che guardano il mare. Caratteristiche sono le case bianche con le persiane azzurre, la spiaggia sterminata, la sabbia bianca. Il lungo mare è il vero spettacolo, con scogli, panchine e ciottolati che ti portano fuori dal paese; di fianco hai solo la spiaggia intatta e il mare, non ci sono segni di sdraio, cabine o baretti estivi, continui a camminare come rapito da quel mare e poi ti rendi conto che stai iniziando a camminare sulla sabbia e il paese diventa sempre più piccolo alle tue spalle, il sole, il vento leggero, la sabbia morbida, il mare non agitato che ti tiene compagnia, e cammini fino ad arrivare troppo lontano e li la sensazione è stupenda, sei finalmente troppo lontano dalla civiltà, dalle auto, dalle case, dai rumori, li il mare ha una voce precisa e leggera, ti giri e vedi fenicotteri, gabbiani, aironi. Io la Camargue preferisco ricordarla cosi, non piegata al servizio del turismo, mi è piaciuta cosi, mi ha rapito e conquistato e non potrei volere di più.
Alla sera andiamo ad Arles e la troviamo deserta; era la sera della vigilia di natale! Deserta e con vie strette e non troppo illuminate non era molto rassicurante, non è accaduto nulla, ma la sensazione di pericolo specialmente quando vai verso il lungo fiume, ti inquieta. Comunque ci aspettava uno spettacolo incredibile nella piazza principale, place de la republique, dove la cattedrale viene per cento volte di fila illuminata dopo le ore 20, e rivestita di immagini che le cambiano il volto e i colori; a volte sembra una chiesa romanica, poi diventa barocca, poi rinascimentale e in modo alternato nelle immagini c’è la rappresentazione di Maria e del bambin Gesu; è uno spettacolo incantevole; la piazza era anch’essa splendidamente illuminata e faceva fare la sua bella figura anche all’obelisco che di giorno non colpiva.
martedì 25 Dicembre Camargue La giornata di Natale l’abbiamo dedicata alle spiagge della Camargue.
Arrivati a Saint Marie de la mer parcheggiamo e iniziamo a camminare, fantastico, unico, irripetibile, noi tre, (dante il nostro Labrador libero) per sei ore a camminare con il sole che ti scalda dolcemente la schiena, il vento che ti accarezza i capelli, il mare che ti accompagna con il suo canto; abbiamo camminato fino a vedere i fenicotteri, fino a vedere le paludi, fino a non vedere più il paese alle nostre spalle, fino a non vedere più dove stavamo andando, fino a che tutto è stato orizzonte senza confini, senza paesi ma solo con spiagge infinite e dune di sabbia e il mare che si alternava a lagune e gli abitanti di quelle zone (gabbiani, fenicotteri, falchi, nutrie, aironi e albatros) tranquilli senza sentire in bisogno di scappare perché passavamo noi.
Abbiamo camminato finché abbiamo capito che oltre non saremmo stati più in grado di tornare indietro,… dante al nostro fianco ne ha fatte di tutti i colori, corse, bagni, tuffi, giocato con la pallina, che ha anche perso in mare, ha scavato fosse, disseppellito bastoni, l’abbiamo visto felice e libero e questo faceva sentire alla mia anima ancora di più quel dono che è la libertà. Perché la libertà come la felicità non è una destinazione ma un viaggio ed è sempre dentro di noi. Il pranzo tutti e tre lo abbiamo consumato strada facendo a secondo della fame e della sete, più che altro mentre camminavamo.
In questa passeggiata oltre agli infiniti spazi della Camargue abbiamo interiorizzato anche i suoi colori: l’azzurro dell’acqua anche quando è stagno, il rosa dei fenicotteri, l’ambra delle steppe delle paludi, che si mischia alle acque, e al marrone degli arbusti e al nocciola delle piante…E le conchiglie infinite e intatte sulle spiaggia di ogni colore e forma, penso di averne raccolte a centinaia , …Ma sopra a tutto quel mare cosi azzurro cosi calmo cosi bello …Quel sole cosi brillante e cosi caldo al tramonto.
Quando siamo tornati indietro eravamo veramente stanchi ma contenti e consapevoli che il giorno dopo saremmo andati a scoprire altri paesaggi. Un ultimo spettacolo ci ha augurato Buon Natale sulla spiaggia, dall’altro lato della città cavalli liberi nel tramonto.
mercoledì 26 dicembre Camargue Giro ad Arles: di giorno la città ci ha fatto una sensazione migliore ma non ci ha convinto.
