Proteggiamo i tesori del reef

Acropore. Il nome di questi coralli deriva dal Greco “akros” che vuol dire alto, appuntito. Nella maggior parte dei casi, infatti, si presentano sotto forma di colonne, svilupandosi anche come corna di cervo oppure a cuscino costituito da single colonne. Tra le colonie di acropore che affollano il Mar Rosso ed il suo reef, sono tantissimi I...
proteggiamo i tesori del reef
Partenza il: 19/06/2005
Ritorno il: 03/07/2005
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
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Acropore. Il nome di questi coralli deriva dal Greco “akros” che vuol dire alto, appuntito.

Nella maggior parte dei casi, infatti, si presentano sotto forma di colonne, svilupandosi anche come corna di cervo oppure a cuscino costituito da single colonne.

Tra le colonie di acropore che affollano il Mar Rosso ed il suo reef, sono tantissimi I pesci che popolano queste aree della barriera. Arrivando a Sharm el Sheikh da semplice snorkelista della domenica, si rimane ben presto affascinati da quanto e’ possible vedere una volta messa la testa giu’ in acqua. Una miriade di coralli, tra cui per l’appunto proprio l’acropora, circondati da pesci coloratissimi e dale forme pi’ strane. Il pesce napoleone, il pesce palla o quello pagliaccio, attaccatissimo al suo anemone di mare che difende persino dall’uomo. Sono solo alcuni esempi di quanto e’ possibile ammirare in acqua. Poi, se avrete anche l’occasione di sperimentare il “battesimo del mare”, ovvero lasciarvi guidare pian piano dal vostro istruttore ad una profondita’ di 6-7 metri con la bombola, beh, ecco che quanto avrete modo di vedere cresce esponenzialmente con la vostra discesa, con uno spettacolo che diventa ancora piu’ affascinante e sorprendente anche er chi in questo mare lavora ormai da anni.

Eppure se questa e’ la realta’ oggi, non e’ proprio detto che possa anche essere il futuro domani. Perche’ l’uomo, in teoria una tra le specie animali piu’ evolute e dotato di ragione, spesso invece rimane solo la piu stupida e pericolosa per se stessa e per le altre.

Un corallo puo’ metterci anni per crescere, un uomo puo’ metterci pochi minuti per distuggere con una rete da pesca un intero delicato ecosistema.

Questo e’ uno dei potenziali pericoli cui il reef puo’ andare incontro senza le dovute precauzioni, vi starete domandando.

No, questo e’ quello che e’ successo gia’ due volte nello spazio di soli otto giorni, da quando sono arrivato a Sharm. E’ stata la guida subacquea Claudio Di Manao a scoprire come alcune reti rischiano seriamente di distruggere, se non l’hanno gia’ atto, dei tratti di barriera niente meno che all’interno del parco marino di Ras Mohamed, sulla punta meridionale del Sinai dove confluiscono i golfi di Aqaba e Suez.

Per uomini come Claudio Di Manao, guida subacquea inamorata del mare e desiderosa di coivolgere anche gli altri tra le sue meraviglie a patto che non interferiscano con esse, per Marco Carre’, fotografo e video poeratore subacqueo amante di tutto quanto cresce e vive nelle profondita’, ma anche come me che relativamente da poco mi sono accostato a questo paradise e come tutta quella gente – si spera tanta – che sente che abbiamo un grosso debito verso la natura e non possiamo permetterci di distruggerla cosi’ impunemente, questi episodi vanno ben oltre al di la’ della rabbia del momento. Un po’ ti lasciano il segno, perche’ sai che quello che queste reti hano distrutto molto difficilmente ritornera’ e se lo fara’ sara’ solo dopo molto, ma molto tempo.

Se alcune specie di pesci oggi hanno cambiato abitudini nell’accoppiamento, nel nutrirsi, un motivo c’e’ ed e’ facile individuarlo nelle azioni scriteriati dell’uomo.

