Provenza e Camargue 2
26 giugno (sabato) dalla provincia di Brescia, entriamo in autostrada ed evitiamo Milano per lo spauracchio del primo esodo estivo. Fatica inutile, una bella coda di due ore ci attende fra Genova e Ventimiglia. Appena varcato il confine francese lasciamo l’autostrada (molto costosa) e optiamo per le ottime statali francesi: ci guadagnano portafoglio e paesaggi… E poi siamo ufficialmente in vacanza quindi lasciamo la fretta a casa. All’altezza di Nizza ci addrentriamo sulla Route Napoleon, una statale che lascia la costa si snoda nell’entrorra fra gole e e montagne, molto suggestiva. La nostra prima meta sono le Gole del Verdon e contiamo di arrivarci in serata per dedicargli la giornata successiva. Irresistibilemente intervalliamo il viaggio con brevi tappe nei paesini lungo la strada. Molto bello Entrevaux con il suo castello arroccato e il centro storico di impianto medievale. Facciamo una passeggiata per sgranchierci le gambe ma ci sorprende un bel temporale che svuota il villaggio in pochi minuti… Continuiamo per Castellane. Anche Castellane è un villaggetto molto grazioso, troviamo posto nel bellissimo B&B le Mouline, appena fuori paese. Con 39 € affittiamo una camera con bagno e con 37 ceniamo a base di trota accompagnata da una stupenda emulsione al limone. Passeggiata serale nelle vie del borgo vecchio e poi a nanna.
27 giugno (domenica)
Lasciamo Castellane (non prima di aver fatto ampio onore ai prodotti della boulangerie sulla piazzetta principale) e imbocchiamo la strada della rive gauche del Gorge du Verdun. Al cornique sublime, nonostante siamo abbastanza presto e non ci sia ancora in giro nessuno, assistiamo a due salti con l’elastico della sommità del ponte (saranno almeno 80 mt), non avendo lo stesso coraggio proseguiamo. La giornata piano piano si scalda e a mezzogiorno siamo sul lago della Croix (allo sbocco del Gorges), dove affittiamo un pedalò e ci lanciamo nell’esplorazione “per fifoni” del Verdon. Anche questo semplice mezzo permette di scoprire il letto di questo fiume profondamente incuneato fra alte pareti rocciose su cui si aprono grotte e cascate. Facciamo tappa a Moustier St.Marie, uno dei più bei borghi di Francia, incastrato fra due costoloni di roccia e dominato dalla sua rocca. Il clima rilassato, il valore dell’artigianato esposto nelle vie del centro storico (molto apprezzabile la ceramica), le mille fontane ci inducono a dedicare a questo bel borgo una lunga passeggiata che ci porta sopra il paese per godere a pieno del paesaggio.A malincuore lasciamo queste zone (che meriterebberero una visita di almeno 3-4 giornate perché sono davvero bellissime e ricche) e facciamo rotta per la Camargue, meta privilegiata dei nostri programmi di viaggio.Orrore, arriviamo nei pressi di Les St. Marie sur la Mere nel pieno dell’ingorgo dei balneanti della domenica… Un casino indescrivibile… Tipo dintorni di Cesenatico! Fortunatamente, dopo due ore di traffico e coda seguiamo le indicazioni per il campeggio a la Ferme (13 € per due persone + tenda a notte) nei pressi di Aigues-Mortes e scopriamo un gioiellino fra il niente e il nulla, praticamente vuoto, molto pulito dove dominano solo le cicale, le rane e … I moschito (veri e incotrastabili imperatori della Camargue!). Davanti ad una grigliata in campeggio (di ributtarsi nel casino non se ne parla!) facciamo il punto. La nostra prima impressione non è stata delle migliori, ci sembra che la zona sia molto promossa e osannata come riserva naturale, luogo di pace che ha per protagonista la natura. La realtà, confermata nei giorni successivi è ben diversa. Si tratta di un bel territorio, alle zone paludose si alternato le colture tipiche di queste situazioni ambientali (risiere e vigne coltivate sulla sabbia) molto involgarito dal turismo di massa sul modello della riviera romagnola, sicuramente facilitato dalle spiagge lunghe, sabbiose, e dal fondale molto dolce adatto ai bambini. Purtroppo anche i paesi hanno conosciuto un modello di sviluppo alla romagnola con brutti alberghi sul lungo mare e moltissime seconde-case o case-vacanza. Decisamente non è il nostro genere, volevamo fermarci qui ma decidiamo di rivedere i programmi.
