Profumi di Capri
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Riassumendo…
– Volo Alitalia Milano-Napoli, 90 euro, acquistato tramite Expedia (senza commissioni) – B&B La Meridiana, Anacapri, Via Tuoro, 2
Consigliabile per l’accuratezza della sistemazione, il prezzo onesto e la squisitezza della proprietaria. Punto forte della struttura l’ampia terrazza dove viene servita la colazione, ci si può rilassare nei momenti di pausa e godere di splendidi tramonti. Il B&B ha solo 3 stanze, è molto intimo, si trova nelle vicinanze di una fermata d’autobus e a pochi passi dal centro storico di Anacapri.
– Il collegamento aeroporto Capodichino–porto di Napoli è assicurato da Alibus (costo 3 euro a tratta) la frequenza degli autobus è ogni 20 minuti circa. Il tragitto è breve (7 km), ma è necessario fare i conti con il traffico cittadino. – Dal Molo Beverello partono diversi aliscafi e navi veloci che in meno di un’ora raggiungono il porto di Marina Grande a Capri (costo dell’aliscafo 16 euro a persona).
Per spostarsi in ogni zona dell’isola, si può far affidamento su un efficiente servizio di minibus (1.40 euro a corsa), non abbiamo pertanto ritenuto necessario utilizzare altri mezzi di trasporto (motorino o taxi).
A nostro avviso il noleggio di uno scooter è vincolante per chi desidera esplorare l’isola a piedi. E’ infatti logico e più pratico partire da una località e terminare l’escursione in un luogo differente, senza essere costretti a tornare al punto di partenza solo per recuperare il mezzo.
1° settembre 2010
Partiti da Linate alle 9,45, alle 13 siamo già a Capri. Abituati a lunghi e estenuanti trasferimenti non ci par vero di essere giunti a destinazione in poche ore e, soprattutto, di non essere stravolti dalla stanchezza. Posato il bagaglio in camera, usciamo immediatamente per un primo giro tra le viuzze, le piazzette e i vicoli di Anacapri. Il bianco delle case, delle chiese, dei muri è abbagliante, ci sono fiori ovunque, il cielo è azzurro, il sole caldo… la prima impressione è gradevole! Molto belle le insegne, i gradini, le cupole e le panche in maiolica dipinta a mano. Tra il bianco spicca la Casa Rossa, interessante museo che ci ripromettiamo di visitare prossimamente. Alle 15 la pancia vuota reclama. In una piazzetta raccolta, i tavolini all’aperto della pizzeria Il Saraceno sono invitanti, ci accomodiamo all’ombra, grati al fatto che si può mangiare a qualsiasi ora. La pizza è abbastanza buona, ma il conto alla “caprese” ci lascia interdetti… un caffè 4,50 euro… e siamo “solo” ad Anacapri. Abbiamo in seguito riscontrato che i piatti citati nei vari menu hanno costi abbordabili, il conto però lievita con i prezzi spropositati di bevande (es. 1 litro d’acqua = 5 euro, 1 bicchiere di vino = 5 euro) e caffè. Spesso, oltre al coperto, il totale è gravato dal servizio nella misura del 10% o 15%.
Statt’ nu poc’ accort! (ci diciamo)
Proseguiamo il tour di Anacapri pervasa dalle fragranze delle profumerie artigianali e, raggiunta Villa San Michele, una ripida scalinata scavata nella roccia (scala Fenicia) attira la nostra attenzione. La voglia di scendere a Capri è irresistibile, ma la nota località turistica è meno vicina di quel che sembra. Terminati i gradini non si può far altro che proseguire il cammino sulla stretta e trafficata strada a tornanti. Dopo breve esitazione… rifacciamo la scalinata in salita? oppure andiamo avanti?… scegliamo la seconda ipotesi scoprendo che non si tratta di una tranquilla passeggiata. La vista su Marina Grande vale comunque l’interminabile camminata. Dopo la faticaccia, finalmente Capri: vetrina mondana, con i suoi frequentatori abituali di bianco vestiti, lindi e stirati, rigorosamente griffati, ingioiellati, insomma è il luogo della massima ostentazione, tutto grida “guardatemi!”. Ma questa non è una novità, in fondo è curioso osservare una diversa fetta d’umanità. Uno dei nostri luoghi preferiti è il belvedere, appendice della famosa Piazzetta. Imbocchiamo l’elegante Via Camerelle che, ricca di vetrine, locali, ristoranti all’aperto, alberghi d’elite e ombrosi, nonché profumati, oleandri, termina a Punta Tragara. Da qui si ammirano i faraglioni, Marina Piccola e una pittoresca porzione del centro abitato di Capri. In questo luogo torneremo spesso, ogni giorno, in orari diversi. Le panchine ombreggiate permettono una piacevole sosta dopo una lunga camminata o dopo pranzo, il panorama non ha bisogno di commenti.