Non occorre soffermarsi troppo sul fatto che la pesca in queste aree e’ vietata e che sono ben poche le specie marine realmente commestibili che oggi vivono a ridosso della barriera. Ma la posa di queste reti, oltre ad uccidere indiscriminatamente, rovina del tutto l’habitat di pesci che non torneranno piu’ da quella parti, che non troveranno piu’ colonie di coralli tra le quail proteggersi dai predatori e trovare nutrimento. Le prime regole che vengono illustrate ai turisti in visita nel Mar Rosso sono semplici e perentorie: non camminare mai sulla barriera, non toccare mai ne’ pesci ne’ coralli. Questo non vuol dire che l’uomo e’ solo un intruso in un mondo che non gli appartiene come quello subacqueo, tutt’altro. In origine eravamo essere acquatici prima di evolverci in bipedi terrestri, ma il mare e’ ancora un nostro elemento. E’ giusto pero’ ricordare che siamo degli ospiti in casa altrui e cosi’ come non ci sogneremmo mai – spero – di toccare a sproposito o peggio ancora distruggere oggetti all’interno di abitazioni di amici dove siamo invitati, cosi’ dovremmo rispettare il mondo del reef e dei suoi abitanti. E questo vale non solo per il mare ma anche per altri delicate ecosistemi naturali, dal deserto alla giungla, dove vuoi o non vuoi anche noi esseri umani rientriamo e facciamo la nostra parte.

Ma purtroppo il vecchio detto “la madre dello stupido e’ semre incinta” sembra non volersi mai smentire e cosi’ non e’ difficile facendo un rapido giro delle spiagge egiziane vedere il solito turista inoltrarsi con la sua macchina fotografica sulla distesa di coralli reef, con o senza “scarpette da reef” (ma chi le avra’ mai denominate cosi’?!? Non si puo’ camminare sui coralli!) a caccia di qualche foto “sensazionale”, mentre fa orecchie da mercante ai sorveglianti che gridano e fischiano ricordandogli che e’ vietato stare li’.

Per non parlare di chi pensa di portarsi a casa simpatico ricordini come conchiglie o addirittura pezzi di corallo.

Certo, se poi qualche volta invece di prendere un pezzettino di acropore, si mettono in tasca il corallo di fuoco o magari dimenticano le famose scarpette ed incontrano gli aculei del pesce pietra che sembra un corallo morto ed invece e’ vivissimo e velenoso, qualcuno potra’ dire addio all’agognata vacanza… Probabilmente la colpa non e’ solo dei turisti incivili. Anche gli organi di informazione o I tour operator qualche volta la fanno davvero grossa, specialmente chi non si documenta realmente su quello che cerca di comunicare o vendere. Allora e’ giusto, visto che anche la nostra e’ informazione, ribadire ancora una volta cosa e’ meglio evitare per vivere al meglio la propria vacanza, evitando spiacevoli inconvenienti con la polizia in aeroporto (se vi beccano con corallo o conchiglie varie non sara’ un’esperienza piacevole) o con il pesce pietra sul reef, ma soprattutto contribuire a conservare le meraviglie che si visitano.

Dunque, mai passeggiare sul reef e non toccare nulla quando siete in acqua facendo snorkeling o immersioni. Fotografare e’ invece consentito e credo sia molto meglio tornare a casa con una ricca collezioni di foto per far morire di invidia gli amici, piuttosto che rovinare tutto con le azioni descritte sopra.

Purtroppo per quanto riuguarda le reti sul reef, possiamo finalmente scagionare il povero turista.

Servirebbe maggiore attenzione dap arte delle autorita’ dei parchi che gia’ possono contare sull’aiuto non indifferente di persone come Claudio o Marco sempre pronte a denunciare cio’ che non va, monitorando ogni giorno la barriera mentre lavorano. Non sono riuscito ancora ad avvistare una motovedetta della polizia o gommoni dell’ente parco tra le decine di barche di sub e snorkelisti. Probabilmente anche solo la presenza delle autorita’ potrebbe fare da deterrente per chi prova a fare il furbo e pensa di guadagnare qualcosa posando le proprie reti a ridosso della barriera.

Il pesce che e’ possible ammirare nelle vetrine dei ristoranti di Sharm nella maggior parte dei casi viene direttamente dal Mediterraneo, da Alexandria e Porto Said. Non dal Mar Rosso dove solo il beduini con le loro piccolo imbarcazioni sono autorizzati a pescare in alcune zone. Un turismo civile e responsabile potrebbe forse anche contribuire in piccolo parte a svegliare le autorita’ indolenti, ad evitare di sentirsi dire “Malesh…” (pazienza…) o “Thanks for your report” quando vengono comunicati avvistamenti di reti o pescatori.

Anche il turista puo’ fare la sua parte per preservare le bellezze del reef. Se un giorno non sara’ piu’ possible ammirare un dugongo che mangia la poseidonia o un simpatico pesce pagliaccio (il famoso “Nemo” del cartoon Disney) difendere fieramente il suo anemone, beh, avremo perso tantissimo per sempre e sara’ stata anche colpa nostra.



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