28 giugno (lunedì)
Passata l’ondata del turismo domenicale la situazione si fa un po’ più vivibile e decidiamo di farci un giro nelle mete che abbiamo ritenute più interessanti programmando il viaggio. Il centro storico di Aigue Mortes merita sicuramente una mattinata: il vecchio borgo è abbracciato dalle fortificazioni e dominato dalla rocca su cui spicca la torre di Costanza. Concludiamo la giornata con una visita alle saline du Midi, le più grandi del Mediterraneo, dove si raccoglie la gemma di sale della Camargue lasciando decantare l’acqua di mare in grandiose vasche che assumono un’intensa colorazione rosa-viola. Il nostro amato campeggio ci regala un’altra serata rilassante nell’ecosistema del delta.
29 giugno (martedì)
Una tappa d’obbligo in Camargue è il Parco ornitologico, che caldamente consigliamo. L’ufficio del turismo ci consiglia di visitarlo nel tardo pomeriggio, quando gli uccelli si raccolgono in grandi stormi e il sole cocente del mezzogiorno si è un po’ attenuato. Seguiamo il consiglio dedicando la mattinata alla visita di St.Marie sur la Mere, carina ma molto involgarita (i negozietti espongono solo ciabatte, olio solare e souvenir dozzinali). Secondo la leggenda qui sbarcarono le Marie e San Giacomo per predicare il cristianesimo in Europa (… Potevano pure fare naufragio …) accolti da una principessa dalla pelle scura, la Santa Sara patrona degli “zingari” che ancora oggi tengo qui una grande festa alla fine di maggio. Facciamo una capatina al mare e appena la temperatura si fa più gradevole via al parco. Una meraviglia: qui gli uccelli sono abituati alla presenza dell’uomo e non se ne sentono minacciati, è un luogo preferenziale di nidificazione, un bellissimo santuario dei fenicotteri rosa che attraversano il cielo di in formazioni ordinate.
30 giugno (mercoledì)
Lasciamo la Camargue avendoci fatto la pace ma sicuramente un po’ delusi. Arles è di strada e ci fermiamo nel bel centro storico. Le biglietterie dei diversi monumenti propongono un biglietto cumulativo con un forte sconto, sicuramente la città merita, ma la tanto osannata “romanità” si esprime molto meglio in altri siti come Nimes o Vaison-la-Romaine (che già conoscevo da precedenti viaggi e consiglio a chi non c’è stato). Sicuramente grandiosa la cattedrale di St. Trophine e il chiostro adiacente.Con mezz’ora di macchina ci portiamo a Le Baux-en-Provence, un volantino turistico ci consiglia di dedicare una sosta alla cathedrale d’Image, un’installazione artistica in una vecchia cava in disuso ai piedi del borgo medievale. Siceramente optiamo per entrare spinti dalla promessa di frescura… Facciamo il biglietto intergrato per l’installazione e il castello e … Meraviglia: l’interno della vecchia cava ha la volumetria di una cattedrale, dei videoproiettori sincronizzano immagini, video e foto sulle pareti, le colonne, il pavimento e i soffitti, con un’accompagnamento di musiche e rumori. L’effetto è incredibile, una sollecitazione di colori e suoni molto ben realizzata e intelligente che ha per tema l’Australia. Scopriamo che gli spettacoli cambiamo ogni sei mesi e ci viene voglia di tornare per vedere le prossime performance. Davvero un colpo di fortuna! Ci tratteniamo per più di due ore poi il freddo ci spinge fuori (meglio avere un maglioncino) dove ci attendono 35 gradi e un paese aggrappato alla montagna, così integrato nel suo ecosistema che il castello corona senza discontinuita il pianoro sommitale, con tanto di abitazioni rinascimentai in stile troglodita. Un’ottima audioguida ci racconta le vicissitudini dei Baux (discendenti dei Re Magi!) e il medioevo provenzale. Anche il resto del borgo è molto bello, popolato da tantissimi artisti che valorizzano gli spazi urbani con i loro pregevoli atelier. Scopriamo anche un simpatico museo dedicato ai Santos, le statuine del presepio che in queste zone godono di una lunga tradizione paragonabile solo alla scuola napoletana.In serata ci spostiamo a Gaveson dove ci sistemiamo in un bel campaeggio (17 euro forfettari per notte) e programmiamo i prossimi giorni (a questo punto un po’ alla suerte) armati di depliant turistici raggranellati qua e là e dei consigli di una piccola guida.