2 settembre 2010
Sveglia, colazione e minibus per Capri. La Piazzetta, animata 24 ore su 24, costituisce un passaggio obbligato per quasi tutte le destinazioni di nostro interesse. Ci indirizziamo verso i Giardini di Augusto, intenzionati poi a percorrere la Via Krupp. Il paesaggio che si ammira dalle terrazze che ospitano i giardini è bellissimo, tanto che, per fotografare i faraglioni e il “serpentone” roccioso, dimentichiamo di scattare foto agli elementi botanici. Imbocchiamo, in discesa, Via Krupp, suggestivo camminamento a tornanti, tanto stretti da sembrare sovrapposti. Giunti a Marina Piccola, che ricordavo molto intima e graziosa, provo delusione e sgomento nel vedere le piattaforme in cemento dei bagni privati, con lettini e ombrelloni, costruite fin sugli scogli, lo stesso vale per i ristoranti edificati a ridosso del mare: uno scempio! Nell’unico fazzoletto di spiaggia libera le persone sono accalcate, poco più in là si nota un ultimo bagno privato con i lettini uno addossato all’altro sistemati sotto l’impalcatura che regge la veranda di un ristorante. Abbiamo, per fortuna, programmi differenti da quelli che prevedono vita da spiaggia e, in bus, torniamo a Capri alla ricerca di un ristorantino. Dopo la prima “scottata” in pizzeria, siamo un po’ preoccupati… se tanto mi da tanto, chissà che prezzi girano nel centro mondano, ma tentiamo la sorte seguendo il suggerimento di una rivista, Dove, sfogliata distrattamente in aeroporto per ingannare l’attesa dell’imbarco sul volo per Napoli. Un paio di indirizzi, annotati su un foglietto volante, ci guidano verso Il Tinello. Piccolo locale, nascosto in un vicolino, a pochi passi dalla Piazzetta. L’arredamento minimalista e un tocco raffinato sono già di per sé invitanti. L’ottima cucina, Gennaro in sala, Mimmo ai fornelli e un conto senza sorprese ci conquistano del tutto. Grati alla rivista Dove e pienamente soddisfatti del pasto ci sentiamo in forma tanto da affrontare una seconda e lunga camminata. Si tratta di un circuito che ci porta a vedere il grandioso arco naturale, una grotta e prosegue con il sentiero chiamato Pizzolungo che alterna circa 750 gradini a tratti pianeggianti. Si cammina all’ombra, inebriati dai profumi dei pini marittimi e della macchia mediterranea, ci si affaccia da alte scogliere su scenari particolarmente suggestivi, si ammira l’incredibile casa arroccata su uno sperone di roccia che fu dimora dello scrittore Curzio Malaparte, si fanno ripetute soste panoramiche. Il percorso termina a Punta Tragara. Rientriamo ad Anacapri giusto in tempo per assistere, dal salottino del B&B, a uno spettacolare tramonto. Un po’ di relax, doccia, cambio d’abiti e si torna a Capri. Sulla via che conduce all’arco naturale abbiamo individuato un ristorante, da Tonino, di cui avevamo letto una buona recensione sulla rivista “Terre di mezzo”, decidiamo di cenare lì anche se piuttosto lontano dal centro. Si è mangiato bene e il conto non è eccessivamente caro. Dopo cena passeggiamo nei vicoli deserti, soffermandoci a guardare le belle case, le cancellate in ferro battuto, le vetrine e le tante bellezze di Capri by night.