Les arenas è un anfiteatro romano del 90dc e poteva contenere oltre 20.000 spettatori; fu teatro di combattimenti tra gladiatori; di fianco si trova il teatro romano ancora più antico; in place de la republique si trovano il municipio (illuminato di sera di vari colori) la cattedrale di St.Trophime che come detto la sera prima ci ha offerto uno spettacolo affascinante, e un obelisco di granito che proviene dall’antico circo romano.
Si parte in auto alla scoperta del cuore della Camargue, quella parte resa riserva negli anni settanta per salvarla da una possibile industrializzazione o agricoltura di massa; questa regione dove regnava l’allevamento allo stato brado del cavallo bianco e del toro ha rischiato in passato la sua anima selvaggia.
La leggenda racconta che un giorno il dio Nettuno trovò nelle sue acque un uomo che si lamentava e infastidito dai suoi lamenti gli chiese perché veniva nel suo mondo a portare lamenti e lacrime. L’uomo rispose che era l’unico luogo dove si poteva rifugiare da quei tori neri che lo tormentavano, Il dio Nettuno abituato a sentire in mare i lamenti dei naufraghi decise di aiutarlo: staccò un cavallo dalla sua schiera e lo diede all’uomo con un tridente, ricordandogli che quello era un animale divino. Da allora gli uomini della Camargue con il tridente dominano i tori che rispettano i cavalli bianchi.
Ma questa terra è anche la terra della principessa zigana che accolse le due Marie della Palestina, e che ogni anno accoglie i pellegrinaggi degli eredi di Sara, ed è anche la terra dove l’uomo vive al ritmo della natura, delle stagioni, dei tori e dei cavalli, è la terra dei Guardian che vivono a cavallo, è la terra dei colori di Cezanne e di Van Gogh, è la terra dei profumi della lavanda, e anche delle zanzare non presenti per fortuna in questa stagione. Ci siamo inoltrati con l’auto fino a dove trovi cartelli che ti dicono che se procedi lo fai a tuo rischio e pericolo, e anche se davanti a quei cartelli tentenni qualche secondo, quando vai avanti lo spettacolo ti appaga. Siamo andati a vedere le saline a Salin de Giraud, montagne di sale che danno lavoro alle fattorie della zona.
Una strada di terra battuta corre in mezzo al mare, da un lato mare dall’altro laguna, vai avanti fino a perdere l’orizzonte, fino a non sapere da che lato sta la terra ferma e da che lato sta il mare, fino a quando ti ritrovi a percorrere una strada che sembra finire in acqua, ogni tanto incontri stradine laterali di sabbia che finiscono in mare, parzialmente bloccate da una recinzione molto provvisoria che qualcuno ha già chiaramente varcato. Questa terra cosi piatta, che percorrendola hai la sensazione che il cielo all’orizzonte si abbassi e arrivi a toccare la terra, forse è questo che ti attira in modo cosi magnetico e ti spinge ad andare sempre più avanti. Gli spettacoli sono indescrivibili perché, come si fa a descrivere la musica di un silenzio bellissimo, o il canto lontanissimo appena percepito di un airone che in questo silenzio riecheggia, e come si fa a descrivere l’azzurro specchio di uno stagno? E’ magia!!! Ci devi andare e devi sentire con le tue emozioni per capire .
Forse è difficile descrivere perché ormai ci siamo troppo allontanati da quella natura a cui apparteniamo, forse sono diventati più naturali per noi cemento e vetro che terra e mare.
Venendo via dalla riserva siamo passati vicino a tori e cavalli al pascolo che non hanno proprio nulla a che fare con gli allevamenti di massa che conosciamo noi, o con i cavalli dei nostri centri di equitazione.
Nella riserva ci sono sentieri per tutti i gusti in cui ti inoltri nel rispetto della flora e fauna, alcuni persino vietati ai cani, in quanto ci sono riproduzioni protette di volatili, e qui è l’uomo che si sente l’elemento estraneo e non l’animale.