1 luglio (giovedì)
Il nostro primo giorno da turisti disorganizzati si rivela subito molto ricco. Siamo a pochissimi chilometri da Avignone ma decidiamo di non entrare in città privilegiando le mete minori, un po’ per sfuggire ai tour dei turisti-pellegrini, un po’ per scoprire piccoli tesori nascosti. Siamo subito accontantai da una visita di un paio d’ore al Museo degli aromi e dei profumi di Graveson accolto all’interno di un bellissimo giardino botanico e centro aiurvedico. Per risolvere il problemo di dove trascorrere le ore più calde della giornata ci dirigiamo verso Pont du Gard dove si può ammirare un acquedotto romano molto ben conservato. L’abilità francese nella musealizzazione raggiunge qui uno dei suoi livelli più alti. Pagando in forfait di 15 € a vettura si ha accesso illimitato al parcheggio del sito unesco che accoglie i visitatori con un museo molto completo e interessate con realizzazioni grafiche sulle fasi di realizzazione dell’acquedotto e in diorama a grandezza naturale sulle tecniche di lavoro. Un salto al parcheggio per recuperare i costumi da bagno e la merenda e ci dirigiamo all’acquedotto… Reinventato come stazione di balneazione fluviale nelle splendide, pulitissime e freschissime acque del Gardon. Solo dopo tanti bei bagni, le foto di rito e il sole più clemente ci muoviamo per visitare la vicina abbazia troglodita di St.Roman (unica nel suo genere in francia, ricorda i paesaggi turchi o i templi copti) e sulla via del ritorno ci fermiano al Mas de Tourelles (Beaucaire): una cantina moderna e in funzione in cui è stato ricostruito un torchio e vengono sperimentate le tecniche di vinificazione gallo-romane sulla base degli scavi condotti nei dintorni. Anche questo un piccolo miracolo che dimostra come uno scavo archeologico possa diventare un valore aggiunto per le attività moderne. (nota: siamo arrivati ad un minuto dalla chiusura, i gentilissimi proprietari ci hanno consentito di fare il giro completo e di soffermarci per quasi un’ora).Decisamente soddisfatti della bella giornata decididmao di fare una nuova scorta di depliant e di programmare una seconda giornata da girovaghi.