3 settembre 2010
Piove, smette, ripiove, smette e così via, che si fa? Ci tratteniamo ad Anacapri! Serve un riparo, quindi decidiamo di visitare la Chiesa di S. Michele, la Casa Rossa e Villa S. Michele di Axel Munthe.
Il nostro itinerario culturale inizia dalla Chiesa di S. Michele.
“Chiesa barocca dedicata a San Michele Arcangelo, costruita a cavallo tra il Seicento e il Settecento insieme al complesso delle Teresiane di cui faceva parte. E’ a pianta ottagonale a croce greca. La chiesa è uno degli elementi più importanti della produzione settecentesca napoletana: splendido è il pavimento maiolicato in cui sono raffigurati Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre eseguito nel 1761. Di notevole importanza sono anche gli altari laterali con dipinti di Nicola Malinconico, di De Matteis e di del Po.”
All’interno, una passerella circonda l’intero pavimento maiolicato in modo che se ne possano ammirare da vicino i dettagli. Prima di accedere al piano superiore si attraversa un locale con teche contenenti una collezione di statuine del presepe. Una stretta scala a chiocciola conduce al primo piano, dalla balconata superiore si ha una diversa e più globale visione della splendida pavimentazione ricca di scene, soggetti umani e animali dalla fisionomia piuttosto approssimativa. Il tour culturale prosegue con la visita della Casa Rossa.
“Appartenne al colonnello americano John Cay H. Mackowen, eroe della guerra civile americana, che si stabilì ad Anacapri dopo la guerra, risiedendovi fino al 1899. Proprio come Axel Munthe, il colonnello raccolse e conservò nella propria dimora tutti i reperti archeologici trovati in giro per l’isola. La casa dipinta in rosso pompeiano è stata realizzata con diversi stili architettonici, ha finestre bifore e merlature, al suo interno si può scorgere la torre quadrangolare e un cortile porticato. In esposizione permanente all’interno della Casa Rossa una mostra di trentadue quadri intitolata “L’isola dipinta”. La mostra espone immagini di vita vissuta e quotidianità a Capri tra l’Ottocento e il Novecento attraverso le tele di famosi maestri quali Barret, De Montalant, Carabain, Hay, Casciaro, Vianelli ed altri. Questa collezione fu acquistata dal Comune di Anacapri da due importanti collezionisti: Spiridione e Savo Raskovich i quali preferirono vendere al Comune la collezione completa piuttosto che frazionarla tra vari proprietari. Nel museo della Casa Rossa sono inoltre custodite le statue di epoca romana raffiguranti divinità marine rinvenute nella Grotta Azzurra.”
Smette di piovere, si esaurisce nello stesso tempo il nostro interesse per la cultura, lasciamo pertanto in standby Villa S. Michele. Prendiamo un bus e in pochi minuti scendiamo a Capri. In attesa dell’ora di pranzo facciamo una passeggiata, in salita, fino a raggiungere il belvedere di Punta Cannone, uno dei tanti punti panoramici che si affacciano sui sempre fotogenici faraglioni. Sulla via del ritorno, ora in discesa, viaggiamo più spediti. Raggiunto il Tinello, tappa ormai obbligata, godiamo di una piacevole sosta gastronomica. Il clima sembra essersi stabilizzato, non c’è sole, ma – se non altro – è cessata la pioggia. Scendiamo dapprima una scalinata e poi, percorso uno stretto vicolo, raggiungiamo Marina Grande con l’intenzione di fare una selezione tra le diverse imbarcazioni che compiono l’intero giro dell’isola. Prendiamo invece al volo i biglietti e anche il primo battello in partenza. Usciti dal porto si naviga in senso orario, vediamo le alte falesie, una statua che saluta i naviganti, l’arco naturale, il promontorio con la casa di Malaparte, i faraglioni. Quello di mezzo ha una fessura, da lontano sembra poco più che un foro.