Alla sera andiamo ad Arles dove ci sono tutti i negozi aperti e la cittadina prende una veste più cordiale e socievole dei giorni precedenti; la percorriamo in lungo e in largo dall’arena al Rodano, passando per le varie viuzze; ci sono tutti i musei aperti in visita gratuita e dal numero sembra che siano molto apprezzati e interessanti. Ci sono tre mostre sui presepi.
giovedì 27 Dicembre Montpellier Questa mattina partiamo alla scoperta di altro pezzo di Camargue, con la giornata di ieri pensavamo di avere visto tutto ma Aigues Mortes ci riservava un ‘altra sorpresa. Benché il nome, che ricorda la lingua iberica, richiami qualcosa di triste, non lo è affatto, più che altro è romantica . E’ una cittadina avvolta da altissime ed intatte mura che ci ha ricordato Saint Malo, ed infatti al suo interno il Mistral non ti raggiunge; è deliziosa con viuzze che si distendono nel centro e piena di negozi che ti fanno arrivare da ogni angolo profumi di lavande, e rumori di cicale di Provenza.
Mi è piaciuta questa città perché nella sua intimità, nel suo essere chiusa tra le mura, mi ha risvegliato la voglia di poesia, sarà stato per i suoi colori, per la sua tranquillità, per i suoi profumi, per le sue mura che la proteggono…Non lo so ma è stata proprio accogliente! Stupefacente invece è stata Montpellier.
E’ un salotto elegante, ma non solo il centro città, è tutta una serie di piazze e passaggi pedonali che si estendono dalla piazza principale al fiume.
Sul fiume c’è la parte dei ristoranti, molto animata con una fontana illuminata, e anche nelle vie o piazze che troviamo semideserte non avvertiamo mai la sensazione di pericolo.
Siamo arrivati nel pomeriggio, e abbiamo parcheggiato subito, perché abbiamo visto un bellissimo arco sopra il fiume. Qui la città è moderna fatta di costruzioni eleganti, e pulite. Riprendiamo l’auto per parcheggiare nel punto più alto della città dove si trova l’arco di trionfo.
Il vantaggio qui è che la città ti si apre davanti nelle sue vesti migliori, da un lato il centro, dall’altro, oltre l’arco di trionfo, il punto più alto che si affaccia da un balcone su panorami notevoli dei dintorni; si rimane colpiti da un Cristo in croce altissimo, eretto su uno spartitraffico, che guarda l’arco di trionfo e il contrasto non ha bisogno di parole, un acquedotto romano che arriva da tempi antichi e il parco circostante che in estate deve essere un vero spettacolo con i suoi maestosi alberi molto curati.
Inoltrandoci nel centro città abbiamo scoperto vie elegantissime, con palazzi del 1700-1800 dalle facciate pulite e balconate in ferro battuto che le rendevano ancora più eleganti; abbiamo scoperto un bellissima chiesa sconsacrata usata come luogo di mostre; sbucati in centro la vera sorpresa: place de la commedie, un grande spiazzo con da una parte l’opera, bellissima sia nelle luci che nell’eleganza, e dall’altro lato parchi con mercati permanenti. In piazza proprio davanti all’opera c’è la fontana con le tre grazie.
Questa città ci ha colpito per l’eleganza, l’ordine, eppure non mancava la folla caotica ma non ti sentirvi soffocato, ma al centro di una città che vive.
Poi dalla piazza parte una spettacolosa zona pedonale che porta fino al fiume.
Il pranzo lo abbiamo consumato nella piazza di fronte alla prefettura, purtroppo non abbiamo nessun ristorante da consigliare, nel senso, che abbiamo proprio mangiato seduti in piazza ma era talmente elegante che sembrava di essere in salotto.
Siamo andati all’ufficio informazioni dove più gentili che mai, ci hanno dato tutte le indicazioni per visitare l’essenziale della città in un giorno, così abbiamo scoperto che questa città accoglie varie manifestazioni, tra cui la possibilità di recitare su palchi in piazza e diventare artisti per un giorno, offre vari tipi di musei, un area intera ”l’odyseum” che è una piccola cittadina del divertimento, un oceanografico, un planetario, un giardino zoologico e inoltre questa città è a solo undici km dal mare dunque praticamente raggiungibile in bicicletta.
Dalla parte più antica ci siamo mossi verso l’esplanade, che era l’area che abbiamo incontrato appena entrati a Montpellier passando per piazze e zone pedonali magnifiche, fatte di abitazioni, ristoranti, mediateca, piscina olimpionica al coperto, biblioteca, centro commerciale, il tutto in un esperimento architettonico che testimonia che la città può essere a misura d’uomo esaltando una eleganza e una bellezza che ti fanno vivere meglio.