2 luglio (venerdì)
Di buon mattino approfittiamo del fresco per aggirarci un po’ a casaccio nei paesini a est di Avignone. Siamo stati a Fontaine de Vaucluse (museo della vita contadina e a Isle sur la Sorgue (IL MIO PPREFERITO, DELIZIOSO), non traccerei un itinerario preferenziale perché hanno tutti una particolarità, sono mediamente molto belli e tranquilli. Nei pressi di Coustellet ci fermiamo al Museo della Lavanda, una tappa d’obbligo in Provenza. Il museo è molto didattico, ben gestito da una società che vende l’essenza di lavanda per la profumeria e l’industria, una bella collezione di strumenti e macchinari agricoli di fine ottocento che raccontano l’epopea e la specializzazione territoriale di questa strana industria. Nei pressi, il paese di Thor ospita le Grotte di Thouzon dove speravamo di immolare sull’atare della geologia le ore più calde… Purtroppo la visita è un po’ deludente e decisamente breve. Optiamo per un altro bagno a fiume sulle sponde della Sougue. Cercando un accesso alla sponde ci imbattiamo in un noleggio di canoe nei pressi di Lagnes e ci lasciamo tentare da un percorso di un paio d’ore in kajak. Un’ottima idea: dai pannelli illustrativi scopriamo che la Sourgue è un fiume “privato” ossia i proprietari rivieraschi hanno dei diritti anche sul fondali e sull’ambiente circostante (che è un complesso sistema fiume-canali) che è quindi sottoposto ad una regolamnetazione particolare ed è iper-tutelato. Inutile dire che siamo stati dei canoisti molto goffi, che siamo ripetutamete finiti in acqua (che bello, è freschissima e pulitissima!) e abbiamo ammirato molto da vicino quasi tutti gli alberi che abbracciano le sponde… Un’esperienza da fare. Un piccolo autobus dell’organizzazione ci riporta alla macchina. Ripassiamo da Isle sur la Sorgue (insomma me ne sono innamorata!) e poi in campeggio. Un inaspettato invito a cena da una grossa compagnia di camperisti tutti molto anziani che da 20 anni si danno appuntamento al nostro campeggio ci regala una serata divertente.
3 luglio (sabato) visto che i nostri programmi si fanno giorno per giorno decidiamo di assecondare il destino (finora ne siamo molto soddisfatti) e decidiamo di lasciare il camping (ciao nonni!) e di entrare ahinoi nell’ottica del rientro. Sarà stato il contagio del “paese degli zingari” ma decidiamo di rientra in Italia dall’entroterra (via Torino) e di evitare la costa… Sempre per il terrore sacro del casino! Anche questa improvvisazione si rivela una buona idea. Iniziamo il nostro spostamento verso est dirigendoci verso Roussignol, il paese delle ocre. È un luogo incredibile, che regala colori e sensazioni da gran canyon. Il Bel villaggio-atelier artistico è a ridosso di una cava a cielo aperto di ocre, dove sono organizzati due comodi sentieri di visita di 35 o 55 minuti. A pochi minuti il Conservatoire des ocres et de couleur, gestito da una cooperativa di artisti-artigiani ha recuperato l’usine di Mathieu, un laboratorio per la lavorazione dell’ocra e la sua trasfomazione in pigmento. Il sito è musealizzato e spiega molto bene come il pigmento lavorato si trasforma in colore… Io sono una grafica con maturità artistica, il mio compagno è un tipografo-artigiano… Insomma,sarà deformazione professionale ma ci siamo rotolati nei colori! Entusiasti abbiamo chiuso il cerchio con una capatina alle mines de Broux de Gargas, un’altra cava (in galleria stavolta) dell’ocra. Dopo il dilettevole, l’utile sotto forma di lunga tappa di avvicinamento a nord, sulla provinciale verso il confine italiano, nel cuore dell’ Alta Provenza. Per fortuna ci consolano i paesaggi: campi di grano immensi accostati da coltivazioni floreali (tecnica della rotazione delle colture) rosse, viola, melangiate. Costeggiamo Apt e Sisteron a malincuore non ci fermiamo, proseguiamo per Gap che passiamo senza rimorso e cerchiamo un B&B nei pressi di Chateauroux-les-Alpes. (finiamo proprio sulle Alpes, in una chambre d’hote a 1400 mt!)
4 luglio (domenica)
Ripartiamo e continuiamo a risalire la valle della Durance, prima tappa alla Cite Vauban villaggio-fortificazione militare della fine del ‘700 e innamoramento di Briancon, che già è proprio una bella cittadina fra le montagne e in più ci accoglie con una festa in costume medievale… Ripartiamo solo dopo le 14,00 sazi dei gustosi piati di cucina medievale proposto dai ristoratori e soddisfattissimi dell’ultima tappa di una vacanza un po’ improvvisata ma molto ben riuscita.