Il capitano annuncia che ci infileremo in quel pertugio, che si avvicina ma sembra sempre troppo piccolo in confronto al battello. L’impressione è quella di andare a cozzare contro le pareti di roccia, in realtà ci si passa comodamente, ma viene istintivo trattenere il respiro. Sbucando dall’altra parte, si riprende fiato e ci si sbalordisce davanti all’imponenza dei tre giganti di roccia. L’imbarcazione supera il Faro di Punta Carena, altro luogo panoramico che ci riserviamo di raggiungere anche a piedi. Si passa poi davanti all’imbocco della Grotta Azzurra che oggi non è visitabile causa mare mosso. L’ingresso alla grotta è alto solo un metro e spesso, se il mare non è più che piatto, non vi si può accedere. Poco male, avendo già visto la Grotta Azzurra in passato, non rientrava comunque nei nostri programmi. L’escursione termina nuovamente a Marina Grande. Ci risparmiamo la fatica della salita utilizzando la funicolare (1,40 euro) la cui stazione a monte è ubicata nei pressi della Piazzetta. Con il solito bus facciamo ritorno ad Anacapri per assaporare il rito, per noi irrinunciabile, del sole che tramonta. Una pizza presso Le Arcate, due passi in centro e poi a nanna.
4 settembre 2010
Giornata soleggiata, clima ideale per percorrere il sentiero dei fortini che si sviluppa sulla linea costiera, su alte falesie che racchiudono fiordi e insenature, tra la macchia mediterranea e persistenti profumi. Itinerario lungo che include tre antichi fortini di difesa, restaurati di recente (Pino, Mesola, Orrico), facile e molto panoramico. Collega Punta Carena (Faro) a Orrico (Grotta Azzurra). Da Anacapri si raggiunge il Faro con il bus. Nelle vicinanze della fermata Pino ha inizio il sentiero, ben segnalato. Lungo tutto il percorso sono distribuite targhe di ceramica dipinta a mano che descrivono flora e fauna locali o riproducono mappe. Un ponte sospeso e una scala permettono di superare una gola profonda. Seguendo questo rilassante itinerario, chi non ama la ressa trova soddisfazione, non si incontra quasi nessuno, si può godere del silenzio rotto solo dal rumore del mare o dal soffio della brezza. Anche le poche abitazioni qui sono discrete, nel senso che sono perfettamente integrate nel paesaggio. Nell’ultimo tratto, “aggrappata” a un promontorio roccioso, si intravede, tra la vegetazione, una ricca dimora, mentre la piscina costruita su più livelli è ben esposta al sole. Una scalinata privata taglia la roccia e conduce direttamente al mare… tipico esempio di edilizia popolare?
Avvicinandosi alla Grotta Azzurra aumenta il numero di barche, bianchi “giocattoli” che rigano la tavola blu del mare. Apprezziamo molto questo aspetto di Capri: sentieri privi di folla e meravigliosi panorami da gustare a lungo, in silenzio. L’isola e le sue coste ci sono piaciute molto più viste da terra, dall’alto, piuttosto che girandoci attorno in barca. Il bellissimo percorso termina a Orrico. Riguadagnata la strada asfaltata, nei pressi di uno stabilimento balneare c’è una fermata d’autobus (linea Grotta Azzurra – Anacapri). Ad Anacapri si cambia bus e giungiamo a Capri in tempo per pranzare al Tinello. Con rinnovato piacere sediamo a tavola lasciandoci guidare dai suggerimenti gastronomici di Gennaro. Dedichiamo il pomeriggio a una diversa zona. Indirizzandoci verso l’altra estremità dell’isola, percorriamo viuzze lastricate fiancheggiate da splendide residenze, giardini, frutteti e orti. L’ultimo tratto di strada conduce all’ingresso del complesso delle rovine di Villa Jovis (costo del biglietto = 2 euro), residenza costruita nel I secolo a.C e attribuita all’imperatore Tiberio, arroccata su un promontorio che sta dirimpetto a Punta Campanella, propaggine della penisola sorrentina.