Si è rivelato un piacere sia di giorno che di sera percorrere quelle vie enormi piene di palazzi e di fontane.
Alla fine della giornata la città ci ha salutato con un tramonto che giustifica il suo soprannome che in questa città il sole sembra non tramontare mai.
venerdì 28 dicembre Nimes Siamo arrivati a Nimes nel primo pomeriggio, per visitare una delle più antiche città d’ Europa, altra città d’epoca romana con un altro anfiteatro solo un po piu piccolo di quello di Arles, poi il tempio di Diana che non abbiamo visitato in quanto un po fuori dal centro, e un altro monumento romano, La Maison Caree.
Alloggiamo in un Ibis lussuoso che grazie alla prenotazione in internet paghiamo poco.
Camminando per le sue vie, respiri il tempo che è trascorso, infatti partendo dall’arena fino ai giardini,ti imbatti in varie costruzioni, da medioevali a rinascimentali da gotiche a moderne. Arrivando dove c’è la maison carrè si ha di fronte agli occhi una bella dualità, da un lato un tempio antico, dall’altro un edificio di cinque piani di ferro e vetro che è la sede della cultura (biblioteca, mediateca ecc.).
Un bel simbolo che ricorda come nei tempi passati la cultura era poca, e dominio di pochissimi, ora è quasi infinita e a disposizione di tutti, i due templi uno di fronte all’altro e questo forse più di tutto rappresenta il tempo che è passato e le cose per fortuna cambiate.
La cattedrale come ormai ci ha abituati la Francia, è maestosa, con l’abitudine si fa meno attenzione agli sforzi che devono essere stati fatti per creare quelle opere, e di quelli che devono essere stati fatti per mantenerle in ordine.
La vie de la Madailen è proprio carina, tutta piastrellata, e piena di negozi veramente molto piacevole da percorrere sia per fare shopping sia per fare una passeggiata spensierata.
I Jardin de la Fontaine un pò all’esterno della cinta del centro storico sono molto ampi, eleganti verdi, e sulla collina più in alto si eleva la tour magne punto panoramico della città.
Alcune scene completano il quadro: negozi di alimentare che sembrano quadri, tanto che ti viene voglia di fotografarli, persone anziane che al parco giocano a bocce.
Ovviamente vedendo le città al ritmo con qui le stiamo vedendo non si può affermare di conoscerle nei minimi particolari, diciamo che è più concreto dire che ci si fa un quadro d’insieme abbastanza reale, poi saranno le foto e i diari a salvare nella memoria le sensazioni.
sabato 29 dicembre Avignone Uscendo da Nimes in direzione Avignone ci fermiamo a Pont du Gard, un grande acquedotto romano, sopravvissuto fino ai giorni nostri, che passa sul fiume Gardon. La mattina è freddissima e il paesaggio diversamente da quanto si vede nelle tipiche foto estive si presenta deserto e tutto imbiancato dalla brina.
L’opera è immensa e fa il suo effetto, si ha la misura della grandiosità delle costruzioni e del genio degli architetti romani; questo ponte fu costruito 2000 anni fa per convogliare l’acqua dalla sorgente di Uzes alla città di Nimes distante 48km. E’ costruito su 3 arcate, alto 49m e lungo 275m. Da allora il ponte regge regolarmente le piene del fiume.
Per arrivare al ponte dal parcheggio (a pagamento 5€) ci sono due strade, una per arrivare a rive gauche e l’altra a droite; sulla riva sinistra, quella che abbiamo fatto noi ci sono dei negozi di souvenir, caffè ristoranti, e anche sale con esposizioni dove viene spiegata la tecnica usata per costruire l’acquedotto, tramite filmati e plastici; tutte queste attività erano chiuse. Nel pomeriggio proseguiamo per Avignone, e prendiamo alloggio in un etap fuori città ma comodo per entrarci in fretta; infatti arriviamo subito alla posta di ingresso (la città ne ha 7) che da direttamente sul palazzo dei papi.
Famosa per essere stata con Roma l’unica sede papale, tra il 1309 e il 1377 si succedettero 9 papi (il cosiddetto periodo della cattività avignonese).