Al ritorno, imbocchiamo un viottolo che si inoltra nella pineta e che fino a un certo punto è pianeggiante, largo e ben definito. Si trasforma poi in un classico sentiero di montagna, a volte da intuire, con discese impegnative, tratti in salita e chiuso tra la vegetazione. Sembra non sfociare da nessuna parte, più che altro temiamo di esserci persi, ma – finito il bosco – spuntiamo esattamente dove indicava una mappa disegnata sulla via percorsa in andata. Incamminandoci verso il centro di Capri prendiamo nota del nominativo di un ristorantino all’aperto, immerso in uno splendido giardino di limoni, che ci ispira, intenzionati a provarlo in uno dei prossimi giorni. L’efficiente servizio di minibus consente di spostarsi velocemente e facilmente, rientriamo quindi ad Anacapri per il consueto appuntamento con il calar del sole.
In tarda serata torniamo a Capri. Il locale prescelto per la nostra cena ha un nome che è tutto un programma: E’ Divino! Si tratta del secondo ristorante consigliato dalla rivista Dove. Ordiniamo parmigiana di melanzane, tortino di patate-broccoli-noci e cappelle di funghi porcini abbinati a scamorza. Chiudiamo il pasto con una deliziosa charlotte di mele. Ancora una volta, nonostante l’iniziale scetticismo, dobbiamo riconoscere alla rivista il merito di averci fatto scoprire un locale dalla cucina squisita, a prezzi assolutamente ragionevoli considerato che anche E’ Divino è adiacente alla Piazzetta. Il ristorante è aperto solo la sera, non ha molti coperti, c’è sempre una lunga fila per entrare, fino a notte fonda. Consigliatissimo!
5 settembre 2010
Visitiamo un mercatino delle pulci (una delle tante iniziative promosse dalla Settembrata) e optiamo, in seguito, per una passeggiata molto facile e relativamente breve. La Migliera è una bella strada pedonale che supera orti, vigneti, agrumeti, giardini curati, costeggia il Parco Filosofico e termina nel punto panoramico più bello dell’isola: belvedere del Tuono. La vista spazia, in un precipitare di rocce, fino a Punta Carena con il Faro. Un sentierino ci porta ancora più su, a un secondo belvedere che si affaccia sui faraglioni, dove ci si illude di essere i soli frequentatori, insieme ai gabbiani. Anziché tornare per la stessa via, svoltiamo ad un bivio costeggiando il lato alto del Parco Filosofico. Pensiamo di attraversare il parco nel suo tratto finale e di immetterci nuovamente sulla strada già percorsa in andata, ma il sentiero sale, sale, sale… Distratti dalla bellezza del bosco e dagli affacci panoramici sulle falesie, camminiamo a lungo. Quando finalmente ci chiediamo dove siamo e dove stiamo andando, siamo ormai distanti dal punto di partenza e molto più vicini al punto di arrivo: Monte Solaro!
Decidiamo di proseguire nonostante – per oggi – avessimo deciso di non strafare.
La salita è ripida, il sentiero è parzialmente immerso nel bosco, a tratti su roccia e, nella parte finale, in cresta… il panorama ripaga la fatica, e una volta arrivati in cima, anche se sudati e ansanti, siamo soddisfatti di questo fuori programma. Avevamo infatti preventivato di raggiungere il Monte Solaro con la comoda seggiovia che parte proprio dal centro di Anacapri.
Dopo la faticosa salita, ovviamente si scende in seggiovia… una goduria! In tempi ragionevoli, dalla cima di Monte Solaro, grazie all’impianto di risalita e al bus, ci trasferiamo a Capri. Raggiunto il Tinello, ci godiamo una lunga pausa e lo squisito pranzo. Passeggiamo poi tra viuzze e piazzette, curiosando nelle vetrine dei tanti negozi, senza rinunciare all’ennesima sosta sulle panchine all’ombra degli oleandri di Punta Tragara. Nel tardo pomeriggio prendiamo un primo bus per Anacapri e da qui un secondo per Punta Carena. Altro tassello che compone il “ritratto” di Capri è l’affascinante Faro:
torre ottagonale costruita circa un secolo e mezzo fa, nel 1866, è tra i più importanti del Mar Tirreno e il secondo in Italia per portata luminosa dopo quello di Genova. A Punta Carena il fondale declina molto rapidamente, a soli 500 metri dalla costa ne segna circa 600 di profondità.
Accanto al Faro sorgono diverse strutture balneari disposte su terrazze di cemento a scalare, con lettini, piscina e accesso al mare dagli scogli tramite scalette. C’è anche un pezzetto di “spiaggia libera” (una gettata di cemento). Dalla quantità di gente che affolla i diversi bagni è evidente che si tratta di una località molto alla moda e frequentata… de gustibus… Al termine della vacanza vorremmo dedicare una mezza giornata alla tintarella, ma scartiamo anche questa “spiaggia”, per il momento Marina Piccola è il meno peggio. Ci spostiamo di qualche passo e, trovata una radura intima, attendiamo il tramonto: fenomeno che affascina in ogni caso e luogo.
6 settembre 2010
La giornata limpida si presta per l’escursione all’Eremo di S. Maria di Cetrella.
Con la seggiovia raggiungiamo ancora una volta la sommità di Monte Solaro, ci soffermiamo un po’ ad ammirare il panorama, seguiamo poi un sentiero ben definito che, attraversato un bosco, scende a Cetrella. Siamo fortunati, oggi l’eremo è aperto. Varcato il cancelletto, diamo un’occhiata alla chiesina, superate alcune celle usciamo su un terrazzino pergolato, con alcune panche e una vista panoramica da meditazione. Di certo questo luogo invita alla quiete, alla riflessione e alla contemplazione. Da Cetrella scendiamo ad Anacapri percorrendo il sentiero più impegnativo di tutta l’isola: il Passetiello che si sviluppa quasi tutto su roccia, ripido, disagevole, esposto in alcuni punti o chiuso nel bosco.
E’ sconsigliato a chi non ha un minimo di dimestichezza con i percorsi montani più impegnativi. La discesa è lunga e faticosa, richiede tempo e molta attenzione. Terminata la parete rocciosa e, usciti dal bosco, con un ultimo camminamento a serpentina, cementato, una sorta di Via Krupp in miniatura, si raggiunge il centro di Capri. Da qui, non contenti, ci dirigiamo verso la lontana Villa Jovis. Al termine della lunghissima e dura camminata, il giardino di limoni del ristorante La Savardina ci sembra il luogo più bello e fresco del mondo.
Il pranzo purtroppo è deludente: cibo non entusiasmante, conto salato e un grande rimorso per aver “tradito” il Tinello, oltretutto ci saremmo risparmiati un bel pezzo di strada.
Molto delusi torniamo in centro, ci consoliamo con un ottimo gelato, sediamo poi su una panchina nei pressi della funicolare e da qui osserviamo contemporaneamente il porto di Marina Grande e il via vai nella Piazzetta.
Rientrati a “casa” (Anacapri), la nostra faticosa giornata finisce all’ora del tramonto, in terrazza, all’insegna del relax.
7 settembre 2010
Usciamo senza macchina fotografica e con pochi averi, il programma di oggi prevede qualche ora di vita balneare e, se possibile, nulla di particolarmente faticoso. La località prescelta, dopo attenta selezione, è Marina Piccola, che raggiungiamo a piedi dal centro di Capri, seguendo viuzze, scalinate e viottoli, all’ombra dei giardini e parchi di belle e ricche residenze (nei paraggi si trovano anche le ville di Sofia Loren, Giorgio Armani e qualche altra celebrità). Arriviamo abbastanza presto, la porzione di spiaggia libera non è ancora troppo affollata.
Non è il contesto che preferiamo, ma la piccola baia è costituita di ciottoli e ci pare il meno peggio che si possa trovare a Capri, l’acqua del mare è comunque trasparente e ha un bel colore, fare il bagno è molto piacevole.
Resistiamo tutta la mattina mentre i bagnanti si accalcano sempre più fino a quando non c’è più un solo centimetro di suolo libero. Dopo l’ennesimo bagno, raccogliamo le nostre cose e, non avendo voglia di ripetere il percorso in salita, approfittiamo del bus che in breve tempo ci riporta in centro per l’ultimo appuntamento con la prelibata cucina del Tinello.
Non sfogliamo il menu, chiediamo un pranzo speciale per salutare e ricordare questo locale che consideriamo ormai “casa”. Ci vengono proposte alici fritte, il pescato del giorno all’acqua pazza e rinunciamo al nostro dolce preferito, una squisita panna cotta con salsa di vino rosso, a favore di una cassata altrettanto deliziosa. Ci tratteniamo più a lungo del solito con Gennaro e Mimmo, chiacchierando amichevolmente mentre l’aroma del caffè fatto con la moka si diffonde nell’ambiente.