La piazza su cui si affaccia l’imponente palazzo con la cattedrale è immensa, in discesa, e fa la sua bella scena con i giardini in alto che si vedono sbucare intorno alla cattedrale che è molto semplice con una vergine dorata bellissima che svetta sulla sua punta più alta.
Davanti alla cattedrale c’è un Cristo enorme in croce, come quello di Montpellier e insieme sono rassicuranti, di fianco al palazzo dei papi che è enorme, impossibile da fotografare per intero, imponente e pesante.
Al suo interno probabilmente risiedono le opere che lo hanno reso cosi famoso, noi non lo abbiamo visitato, per Dante ma anche perché fa tristezza pensare a tanto spreco di ricchezze, figuriamoci se poi questo concetto coincide con un luogo che è stato la sede del massimo rappresentante della nostra religione.
D’estate questa città si anima di festival, di manifestazioni varie e deve essere un crocevia di cultura frizzante da vedere. La sensazione che si ha visitandola è che è una città teoricamente bella con palazzi antichi vie strette, negozietti ad ogni angolo una bella via centrale che ti fa attraversare il cuore della città su cui si affacciano palazzi veramente belli e tra l’altro illuminati con classe ma in pratica c’è qualcosa che ti lascia l’amaro in bocca, e se guardi con attenzione ti rendi conto che sono le troppe scritte sui muri, lo sporco per strada, la spazzatura già abbandonata per strada alle otto di sera, clochard con cani liberi anche nella via centrale, in pieno giorno per non parlare di notte. Nulla da dire contro di loro, ma quando ne trovi un sacco nelle vie centrali, sono il chiaro sintomo che la città non è sorvegliata.
Un vero peccato perché ha la struttura per essere una bellissima città, e questa stessa cosa la pensi quando ti inoltri nei giardini che sono in alto dietro la cattedrale, ti si apre davanti tutto il giro delle mura con il ponte benezet… Il fiume e lo spettacolo sembra molto bello ma poi alzi lo sguardo vedi una periferia desolante che si allarga a macchia d’olio.
Alla sera abbiamo fatto solo un giro veloce per vedere la città con le luci; avvertiamo una sensazione di pericolo che non ci fa stare bene; le strade sono sporche, il viale principale è ben illuminato ma le vie laterali sono strette e buie; il mercatino di natale viene recintato da transenne e dentro ci sono 2 poliziotti con un rotvairer: è il simbolo che il posto non è sicuro.
domenica 30 dicembre Montecarlo Si torna verso casa, e nel viaggio di ritorno decidiamo di fare come fan tutti, e fermarci a vedere il principato di Monaco.
No, non fa per noi.
Di Monaco e Montecarlo ci è piaciuta solo e soltanto la parte alta, dove c’è la residenza dei principi per vari motivi: i palazzi tipo case popolari si vedono solo da lontano, la marea di barconi da ricchi si vede sfumata e se non ci fai molto caso ti puoi illudere che siano barche di pescatori, il che giustificherebbe il loro numero elevato nel porto, non si vedono le tipiche persone che dello sfarzo hanno fatto un dovere della loro vita, qui sopra si arriva solo camminando e questi l’auto non la mollano nemmeno per andare dall’albergo al casinò, dato che purtroppo abbiamo visto code di auto davanti al casinò tutte a motore acceso che facevano una puzza infernale, (e le persone le fotografavano pure). Nella parte alta non ci sono alberghi anche se non mancano gli italiani che si stupiscono ad ogni passo di come si tutto bello e lussuoso. Abbiamo temuto di sentir dire che a Montecarlo i cani fanno la cacca in modo diverso (e dante era pronto per la verifica).
La parte alta è fatta di un castello non sfarzoso, ma molto carino, di vie piccole, accoglienti pieni di negozi, e ristoranti che lasciano uscire profumini , con una bella cattedrale, ed è tutto in dimensioni ridotte, anche il palazzo del consiglio e il tribunale, è pulita non chiassosa e comunque la mitica Montecarlo dei casino e dei palazzoni te la puoi godere vedendola dall’altro e senza morire asfissiata dai gas di scarico.
Bene ora si torna a casa, è stato un’altra volta un viaggio fantastico, in cui abbiamo scoperto un altro pezzo di questa signora Europa a cui ci affezioniamo ad ogni viaggio di più! Alla prossima…