Raggiungiamo, in seguito, Punta Tragara, ma anziché sostare sulle panchine imbocchiamo la via pedonale che scende ai faraglioni. Possiamo ormai affermare di averli visti da ogni possibile angolazione.
Proviamo delusione nel constatare che – a differenza del passato – ora l’accesso alla spiaggetta è monopolizzato da due stabilimenti balneari: 18 euro per il solo ingresso, cui va aggiunto il costo per affitto di sdraio e ombrellone. Anche qui lo scempio è rivoltante, il cemento arriva fino alla naturale lingua di roccia che unisce il primo faraglione alla terraferma. Prima di affrontare la salita, sediamo a cavallo di un muricciolo, all’ombra, divertendoci a seguire con lo sguardo chi, come noi, è sceso sin qui, indovinando entro quanti minuti farà dietrofront commentando la “vergogna”. E’ per noi una rivalsa constatare che nessuno dei passanti scende a compromessi con l’assurda politica del bagno a caro prezzo. Ci riteniamo soddisfatti e vincitori di immaginarie scommesse. Risaliamo lentamente, prendiamo infine possesso di una panchina all’ombra di un oleandro, chiudendo così il capitolo “fatica e camminate impegnative”. Dopo lunga pausa, ci addentriamo in nuovi vicoli con le case che, dirimpettaie, quasi si toccano, gli archetti e i passaggi sospesi che collegano le une alle altre, il bianco abbagliante dei muri, i vasi di fiori che adornano i davanzali e gli scorci di cielo azzurro.
Pur con qualche difetto, Capri è un gioiellino di indiscutibile bellezza, non fatichiamo a credere che artisti, pittori, scrittori, poeti, celebrità e diversi personaggi abbiano scelto di soggiornarvi a lungo, trovando ispirazione per la creazione di molte opere.
Torniamo alla Meridiana per assistere all’ultimo magico tramonto e poi di nuovo giù a Capri. Scegliamo di concludere la vacanza con una seconda cena presso E’ Divino, ma – mai fare i conti senza l’oste – il locale è chiuso. Ripieghiamo su un altro ristorante che avevamo notato giorni fa per le numerose foto di personaggi famosi esposte in vetrina, e non solo, ovviamente anche per l’attraente menu. Al Grottino mangiamo bene, i prezzi delle varie portate non sono esagerati, ma gli “optional” (acqua, vino, caffè, dolce, coperto) fanno lievitare non poco il conto. La disinvoltura con cui non viene rilasciata ricevuta fiscale, l’atteggiamento derisorio quando ne facciamo richiesta e, per finire, la patetica sceneggiata nel cercare 4,5 euro di moneta per il resto aspettando, probabilmente, di sentirsi dire “no, lasci perdere” ci hanno reso questo locale molto antipatico, considerato che a fare il “cinema” è stato non un cameriere qualsiasi, bensì il vecchio proprietario. Si, esattamente colui che è sempre ritratto con i vari VIP che hanno frequentato e che continuano a frequentare il locale. La nostra personale classifica vede al primo posto Il Tinello, dove abbiamo mangiato il meglio di tutto: i migliori ravioli capresi, il pescato del giorno all’acqua pazza, i polipetti in guazzetto, una sorta di parmigiana con strati di melanzane alternati a filetti di pesce, le zuppette di cozze, le alici fritte e vari tipi di paste, con vongole veraci, con scampi, pesce spada, etc. A pari merito E’ Divino (purtroppo aperto solo la sera e non tutti i giorni), Al secondo posto da Tonino, con un buon rapporto qualità prezzo, Del resto, pizzerie varie e altri ristoranti da noi provati, se ne può fare a meno. Tiriamo tardi soffermandoci sulla terrazza adiacente la sempre animatissima Piazzetta. Sotto, Marina Grande, è un tripudio di luci.
8 settembre 2010
Lasciamo Capri coperta da un cielo minaccioso. Clima ideale per non soffrire più di tanto per il distacco dall’isola dalle belle vie lastricate, i muretti a secco, le superbe ville e case con fiabeschi giardini e parchi, le “gallerie” di oleandri, le insegne dipinte su maiolica, i frutteti, gli orti, i vigneti, gli agrumeti, gli ulivi, i pini marittimi, i lecci, i profumi di macchia mediterranea, gli stretti vicoli, le piazzette, le salite, le scalinate, il bianco dei muri, i davanzali fioriti, le eleganti vetrine, il cielo azzurro e molto altro. Il mare mosso rallenta la corsa dell’aliscafo, avvicinandosi alla costa e al porto di Napoli la situazione è anche peggiore… ma questo è davvero ‘o paese d’o sole?
Posati i bagagli in albergo (Una Hotel – Piazza Garibaldi) usciamo, nonostante il cattivo tempo, per una passeggiata. Per prima cosa cerchiamo una delle “magnifiche 7 pizzerie”. Trianon è il locale più vicino all’albergo, vada per questa pizzeria verace. All’entrata c’è coda, per ottenere un posto a sedere occorre iscrivere il proprio nome in una sorta di lista d’attesa e aspettare la chiamata. L’attesa non è lunga e nel giro di non molto tempo prendiamo posto nella grande sala al primo piano. Il locale, con i vecchi tavoloni, la ricetta e la storia della pizza scritte in napoletano all’ingresso, è indubbiamente caratteristico e probabilmente immutato rispetto al passato, la pizza ha un bell’aspetto, ma, delusione, è ormai un prodotto per schiere di turisti, non la troviamo memorabile. Proseguendo il nostro improvvisato tour visitiamo il Duomo, rendendo omaggio a San Gennaro. Percorriamo la cosiddetta “spaccanapoli” e le vie del centro storico gremite di botteghe, negozi, chiese. Piove a dirotto, ma a Napoli è estremamente facile procurarsi un paio di ombrelli “investendo” ben 2 euro. Ammiriamo la bella Piazza Plebiscito, successivamente facciamo una pausa sedendo ad uno dei tavolini dello storico Caffè Gambrinus per gustare un caffè alla nocciola e una sfogliatella. Continuando la camminata, raggiungiamo il lungomare con la sfilata di grandi alberghi e di ristoranti con i tavoli all’aperto, i giardini, il Castel dell’Ovo, Via Caracciolo, Mergellina e poi ancora oltre. Il nostro itinerario del tutto casuale, dalla stazione centrale, svoltando istintivamente e solo perché attratti da un vicolo, una piazza o una chiesa, ci ha guidato sino al porto di Napoli dove sono ormeggiate grandi e lussuose navi da crociera, imponenti quanto palazzi. Torniamo sui nostri passi e, cambiati un paio di bus, rientriamo in hotel esattamente un paio di minuti prima dello scoppio di un violento nubifragio che si abbatte sulla città con spaventose raffiche di vento e secchiate d’acqua. Proviamo attimi di paura per il frastuono che si sente all’esterno, si rompono vetri, si frantumano oggetti, sul nostro balcone cadono spranghe di ferro staccatesi da chissà dove, il sibilo del vento è impressionante, ci domandiamo se siamo stati investiti da una tromba d’aria. Chiudiamo gli scuri e, grazie ai doppi vetri che attutiscono i suoni provenienti da fuori, ritroviamo la calma e ci addormentiamo.
9 settembre 2010
Piove a sprazzi, ma non rinunciamo all’ultima passeggiata che, attraverso vie e piazze differenti rispetto a ieri, terminiamo volutamente, per la seconda volta, nella zona del lungomare. All’ora di pranzo sediamo ad uno dei tavoli all’aperto del ristorante Anema e Cozze: senza lode, né infamia i piatti ordinati, ma il conto già comprensivo di coperto (3 euro cad.) maggiorato del 15% ci fa mettere una croce anche su questo locale. Facciamo altri quattro passi, ma il tempo sta per scadere e, recuperato il bagaglio in hotel, ci dirigiamo in aeroporto.
Finisce così, con la voglia di rivedere Napoli con un clima migliore, la nostra bella vacanza italiana.